Corso di formazione per Volontari
penitenziari
I principi di difesa sociale
Antonio De Salvia
Torino, 23/11/13
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Art. 27 Costituzione italiana
•I Principi di difesa sociale hanno il loro
fondamento nell’art. 27 della Costituzione:
“La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla
condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.
“La responsabilità penale è personale”: è
soggettiva, individuale.
•Non posso difendermi attribuendo la
responsabilità delle mie azioni agli altri:
“cattive compagnie, genitori, insegnanti,
educatori, … politici(!?), …
•La magistratura durante il processo deve
accertare sempre qual è la responsabilità
del singolo: anche se si stratta di una
grande associazione per delinquere di
stampo mafioso (cfr. maxi processi di
mafia).
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“ L’imputato non è considerato colpevole
sino alla condanna definitiva”.
•Presunzione di innocenza: deve essere la
Magistratura (con gli altri organi inquirenti)
a provare la colpevolezza dell’imputato.
•Non è l’imputato che deve dimostrare la
propria innocenza.
•L’imputato si può avvalere della facoltà di
non rispondere.
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Per l’accertamento della responsabilità
penale nell’Ordinamento sono previsti 3
gradi di giudizio;
Ora esiste anche il 4° grado di giudizio: La
Corte europea dei diritti dell’Uomo, a
Strasburgo.
N. B. Nonostante le garanzie disposte dalla Costituzione e
dalla Corte europea, qualcuno pretende la certezza di
innocenza presente e futura.
“E’ meglio che 10 colpevoli restino in
libertà piuttosto che un solo innocente sia
condannato ingiustamente”. (C. Beccaria)
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“Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità”.
•Colui che commette il reato continua a
mantenere la sua qualifica e qualità di essere
umano=persona= soggetto titolare di diritti,
anche se ha violato i diritti di altre persone.
•“Il senso di umanità” richiama il valore della
dignità della persona.
•La dignità non è un valore relativo: cioè, non è
riconoscibile solo ad alcune persone; è un valore
riconoscibile anche a coloro che non l’hanno
riconosciuto alle loro vittime.
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“(Le pene) devono tendere alla rieducazione
del condannato”.
•Le pene (compresa la pena detentiva) non
possono ignorare la presenza di 2 vincoli
ineludibili:
a. Non possono essere contrari al senso di
umanità;
b. Devono tendere alla rieducazione del
condannato.
‘Rieducazione’=processo educativo da
ripetere, riattivare, orientare, comporre.
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“Non è ammessa la pena di morte”.
La pena massima prevista dal nostro codice è
l’ergastolo (= fine-pena: mai).
N. B. La 2ª parte del 4° comma è stata abolita con l. n° 589/94:
“La pena di morte prevista dal codice penale di guerra e dalle
leggi militari di guerra è sostituita con la pena massima
prevista dal codice penale”.
E’ giusta questa scelta? (cfr. gli Stati favorevoli e contrari alla
pena di morte; tesi e antitesi).
•Il caso dei suicidi indotti: … e se fosse una
pena di morte delegata?
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Dall’ art 27 derivano i 5 principi di difesa
sociale:
1) Il principio del bene e del male: deriva
dall’etica; le azioni sono classificate
secondo parametri che le identificano
come positive o come negative.
• Il bene astratto e il bene concreto.
• Il reato si identifica col male
• L’autore del reato è un elemento
disfunzionale della società.
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2) Principio di legittimità e legalità: il
Parlamento, espressione legittima del
popolo e della società, svolge la funzione
legislativa (art. 70 Costituzione); le
Istituzioni hanno il compito di reprimere
il comportamento delinquenziale.
• Principio di costituzionalità delle leggi
(Corte Costituzionale).
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3) Principio dell’interesse sociale:
•Il comportamento delinquenziale viola
sempre l’interesse sociale che le leggi (il
diritto) hanno il compito di difendere.
•N.B. Il reato, anche il meno grave, non si
riduce mai ad un fatto solo intersoggettivo;
esso costituisce sempre un colpo inferto alla
stabilità e alla forza della legge.
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4) Principio della verità processuale: il processo
penale deve acquisire la verità sui fatti (i reati)
e accertare la responsabilità personale dei
singoli autori dei reati.
a. Reato colposo: reato commesso per
imperizia, negligenza, noncuranza;
b. Reato doloso: reato commesso con inganno;
c. Reato preterintenzionale: reato commesso
senza l’intenzione di commetterlo;
d. Reato premeditato: reato preparato,
programmato, studiato.
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5)Principio dello scopo:
•La punizione deve rispettare la dignità della
persona e deve tendere alla rieducazione del
condannato.
•Cos’è la rieducazione? Un processo educativo da
ripetere.
•Cos’è l’educazione? E’ un processo interpersonale
tra due o più soggetti tendente a far acquisire la
capacità di fare scelte e di prendere decisioni in
modo libero, motivato, responsabile, vantaggioso
per sé senza danneggiare gli altri.
•Raggiungimento dell’equilibrio: “autonomia
funzionale” (Allport).
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•Il reato è riconducibile sempre alla
responsabilità personale.
•La pena non può mai essere, consistere
nella risposta personale (fai da te), ma deve
sempre essere la risposta istituzionale.
•“Le pene che oltrepassano la necessità di
conservare il deposito della salute pubblica
sono ingiuste di loro natura”. (C. Beccaria)
•“Un’ingiustizia commessa da qualche parte
minaccia la giustizia del mondo intero”. (M.
L. King)
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Bisogni, diritti, giustizia
•Riconoscimento dei bisogni:
mangiare, bere, dormire, salute e
benessere, etc,…
•Risposta ai bisogni: riconoscimento
dei diritti, non opere di misericordia.
•Giustizia: summum jus, summa
injuria.
•“La lacrima di un bambino capriccioso
pesa meno del vento; quella di un bambino
affamato pesa più di tutta la terra”. (G.
Rodari)
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• Apologo delle 2 anfore: “In un
villaggio del Senegal…”
• Quesito del maestro Zen: “L’albero
che cade in una foresta disabitata fa
rumore?”
•Le detenute del corso per Operatori
Socio Sanitari: “Comincia a cadere la
pioggia, …”
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I princi pi di difesa sociale - Dott. De Salvia