Sicurezza sul lavoro Le donne in agricoltura Veronica Navarra Presidente delegato ONILFA Osservatorio Nazionale per l’Imprenditoria ed il Lavoro Femminile in Agricoltura GAS Forum II Roma, 24 settembre 2010 Il settore agricolo è un importante datore di lavoro per le donne. Molte donne vi contribuiscono in veste di mogli, compagne o familiari, lavoratrici che potrebbero non essere coperte dalle normative in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Sebbene il tasso di infortuni sia superiore per gli uomini, sia uomini che donne segnalano livelli elevati di infortuni nel settore. L’attenzione alle differenze di genere deve essere il segno distintivo di una normativa che guarda alle specificità delle lavoratrici. Le donne sono diverse dagli uomini, anche sul lavoro. Hanno diverse esigenze, un diverso approccio al mestiere, una diversa sensibilità. Le donne che operano in agricoltura possono essere esposte ai medesimi rischi e pericoli cui sono esposti gli uomini, ma sono soggette anche ad altri rischi, soprattutto in riferimento alla salute riproduttiva (per esempio, rischi derivanti da pesticidi e agenti biologici). L’attenzione alle differenze di genere deve essere il segno distintivo di una normativa che guarda alle specificità delle lavoratrici. Le donne sono diverse dagli uomini, anche sul lavoro. Hanno diverse esigenze, un diverso approccio al mestiere, una diversa sensibilità. Le donne che operano in agricoltura possono essere esposte ai medesimi rischi e pericoli cui sono esposti gli uomini, ma sono soggette anche ad altri rischi, soprattutto in riferimento alla salute riproduttiva (per esempio, rischi derivanti da pesticidi e agenti biologici). Le donne possono essere maggiormente a rischio di disturbi al collo e agli arti superiori associati al lavoro. Le vibrazioni delle macchine agricole hanno effetti negativi: •schiena ed arti; •apparato riproduttore e ghiandole mammarie; •perdite all’apparato urinario; •dolore alle mammelle; •perdita del bambino nel caso di un inizio di gravidanza. È necessario quindi: • ammortizzare macchine agricole quanto le automobili o anche meglio; • avere comandi, sedile e pedali regolabili in funzione di altezza, peso e dimensioni di un corpo femminile; • collegamenti del trattore alla macchina operatrice portata o trainata più agevoli, con comandi idraulici in modo che serva poca forza fisica; • cercare soluzioni semplificate per i giunti cardanici da collegare alla presa di forza che hanno attacchi poco funzionali, pesantissimi e poco maneggevoli. Difficoltà di reperimento di “dispositivi di protezione individuale” (DPI) a misura di donna con taglie e modelli adeguati ad un corpo femminile: •guanti in pellame taglia 7 che non siano da giardinaggio; •calzature adeguate n. 38-39 e non solo dal 42 in poi; •occhiali protettivi; •forbici per mani piccole. • Stanziamenti di risorse annuali costanti e cospicui a favore di aziende agricole piccole e medio-piccole per sostituire i macchinari vecchi con macchinari di ultima generazione più adeguati ad un lavoro in sicurezza. •Le grandi aziende agricole predispongono un piano di rinnovamento del parco macchine a ciclo più breve rispetto ad una piccola azienda. •Il parco macchine delle aziende medio piccole risulta obsoleto: su un milione e mezzo di trattori, il 75% ha almeno più di 20 anni e molti, ancora in circolazione, hanno dai 30 ai 40 anni. Le difficoltà delle donne nell’eseguire certe mansioni lavorative costringono a volte le aziende alla scelta di assumere personale maschile per i ruoli più pesanti e maggiormente a rischio per l’incolumità femminile. Molto importante, ai fini della prevenzione dei rischi, è la frequenza di corsi sulla sicurezza nel lavoro da parte sia dei responsabili delle aziende che dei lavoratori stessi. •analizzare le mansioni realmente assolte e il reale contesto di lavoro; •evitare ipotesi sull'esposizione basate unicamente sulla descrizione o la denominazione del lavoro; •prestare attenzione ad eventuali variabili legate al genere che potrebbero modificare la priorità attribuita ai rischi (alta, media e bassa); •coinvolgere le lavoratrici nella valutazione dei rischi (considerare l'utilizzo di metodi di mappatura dei rischi e circoli della salute; interventi partecipativi su ergonomia e stress possono offrire alcuni metodi); • accertare che coloro che svolgono le valutazioni dispongano di informazioni e formazione sufficienti in merito alle problematiche di genere in riferimento alla sicurezza e alla salute sul lavoro (SSL); • sincerarsi che strumenti e mezzi utilizzati per la valutazione includano temi rilevanti sia per i lavoratori che per le lavoratrici; •informare eventuali valutatori esterni sulla necessità di adottare un approccio sensibile alla dimensione di genere e verificare che siano in grado di farlo; •prestare attenzione alle questioni di genere allorquando si esaminano le implicazioni a livello di SSL derivanti da eventuali cambiamenti previsti sul luogo di lavoro. CONCLUSIONI Rivedere le politiche di sicurezza, prevedendo specificamente un impegno per l'integrazione del genere nonché i corrispondenti obiettivi e procedure. Garantire che i servizi per la salute sul lavoro, sia interni che esterni, di cui ci si avvale applichino un approccio sensibile alla dimensione di genere. Offrire informazioni e formazione pertinenti in merito alle problematiche legate al genere per quanto concerne rischi per la sicurezza e la salute a valutatori dei rischi, responsabili e supervisori, rappresentanti sindacali, comitati per la sicurezza ecc. Integrare la sicurezza e la salute sul lavoro in qualunque azione intrapresa sul luogo di lavoro ai fini della parità di trattamento, compresi i piani per le pari opportunità. Esplorare modi per incoraggiare un maggior numero di donne a partecipare ai comitati per la sicurezza, ad esempio, organizzando le riunioni in orari in cui le donne possono partecipare. Grazie per la vostra attenzione GAS Forum II Roma, 24 settembre 2010