2 Francesco Ascoli Trovato a Roma un prezioso manoscritto di Enrico Noe all’amico capitano 2 Giovanni Raboni ci ha lasciato... 6 Patrizia Pedrazzini Editori a consulto, ma il libro non sta poi così male 13 Gian Paolo Trivulzio La scomparsa di Jos Jossard presidente onorario dell’Intersteno 14 Fausto Ramondelli Viaggio a Pechino alla scoperta della moderna stenografia cinese 17 Congresso Intersteno: Vienna 2005 18 Lettere in redazione 20 Interessanti ed innovativi risultati del Comitato Centrale dell’Intersteno riunitosi a Helsinki 20 ... E sorprendentemente in pullman si parla latino 21 Massimo Ugliano Dal tam-tam all’alfabeto Morse, dalla telescrivente alla televisione 28 Tamara Bertanni Per Anna Maria Trombetti, stenografa e poetessa, «Son tornati a fiorir... gli stornelli» 29 Paolo A. Paganini Fuori la lingua 30 Indro Neri Navigando. Pubblicità mirata 33 Giuseppe Capezzuoli L’angolo dei giochi La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio. La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia e dattilografia, Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di stenografia sia italiani che esteri. Rivista degli Stenografi fondata a Firenze nel 1877 n. 65, luglio/settembre 2004 Organo trimestrale della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti di cultura stenografica, calligrafica, grafica e linguistica Redazione e Amministrazione Piazzale Donatello 25 50132 Firenze Tel. 055.5000042 Fax 055.576128 www.fondazionegiulietti.it E-mail: [email protected] Direttore responsabile Paolo A. Paganini Direttore editoriale Nerio Neri Stampa Litografia Piccardi S. & C. Strada in Chianti (FI) Tiratura copie 9.300 Copia non commerciabile C/C postale N. 18025502 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3604 del 22/7/1987 Fondazione Francesco e Zaira Giulietti per lo studio, la promozione e la divulgazione delle scritture comuni e della stenografia Gabelsberger-Noe Riconosciuta con D.P.R. n. 310 del 19-1-1983 Sede legale Piazzale Donatello 25 - 50132 Firenze Tel. 055.5000042 Fax 055.576128 Codice fiscale 94010970484 Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65 Consiglio di Amministrazione Presidente Dr. Gianluca Formichi Vice Presidente Dr. Sergio Giunti Segretario Cav. Bruno Piazzesi Consiglieri Prof. Paolo Galluzzi Prof. Andrea Innocenzi Nerio Neri Prof. Paolo A. Paganini Prof. Aldo Patritti Prof. Giorgio Spellucci Dr. Federico Sposato Collegio Revisori Dr. Salvatore Proto Dr. Gianluca Borrani Dr. Enzo Rook In copertina: uno dei più noti quadri dei pittori documentaristi americani: «Segnali di fumo» di Frederic Remington (1861-1909) RIVISTA DEGLI STENOGRAFI SOMMARIO 1 Trovato a Roma un prezioso manoscritto di FRANCESCO ASCOLI di Enrico Noe E rnesto Ghiron era un capitano di artiglieria degli inizi del secolo scorso che coltivava la passione per la stenografia gabelsbergeriana e che aveva anche organizzato delle conferenze a Torino alla scuola di guerra1. Tratteneva pertanto corrispondenza con Enrico Noe e nel 1902 il Noe, infatti, gli scrive una lettera a Roma dove era di stanza. La lettera, ritrovata casualmente presso un anti- quario romano e finora inedita, è di piccole dimensioni (cm 11×17), piegata in due e scritta su tre lati; è bordata a lutto, probabilmente a causa della morte della suocera deceduta quell’anno ad agosto. Il testo della lettera è interamente in stenografia, tranne che sull’ultima facciata dove è tracciata una piccola cartina dell’Istria. Gli inizi del ventesimo secolo sono un periodo che mostra il pieno del- GIOVANNI RABONI CI HA LASCIATO... L impida voce del secondo Novecento poetico italiano, saggista, traduttore, critico teatrale, Giovanni Roboni si è spento, dopo alcuni mesi di strazianti speranze, il 16 settembre scorso. Aveva 72 anni. Spese la sua vita con mite, coerente fermezza e rigore morale, sia nel mondo della poesia sia nell’impegno civile. Grandezza e umiltà sono state le doti che tutti, amici e colleghi, gli riconoscevano. Nell’esercizio della nostra comune professione di critici, la sua presenza, nelle sale teatrali, svettante nella luminosità dei suoi argentei capelli, s’imponeva per il senso di pacifica saggezza, con la quale stemperava l’eccesso di tante accidiose polemiche. Ciò non gli impediva, sulle pagine del Corriere della Sera, di prendere posizione, con la fermezza della ragione e del buonsenso, anche sui più scottanti temi politici e sociali. I nostri lettori hanno avuto modo di conoscerlo in una veste tutta particolare, quando, nell’aprile di due anni fa, aveva accettato di partecipare, con divertita sapienza, al nostro convegno sulla scrittura, organizzato dalla Fondazione Giulietti al Circolo Filologico di Milano. Tenne una relazione sul tema «Il fascino discreto della scrittura a mano». Non è stato solo l’intervento generoso d’un amico. È stato un inno di lirica e semplice bellezza in lode al miracolo dell’intelligenza e del pensiero poetico, che trova la sua intima essenza solo nella scrittura a mano, «come un fantasma sonoro che a poco a poco si riproietta dentro la mente e prende dei contorni sempre meno vaghi…». E così svelò, con l’amore per la scrittura e con il pudore della grandezza, i segreti dei suoi percorsi creativi, limpidi e trasparenti. Come l’anima sua. Paolo A. Paganini za di segno esemplare e quindi facilmente leggibile, a parte qualche piccola incertezza; la grammatica gabelsbergeriana dal 1902 ad oggi non è cambiata molto e pochi i cambiamenti rilevabili: nello stenogramma «ringrazio» della prima riga il segno “rin” risulta attaccato anziché staccato come è normalmente; lo stenogramma della parola «ultimi» (è l’ulti- ziale ma pieno anche di stima verso il capitano. Il testo è ricco di elementi autobiografici ma soprattutto di notizie stenografiche. Quanto ai primi, parla del suo figlio Oskar (cantante e professore al conservatorio di Lipsia) cui il medico ha ordinato un periodo di riposo sul lago di Garda2. Quanto ai secondi, il Noe informa il suo destinatario sulle sue ultime pubblicazioni tedesche e comunica che sta lavorando alla seconda edizione de “I primi 6 decenni del sistema Gabelsberger” che sarà poi pubblicato nel 1905. “Non mi occupo quasi di null’altro che di stenografia” scrive, e aggiunge saggiamente: “mi preme di fare il miglior uso possibile ancora dei pochi anni di vita che forse mi saranno concessi”. ma parola della prima riga della terza facciata) scritta con simbolismo della u iniziale anziché tracciando la vocale e tralasciando la sillaba finale3. Anche se questo è solo un piccolissimo tassello nella vita del Noe, spero che possa stimolare ugualmente le ricerche per un aggiornamento della sua biografia rimasta praticamente inalterata da quel 1935, anno in cui, in occasione del 75° compleanno del Maestro, l’Accademia Italiana di Stenografia di Padova pubblicava una ricca messe di dati bio-bibliografici. E’ nel Noe vivo il desiderio di scrivere una storia della stenografia italiana ma, umilmente, riconosce che “ci vogliono degli studi né facili né poco estesi”; riuscirà a pubblicarla infatti solo nel 1912, per cura della consueta e benemerita Unione Stenografica Triestina. Non è inutile il ribadire che il tracciato stenografico del Noe è di una chiarez- V. Giuseppe Aliprandi, Bibliografia della stenografia italiana, Firenze, Sansoni 1956, vol. I n. 525 e n. 715 dove si citano gli articoli della rivista “Italia Stenografica” con la notizia qui riportata sulle conferenze di Ghiron. 2 Purtroppo, Oskar muore nel 1910 in una camera d’albergo soffocato da una esalazione di gas. 3 Cfr. infatti, su un dizionario stenografico qualsiasi come quello del Pigò o del Molina, l’attuale trascrizione stenografica di queste parole. 1 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI le attività del Noe e ricco di fermenti e di attività tutte stenografiche: si pubblica una riedizione dell’Abbreviazione Logica curata da Guido Du Ban dell’Unione Stenografica Triestina, si prepara a Venezia il secondo Congresso nazionale e la stenografia italiana è in pieno boom di espansione nazionale. Il tono della lettera è quasi confiden- 3 Traduzione della lettera scritta dal Noe nel 1902 Graz 31.12.02 Pregiatissimo signor Capitano, La ringrazio di tutto cuore della sua lettera del 29.12 e della sua bella fotografia che vi era inchiusa, e mi rincresce solo di non poterla contraccambiare con una mia, ma non le posseggo che quella che Ella tiene di già di me dal 1900. Le sono poi tanto grato delle notizie contenute nella pregiatissima sua riguardo tutta la sua famiglia e se da una parte ho molto piacere che la riverita Sua moglie, lei e Mario stieno benissimo, pure d’altra parte compiango la povera loro bambina che da tanti giorni deve guardare il letto,ma è meglio avere un po’ più di precauzioni . Vogliamo però sperare che la cara piccina fra poco sarà del tutto ristabilita in salute e sarà più vispa e più allegra di prima. Ho piacere di saperLa di guarnigione a Roma dove certamente si sta meglio che a Rieti o Nettuno lontano dalla famiglia. Anche per Mario è meglio che il papà stia a Roma che in qualche piccola cittadina dove forse non è nemmeno un liceo. Godo del resto sentire che (il) mio caro Mario faccia sempre bene (e?) sappia già la nostra stenografia. Che nel liceo egli abbia molto da fare mi posso benissimo immaginare, giacché so che anche in Italia negli istituti pubblici si deve studiare in ordine per diventare un uomo di vaglia. Che Lei signor Capitano non ha troppa voglia di occuparsi di cose stenografiche capisco molto bene, perché le cose nostre in Italia non vanno troppo bene. I dissidi a Milano pare che non vogliano cessare. Ho letto in un giornale stenografico di Milano che il presidente dell’Istituto Stenografico di Milano avv. Bergmann si sia dimesso dalla sua carica; io sono curioso a chi eleggeranno in sua vece. Io sono ora occupato a preparare una nuova edizione riveduta e completata del mio opuscolo “I primi 6 decenni del sistema di Gab.” pubblicato nel 1883 dalla Unione Stenografica Triestina. Ne ho riveduta già la prima metà, ma per rifare e completare la seconda metà ci vorranno ancora studi appositi, sicché prima di febbraio o marzo non potrò finire il lavoro che sarà pure pubblicato dalla Unione Triestina. Nel Korrespondenzblatt di Dresda sarà pubblicato pure un piccolo mio articolo sul sistema stenografico che fu pubblicato nel 1838 da un anonimo a Siena, come nella dispensa di ottobre dell’anno 1902 ho pubblicato nell’Archiv für Stenographie di Berlino un articolo sulla seconda edizione di un’applicazione del sistema stenografico dell’inglese Taylor alla lingua francese pubblicato nel 1830 a Napoli. Insomma come Ella vede non mi occupo quasi null’altro che di stenografia e mi preme proprio di fare il miglior uso possibile ancora dei pochi anni di vita che forse mi saranno concessi. Il mio desiderio sarebbe di pubblicare una storia della stenografia presso tutti i popoli e fin dai primordi dell’arte tachigrafica fino ai tempi nostri collo speciale riguardo alla stenografia (in) Italia, ma ci vogliono degli studi né facili né poco estesi e temo che mi mancherà la lena a condurre a termine una tale opera. Io e i miei stiamo ora abbastanza bene, soltanto il nostro figlio minore di Lipsia ha avuto troppo da fare in questi ultimi mesi e come professore al conservatorio e come cantante di concerti in diverse città della Svizzera e Germania, sicché alla fine il medico gli ha ordinato di andare al lago di Garda per riposare della sua troppa fatica. E così dopo aver passato 4 giorni a Graz, si è portato a Maderno sul lago di Garda dove resterà fino alla metà di gennaio. E speriamo che quella aria mite gli farà molto bene. Sull’ultima pagina della mia lettera troverà un abbozzo di quella parte dell’Istria, dove è situato Porto Rose. Ella vede che lo stabilimento di bagni di acqua madre si trova distante 7 chilometri da Pirano alla costa di un bel porto circondato da belle colline, difeso contro i venti, un luogo veramente delizioso. E così chiudo questa mia con esprimere a Lei e alla Sua riverita moglie i miei più sentiti ringraziamenti degli auguri mandatimi pregando Loro di accettare anche da parte mia e da parte di mia moglie altrettanti auguri sinceri e cordiali pel benessere di Lei e di tutta la Sua famiglia durante tutto l’anno 1903. E pregandola di conservarmi la Sua amicizia anche nel prossimo anno e di riverire da parte mia anche lo zio della consorte sono sempre il suo affezionatissimo Enrico Noe Editori a consulto ma il di PATRIZIA PEDRAZZINI he cosa accade quando leggiamo? L’occhio segue neri segni alfabetici sul bianco della carta da sinistra a destra, ancora e ancora. E creature, paesaggi naturali o pensieri che un altro ha pensato, un attimo oppure mille anni fa, prendono forma nella nostra immaginazione. È un prodigio più grande della capacità che può avere un chicco di grano, rinvenuto nelle tombe dei Faraoni, di germogliare. E succede ogni momento». Così Olof Lagercrantz, saggista, poeta, giornalista e critico svedese nato nel 1911 e morto nel 2002. Belle parole. Peccato solo si vada facendo sempre più difficoltoso imbattersi, nel quotidiano, in persone colte, se non « Il tavolo della presidenza al convegno di Milano. Da sinistra: Roberto Gulli, Federico Motta, Ferruccio de Bortoli, Stefano Mauri C libro non sta poi così male da analoga passione, almeno da analogo stupore. Non che gli italiani disdegnino, in assoluto, la lettura. Per leggere, leggono. Non tantissimo, magari, e nemmeno di frequente, e solo in casi e situazioni molto particolari allo scopo di imparare, ma, un po’, leggono. Per esempio, secondo dati Istat elaborati dall’Aie, l’Associazione italiana editori, nel 2002 i nostri connazionali di età superiore ai sei anni che, nell’arco di dodici mesi, avevano messo mano almeno a un libro (non scolastico) erano stati 22.834.000, il 41,4% della popolazione. Come dire, nemmeno uno su due. Una percentuale decisamente misera, che solo l’aggiunta di una particolare fascia n64a00 Prima le donne e i bambini I n ogni caso il mercato della lettura non pare aver subito, in Italia, modificazioni significative almeno dagli anni Novanta a oggi. Continuano, per esempio, a leggere più le donne degli uomini (il 47% contro il 36%). Così come leggono più i figli dei genitori: il 50% dei bambini fra i 6 e i 10 anni; il 60% dei ragazzi fra gli 11 e i 14; il 55% dei 15-17enni; il 50% dei giovani di 18-19 anni; il 51% di chi ha tra i 20 e i 24 anni; il 48% di quanti ne hanno fra i 25 e i 34. E comunque nel 2003, come riferito dall’Aie su dati Doxa Junior, il 65% dei bambini di età compresa fra i 5 e i 13 anni aveva letto, nei dodici mesi precedenti, almeno un libro non scolastico. Il che significa 1516 punti percentuali al di sopra di quanto legge la popolazione adulta. Tutti stregati da Harry Potter? Sta di fatto che, a fronte di una discreta percentuale di “fortunati”, rimane, nel nostro Paese, un buon 30% di bambini iscritti alla scuola dell’obbligo che non legge alcun libro al di là di quelli scolastici. Che solo il 50% delle famiglie italiane con figli fino a 14 anni dice di aver acquistato direttamente per loro (o comunque di aver ricevuto a titolo di regalo) almeno un libro. Che il 57% del mercato del libro per ragazzi è costituito da genitori laureati o diplomati. Di qui l’ormai “storica” chiamata in causa del ruolo della famiglia e, ancora di più, di quello della scuola, spesso “priva di biblioteche scolastiche e di una coerente politica di promozione del piacere di leggere – osserva l’Associazione italiana editori – ma anche di utilizzo del libro come strumento di lavoro in cui trovare informazioni che servano nella vita quotidiana”, nonché incapace di “colmare i ritardi derivanti da contesti culturali meno favorevoli in famiglia”. “Il manuale scolastico, da solo, non basta – ha detto lo scorso 20 luglio, presentando a Milano il «Libro bianco dell’editoria libraria», Roberto Gulli, vice presidente dell’Aie e presidente, al suo interno, del Gruppo editoria scolastica – . È la narrativa che manca, nella scuola media superiore. Perché allora non prevederne, nell’ambito della riforma, la lettura obbligatoria nelle classi del secondo ciclo, come già avviene all’estero?”. Dopodiché, se la scuola nazionale non brilla per incoraggiamento alla lettura, non è che la famiglia dia segno di accontentarsi di un seppur onorevole secondo posto. Sono poco più di cinque milioni, in Italia, i gruppi familiari che hanno, in casa, una biblioteca con più di due metri lineari di scaffali. Mentre quelli che superano gli otto rappresentano il 6,5%. Sì alle nuove tecnologie, ma con cautela I n compenso, il 94% delle famiglie ha un videoregistratore, che oltre la metà dei bambini (il 53%) usa almeno una volta alla settimana; il 19% ha un lettore dvd; il 58% una consolle per videogiochi; il 63% un personal computer (una percentuale più che raddoppiata dal 1997, quando era pari al 29%), cui accede il 48% dei figli. Per giocare, soprattutto (il 39%), ma anche per studiare (19%), per disegnare (15%), per scrivere (15%), per guardare cd rom (14%). Quanto a Internet, se il 63% dei bambini vive in famiglie che hanno un pc, nel 40% dei casi dispone anche di un collegamento alla Rete, e per un buon 15% vi naviga abitualmente. Con per- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI di lettori, definiti dall’Istat “morbidi” (persone che leggono esclusivamente gialli, fantascienza, fantasy, romanzi rosa, libri di cucina, manuali) era riuscita a portare a quota 52,9%. Anche se il traguardo tanto faticosamente raggiunto si traduceva, alla fine, in un valore sostanzialmente stabile (con una crescita, rispetto al 2001, dell’1,1%), nel complesso sempre modesto, e comunque appena sufficiente per collocarci, ancora una volta, nelle ultime posizioni a livello europeo. Basta, a questo proposito, dare un’occhiata agli indici di lettura dell’Europa dei Quindici per scoprire come gli italiani con più di 15 anni che, in dodici mesi, leggono da uno a tre libri rappresentino il 29,3% della popolazione. A fronte del 36,6% del Lussemburgo, del 37,3% dell’Austria, del 51,2% della Grecia, del 52,2% della Spagna, del 68,5% del Portogallo. 7 principalisettori settoridell’industria dell’industria contenuti IIprincipali deidei contenuti Valoriinineuro euroe einin percentuale Valori percentuale Valore - Stampa quotidiana e periodica (vendite al pubblico) - Libri allegati alla stampa quotidiana e periodica - Ricavi pubblicitari Totale stampa quotidiana e periodica % 2.362.000.000 328.000.000 2.332.000.000 5.022.000.000 Note 22,4% Fieg, IeM, 2002 3,1% Stima Aie su dati editori 22,1% Fieg, IeM, 2002 Home video Cinema Musica registrata Videogiochi 829.000.000 629.380.000 416.000.000 23.645.000 7,9% 6,0% 3,9% 0,2% Cd rom professionali Cd rom consumer e educational 110.000.000 246.000.000 1,0% IeM, Aie 2,3% IeM, Aie Libri 3.264.200.000 Vhs, Dvd, vendita, noleggio, edicola nolmal trade IeM su dati Siae (2002) Musica & Dischi (2002) GfK agosto 2002-luglio 20031 31,0% Aie (esclusi prodotti editoria elettronica) 10.540.225.000 100,0 1 Solo Cultura e educational Fonte: Fonte:Elaborazione ElaborazioneUfficio Ufficiostudi studiAie Aiesusudati datididifonte fontediversa diversa Libritradotti tradottiinin italiano dalle lingue straniere moderne 1 Libri italiano dalle lingue straniere moderne 1 Valori in numero in copie stampate Valori in numero di titoli,di in titoli, copie stampate e in percentualee in percentuale 1980 Totale titoli ∆% Tradotti da altre lingue2 ∆% % Traduzioni da: Inglese Francese Tedesco Spagnolo Lingue slave Altre lingue3 Più lingue 19.684 Tiratura ∆% Tradotti da altre lingue2 ∆% % Traduzioni da: Inglese Francese Tedesco Spagnolo Lingue slave Altre lingue3 Più lingue 1 1990 1995 1996 1997 1999 2001 2002 37.780 +91,9 8.224 +86,4 21,8 49.080 + 5,2 11.589 - 2,3 23,6 51.866 +1,5 12.524 +7,1 24,1 50.262 - 3,1 11.781 - 5,9 23,4 55.546 + 10,5 12.713 + 7,9 22,9 55.532 -0,02 12.987 +2,1 23,4 53.117 -4,3 12.197 -6,1 23,0 2.027 1.080 614 136 92 462 4.673 1.503 1.183 275 127 324 139 6.979 1.702 1.295 416 217 717 263 7.714 1.853 1.313 478 167 582 417 7.349 1.665 1.193 430 142 537 465 8.268 1.752 1.328 425 142 609 189 8.603 1.969 1.152 434 162 534 133 7.906 1.814 1.126 460 120 645 246 167,1 221,0 + 32,3 289,2 +0,03 23,7 - 19,4 29,7 298,5 +7,0 105,6 +17,1 35,4 257,9 - 13,6 83,8 - 20,6 32,5 272,8 + 5,8 84,8 + 1,2 31,1 267,1 -1,3 85,8 +1,2 32,1 254,3 -4,8 79,9 - 6,9 31,3 35,1 7,0 5,7 1,5 1,0 1,1 0,9 59,0 8,5 5,8 3,4 0,8 6,2 2,3 73,7 12,8 7,4 4,9 1,2 4,0 1,6 62,8 6,9 5,1 4,2 1,5 2,6 0,7 64,0 8,7 4,7 3,3 0,5 3,0 0,6 63,7 8,9 3,7 3,7 0,5 4,9 0,4 59,8 6,7 4,3 3,4 0,3 4,9 0,5 4.411 22,4 Il dato – che comprende opere di varia adulti, ragazzi e scolastiche – si riferisce alle traduzioni in italiano dalle diverse lingue straniere (escluso latino e Il dato - che comprende opere di varia adulti, ragazzi e scolastiche - si riferisce alle traduzioni in italiano dalle diverse lingue straniere (escluso latigreco). In assenza di unadi rilevazione sul numero di diritti di acquistatiaquistati dagli editori presso case editrici straniere, valore può anche no e greco). In assenza una rilevazione sul numero di edizione diritti di edizione dagliitaliani editori italiani presso case editrici questo straniere, questo valore 2 Escluse le traduzioni da latino e greco. anche essere con una certa lineadell’import di tendenza dell’import di diritti di edizione. può 2 Escluse essere assunto, conassunto, una certa cautela, comecautela, linea di come tendenza di diritti di edizione. le traduzioni da latino e greco. Fonte: Elaborazione Ufficio studi Aie su dati Istat 1 Fonte: Elaborazione Ufficio studi Aie su dati Istat Lettura 1998-2002 * Letturadidilibri libriininItalia: Italia: 1998-2002* Valoriininpercentuale; percentuale; lettori negli ultimi 12 mesi nella popolazione > 6 anni Valori lettori negli ultimi 12 mesi nella popolazione > 6 anni Lettori di almeno un libro % Lettori da 1 a3 libri Stima % Stima Lettori da 4 a11 libri % Lettori di oltre 12 libri Stima % Stima 1998 41,9 23.026.000 47,8 11.006.000 40,5 9.326.000 11,7 2.694.000 1999 38,0 21.073.000 48,2 10.157.000 38,9 8.198.000 12,9 2.718.000 2000 38,3 21.140.000 49,5 10.464.000 38,4 8.118.000 12,1 2.558.000 2001 40,9 22.575.000 48,1 10.859.000 39,0 8.804.000 12,9 2.912.000 2002 41,4 22.834.000 48,3 11.029.000 39,1 8.928.000 12,6 2.877.000 ** Escluso della «lettura morbida» Esclusoil ilfenomeno fenomeno della «lettura morbida» Fonte: Aie susu dati Istat, Indagine Multiscopo. Fonte:Elaborazione ElaborazioneUfficio Ufficiostudi studi Aie dati Istat, Indagine Multiscopo Letturadidilibri librinon non scolastici nella popolazione infantile Lettura scolastici nella popolazione infantile Valori in numero di bambini e in percentuale Valori in numero di bambini e in percentuale % Stima lettori 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 66,8 68,7 70,9 71,4 69,7 67,6 60,0 67,0 65,0 3.505.000 3.564.000 3.639.000 3.624.000 3.522.000 3.396.000 3.005.000 3.333.000 3.180.000 % Stima non lettori Popolazione 33,2 31,3 29,1 28,6 30,3 32,4 40,0 1.742.000 35,0 1.713.000 5.247.000 5.188.000 5.133.000 5.075.000 5.053.000 5.023.000 5.009.000 4.975.000 4.893.000 ** Bambini Bambini 5-13 5-13anni anni FONTE: Elaborazione AieAie su dati DoxaDoxa Fonte: ElaborazioneUfficio Ufficiostudi studi su dati Andamento di alcuni consumi culturali Valori in percentuale; base popolazione con più di 6 anni di età 2000 2001 2002 Popolazione di riferimento Teatro Cinema Musei e mostre Concerti di musica classica Altri concerti 54.074.000 54.220.000 54.220.000 17,2 18,7 18,7 44,7 49,5 50,0 28,6 28,0 28,1 8,5 9,1 9,0 18,3 19,0 19,4 centuali elevate già fra i ragazzini di dieci - undici anni (20% di utilizzatori), e ancora di più fra i 12-13enni (35%). Per non parlare dei telefonini, che oltre il 38% dei giovanissimi usa abitualmente e che il 27% possiede personalmente, impiegandoli, al 76%, per inviare e ricevere sms. Insomma, siamo alle solite: da un lato le vecchie letture, potenzialmente buone, dall’altro le nuove tecnologie, potenzialmente cattive. Ma è davvero così? Veramente non è possibile, non tanto e non solo trovare un accordo fra vecchio e nuovo, fra passato e futuro, fra il lento sfogliare di un libro e il rapido digitare di una tastiera, ma fare in modo che le due realtà crescano, e continuino a crescere, rafforzandosi e arricchendosi a vicenda? E come mai, allora, il consumo delle moderne tecnologie – che non siano, ovviamente, il ricorso permanente al cellulare o l’utilizzo dissennato della posta elettronica – risulta, come nota l’Aie, “più alto e diffuso in quegli stessi Paesi europei in cui sono più alti, ancora una volta, gli indici di lettura dei libri e dei giornali”? Forse, dunque, la soluzione è un’altra, e il futuro del libro passa non attra- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Fonte: Ufficio studi Aie Aie su dati Istat Istat Fonte:Elaborazione Elaborazione Ufficio studi su dati 9 sua identità). Ben vengano dunque le sinergie e la collaborazione proficua. Ma con attenzione. Per essere cittadini globali senza perdere i contatti con le proprie radici e la propria appartenenza”. Libri “allegati”: ma chi li legge? N RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Il presidente dell’Associazione Italiana Editori Federico Motta (a sinistra) con il vice presidente Ferruccio de Bortoli 10 verso la conservazione, bensì attraverso l’evoluzione. Che significa tecnologie, ma anche competizione, e sinergie con gli altri mezzi di comunicazione, giornali, tv e radio in testa. Perché anche la concorrenza rafforza. “In realtà l’arrivo di nuovi media non distrae dalla lettura, anzi, la incoraggia. Di questo siamo convinti – ha tenuto a sottolineare, nel corso dell’incontro milanese, il vice presidente dell’Aie e presidente, al suo interno, del Gruppo editoria di varia Ferruccio de Bortoli – , così come crediamo che l’avanzare di nuovi linguaggi, come per esempio quello dei telefonini, finisca non per impoverire, bensì per arricchire una lingua. Ovviamente modificandola. E che questa grandissima evoluzione tecnologica non sia rischiosa per la creatività di un autore (quanto semmai per la on che, per la verità, la strada delle sinergie non sia già stata battuta, in tema di libri e di relativo (auspicato) allargamento del mercato. Due anni or sono, nel 2002, si è potuto assistere al manifestarsi, peraltro pressoché improvviso, di un fenomeno a dir poco dirompente: la vendita di libri allegati ai quotidiani. Dirompente soprattutto per il numero delle copie vendute, tale da aver contribuito in maniera determinante al riequilibrio economico dei bilanci di non pochi gruppi editoriali della carta stampata. Grazie alle iniziative di “la Repubblica” e del “Corriere della Sera”, sono state in quell’anno vendute, con questo sistema, qualcosa come 44 milioni di copie, il 47% delle vendite realizzate attraverso i canali tradizionali, con un giro d’affari stimabile, a copertina, in 220 milioni di euro. L’anno scorso, poi, è andata ancora meglio, con non meno di 19 diverse iniziative, oltre 400 titoli e più di 62 milioni di copie vendute (forse anche 64 milioni, se si considerano le operazione condotte da quotidiani locali, di più difficile monitoraggio). Con un aumento, quindi, del 40%, e per un valore complessivo di 328 milioni di euro (+49,1% sul 2002). Peccato che tanto incremento di milioni di copie e di milioni di euro si sia ben guardato dal tradursi in un altrettanto vistoso incremento di lettori. Non solo un’indagine Mondadori dello scorso anno stimava in circa 850 mila - un milione i “nuovi lettori” acquisiti grazie alle diverse operazioni di quotidiani e periodici. È soprattutto il confronto fra le vendite di libri allegati ai quotidiani del 2002 e il dato Istat sulla lettura riferito allo stesso anno, con il suo modesto +1,1%, a smorzare gli incauti entusiasmi e a dare, forse, credito a quanti ritengono che, nel loro insieme, queste operazioni abbiano finito per far comprare (e leggere?) libri a chi già era lettore, piuttosto Andamento a copie e a valore comprese le vendite di libri allegati ai quotidiani: Andamento a copie e a valore comprese le vendite di libri allegati ai quotidiani: 2001-2003 2001-2003 Valori in copie, euro e in percentuale Valori in copie, euro e in % 2001 2002 Valore % Valore 2003 % Valore % Libri di varia adulti e ragazzi venduti in libreria, Gdo, edicola, Internet, spazi temporanei (Fiere e saloni del libro) Valore 1.193.400.000 1.209.800.000 +1,4 1.246.200.000 +2,9 93.500.000 93.605.000 +0,1 95.600.000 +2,1 Stima del valore 2 220.000.000 328.000.000 +49,1 Stima delle copie 2 44.200.000 62.100.000 +40,4 1.193.400.000 1.429.800.000 +19,8 1.574.200.000 +10,1 93.500.000 137.805.000 +47,4 157.700.000 +14,4 Stima delle copie 1 Libri abbinati a quotidiani e periodici2 TOTALE MERCATO Stima del valore Stima delle copie 1 Il dato non considera oltre ai libri scolastici, quelli acquistati da enti pubblici, studi professionali, ecc.. Il dato non considera oltre ai libri scolastici, quelli acquistati da enti pubblici, studi professionali, ecc. 2 Nel 2001 il fenomeno era pressoché assente dalle edicole se si escludono operazioni promozionali di alcuni mensili di viaggi e turismo, settimanali 2 1 Nel 2001 il fenomeno era pressoché assente dalle edicole se si escludono operazioni promozionali di alcuni mensili di viaggi e turismo, settimanali familiari(«Famiglia («Famigliacristiana», Cristiana», ecc.). familiari ecc.). Fonte: Elaborazione Ufficio studi Aie da fonti diverse Fonte: Elaborazione Ufficio studi Aie da fonti diverse Acquisti di libri allegati a quotidiani Acquisti di libri allegati a quotidiani Acquisti libri allegati e a in quotidiani Valori indipercentuale numero di persone > 14 anni Valori in percentuale e in numero di persone > 14 anni Sulla popolazione Stima delle copie vendute in tutti i canali Stima delle copie vendute in edicola in abbinamento Popolazione 14-80 anni (Istat) Acquirenti di libri in totale Hanno acquistato libri (esclusi quelli che li hanno acquistati solo in edicola) Hanno acquistato libri solo in abbinamento ai quotidiani Hanno acquistato libri in edicola abbinati a quotidiani Numero medio di libri acquistati Sugli acquirenti Valori assoluti (stime) 100.000.000 44.200.000 49.100.000 32,4 % 31,4 % 1,0% 13,2 % 100,0 96,9 % 3,1 % 40,9 % 15.900.000 15.400.000 500.000 6.500.000 6,8 Fonte: Ricerca Demoskopea per Aie Fonte: Ricerca Demoskopea per Aie una spia del più generale grado di povertà che contraddistingue i cosiddetti consumi culturali degli italiani. Questione di cultura N el 2002, gli ingressi nei musei sono stati in tutto 15.820.000: per il 39% a gallerie d’arte antica e contemporanea, per il 33% a zone archeologiche, per il 28% a circuiti museali. Complessivamente, meno di un connazionale su tre (il 28%) ne ha oltrepassato i cancelli nell’arco di un anno. Pochi? Nei medesimi dodici mesi solo un esiguo 19% della popolazione si è accomodato RIVISTA DEGLI STENOGRAFI che allargare in misura significativa il perimetro del mercato. Insomma, poco si leggeva prima, e poco si è continuato a leggere dopo. Potrebbe essere a questo punto confortante apprendere che gli italiani, magari sono restii a prendere in mano un libro, ma in compenso si lasciano piacevolmente tentare da altre lusinghe “culturali”: uno spettacolo teatrale, un concerto, una salto al Cenacolo di Leonardo per vedere com’è dopo il restauro, un giro agli scavi di Pompei, eventualmente col bambino. No. Purtroppo, i bassi indici di lettura dei libri, e della stampa quotidiana (39% di lettori nel giorno medio) sono solo 11 sulla poltrona di un teatro, e un ancora più misero 9% ha seguito un concerto di musica classica (percentuale che sale al 19% per i concerti di altri generi). Nemmeno il più “popolare” cinematografo ha rappresentato un’ancora di salvezza: vi ha messo piede, almeno una volta, solo un italiano su due. Tra l’altro, tutti questi consumi culturali sono contraddistinti da una forte connotazione territoriale, per cui, per esempio, se nelle regioni del Nord visita un museo il 28% degli abitanti, nel Mezzogiorno fa altrettanto il 19% (analogamente, in tema di indici di lettura, si passa dal 48-50% del Settentrione al 2932% del Sud e delle isole). Per non parlare del consumo di musica registrata (quando non venga scaricata gratuitamente da Internet o acquistata illegalmente): dal 1999 al 2003 i pezzi venduti (cd musicali, vinile, ecc.) sono passati da 53.205.000 a 36.248.000. Non è, insomma, solo una questione di libri. Come ha chiarito, a Milano, il presidente dell’Associazione italiana editori, Federico Motta, “tutti i diversi consumi culturali, dalla lettura dei libri al cinema, anche registrato, sono tra loro fortemente intrecciati: uno non cresce se non cresce l’altro. Sono intrecciati lungo il percorso di crescita della persona: dalla scuola alla vita adulta. E sono intrecciati tra loro”. Di qui la necessità, per gli editori, di individuare le strategie per il futuro non solo dell’industria libraria ma anche, più in generale, dell’insieme dell’industria culturale. Senza il timore che le tecnologie sostituiscano il libro, ma anzi utilizzando il processo tecnologico, del quale il libro è parte, come strumento. Sostegno, quindi, e fiducia. E investimenti. Anche perché, ha detto nell’incontro milanese il consigliere dell’Aie, Stefano Mauri, “questo oggetto semplice, dopo cinquecento anni sempre vivo e amato, ha un mercato vastissimo, del quale tutti possono, a vario titolo, entrare a far parte. E un Paese di lettori diventa un Paese di scrittori”. UN MERCATO NON MARGINALE Con i suoi 3.621 milioni di euro (fra libri, collezionabili, editoria elettronica, coedizioni, export), a prezzo di copertina (+1,8% a valore corrente sul 2002, escluse le vendite di libri allegati a quotidiani e periodici), l’editoria libraria italiana si aggiudica il 31% dei ricavi dell’intera industria dei contenuti (televisioni escluse, a causa degli elevati introiti pubblicitari), collocandosi al secondo posto dopo la stampa quotidiana e periodica (il cui fatturato, però, deriva, per un buon 50%, dalla pubblicità). Il mercato nazionale del libro e dei prodotti multimediali non occupa, quindi, una posizione marginale rispetto agli altri settori dell’industria editoriale e della comunicazione, della quale con- divide tuttavia la situazione di elevata instabilità e di modifica dei confini che, storicamente, hanno delimitato quest’area di business. Secondo dati forniti dall’Aie, per esempio, nel 2003 sono stati 53.000 i titoli pubblicati, e 254 milioni le copie stampate, con un trend sostanzialmente stabile (+2% annuo tra 1995 e 2003). Ora, 53.000 titoli possono anche sembrare tanti, persino troppi. Ma non è così. Siamo, con il nostro 0,95, il terz’ultimo Paese europeo per titoli pubblicati ogni mille abitanti. Dopo la Francia (0,97), la Germania (1,01), la Finlandia (1,26), la Svezia (1,45), la Spagna (1,60), il Regno Unito (1,85). Ci seguono solo il Portogallo (0,90 titoli) e la Grecia (0,62). I PREZZI? SOTTO IL LIVELLO DELL’INFLAZIONE Libri troppo cari? Non sembrerebbe, almeno considerando che il 23% dei titoli pubblicati ha un prezzo di copertina che non supera i 7,75 euro, mentre un altro 17% non va oltre i 15,50. Tra l’altro, fa notare l’Associazione italiana editori, è proprio in questa fascia d’offerta che si concentra, in termini di copie stampate, la produzione editoriale italiana: ben il 37% dei pez- zi messi in commercio non supera i 7,75 euro, e un altro 30% si colloca fra i 7,75 e i 15,50 euro. Il prezzo medio ponderato (calcolato alla produzione per il 2002) è di 18,52 euro. Rispetto all’anno precedente la crescita (in un periodo peraltro caratterizzato anche dal passaggio all’euro) è stata, con il suo +1,3%, sensibilmente al di sotto dell’inflazione. LA SCOMPARSA DI JOS JOSSARD PRESIDENTE ONORARIO DELL’INTERSTENO Il 25 luglio il segretario generale dell’Intersteno, Danny Devriendt, ha diffuso la seguente informazione: “Ho avuto la triste notizia che il nostro Presidente Onorario, Jos Jossard (Belgio) è deceduto ieri all’età di 82 anni. Jos Jossard è stato per 41 anni nell’Intersteno, per molti anni è stato attivo rappresentante del Belgio al Comitato Centrale e dal 1979 fino al 1986 come Presidente di Giuria dei campionati mondiali di dattilografia. Nel 1971 partecipò all’organizzazione del Congresso Intersteno di Bruxelles. Nel 1981 un secondo Congresso fu tenuto nella stessa città, e lui ne fu il Presidente. Nel 1986 ha organizzato il Comitato Centrale a Bruggs e nel 1997 ha collaborato all’organizzazione del comitato Centrale a Liegi. Nella regione fiamminga del Belgio ha fondato più di 30 anni fa, l’Akademie voor Bureauwetenschappen, della quale è stato fino all’ultimo Presidente onorario. Per me egli è stato un grande Maestro, ma soprattutto un buon amico. Mancherà a me ed a tutti voi il suo senso dell’humour, i suoi vasti interessi e la sua cultura.” La comunicazione di Devriendt contiene gli elementi della personalità di Jossard che i meno giovani tra noi hanno potuto conoscere ed apprezzare. Ricordo la sua tenuta quasi estiva da esploratore, nella quale lo incontrai per la prima volta presso l’IDI di Firenze. Stava facendo un giro in Italia e si stava interessando per andare a visitare la tomba di San Cassiano da Imola. La sua alta statura e corpulenza già dava un senso di prestigio ed ispirava saggezza, quella saggezza che indubbiamente trasferiva ai suoi allievi. Per il secondo congresso di Bruxelles ricordo le semplici parole con cui preannunciò l’organizzazione, dicendo che era un semplice insegnante, senza particolari fortune e quindi si sentiva un po’ schiacciato sotto il peso della responsabilità di un congresso così grande e che riuscì benissimo. È stato fra quelli con il più alto numero di partecipanti (oltre 700). In questo congresso successe un fatto imprevedibile. Contrariamente al solito, le temperature del Belgio furono particolarmente elevate e ciò si ripercosse sulla temperatura all’interno della sala del concorso di “dattilografia”. Questa elevata temperatura portò alle proteste di numerosi concorrenti che si ritennero penalizzati. Scoppiò una bagarre alimentata da motivi campanilistici in quanto alcune nazioni volevano dimostrare che si trattava di una macchinazione. Le discussioni furono vivaci, aspre ed anche “comiche”, riviste a distanza. Alla fine si decise, per evitare ulteriori grane, di far ripetere la gara ad un folto numero di essi. Jossard mantenne una calma olimpica, poi uscì dalla sala, tutto solo, ed andò ad un bar nella piazza per gustare una birra. Io ed Isa Crippa lo seguimmo, lui si sedette ad un tavolo separato. Noi lo raggiungemmo e, dopo qualche pudica ritrosia, ci espresse la sua desolazione di aver avuto questo problema proprio nel momento che lui considerava conclusivo della sua presenza in Intersteno (ed infatti fu così) e di averlo avuto proprio nella sua nazione dopo tanti anni spesi a far sì che l’organizzazione della gara mondiale di dattilografia si svolgesse con la massima serietà e senza intoppi. Lo scorso anno a Roma, quando la temperatura fu ben più rovente di quella di Bruxelles, ringraziai in mio cuore l’esperienza di Bruxelles e la fortuna di aver noi scelto (sia pure a scapito di costi elevati) una sede che offriva la possibilità dell’aria condizionata. Ricorderemo Jos Jossard come l’emblema di tanti insegnanti che senza strombazzanti proclami si sono adoperati per il meglio dei loro allievi, grandi nell’umiltà che spesso fanno trasparire. Gian Paolo Trivulzio Viaggio a Pechino alla della moderna stenografia cinese di FAUSTO RAMONDELLI Il Presidente onorario dell’Intersteno Gregor Keller (a sinistra) insieme con Tang Ya Wey, fondatore della moderna stenografia cinese scoperta R ispondendo all’invito dell’Associazione Stenografica cinese, presieduta dalla signora Han Zhu Xuan, il 27 maggio scorso ho partecipato in qualità di Vice Presidente dell’Intersteno ai festeggiamenti organizzati in occasione del 90° compleanno di Tang Ya Wey, fondatore della moderna stenografia cinese. Con me è intervenuto il Presidente onorario dell’Intersteno Gregor Keller. Ci ha accompagnato per tutta la permanenza il signor Wang Long, figlio della signora Han, conosciuto dall’Intersteno per aver partecipato al Congresso di Hannover nel 2001. Secondo informazioni fornite a Gian Paolo Trivulzio dal Prof. Tsuguo Kaneko, amico giapponese dell’Intersteno, Tang Ya Wei nel 1938 ha sviluppato il sistema semicorsivo «AI» cosiddetto I festeggiamenti del Dr. Tang si sono svolti in uno splendido albergo alla periferia di Pechino. Vi hanno partecipato circa 300 invitati. I posti d’onore sono stati riservati alla rappresentanza dell’Intersteno e a quelle del Partito e dell’Accademia delle Scienze, che da tempo sostiene le attività dell’Associazione stenografica. I discorsi augurali hanno ripercorso la lunga e lungimirante carriera di Tang Ya Wey, il quale, sia pure visibilmente emozionato, ha pronunciato un discorso vivace e divertente nel quale ha spiegato che la stenografia fa vivere a lungo… E c’è da credergli! Dopo la consegna degli omaggi e dei diplomi dell’Intersteno e dell’Accademia “Giuseppe Aliprandi”, il tradizionale taglio delle enormi tre torte (a tre piani). Il 28 maggio, dopo i festeggiamenti, si è svolto un seminario cui hanno preso parte i massimi esponenti della cultura stenografica giunti da tutta la Cina. Il figlio del festeggiato, il signor Tang Ke Liang, ha esposto i traguardi raggiunti dalla produzione e distribuzione delle macchine stenotipiche. Per presentare il prodotto è stata illuminante la sottotitolazione integrale sia della festa di compleanno sia del seminario, realizzata da due giovani professioniste, le quali non trovano affatto scomodo posizionare lo strumento sulle ginocchia invece di usare il tradizionale treppiedi (paese che vai …). Ha assicurato che la Cina parteciperà al Congresso di Vienna mentre si è rammaricato perché la SARS, la micidiale influenza, ha impedito la missione a Roma che pure era stata già preparata. La macchina stenotipica cinese (mi è stato donato un esemplare con tanto di corso interattivo in CD-Rom, rigorosamente in cinese) è una copia perfetta (anche se un po’ rumorosa) della mitica Stenograph. Ovviamente il software è stato opportunamente tarato sulle esigenze della scrittura e della lingua cinesi, ma impressionano almeno due aspetti: la macchina funziona senza un collegamento fisico al computer (wireless) e presto potrà operare anche in modalità Bluetooth (cioè a distanza anche di 10 metri dal PC); vi è inoltre la possibilità di lavorare sullo stesso file con due macchine contemporaneamente, in modo che mentre una operatrice digita il testo, la seconda può correggere gli inevitabili errori ed eventuali omissioni (scopist). In proposito, mentre sembrano non esservi problemi nella velocità di ripresa dei discorsi, anche in Cina si lamenta una non accurata formazione culturale, penalizzata rispetto a quella tecnica, che induce in errori grossolani che fanno rabbrividire gli eruditi professori di stenografia. Una operatrice cinese con una macchina stenotipica E’ il caso di accennare alle caratteristiche principali della scrittura cinese, per comprendere quale impatto singolare hanno per quei popoli le tecniche di scrittura veloce. Basti pensare ad esempio che, prima della introduzione del computer e della rappresentazione dei segni cinesi in simboli informatici, in Cina non esisteva la dattilografia, cioè non esistevano macchine in grado di rappresentare i ghirigori dei caratteri. Il problema è che si contano circa 40.000 caratteri (ma nessuno ha saputo rispondere con precisione alla mia domanda) e che ogni sillaba può essere pronunciata con 4 toni diversi assumendo quindi un distinto significato. Queste informazioni frammentarie e meritevoli di attenta verifica indicano comunque che siamo in presenza di una esperienza linguistica assai diversa da quella occidentale: la scrittura cinese oltre che un mezzo di comunicazione rappresenta un arte e un passatempo (ho visto alcune persone che alla domenica si rilassano nel parco scrivendo RIVISTA DEGLI STENOGRAFI “ovale”, basato sul sistema Gregg. Sebbene non fosse il primo sistema semicorsivo in Cina, il metodo ha ottenuto grande successo basandosi sulla facilità di lettura, di scrittura e di trascrizione, sulla popolarità, sulla diffusione a livello nazionale e sulla sua struttura scientifica. Egli ha formato moltissimi stenografi e ha contribuito a rendere popolare la stenografia in Cina per ben 66 anni, in collaborazione con il suo successore, la signora Han, appunto, Presidente dell’Associazione Stenografica di Pechino. Più recentemente Tang Ya Wey ha ideato una macchina stenotipica per la lingua cinese e i suoi figli stanno lavorando da più di 15 anni per distribuirla, in particolare nei tribunali del Paese. 15 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Fausto Ramondelli sta imparando... i primi rudimenti della stenografia cinese 16 con speciali pennelli ad acqua in spazi appositamente dedicati). La dattilografia oggi viene praticata e insegnata, sebbene con metodi diversi, a seconda che l’utente sia o no un professionista. Il metodo più semplice consiste nella diteggiatura sulla tastiera tradizionale delle lettere che corrispondono al fonema cinese. A questo punto il computer propone fino a 20-30 diversi significati che l’utente può scegliere individuando quello che intendeva scrivere. La stenografia a sua volta costituisce un mezzo formidabile per abbreviare i tempi di scrittura e di ripresa dei discorsi. L’efficacia del segno stenografico, lineare e scarno, raggiunge in un baleno il risultato che con la scrittura ordinaria, involuta ed elegante, si otterrebbe con un tempo assai più lungo. L a storia decennale della macchina stenotipica cinese, ideata per ammissione dello stesso Tang Ke Liang a imitazione di quelle occidentali e giapponese, è stata ed è favorita dal convinto supporto dello Stato e in particolare della Corte Suprema che nel 1999 ha impartito direttive affinché sia adottata nei tribunali dell’immenso territorio nazionale. Sulla scorta dell’impiego nei consigli locali, nei tribunali, nella televisione (sottotitolazione) e dei campionati che si svolgo- no ogni anno, la macchina viene costantemente aggiornata Il costo di un esemplare è di 280 euro ed è ritenuto competitivo per eventuali ambiziosi progetti di espansione nel mercato estero (macchina cinese e software inglese o italiano?). Nella sede della società produttrice, situata all’ultimo piano di un edificio scolastico senza ascensore, incontriamo una trentina di corrispondenti commerciali delle diverse regioni cinesi, che sperano di migliorare i loro affari con una foto insieme a me e a Keller. Oltre alla vendita delle macchine è affidata loro anche la formazione dei nuovi operatori. I dati forniti dal nostro ospite dimostrano la veloce espansione del mercato e le opportunità economiche che si prospettano ai professionisti che abbracciano la nuova tecnica. 120 euro è il costo giornaliero di uno stenotipista. Nella sede che visitiamo ci sono anche due aule riservate ai corsi (a pagamento): 120 allievi si danno da fare sulla macchina di fronte al computer che illustra i concetti didattici e propone esercizi di copiatura o di ascolto. Anche in alcune scuole professionali e università sono stati avviate iniziative di formazione all’uso della macchina. I volumi di vendita sono passati dalle 300 macchine del 1994 alle 1000 macchine al mese nel 2004 e pare che vi siano 10.00020.000 persone che fanno della stenotipia la loro professione per attività indipendenti (solo a Pechino vi sarebbero 600 stenografi e 20 società che operano nel sistema giustizia!). A spettiamo allora di vedere gli amici cinesi al prossimo appuntamento dell’Intersteno a Vienna nel luglio 2005. Garantiscono che alcuni giovani prenderanno parte alle gare che per la prima volta saranno fatte anche in una lingua orientale. Di sicuro la partecipazione cinese all’attività della Federazione internazionale rappresenta un viatico per la nuova stagione di quell’Ente, che vuole avvicinare nuove realtà e aprire nuovi orizzonti. La visita a Pechino ha consentito di avvicinare una cultura e un’esperienza molto diverse da quelle a cui siamo abituati, che ci insegnano fra l’altro a guardare con ottimismo e fiducia alla prospettiva della scrittura e della comunicazione. Congresso Intersteno Vienna 2005 Manca meno di un anno al prossimo Congresso dell’Intersteno, che l’anno scorso, come si ricorderà, è stato organizzato a Roma. Per gli italiani, interessati a questo importante avvenimento mondiale, forniamo, qui di seguito, il programma provvisorio, aggiornato al 15 luglio 2004 Cerimonia di apertura, segreteria del Congresso, campionati, Conferenze, riunioni: Centro Scolastico (Schulzentrum) Wien 12, Längenfeldgasse 12-14 (Metro U-Bahn Linea 4, in direzione «Hütteldorf», fermata Längenfeldgasse) Venerdì 22 luglio 2005 Ore 15.00 - Apertura dell’Ufficio del Congresso (Schulzentrum Läengefeldgasse). Fino alle 18, possibilità di iscrizione per le visite della città e le escursioni. Sabato 23 luglio Ore 09.00 - I Congressisti possono ritirare la documentazione congressuale Ore 10.00 - Informazioni alle giurie ed ai correttori Ore 14.00 - Seduta del Comitato Centrale fino alle ore 17 (Schulzentrum Laengefeldsrasse) Ore 18.00 - Seduta di apertura del Congresso (obbligatorio il cartellino di riconoscimento) Domenica 24 luglio Ore 08.00 - Gara di scrittura al computer - Installazione delle apparecchiature e prove Ore 09.00 - Campionato mondiale di scrittura al computer, correzione testo, campionato professionale. (probabilmente dovranno essere organizzati due turni, in relazione alla notevole quantità di partecipanti prevista) Ore 09.00 - Campionato mondiale poliglotta Lunedì 25 luglio Ore 08.00 - Campionato mondiale di scrittura al computer (A.B.C.). Tutte le categorie dovranno svolgersi in questo giorno. Ore 09.00 - Se necessario, terzo turno del campionato mondiale di scrittura al computer, correzione testo, campionato professionale. Campionato di corrispondenza protocollo. Martedì 26 luglio Ore 08.00 - Conferenze (8-12 / 14-18) Ore 08.00 - Gare per il campionato poliglotti Ore 19.00 - Cena del Comitato Centrale (partenza ore 18.30) Mercoledì 27 luglio Ore 09.00 - Conferenze (fino alle 12) Ore 09.00 - Seduta del Comitato dei Parlamentari (IPRS) (presso il Parlamento. Questa sede dovrà comunque essere confermata a gennaio 2005) Ore 09.00 - Seduta del Comitato Centrale Ore 17.30 - Assemblea generale (Schulzentrum Laengefeldgasse) Ore 19.00 - Cena per i membri di giuria ed i correttori (Schulzentrum) Giovedì 28 luglio Mattinata libera per termine correzione/diplomi/classifiche Ore 18.00 - Cena di gala (abito scuro) Proclamazione dei risultati e premiazioni (Sala delle feste del Municipio - Festsaal des Rathauses) - Ballo fino alle ore 24 Venerdì 29 luglio Ore 09.00 - Gita all’insegna del motto “Cultura mondiale - Cultura del vino” lettere in redazione Un Fernet stenografico R ecentemente, ad un’asta, ho acquistato una bella cartolina pubblicitaria del Fernet Branca, spedita il 29 ottobre 1901 da Basilea. Con piacevole sorpresa ho visto che sulla parte anteriore della cartolina era stato scritto un lungo messaggio in “steno” (sul retro, infatti, poteva trovare posto solamente l’indirizzo). Non sono riuscita a decifrare il contenuto anche perché, forse, non è scritto con il sistema Gabelsberger-Noe, che io conosco ed uso. Chissà se qualcuno di voi sarà capace di trarre il contenuto di questo messaggio? Carmela Mirella Gambadoro Lumarzo (GE) Non si tratta infatti del sistema Gabelsberger-Noe. Probabilmente è lo Stolze-Schrey. Le parole “Basel” (Basilea) e “ottobre”, facilmente deducibili in testa allo stenoscritto, ricondurrebbero, mi pare, a questo sistema. Inoltre, anche da un punto di vista storico, nel 1889, in Svizzera (che mancava di sistemi stenografici propri) venne adottato il sistema semplificato Stolze-Schrey, che ebbe rapido successo (v. “Storia delle scritture veloci”, di Francesco Giulietti, pag. 406), tanto che la Svizzera tedesca lo volle mantenere anche quando, nel 1924, 18 la Germania adottò la Einheitkurzschrift. Giriamo, pertanto, a qualche studioso, più paziente e competente di noi, il piacere della decrittazione. (P.A.P) Marco Tullio Tirone elogia il computer H o ricevuto il n° 64 della Vostra rivista che guardo sempre con l’interesse delle vecchie passioni. Mi ha interessato l’inserto “DA MILLENNI LA STENOGRAFIA VIVE IMPERTERRITA” e – pur comprendendo il “grido di dolore” di chi lo ha scritto, perché anch’io continuo ad usarla avendola appresa a suo tempo – devo tuttavia dire che la stenografia è destinata a non essere più usata nei tempi moderni, non perché è stata inventata la “stenotipia” o stenografia a macchina, ma perché i computers – e ormai da molti anni – sono in grado di scrivere direttamente dal microfono di chi parla. Uno di questi programmi di scrittura si chiama DRAGON (ed ora ce ne saranno di migliori): scrive perfettamente e correttamente in varie lingue, compreso l’italiano, mettendo perfino la punteggiatura, direttamente dalla voce che gli è stata “programmata” in pochi minuti di lettura di un testo. Non ha problemi con testi normali di giornali, ecc.; si può “istruirlo” quando si tratta di argomenti tecnici, proprio come uno stenografo.... Certo è più facile usare matite e cartelle, ma quanti anni di preparazione occorrono per questo minimo vantaggio? Ora i computers sono dappertutto! È chiaro che in un locale pieno di rumori o con voci sconosciute il programma vocalico avrà difficoltà; ma sono difficoltà note e compensabili da chi voglia usarlo (e volendo lo si potrebbe usare molto di più e perfezionarlo) e soprattutto, per quanto qualche volta faccia errori, il testo è già pronto (dattiloscritto) su video, facilissimamente correggibile, tagliabile, modificabile, sintetizzabile, come deve fare ogni buon stenografo che si rispetti, altrimenti sarebbe un semplice “registratore”! Inoltre evita la lunga fatica di stenografare, interpretare le lunghe cartelle di testo stenografico, anche nelle loro pur sempre presenti incertezze, faticando a lungo per “batterlo a macchina” (ora “batterlo a computer”) per avere un testo che il programma vocalico dà già pronto subito! Mi spiace di dover essere proprio io che porto il nome di colui che viene indicato come l’inventore della stenografia a dover constatare che quest’arte al momento non è più utilizzabile per il lavoro di un tempo; con questo non è detto che debba morire: o potrà servire a qualche cosa d’altro in futuro o ci sarà sempre qualche storico, qualche appassionato che la studierà, così come si studiano i geroglifici o i mulini a vento (che ora forse ci aiuteranno ad avere energia pulita – e chissà che la stenografia non ci aiuti in futuro ad avere la “vita pulita dalla schiavitù informatica” alla Orwell?!!). Cordiali saluti Marco Tullio Tirone Milano Attilio Ottanelli, storico della stenografia e appassionato cultore del Sistema Gabelsberger-Noe, firma peraltro illustre della nostra Rivista, compie novant’anni. La Direzione, i redattori, i collaboratori tutti della “Rivista degli Stenografi”, unitamente ai membri del Consiglio d’Amministrazione della “Fondazione Giulietti”, soffiano festosamente sulle ideali candeline del felice traguardo, augurando ancora tante altre occasioni di festa. Nuovo arrivo nella famiglia del nostro direttore editoriale Nerio Neri: è nata a New York, dove risiede, la piccola Grey Virginia. Ai genitori e ai nonni le felicitazioni dei redattori della “Rivista degli Stenografi” e dei membri della “Fondazione Giulietti”. IN URUGUAY IL III CONGRESSO DEGLI STENOGRAFI PARLAMENTARI Presso l’Hotel Campanario (quattro stelle, due piscine, aria condizionata), a Punta del Este, in Uruguay, si svolgerà dal 12 al 14 novembre il III Congresso Internazionale di Stenografia Parlamentare e Giudiziaria. Per i Congressisti e i loro accompagnatori, sono previste diverse sistemazioni alberghiere, con prezzi che oscillano dai 120 ai 260 dollari con prima colazione. Dall’aeroporto di Montevideo fino a Punta del Este saranno organizzati servizi di trasporto con diverse opzioni. Come di consueto, sono in programma, oltre i lavori congressuali, attività sociali, cocktail di benvenuto, cena show, giri turistici. Per informazioni e iscrizioni, gli interessati possono rivolgersi ai seguenti indirizzi: [email protected] - [email protected] www.multitel.com.uy/congresoselis - Tel. +5982-402 55 04 - 400 12 84 - Cell. 099 62 15 88 INTERESSANTI ED INNOVATIVI RISULTATI DEL COMITATO CENTRALE DELL’INTERSTENO RIUNITOSI A HELSINKI Come annunciato, si è svolto ad Helsinki il Comitato Centrale dell’Intersteno dal pomeriggio del 3 a tutto il 6 settembre scorso. Sono stati discussi e approvati i seguenti argomenti. Il Comitato Intersteno che ha dato vita all’attività del Congresso di Roma è stato confermato membro rappresentativo dell’Italia e di conseguenza Maria Luisa Crippa è delegata italiana. In tema di competizioni, ha avuto luogo un ampio dibattito, che faceva seguito a scambi di idee già avvenute per e-mail, circa l’adeguamento agli sviluppi tecnologici, tenuto conto della convergenza tra le tecnologie di scritture alla tastiera con quelle stenografiche/stenotipiche (“sincretismo” di cui già aveva parlato Paolo Paganini nei suoi commenti romani). Nelle gare di scrittura alla tastiera si parlerà di “caratteri” e non più di “battute”, e si è concordata un’unica categoria di gara senza tener conto di chi scriva con o senza l’utilizzo di tecniche abbreviative. Le classifiche (oltre alla classica suddivisione in studenti / junior/ senior) saranno redatte per le tre tecnologie (scrittura alla tastiera - scrittura con stenotipia - scrittura con riconoscimento del parlato). Sarà decretato un solo campione del mondo che sarà chi abbia raggiunto il migliore risultato, indipendentemente dalla tecnologia. Nelle gare di ripresa del parlato, rimangono confermate le categorie dello scorso anno - il tempo di trascrizione è stato fissato in un massimo di 150 minuti per la colonna di maggiore densità di sillabe, che saranno scalati in base alle altre colonne (come avveniva prima delle modifiche stabilite per il campionato di Roma). Classifiche separate tra chi usa la stenografia tradizionale, stenotipia e riconoscimento del parlato. Analogamente a quanto stabilito per le gare di scritture alla tastiera, verrà proclamato un solo campione del mondo che sarà quello che avrà avuto il miglior risultato, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata. Il comitato centrale ha votato a larghissima maggioranza (solo 1 contrario e due astenuti) che la gara per le scuole in Internet verrà ancora organizzata dall’Italia, in quanto il gruppo Cèko si è rifiutato di collaborare a questa iniziativa, lasciando con ciò tutto il carico del lavoro all’organizzazione italiana (che si riserva di considerare opportune misure). Alla riunione sono stati presenti quattro rappresentanti del Parlamento Coreano, nonchè i Signori David Rogala e Golden delle due più importanti organizzazioni americane. Nutrito il programma di conferenze per il Congresso di Vienna. Esso è disponibile in forma provvisoria (anche dal punto di vista linguistico) sul sito Intersteno (www.intersteno.it), che riporta anche le traduzioni dei testi che vengono resi disponibili sul sito di Vienna. Tutti i dettagli sull’incontro saranno meglio precisati dalla rappresentante italiana dell’Intersteno e pubblicati sul sito. ... E SORPRENDENTEMENTE IN PULLMAN SI PARLA LATINO Terminati i lavori del Comitato Centrale, prima di ripartire ci siamo concessi un giro turistico per la città di Helsinki e per motivi pratici ci siamo serviti di un servizio organizzato dall’Ufficio del Turismo. Alla partenza ci accoglie la gentile signorina che parla diverse lingue oltre alle due ufficiali, finlandese e svedese, il cui studio è obbligatorio nelle scuole. Contrariamente alla tradizione però, la nostra guida non spiega alcunché in quanto l’elettronica è anche qui venuta in soccorso, offrendo (tramite cuffia) un testo preregistrato che, in modo calibrato, con pronuncia impeccabile e perfetta acustica ci spiega i punti di interesse del nostro percorso, che dura circa un’ora e mezza. Il sistema è abbastanza analogo a quello oggi fornito ai visitatori dei musei, la differenza principale è il sincronismo col percorso che evidentemente può anche essere gestito dalla guida. Il messaggio è diffuso nelle principali lingue, incluso il giapponese, ma la sorpresa è di trovare un canale dedicato alle spiegazioni in lingua latina. La curiosità è ovvia, penso subito ad un ‘canale morto’, mentre invece la sorpresa è grande nell’udire la lingua di Cicerone. Le frasi sono di andamento piano, con pronuncia nostrana e ben comprensibili. Piacevole sorpresa accompagnata dalla domanda: ma per chi serve? Forse però noi sottovalutiamo l’interesse dei popoli nordici per le lingue di scambio (latino interlingua - esperanto) quale alternativa alla lingua inglese nelle sue varie maccheroniche sfumature nazionali. Forse a Roma esiste un servizio del genere? Per la lingua latina, ovviamente, la curiosità ancora mi assale. (G.P.T.) tam-tam Dal all’alfabeto Morse dalla telescrivente televisione L a necessità di stabilire collegamenti fra posti lontani è stata un’altra delle esigenze sentita da sempre. Metodi empirici per avvisare o trasmettere notizie sono antichissimi e naturalmente avevano limiti a volte insormontabili. Tam-tam, fuoco e fumate, piccioni viaggiatori, svariati tipi di segnalazioni1, torri di avvistamento2, sono la testimonianza di come l’uomo si sia ingegnato per trovare sistemi che gli consentissero di ‘dialogare’ in maniera rapida con suoi simili residenti altrove. Torce, suoni, sirene, rintocchi di campane, codici a braccia, semaforici, ottici ed acustici, bandiere, tracce, segnali3 anche marittimi4 – naturalmente codificati 1 Il sistema più comune e diffuso di classificazione è quello fondato sul loro principio di funzionamento prima solo a vista o acustico, poi elettromagnetico, elettronico, analogico, digitale, a radiazioni invisibili (ultrarosse e ultraviolette), con supporto trasmissivo a fibre ottiche. Rientrano fra esse la cartellonistica, indicazioni con lampade ovvero altri segnali luminosi, fanali, razzi colorati (lanciati con pistole tipo Very), alfabetici con lettere o basati su applicazioni Morse, con bandiere (gagliardetto, quadra, pennello, guidone) o lampi, eliografi, scatole fumogene, castagnole, teli disposti a terra, fari, proiettori, sirene, corni da nebbia, mede, boe, gavitelli, trombe, subacquei, radiofari, radiogonometri, cavo-guida, risuonatori, petardi, lanterne, vele, palette, illustrazioni, marmotte, ultrasuoni (oltre 20.000 Hz), etc. 2 Uno degli esempi più tangibili di costruzione di una vera e propria rete di avvistamento e di comunicazione è quella delle torri isolate dislocate in punti strategici lungo le coste, quali posti di vedetta contro il pericolo rappresentato dagli invasori. Tutta l’Italia ne è provvista ed alcune di esse in ot- timo stato di conservazione, a pianta quadrata o circolare a seconda del periodo cui fanno riferimento, testimoniano la tecnica costruttiva fortificata, gli accorgimenti adottati, l’abitabilità, le risorse disponibili in loco e la particolare destinazione d’uso. Cfr. F. RUSSO, Le torri vicereali anticorsare della costa d’Amalfi; L. SANTORO, Antiche opere di fortificazione; V. FAGLIA, La difesa costiera del Regno di Napoli; G. VALENTE, Le Torri costiere della Calabria; M. MANFRICI, Il sistema difensivo costiero calabrese: le Torri. 3 Tale termine generico comprende un insieme di contrassegni atti a visualizzare ed inoltrare messaggi codificati, dai segnali d’allarme alla rappresentazione simbolica di informazioni stabilite convenzionalmente. L’elenco è lunghissimo e va da quelli marittimi a quelli militari, da quelli ferroviari e tranviari a quelli stradali e così via. Possono essere di pericolo, di divieto, di obbligo, di prevenzione, di avviso, di attenzione, etc. in formati e colorazioni prefissate. In questa sede ci limiteremo ad esaminare la possibilità di inviare ‘notizie’ in maniera rapida, puntuale ed il più lontano possibile per mezzo di variazioni di corrente, rinviando ad altra occasione l’esame pure interessante di tante indicazioni e segnature – molte delle quali usate internazionalmente. Discorso a parte meritano i segni grafici standardizzati astronomici, chimici, topografici, per l’elettrotecnica, l’edilizia ed altre branche catalogati, disegnati e da interpretare secondo criteri e norme ben precisi e mai affidati al caso, riduzioni ed unità di misura, simboli di grandezze fisiche, messa in carta, diagrammi di flusso, fino ad arrivare ad icone, emoticon, schemi per la raffigurazione delle relazioni funzionali all’interno di un sistema, etc. Cfr. M. UGLIANO, Le Moderne Abbreviazioni; Oltre i Segni, oltre le Parole. 4 Un tentativo di codice universale marittimo risale al 1680; quello del 1934 comprende ben due volumi, il primo per i segnali ottici ed acustici ed il secondo per quelli radiotelegrafici aggiornato (dal 1999 il telegrafo Morse è stato soppresso dalle trasmissioni ufficili della Marina Italiana e sempre nello stesso anno la rete GPS in funzione da 1023 settimane ha smesso di funzionare sostituita da sistemi più evoluti). RIVISTA DEGLI STENOGRAFI alla di MASSIMO UGLIANO 21 Fig. 1 - Il regolo calcolatore in precedenza5 – simboli e figure6 ci indicano l’avvincente ed appassionante strada seguita nel corso degli anni in tale direzione, con intuizioni a volte veramente sorprendenti e degne di nota per gli interessantissimi risvolti che avrebbero avuto successivamente. A tutt’oggi una serie di ‘segnaletiche’ e di immagini di vario genere – per di più in continuo aumento – ci accompagnano nella vita di tutti i giorni con il loro ‘linguaggio’ semplificato in grado di essere compreso da una moltitudine di persone7. La scoperta della correlazione fra elettricità e magnetismo8 dette sicuramente una svolta significativa al problema facendo trovare soluzioni geniali, sostanziali e durature, ma dalle nostre ricerche risulta che già in precedenza qualcosa di intelligente e ben strutturato, non necessariamente derivato dall’esame di esperienze passate, cominciava a farsi strada con un certo successo. L’indagine effettuata ha fornito risultati sorprendenti facendo emergere realtà variegate, articolate e complesse con nomi ben noti ed altri meno conosciuti che direttamente o indirettamente si interessarono della comunicazione e che magari sono diventati famosi per tutt’altre invenzioni. I n ordine cronologico, il primo studioso che segnaliamo è lo scienziato inglese W. Gilbert (1540-1603) che fece importanti constatazioni e fu fra i primi ad intuire l’esistenza dell’asse magnetico terrestre e conseguenti effetti9. Sempre di magnetismo si interessò E. Gunter (1581-1626) che fu anche grande matematico10. 5 Le primitive segnalazioni riguardavano avvertimenti di fatti ed avvenimenti eccezionali, soprattutto di pericolo, e venivano generalmente intesi nella loro globalità. Tuttavia, presso alcune tribù africane si potevano contare fino a 300 suoni di tamburo di cadenza e di intensità diversi con un ricco cifrario. Fra gli Indiani delle due Americhe erano diffusissimi il fumo, il fuoco ed i gesti, mentre presso i Berberi e nelle Canarie i fischi variamente modulati. Per uno ‘spelling’ analitico carattere per carattere bisogna arrivare almeno a Lesage, Morse, Wheatstone, Hughes, Baudot e Creed con sistemi ad impulsi di corrente. Ciononostante per affrettare le trasmissioni, anche in questa fase fu ideato, ad esempio, il codice Q – a tutt’oggi adoperato – nel quale la prima lettera è sempre Q e brevi dialoghi, per velocizzare i tem- pi, sono già codificati fra QAA e QUZ. Vengono riassunte intere frasi a seconda degli argomenti e dei settori nel quale viene usato ed ogni gruppo costituisce un messaggio predeterminato. Se seguiti da un punto interrogativo rappresentano una domanda; se da un numero questo può fornire una indicazione (p. es. quota da mantenere in volo). Si tratta della schematizzazione, razionalizzazione ed esemplificazione di antichissimi criteri per riuscire a significare perfino idee astratte, raffigurare un suono con un simbolo, etc. Più vicini alla Pittografia che ai Geroglifici ed agli Ideogrammi perché privi di valore fonetico e quindi con l’enorme vantaggio di consentire la comunicazione fra persone di lingue diverse. In linea generale la trasformazione, la trasposizione e l’operazione di codifica vengono fatte perchè richieste da necessità pratiche. Attualmente il metodo normalizzato divenuto ormai universale per rappresentare i caratteri alfanumerici con l’aggiunta degli operatori aritmetici e di una serie di simboli vari (in tutto 28 = 256) è il Codice ASCII (American Standard Code for Information Interchange) che per i numeri si avvale del BCD (Binary Coded Decimal - decimale codificato in binario). Simile è l’EBCDIC (Extended Binary Coded Decimal Interchange) della IBM. 6 Costituiscono la rappresentazione visiva di un qualsiasi concetto (anche immaginario) comunque imperniato sulle apparenze sensibili dal mondo esteriore. Ad esempio torre = alto; due mani che si stringono = amico o amicizia, etc. 7 D’altra parte, se vogliamo, lo stesso ‘alfabeto’ – risultato di una lunghissima evoluzione – non è altro che un ‘sistema di scrittura’ che rappresenta i suoni di una lingua, ciascuno con un particolare segno. Cfr. Storia della Scrittura, Fondazione F. e Z. Giulietti ed i contributi di I. J. Gelb, M. Cohen, J. G. Février, H. Jensen. 8 Il metodo di elettrizzazione per strofinio dell’ambra (in greco electron da cui la parola elettricità) risale al VI secolo a. C. (Talete da Mileto 624-546). Magnetismo deriva invece dal nome dell’antica città Magnesia (zona della Tessaglia a Sud della Valle di Tempe) nei dintorni della quale si trovava in grande quantità il minerale di ferro avente la proprietà di attrarre. Il legame fra campi elettrici veri e propri e magnetismo indotto portò ad innumerevoili applicazioni a partire dalla fine del 1700. 9 Cfr. W. GILBERT, De Magnete, Magneticisque Corporibus et de Magno Magnete Tellure. A tale proposito facciamo presente che la Bussola Magnetica il cui ago si dispone secondo le linee di forza del Campo Magnetico Terrestre – che tradizionalmente si attribuisce all’amalfitano Flavio Gioia (forse mai esistito) e che invece è sicuramente precedente – ha ispirato, a nostro avviso, le realizzazioni di alcuni telegrafi elettromagnetici a quadrante ed aghi multipli, una volta compreso il nesso fra elettricità e magnetismo. Cfr. M. UGLIANO, Dalla bussola magnetica al telegrafo. 10 Amico e collega di H. Briggs (1556-1631) si interessò di logaritmi e trigonometria. Sull’impiego della sua Scala Logaritmica (1620) si basa il funzionamento del Regolo Calcolatore diffuso in Italia nel 1901 da Quintino Sella ingegnere e famoso uomo politico. Per una riproduzione dello strumento di calcolo ormai in disuso vedi Figura 1, mentre per una descrizione particolareggiata cfr. M. UGLIANO, Numeri. A Robert Hooke (1635-1703) si devono un centinaio di invenzioni in diversi settori e numerosi strumenti e dispositivi fra i quali le molle a spirale per i bilancieri degli orologi meccanici, il perfezionamento del microscopio e la scoperta della cellula. Nel campo della telefonia meccanica mise a punto (1668) un congegno dove le vibrazioni di una membrana venivano trasmesse lungo un filo metallico ad un secondo diaframma che le riproduceva11. Il fisico francese Claude Chappe (1763-1805) nel 1792 stabilì un codice basato sulle diverse posizioni di due o tre regoli di legno denominato ‘telegrafo aereo’12; trattavasi di un mezzo ottico costituito da lunghissimi supporti girevoli con all’estremità delle aste (bracci mobili) comandati da fili e carrucole che assumevano varie collocazioni convenute. Nel 1794, insieme con i fratelli Ignace e Abram, dette vita alla prima linea con tale sistema da Parigi a Lille (16 stazioni per 14 km, posizionate su torri o zone alte)13. Una serie di circostanze sfavorevoli determinarono rapidamente la fine dell’esperimento. I messaggi e gli ordini del Governo francese che si riusciva a trasmettere erano elementari, ma comunque in quel momento non c’era di meglio; fino ad allora le notizie viaggiavano con il ‘messaggero’ ed alla velocità che quest’ultimo era in grado di raggiungere con i mezzi disponibili. Non a caso la parola ‘comunicazione’ è stata ed è frequentemente usata con riferimento a strade, ponti, rotte navali ed aeree, etc. Altro precursore della telegrafia ottica fu Piciochi Esteban Oscar14. A ll’inizio del secolo diciottesimo diversi specialisti cominciarono ad interessarsi di fenomeni elettrici ed ipotesi ed intuizioni spesso si intrecciano e si sovrappongono in maniera incredibile (considerando le distanze, le difficoltà di entrare in contatti ed il fatto che all’epoca fra una geniale invenzione, il brevetto 11 Cfr. R. HOOKE, Micrographia (1665), Posthumous Works (1705), Philosophical Observations and Experiments (1726). 12 La parola Telegrafo deriva dal greco lontano e scrivo; sembra che tale denominazione venne coniata dal Mist nel 1793 proprio per il sistema di C. Chappe. Gli apparecchi ad aghi del Wheatstone e soprattutto quello di Foy-Bréguet riproducono, in pratica, i segnali del telegrafo di Chappe. Alcuni studiosi ritengono che i codici con piccole barre (equivalenti a trattini) variamente inclinate, incrociate e comunque disposte farebbero riferimento ad una scrittura rinvenuta su una lapide ritrovata sull’Acropoli di Atene risalente al 400-350 a. C. Cfr. MERRIAM, Telegraphing among the ancient; K. FAULMANN, Illustrirte Gesch der Schift, Gesch. U. Literatut der Stenographie, Phonography. Osservando con attenzione il codice di C. Chappe a tre regoli, a nostro avviso, vi sono maggiori analogie con un testo cuneiforme molto precedente (XVII° sec. a. C.) scritto su una tavoletta di argilla da Hattusili I, fondatore dell’Impero Ittito di lingua accadico. Cfr. M. UGLIANO, Miscellanea [vedi Figura 2]. Anche nella scrittura cinese l’informazione si concretizza nell’antichissima ideografia imperniata sui trattini. Questi ultimi, insieme ai punti sono stati sempre usati per la loro brevità e la rappresentazione precisa e veloce per scrivere (scrittura latina ed ebraica; Glossa; franc-maçon), per abbreviare (tachigrafia), per dipingere quali segni semplici e riassuntivi con valori e significati ben più pregnanti (W. Kandinskij, P. Klee, P. Mondrian). Cfr. P. Bales; E. Reginald; C. Barbier; L. Braille; A. Würt; S. T. Hudaverdoglu. 14 Cfr. F. Hipolito Uzal (1982). 13 Fig. 2 - Scrittura cuneiforme, lingua Accadico RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 24 e la relativa commercializzazione e divulgazione i tempi erano lunghissimi), ma dobbiamo arrivare almeno alla metà per le prime esperienze concrete con B. Franklin (1706-1790), inventore del notissimo parafulmine nel 175215. Una complicata ma funzionale e tecnicamente valida realizzazione – basata su impulsi e variazioni di corrente – si deve a P. Ch. Lesage (1724-1803) di Ginevra, nel 1774, ma prevedeva un filo elettrico per ciascuna delle 24 lettere dell’alfabeto più quello di chiusura del circuito16. C. A. Coulomb (1736-1806) scoprì la legge di attrazione delle cariche elettriche nel 1785 (le cariche di segno opposto erano state individuate dal Du Fay nel 1733). J. Watt (1736-1819)17 riuscì a mettere a confronto la sua importantissima unità di misura che riguarda la potenza necessaria per compiere il lavoro di 1 joule in 1 secondo con quella di un circuito elettrico alimentato dalla tensione di 1 volt e percorso dalla corrente di 1 ampère. L. Galvani (17371798) si dedicò in maniera particolare all’elettrofisiologia. La famosa pila18 a colonna di A. Volta (1745-1827) 19 fu presentata nel 1799. J. G. Bohenenberger (1765-1831) ideò un elettrometro e preparò varie applicazioni trigonometriche. Verso il 1820 si hanno gli esperimenti – dai quali trasse ispirazione il Morse – di A. M. Ampère (1775-1836) e subito dopo quelli di H. C. Öersted (1777-1851) sempre sulle relazioni fra elettricità e magnetismo. Karl Friedrich Gauss (1777-1855) 20 importantissimo matematico, fisico ed astronomo, si occupò della telegrafia elettromagnetica insieme con il Weber21, K. A. Steinheil e C. Matteucci22. La legge di G. S. Ohm (1787-1854) propriamente detta è del 1827; successive quelle sempre di Ohm magnetica e termica e quella derivata di Neumann sull’Induttanza. A. C. Becquerel (17881878) costruì contemporaneamente a J. F. Daniell un accumulatore23 e nel 1865 evidenziò l’effetto fotovoltaico. Samuel Morse (1791-1872)24 con l’invenzione Ricordiamo ancora, in quegli stessi anni, il fisico inglese Stephen Gray che nel 1729 insieme al Wheeler si era interessato di elettricità; R. A. Réaumur (1683-1757) inventò il termometro ad 15 alcool nel 1734 e compì notevoli ed interessanti studi oltre che sull’elettrologia, in molti campi (tentativi per ottenere perle, cristallizzazione dei metalli, resistenza delle corde ritorte, porcellana, seta dei ragni, incubazione artificiale, allevamenti di insetti, etc.); J. A. Nollet (1700-1770) allievo di Réaumur, scoprì l’endosmosi (cfr. Ricerche sopra le cause particolari dei fenomeni elettrici); G. L. Buffon (1707-1788) autore nel 1749 della famosa opera Histoire de la Terre dove faceva le sue considerazioni su alcuni fenomeni; J. Rasden (17351800) fu costruttore di strumenti vari di precisione; C. F. Du Fay (1698-1739) nel 1733 scoprì le cariche di segno opposto; W. Watson (17151787) perfezionò la bottiglia di Leyda – prototipo di condensatore elettrostatico – ricoprendone le pareti di metallo ed assodando la propagazione quasi istantanea dell’elettricità nei conduttori (velocità in seguito verificata molto simile a quella della luce) - vedi nota 28 e 32. 16 Solo molto più tardi (1838) K. A. Steinheil capì che attraverso la terra – alla quale si assegna convenzionalmente potenziale 0 – si poteva chiudere il circuito eliminando, così, almeno uno dei collegamenti necessari. 17 Il Watt, in effetti, si era dedicato a ricerche in questo campo ma era diventato famoso per la macchina a vapore. 18 Pile o accumulatori – messe a punto fra il 1863 ed il 1891 – furono quelle di Wollaston, dell’italiano D’Amico, Bunsen, Leclanchè (a secco), Latimer-Clark, Grove, Grenet-Poggendorff, MariéDavy, Weston. Successivi i generatori statici di energia elettrica (voltaica, fotoelettronica, solare, radioattiva, termoelettrica, atomica). 19 Altri studi del Volta riguardano soprattutto l’elettrologia di cui è considerato il fondatore ed in particolare le forze elettromotrici (f.e.m.) fra metalli diversi, un differente elettroscopio, un elettroforo ed una pistola che evidenziava la violenta combinazione chimica fra opportuni gas come l’idrogeno e l’ossigeno innescata da una scintilla elettrica. 20 Cfr. K. F. GAUSS, Disquisitiones Aritmeticae (1801), Theoria Motus Corporum Coelestium in Sectionibus Conicis Solem Ambientium (1809), Allgemeine Theorie des Erdmagnetismus (1839), Dioptrische Untersuchungen (1840). 21 W. E. Weber (1804-1891) si interessò del magnetismo terrestre, costruì il Magnetometro ed un prototipo di telegrafo. Studiò applicazioni matematiche trovando una non ben definita grandezza pari alla velocità della luce per la radice di 2. Proprio da queste ricerche il Maxwell (vedi nota 37) dedusse che anche la luce è un processo elettromagnetico. 22 C. Matteucci (1811-1868) si occupò di elettrofisiologia e di elettrochimica. Ebbe contatti con J. Arago ed E. Becquerel. 23 Quello di P. Daniell del 1836 trovò la maggiore applicazione proprio per le trasmissioni telegrafiche per le sue specifiche caratteristiche. 24 Morse Samuel Finley Breese si laureò a Yale nel 1810 e l’anno successivo studiò pittura in Inghilterra con B. West e W. Allston; l’influenza sul Morse della scuola inglese di quegli anni fu notevole (cfr. Il Marchese de la Fayette del 1921). Nel 1826 fondò a N. Y. una società di Belle Arti che sarebbe poi diventata la National Academy of Design. Fu direttore tecnico della New Foundland Telegraph Co. e professore di storia naturale nello Yale College di New Hawen. Oltre al telegrafo brevettò altre invenzioni minori e si intressò di che 31 . Halske Johann Georg (18141890), operaio meccanico, si unì a Böttcher per fondare una società per la messa a punto di apparecchi e poi con Siemens per dar vita ad uno stabilimento di costruzioni telegrafiche, la “Siemens und Halske”. L’italiano Giovanni Caselli (18151891) escogitò il ‘Pantelegrafo’ per l’invio a mezzo filo di scritti e figure (vedi nota 71). W. Siemens (1816-1892) elaborò l’unità di conduttanza insieme con i suoi due soci J. G. Halske e J. S. Schuckert (1846-1895) il quale, a sua volta, progettò gli impianti elettrici di grandi città come Amburgo e Brema. J. P. Joule (1818-1889) sperimentò il ben noto ef- dagherrotipia. Cfr. Appletons’ Cyclopaedia of American Biography; The National Cyclopaedya of American Biography; Contemporary American Biography; F. B. Dexter; H. T. Tuckerman; J. S. Chamberlain; B. J. Lossing. 25 Cfr. S. MORSE, Letter...giving a brief history of the telegraph since 1838; Experiments made with one hundred.... (In The American Journal of Science and Arts): A letter relative to the magnetic telegraph. 26 Si interessò anche della liquefazione di alcuni gas e di elettrolisi. Cfr. M. FARADAY, Experimental researches on electricity. 27 Si devono a lui uno Stereoscopio (1838), un dispositivo per la sincronizzazione di orologi posti a grande distanza (1840) ed un particolare (vedi nota 33) ‘ponte’ (introdusse il vocabolo reostato). Inventò una macchina criptografica riuscendo a decifrare molti manoscritti del British Museum di Londra. Cfr. C. WHEATSTONE, Scientific Papers (1879). 28 L’elettricità nei conduttori viaggia a circa 300.000 km al secondo che è più o meno la velocità della luce. Il Wheatstone fu il primo a misurare la velocità di una scarica elettrica attraverso un filo con la tecnica degli specchi rotanti poi usata da Foucault e Fizeau. 29 Il telegrafo elettromagnetico a quadrante Wheatstone & Cooke si diffuse in Gran Bretagna nel 1837. Per la prima volta veniva usato un relè come amplificatore di corrente. Il codice era a 5 elementi; l’invio di segnali avveniva contemporaneamente sui 5 diversi circuiti che provocavano lo spostamento di 5 aghi calamitati (vedi nota 13). 30 La Telegrafia Armonica è basata sull’impiego di correnti alternate di frequenze diverse. Invece, la zona dei primi nastri usati nelle comunicazioni telegrafiche veniva preparata con dei perforatori costituiti da tre tasti uno per il punto, uno per la linea ed uno per lo spazio e cinque punzoni, sempre per aumentare la velocità e ridurre le perdite. Una riproduzione della Zona Perforata Wheatstone a 5 unità, corrispondente alla parola ‘telegrafia’ è riprodotta in M. UGLIANO, La scrittura dei ciechi ed i moderni ritrovati.. 31 Cfr. C. G. PAGE, History of Induction, 1867. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI del telegrafo e del relativo codice internazionale divenne rapidamente noto in tutto il mondo25 e solo recentemente il suo Sistema è stato messo in disparte nelle comunicazioni odierne perché sostituito da metodi più attuali. Le valutazioni di M. Faraday (17911867)26 su fatti e fenomenologie autoinduttive (gabbia, effetto F., campi, disco [dal quale derivò quello di Barlow], linee di flusso) partono dal 1831, mentre K. A. Steinheil (1801-1870), allievo di K. F. Gauss, ottico di professione, apportò integrazioni al telegrafo e, già nel 1838, aveva scoperto la grande possibilità di ridurre ad uno solo i fili di collegamento fra due stazioni, chiudendo il circuito attraverso la terra. J. Plüker (1801-1868) si interessò di elettricità, magnetismo, raggi catodici, scariche elettriche nei gas ma fece anche una revisione della geometria analitica e proiettiva introducendo le cosiddette coordinate plückeriane omogenee. Il fisico britannico Charles Wheatstone (1802-1875)27 prima fabbricante di strumenti musicali, si appassionò anche all’ottica ed all’acustica. Ideò lo stereoscopio e costruì un dispositivo per misurare la velocità della luce. Perfezionò l’apparecchiatura (ponte) per la stima di resistenze elettriche dovuto a S. H. Christy. Oltre a moltissimi lavori perfino sulla velocità di propagazione della corrente28, inventò il ‘telegrafo ad ago’29 nel 1835; il ‘telegrafo a quadrante’ nel 1840; il ‘telegrafo stampatore’ nel 1841 nonché le prime ricetrasmittenti; curò la trasmissione con sistema a correnti invertite30. Il suo apparecchio richiedeva 5 fili di collegamento ed il carattere trasmesso veniva indicato dalle direzioni assunte da due dei cinque aghi. L’apparato di Foy-Bréguet del 1845 riproduceva praticamente – con il movimento degli indici – i segnali del telegrafo di Chappe; quello di Wheatstone & Cooke (1837) si basava sempre su un codice a cinque elementi (vedi nota 29); quello di L. Bréguet a ‘scappamento’ del 1847 venne adottato in Italia dalle Ferrovie della Toscana. H. D. Ruhmkorff (1803-1877) prestò la sua attenzione al ‘rocchetto di induzione’. C. G. Page (1812-1868) approntò modelli di macchine elettromagneti- 25 fetto di riscaldamento dei conduttori32. R. Du Boys (1818-1896) si interessò di elettrofisiologia e di una derivazione del rocchetto di Ruhmkorff. J. B. L. Foucault (1819-1868) verso il 1851 notò le correnti parassite che si generano per induzione elettromagnetica nei corpi a conducibilità non nulla in movimento in un campo magnetico variabile e che per contrastare la causa che le ha prodotte provocano dissipazione di energia sotto forma di calore (effetto Jaule). A. E. Becquerel (1820-1891) si impegnò nel campo della spettroscopia; G. R. Kirchoff (1824-1887) si occupò in particolare delle leggi sulla distribuzione dell’elettricità nelle reti33. Kelvin W. Thomson (1824-1907) compì studi nel settore dell’elettrofisica e sulla natura oscillatoria delle correnti elettriche, ma soprattutto nella telegrafia sottomarina34 e sulla deformazione degli impulsi di tensione che si propagano lungo una linea; propose un altro tipo di elettrometro. David Edward Hughes (1831-1900) nel 1854 predispose un telegrafo scrivente (peraltro già immaginato da K. F. Gauss e W. E. Weber fin dal 1833) diffuso dalla Western Union Telegraph Company, un microfono a carbone ed una bilancia d’induzione. Precursore della radiotelegrafia, nel 1879 preparò un ‘coherer’35. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI N 26 el 1830, intanto, ad opera di J. N. Niepce e L. J. Daguerre veniva fondata la prima Société Photographique36. Anche la stampa, nel frattempo, risentì dei profondi mutamenti tecnologici e della rapida evoluzione del progresso scientifico: dall’invenzione di J. Gutenberg (1400-1468) si ebbero vari cambiamenti e trasformazioni. In particolare nel 1798 Nicolas-Louis Robert inventò un procedimento per velocizzare la produzione della carta (e quindi abbassare i costi) mentre nel 1814 F. Koenig con la sua macchina a vapore applicata al torchio da stampa fece passare da 250 a 1100 fogli all’ora; nel 1828 A. Applegath ed E. Copper arrivarono a 8000; nel 1885 Ottmar Mergenthaler diede una rilevante svolta alla composizione dei caratteri con la sua Linotype. Negli stessi anni abbiamo ancora J. C. Maxwell (1831-1879)37 che fra le altre cose (vedi nota 33) svolse indagini sulla diffusione nello spazio di onde elettromagnetiche; A. Pacinotti (1841-1912) lavorò su un tipo di anello all’interno del quale avvengono fenomeni elettrici particolari; H. Aron (1845-1913) mise a Erano già conosciute le qualità del rame. La parola deriva dal latino cuprum a sua volta proveniente dal greco cyprum perché il metallo era abbondante a Cipro. È un elemento metallico (Tavola periodica di Mendeleev) di simbolo Cu, massa atomica 65,54 e numero atomico 29 con caratteristiche di malleabilità e duttilità, buon conduttore di calore e soprattutto di elettricità. Le leghe rame-cadmio dette anche ‘bronzi telefonici’ sono usate in elettrotecnica per cavi, linee telefoniche e telegrafiche, conduttori aerei, avvolgimenti di motori, trasformatori, elettrocalamite, etc. Norme CEI e UNI ne prevedono vari tipi con percentuali e tenori diversi. Oggi le fibre ottiche consentono di trasmettere segnali luminosi a distanza con basse perdite ed immuni da disturbi, ma si tratta di tecnologie molto costose (perfino videocomunicazione, canali tematici satellitari ed altre opzioni). Cfr. anche P. PINCETI, Scada per Sistemi Elettrici. 33 Insieme a Kirchoff, Wheatstone e Maxwell, moltissimi studiosi si sono interessati alle particolari caratteristiche delle ‘reti’ e dei ‘ponti’ elettrici; fra essi menzioniamo: Christy, De Sauty, Wien, Hay, Owen, Schering, Siemens, Robinson, Sacerdote, Chiodi, Anderson, Carey-Foster, Heaviside-Campbell, Kelvin-Warley, Kühle, Wagner, Graetz, Kohirausch, Fresnel (ponti radio), etc. Cfr. D. S. LUPPOLD, Precision DC measurements and standards; B. HAGUE, Alternating current bridge methods; B. M. OLIVER-J. M. CAGE, Electronic measurements and instrumentation. 34 Il primo cavo telegrafico sottomarino fu posto dal Morse nel 1842 nel porto di New York. Il “codice dei cavi” era una variante del Morse ottenuto sostituendo le linee corrispondenti ad impulsi prolungati di corrente, con punti di polarità invertita per le trasmissioni sottomarine (cablogrammi) dove – a causa delle lunghe distanze – la dispersione e la distorsione generavano disturbi (vedi note 30 e 68). 35 G. Marconi in un suo esperimento di comunicazione a distanza per mezzo di radioonde nel 1894, adoperò un Coherer (coesore inventato dall’italiano Onesti Calzecchi) come ricevitore (vedi anche nota 48); altri rivelatori naturali usati nelle prime apparecchiature radio furono la galena e la pirite fino ad arrivare alle valvole termoioniche. 36 Il termine Fotografia fu introdotto dall’astronomo F. W. Herschel (1792-1871) mentre W. Talbot (1800-1877) con il processo di Talbotipìa riuscì a stampare più copie su carta partendo da un solo negativo. 37 Al Maxwell, oltre ad importantissimi studi in vari settori, si deve la teoria corretta, sistematica e matematicamente descritta ed inquadrata (equazioni) di tutto il complesso dei fenomenti elettromagnetici (1860). Per maggiori notizie cfr. M. UGLIANO, Informazione e Comunicazione moderna. 32 (Fine della prima parte - continua) 38 Consiste in un comportamento particolare della luce polarizzata che attraversa un gas posto in un intenso campo magnetico; cfr. D. MACALUSO, Sulla costituzione della Materia; Introduzione alla Termodinamica. 39 Il Codice Morse (a numero variabile di componenti) ed il codice Baudot (a numero fisso di elementi - 32 combinazioni per 60 segnali) sono usati internazionalmente e normalizzati dal CCITT (Comité Consultatif de Télégraphie et Téléfonie). La variante del secondo, adatto alle telescriventi, è detto a 7 unità perché si hanno altre due zone (la prima e l’ultima) aventi rispettivamente le funzioni di avviso di partenza e di arresto (vedi Figura 3). Oltre al Comitato sopra citato, vi sono vari Enti (DIN, EIA, IEEE, etc.) preposti alla stesura di schemi, i quali recepiscono esigenze di mercato, di sicurezza o legislative e mediante i lavori di apposite Commissioni di esperti, elaborano prima Fig. 3 - Codice Baudot a 7 unità proposte provvisorie e poi testi definitivi. ISOOSI (International Organization-Open System Interconnection) è, invece, l’Organizzazione Internazionale di Standard e Protocolli per l’interconnessione di Sistemi Aperti. 40 Unito al suo spazio. Considerando che il trattino corrisponde a 3 punti si può dedurre il tempo necessario ed indispensabile per le trasmissioni. Attualmente viene usato anche il bps (bit per secondo) per definire la velocità di invio dell’informazione ma in alcuni casi si continua ad utilizzare il Baud che indica il numero di variazioni del segnale al secondo. Se detto segnale è binario (binary-digit), praticamente coincide con il numero di bit al secondo. Nelle moderne trasmissioni seriali nelle quali ci si serve di un’unica linea in cui la codifica binaria delle informazioni viene inviata un bit dopo l’altro, ogni carattere trasferito deve avere una cadenza nota e regolare che viene detta Baud rate da cui dipende la velocità di trasporto. Tali trasmissioni sono molto diffuse e le interfacce si basano su circuiti integrati LSI detti USART acronimo di Universal Synchronous Asynchronous Receiver/ Transmitter. 41 La posa di cavi sottomarini tra Francia ed Inghilterra risale al 1851; tra Inghilterra ed Irlanda al 1853; tra Europa e Terranova al 1858 (vedi nota 34). Nel 1866 venne posto il primo cavo sottomarino transatlantico. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI punto un regolatore ed un metodo di misura della potenza reale (inserzione Aron). D. Macaluso (1845-1932) esaminò congiuntamente a O. M. Corbino (da cui effetto38 Macaluso-Corbino) e G. Rasetti le applicazioni industriali dell’elettricità. Émile Baud (1845-1903) fra il 1874 ed il 1878 perfezionò un apparato di telegrafia multipla con dispositivo stampante a 5 oppure 7 unità con apposito codice (sostituito più tardi dalla telescrivente) e brevettato nel 187439. L’unità di misura della frequenza di trasmissione telegrafica è proprio il Baud che più precisamente rappresenta il reciproco della durata del segnale minimo fondamentale che è di ‘un punto’40 al secondo. Costruì nel 1894 un ri(ce)trasmettitore automatico che permetteva al gruppo di acquisire una portata teoricamente illimitata. Il sistema Baudot fu applicato al servizio con cavi sottomarini (Picard)41 e via radio (Verdan) e risulta caratterizzato dal fatto che per ciascun collegamento fra due apparecchi telegrafici si hanno vari settori i quali, alternativamente e con ritmo costante, effettuano le operazioni di invio, ricezione e stampa, sfasate in modo tale che la linea sia sempre in periodo di emissione per successive coppie di apparecchi. L’unità di velocità corrisponde al passaggio di un ‘punto’ Morse ed esprime l’inverso del tempo di durata del segnale. La ‘linea’ Morse (che a sua volta equivale a tre punti) vale tre Baud. Nel codice Baudot ogni simbolo rappresenta 1 Baud. 27 PER ANNA MARIA TROMBETTI, STENOGRAFA E POETESSA, “SON TORNATI A FIORIR… GLI STORNELLI” Il 19 agosto scorso (come preannunciato dal quotidiano beneventano “Il Sannio” e dalla sulla pagina locale del “Mattino”), è stato presentato in anteprima a Paduli (BN) il libro di Anna Maria Trombetti: Son tornati a fiorir…gli Stornelli. Rivisitazione tematico-linguistica e rilancio della più breve forma di componimento poetico italiano. Relatori: il Sindaco Dott. Giovanni De Gennaro, il Rev. Davide Panella, storico, docente di filosofia e scrittore, e il Prof. Arnaldo Tretola, filosofo e oratore di larga fama per la grande cultura classica e l’attivo impegno sociale e politico. Ha coordinato il Dott. Luigi Bocchino, decano dei Sindaci d’Italia e noto per la sua specchiata attività amministrativa al Comune di Apice, durata ininterrottamente un cinquantennio. Il libro, edito dall’Aracne, Roma, si compone di un Saggio e di un Rimario floreale (2700 voci) ed è corredato della prestigiosa prefazione di Lucio Villari. Il suo esordio nella comunità della provincia beneventana ha riscosso molto successo ed ha procurato all’autrice lusinghieri apprezzamenti insieme con l’invito a diffondere nelle scuole e nei circoli letterari la novità di cui essa è portatrice a livello nazionale: un messaggio poetico di grande portata sociale sia per le tematiche di cui si sostanzia sia per l’impianto, stilisticamente riveduto, di poesia breve in forma di stornello. Non lo stornello tout-court del folclore tosco-romano di altri tempi – nel cui solco pur s’inserisce per storica tradizione e continuità di spirito gioioso e vitale – ma una nuova sua versione colta, di puro ed elegante stampo italiano, che ha già dato vita ad un migliaio di originali e singolari esemplari: tra questi, il testo commemorativo dei Caduti padulesi, che insignisce il Monumento omonimo collegando direttamente l’italianissima terzina ai più alti valori civili nazionali. L’autrice, nota articolista della nostra Rivista, dove ha pubblicato e pubblica articoli inerenti soprattutto la sua attività di resocontista stenografa ai Congressi e Convegni organizzati dai vari Enti stenografici italiani, in un’occasione relativamente recente (vedi n. 62 ottobre-dicembre 2003), è stata essa stessa oggetto di un interessante articolo che ha illustrato l’unicità e la proficuità della sua scoperta poetica. Bene ha detto, a proposito di questa operazione di recupero e di rilancio del più breve componimento poetico italiano e dei suoi risvolti letterari, sociali ed etici, il coordinatore dell’incontro padulese: “L’opera di Anna Maria Trombetti (…) diventa un principio sistematico di dare risposta alle istanze linguistiche e comunicative dell’epoca presente. Assumendo dignità d’arte, può essere validamente riproposta alla società di oggi come messaggio di valore, di serietà e di impegno morale”. Un giudizio che conferma appieno quanto leggiamo sul retro-copertina del libro: “Nel presente saggio (…) l’autrice evidenzia la polifunzionalità dello schema formale dello Stornello, individuando in questo uno strumento linguistico agile, duttile, ultrasintetico, capace di inserirsi nella moderna multimedialità dei messaggi fortemente significativi”. Il volume – corredato di tavole illustrate e di motivi musicali “raccolti” da fonti dirette o di inedita composizione – può essere acquistato tramite le librerie (che lo ordineranno alla casa editrice). Si può anche farne richiesta alla stessa autrice (tel. 065005706 - email: [email protected]), la quale tiene a dichiarare la sua assoluta estraneità agli aspetti commerciali della distribuzione, standole a cuore solo il favorevole accoglimento degli amici ed estimatori d’Italia. Tamara Bertanni di PAOLO A. PAGANINI Il frontespizio del trattato “Steganographia”, scritto nel 1499 dal monaco benedettino Johannes Tritemius RIVISTA DEGLI STENOGRAFI possibile che la stenografia, contraendosi sempre più il suo utilizzo, diventi una specie di criptografia, come molte scritture antiche, diventate illeggibili, o come una forma di scrittura segreta (steganografia)? La domanda è provocatoria, come tutti i paradossi, ma ha qualcosa di vero. Molti usano la stenografia per appunti riservati, per occultare il significato a quanti non posseggano la chiave di lettura. Durante l’ultima grande guerra, molti soldati comunicavano di nascosto dal fronte notizie riservate e informazioni militari (altrimenti censurate da apposite commissioni) facendo innocui ghirigori (stenografici) a mo’ di decorazioni. Analogamente avveniva talvolta sui pacchi mandati dalle famiglie ai propri cari nei campi di prigionia. Ma diciamo subito: finché esistono grammatiche e dizionari, non si può parlare in senso stretto di criptografia. Vediamo, un po’ più da vicino, il significato di queste parole, così ci capiamo meglio. z Stenografia, come tutti sappiamo, vuol dire “scrittura stretta”, cioè sintetica, dal greco stenòs (ristretto, angusto) e gràfein (scrivere, disegnare), e indica una “scrittura manuale fondata sull’uso di particolari segni abbreviativi della parola e della frase” (“Dizionario della lingua italiana”, Devoto/Oli); e, ancora: “Tecnica di scrittura manuale sintetica e semplificata rispetto a quella alfabetica, che si attua mediante l’uso di segni convenzionali per l’abbreviazione di sillabe, parole o frasi” (“Dizionario della lingua italiana”, Sabatini Coletti). z Criptografia o crittografia, dal greco kryptòs (nascosto) e gràfein (scrivere).“Scrittura convenzionale segreta, che può essere decifrata solo da chi sia a conoscenza del codice” (Op. cit. Devoto/Oli). Spesso confusa con la stenografia, la crittografia ha lo scopo di occultare i propri pensieri. Ma, “ se anche la stenografia è per i profani una specie di crittografia, prosegue mezzi e fini diametralmente diversi (…). Divenuta di moda (la crittografia) specie nel Medioevo, spesso i copisti di manoscritti si compiacevano di nascondere i loro nomi cambiando l’ordine delle lettere e delle sillabe(...) In Italia, culla della diplomazia, fu spesso adoperata dalla Repubblica Veneta nella corrispondenza diplomatica (Francesco Giulietti, “Storia delle scritture veloci”). lingua E’ z Steganografia deriva dal greco steganòs (nascosto) e gràfein (scrivere). Si tratta di una tecnica, applicata dalla notte dei tempi, ma che i dizionari comuni non si degnano di registrare. Il religioso tedesco Johannes Trithemius (il dotto abate benedettino, 1462-1516, entrato nella storia della stenografia per essere stato lo scopritore delle Note Tironiane), nel 1499, scrisse il trattato “Steganographia” in tre libri, con l’illustrazione delle tecniche basilari di codifica del testo e con messaggi goliardici più o meno irriverenti nascosti nel testo. Gli steganogrammi del monaco costarono la messa all’indice dell’opera nel 1609. Ma la tecnica proseguì, e prosegue ancora oggi, pur con metodi diversi. Osama Bin Laden avrebbe più volte nascosto i propri comunicati del terrore via Internet dentro musica in formato MP3 o dentro immagini pornografiche: qui i messaggi vengono nascosti dopo avere alterato in modo impercettibile il colore, che all’occhio risulta integro. Alcune tecniche in rete, ancor più avanzate, utilizzano la steganografia, incastonando disegni in immagini bianche. Il disegno in realtà è rappresentato da pixel che hanno un valore numerico minimamente diverso dal bianco, che l’occhio umano non è in grado di percepire. Il fascino misterioso dell’occulto ha sempre affascinato tutti, in ogni tempo. Noi stessi, da bambini, non ci divertivamo a scrivere con il succo di limone messaggi segreti, che venivano poi rivelati soltanto scaldando il foglio? Fuori la Strane parentele: stenografia, criptografia e steganografia 29 S 30 navig@ndo RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Pubblicità mirata Quando condividere i propri dati personali e quando no di INDRO NERI i fa un gran parlare di violazioni di privacy su Internet ed in effetti la Rete delle reti può essere tuttora considerata alla stregua di un Far West dove la legge non arriva. Questo si deve soprattutto al fatto che Internet è uno strumento sovrannazionale, ancora poco regolato, e sfugge alle maglie della giustizia locale. Fra il rischio di imbattersi in siti di dubbio gusto quando non decisamente illegali (e per farlo talvolta basta semplicemente invertire per sbaglio una lettera in un indirizzo elettronico), pericolo di infezioni e posta spazzatura, collegarsi ad Internet è diventato insomma davvero un’avventura. L’ultimo “assalto alla diligenza” in ordine di tempo viene sferrato da programmi, che come veri e propri virus si installano a nostra insaputa sul computer, e che vanno sotto il nome inglese di spyware (“programma spia”), spybot (“spia robot”), badware (“malware” nella versione italiana), o trojanware (dal nome di un tipo di virus, quello cosiddetto dei cavalli di Troia, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo). L o spyware – che rappresenta una minaccia relativamente nuova non ancora filtrata dalla maggior parte dei programmi antivirus – è la versione “andata a male” di un altra tipologia di programmi – più legittimi quando agiscono allo scoperto – conosciuti come adware (termine che è la contrazione di “Advertising-supported software” ovvero “programma finanziato dalla pubblicità”) il cui scopo, a differenza dei virus, non è quello di danneggiare le informazioni contenute nel computer infettato, quanto quello di presentare “consigli per gli acquisti” a chi utilizza determinati programmi (generalmente gratuiti) o visita particolari pagine elettroniche. Un po’ come le televisioni private: niente canone, ma spot promozionali. Lo spyware si autoinstalla scaricando per esempio suonerie per cellulari, aggiornamenti non ufficiali per il programma di navigazione Internet Explorer, o programmi di libero dominio (shareware) di dubbia provenienza. È purtroppo però sempre più frequente rimanere infettati da un programma spia semplicemente visitando una pagina elettronica (soprattutto se il proprio computer non è adeguatamente protetto da possibili attacchi esterni). Gli spyware sono ad oggi circa cinquecento ed hanno nomi come 3rdEye (“Terzo occhio”), Activity Logger (“Registratore di attività’”), o AdBreak (“Interruzione pubblicitaria”). Il loro compito è quello di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili su chi usa il computer infettato, per poi inviarle a terzi tramite il collegamento ad Internet. Queste informazioni (nome, cognome, indirizzo di posta elettronica, programmi utilizzati sul proprio computer, pagine elettroniche visitate, ed altri dati statistici) forniscono a chi le riceve un preciso “profilo commerciale” che viene poi utilizzato per proporre pubblicità mirata. V olendo tracciare una concisa storia dei programmi spia, dovremmo partire dal cookie, termine che tradotto letteralmente significa “biscotto” ma che nel gergo informatico indica quel documento elettronico contenente informazioni personali, “parcheggiato” sul proprio computer, che permette di essere riconosciuti tutte le volte che torniamo a visitare uno stesso sito Internet. Nato come innovazione tecnologica per la versione 1.0 del programma di navigazione Netscape, il cookie è semplicemente un file che registra i propri dati e le pagine visitate per poter personalizzare la visita la volta successiva. Quante volte è capitato di tornare su un sito Internet e trovare una scritta di benvenuto seguita dal proprio nome di battesimo? Tutto merito di un cookie che ha permesso al computer di “riconoscervi”. Un’analogia appropriata è quella del- la tintoria. Portando un capo da stirare, il negoziante ci dà un biglietto. Tornando con il biglietto si può riprendere il proprio capo stirato. Senza biglietto il tintore non può sapere quale sia il vostro capo di biancheria, né tanto meno se siete entrati per ritirare una camicia o per lasciarne una da stirare. Similmente il cookie si comporta come un biglietto, fungendo da tramite di informazioni tra voi ed il sito Internet. D Q uesta in sintesi la storia evolutiva dei programmi che registrano i propri dati personali. Ma come fare a riconoscere se il proprio computer è stato infettato da uno spyware? Purtroppo non è così facile, poiché moltissimi di questi programmi funzionano “dietro le quinte” senza che il computer mostri segni apparenti di contagio. Ci sono alcuni “sintomi” però che non sfuggono neanche all’occhio del meno esperto ed ai quali bisogna prestare attenzione. Gli spyware per esempio sono costantemente in funzione per catalogare dati ed inviare rapporti tramite Internet sulle vostre preferenze di utilizzo del computer. Tutta questa attività “sotterranea” rallenta sensibilmente le prestazioni dell’elaboratore, facendo sì che talvolta vengano visualizzati messaggi di “errore generico”. Per chi si connette ad Internet tramite linea telefonica, e paga un tanto al minuto, una infezione da spyware può far gonfiare i prezzi del collegamento. Dal momento che la maggior parte dell’attività di “spionaggio” si basa sul memorizzare le pagine elettroniche visitate, gli spyware possono anche interferire con il programma che utilizzate per navigare su Internet modificando la pagina iniziale (home page) ovvero quella che viene mostrata quando il programma viene fatto girare per la prima volta, aggiungendo indirizzi alla lista dei siti preferiti, installando nuove barre di strumenti (specialmente vero per chi utilizza il programma Internet Explorer), oppure ancora causando errori inaspettati nel corso della navigazione. Una delle caratteristiche più fastidiose Il popolare manifesto dell’artista americano Glenn Grohe, commissionato dal Governo statunitense nel 1942 come propaganda antinazista RIVISTA DEGLI STENOGRAFI al cookie ai primi programmi spia il passo è breve. La prima generazione di programmi spia sono stati quelli “di sorveglianza” ad uso e consumo di genitori e datori di lavoro. Installati – ad insaputa di chi usa il computer – permettono di monitorare l’uso che viene fatto dell’elaboratore: registrano documenti letti, scritti, pagine elettroniche visitate, messaggi di posta elettronica inviati, arrivando anche a memorizzare ogni singola lettera che venga digitata sulla tastiera, alla stregua di una videocamera del supermercato che registri senza interruzione quello che succede dentro il negozio. La seconda generazione di programmi spia copre invece un’altra esigenza di mercato, proponendosi come applicazione pratica per pubblicità mirata. Internet ha infatti un enorme (potenziale) vantaggio sulla televisione, ed è quello di permettere la personalizzazione di messaggi promozionali a seconda di chi è collegato. Dalla modificazione genetica di cookie e programmi di sorveglianza, nascono dunque gli adware. Quando però agli adware viene abbinato un comportamento virale, ecco che abbiamo gli spyware. 31 di una infezione da programmi spia, è però quella delle pubblicità cosiddette “pop up”, ovvero quelle pubblicità intrusive che compaiono improvvisamente sullo schermo del proprio computer mentre visitiamo una pagina elettronica. La maggior parte dei siti Internet ha bandito come indesiderato questo tipo di pubblicità, che invece resta tuttora uno dei meccanismi preferiti dai programmi spyware. I l meccanismo è presto svelato con questo esempio: un commerciante di automobili ha ordinato pubblicità ad una agenzia senza scrupoli che utilizza programmi spia; lo stesso programma spia che avete inconsapevolmente installato sul vostro computer scaricando un brano musicale da un sito Internet. Al momento in cui visitate una pagina elettronica che tratta di motori, lo spyware riconosce la “parola chiave” (automobile), ed invia il segnale al computer dell’agenzia che provvede a fare apparire sul vostro schermo la pubblicità del proprio cliente (il commerciante di automobili), sovrapponendosi tra l’altro al legittimo circuito pubblicitario del sito Internet che state visitando e che magari ha bandito le pubblicità pop up dalle proprie offerte. La personalizzazione del messaggio pubblicitario ad un pubblico mirato (promozione di automobili diretta a chi si interessa di motori) è una opzione alquanto allettante per il cliente, e i programmi spia possono ulteriormente filtrare la pubblicità a seconda del “profilo commerciale” che di voi hanno creato, per cui mostreranno la pubblicità di una macchina sportiva al ragazzo ed quella per una berlina sette posti al padre di famiglia. Parallelamente allo sviluppo incontrollato dei programmi spia, sono però stati creati altrettanti programmi che bloccano ed eliminano gli spyware. È la ciclica lotta tra il Bene ed il Male, tra lo sceriffo e i banditi. I programmi anti-spyware, effettuano una scansione completa del proprio computer, trovando ed eliminando gli eventuali spyware installati. Il migliore di questi programmi si chiama Ad-Aware (curioso gioco di parole tra l’altro: aggiungendo una “a” ad adware, il significato cambia da “programma finanziato dalla pubblicità” a “programma che garantisce solo pubblicità legittima”) ed è distribuito gratuitamente da Lavasoft, una piccola casa di software tedesca (www.lavasoft.de). Oltre all’utilizzo di Ad-Aware, un altro metodo per accorgersi della presenza di spyware è quello di impiegare un programma firewall, una specie di “fortino” che, una volta attivato, non solo protegge da attacchi esterni, ma riconosce e segnala tutti i tentativi di accesso ad Internet da parte di programmi illegittimi installati sul nostro computer. S ebbene condividere i propri dati personali su Internet sia, come abbiamo visto, rischioso e necessiti di un po’ di buonsenso, esistono tuttavia casi in cui vi sono dei benefici notevoli. È il caso dei siti Internet che utilizzano un meccanismo di riconoscimento chiamato .NET Passport, messo a punto dalla Microsoft. Inserendo una volta, ed una volta soltanto, i propri dati (nome, cognome, sesso, indirizzo di posta elettronica, data di nascita, lingua, nazione e codice postale, zona di fuso orario, occupazione), questi vengono registrati ed utilizzati come un vero e proprio passaporto, per un più rapido accesso a servizi personalizzati offerti dai siti Internet che fanno parte del circuito. Ed ovviamente per pubblicità mirata, ma stavolta legittima. INDOVINELLI 1 – Commerciante, ma ebreo Pur se conosce bene il suo cliente ed è convinto che potrà pagare, prima della fattura, cautamente, le sue buone misure vuol pigliare. (Buvalello) 4 – Ipocrisia bella e buona! Quando s’imbatte nel Curato, miralo come l’ascolta chino. Tocca il cuore! Ma poi, subito dopo, non si perita di fare – pensa un po’ – il ricettatore! (Fra Nino) 5 – Nonno incitrullito Noto cultore della buona tavola ma… svaporato a segno che attualmente (per quanto non gli manchi certo il liquido) invoca una ciambella avidamente! (Fra Nino) 6 – Resoconto teatrale Da tutti accolta con freddezza, agli occhi miei vi dirò, per essere sincero, ch’è apparso come un vero spettacolo coi fiocchi! (Il duca Borso) I PREMI A quanti risolveranno tutti e sei gli indovinelli sarà inviato uno storico libro di stenografia. Le soluzioni di questa puntata di giochi dovranno pervenire alla Redazione entro il prossimo 30 novembre. Crittografie dantesche (Soluzioni) a cura di GIUSEPPE CAPEZZUOLI quando Tirone incontra Edipo 3 – Mafia Story L’ha preso per il petto e l’hanno messo sotto – è ancor di moda: perciò è rimasto gonfio, uno straccetto… Questo mammasantissima l’assoda! (Adelphos) giochi 1 – E quale è quei che volentieri acquista (Inferno I – 55) 2 – Mai non sentito di cotanto acume (Paradiso I – 84) 3 – Che spesse volte la memoria priva (Purgatorio XXXIII – 125) 4 - … per lo cui ardito gusto / l’umana specie tanto amaro gusta (Paradiso XXXII – 122/123) 5 – Sì che il piè fermo sempre era il più basso (Inferno I – 30) 6 – Folgore par se la via attraversa (Inferno XXV – 81) 7 – O gente umana per volar su nata (Purgatorio XII – 95) 8 – E mangia e bee e dorme e veste panni (Inferno XXIII – 141) (Tiburto) L’angolo dei CRITTOGRAFIE DANTESCHE (Soluzioni capovolte in fondo alla pagina) 2 – Il nipotino fa l’armigero Colle sue mani quel politicone in grande agitazione ci fa stare e quando si promuove Generale ci proibisce perfin di lavorare. 1 – Accaparratore 2 – Ago 3 – Amnesia 4 – Aperitivo 5 – Arrotino 6 – Automobilista 7 – Aviatori 8 – Benestante D opo la pausa estiva dei nostri giochi, coincisa però con l’invito ai nostri Lettori di ricavare un anagramma dal titolo della nostra testata, RIVISTA DEGLI STENOGRAFI (vi rammentiamo che i vostri anagrammi devono pervenire alla Redazione entro la fine del prossimo mese di novembre), riprendiamo i nostri consueti indovinelli a premio. Intanto, per ricominciare, vi proponiamo una nuova puntata di originali crittografie mnemoniche, che Mario Musetti ha pazientemente ricavato dalla “Divina Commedia” e pubblicate su “Domenica Quiz”, di cui forniamo anche le soluzioni. Dopo queste crittografie, che rivelano curiosamente un Dante… enigmista, pubblichiamo la solita mezza dozzina di indovinelli, che metteranno alla prova il vostro intuito (e che vi faranno vincere uno storico volume, se li risolverete tutti e sei).