54_n03 I n tutte le librerie è disponibile il Cd-Rom Storia della scrittura frutto dell’impegno della Fondazione Giulietti. Il Cd-Rom è accompagnato dal volume Storia della scrittura. Dall’età della pietra a internet realizzato per l’occasione nella collana Atlanti Universali Giunti. Insieme i due lavori saranno venduti al prezzo di lire 19.500. P er festeggiare in modo degno con i nostri lettori questo evento editoriale dopo quattro anni di lavoro, la Fondazione Giulietti ha preparato un’offerta unica per gli amici della Rivista degli Stenografi: il Cd-Rom Storia della scrittura, l’atlante Storia della scrittura (96 pagine, interamente illustrato a colori) e il volume Etruschi. Una nuova immagine a cura di Mauro Cristofani, nella speciale edizione aggiornata 2000 (240 pagine a colori di grande formato, in vendita nelle librerie al prezzo di lire 39.000), tutto direttamente a casa vostra al prezzo davvero speciale di lire 39.000 comprese le spese di spedizione. Tutti coloro che aderiranno all’offerta, diventeranno di diritto membri del gruppo Amici della Fondazione Giulietti, usufruendo quindi dei vantaggi riservati ai «veri amici della stenografia». in tutte le librerie " RICEVERE I VOLUMI A CASA PROPRIA Buono d’ordine PER BASTERÀ ORDINARLI IN UNO DEI SEGUENTI MODI I miei dati: Inviatemi in contrassegno, direttamente a casa, i seguenti volumi: Nome Cognome Via n. CAP Prov. Data Città Cd-Rom Storia della scrittura + Storia della scrittura 19.500 + Etruschi. Una nuova immagine 39.000 Contributo per la spedizione 4.900 Totale Tel. Firma 63.400 Al prezzo speciale di lire 39.000 (Euro 20,14) Garanzia «soddisfatti o rimborsati» D.L. 15/1/92 n. 50. 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Strada in Chianti (FI) a cura dello Studio Panda di Firenze Tiratura copie 9.300 Copia non commerciabile C/C postale N. 18025502 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3604 del 22/7/1987 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Fondazione Francesco e Zaira Giulietti per lo studio, la promozione e la divulgazione delle scritture comuni e della stenografia Gabelsberger-Noe Riconosciuta con D.P.R. n. 310 del 19-1-1983 Sede legale Piazzale Donatello 25 - 50132 Firenze Tel. 055.500.00.42 - Fax 055.660.041 Codice fiscale 94010970484 Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65 2 2 Auguri 4 Paolo A. Paganini Tra i fantasmi della storia ora c’è anche la lira 7 Angelo Quitadamo ringrazia gli amici 8 Massimo Ugliano Sistemi a confronto: Gabelsberger-Noe e Cima 10 John Robert Gregg parla della sua stenografia 13 John Robert Gregg La stenografia nei primi secoli della cristianità 16 La stenografia nei primi secoli della cristianità (tavole stenografiche) 17 In preparazione i Campionati Polivalenti di Pesaro 18 Attilio Ottanelli Vitalità della stenografia croata 19 Angelo M. Quitadamo Così ricordo un maestro, mio padre 21 Francesco Ascoli L’opera generosa dei calligrafi tra indifferenza e ostilità 23 Isa Corti Crippa Le tante facce della scrittura araba (seconda puntata) 26 Paolo A. Paganini Fuori la lingua 27 Lia Lovisolo Navigando: Come personalizzare Word 30 L’angolo dei giochi 31 Albo d’Oro dei benemeriti della Rivista Consiglio di Amministrazione Presidente Dr. Marco Morganti Vice Presidente Dr. Sergio Giunti Segretario Cav. Bruno Piazzesi Consiglieri Dr. Gianluca Formichi Prof. Paolo Galluzzi Prof. Andrea Innocenzi Nerio Neri Prof. Paolo A. Paganini Prof. Giorgio Spellucci Si ringraziano i sigg. Mario Donisi, Laura Ricceri e la Filatelia Numismatica Ulivieri Carla di Firenze per aver contribuito alla realizzazione della coperta e per illustrare l’articolo «Tra i fantasmi della storia ora c’è anche la lira». Collegio Revisori Dr. Salvatore Proto Dr. Gianluca Borrani Dr. Enzo Rook La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia e dattilografia, Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di stenografia sia italiani che esteri. La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Auguri 54_n02 3 n54a04 Tra i fantasmi della di Paolo A. Paganini storia ora c’è anche la lira D unque, con il primo di gennaio, l’Europa dà l’addio a lire, franchi belgi, marchi tedeschi, pesetas spagnole, franchi francesi, sterline irlandesi, franchi lussemburghesi, fiorini olandesi, scellini austriaci, scudi portoghesi, marchi f inlandesi, dracme greche. Scende la mannaia dell’euro e, in un sol colpo, vengono cancellati i millenari simboli del potere economico e delle più tenaci identità nazionali: le monete. In loro nome si sono consolidati Stati, affermate nazioni, si sono stipulati patti, contratti ed alleanze, si son fatte guerre, sono fiorite civiltà, si sono creati imperi, sono state inventate formule di vita, si sono fatti affari, sono state create condizioni di felicità in terra o ci siamo dannati l’anima. Ora, l’Homo Europaeus, spostandosi da una parte all’altra del Vecchio Continente, non dovrà più sudare complicati rapporti per calcolare i vari cambi monetari. Dall’Austria al Belgio, dalla Finlandia alla Francia, dalla Germania alla Grecia, all’Irlanda, al Lussemburgo, all’Olanda, al Portogallo, alla Spagna basterà un borsellino rifornito di euro per fare ovunque ogni tipo di acquisto. Fieri ed orgogliosi, ci sentiremo af- fratellati in un unico abbraccio monetario. O no? Cittadini europei, un po’ alla volta dimenticheremo le nostre storie nazionali, sorrideremo delle nostre risse paesane, della nostra cultura provinciale, guarderemo con ilare bonomia alla preistoria dei nostri campanilismi, delle sagre patronali, delle fiere strapaesane. E un po’ alla volta, anche il nostro Paese, «dove il sì suona» sarà sempre più percorso dal fremito di tanti «yes». D iamo dunque l’addio alla nostra lira, alla nostra liretta, com’è stata tante volte chiamata, dagli anni Cinquanta in poi, quando, nel dopoguerra, siamo passati da una industriosa povertà alle comodità del benessere, dall’età del necessario alla civiltà del superfluo, dalla cognizione del valore attraverso il sacrificio alla folle rincorsa d’un gioioso consumismo. La lira, riconosciamolo, ci ha consentito di essere artefici della nostra vita, ci ha illusi, sogno d’onnipotenza, di aver scoperto l’arte di essere felici. Nel bene o nel male, nel buono o cattivo uso, sudata, risparmiata, investita, sprecata, la lira è stata lo specchio della nostra vita, simbolo dell’esistenza di ognuno e ideale immagine di storia patria. Documento e testimonianza, fin dall’antichità, pur con altri nomi, di eventi dei quali fanno fede preziosi reperti archeologici e numismatici, che si trattasse di sesterzi, di fiorini, talleri, ducati e zecchini, di giulii e testoni d’argento, di piastre o di scudi. Alla lira innalziamo, dunque, un nostro ideale monumento commemorativo, come simbolo di una secolare, umana laboriosità, in un riconoscente e un po’ malinconico addio. La lira, insieme con l’euro, starà an- cora un po’ nelle nostre tasche, fino al 28 febbraio. Poi concluderà la sua lunga, avventurosa storia, che parte da molto lontano, sempre rappresentando un diario di vita vissuta, come storici annales di fatti memorabili. Le monete romane, per esempio, della fine della repubblica e soprattutto dell’impero (il termine «moneta» deriva dal fatto che la zecca di Roma era annessa al tempio di Giunone Moneta, e la sua sorveglianza era affidata ai triumviri monetales), sono estremamente importanti come fonti storiche. Di esse si servirono infatti largamente tutti gli imperatori come strumento di propaganda, per scene e figure allegoriche legate ad eventi politici, militari e religiosi, per nascite, morti e matrimoni della famiglia imperiale eccetera, così come nei nostri vicini anni Trenta e Quaranta le monete italiane illustrarono la storia del fascismo. A Firenze, ancora, per pescare qua e là nella Storia, Alessandro de’ Medici, valendosi dell’arte di Benvenuto Cellini, coniò, oltre ad altre monete, il testone d’argento. E, a loro volta, i Papi emisero un gran numero di monete celebrative, spesso di ottima lega. Con Vittorio Amedeo I, Duca di Savoia (1630-1637), entrò in circolazione la lira d’argento, divenendo unità monetaria. Allora, come per il passato, gli unici soldi circolanti erano le monete di metallo. I soldi di carta ancora non esistevano. Ciò comportava alcuni inconvenienti non da poco. Se cioè mancava l’oro o l’argento per coniare le monete di metallo, che contenevano sempre una certa quantità di metallo prezioso, la circolazione del denaro diventava problematica. Solo a metà del Settecento, apparvero le prime lire di carta, precisamente nel 1746, per regio editto di Carlo Emanuele III di Savoia. La moneta di metallo prezioso, la moneta «sonante», non fu dunque più l’unica «merce di scambio» (tanta merce, tante monete di uguale e reale valore in oro o argento). In sua vece la lira di carta divenne una «promessa», uno strumento garantito dallo Stato, la promessa che quei biglietti si sarebbero potuti convertire in oro, tondi tondi, senza centesimi. I decimali infatti nacquero con la Ri- voluzione francese, quando la moneta francese si chiamava lira, divisa in decimi e centesimi (nel 1795 cambiò nome, divenne «franco»). Grazie a Napoleone il nuovo sistema monetario fu portato in giro per l’Europa, e fu adottato definitivamente anche per la valuta del Regno d’Italia, dove, anche se chiamata patriotticamente «lira italiana», portava l’effigie di Napoleone. Cacciato Napoleone, si continuò a mantenere la comoda e razionale abitudine dei decimali. A ciò si conformò anche la Lira Nuova di Piemonte, istituita nel 1816 da Vittorio Emanuele I. E il 17 marzo 1861, quando venne proclamato il Regno d’Italia, fu rispolverata, al posto della Lira Nuova di Piemonte, la lira italiana napoleonica (stavolta con il ritratto di Vittorio Emanuele II), con corso legale in tutta Italia, al posto delle monete dei vecchi Stati. (Come curiosità, in molte zone dell’Italia settentrionale, in virtù dell’antica presenza napoleonica con i suoi molti francesismi, alcuni modi popolari registrano tuttora il termine «franchi» al posto di lire, cioè «duecento lire» diventano, ad esempio, «duecento franchi»! Con gli euro resisterà questo modo di dire?) I ntanto Cavour premeva perché, dopo l’unificazione d’Italia, venisse affidata a un unico Istituto l’emissione delle banconote, ad evitare che continuassero a circolare le molteplici e svariate emissioni della Banca di Roma o del Banco di Sicilia o del Banco di Napoli o della Banca Nazionale Toscana, o della Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio, o della Banca Nazionale nel Regno d’Italia eccetera, in una frantumazione di banconote, per centinaia di tagli. Il fatto è che l’unificazione monetaria avrebbe toccato, come può apparire chiaro, troppi interessi, e quindi si dovette attendere un lento processo spontaneo, una specie, diciamo così, di morte naturale (la politica italiana, dall’Unità ad oggi, ha spesso adottato la filosofia del «lasciamo che le cose vadano come devono andare»), finché, nel 1893, molti dei suddetti istituti bancari non concorsero a formare la Banca d’Italia, la quale poi, in trentatré anni, assorbì tutti gli altri, finalmente realizzando l’effettiva unificazione politica ed amministrativa. E Gli «assegnini» che nel 1976/77 supplirono alla mancanza di monete siamo così alla storia contemporanea della lira, con i suoi momenti di gloria, con le sue tante svalutazioni e con le sue non rare alchimie economiche, come quando, nel 1927, Mussolini varò la cosiddetta «battaglia della lira», per sottrarre l’Italia alla morsa dell’inflazione. Intanto, Vittorio Emanuele III (1900-1944), appassionato di numismatica, coniava rare monete d’oro da 100 lire con finalità collezionistiche, mentre il sistema monetario si basava ancora sulla lira d’argento con vari multipli, pure in argento, come le 5 e le 10 lire. Il centesimo e i suoi multipli costituivano la base della moneta in metallo vile. Dopo la seconda guerra mondiale (nessun settore dell’economia era stato risparmiato e solo nel ’47 la cosiddetta «cura Einaudi» sulla lira riuscirà a fare intravedere momenti migliori), la moneta d’argento scomparve del tutto, prima per lasciar luogo alle «AM-lire», valuta militare alleata, cartaccia, che i vincitori dell’ultimo conflitto sparsero a piene mani, contribuendo non poco alla svalutazione post bellica, poi alle monete in leghe d’alluminio e alle lire di carta, talvolta vaste come «lenzuola»: un «deca» (10.000 lire) nel 1948 misurava 24,5 x 12,5 centimetri! Quasi un simbolo di vanitoso esibizionismo. Infatti, dopo appena tre anni dalla fine della guerra, lo cose non andavano poi tanto male. Fabbriche e case ricostruite, nascita di nuove industrie: aumenta l’occupazione e, soprattutto, la lira riprende quota ed ha più capacità d’acquisto. Anche il costo della vita è, con qualche sacrificio e molti mugugni, entro i termini di una dignitosa accettabilità. U n paio di scarpe da uomo, nel 1948, costa 4.935 lire; il giornale, 14 lire; un biglietto del cinema in platea, 92,50 lire. Nel 1955, i prezzi cominciano a lievitare. Per le stesse voci, abbiamo rispettivamente: 5.093 lire; 25 lire; 194 lire. Nel 1965: 6.051 lire; 50 lire; 353 lire. Nel 1975: 14.308 lire; 150 lire; 816 lire. Il diagramma della lira è sempre stato la rappresentazione della nostra vita in salita. Attraverso tragici eventi o luminosi momenti storici, dall’inflazione al boom, la lira ha illustrato e accompagnato la nostra «opera da tre soldi», con le sue filigrane, i suoi disegni, con le sue effigi di personaggi illustri, con le sue selezioni di opere d’arte, di immagini evocatrici del mondo del lavoro, dell’arte, della scienza, tra spighe e caravelle... Ed eccoci, ora, all’euro, che avanza con l’entusiasmo trionfale e prepotente di tutti i vincitori. Segnerà una nuova civiltà allargata, una civiltà di tutti, dall’Austria alla Francia, al Belgio, alla Spagna, riaccendendo speranze ed illusioni. Intanto, il fantasma della lira continuerà ad aggirarsi fra noi ancora per qualche settimana. Poi, un altro pezzo della nostra storia scomparirà per sempre, mummificato in un libro di numismatica, come i sesterzi, i fiorini, i talleri, i ducati, gli zecchini... n54_a05 Angelo Quitadamo ringrazia gli amici C arissimi, mmm mmm mmm m m vi sono molto grato del ricordo avuto per i miei ottant’anni. Il 17 agosto Giorgio Spellucci con la moglie Natalina, e con Eleonora Pagano, Giuseppe Di Peso ed Enrico Fatica sono stati a casa mia in Portici, per consegnarmi il dono consistente in un cofanetto contenente i sei volumi di Pietro Colletta, Storia del Reame di Napoli o delle Due Sicilie, per l’editore Franco Maria Ricci, illustrati dal corpus fiorentino delle Vestiture del Regno di Napoli, saggio di Marilena Mosco, introduzione storica di Anna Bravo, lettura delle Vestiture di Elisa Mirando, ed infine l’Editore al Lettore. L’opera è stata impressa a Milano nel mese di febbraio 1995 con carattere bodoniano corpo 14, su carta a mano fabbricata dalle Cartiere Magnani di Pescia. L’opera è splendida. Così come è altrettanto splendido il dono e chi lo ha consigliato. Il 29 settembre, poi, Giorgio Spellucci mi ha consegnato la pergamena (che riproduciamo qui a fianco, ndr) con tutti i vostri nomi, artisticamente miniata e scritta da Padre Luigi Priori, monaco benedettino presso l’Abbazia di Santa Scolastica di Subiaco. Vi ringrazio tanto e spero di ricambiare con affetto i sentimenti che mi avete espresso. Vi abbraccio. 7 n54a06 Sistemi a confronto Gabelsberger-Noe e Cima di Massimo Ugliano RIVISTA DEGLI STENOGRAFI I 8 n queste brevi note, si vogliono esaminare e confrontare rapidamente i principi informatori fondamentali su cui sono basati il sistema ideato dal tedesco Franz Xaver Gabelsberger (17891849) – adattato alla lingua italiana dal prof. Enrico Noe1 – e quello di Giovanni Vincenzo Cima2 (1893-1968). In linea generale possiamo dire che i fondamenti, ai quali si ispirano gli ideatori dei due sistemi in esame, sono certamente quei presupposti e quei concetti di base, praticamente indispensabili, che in effetti, ad una attenta analisi, si ritrovano in quasi tutti i più validi sistemi stenografici, e cioè: 1) principio fonetico; 2) principio grafico; 3) principio pratico; 4) principio etimologico. Il primo principio è di particolare importanza: sia il Gabelsberger 3 che il Cima4 ritennero, infatti, che il tracciato di ogni segno deve rappresentare un suono, un fonema, altrimenti si ricadrebbe nella noiosa, inutile e quanto mai dannosa – ai fini della scorrevolezza e della velocità – meccanica trascrizione di più segni consecutivi assegnati ad ogni lettera dell’alfabeto ordinario e per di più diversi da quelli già conosciuti e quindi ormai automatizzati dall’operatore. Analizzando parallelamente i due sistemi, si nota che in ambedue manca la consonante «h» che non ha segno stenografico in quanto non ha suono. Le «c» e le «g» dolci, vengono rappresentate da un unico segno che tiene conto contemporaneamente delle diverse situazioni che si possono presentare nella lingua italiana. Analogamente per le «c» e le «g» aspre il cui segno, in tal modo, includerà, ove necessario, anche l’«h» muta. Gli accoppiamenti «sc», «sp», «gli», che in effetti danno luogo ad un suono caratteristico ed inconfondibile, vengono rappresentati con uno ed un sol segno ciascuno che univocamente li simboleggia. N el sistema Cima il principio fonetico è forse ancor più marcato che non nel Gabelsberger; a suoni simili (t, d, - p, b - f, v - ecc.) corrispondono anche segni simili, differenziati unicamente da rafforzamenti (come è ben noto, nel G.-N. i rafforzamenti sono, invece, destinati ad altre funzioni). Per quanto riguarda poi il principio grafico, possiamo dire che i due Autori hanno ritenuto opportuno, sempre a vantaggio della velocità e della speditezza, far derivare i segni dell’alfabeto dei propri sistemi stenografici dalle corrispondenti parti più caratteristiche della scrittura corsiva ordinaria, mantenendo di quest’ultima la pendenza e l’andamento, con l’eliminazione di eventuali angoli superflui. In tal modo i segni risultano particolarmente fluidi, 1 Il Ministero della Pubblica Istruzione, con il Regio Decreto n. 937 del 18 marzo 1927 stabilì che a partire dall’anno scolastico 1928-29 venisse impartito nelle scuole pubbliche, l’insegnamento della Stenografia esclusivamente secondo il sistema «Gabelsberger-Noe». 2 Il Sistema fu riconosciuto dallo Stato Italiano ed ammesso nel Pubblico insegnamento nel 1937. 3 Cfr.: F. X. Gabelsberger; Anleitung zur Deutschen Redezeichenkunst Oder Stenographie (München, 1834); Neue Vervollcommungen der Deutschen Redezeichenkunst. 4 Cfr.: G. V. Cima; Manuale ufficiale di Stenografia italiana corsiva; La Stenografia nel giornalismo italiano. N onostante infatti i due metodi siano strutturalmente organizzati in maniera sostanzialmente diversa (difficile e complesso il Gabelsberger, semplice ed elementare il Cima), entrambi tuttavia partono da un’approfondita ed attenta analisi delle parole, da studi sulla frequenza e sulla ricorrenza delle vocali e delle consonanti nella lingua italiana, da indagini sulle variazioni progressive di un etimo primitivo in seguito a diversi fattori, esaminano i fatti linguistici come leggi naturali sottoposte a determinati principi di costanza e di uniformità, considerano i rapporti con la didattica, la storia, la filologia e le scienze applicate. Il Prof. Ugliano ci segnala che, nel suo articolo «Come ti formo le parole secondo Gabelsberger, Cima e Meschini» («Rivista degli Stenografi», n. 51, p. 29, riga 16), è stata composta erroneamente la parola «fenomeni» al posto di «fonemi». Ce ne scusiamo con l’Autore. L’incipit di due classici secondo Gabelsberger-Noe (qui sopra) e Giovanni Vincenzo Cima (sotto) RIVISTA DEGLI STENOGRAFI sono ben distinti fra loro, brevi, di facile tracciamento ed adattabili alle unioni ed alle fusioni più varie, ma soprattutto il più possibile indeformabili, in modo da permettere, anche se tracciati a notevole velocità, la rilettura dello stenoscritto con sufficiente facilità, la qual cosa è di notevole importanza. Naturalmente, allo scopo di evitare possibili confusioni sia nella fase di scrittura che in quella di rilettura, esistono delle proporzioni di grandezza per la differenziazione dei vari segni. Come il principio grafico considera la genesi dei segni e la costruzione degli elementi da cui sono costituiti, così, secondo lo stesso criterio informatore, è basato il principio pratico che, in media, fissa la grandezza dei segni stenografici in circa la quarta parte di quelli dell’alfabeto comune, per cui, una volta memorizzati e resi familiari con l’esercizio, consentono già da soli un notevole risparmio di tempo. Per finire, il principio etimologico che tiene conto della forma originaria delle parole: tale criterio è presumibilmente alla base della consistenza, dei consensi e delle affermazioni dei due sistemi in esame rispetto ad altri, anch’essi sotto molti aspetti sufficientemente positivi. 9 n54a07 John Robert Gregg* John Robert Gregg parla della sua stenografia Da un vecchio fascicoletto per la propaganda dei corsi di Stenografia Gregg, pubblicato dalla McGraw-Hill Publishing Company Ltd di Londra, non datato (degli anni 195060?), riprendiamo, grazie alla traduzione del nostro collaboratore Attilio Ottanelli, la storia di quel sistema così come fu raccontata dall’Autore. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI A 10 ll’età di dieci anni cominciai a studiare il Sistema Taylor da una modifica di Mr Odell. Questo vecchio sistema è molto scorrevole; non ha rafforzamenti o posizioni di scrittura ed è tracciato lungo la linea. Gli stenogrammi sono piuttosto lunghi ma fui attratto dalla loro scorrevolezza. Studiai poi la Stenografia Pitman. Francamente, vi trovai pochissimo che mi piacesse, ad eccezione della sua base fonetica e della brevità dei suoi stenogrammi. Di entrambi i sistemi non mi piaceva la separazione delle vocali. Con i miei studi del sistema francese Duployé divenni molto entusiasta dell’inserimento delle vocali nel loro ordine naturale così come erano posizionate nella parola. Riguardo ai sistemi tedeschi, essi mi sembravano eccessivamente complicati, ma fui impressionato dalla naturalezza della teoria dell’inclinazione della scrittura normale. Con tutto questo vi ho ora presentato il germoglio dei concetti sui quali ho lavorato: linee sottili, assenza di rafforzamenti, assenza di posizioni dei tracciati, vocali connettive, inclinazione della scrittura ordinaria. Cominciai ad elaborare un sistema mio proprio senza propositi di pubblicarlo. Avevo allora quindici o sedici anni ed ero impie- gato in un ufficio legale di Glasgow. Dopo aver deciso i principi basilari iniziai la formazione dell’alfabeto del mio sistema. I miei sforzi ebbero per risultato un sistema rozzo e insoddisfacente. Decisi quindi di eliminare rafforzamenti e posizioni dei segni. L’idea mi venne durante i miei esperimenti. Perché non lasciare che quegli stenogrammi con angoli ottusi che si indirizzavano l’uno contro l’altro formassero una curva? Da quell’idea scaturì il principio della fusione che è una delle caratteristiche più significative del nostro sistema. Ciò dette l’avvio ad un altro indirizzo del pensiero. Non dovrebbe l’intero alfabeto essere formato con l’obiettivo di facilitare le combinazioni? In altre parole i segni alfabetici non dovrebbero essere assegnati secondo i loro valori individuali, ma secondo le loro possibilità di giunzione con gli altri segni. Cominciai quindi a ricercare quali erano le combinazioni più facili della scrittura ordinaria. Elaborai centinaia di possibili alfabeti fino alla formazione di quello che è ora la base del nostro sistema. Considero questo alfabeto come la normale evoluzione dei migliori principi di tutti i sistemi che avevo studiato. Nella sua formazione, perciò, è dovuto merito ai grandi autori della stenografia del passato, il cui genio ha aperto la via al progresso. Il requisito principale di cui chiedo il riconoscimento per la Stenografia Gregg è che, mentre gli altri si- * Nato il 17 giugno 1867, a Rockcorry, County Monaghan, Irlanda, morto il 23 febbraio 1948 a New York. stemi si valgono di uno o più principi naturali, come l’assenza di rafforzamenti, o di posizione dei segni, o di inclinazione uniforme, o di movimento lineare continuo, o di collegamento delle vocali, la Stenografia Gregg è l’unico sistema che si vale di tutte queste caratteristiche naturali. P rovai il sistema riprendendo alcuni discorsi e trascrivendo articoli di giornali; e fu con un lampo di entusiasmo che mi resi conto che anche nella sua forma rozza e priva di abbreviazioni di alcun genere, era meravigliosamente facile da usare. Decisi così di pubblicarlo con un libretto. Poiché non avevo denaro presi in prestito dieci sterline da uno dei miei fratelli. Quell’estate del 1888 fu per me veramente terribile. Pubblicai il libro il 28 di maggio stampandone appena 500 copie. Fu un’impresa molto ardua, ma ci misi anima e cuore. Nel corso di quell’estate del 1888 insegnai il mio sistema a vari studenti, uno dei quali, Mr Edward J. Deason, stenografò in una sala riunioni alla media di 200 parole1 il minuto per oltre sei minuti; uno dei fatti che mi fece convinto delle possibilità di rendimento della Stenografia Gregg. Nell’estate del 1893 giunsi alla conclusione che l’America offriva le maggiori opportunità per il riconoscimento del sistema. Ne preparai una completa revisione, vendetti la mia scuola di Liverpool per quaranta sterline, circa duecento dollari, e partii per Boston. Quando vi sbarcai me ne erano rimasti circa centotrenta e, naturalmente, dopo aver stampato il fascicoletto con la prima edizione del sistema non mi rimase nulla. Riunii allora le forze con un vecchio corrispondente, Mr Rutherford, che dirigeva una «scuola», consistente in una scrivania in una stanza nell’Equitable Building di Boston. Quando vi arrivai eravamo gli orgogliosi possessori di due roll-top desk2; insegnavamo ciascuno a due studenti, uno per lato, seduti davanti alle tavolette laterali rientranti. L’Equitable Building chiudeva alle sei del pomeriggio, e allo scopo di trovare del lavoro serale insegnavo a una classe del Boys’ Institute of Industry. Passarono due anni prima che facessimo abbastanza progressi per poterci trasferire. Allora, nel 1895, andai a Chicago. Due anni dopo fui per la prima volta in grado di pubblicare il sistema in forma di libro; e il sistema cominciò ad avanzare sempre più rapidamente. Nel 1 Circa 300 sillabe. Scrittoio con copertura a stecche scorrevole su scanalature laterali ricurve. 2 Lo statista inglese Winston Churchill e il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt in una conferenza stampa nel dicembre 1941 a Washington. Sulla destra: Jack Romagna, stenografo Gregg 1900 principiò ad essere impiegato in tutti gli Stati Uniti. Fino a quell’epoca ero stato semplicemente un entusiasta e non avevo molta conoscenza degli affari. Quando entrai nell’atmosfera di Chicago mi resi conto che soltanto attraverso la conoscenza dei metodi commerciali avrei potuto raggiungere lo scopo che mi ero prefisso, e pertanto passai alla formazione dell’organizzazione commerciale che tanto ha contribuito alla diffusione del sistema. Non ho parlato degli attacchi che di tanto in tanto sono stati fatti al mio sistema e a me personalmente. Non è il caso di trattare di queste vecchie controversie. Sono cose del passato; alla fine si tratterà di quali sono gli appropriati principi della scrittura stenografica. Sono convinto che ciò che è spontaneo rimarrà, e che se lavoriamo secondo le linee naturali contribuiremo nel miglior modo allo sviluppo dell’arte e dell’impiego della stenografia. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI D 12 omandiamoci ora: cos’è naturale? Non mi sembra naturale lo stenografare con segni sottili e segni rafforzati. Non ritengo naturale la scrittura di posizione, cioè al disopra della linea, sulla linea, attraverso la linea, o sotto la linea. La scrittura naturale dovrebbe essere su una sola linea continua. Non credo sia naturale lo scrivere lo scheletro consonantico di una parola – analizzandola mentalmente per separare le consonanti dalle vocali – e poi tornare indietro su di esso per indicare le vocali. Credo che le vocali debbano essere scritte nello stenogramma secondo il loro ordine naturale, così come si presentano; e scritte con segni che siano collegamenti naturali fra le consonanti. E non sembra naturale il tracciare segni in tutte le possibili direzioni facendo una serie di movimenti a zig-zag. La nostra scrittura ordinaria è il frutto di un’evoluzione secolare. È facile, naturale e gradevole. Perciò io credo che la stenografia dovrebbe avere la stessa bellezza di forma e la facilità di scrittura che caratterizzano la scrittura ordinaria. I segni stenografici dovrebbero apparire attraenti anche all’occhio di un artista. Credo che questa nostra stenografia comprenda questi principi naturali e che stia per divenire la scrittura che prevarrà in tutti i Paesi, e che vivrà a lungo dopo di noi. ———— A completamento del corso storico del sistema stenografico di J. R. Gregg, riportiamo da estratti di enciclopedie e articoli – cortesemente raccolti dal Signor Indro Neri – alcuni dati riguardanti la sua diffusione. Verso il 1889 il sistema di Sir Isaac Pitman (1813-1897), introdotto negli Stati Uniti dal fratello Benn, era usato da circa il 97% degli stenografi. Fu adattato a oltre 15 lingue, compreso l’Arabo, lo Hindi (dialetto dell’India del Nord) e il Giapponese. In epoca successiva non precisata, il Sistema Gregg, portato negli Stati Uniti dallo stesso Autore, nel 1893, veniva insegnato attorno al 90% degli studenti di stenografia. Oltre che nei paesi di lingua inglese, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia, la Stenografia Gregg trovava allievi via via nel Sud America e in numerosi altri Paesi con adattamenti a 13 lingue, tra le quali Francese, Italiano, Polacco, Russo, Spagnolo, Ebraico, Arabo, Hindi, Thai (Thailandia), Cinese, Giapponese e Tagalog (la lingua più diffusa nelle Isole Filippine). Gregg (1888) n54a08 La stenografia nei primi secoli della cristianità* di John Robert Gregg A ttingendo dalla trascrizione stenografica di un articolo di John Robert Gregg (1867-1948) della quale abbiamo riportato la prima parte sul n. 52 della «Rivista degli Stenografi», col titolo «Lo stenografo di Cicerone», ne presentiamo ora la parte centrale riguardante lo sviluppo delle note tironiane nei primi secoli della Cristianità. L’accompagniamo ancora con le ralative tavole stenografiche (pagg. 16-17), fiduciosi di far cosa gradita agli affezionati cultori della Stenografia Gabelsberger-Noe. ol sorgere della Chiesa cristiana la stenografia ebbe novello impulso. Nel 196 d.C., Papa Clemente divise Roma in 7 distretti assegnando uno stenografo a ognuno di essi. Il famoso Vescovo di Cartagine, Cipriano, consacrò buona parte del suo tempo alla elaborazione di molte migliaia di abbreviazioni come supplemento alle note tironiane. Tali abbreviazioni, riferentesi principalmente ai nomi propri delle Sacre Scritture e alle allocuzioni dei primi cristiani, dovevano rendere molto più facile e utile l’opera dei fedeli, ma complicavano invece straordinariamente lo studio della stenografia1. Alcuni storici moderni hanno sostenuto che il Sermone della montagna fu raccolto stenograficamente da San Luca. Asserendo ciò essi si basavano sul fatto che a quell’epoca la stenografia era di gran moda e come tale era tenuta in gran conto da tutti. Niente dunque di strano nel supporre che San Luca la conoscesse. È oramai quasi accertato che San Paolo dettasse a stenografi le lettere dirette ai Colossesi (e ai Corinzi, N.d.R.). Da un’annotazione del famoso predicatore Origène (185-253 d.C.) si rileva come egli stesso componesse stenograficamente le sue orazioni. Egli poi non permise che esse venissero riportate per iscritto prima del suo sessantesimo anno di età, quando cioè egli aveva acquistato tale abilità nel parlare da essere sicuro della perfezione delle sue parole. Sant’Agostino aveva dieci stenografi al suo servizio. Basilio il Grande (329379) scrive: «Le parole sono alate e perciò dobbiamo adottare dei segni per mezzo dei quali possiamo scrivere con la stessa velocità colla quale parliamo. Ma tu, o fanciullo, devi fare e disporre quei segni con tutta accuratezza e attenzione, poiché, per un piccolo sbaglio, tutto un lungo discorso può venire storpiato». Papa Gregorio Magno (540-604) nella * Seguito dell’articolo «Lo stenografo di Cicerone», in «Rivista degli Stenografi», n. 6 del 1959. 1 Specificamente denominata «tachigrafia» nella storia dei primi secoli del Cristianesimo. V. F. Giulietti, «Storia delle scritture veloci», cap. V, ed.ce Giunti-G. Barbera, Firenze, 1968. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI C Dalla Lettera II di S. Paolo ai Corinzi (I, 34) 13 Sant’Agostino (medaglione nella Chiesa degli Eremitani, a Padova). Sotto: le diverse forme dell’alfabeto tironiano dedica delle famose «Omelie» ricorda di averle rivedute e corrette sul riscontro stenografico. San Gerolamo aveva dieci stenografi, quattro dei quali scrivevano sotto dettatura, mentre gli altri trascrivevano le parti stenografate. Quanti stenografi odierni sarebbero capaci di leggersi reciprocamente? Tenendo presente il fatto che la scrittura tironiana era composta di migliaia di segni arbitrari, che Seneca vi aveva aggiunto altri cinquemila segni e il vescovo Cipriano migliaia di segni per i termini biblici, si può avere pressappoco una idea delle difficoltà che la stenografia offriva ai suoi cultori. Forse questa lunga enumerazione di aggiunte arbitrarie ha a che fare Note tachigrafiche cristiane colla triste fine di Cassiano maestro di stenografia. Cassiano2, dopo essere stato espulso dal suo vescovado di Brescia, aveva fondato a Imola una accademia dove insegnava stenografia. Si racconta che un giorno, all’improvviso, i suoi scolari (in un momento di esasperazione), lo circondarono e lo trafissero coi loro stiletti. 2 Canonizzato Santo nel 1254. Patrono dei Maestri elementari e degli Stenografi italiani. V. «R.d.S.», n. 3/1953, p. 35. U na tragica fine fece anche lo stenografo di un ecclesiastico. Il suo padrone, avendolo sorpreso addormentato mentre avrebbe dovuto lavorare, gli diede un tale colpo sull’orecchio che il povero stenografo ne morì. Il buon prete dovette scappare per sottrarsi al processo per omicidio. La forma rozza e complicata della stenografia di quell’epoca ne rendeva lo studio oltremodo faticoso, ciò nonostante l’imperatore Severo, nel terzo secolo, emanò un decreto col quale condannava all’esilio e ad avere tagliati i nervi della mano quegli stenografi che avessero commesso anche un solo errore. Nel 1903 in una località a cento miglia a sud del Cairo vennero scoperti parecchi documenti antichi scritti su papiri. Tra questi vi era un contratto di un maestro di stenografia dell’anno 137 a.C. il quale doveva insegnare questa arte a un ragazzo col compenso di 120 dracme. Quaranta dracme dovevano essere pagate anticipatamente, altre 40 se lo studio procedeva con soddisfazione, e le ultime 40 dracme alla fine dell’insegnamento, quando il ragazzo fosse divenuto uno stenografo esperto. Nel IV secolo d.C., la stenografia era tanto in voga e tale ne era la richiesta che alcuni maestri ne approfittarono per farsi pagare a troppo alto prezzo l’insegnamento di essa; tanto che nel 301 l’imperatore Diocleziano emanò un editto calmierando le lezioni a 75 denari mensili per ogni scolaro. Sant’Agostino racconta che ai suoi tempi gli stenografi di Roma scioperarono per un motivo qualunque, ottenendo così quanto desideravano. Fabio Quintiliano (39-95 d.C.), il celebre oratore, nella sua «Guida dell’arte oratoria» si lagna di essere stato danneggiato dai suoi avidi stenografi, i quali, stenografate le sue orazioni, le pubblicavano a nome suo e le mettevano poi in circolazione. Si è accertato che i primi cristiani corrompevano gli stenografi dei tribunali, affinché raccogliessero le parole pronunziate dai martiri nel corso del processo. Queste parole venivano poi gelosamente conservate in appositi archivi e lette nell’anniversario della morte dei martiri a incoraggiamento dei fedeli. Tavola di note tironiane del Tritemio (1462-1516) C on la decadenza e la dissoluzione dell’impero romano anche la stenografia cadde in dimenticanza e non venne più considerata come una grande arte. L’imperatore Giustiniano proibì che le sue Compilazioni venissero affidate alle «insidie e agli enigmi della stenografia». Più tardi Federigo II ordinò la distruzione di tutti i caratteri stenografici, perché diabolici! Siccome in quell’epoca quasi tutto il mondo conosciuto apparteneva al Sacro Romano Impero, così l’editto di Federigo II confinò la stenografia fra le arti morte. Venne poi il Medioevo e per circa mille anni le arti e le scienze, fra le quali la stenografia, furono esiliate dal mondo. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Non viene riportato alcuno schiarimento sulla causa di questa esasperazione della scolaresca, ma si può congetturare che sono state prodotte dall’avere egli tentato di introdurre nuovi segni di sua propria invenzione. Veramente fortunato può dirsi il maestro moderno, poiché i suoi scolari non sono armati che di matite innocue. Marco Aurelio Prudenzio, il più illustre poeta cristiano del terzo secolo, esprime il suo rammarico per la triste sorte toccata a uno stenografo che prendeva gli appunti nel processo del centurione Metello. Questi essendo divenuto cristiano si rifiutava di rimanere soldato. Il giudice pronunziò la condanna di morte, e allora lo stenografo, impiegato di Metello, prese la tavoletta e la scaraventò addosso al giudice, che lo fece fare subito a pezzi. Per decreto si condannavano alla perdita delle mani quegli stenografi che avessero copiato opere di maestri di dottrine eretiche. 15 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 16 John Robert Gregg (trascrizione di Francesco Giulietti - autografia di Carla Cammilli) PRIMI SECOLI della cristianità La Stenografia nei n54a09 IN PREPARAZIONE I CAMPIONATI POLIVALENTI DI PESARO D al 28 aprile al 13 maggio 2002 si svolgeranno a Pesaro la 54a edizione dei Campionati polivalenti nazionali e la 5ª edizione dell’Olimpiade multimediale. La manifestazione sarà ospitata nel palazzo della Confcommercio di Pesaro e Urbino, in Strada delle Marche, con la sponsorizzazione, come negli ultimi anni, della Riviera Incoming della Confcommercio. I Campionati si articoleranno in una serie di gare che prevedono le più variegate combinazioni informatiche, e non mancheranno le discipline tipiche di questa manifestazione, come la Stenografia (e la stenotipia, l’applicazione al PC, con riconoscimento vocale e il processo verbale), la velocità dattilografica (ora con il PC) in lingua italiana e nelle lingue inglese, francese, tedesca e spagnola, l’economia aziendale, il trattamento del testo, l’elabografia, la trascrizione nelle varie lingue, la corrispondenza plurilingue. Sono inoltre previste nuove gare, come la velocità digitale, l’elaborazione di testi e dati, il web, l’ipertesto, l’uso di internet, e.commerce, creatività su tema. Le gare sono aperte a tutti gli istituti, oltre a quelli specifici di indirizzo tecnico-professionale, e a tutti i licei: classici, scientifici, linguistici e psicopedagogici. Come nelle ultime edizioni, i partecipanti potranno avvalersi dei Campionati come credito formativo. L’EUSI, attraverso il comitato organizzatore (Angelo M. Quitadamo, Mario Spigoli e Maria Basurto Mustarelli, presidente dei Campionati), sta da tempo lavorando per allestire al meglio questa impegnativa manifestazione nazionale, che assume una particolare importanza per i riflessi culturali, professionali e formativi, nei confronti dei giovani impegnati nelle varie gare, banco di prova per i futuri tecnici ed operatori della comunicazione. Ai Campionati partecipano anche i professionisti della resocontazione con l’utilizzo delle tecniche più avanzate nelle assemblee elettive (Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, consigli regionali, provinciali, comunali eccetera). Il ricco ed articolato programma sarà pubblicato, come di consueto, in uno speciale inserto sul prossimo numero della “Rivista degli Stenografi”. n54a10 Vitalità della di Attilio Ottanelli stenografia croata G ià nel 1997 e nel 1999 abbiamo ricevuto da Zagabria pubblicazioni della Hrvatsko Stenografsko Društvo (Associazione Stenografica Croata)1. Nel corso del 2000 ci è poi pervenuto, pubblicato dalla stessa Associazione, il volumetto del Prof. Marijan Pavlic «Predstavljanje». Esso costituisce un dettagliato resoconto della cerimonia tenuta a Zagabria il 13 aprile 1999 per la presentazione del suo lavoro «Turnus poèinje, požuri...» («È il vostro L’autore del libro Prof. Marijan Pavlic, in basso, a destra turno, affrettatevi...»), del quale avevamo già data notizia2. Grazie ancora una volta alla gentile collaborazione delle Signorine Alice e Pierina Fabris per l’esame e interpretazione linguistica della pubblicazione, possiamo riconfermare l’impegno svolto in Croazia per la continuità e l’uso della Stenografia3. La cronaca degli interventi è preceduta da una nota introduttiva dell’Ing. Ivan Bakoviæ e dalla riproduzione del programma della manifestazione. Numerosi sono stati i partecipanti, e tra questi molti membri dell’Associazione Stenografica Croata. Il saluto è stato dato dalla direttrice della biblioteca Prof.ssa Vesna Kovaèeviæ. Sono riportati di seguito gli interventi di Dragan Barac, dottore in medicina, presidente dell’Associazione; di Siniša Ružiæ, attore drammatico; della Prof.ssa Vesna Tominac; dell’Ing. Ivan Bakoviæ, e di molti altri che hanno presentato il testo, l’Autore, la sua vita e le sue opere nel campo della Stenografia4. Sono inoltre riportati giudizi, commenti sul testo, alcuni brani e molte fotografie degli oratori intervenuti. 1 N.i 36 e 46 della Rivista. N. 46 del sett. 1999. 3 L’Associazione Stenografica Croata ha celebrato nel 1992 il 110º anniversario della sua fondazione. 4 Possiamo fra queste ricordare «Poèetnica Hrvatske Stenografije» (Introduzione alla Stenografia croata), «Poslovna Stenografija» (Manuale per la seconda classe della Scuola media), in collaborazione con Blanca Bartuloviæ, e «Rjeènik Stenografskih Kratica» (Vocabolario delle abbreviazioni stenografiche), in collaborazione con Blanca Bartuloviæ e Inž. Zlatko Pišl (V. numero 36 / marzo 1997). 2 n54a11 Così ricordo un maestro mio padre di Angelo M. Quitadamo R (mio padre) chiamandomi col cognome ma dandomi il «tu» (agli allievi si dava sempre indistintamente del «lei»), mi invitò ad alzarmi. Diventai rosso, ma l’avvertimento mi fu salutare: non dovevo confondere la funzione del «padre» con quella di «professore». L a prima lezione, naturalmente, trattava delle notizie generali della disciplina e sul sistema Gabelsberger-Noe con le tre parti e con la esposizione dell’alfabeto con i segni speciali. Ci fu detto dal professore che dovevamo depositare in aula tre quaderni con la rigatura stenografica, da destinare il primo alla trascrizione dei segni e delle parole che leggevamo alla lavagna, il secondo per tirarne i fogli su cui effettuare i periodici saggi (i cosiddetti RIVISTA DEGLI STENOGRAFI icordo con affetto e gratitudine l’insegnamento ricevuto da Giuseppe Quitadamo (mio padre) di cui sono stato allievo per un biennio nella Scuola pubblica. Avevo nove anni; quando mio padre impartiva lezioni a Salvatore Della Rosa, fratello di Vincenzo, cofondatore dell’Unione Stenografica Napoletana Enrico Noe, bravo violinista e figlio di un maestro di musica e violino. Salvatore aveva bisogno di imparare la Stenografia dovendo occupare una posizione di lavoro. Tra me e lui vi era una differenza di età: appena sei anni, lui quindicenne ed io novenne. Io ero presente alle lezioni che seguivo per intero. Al termine del corso, che si svolse con tre-quattro lezioni settimanali, durato circa sei mesi, la dettatura raggiungeva le 80-90 parole al minuto per circa 15-20 minuti; ci sottoponemmo ambedue agli esami di conoscenza teorica della stenografia, nell’ottobre del 1932, e li superammo ottimamente. Ne inviai notizia su suggerimento paterno, al dott. Guido du Ban, che mi rispose con una cartolina illustrata che tuttora conservo. Due o tre anni dopo frequentavo la terza e la quarta classe dell’istituto tecnico inferiore (secondo l’ordinamento della riforma Gentile), e seguii l’insegnamento della stenografia con mio padre, professore. Un episodio tra i tanti: ogni professore che entrava in classe all’ora stabilita, gli alunni lo salutavano alzandosi ed alla risposta si sedevano. Era la prima lezione, io non mi alzai ed il professore 19 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Giuseppe Quitadamo in una caricatura eseguita da Ernesto Caroggio 20 compiti in classe) ed il terzo per effettuare le trascrizioni in caratteri ordinari che seguivano le dettature. Il professore usava costantemente la lavagna; terminata la spiegazione, immediatamente seguiva l’esercitazione collettiva con un alunno alla lavagna, scelto a turno. Gli esercizi applicativi erano basati sul libro di testo: prima gli esempi, poi le frasi, poi l’autodettatura, seguendo le scritture del nostro compagno. In fondo, ogni lezione costituiva un compito in classe. Ogni segno, ogni frase stenografati venivano immediatamente letti e trascritti in scrittura ordinaria e viceversa. I compiti assegnati per lo studio a casa, erano la prosecuzione del lavoro fatto in classe, creando così un naturale raccordo. La materia era insegnata per due ore settimanali, eppure erano sufficienti, perché il complemento delle esercitazioni costituiva una continuità del lavoro scolastico. L’aspetto calligrafico era curato con impegno costante con la guida del professore. Il controllo dei compiti eseguiti a casa era costante: per ogni fila di banchi alternativamente un nostro compagno raccoglieva i nostri quaderni e li portava al professore che vi apponeva il suo visto; periodicamente ed a campione, li correggeva fornendo le spiegazioni necessarie: d’altra parte gli esercizi assegnati venivano regolarmente eseguiti alla lavagna. I vocaboli non conosciuti erano spiegati e così la lezione costituiva un complemento dell’insegnamento della lingua italiana. Gradualmente e d’accordo con l’insegnante di lingua italiana, eravamo guidati a prendere appunti stenograficamente. N el primo anno studiavamo la prima e la seconda parte del sistema, in circa trentatré lezioni: nel secondo anno dedicavamo lo studio alla terza parte del sistema con criterio teoricopratico, nel senso che le dettature e le autodettature erano eseguite con il metodo della «stenologia» ossia suggerendo le abbreviazioni logiche delle proposizioni e del periodo, sempre con la ri- lettura immediata ed a distanza dei testi stenografati. Nella seconda metà del primo anno leggevamo e ricopiavamo l’Antologia stenografica di Guido du Ban, primo volume, continuata e conclusa nel secondo anno, insieme al secondo volume contenente scritti con l’abbreviazione logica. A l termine del primo anno raggiungevamo la velocità stenografica di 60-70 parole al minuto per una decina di minuti; alla fine del secondo anno la velocità era di 80-90 parole. Ricordo che verso la fine dell’anno 1934-35, all’istituto tecnico G. B. Della Porta di Napoli, fu inaugurata la trasmissione radiofonica diffusa in tutte le aule; noi allievi fummo incaricati dal nostro professore e su invito del preside, di stenografare una conferenza di carattere patriottico del Prof. Eduardo Del Vecchio (eminente docente di matematica e fisica e grande invalido della prima guerra mondiale). Eravamo al secondo anno di studio della stenografia, il professore consapevole delle nostre capacità e del livello di preparazione, mantenne una velocità di circa 80-90 parole al minuto, e parlò per oltre mezz’ora. Egli volle la trascrizione: io la feci a macchina utilizzando la Remington di casa, ne ottenni quattro copie con la carta carbone. Fu questa prestazione un premio per noi alunni cui naturalmente si aggiunsero gli elogi del preside, dell’oratore e del nostro professore. Il merito era certamente nostro, ma sicuramente lo dovevamo alla nostra guida che era il professore: egli si prodigava senza perdere tempo, restando sempre tra noi, con l’esempio ci insegnava la disciplina, la dignità, il decoro, il «fare», il «saper fare» senza fronzoli e distrazioni. In nessuna occasione abbiamo notato nel professore tracce di propri problemi personali; sempre, invece era pieno di entusiasmo, del piacere di insegnare. Molti compagni hanno percorso la carriera di stenografo, ma tanti scegliendo altre strade, si sono serviti della stenografia che ricordano ancora. L’opera generosa calligrafi dei tra indifferenza e ostilità S i è svolta sabato 1° dicembre a Milano l’assemblea annuale dell’Associazione Calligrafica Italiana che ha festeggiato i suoi dieci anni di vita. Essa fu fondata, infatti, nell’ottobre del 1991 per opera di alcuni calligrafi come reazione al completo stato di abbandono in cui si trovava la calligrafia in Italia dopo che, nel 1970, la materia fu abrogata completamente nell’ordinamento scolastico italiano. Da allora, l’ACI ha organizzato centinaia di corsi di tutti i tipi chiamando anche dall’estero insegnanti qualificati, allestito mostre e proposto conferenze sul tema. Le interne vicende dell’Associazione richiamano un po’ quelle di analoghe associazioni basate sul volontariato o semi-volontariato: preoccupazione per il reperimento dei fondi quasi mai suff icienti, la questione della sede, l’indifferenza e l’ostilità delle istituzioni (o, peggio, un finto entusiasmo che non approda a nulla). L’ACI comunque non demorde: anche quest’anno propone i suoi corsi e le sue iniziative culturali, continua a pubblicare il suo bollettino, chiamato Operina, dall’incipit del primo manuale di calligrafia pubblicato, «L’Operina», appunto, per opera di Ludovico degli Arrighi nel 1522. Anche questa pubblicazione, ha ormai acquistato la dignità di vera e propria rivista, sia per la veste ormai tipografica (ne vengono stampate più di duemila * Fondatore e già presidente dell’Associazione Calligrafica Italiana, copie) sia proponendo approfondimenti e numeri monografici (l’ultimo riguardava i manuali di scrittura italiani del ’600). Fra gli scopi dell’Associazione stabiliti dallo statuto vi è anche quello di far conoscere la tradizione italiana, quasi tutta da riscoprire e da far apprezzare. I primi risultati stanno emergendo: a Milano, alla Braidense è in corso una mostra calligrafica e altre sono in pro- di Francesco Ascoli * Francesco Pisani 1640 n54a19 Onorato Tiranti 1657 gramma in altre sedi. Quello che non è stato possibile affrontare finora, non nelle intenzioni, ma per mancanza di risorse e di tempo, è un intervento programmatico e duraturo nelle scuole. Gli interventi di questo tipo sin qui effettuati sono stati sporadici e vissuti più che altro come esperienze personali e artistiche senza cioè una ben precisa valenza didattica nei confronti dell’apprendimento della scrittura. Occorrerebbe poter effettuare degli esperimenti didattici su un intero ciclo elementare (e anche oltre), poter istituire dei seminari per i maestri deputati all’insegnamento della scrittura che poco o nulla sanno di questo argomento, ma soprattutto occorre cambiare la mentalità, l’atteggiamento nei confronti della scrittura. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Q 22 uesta è forse la sfida maggiore che l’ACI, in parte, ha raccolto. Qualcosa è cambiato e sta cambiando, ma sempre al di fuori delle sedi deputate ad affrontare questa questione. Per il momento, è importante che l’ACI si faccia conoscere e che si sappia che esiste un organismo che si occupa della calligrafia e della sua valorizzazione in tutti i sensi. L’ACI ha la sua sede istituzionale a Milano (Via Giannone 4, tel. 02.3490927), tuttavia è l’unica associazione di questo genere in Italia che si qualifica come «italiana» ed è attiva anche in altre città dove risiedono soci particolarmente attivi e responsabili, particolarmente nell’area veneta, ma non solo. Vengono offerti dei brevi seminari, oppure dei corsi residenziali (finora tenuti a Matraia, vicino Lucca, in un posto incantevole e con un ottimo servizio di cucina), cor- si sia per principianti sia per persone che hanno già esperienza. L’ACI ha sempre posto la massima attenzione alla qualità dei corsi che venivano proposti, spesso chiamando docenti stranieri particolarmente esperti. L’ACI è quindi a disposizione di tutti quelli che, in un modo o nell’altro, si interessino di temi legati alla calligrafia e alla scrittura. È operativa il martedì una segreteria, presso la sede milanese, ed esiste un sito internet, www.calligrafia.org dove viene presentata l’Associazione e fornite tutte le informazioni riguardo alla calligrafia in Italia e nel mondo (mostre, conferenze ecc.). Esiste anche una piccola ma ben selezionata biblioteca a disposizione dei soci. La quota associativa è del tutto sopportabile: Lit. 60.000 l’anno (circa 31 euro). Scrivere bello, ma, soprattutto per noi, scrivere è bello. Vorremmo che lo fosse per tutti. Riceviamo e pubblichiamo: GIUSEPPE ALIPRANDI E IL CEMBALO SCRIVANO H o letto la lettera alla Redazione del signor Ferruccio Annibale. Vorrei ricordare l’interessamento di mio Padre per Giuseppe Ravizza e il Cembalo Scrivano. Giovanni Aliprandi Padova GLI OTTANT’ANNI DI ENZO ROOK I l Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giulietti e la Redazione della «Rivista degli Stenografi» formulano i più festosi, cordiali auguri per gli ottant’anni che il Dott. Enzo Rook - membro del Collegio Revisori della Fondazione - ha compiuto il 23 dicembre. n54 a13 Le tante facce della scrittura araba di Isa Corti Crippa (seconda puntata) vete digerito il primo approccio con l’arabo? Se sì, apprestatevi a seguire il secondo. Potrete trovare delle discordanze con notizie apprese da altre fonti, in quanto l’arabo, come tutte le lingue parlate da molti Paesi e quindi da popoli diversi, cambia da un Paese all’altro. A volte cambia non solo la forma della lettera, ma anche le parole che servono ad indicare lo stesso oggetto. Basti vedere tra gli strumenti di Word relativamente alla lingua spagnola quante forme si possono trovare, così diverse una dall’altra, lo spagnolo dall’argentino o dalle forme dell’Uruguay. Altrettanto è per la lingua araba, ma forse anche di più. La mia amica, coautrice di queste note, mi fa notare le diversità dei vari vocabolari a seconda da chi sono stesi. Pensando all’arabo, vedo terre sconfinate, deserti infiniti, dove i popoli hanno difficoltà di incontro, ma vedo altrettante città popolosissime, come Il Cairo con i suoi 12.000.000 di abitanti, dove coesistono diverse forme di lingua a seconda del livello culturale. L a prima consonante dell’alfabeto arabo è la B, come nel nostro alfabeto. Il segno grafico cambia a seconda se iniziale, media o finale. La parte iniziale della B consiste in una piccola curva con apertura verso l’alto con sotto il puntino B = ....….. isolata; .…............ iniziale; .........…… media; …............. finale. Esempio: PORTINAIO = BAUUAB Il primo segno (sempre da destra) è il tratto della B iniziale che si unisce con la UAU; l’accento che sta sopra è la vocale breve A (Fatha) la sciadda = è per raddoppiare il suono della U (simile al prolungamento del suono della ü nella lingua tedesca) il segno….... di una retta verticale è l’alef A, (vedi numero precedente) il simbolo ……. è l’ultima B allungata perché finale. Sciadda o raddoppiamento In italiano una consonante doppia è scritta due volte, invece in arabo viene scritta una volta sola con sopra un segno come un piccolo tre rovesciato. Il nome sciadda in arabo significa rinforzo e la sua presenza indica quindi che la consonante va raddoppiata. Sukün Se una lettera araba è senza vocale, si deve indicare il simbolo del sukün - un piccolo zero - sopra la consonante priva di vocale. Esempio: RAGAZZA = BINT Da notare la posizione diacritica del puntino: 1) la B è indicata con il suo segno sulla base con l’aggiunta del puntino sotto, oltre la kasra 2) il puntino sopra il segno della secon- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI A 23 da consonante indica la N, oltre il piccolo zero del sukün 3) due punti sopra la relativa consonante - la T - (allungata perché finale di parola) L a lettera T ha la stessa forma della B, si distingue solo per i due puntini diacritici, sopra la consonante. T ….... isolata …........ iniziale …….... media …....… finale Esempio: CASA = BAIT ………. La terza lettera dell’alfabeto è una T ma strisciata tra i denti. Nella lingua italiana non esiste un suono simile, esiste nella lingua inglese che viene indicata con due lettere «th» con il suono aspro come in «three» = «tre». Le forme della Tã (T strisciata) sono identiche a quelle della T : la differenza consiste nei tre puntini sopra anziché due. Spesso nella scrittura a mano i tre puntini sono sostituiti dall’accento circonflesso. (2 - Continua) RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Bellissimo tratto calligrafico di una preghiera araba 24 Deceduta a Chicago Joanne Roccaforte È scomparsa a Chicago, il 9 luglio scorso, all’età di 65 anni, Mrs Joanne Roccaforte, dirigente del tutoring testing (assistenza didattica) di un college di quella città, consorte del nostro affezionato lettore e collaboratore con tavole stenografiche, Mr Roccaforte. La Direzione e la Redazione della «Rivista» porgono a Mr Roccaforte e ai suoi figli le più sentite condoglianze. La scomparsa di Emma Caroggio I l 1° ottobre scorso è scomparsa, a Milano, la professoressa Emma Caroggio, figlia dell’indimenticabile Maestro della nostra Arte, il genovese Prof. Dott. Ernesto Caroggio, che curò e autografò, nel 1960, la XXV edizione del Manuale GabelsbergerNoe. Emma Caroggio era nata il 6 novembre 1915. Esperta conoscitrice del sistema Gabelsberger, fu per quarant’anni insegnante di Lettere presso l’Istituto per Geometri di Genova. Ritiratasi in pensione, visse lunghi anni a Milano, vicino alla sorella Thea Caroggio Ferrero, alla quale va il sentito cordoglio della scuola gabelsbergeriana e della Rivista degli Stenografi. n54a14 RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’EUSI DAL VERBALE DEL 29 SETTEMBRE I l giorno 29 settembre, in Roma, nella sede sociale dell’EUSI, in Via Santa Croce in Gerusalemme, 83/c, si è tenuta la riunione del Consiglio direttivo dell’EUSI in prosecuzione della riunione del 7 luglio. Sono presenti: il Presidente, prof. dott. Angelo Quitadamo; il vicepresidente, dott. Ferdinando Fabi; l’amministratore, prof. Eleonora Pagano; il segretario, prof. Giorgio Spellucci. Il dott. Angeloni telefona, annunziando il suo arrivo in ritardo per motivi familiari. Gli altri sono assenti giustificati per gravi motivi familiari o personali. Il prof. Spellucci consegna al Presidente l’artistica pergamena, fatta fare in occasione dell’ottantesimo compleanno, da Padre Luigi Priori, monaco benedettino presso l’Abbazia di Santa Scolastica di Subiaco, con i nomi di quanti hanno voluto essere vicini al dottor Quitadamo per la fausta ricorrenza, partecipando al dono recapitato il 17 agosto presso la sua abitazione di Portici. La carta pergamena è stata offerta dalla cartoleria Di Virgilio, di via dei Serpenti, 171, in Roma. Il dono è stato molto gradito dal Presidente. Sulla questione dei Campionati, il Presidente riferisce sullo svolgimento delle trattative con la Confcommercio di Pesaro e si è in attesa di ulteriori sviluppi. (Nei successivi contatti sono stati chiariti i vari e complessi punti organizzativi, come riferiamo a pag. 17 - ndR). Sulla questione Intersteno, i presenti hanno preso visione dei risultati del Congresso di Hannover, che sono stati particolarmente brillanti per il nostro Paese sia sul piano agonistico che su quello congressuale. I presenti rivolgono un vivo plauso al dott. Fausto Ramondelli per la nomina a presidente dell’Intersteno, in quanto il nostro Paese ospiterà il prossimo Congresso Intersteno, che si svolgerà nel 2003, mentre i Campionati si svolgeranno nel 2004 a Vienna. Dovrà essere individuata la città destinata ad ospitare il Congresso, tenendo conto della situazione internazionale e di quella dell’ordine pubblico. Si rivolge anche un vivo apprezzamento al dott. Giacomo Di Piazza per l’opera da lui svolta in sede di congresso, opera che ha portato ai risultati sopra ricordati. Si esprime altresì il più vivo elogio a Gian Paolo Trivulzio, presidente delle sedute congressuali, per la nomina alla prestigiosa carica e per avere, con viva e dinamica capacità, ordinato le tre sedute congressuali di Hannover, con larga partecipazione di relatori. Il Convegno di studi sul tema della resocontazione che era invece previsto per il 30 novembre scorso a Roma, presso la Sala del Cenacolo della Camera dei deputati è stato spostato a data da destinarsi. A nche nel mondo dell’editoria le cose evolvono rapidamente sotto le picconate sempre più frequenti di internet e della tecnologia informatica. L’ultima trovata sono gli e-book. Un piccolo computer palmare che contiene nella sua memoria più libri di quanti ne possa contenere la vostra biblioteca di casa. Certo, la qualità dello schermo non è ancora quella della carta stampata ma poco ci manca. Il primo e-book store italiano è stato inaugurato dalla Mondadori dieci mesi fa e, fin dalla prima settimana i libri «scaricati» sono stati trentamila. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI UN’INTERA BIBLIOTECA DENTRO UN PICCOLO «PALMARE» 25 n54a15 Il plurale di euro? Che pasticcio! I RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Fuori la lingua di Paolo A. Paganini 26 n un agile fascicoletto edito dalla Banca di Roma («Buongiorno Euro!») viene categoricamente fissato il plurale di euro. «Il plurale di euro è euro. Si è deciso di mantenere invariato il nome per avere uniformità tra le diverse lingue.» La presa di posizione della Banca di Roma sembra però in contrasto con quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 settembre, dove spunta a sorpresa il plurale di euro in euri («Le imprese con capitale sociale di 10.000 euri...»; «Per modifiche e integrazioni inferiori a 20.000 euri...» eccetera). Eppure, l’Unione europea già nel 1998 aveva stabilito che la parola euro doveva essere considerata un sostantivo maschile e invariabile e che quindi si dovesse dire e scrivere: un euro, cento euro, mille euro. Ma l’Accademia della Crusca a sorpresa difende euri, contro il sito ufficiale di Bruxelles che invece sostiene euro anche al plurale. E allora chi la vincerà nel plurale di euro? A fissarne la regola sarà ancora una volta l’uso comune. Sacerdote ammanettato per colpa di una virgola S ul «Corriere della Sera» di venerdì 12 ottobre 2001 (Cronaca di Milano), un sommario strilla: «Stazione Garibaldi: lo sfruttatore picchia la ragazza e il sacerdote poi è ammanettato dalla Polfer». Nel testo si scoprirà che il povero sacerdote era soltanto corso in aiuto di una diciottenne nigeriana, picchiata dal fidanzato-protettore. Le manette, poi, sono state messe allo sfruttatore, non al sacerdote. Ma bastava che nel sommario fosse messa una virgola dopo la parola «sacerdote», e tutto sarebbe stato più chiaro e rispettoso della veste talare. L’italiano soffre di «congiuntivite»? L ’italiano, ormai si sa, soffre di «congiuntivite», tanto che sempre più spesso il congiuntivo è sostituito dall’indicativo («Mi sembra che è...», «Voglia- mo che ci aiutate...», «Sono sicuro che la spesa pubblica cresce...») L’orecchio (oltre che la grammatica) dovrebbe aiutare, dovrebbe avvertire quanto è (o quanto sia?) allappante l’impressione di questi indicativi sbagliati. Eppure, anche fior di giornalisti ci cascano spesso e volentieri. Un recidivo, sotto questo profilo, è Enzo Biagi, che, forse per vezzo o per essere il più vicino alle forme parlate, incorre frequentemente in errore. Si veda, per esempio, nella sua rubrica su «L’Espresso» n. 44 (1 novembre 2001). A proposito di «Pupe & calendari», subito all’inizio si legge: «Pare che le fanciulle che si esibivano come mamma le fece sui calendari, non ne vogliono più sapere». Ma cos’è mai questo stress? N el 1955, il prof. Hans Selye (1907-1982), di origine austriaca, insegnante in Canada e studioso delle alterazioni dell’equilibrio emotivo, rivoluzionò la scienza medica moderna con la sua teoria del perché ci ammaliamo, cioè per affaticamento psicofisico. In altre parole, ci ammaliamo per lo «stress»: La parola, allora introdotta dal prof. Selye, ebbe subito successo, dando origine a una vera famiglia di derivati: stressante, stressato, stressare. La fortuna di questa parola – da un punto di vista scientifico e lessicologico – è legata al fatto che la civiltà moderna dell’ultimo mezzo secolo si scoprì improvvisamente «stressata». Per motivi economici, professionali, sociali, sanitari, insomma per uno dei tanti motivi di tensione emotiva, siamo tutti, più o meno, stressati. Fin qua la storia di «stress». Ma da cosa deriva? Il termine (indica «tensione, sforzo, logorio») deriva da «distress» che significa «angoscia, dolore». Ma l’antenato di questo «distress» altri non è che il latino «districtus» («stretto da più cose, costretto»). Anche i latini, insomma, erano stressati. Tutti i lettori possono partecipare a questa rubrica. Le loro eventuali segnalazioni di errori, svarioni e strafalcioni linguistici vanno inviati alla Redazione della Rivista. n54a16 navig@ndo Come personalizzare Word di Lia Lovisolo A l primo utilizzo dopo l’installazione, Word si presenta con un’interfaccia standard, costituita da una barra dei menù, una barra degli strumenti, una barra di formattazione e una barra di stato. Dalla barra dei menù si può accedere a tutte le funzioni del programma, ma a volte può essere macchinoso, perché occorre sempre ricordarsi a quale voce del menù, e rispettiva sottocategoria, corrisponde una certa funzione. Soprattutto quando si fa frequente ricorso a certi comandi, è utile averli sempre sott’occhio e a portata di mouse. Tramite la funzione Personalizza del menù Strumenti si apre una finestra di dialogo con tre sezioni: Barre degli strumenti, Comandi, Opzioni. 1 FIG. 1 FIG. 2 Barre degli strumenti (Fig. 1) – Con un segno di spunta sono indicate le barre attive. Ogni barra attiva in più sottrae spazio al foglio bianco. Sarebbe quindi meglio, per rendere agevole la scrittura, non esagerare con le barre degli strumenti. 2 Comandi (Fig. 2) – A sinistra compare l’elenco delle voci del menù. Selezionando una di queste compare sulla destra l’elenco di tutte le funzioni appartenenti a quella voce. E’ possibile visualizzare contemporaneamente tutti i comandi scegliendo, sulla sinistra, Tutti i comandi. Una volta individuato il comando, è possibile trascinarlo con il mouse direttamente sulla barra degli strumenti o su una delle altre barre attive, ad eccezione di quella dei menù e quella di stato. Prima di trascinare il comando, è possibile asse- gnargli una combinazione di tasti (per attivarlo senza usare il mouse): cliccando sul tasto Tastiera si apre una secon- 27 da finestra di dialogo (Fig. 3) nella quale, per ogni comando selezionato compare, sulla destra, la combinazione di tasti predefinita, e sulla sinistra il campo in cui assegnare una nuova combinazione di tasti. Premere il tasto Chiudi per confermare le nuove impostazioni. Si ritorna così alla prima finestra. Finché questa rimane aperta è possibile aggiungere, togliere e spostare comandi sulle barre degli strumenti trascinandoli con il mouse. 3 FIG. 3 FIG. 4 FIG. 5 Opzioni (Fig. 4) – In questa sezione si possono definire le dimensioni dei pulsanti, scegliere il tipo di visualizzazione del contenuto dei menù (completo o parziale con i soli comandi più usati in vista), affiancare la barra di formattazione e degli strumenti per risparmiare spazio. Finora abbiamo esaminato la personalizzazione visiva dell’interfaccia di Word. Esiste però un livello più approfondito di personalizzazione, che coinvolge la visione del testo, la flessibilità e la velocità di scrittura, i criteri di modifica e salvataggio dei documenti. Si accede a queste impostazioni tramite la funzione Opzioni nel menù Strumenti. Si apre una finestra di dialogo divisa in sezioni: 1. Visualizza (Fig. 5) – Permette di impostare le modalità di visione della pagina, del testo e delle sue componenti, visibili e non. Tra le funzioni più utilizzate c’è quella che permette di mostrare a video (ma non in stampa) gli spazi tra caratteri, i segni di paragrafo e le tabulazioni. 2. Standard – Tra le opzioni più comuni, quella che permette di scrivere caratteri bianchi su sfondo blu (per una scrittura più riposante) e quella che imposta il numero degli ultimi documenti aperti (visibili in coda al menù File). 3. Modifica – Include alcune opzioni di modifica del testo, tra cui la modalità di sovrascrittura, che consente di riscrivere porzioni di testo direttamente sul testo errato senza doverlo prima cancellare. 4. Stampa – È possibile includere nella stampa alcune informazioni sul docu- FIG. 6 FIG. 7 10. Revisioni – Quando un documento è redatto da più persone, può essere utile tener traccia sia delle correzioni che del testo corretto, per risalire al processo logico di modifica del testo e dei concetti in esso contenuti. In questa sezione si imposta la simbologia delle varie correzioni. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI mento o i codici di campo, predisporre la stampa in background, ossia la possibilità di stampare il documento senza dover interrompere la sua successiva modifica. 5. Salva (Fig. 6) – Utilissima la funzione di salvataggio automatico del documento: si può impostare la frequenza con l’apposito campo. C’è anche il salvataggio in background, che consente al documento di avviare l’auto-salvataggio anche durante la fase di scrittura. Gli ultimi due campi sono dedicati alla sicurezza in caso di condivisione del documento: da compilare con la password per l’apertura e quella per la modifica. 6. Ortografia e grammatica (Fig. 7) – Parallelamente al controllo ortografico, attivato appositamente, esistono degli automatismi che entrano in gioco durante la digitazione del testo. È qui che vengono impostati. In questa sezione è inoltre contenuto il dizionario personalizzato, quell’insieme di vocaboli non inclusi nel dizionario di Word, ma che chi scrive reputa ugualmente corretti o dotati di senso. Per inserire nel dizionario personalizzato una parola che Word non riconosce e sottolinea in rosso basta puntare il mouse sulla parola, usare il tasto destro e selezionare Aggiungi. Da quel momento in poi la parola non verrà più segnalata come errore. 7. Directory predefinite – Si imposta qui la destinazione predefinita di salvataggio dei documenti, salvo diversa indicazione data di volta in volta in fase di primo salvataggio. 8. Compatibilità – Spesso capita di scrivere documenti destinati ad essere poi aperti e modificati da altri che potrebbero non avere la stessa versione di Word o addirittura altri programmi di videoscrittura. Per evitare problemi di incompatibilità è possibile produrre un documento già adatto ad essere letto o modificato con versioni o programmi diversi da quello nativo. 9. Informazioni utente – In questo spazio possono essere inserite alcune informazioni sull’utente, che verranno incluse ad ogni salvataggio nelle informazioni sul documento. 29 n54a17 a cura di Giuseppe Capezzuoli 4 - Bocciato in matematica Ecco, come il solito, una mezza dozzina di crittografie mnemoniche, delle quali vi forniamo già la soluzione. Sono il pretesto per una piacevole e divertente pausa di riflessione, prima di impegnarvi negli indovinelli in gara, che vi proponiamo più avanti. Poiché i calcoli ha fatto malamente, e per le rime non rispose a niente, eccolo tutto rosso e amareggiato, proprio lui che tanti altri ha incoraggiato! Iperion 5 - Uno statale che la tira giochi quando Tirone incontra Edipo CANOTTIERI (de Il Silvano) Uomini d’armi L’angolo dei RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 30 CRITTOGRAFIE GIÀ RISOLTE CARAMELLA (de Il verdicchio) La messa in orbita CONFUCIO (de Il maremmano) Un giallo famoso Si consuma ogni dì, coi suoi sospiri, talché a volte puoi dirlo anche asfissiante; è povero: e a fine mese il miri sempre in bolletta in fatto di contante. Pranzo QUASI COMPLETA (di Re Enzo) Poco ci manca 6 - Il tuo fidanzato STINCO DI SANTO (de Il Troviero) L’osso sacro Troverai ch’esso è freddo, ma sarà opportuno che, essendo in tuo possesso, lo baci avidamente un po’ più spesso: se no succede che si squaglierà. Ramiro VITTORIE SINDACALI (di Sonia) Affermazioni categoriche ________ INDOVINELLI 1 - A teatro La fatalona hai tu in quel palco visto, quella che leva il capo franca e altera? La vedova è colei dal labbro... tristo; salvarti, se ti prende, ahimè, è chimera Vedo Soluzioni degli Indovinelli del n. 53 1. Il falegname 2. La cinghia dei pantaloni 3. Il cimitero 4. I capelli 5. Il fegato Sciarada stenografica: Noe/Noè ________ 2 - Un tipo fattivo Ha dei numeri: ognuno vede come porta alto il suo nome. Gli han tolta l’appendice di recente? Va in macchina ugualmente! Lemina 3 - Uno scavezzacollo Con la sua vita molto irregolare, è cosa che ben pochi han rilevata, se un fuori legge fu da militare; una fortuna ad altri ha dispensata: però pel suo malfatto, di sicuro, mai sarà messo con le spalle al muro. Il Nostromo I vincitori Molte sono state le risposte agli indovinelli del n. 53, ma nessuno è riuscito a risolverli tutti. I PREMI A quanti risolveranno i sei indovinelli verranno inviate alcune pubblicazioni del Gruppo Giunti. Le soluzioni di questo numero dovranno essere spedite alla Redazione della «Rivista degli Stenografi» entro il 15 febbraio 2002. C ALLEGARO GUERRINI MADDALENA, VERONA - CAMERANI ANNA MARIA, IMOLA, BO - CAMPANELLA WEBER, TRIESTE - CAPASSO ANGELA, FRATTAMAGGIORE, NA - CAPELLI MARIA GIOVANNA, CANNETO SULL’OGLIO, MN - CAPUANO CARMELA, BACOLI, NA - CARBONI PATRIZIA, FIRENZE - CAREMI GIUSEPPINA, VARESE - CARINO FABIO, ROMA - CARLI CINZIA, VIAREGGIO, LU - CARNESECCHI VINCENTI LEDA, FIRENZE - CASAROTTO LILIANA, SERIATE, BG - CASTALDO DI SILVIO CARLA, NAPOLI - CASTELLANO POLO ELISA CARLA, TRIESTE - CASTORINA ANNAMARIA, GENOVA - CATINELLA ANTONINO, CHIETI - CAVALLINO MIRELLA, GENOVA - CECIONI VERSARI RINA, VIAREGGIO, LU - CENTRO STENOGRAM, GENOVA - CERASA ELEONORA, ERBA, CO - CERRINI MONICA, PIOMBINO, LI - CERRO MARIO, PONTECORVO, FR - CEVA PICCINI ROSA MARIA, ALESSANDRIA - CIMINO UMBERTO, ROMA - CINEL COLETTO AMNERIS, SILEA, TV - CIPPE BOGGIO MARNELLA, BELLINZONA, CH - CIULLI ALPIGIANO MARIA, BORGO S. LORENZO, FI - CORTE DEI CONTI, ROMA - CRAVEDI GAETANO, PIACENZA - CUCCHINI ARVATI ADRIANA, UDINE - CUTOLO RAFFAELE, FOLLONICA, GR. D’ADAMO MAURIZIO, FERENTINO, FR F ABRIS PIERINA, FIRENZE - FANCI SOLCIA GIUSEPPINA, L’AQUILA - FATICA ENRICO, ROMA - FAVALORO BONARA CARLOTTA, MILANO - FAVERIO ZUCCHELLI ANNA, BOLOGNA - FEDI ALBA, FIRENZE - FERRANTE SALVATRICE, FLORIDIA, SR - FERRARI GIOVANNI, ODERZO, TV - FIN LEANDRA VED. ALBERTI, BRUGHERIO, MI - FIORUCCI RENATA, GUBBIO, PG - FIUMALBI GROSSI LUCIA, VIAREGGIO, LU - FIUZZI SAURA, CESENA, FO FLOREAN PAOLA, TRIUGGIO, MI - FORNARI LUCIANO, VALEGGIO SUL MINCIO, VR FORTUNA MARIALUISA, MILANO - FRANCALANCI FRANCO, FIRENZE - FURIOSO GIORGIO, SIRACUSA. GALIMBERTI GITA, GAGGIANO, MI GALUPPO ZANUSO GABRIELLA, NOVENTA VICENTINA, VI - GAMBADORO MIRELLA, LUMARZO, GE - GANDOLFO ONGARO ADA, VENEZIA - GARBINI MARIA, TERNI GAUDIO ROBERTO, VENEZIA - GAVEDI GAETANO, PIACENZA - GERALI MARIO, MONTI DI LICCIANA, MS - GIALDI FABRIZIO, PARMA - GIAMBRONE MARIA LUISA, VENEZIA - GIANNANDREA GIAMBATTISTA, PUTIGNANO, BA - GILA GERMANO ROSA MARIA, MILANO - GIOVANNOZZI M. CRISTINA, FIRENZE - GIULIANO SABRINA, MARANO, NA - GRANDOTTI PINTON MARIA, TORINO - GRIFFINI ANNA ELISA, LODI - GRILLENZONI DEL BUE FIORELLA, MODENA - GROTT ANNA MARIA, ROVERETO, TN - GUASSARDO MARIA CRISTINA, GENOVA - GUERRINI CALLEGARO MADDALENA, VERONA. IANNACONE AMERIGO, CEPPAGNA, IS - IANNONE ANTONIO, ROMA - IELO FRANCO, REGGIO CALABRIA - INFERRERA LETTERIA, MONTESILVANO, PE - INNOCENZI LEONARDO, MOSCA, RUSSIA - INNOCENZI VITTORIO, LONDRA, INGHILTERRA INNOCENZI FLORIANO, FOLIGNO, PG IST. PROF. STAT. PER I SERV. COMM. E TUR., FORLI’ - IST. TEC. STA. COMMERCIO CALVI, PADOVA - IST. TECN. COMM. STAT. “A. MARRO”, MONCALIERI, TO ISTITUTO PROFESS.LE STATO, CONEGLIANO, TV - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, RIVISTA DEGLI STENOGRAFI BACCI FELICE, FIRENZE - BALESTRA DAMIANO, FRANCAVILLA FONTANA, BR BARBERA BIANCHI MARIA, PISTOIA BARBONI MUGELLI, FIRENZE - BENCICH C/O WEBER, TRIESTE - BENFATTO ARMANDO, STRA’, VE - BERTULETTI GUIDO, BERGAMO - BIANCONI ANNAMARIA, VERONA - BIENTINESI GIULIA, ROSIGNANO SOLVAY, LI - BOLOGNA LAURA, MASSA CARRARA, MS - BONFANTI ALBERTO, SCANDOLARA RAVARA, CR BONI DERNA ROSA, SANSEPOLCRO, AR BONINI TORASSO MARIA PIA, TORINO BORINI MARIA LUISA, VENEZIA - BOTTERO TERESA, CUNEO - BOVI VINERA CARLA, TORINO - BRAVI FRANCESCA, BERGAMO - BULGARELLI CARLO, CASERTA - BUONAVOGLIA LICIA, LIDO DI JESOLO, VE - BUSCA GALLI MARA, FIRENZE. - DATA MANAGEMENT, OSPEDALETTO, PI - DE CILLIS ARTURO, ROMA - DE FAZIO ANTONIO, AVELLINO - DEL PIERO M. ANTONIETTA, PADOVA - DELLA GATTA FELICE, SALERNO - DENTE ELISABETTA, MILANO - DI LEONE ANNAMARIA, UDINE - DI LEONE INFERRERA, MONTESILVANO, PE - DIMARO ISOLINA, CERVETERI, ROMA - DIPALO LUIGI, ALTAMURA, BA - DOLCINI ELISABETTA, MELEGNANO, MI - DOLCINI ELISABETTA, VIZZOLO PREDABISSI, MI. Albo d’Oro dei A CCADEMIA CAMPANA STENO-, AVELLINO - ALOISIO ZENAIDE, BASSANO DEL GRAPPA, VI - ANASTASIO IVANA, PALERMO - ANDREANI MARIA, POPPI, AR - ANDREOLI FLAVIO, MESTRE, VE - ANRICO MARISA, GENOVA - ARAGNO ANNA, ALESSANDRIA - ARENA ANGELA, AIDONE, EN - ARIANI R. ENZO, FIRENZE - ARRIGONI GABRIELLA, POZZUOLO MART., MI AUDO-CARAMELLI FRANCA, BIELLA AURINI MONSIGNOR RENATO, CHIETI. benemeriti della Rivista n54a18 31 MILANO - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, NOVI LIGURE, AL - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, PALESTRINA, RM - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, PIAZZA ARMERINA, EN ISTITUTO PROFESS.LE STATO, RAVENNA ISTITUTO PROFESS.LE STATO, ROMA ISTITUTO PROFESS.LE STATO, ROVERETO, TN - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, TREVISO - ISTITUTO PROFESSIONALE, CASATENOVO, LC - ISTITUTO PROFESSIONALE, LATINA - ISTITUTO SPELLUCCI, ROMA - ISTITUTO STENOGRAFICO SENESE, SIENA - ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE, MONCALIERI, TO - ISTITUTO TECNICO STATALE, BOLOGNA - ISTITUTO TECNICO STATALE, CASTANO PRIMO, MI ISTITUTO TECNICO STATALE, CASTELFRANCO VENETO, TV - ISTITUTO TECNICO STATALE, GENOVA - ISTITUTO TECNICO STATALE, LENTINI, SR - ISTITUTO TECNICO STATALE, MILANO - ISTITUTO TECNICO STATALE, NAPOLI - ISTITUTO TECNICO STATALE, PALERMO - ISTITUTO TECNICO STATALE, TORINO - ISTITUTO TECNICO STATALE, TREVISO - ISTITUTO TECNICO STATALE, TRIESTE - IULIANIS GIANCARLO, MAGENTA, MI - IUVARA MARTINO, ISPICA, RG. L EONETTI LUCIA, MILANO - LOM- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI BARDI MARINA, NAPOLI - LONGARI ROBERTA, CINISELLO BALSAMO, MI LOVATI FULVIO, MILANO - LUCCA ANNA, FAENZA, RA - LUOTTI LUIGINA, TORINO LUPO GIOCONDA, MILANO. 32 M ACCIANTI MARGHERITA, PONTEDERA, PI - MADERA PIETRO, SOAVE, VR MAIULLARI VITO DAMIANO, BARI - MANCARELLA LUCIA, BELVEDERE SIRACUSA, SR - MANCIANTI LAURA, GROSSETO MARASTONI SCIARRETTA, VERONA MARCANTONIO NICOLA, POTENZA MARCELLINO MARIA, ROMA - MARZIANO FRANCESCO, BARI - MASCHIO SONIA, MILANO - MAZZUOCCOLO CAPOBIANCO, ROMA - MECCHIA ANNA MARIA, CASTELNUOVO DI PORTO, RM - MEZZATESTA MARIA, PALERMO - MICHELETTI MIGLIARINI WANDA, FIRENZE - MIGNINI ADA, PERUGIA - MILANESI RAIMONDI SILVIA, MILANO - MINI RITA, SIENA - MODESTI ALICE, SALINE DI VOLTERRA, PI - MOHORATZ ATTILIO, GENOVA - MOLA MINIATI LAURA, MILANO - MONTANARI CARLA, CADEO, PC - MONTERISI CONCETTA, BARLETTA, BA - MONTISCI M. ANTONIETTA, BELLUNO - MORI LYDIA, FIRENZE. NICCOLI MARIA, FIRENZE - NUTI FERNANDO, BARBERINO DI MUGELLO, FI. OBERTO DELL’ORTO RENATA, MILANO - OTTANELLI ATTILIO, FIRENZE. PAOLONI LINA MARGHERITA, PERU- GIA - PAPINI BEZZI VITTORIA, FIRENZE PARISET FRANCESCO, ROMA - PARISI CARLO, MILANO - PARISI VITO, TRAPANI PASSERI MANLIO, FIRENZE - PATRIARCA LUCA, ALBISOLA SUPERIORE, SV PATRITTI ALDO, ASTI - PAVESE SIRENA, GENOVA - PERCHIAZZI MICHELE, BARI PERETTI DIANA MARIA, VIGANO’, LC PERETTI UGO, VERONA - PIANIGIANI PAOLA, SIENA - PICCI LEONARDO, ROMA - PICCOTTI GIUSEPPE, CESATE, MI - PIETRANERA MARIA VITTORIA, MILANO PILOTTI PAOLA, RAVENNA - PINESCHI MARIA VITTORIA, PIOMBINO, LI - PIOLETTI MINUTO DOMENICA, TORINO - POLLOLI ALESSIA, BUSSANA, IM - POZZI NATALIA, LUGO, RA - PRETE GIUSEPPE, ASTI PROVVEDITORATO AGLI STUDI, AVELLINO. RABITTI GALASSI MIRELLA, MODENA - RATTO LOREDANA, NAPOLI - RICOLFI PIER GIUSEPPE, VERCELLI - RINO DI BARTOLO, CHESTNUT HILL, MA - ROCCAFORTE JOSEPH, ILLINOIS - ROMANELLI CECILIA, FIRENZE - RORATO GIOVANNI, PORDENONE - ROSA GASTALDO GIULIANA, VERONA - ROSTELLO ELISA, MONZA. S ALIERNO PAOLINO, AVELLINO SAPETTI SERGIO, LAURIANO, TO - SARTONI DANILO, FAENZA, RA - SAVOCA RITA, PRADAMANO, UD - SCARDULLA DI SALVO, PALERMO - SCUOLA GALOTTA, POTENZA - SCUOLE STUDIO E LAVORO, COMO - SCURI AMELIA, PAVIA - SILANO ROSSANA, VASTO, CH - SIMONE FILOMENA, ROMA - SORANZIO MASSIMO, GORIZIA - SPAGNESI LORELLA, CECINA, LI STEFANONI FLORINDA, DALMINE, BG. TESTA DOMENICO, CERRO TANARO, AT - TICCI LILIANA, FIRENZE - TIRRICO VOCE FILOMENA, TRIESTE - TRIFILIO STEFANIA, ALASSIO, SV - TRIPODI LUCIANA, BOLZANO - TROIANO MARIA, LESINA, FG. U N. NAZ. PROF. DATT. STEN. CALC. CONT. A MACCHINA E PRATICA PROF., ISPICA, RG - URGELETTI CESCO, SALSOMAGGIORE TERME, PR. V AGHI MARIALUISA, LAMEZIA TERME, CZ - VALLE GIORGIO, ROMA VALTULINI DENISE, PALOSCO, BG VIGNOLETTI ILARIA, FIRENZE - VIGNOLETTI MARA, FIRENZE - VINERA EZIO, TORINO - VIRGA MONICA, PALERMO VISINTAINER CARMELA, TRENTO. WAHA ROBERTO, MILANO/NIGUARDA, MI. XIBILIA ELVIRA, SIRACUSA. ZAZZERI GIULIANA, RIGNANO SULL’ARNO, FI - ZUCCHERMAGLIO ANTONIO, VERONA - ZUDDAS DANIELA, CAGLIARI.