54_n03
I
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54_01
SOMMARIO
Rivista degli Stenografi
fondata a Firenze nel 1877
n. 54, ottobre/dicembre 2001
Organo trimestrale della
Fondazione Francesco e Zaira Giulietti
di cultura stenografica, calligrafica,
grafica e linguistica
Redazione e Amministrazione
Piazzale Donatello 25
50132 Firenze
Tel. 055.500.00.42 - Fax 055.660.041
www.fondazionegiulietti.it
E-mail: [email protected]
Direttore responsabile
Prof. Paolo A. Paganini
Direttore editoriale
Nerio Neri
Stampa
Litografia Piccardi S. & C.
Strada in Chianti (FI)
a cura dello Studio Panda di Firenze
Tiratura copie 9.300
Copia non commerciabile
C/C postale N. 18025502
Autorizzazione del Tribunale di Firenze
n. 3604 del 22/7/1987
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Fondazione Francesco e Zaira Giulietti
per lo studio, la promozione e la divulgazione
delle scritture comuni e della stenografia
Gabelsberger-Noe
Riconosciuta con D.P.R.
n. 310 del 19-1-1983
Sede legale
Piazzale Donatello 25 - 50132 Firenze
Tel. 055.500.00.42 - Fax 055.660.041
Codice fiscale 94010970484
Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65
2
2
Auguri
4
Paolo A. Paganini
Tra i fantasmi della storia ora c’è anche la lira
7
Angelo Quitadamo ringrazia gli amici
8
Massimo Ugliano
Sistemi a confronto: Gabelsberger-Noe e Cima
10
John Robert Gregg parla della sua stenografia
13
John Robert Gregg
La stenografia nei primi secoli della cristianità
16
La stenografia nei primi secoli della cristianità
(tavole stenografiche)
17
In preparazione i Campionati Polivalenti di Pesaro
18
Attilio Ottanelli
Vitalità della stenografia croata
19
Angelo M. Quitadamo
Così ricordo un maestro, mio padre
21
Francesco Ascoli
L’opera generosa dei calligrafi
tra indifferenza e ostilità
23
Isa Corti Crippa
Le tante facce della scrittura araba
(seconda puntata)
26
Paolo A. Paganini
Fuori la lingua
27
Lia Lovisolo
Navigando: Come personalizzare Word
30
L’angolo dei giochi
31
Albo d’Oro dei benemeriti della Rivista
Consiglio di Amministrazione
Presidente
Dr. Marco Morganti
Vice Presidente
Dr. Sergio Giunti
Segretario
Cav. Bruno Piazzesi
Consiglieri
Dr. Gianluca Formichi
Prof. Paolo Galluzzi
Prof. Andrea Innocenzi
Nerio Neri
Prof. Paolo A. Paganini
Prof. Giorgio Spellucci
Si ringraziano i sigg. Mario Donisi, Laura Ricceri e la Filatelia Numismatica Ulivieri Carla di Firenze per aver contribuito alla realizzazione della coperta e per illustrare l’articolo «Tra i fantasmi della storia ora c’è anche la lira».
Collegio Revisori
Dr. Salvatore Proto
Dr. Gianluca Borrani
Dr. Enzo Rook
La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole
a insegnamento di stenografia e dattilografia, Associazioni
stenografiche e a tutti gli interessati di stenografia sia italiani che esteri.
La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione.
La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Auguri
54_n02
3
n54a04
Tra i fantasmi
della
di Paolo
A. Paganini
storia
ora c’è anche la lira
D
unque, con il primo di gennaio,
l’Europa dà l’addio a lire, franchi
belgi, marchi tedeschi, pesetas spagnole, franchi francesi, sterline irlandesi,
franchi lussemburghesi, fiorini olandesi, scellini austriaci, scudi portoghesi,
marchi f inlandesi, dracme greche.
Scende la mannaia dell’euro e, in un sol
colpo, vengono cancellati i millenari
simboli del potere economico e delle
più tenaci identità nazionali: le monete.
In loro nome si sono consolidati Stati,
affermate nazioni, si sono stipulati patti, contratti ed alleanze, si son fatte
guerre, sono fiorite civiltà, si sono creati imperi, sono state inventate formule
di vita, si sono fatti affari, sono state
create condizioni di felicità in terra o ci
siamo dannati l’anima.
Ora, l’Homo Europaeus, spostandosi
da una parte all’altra del Vecchio Continente, non dovrà più sudare complicati
rapporti per calcolare i vari cambi monetari. Dall’Austria al Belgio, dalla Finlandia alla Francia, dalla Germania alla
Grecia, all’Irlanda, al Lussemburgo, all’Olanda, al Portogallo, alla Spagna basterà un borsellino rifornito di euro per
fare ovunque ogni tipo di acquisto.
Fieri ed orgogliosi, ci sentiremo af-
fratellati in un unico abbraccio monetario. O no? Cittadini europei, un po’ alla
volta dimenticheremo le nostre storie
nazionali, sorrideremo delle nostre risse paesane, della nostra cultura provinciale, guarderemo con ilare bonomia
alla preistoria dei nostri campanilismi,
delle sagre patronali, delle fiere strapaesane. E un po’ alla volta, anche il nostro
Paese, «dove il sì suona» sarà sempre
più percorso dal fremito di tanti «yes».
D
iamo dunque l’addio alla nostra
lira, alla nostra liretta, com’è stata
tante volte chiamata, dagli anni Cinquanta in poi, quando, nel dopoguerra,
siamo passati da una industriosa povertà alle comodità del benessere, dall’età del necessario alla civiltà del superfluo, dalla cognizione del valore attraverso il sacrificio alla folle rincorsa d’un
gioioso consumismo. La lira, riconosciamolo, ci ha consentito di essere artefici della nostra vita, ci ha illusi, sogno
d’onnipotenza, di aver scoperto l’arte di
essere felici. Nel bene o nel male, nel
buono o cattivo uso, sudata, risparmiata, investita, sprecata, la lira è stata lo
specchio della nostra vita, simbolo dell’esistenza di ognuno e ideale immagine di storia patria. Documento e testimonianza, fin dall’antichità, pur con altri nomi, di eventi dei quali fanno fede
preziosi reperti archeologici e numismatici, che si trattasse di sesterzi, di
fiorini, talleri, ducati e zecchini, di giulii
e testoni d’argento, di piastre o di scudi.
Alla lira innalziamo, dunque, un nostro ideale monumento commemorativo, come simbolo di una secolare, umana laboriosità, in un riconoscente e un
po’ malinconico addio.
La lira, insieme con l’euro, starà an-
cora un po’ nelle nostre tasche, fino al
28 febbraio. Poi concluderà la sua lunga, avventurosa storia, che parte da
molto lontano, sempre rappresentando
un diario di vita vissuta, come storici
annales di fatti memorabili.
Le monete romane, per esempio, della fine della repubblica e soprattutto dell’impero (il termine «moneta» deriva dal
fatto che la zecca di Roma era annessa al
tempio di Giunone Moneta, e la sua sorveglianza era affidata ai triumviri monetales), sono estremamente importanti
come fonti storiche. Di esse si servirono
infatti largamente tutti gli imperatori
come strumento di propaganda, per scene e figure allegoriche legate ad eventi
politici, militari e religiosi, per nascite,
morti e matrimoni della famiglia imperiale eccetera, così come nei nostri vicini
anni Trenta e Quaranta le monete italiane illustrarono la storia del fascismo.
A
Firenze, ancora, per pescare qua e
là nella Storia, Alessandro de’ Medici, valendosi dell’arte di Benvenuto
Cellini, coniò, oltre ad altre monete, il
testone d’argento. E, a loro volta, i Papi
emisero un gran numero di monete celebrative, spesso di ottima lega.
Con Vittorio Amedeo I, Duca di Savoia (1630-1637), entrò in circolazione
la lira d’argento, divenendo unità monetaria. Allora, come per il passato, gli
unici soldi circolanti erano le monete di
metallo. I soldi di carta ancora non esistevano. Ciò comportava alcuni inconvenienti non da poco. Se cioè mancava
l’oro o l’argento per coniare le monete
di metallo, che contenevano sempre
una certa quantità di metallo prezioso,
la circolazione del denaro diventava
problematica. Solo a metà del Settecento, apparvero le prime lire di carta, precisamente nel 1746, per regio editto di
Carlo Emanuele III di Savoia. La moneta di metallo prezioso, la moneta «sonante», non fu dunque più l’unica
«merce di scambio» (tanta merce, tante
monete di uguale e reale valore in oro o
argento). In sua vece la lira di carta divenne una «promessa», uno strumento
garantito dallo Stato, la promessa che
quei biglietti si sarebbero potuti convertire in oro, tondi tondi, senza centesimi.
I decimali infatti nacquero con la Ri-
voluzione francese, quando la moneta
francese si chiamava lira, divisa in decimi
e centesimi (nel 1795 cambiò nome, divenne «franco»). Grazie a Napoleone il
nuovo sistema monetario fu portato in
giro per l’Europa, e fu adottato definitivamente anche per la valuta del Regno
d’Italia, dove, anche se chiamata patriotticamente «lira italiana», portava l’effigie
di Napoleone. Cacciato Napoleone, si
continuò a mantenere la comoda e razionale abitudine dei decimali. A ciò si
conformò anche la Lira Nuova di Piemonte, istituita nel 1816 da Vittorio
Emanuele I. E il 17 marzo 1861, quando
venne proclamato il Regno d’Italia, fu rispolverata, al posto della Lira Nuova di
Piemonte, la lira italiana napoleonica
(stavolta con il ritratto di Vittorio Emanuele II), con corso legale in tutta Italia,
al posto delle monete dei vecchi Stati.
(Come curiosità, in molte zone dell’Italia settentrionale, in virtù dell’antica presenza napoleonica con i suoi molti francesismi, alcuni modi popolari registrano
tuttora il termine «franchi» al posto di
lire, cioè «duecento lire» diventano, ad
esempio, «duecento franchi»! Con gli
euro resisterà questo modo di dire?)
I
ntanto Cavour premeva perché, dopo
l’unificazione d’Italia, venisse affidata
a un unico Istituto l’emissione delle
banconote, ad evitare che continuassero a circolare le molteplici e svariate
emissioni della Banca di Roma o del
Banco di Sicilia o del Banco di Napoli o
della Banca Nazionale Toscana, o della
Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio, o della Banca Nazionale nel Regno d’Italia eccetera, in
una frantumazione di banconote, per
centinaia di tagli. Il fatto è che l’unificazione monetaria avrebbe toccato, come
può apparire chiaro, troppi interessi, e
quindi si dovette attendere un lento
processo spontaneo, una specie, diciamo così, di morte naturale (la politica
italiana, dall’Unità ad oggi, ha spesso
adottato la filosofia del «lasciamo che le
cose vadano come devono andare»),
finché, nel 1893, molti dei suddetti istituti bancari non concorsero a formare
la Banca d’Italia, la quale poi, in trentatré anni, assorbì tutti gli altri, finalmente realizzando l’effettiva unificazione
politica ed amministrativa.
E
Gli «assegnini»
che nel
1976/77
supplirono alla
mancanza di
monete
siamo così alla storia contemporanea della lira, con i suoi momenti
di gloria, con le sue tante svalutazioni e
con le sue non rare alchimie economiche, come quando, nel 1927, Mussolini
varò la cosiddetta «battaglia della lira»,
per sottrarre l’Italia alla morsa dell’inflazione. Intanto, Vittorio Emanuele III
(1900-1944), appassionato di numismatica, coniava rare monete d’oro da 100
lire con finalità collezionistiche, mentre
il sistema monetario si basava ancora
sulla lira d’argento con vari multipli,
pure in argento, come le 5 e le 10 lire. Il
centesimo e i suoi multipli costituivano
la base della moneta in metallo vile.
Dopo la seconda guerra mondiale
(nessun settore dell’economia era stato risparmiato e solo nel ’47 la cosiddetta
«cura Einaudi» sulla lira riuscirà a fare intravedere momenti migliori), la moneta
d’argento scomparve del tutto, prima per
lasciar luogo alle «AM-lire», valuta militare alleata, cartaccia, che i vincitori dell’ultimo conflitto sparsero a piene mani, contribuendo non poco alla svalutazione
post bellica, poi alle monete in leghe d’alluminio e alle lire di carta, talvolta vaste
come «lenzuola»: un «deca» (10.000 lire)
nel 1948 misurava 24,5 x 12,5 centimetri!
Quasi un simbolo di vanitoso esibizionismo. Infatti, dopo appena tre anni dalla
fine della guerra, lo cose non andavano
poi tanto male. Fabbriche e case ricostruite, nascita di nuove industrie: aumenta
l’occupazione e, soprattutto, la lira riprende quota ed ha più capacità d’acquisto. Anche il costo della vita è, con qualche sacrificio e molti mugugni, entro i
termini di una dignitosa accettabilità.
U
n paio di scarpe da uomo, nel
1948, costa 4.935 lire; il giornale,
14 lire; un biglietto del cinema in platea, 92,50 lire.
Nel 1955, i prezzi cominciano a lievitare. Per le stesse voci, abbiamo rispettivamente: 5.093 lire; 25 lire; 194 lire.
Nel 1965: 6.051 lire; 50 lire; 353 lire.
Nel 1975: 14.308 lire; 150 lire; 816 lire.
Il diagramma della lira è sempre stato la rappresentazione della nostra vita
in salita.
Attraverso tragici eventi o luminosi
momenti storici, dall’inflazione al
boom, la lira ha illustrato e accompagnato la nostra «opera da tre soldi», con
le sue filigrane, i suoi disegni, con le sue
effigi di personaggi illustri, con le sue
selezioni di opere d’arte, di immagini
evocatrici del mondo del lavoro, dell’arte, della scienza, tra spighe e caravelle...
Ed eccoci, ora, all’euro, che avanza
con l’entusiasmo trionfale e prepotente
di tutti i vincitori. Segnerà una nuova
civiltà allargata, una civiltà di tutti, dall’Austria alla Francia, al Belgio, alla Spagna, riaccendendo speranze ed illusioni. Intanto, il fantasma della lira continuerà ad aggirarsi fra noi ancora per
qualche settimana. Poi, un altro pezzo
della nostra storia scomparirà per sempre, mummificato in un libro di numismatica, come i sesterzi, i fiorini, i talleri, i ducati, gli zecchini...
n54_a05
Angelo Quitadamo
ringrazia
gli amici
C
arissimi, mmm mmm mmm m m
vi sono molto grato del ricordo
avuto per i miei ottant’anni. Il 17 agosto Giorgio Spellucci con la moglie Natalina, e con Eleonora Pagano, Giuseppe Di Peso ed Enrico Fatica sono stati a
casa mia in Portici, per consegnarmi il
dono consistente in un cofanetto contenente i sei volumi di Pietro Colletta,
Storia del Reame di Napoli o delle Due Sicilie, per l’editore Franco Maria Ricci, illustrati dal corpus fiorentino delle Vestiture del Regno di Napoli, saggio di
Marilena Mosco, introduzione storica
di Anna Bravo, lettura delle Vestiture di
Elisa Mirando, ed infine l’Editore al
Lettore. L’opera è stata impressa a Milano nel mese di febbraio 1995 con carattere bodoniano corpo 14, su carta a
mano fabbricata dalle Cartiere Magnani
di Pescia. L’opera è splendida. Così
come è altrettanto splendido il dono e
chi lo ha consigliato. Il 29 settembre,
poi, Giorgio Spellucci mi ha consegnato la pergamena (che riproduciamo qui a
fianco, ndr) con tutti i vostri nomi, artisticamente miniata e scritta da Padre
Luigi Priori, monaco benedettino presso l’Abbazia di Santa Scolastica di Subiaco.
Vi ringrazio tanto e spero di ricambiare con affetto i sentimenti che mi
avete espresso.
Vi abbraccio.
7
n54a06
Sistemi a
confronto
Gabelsberger-Noe e Cima
di Massimo
Ugliano
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
I
8
n queste brevi note, si vogliono esaminare e confrontare rapidamente i
principi informatori fondamentali su
cui sono basati il sistema ideato dal tedesco Franz Xaver Gabelsberger (17891849) – adattato alla lingua italiana dal
prof. Enrico Noe1 – e quello di Giovanni Vincenzo Cima2 (1893-1968).
In linea generale possiamo dire che i
fondamenti, ai quali si ispirano gli ideatori dei due sistemi in esame, sono certamente quei presupposti e quei concetti di base, praticamente indispensabili, che in effetti, ad una attenta analisi, si
ritrovano in quasi tutti i più validi sistemi stenografici, e cioè: 1) principio fonetico; 2) principio grafico; 3) principio pratico; 4) principio etimologico.
Il primo principio è di particolare importanza: sia il Gabelsberger 3 che il
Cima4 ritennero, infatti, che il tracciato
di ogni segno deve rappresentare un suono, un fonema, altrimenti si ricadrebbe
nella noiosa, inutile e quanto mai dannosa – ai fini della scorrevolezza e della velocità – meccanica trascrizione di più segni consecutivi assegnati ad ogni lettera
dell’alfabeto ordinario e per di più diversi da quelli già conosciuti e quindi ormai
automatizzati dall’operatore.
Analizzando parallelamente i due sistemi, si nota che in ambedue manca la
consonante «h» che non ha segno stenografico in quanto non ha suono. Le
«c» e le «g» dolci, vengono rappresentate da un unico segno che tiene conto
contemporaneamente delle diverse situazioni che si possono presentare nella
lingua italiana. Analogamente per le «c»
e le «g» aspre il cui segno, in tal modo,
includerà, ove necessario, anche l’«h»
muta.
Gli accoppiamenti «sc», «sp», «gli»,
che in effetti danno luogo ad un suono
caratteristico ed inconfondibile, vengono rappresentati con uno ed un sol segno ciascuno che univocamente li simboleggia.
N
el sistema Cima il principio fonetico è forse ancor più marcato
che non nel Gabelsberger; a suoni simili (t, d, - p, b - f, v - ecc.) corrispondono
anche segni simili, differenziati unicamente da rafforzamenti (come è ben
noto, nel G.-N. i rafforzamenti sono, invece, destinati ad altre funzioni).
Per quanto riguarda poi il principio
grafico, possiamo dire che i due Autori
hanno ritenuto opportuno, sempre a
vantaggio della velocità e della speditezza, far derivare i segni dell’alfabeto
dei propri sistemi stenografici dalle corrispondenti parti più caratteristiche della scrittura corsiva ordinaria, mantenendo di quest’ultima la pendenza e
l’andamento, con l’eliminazione di
eventuali angoli superflui. In tal modo i
segni risultano particolarmente fluidi,
1
Il Ministero della Pubblica Istruzione, con il
Regio Decreto n. 937 del 18 marzo 1927 stabilì
che a partire dall’anno scolastico 1928-29 venisse
impartito nelle scuole pubbliche, l’insegnamento della Stenografia esclusivamente secondo il sistema «Gabelsberger-Noe».
2 Il Sistema fu riconosciuto dallo Stato Italiano
ed ammesso nel Pubblico insegnamento nel
1937.
3 Cfr.: F. X. Gabelsberger; Anleitung zur Deutschen Redezeichenkunst Oder Stenographie
(München, 1834); Neue Vervollcommungen der
Deutschen Redezeichenkunst.
4 Cfr.: G. V. Cima; Manuale ufficiale di Stenografia italiana corsiva; La Stenografia nel giornalismo italiano.
N
onostante infatti i due metodi
siano strutturalmente organizzati in maniera sostanzialmente diversa
(difficile e complesso il Gabelsberger,
semplice ed elementare il Cima), entrambi tuttavia partono da un’approfondita ed attenta analisi delle parole, da studi sulla frequenza e sulla ricorrenza delle vocali e delle consonanti
nella lingua italiana, da indagini sulle
variazioni progressive di un etimo primitivo in seguito a diversi fattori, esaminano i fatti linguistici come leggi naturali sottoposte a determinati principi
di costanza e di uniformità, considerano i rapporti con la didattica, la storia,
la filologia e le scienze applicate.
Il Prof. Ugliano ci segnala che, nel suo articolo «Come ti formo le parole secondo
Gabelsberger, Cima e Meschini» («Rivista
degli Stenografi», n. 51, p. 29, riga 16), è
stata composta erroneamente la parola
«fenomeni» al posto di «fonemi». Ce ne
scusiamo con l’Autore.
L’incipit di due classici secondo Gabelsberger-Noe
(qui sopra) e Giovanni Vincenzo Cima (sotto)
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
sono ben distinti fra loro, brevi, di facile
tracciamento ed adattabili alle unioni
ed alle fusioni più varie, ma soprattutto
il più possibile indeformabili, in modo
da permettere, anche se tracciati a notevole velocità, la rilettura dello stenoscritto con sufficiente facilità, la qual
cosa è di notevole importanza.
Naturalmente, allo scopo di evitare
possibili confusioni sia nella fase di scrittura che in quella di rilettura, esistono
delle proporzioni di grandezza per la differenziazione dei vari segni. Come il
principio grafico considera la genesi dei
segni e la costruzione degli elementi da
cui sono costituiti, così, secondo lo stesso criterio informatore, è basato il principio pratico che, in media, fissa la grandezza dei segni stenografici in circa la
quarta parte di quelli dell’alfabeto comune, per cui, una volta memorizzati e resi
familiari con l’esercizio, consentono già
da soli un notevole risparmio di tempo.
Per finire, il principio etimologico che
tiene conto della forma originaria delle
parole: tale criterio è presumibilmente
alla base della consistenza, dei consensi e
delle affermazioni dei due sistemi in esame rispetto ad altri, anch’essi sotto molti
aspetti sufficientemente positivi.
9
n54a07
John Robert
Gregg*
John Robert
Gregg parla
della sua stenografia
Da un vecchio fascicoletto per la propaganda dei corsi di Stenografia Gregg, pubblicato dalla McGraw-Hill Publishing Company
Ltd di Londra, non datato (degli anni 195060?), riprendiamo, grazie alla traduzione
del nostro collaboratore Attilio Ottanelli, la
storia di quel sistema così come fu raccontata dall’Autore.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
A
10
ll’età di dieci anni cominciai a
studiare il Sistema Taylor da una
modifica di Mr Odell. Questo vecchio
sistema è molto scorrevole; non ha
rafforzamenti o posizioni di scrittura ed
è tracciato lungo la linea. Gli stenogrammi sono piuttosto lunghi ma fui
attratto dalla loro scorrevolezza. Studiai poi la Stenografia Pitman. Francamente, vi trovai pochissimo che mi piacesse, ad eccezione della sua base fonetica e della brevità dei suoi stenogrammi. Di entrambi i sistemi non mi piaceva la separazione delle vocali.
Con i miei studi del sistema francese
Duployé divenni molto entusiasta dell’inserimento delle vocali nel loro ordine naturale così come erano posizionate nella parola. Riguardo ai sistemi tedeschi, essi mi sembravano eccessivamente complicati, ma fui impressionato dalla naturalezza della teoria dell’inclinazione della scrittura normale.
Con tutto questo vi ho ora presentato il germoglio dei concetti sui quali
ho lavorato: linee sottili, assenza di
rafforzamenti, assenza di posizioni dei
tracciati, vocali connettive, inclinazione
della scrittura ordinaria. Cominciai ad
elaborare un sistema mio proprio senza
propositi di pubblicarlo. Avevo allora
quindici o sedici anni ed ero impie-
gato in un ufficio legale di Glasgow.
Dopo aver deciso i principi basilari
iniziai la formazione dell’alfabeto del
mio sistema. I miei sforzi ebbero per risultato un sistema rozzo e insoddisfacente. Decisi quindi di eliminare rafforzamenti e posizioni dei segni. L’idea mi
venne durante i miei esperimenti. Perché non lasciare che quegli stenogrammi con angoli ottusi che si indirizzavano l’uno contro l’altro formassero una
curva? Da quell’idea scaturì il principio
della fusione che è una delle caratteristiche più significative del nostro sistema. Ciò dette l’avvio ad un altro indirizzo del pensiero. Non dovrebbe l’intero
alfabeto essere formato con l’obiettivo
di facilitare le combinazioni? In altre parole i segni alfabetici non dovrebbero
essere assegnati secondo i loro valori individuali, ma secondo le loro possibilità
di giunzione con gli altri segni. Cominciai quindi a ricercare quali erano le
combinazioni più facili della scrittura
ordinaria. Elaborai centinaia di possibili
alfabeti fino alla formazione di quello
che è ora la base del nostro sistema.
Considero questo alfabeto come la normale evoluzione dei migliori principi di
tutti i sistemi che avevo studiato. Nella
sua formazione, perciò, è dovuto merito ai grandi autori della stenografia del
passato, il cui genio ha aperto la via al
progresso. Il requisito principale di cui
chiedo il riconoscimento per la Stenografia Gregg è che, mentre gli altri si-
* Nato il 17 giugno 1867, a Rockcorry, County
Monaghan, Irlanda, morto il 23 febbraio 1948 a
New York.
stemi si valgono di uno o più principi
naturali, come l’assenza di rafforzamenti, o di posizione dei segni, o di inclinazione uniforme, o di movimento
lineare continuo, o di collegamento delle vocali, la Stenografia Gregg è l’unico
sistema che si vale di tutte queste caratteristiche naturali.
P
rovai il sistema riprendendo alcuni
discorsi e trascrivendo articoli di
giornali; e fu con un lampo di entusiasmo che mi resi conto che anche nella
sua forma rozza e priva di abbreviazioni di alcun genere, era meravigliosamente facile da usare. Decisi così di
pubblicarlo con un libretto. Poiché
non avevo denaro presi in prestito dieci
sterline da uno dei miei fratelli. Quell’estate del 1888 fu per me veramente
terribile. Pubblicai il libro il 28 di maggio stampandone appena 500 copie. Fu
un’impresa molto ardua, ma ci misi
anima e cuore. Nel corso di quell’estate del 1888 insegnai il mio sistema a
vari studenti, uno dei quali, Mr
Edward J. Deason, stenografò in una
sala riunioni alla media di 200 parole1 il
minuto per oltre sei minuti; uno dei
fatti che mi fece convinto delle possibilità di rendimento della Stenografia
Gregg.
Nell’estate del 1893 giunsi alla conclusione che l’America offriva le maggiori opportunità per il riconoscimento
del sistema. Ne preparai una completa
revisione, vendetti la mia scuola di Liverpool per quaranta sterline, circa
duecento dollari, e partii per Boston.
Quando vi sbarcai me ne erano rimasti
circa centotrenta e, naturalmente, dopo
aver stampato il fascicoletto con la prima edizione del sistema non mi rimase
nulla. Riunii allora le forze con un vecchio corrispondente, Mr Rutherford,
che dirigeva una «scuola», consistente
in una scrivania in una stanza nell’Equitable Building di Boston. Quando vi arrivai eravamo gli orgogliosi possessori
di due roll-top desk2; insegnavamo ciascuno a due studenti, uno per lato, seduti davanti alle tavolette laterali rientranti. L’Equitable Building chiudeva
alle sei del pomeriggio, e allo scopo di
trovare del lavoro serale insegnavo a
una classe del Boys’ Institute of Industry.
Passarono due anni prima che facessimo abbastanza progressi per poterci
trasferire. Allora, nel 1895, andai a Chicago. Due anni dopo fui per la prima
volta in grado di pubblicare il sistema in
forma di libro; e il sistema cominciò ad
avanzare sempre più rapidamente. Nel
1
Circa 300 sillabe.
Scrittoio con copertura a stecche scorrevole su
scanalature laterali ricurve.
2
Lo statista
inglese Winston
Churchill e il
presidente
statunitense
Franklin Delano
Roosevelt in una
conferenza
stampa nel
dicembre 1941
a Washington.
Sulla destra:
Jack Romagna,
stenografo
Gregg
1900 principiò ad essere impiegato in
tutti gli Stati Uniti. Fino a quell’epoca
ero stato semplicemente un entusiasta
e non avevo molta conoscenza degli affari. Quando entrai nell’atmosfera di
Chicago mi resi conto che soltanto attraverso la conoscenza dei metodi commerciali avrei potuto raggiungere lo
scopo che mi ero prefisso, e pertanto
passai alla formazione dell’organizzazione commerciale che tanto ha contribuito alla diffusione del sistema.
Non ho parlato degli attacchi che di
tanto in tanto sono stati fatti al mio sistema e a me personalmente. Non è il
caso di trattare di queste vecchie controversie. Sono cose del passato; alla
fine si tratterà di quali sono gli appropriati principi della scrittura stenografica. Sono convinto che ciò che è spontaneo rimarrà, e che se lavoriamo secondo le linee naturali contribuiremo nel
miglior modo allo sviluppo dell’arte e
dell’impiego della stenografia.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
D
12
omandiamoci ora: cos’è naturale?
Non mi sembra naturale lo stenografare con segni sottili e segni rafforzati. Non ritengo naturale la scrittura di
posizione, cioè al disopra della linea,
sulla linea, attraverso la linea, o sotto la
linea. La scrittura naturale dovrebbe essere su una sola linea continua.
Non credo sia naturale lo scrivere lo
scheletro consonantico di una parola –
analizzandola mentalmente per separare le consonanti dalle vocali – e poi tornare indietro su di esso per indicare le
vocali. Credo che le vocali debbano essere scritte nello stenogramma secondo il loro ordine naturale, così come si
presentano; e scritte con segni che siano collegamenti naturali fra le consonanti.
E non sembra naturale il tracciare segni in tutte le possibili direzioni facendo
una serie di movimenti a zig-zag. La nostra scrittura ordinaria è il frutto di un’evoluzione secolare. È facile, naturale e
gradevole. Perciò io credo che la stenografia dovrebbe avere la stessa bellezza
di forma e la facilità di scrittura che caratterizzano la scrittura ordinaria. I segni stenografici dovrebbero apparire attraenti anche all’occhio di un artista.
Credo che questa nostra stenografia
comprenda questi principi naturali e
che stia per divenire la scrittura che prevarrà in tutti i Paesi, e che vivrà a lungo
dopo di noi.
————
A
completamento del corso storico
del sistema stenografico di J. R.
Gregg, riportiamo da estratti di enciclopedie e articoli – cortesemente raccolti
dal Signor Indro Neri – alcuni dati riguardanti la sua diffusione.
Verso il 1889 il sistema di Sir Isaac
Pitman (1813-1897), introdotto negli
Stati Uniti dal fratello Benn, era usato
da circa il 97% degli stenografi. Fu adattato a oltre 15 lingue, compreso l’Arabo, lo Hindi (dialetto dell’India del
Nord) e il Giapponese.
In epoca successiva non precisata, il
Sistema Gregg, portato negli Stati Uniti
dallo stesso Autore, nel 1893, veniva insegnato attorno al 90% degli studenti di
stenografia.
Oltre che nei paesi di lingua inglese,
Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia, la Stenografia Gregg trovava allievi via via nel Sud America e in numerosi altri Paesi con adattamenti a 13 lingue, tra le quali Francese, Italiano, Polacco, Russo, Spagnolo, Ebraico, Arabo,
Hindi, Thai (Thailandia), Cinese, Giapponese e Tagalog (la lingua più diffusa
nelle Isole Filippine).
Gregg (1888)
n54a08
La stenografia
nei primi
secoli
della cristianità*
di John Robert
Gregg
A
ttingendo dalla trascrizione stenografica di un articolo di John Robert
Gregg (1867-1948) della quale abbiamo riportato la prima parte sul n. 52 della «Rivista
degli Stenografi», col titolo «Lo stenografo di
Cicerone», ne presentiamo ora la parte centrale riguardante lo sviluppo delle note tironiane nei primi secoli della Cristianità. L’accompagniamo ancora con le ralative tavole
stenografiche (pagg. 16-17), fiduciosi di far
cosa gradita agli affezionati cultori della Stenografia Gabelsberger-Noe.
ol sorgere della Chiesa cristiana la
stenografia ebbe novello impulso.
Nel 196 d.C., Papa Clemente divise
Roma in 7 distretti assegnando uno stenografo a ognuno di essi. Il famoso Vescovo di Cartagine, Cipriano, consacrò
buona parte del suo tempo alla elaborazione di molte migliaia di abbreviazioni
come supplemento alle note tironiane.
Tali abbreviazioni, riferentesi principalmente ai nomi propri delle Sacre Scritture e alle allocuzioni dei primi cristiani,
dovevano rendere molto più facile e utile
l’opera dei fedeli, ma complicavano invece straordinariamente lo studio della stenografia1.
Alcuni storici moderni hanno sostenuto che il Sermone della montagna fu
raccolto stenograficamente da San Luca.
Asserendo ciò essi si basavano sul fatto
che a quell’epoca la stenografia era di
gran moda e come tale era tenuta in gran
conto da tutti. Niente dunque di strano
nel supporre che San Luca la conoscesse.
È oramai quasi accertato che San Paolo
dettasse a stenografi le lettere dirette ai
Colossesi (e ai Corinzi, N.d.R.).
Da un’annotazione del famoso predicatore Origène (185-253 d.C.) si rileva
come egli stesso componesse stenograficamente le sue orazioni.
Egli poi non permise che esse venissero riportate per iscritto prima del suo sessantesimo anno di età, quando cioè egli
aveva acquistato tale abilità nel parlare da
essere sicuro della perfezione delle sue
parole.
Sant’Agostino aveva dieci stenografi
al suo servizio. Basilio il Grande (329379) scrive: «Le parole sono alate e perciò dobbiamo adottare dei segni per
mezzo dei quali possiamo scrivere con
la stessa velocità colla quale parliamo.
Ma tu, o fanciullo, devi fare e disporre
quei segni con tutta accuratezza e attenzione, poiché, per un piccolo sbaglio,
tutto un lungo discorso può venire storpiato».
Papa Gregorio Magno (540-604) nella
* Seguito dell’articolo «Lo stenografo di Cicerone», in «Rivista degli Stenografi», n. 6 del 1959.
1 Specificamente denominata «tachigrafia» nella
storia dei primi secoli del Cristianesimo. V. F. Giulietti, «Storia delle scritture veloci», cap. V, ed.ce
Giunti-G. Barbera, Firenze, 1968.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
C
Dalla Lettera II
di S. Paolo ai
Corinzi (I, 34)
13
Sant’Agostino
(medaglione
nella Chiesa
degli Eremitani,
a Padova).
Sotto: le diverse
forme
dell’alfabeto
tironiano
dedica delle famose «Omelie» ricorda di
averle rivedute e corrette sul riscontro
stenografico.
San Gerolamo aveva dieci stenografi,
quattro dei quali scrivevano sotto dettatura, mentre gli altri trascrivevano le parti stenografate. Quanti stenografi odierni
sarebbero capaci di leggersi reciprocamente?
Tenendo presente il fatto che la scrittura tironiana era composta di migliaia di
segni arbitrari, che Seneca vi aveva aggiunto altri cinquemila segni e il vescovo
Cipriano migliaia di segni per i termini biblici, si può avere pressappoco una idea
delle difficoltà che la stenografia offriva ai
suoi cultori. Forse questa lunga enumerazione di aggiunte arbitrarie ha a che fare
Note tachigrafiche cristiane
colla triste fine di Cassiano maestro di stenografia.
Cassiano2, dopo essere stato espulso
dal suo vescovado di Brescia, aveva fondato a Imola una accademia dove insegnava stenografia. Si racconta che un
giorno, all’improvviso, i suoi scolari (in
un momento di esasperazione), lo circondarono e lo trafissero coi loro stiletti.
2
Canonizzato Santo nel 1254. Patrono dei Maestri elementari e degli Stenografi italiani. V.
«R.d.S.», n. 3/1953, p. 35.
U
na tragica fine fece anche lo stenografo di un ecclesiastico. Il suo padrone, avendolo sorpreso addormentato
mentre avrebbe dovuto lavorare, gli diede un tale colpo sull’orecchio che il povero stenografo ne morì. Il buon prete dovette scappare per sottrarsi al processo
per omicidio.
La forma rozza e complicata della stenografia di quell’epoca ne rendeva lo studio oltremodo faticoso, ciò nonostante
l’imperatore Severo, nel terzo secolo,
emanò un decreto col quale condannava
all’esilio e ad avere tagliati i nervi della
mano quegli stenografi che avessero commesso anche un solo errore.
Nel 1903 in una località a cento miglia
a sud del Cairo vennero scoperti parecchi
documenti antichi scritti su papiri. Tra
questi vi era un contratto di un maestro
di stenografia dell’anno 137 a.C. il quale
doveva insegnare questa arte a un ragazzo col compenso di 120 dracme. Quaranta dracme dovevano essere pagate anticipatamente, altre 40 se lo studio procedeva con soddisfazione, e le ultime 40 dracme alla fine dell’insegnamento, quando il
ragazzo fosse divenuto uno stenografo
esperto.
Nel IV secolo d.C., la stenografia era
tanto in voga e tale ne era la richiesta che
alcuni maestri ne approfittarono per farsi
pagare a troppo alto prezzo l’insegnamento di essa; tanto che nel 301 l’imperatore Diocleziano emanò un editto calmierando le lezioni a 75 denari mensili
per ogni scolaro.
Sant’Agostino racconta che ai suoi
tempi gli stenografi di Roma scioperarono per un motivo qualunque, ottenendo
così quanto desideravano.
Fabio Quintiliano (39-95 d.C.), il celebre oratore, nella sua «Guida dell’arte
oratoria» si lagna di essere stato danneggiato dai suoi avidi stenografi, i quali,
stenografate le sue orazioni, le pubblicavano a nome suo e le mettevano poi in
circolazione. Si è accertato che i primi
cristiani corrompevano gli stenografi dei
tribunali, affinché raccogliessero le parole pronunziate dai martiri nel corso del
processo. Queste parole venivano poi gelosamente conservate in appositi archivi
e lette nell’anniversario della morte dei
martiri a incoraggiamento dei fedeli.
Tavola di note
tironiane del
Tritemio
(1462-1516)
C
on la decadenza e la dissoluzione
dell’impero romano anche la stenografia cadde in dimenticanza e non
venne più considerata come una grande
arte.
L’imperatore Giustiniano proibì che
le sue Compilazioni venissero affidate
alle «insidie e agli enigmi della stenografia». Più tardi Federigo II ordinò la distruzione di tutti i caratteri stenografici, perché diabolici! Siccome in quell’epoca
quasi tutto il mondo conosciuto apparteneva al Sacro Romano Impero, così l’editto di Federigo II confinò la stenografia
fra le arti morte. Venne poi il Medioevo e
per circa mille anni le arti e le scienze, fra
le quali la stenografia, furono esiliate dal
mondo.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Non viene riportato alcuno schiarimento
sulla causa di questa esasperazione della
scolaresca, ma si può congetturare che
sono state prodotte dall’avere egli tentato
di introdurre nuovi segni di sua propria
invenzione. Veramente fortunato può
dirsi il maestro moderno, poiché i suoi
scolari non sono armati che di matite innocue.
Marco Aurelio Prudenzio, il più illustre poeta cristiano del terzo secolo,
esprime il suo rammarico per la triste
sorte toccata a uno stenografo che prendeva gli appunti nel processo del centurione Metello. Questi essendo divenuto
cristiano si rifiutava di rimanere soldato.
Il giudice pronunziò la condanna di morte, e allora lo stenografo, impiegato di
Metello, prese la tavoletta e la scaraventò
addosso al giudice, che lo fece fare subito
a pezzi. Per decreto si condannavano alla
perdita delle mani quegli stenografi che
avessero copiato opere di maestri di dottrine eretiche.
15
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
16
John Robert Gregg (trascrizione di Francesco Giulietti - autografia di Carla Cammilli)
PRIMI SECOLI della cristianità
La Stenografia nei
n54a09
IN PREPARAZIONE I CAMPIONATI POLIVALENTI DI PESARO
D
al 28 aprile al 13 maggio 2002 si svolgeranno
a Pesaro la 54a edizione dei Campionati polivalenti nazionali e la 5ª edizione dell’Olimpiade
multimediale. La manifestazione sarà ospitata nel
palazzo della Confcommercio di Pesaro e Urbino,
in Strada delle Marche, con la sponsorizzazione,
come negli ultimi anni, della Riviera Incoming della Confcommercio. I Campionati si articoleranno
in una serie di gare che prevedono le più variegate
combinazioni informatiche, e non mancheranno
le discipline tipiche di questa manifestazione,
come la Stenografia (e la stenotipia, l’applicazione
al PC, con riconoscimento vocale e il processo verbale), la velocità dattilografica (ora con il PC) in
lingua italiana e nelle lingue inglese, francese, tedesca e spagnola, l’economia aziendale, il trattamento del testo, l’elabografia, la trascrizione nelle
varie lingue, la corrispondenza plurilingue. Sono
inoltre previste nuove gare, come la velocità digitale, l’elaborazione di testi e dati, il web, l’ipertesto, l’uso di internet, e.commerce, creatività su
tema. Le gare sono aperte a tutti gli istituti, oltre a
quelli specifici di indirizzo tecnico-professionale, e
a tutti i licei: classici, scientifici, linguistici e psicopedagogici. Come nelle ultime edizioni, i partecipanti potranno avvalersi dei Campionati come credito formativo. L’EUSI, attraverso il comitato organizzatore (Angelo M. Quitadamo, Mario Spigoli
e Maria Basurto Mustarelli, presidente dei Campionati), sta da tempo lavorando per allestire al
meglio questa impegnativa manifestazione nazionale, che assume una particolare importanza per i
riflessi culturali, professionali e formativi, nei confronti dei giovani impegnati nelle varie gare, banco di prova per i futuri tecnici ed operatori della
comunicazione. Ai Campionati partecipano anche
i professionisti della resocontazione con l’utilizzo
delle tecniche più avanzate nelle assemblee elettive
(Camera dei Deputati, Senato della Repubblica,
consigli regionali, provinciali, comunali eccetera).
Il ricco ed articolato programma sarà pubblicato,
come di consueto, in uno speciale inserto sul prossimo numero della “Rivista degli Stenografi”.
n54a10
Vitalità della
di Attilio
Ottanelli
stenografia
croata
G
ià nel 1997 e nel 1999 abbiamo
ricevuto da Zagabria pubblicazioni della Hrvatsko Stenografsko
Društvo (Associazione Stenografica
Croata)1. Nel corso del 2000 ci è poi
pervenuto, pubblicato dalla stessa Associazione, il volumetto del Prof. Marijan
Pavlic «Predstavljanje». Esso costituisce
un dettagliato resoconto della cerimonia tenuta a Zagabria il 13 aprile 1999
per la presentazione del suo lavoro
«Turnus poèinje, požuri...» («È il vostro
L’autore del
libro Prof.
Marijan Pavlic,
in basso, a
destra
turno, affrettatevi...»), del quale avevamo già data notizia2. Grazie ancora una
volta alla gentile collaborazione delle
Signorine Alice e Pierina Fabris per l’esame e interpretazione linguistica della
pubblicazione, possiamo riconfermare
l’impegno svolto in Croazia per la continuità e l’uso della Stenografia3.
La cronaca degli interventi è preceduta da una nota introduttiva dell’Ing.
Ivan Bakoviæ e dalla riproduzione del
programma della manifestazione. Numerosi sono stati i partecipanti, e tra
questi molti membri dell’Associazione
Stenografica Croata.
Il saluto è stato dato dalla direttrice
della biblioteca Prof.ssa Vesna
Kovaèeviæ. Sono riportati di seguito gli
interventi di Dragan Barac, dottore in
medicina, presidente dell’Associazione;
di Siniša Ružiæ, attore drammatico; della Prof.ssa Vesna Tominac; dell’Ing.
Ivan Bakoviæ, e di molti altri che hanno
presentato il testo, l’Autore, la sua vita
e le sue opere nel campo della Stenografia4. Sono inoltre riportati giudizi,
commenti sul testo, alcuni brani e molte fotografie degli oratori intervenuti.
1
N.i 36 e 46 della Rivista.
N. 46 del sett. 1999.
3 L’Associazione Stenografica Croata ha celebrato nel 1992 il 110º anniversario della sua fondazione.
4 Possiamo fra queste ricordare «Poèetnica Hrvatske Stenografije» (Introduzione alla Stenografia croata), «Poslovna Stenografija» (Manuale
per la seconda classe della Scuola media), in collaborazione con Blanca Bartuloviæ, e «Rjeènik
Stenografskih Kratica» (Vocabolario delle abbreviazioni stenografiche), in collaborazione con
Blanca Bartuloviæ e Inž. Zlatko Pišl (V. numero
36 / marzo 1997).
2
n54a11
Così ricordo
un maestro
mio padre
di Angelo
M. Quitadamo
R
(mio padre) chiamandomi col cognome
ma dandomi il «tu» (agli allievi si dava
sempre indistintamente del «lei»), mi invitò ad alzarmi.
Diventai rosso, ma l’avvertimento
mi fu salutare: non dovevo confondere
la funzione del «padre» con quella di
«professore».
L
a prima lezione, naturalmente, trattava delle notizie generali della disciplina e sul sistema Gabelsberger-Noe
con le tre parti e con la esposizione dell’alfabeto con i segni speciali.
Ci fu detto dal professore che dovevamo depositare in aula tre quaderni
con la rigatura stenografica, da destinare il primo alla trascrizione dei segni e
delle parole che leggevamo alla lavagna, il secondo per tirarne i fogli su cui
effettuare i periodici saggi (i cosiddetti
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
icordo con affetto e gratitudine
l’insegnamento ricevuto da Giuseppe Quitadamo (mio padre) di cui
sono stato allievo per un biennio nella
Scuola pubblica.
Avevo nove anni; quando mio padre
impartiva lezioni a Salvatore Della
Rosa, fratello di Vincenzo, cofondatore
dell’Unione Stenografica Napoletana
Enrico Noe, bravo violinista e figlio di
un maestro di musica e violino.
Salvatore aveva bisogno di imparare
la Stenografia dovendo occupare una
posizione di lavoro. Tra me e lui vi era
una differenza di età: appena sei anni,
lui quindicenne ed io novenne.
Io ero presente alle lezioni che seguivo per intero.
Al termine del corso, che si svolse
con tre-quattro lezioni settimanali, durato circa sei mesi, la dettatura raggiungeva le 80-90 parole al minuto per circa
15-20 minuti; ci sottoponemmo ambedue agli esami di conoscenza teorica
della stenografia, nell’ottobre del 1932,
e li superammo ottimamente. Ne inviai
notizia su suggerimento paterno, al
dott. Guido du Ban, che mi rispose con
una cartolina illustrata che tuttora conservo.
Due o tre anni dopo frequentavo la
terza e la quarta classe dell’istituto tecnico inferiore (secondo l’ordinamento
della riforma Gentile), e seguii l’insegnamento della stenografia con mio padre, professore.
Un episodio tra i tanti: ogni professore che entrava in classe all’ora stabilita, gli alunni lo salutavano alzandosi ed
alla risposta si sedevano. Era la prima
lezione, io non mi alzai ed il professore
19
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Giuseppe
Quitadamo in
una caricatura
eseguita da
Ernesto
Caroggio
20
compiti in classe) ed il terzo per effettuare le trascrizioni in caratteri ordinari
che seguivano le dettature.
Il professore usava costantemente la
lavagna; terminata la spiegazione, immediatamente seguiva l’esercitazione
collettiva con un alunno alla lavagna,
scelto a turno. Gli esercizi applicativi
erano basati sul libro di testo: prima gli
esempi, poi le frasi, poi l’autodettatura,
seguendo le scritture del nostro compagno.
In fondo, ogni lezione costituiva un
compito in classe. Ogni segno, ogni frase stenografati venivano immediatamente letti e trascritti in scrittura ordinaria e viceversa.
I compiti assegnati per lo studio a
casa, erano la prosecuzione del lavoro
fatto in classe, creando così un naturale
raccordo.
La materia era insegnata per due ore
settimanali, eppure erano sufficienti,
perché il complemento delle esercitazioni costituiva una continuità del lavoro scolastico.
L’aspetto calligrafico era curato con
impegno costante con la guida del professore. Il controllo dei compiti eseguiti
a casa era costante: per ogni fila di banchi alternativamente un nostro compagno raccoglieva i nostri quaderni e li
portava al professore che vi apponeva il
suo visto; periodicamente ed a campione, li correggeva fornendo le spiegazioni necessarie: d’altra parte gli esercizi
assegnati venivano regolarmente eseguiti alla lavagna.
I vocaboli non conosciuti erano spiegati e così la lezione costituiva un complemento dell’insegnamento della lingua italiana. Gradualmente e d’accordo
con l’insegnante di lingua italiana, eravamo guidati a prendere appunti stenograficamente.
N
el primo anno studiavamo la prima e la seconda parte del sistema, in circa trentatré lezioni: nel secondo anno dedicavamo lo studio alla terza
parte del sistema con criterio teoricopratico, nel senso che le dettature e le
autodettature erano eseguite con il metodo della «stenologia» ossia suggerendo le abbreviazioni logiche delle proposizioni e del periodo, sempre con la ri-
lettura immediata ed a distanza dei testi
stenografati.
Nella seconda metà del primo anno
leggevamo e ricopiavamo l’Antologia
stenografica di Guido du Ban, primo
volume, continuata e conclusa nel secondo anno, insieme al secondo volume contenente scritti con l’abbreviazione logica.
A
l termine del primo anno raggiungevamo la velocità stenografica di
60-70 parole al minuto per una decina
di minuti; alla fine del secondo anno la
velocità era di 80-90 parole.
Ricordo che verso la fine dell’anno
1934-35, all’istituto tecnico G. B. Della
Porta di Napoli, fu inaugurata la trasmissione radiofonica diffusa in tutte le
aule; noi allievi fummo incaricati dal nostro professore e su invito del preside, di
stenografare una conferenza di carattere patriottico del Prof. Eduardo Del Vecchio (eminente docente di matematica e
fisica e grande invalido della prima
guerra mondiale). Eravamo al secondo
anno di studio della stenografia, il professore consapevole delle nostre capacità e del livello di preparazione, mantenne una velocità di circa 80-90 parole
al minuto, e parlò per oltre mezz’ora.
Egli volle la trascrizione: io la feci a
macchina utilizzando la Remington di
casa, ne ottenni quattro copie con la carta carbone. Fu questa prestazione un
premio per noi alunni cui naturalmente
si aggiunsero gli elogi del preside, dell’oratore e del nostro professore.
Il merito era certamente nostro, ma
sicuramente lo dovevamo alla nostra
guida che era il professore: egli si prodigava senza perdere tempo, restando
sempre tra noi, con l’esempio ci insegnava la disciplina, la dignità, il decoro,
il «fare», il «saper fare» senza fronzoli e
distrazioni.
In nessuna occasione abbiamo notato nel professore tracce di propri problemi personali; sempre, invece era pieno di entusiasmo, del piacere di insegnare.
Molti compagni hanno percorso la
carriera di stenografo, ma tanti scegliendo altre strade, si sono serviti della
stenografia che ricordano ancora.
L’opera generosa
calligrafi
dei
tra indifferenza e ostilità
S
i è svolta sabato 1° dicembre a
Milano l’assemblea annuale dell’Associazione Calligrafica Italiana che
ha festeggiato i suoi dieci anni di vita.
Essa fu fondata, infatti, nell’ottobre del
1991 per opera di alcuni calligrafi
come reazione al completo stato di abbandono in cui si trovava la calligrafia
in Italia dopo che, nel 1970, la materia
fu abrogata completamente nell’ordinamento scolastico italiano. Da allora,
l’ACI ha organizzato centinaia di corsi
di tutti i tipi chiamando anche dall’estero insegnanti qualificati, allestito
mostre e proposto conferenze sul
tema.
Le interne vicende dell’Associazione richiamano un po’ quelle di analoghe associazioni basate sul volontariato o semi-volontariato: preoccupazione per il reperimento dei fondi quasi
mai suff icienti, la questione della
sede, l’indifferenza e l’ostilità delle
istituzioni (o, peggio, un finto entusiasmo che non approda a nulla). L’ACI comunque non demorde: anche
quest’anno propone i suoi corsi e le
sue iniziative culturali, continua a
pubblicare il suo bollettino, chiamato
Operina, dall’incipit del primo manuale di calligrafia pubblicato, «L’Operina», appunto, per opera di Ludovico degli Arrighi nel 1522. Anche
questa pubblicazione, ha ormai acquistato la dignità di vera e propria rivista, sia per la veste ormai tipografica
(ne vengono stampate più di duemila
* Fondatore e già presidente dell’Associazione
Calligrafica Italiana,
copie) sia proponendo approfondimenti e numeri monografici (l’ultimo
riguardava i manuali di scrittura italiani del ’600).
Fra gli scopi dell’Associazione stabiliti dallo statuto vi è anche quello di far
conoscere la tradizione italiana, quasi
tutta da riscoprire e da far apprezzare.
I primi risultati stanno emergendo: a
Milano, alla Braidense è in corso una
mostra calligrafica e altre sono in pro-
di Francesco
Ascoli *
Francesco Pisani
1640
n54a19
Onorato Tiranti
1657
gramma in altre sedi. Quello che non è
stato possibile affrontare finora, non
nelle intenzioni, ma per mancanza di
risorse e di tempo, è un intervento
programmatico e duraturo nelle scuole. Gli interventi di questo tipo sin qui
effettuati sono stati sporadici e vissuti
più che altro come esperienze personali e artistiche senza cioè una ben precisa valenza didattica nei confronti dell’apprendimento della scrittura. Occorrerebbe poter effettuare degli esperimenti didattici su un intero ciclo elementare (e anche oltre), poter istituire
dei seminari per i maestri deputati all’insegnamento della scrittura che
poco o nulla sanno di questo argomento, ma soprattutto occorre cambiare la
mentalità, l’atteggiamento nei confronti della scrittura.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Q
22
uesta è forse la sfida maggiore
che l’ACI, in parte, ha raccolto.
Qualcosa è cambiato e sta cambiando,
ma sempre al di fuori delle sedi deputate ad affrontare questa questione.
Per il momento, è importante che l’ACI si faccia conoscere e che si sappia
che esiste un organismo che si occupa
della calligrafia e della sua valorizzazione in tutti i sensi. L’ACI ha la sua
sede istituzionale a Milano (Via Giannone 4, tel. 02.3490927), tuttavia è l’unica associazione di questo genere in
Italia che si qualifica come «italiana»
ed è attiva anche in altre città dove risiedono soci particolarmente attivi e
responsabili, particolarmente nell’area
veneta, ma non solo. Vengono offerti
dei brevi seminari, oppure dei corsi residenziali (finora tenuti a Matraia, vicino Lucca, in un posto incantevole e
con un ottimo servizio di cucina), cor-
si sia per principianti sia per persone
che hanno già esperienza. L’ACI ha
sempre posto la massima attenzione
alla qualità dei corsi che venivano proposti, spesso chiamando docenti stranieri particolarmente esperti. L’ACI è
quindi a disposizione di tutti quelli
che, in un modo o nell’altro, si interessino di temi legati alla calligrafia e alla
scrittura.
È operativa il martedì una segreteria, presso la sede milanese, ed esiste
un sito internet, www.calligrafia.org
dove viene presentata l’Associazione e
fornite tutte le informazioni riguardo
alla calligrafia in Italia e nel mondo
(mostre, conferenze ecc.). Esiste anche
una piccola ma ben selezionata biblioteca a disposizione dei soci. La quota
associativa è del tutto sopportabile:
Lit. 60.000 l’anno (circa 31 euro).
Scrivere bello, ma, soprattutto per
noi, scrivere è bello. Vorremmo che lo
fosse per tutti.
Riceviamo e pubblichiamo:
GIUSEPPE ALIPRANDI
E IL CEMBALO SCRIVANO
H
o letto la lettera alla Redazione del
signor Ferruccio Annibale.
Vorrei ricordare l’interessamento di
mio Padre per Giuseppe Ravizza e il
Cembalo Scrivano.
Giovanni Aliprandi
Padova
GLI OTTANT’ANNI
DI ENZO ROOK
I
l Consiglio di Amministrazione
della Fondazione Giulietti e la Redazione della «Rivista degli Stenografi» formulano i più festosi, cordiali auguri per gli ottant’anni che il
Dott. Enzo Rook - membro del
Collegio Revisori della Fondazione
- ha compiuto il 23 dicembre.
n54 a13
Le tante facce della
scrittura
araba
di Isa
Corti Crippa
(seconda puntata)
vete digerito il primo approccio
con l’arabo? Se sì, apprestatevi a
seguire il secondo.
Potrete trovare delle discordanze
con notizie apprese da altre fonti, in
quanto l’arabo, come tutte le lingue
parlate da molti Paesi e quindi da popoli diversi, cambia da un Paese all’altro.
A volte cambia non solo la forma della
lettera, ma anche le parole che servono
ad indicare lo stesso oggetto.
Basti vedere tra gli strumenti di
Word relativamente alla lingua spagnola quante forme si possono trovare, così
diverse una dall’altra, lo spagnolo dall’argentino o dalle forme dell’Uruguay.
Altrettanto è per la lingua araba, ma
forse anche di più. La mia amica, coautrice di queste note, mi fa notare le diversità dei vari vocabolari a seconda da
chi sono stesi. Pensando all’arabo, vedo
terre sconfinate, deserti infiniti, dove i
popoli hanno difficoltà di incontro, ma
vedo altrettante città popolosissime,
come Il Cairo con i suoi 12.000.000 di
abitanti, dove coesistono diverse forme
di lingua a seconda del livello culturale.
L
a prima consonante dell’alfabeto
arabo è la B, come nel nostro alfabeto. Il segno grafico cambia a seconda se
iniziale, media o finale.
La parte iniziale della B consiste in
una piccola curva con apertura verso
l’alto con sotto il puntino
B = ....….. isolata;
.…............ iniziale;
.........…… media;
…............. finale.
Esempio: PORTINAIO = BAUUAB
Il primo segno (sempre da destra) è il
tratto della B iniziale che si unisce con
la UAU; l’accento che sta sopra è la vocale breve A (Fatha)
la sciadda =
è per raddoppiare il
suono della U (simile al prolungamento
del suono della ü nella lingua tedesca)
il segno….... di una retta verticale è
l’alef A, (vedi numero precedente)
il simbolo ……. è l’ultima B allungata
perché finale.
Sciadda o raddoppiamento
In italiano una consonante doppia è
scritta due volte, invece in arabo viene
scritta una volta sola con sopra un segno come un piccolo tre rovesciato. Il
nome sciadda in arabo significa rinforzo e la sua presenza indica quindi che la
consonante va raddoppiata.
Sukün
Se una lettera araba è senza vocale, si
deve indicare il simbolo del sukün - un
piccolo zero - sopra la consonante priva
di vocale.
Esempio: RAGAZZA = BINT
Da notare la posizione diacritica del
puntino:
1) la B è indicata con il suo segno sulla
base con l’aggiunta del puntino sotto, oltre la kasra
2) il puntino sopra il segno della secon-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
A
23
da consonante indica la N, oltre il
piccolo zero del sukün
3) due punti sopra la relativa consonante - la T - (allungata perché finale di parola)
L
a lettera T ha la stessa forma della B,
si distingue solo per i due puntini
diacritici, sopra la consonante.
T ….... isolata
…........ iniziale
…….... media
…....… finale
Esempio: CASA = BAIT ……….
La terza lettera dell’alfabeto è una T
ma strisciata tra i denti. Nella lingua italiana non esiste un suono simile, esiste
nella lingua inglese che viene indicata
con due lettere «th» con il suono aspro
come in «three» = «tre».
Le forme della Tã (T strisciata) sono
identiche a quelle della T :
la differenza consiste nei tre puntini
sopra anziché due.
Spesso nella scrittura a mano i tre puntini sono sostituiti dall’accento circonflesso.
(2 - Continua)
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Bellissimo tratto
calligrafico di
una preghiera
araba
24
Deceduta a Chicago
Joanne Roccaforte
È
scomparsa a Chicago, il 9 luglio
scorso, all’età di 65 anni, Mrs
Joanne Roccaforte, dirigente del tutoring testing (assistenza didattica) di un
college di quella città, consorte del nostro affezionato lettore e collaboratore
con tavole stenografiche, Mr Roccaforte. La Direzione e la Redazione
della «Rivista» porgono a Mr Roccaforte e ai suoi figli le più sentite condoglianze.
La scomparsa
di Emma Caroggio
I
l 1° ottobre scorso è scomparsa, a
Milano, la professoressa Emma Caroggio, figlia dell’indimenticabile
Maestro della nostra Arte, il genovese
Prof. Dott. Ernesto Caroggio, che
curò e autografò, nel 1960, la XXV
edizione del Manuale GabelsbergerNoe. Emma Caroggio era nata il 6 novembre 1915. Esperta conoscitrice del
sistema Gabelsberger, fu per quarant’anni insegnante di Lettere presso
l’Istituto per Geometri di Genova. Ritiratasi in pensione, visse lunghi anni a
Milano, vicino alla sorella Thea Caroggio Ferrero, alla quale va il sentito
cordoglio della scuola gabelsbergeriana e della Rivista degli Stenografi.
n54a14
RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’EUSI
DAL VERBALE DEL 29 SETTEMBRE
I
l giorno 29 settembre, in Roma,
nella sede sociale dell’EUSI, in Via
Santa Croce in Gerusalemme, 83/c, si
è tenuta la riunione del Consiglio direttivo dell’EUSI in prosecuzione della riunione del 7 luglio.
Sono presenti: il Presidente, prof.
dott. Angelo Quitadamo; il vicepresidente, dott. Ferdinando Fabi; l’amministratore, prof. Eleonora Pagano; il
segretario, prof. Giorgio Spellucci.
Il dott. Angeloni telefona, annunziando il suo arrivo in ritardo per motivi familiari.
Gli altri sono assenti giustificati per
gravi motivi familiari o personali.
Il prof. Spellucci consegna al Presidente l’artistica pergamena, fatta fare
in occasione dell’ottantesimo compleanno, da Padre Luigi Priori, monaco benedettino presso l’Abbazia di
Santa Scolastica di Subiaco, con i
nomi di quanti hanno voluto essere
vicini al dottor Quitadamo per la fausta ricorrenza, partecipando al dono
recapitato il 17 agosto presso la sua
abitazione di Portici. La carta pergamena è stata offerta dalla cartoleria
Di Virgilio, di via dei Serpenti, 171, in
Roma. Il dono è stato molto gradito
dal Presidente.
Sulla questione dei Campionati, il
Presidente riferisce sullo svolgimento
delle trattative con la Confcommercio
di Pesaro e si è in attesa di ulteriori sviluppi. (Nei successivi contatti sono stati
chiariti i vari e complessi punti organizzativi, come riferiamo a pag. 17 - ndR).
Sulla questione Intersteno, i presenti hanno preso visione dei risultati del
Congresso di Hannover, che sono stati
particolarmente brillanti per il nostro
Paese sia sul piano agonistico che su
quello congressuale.
I presenti rivolgono un vivo plauso
al dott. Fausto Ramondelli per la nomina a presidente dell’Intersteno, in
quanto il nostro Paese ospiterà il prossimo Congresso Intersteno, che si
svolgerà nel 2003, mentre i Campionati si svolgeranno nel 2004 a Vienna.
Dovrà essere individuata la città destinata ad ospitare il Congresso, tenendo
conto della situazione internazionale e
di quella dell’ordine pubblico. Si rivolge
anche un vivo apprezzamento al dott.
Giacomo Di Piazza per l’opera da lui
svolta in sede di congresso, opera che ha
portato ai risultati sopra ricordati.
Si esprime altresì il più vivo elogio a
Gian Paolo Trivulzio, presidente delle
sedute congressuali, per la nomina
alla prestigiosa carica e per avere, con
viva e dinamica capacità, ordinato le
tre sedute congressuali di Hannover,
con larga partecipazione di relatori.
Il Convegno di studi sul tema della
resocontazione che era invece previsto per il 30 novembre scorso a Roma,
presso la Sala del Cenacolo della Camera dei deputati è stato spostato a
data da destinarsi.
A
nche nel mondo dell’editoria
le cose evolvono rapidamente
sotto le picconate sempre più frequenti di internet e della tecnologia
informatica.
L’ultima trovata sono gli e-book.
Un piccolo computer palmare che
contiene nella sua memoria più libri
di quanti ne possa contenere la
vostra biblioteca di casa. Certo, la
qualità dello schermo non è ancora
quella della carta stampata ma poco
ci manca.
Il primo e-book store italiano è
stato inaugurato dalla Mondadori
dieci mesi fa e, fin dalla prima settimana i libri «scaricati» sono stati
trentamila.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
UN’INTERA BIBLIOTECA
DENTRO UN PICCOLO «PALMARE»
25
n54a15
Il plurale di euro?
Che pasticcio!
I
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Fuori la
lingua
di Paolo
A. Paganini
26
n un agile fascicoletto edito dalla
Banca di Roma («Buongiorno Euro!»)
viene categoricamente fissato il plurale
di euro. «Il plurale di euro è euro. Si è deciso di mantenere invariato il nome per avere
uniformità tra le diverse lingue.» La presa
di posizione della Banca di Roma sembra però in contrasto con quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26
settembre, dove spunta a sorpresa il
plurale di euro in euri («Le imprese con
capitale sociale di 10.000 euri...»; «Per
modifiche e integrazioni inferiori a
20.000 euri...» eccetera). Eppure, l’Unione europea già nel 1998 aveva stabilito che la parola euro doveva essere
considerata un sostantivo maschile e invariabile e che quindi si dovesse dire e
scrivere: un euro, cento euro, mille
euro. Ma l’Accademia della Crusca a
sorpresa difende euri, contro il sito ufficiale di Bruxelles che invece sostiene
euro anche al plurale. E allora chi la
vincerà nel plurale di euro? A fissarne la
regola sarà ancora una volta l’uso comune.
Sacerdote ammanettato
per colpa di una virgola
S
ul «Corriere della Sera» di venerdì
12 ottobre 2001 (Cronaca di Milano), un sommario strilla: «Stazione Garibaldi: lo sfruttatore picchia la ragazza
e il sacerdote poi è ammanettato dalla
Polfer». Nel testo si scoprirà che il povero sacerdote era soltanto corso in aiuto
di una diciottenne nigeriana, picchiata
dal fidanzato-protettore. Le manette,
poi, sono state messe allo sfruttatore,
non al sacerdote. Ma bastava che nel
sommario fosse messa una virgola
dopo la parola «sacerdote», e tutto sarebbe stato più chiaro e rispettoso della
veste talare.
L’italiano soffre
di «congiuntivite»?
L
’italiano, ormai si sa, soffre di «congiuntivite», tanto che sempre più
spesso il congiuntivo è sostituito dall’indicativo («Mi sembra che è...», «Voglia-
mo che ci aiutate...», «Sono sicuro che
la spesa pubblica cresce...») L’orecchio
(oltre che la grammatica) dovrebbe aiutare, dovrebbe avvertire quanto è (o
quanto sia?) allappante l’impressione di
questi indicativi sbagliati. Eppure, anche fior di giornalisti ci cascano spesso
e volentieri. Un recidivo, sotto questo
profilo, è Enzo Biagi, che, forse per vezzo o per essere il più vicino alle forme
parlate, incorre frequentemente in errore. Si veda, per esempio, nella sua rubrica su «L’Espresso» n. 44 (1 novembre
2001). A proposito di «Pupe & calendari», subito all’inizio si legge: «Pare che le
fanciulle che si esibivano come mamma
le fece sui calendari, non ne vogliono più
sapere».
Ma cos’è mai
questo stress?
N
el 1955, il prof. Hans Selye
(1907-1982), di origine austriaca,
insegnante in Canada e studioso delle
alterazioni dell’equilibrio emotivo, rivoluzionò la scienza medica moderna con
la sua teoria del perché ci ammaliamo,
cioè per affaticamento psicofisico. In altre parole, ci ammaliamo per lo
«stress»: La parola, allora introdotta dal
prof. Selye, ebbe subito successo, dando
origine a una vera famiglia di derivati:
stressante, stressato, stressare. La fortuna di questa parola – da un punto di vista scientifico e lessicologico – è legata
al fatto che la civiltà moderna dell’ultimo mezzo secolo si scoprì improvvisamente «stressata». Per motivi economici, professionali, sociali, sanitari, insomma per uno dei tanti motivi di tensione
emotiva, siamo tutti, più o meno, stressati. Fin qua la storia di «stress». Ma da
cosa deriva? Il termine (indica «tensione, sforzo, logorio») deriva da «distress»
che significa «angoscia, dolore». Ma
l’antenato di questo «distress» altri non
è che il latino «districtus» («stretto da
più cose, costretto»). Anche i latini, insomma, erano stressati.
Tutti i lettori possono partecipare a questa
rubrica. Le loro eventuali segnalazioni di
errori, svarioni e strafalcioni linguistici
vanno inviati alla Redazione della Rivista.
n54a16
navig@ndo
Come
personalizzare
Word
di Lia Lovisolo
A
l primo utilizzo dopo l’installazione, Word si presenta con
un’interfaccia standard, costituita da
una barra dei menù, una barra degli
strumenti, una barra di formattazione e
una barra di stato. Dalla barra dei menù
si può accedere a tutte le funzioni del
programma, ma a volte può essere
macchinoso, perché occorre sempre ricordarsi a quale voce del menù, e rispettiva sottocategoria, corrisponde
una certa funzione. Soprattutto quando
si fa frequente ricorso a certi comandi,
è utile averli sempre sott’occhio e a portata di mouse. Tramite la funzione Personalizza del menù Strumenti si apre
una finestra di dialogo con tre sezioni:
Barre degli strumenti, Comandi, Opzioni.
1
FIG. 1
FIG. 2
Barre degli strumenti (Fig. 1) –
Con un segno di spunta sono indicate le barre attive. Ogni barra attiva in
più sottrae spazio al foglio bianco. Sarebbe quindi meglio, per rendere agevole la scrittura, non esagerare con le
barre degli strumenti.
2
Comandi (Fig. 2) – A sinistra
compare l’elenco delle voci del
menù. Selezionando una di queste
compare sulla destra l’elenco di tutte
le funzioni appartenenti a quella voce.
E’ possibile visualizzare contemporaneamente tutti i comandi scegliendo,
sulla sinistra, Tutti i comandi. Una volta
individuato il comando, è possibile trascinarlo con il mouse direttamente sulla barra degli strumenti o su una delle
altre barre attive, ad eccezione di quella dei menù e quella di stato. Prima di
trascinare il comando, è possibile asse-
gnargli una combinazione di tasti (per
attivarlo senza usare il mouse): cliccando sul tasto Tastiera si apre una secon-
27
da finestra di dialogo (Fig. 3) nella quale, per ogni comando selezionato compare, sulla destra, la combinazione di
tasti predefinita, e sulla sinistra il campo in cui assegnare una nuova combinazione di tasti. Premere il tasto Chiudi
per confermare le nuove impostazioni.
Si ritorna così alla prima finestra. Finché questa rimane aperta è possibile
aggiungere, togliere e spostare comandi sulle barre degli strumenti trascinandoli con il mouse.
3
FIG. 3
FIG. 4
FIG. 5
Opzioni (Fig. 4) – In questa sezione si possono definire le dimensioni dei pulsanti, scegliere il tipo di visualizzazione del contenuto dei menù
(completo o parziale con i soli comandi
più usati in vista), affiancare la barra di
formattazione e degli strumenti per risparmiare spazio.
Finora abbiamo esaminato la personalizzazione visiva dell’interfaccia di
Word. Esiste però un livello più approfondito di personalizzazione, che
coinvolge la visione del testo, la flessibilità e la velocità di scrittura, i criteri di
modifica e salvataggio dei documenti.
Si accede a queste impostazioni tramite
la funzione Opzioni nel menù Strumenti.
Si apre una finestra di dialogo divisa in
sezioni:
1. Visualizza (Fig. 5) – Permette di impostare le modalità di visione della pagina, del testo e delle sue componenti,
visibili e non. Tra le funzioni più utilizzate c’è quella che permette di mostrare a video (ma non in stampa) gli spazi
tra caratteri, i segni di paragrafo e le tabulazioni.
2. Standard – Tra le opzioni più comuni, quella che permette di scrivere caratteri bianchi su sfondo blu (per una
scrittura più riposante) e quella che imposta il numero degli ultimi documenti
aperti (visibili in coda al menù File).
3. Modifica – Include alcune opzioni di
modifica del testo, tra cui la modalità di
sovrascrittura, che consente di riscrivere porzioni di testo direttamente sul testo errato senza doverlo prima cancellare.
4. Stampa – È possibile includere nella
stampa alcune informazioni sul docu-
FIG. 6
FIG. 7
10. Revisioni – Quando un documento
è redatto da più persone, può essere utile tener traccia sia delle correzioni che
del testo corretto, per risalire al processo logico di modifica del testo e dei
concetti in esso contenuti. In questa sezione si imposta la simbologia delle varie correzioni.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
mento o i codici di campo, predisporre
la stampa in background, ossia la possibilità di stampare il documento senza
dover interrompere la sua successiva
modifica.
5. Salva (Fig. 6) – Utilissima la funzione
di salvataggio automatico del documento: si può impostare la frequenza
con l’apposito campo. C’è anche il salvataggio in background, che consente
al documento di avviare l’auto-salvataggio anche durante la fase di scrittura.
Gli ultimi due campi sono dedicati alla
sicurezza in caso di condivisione del documento: da compilare con la password
per l’apertura e quella per la modifica.
6. Ortografia e grammatica (Fig. 7) –
Parallelamente al controllo ortografico,
attivato appositamente, esistono degli
automatismi che entrano in gioco durante la digitazione del testo. È qui che
vengono impostati. In questa sezione è
inoltre contenuto il dizionario personalizzato, quell’insieme di vocaboli non
inclusi nel dizionario di Word, ma che
chi scrive reputa ugualmente corretti o
dotati di senso. Per inserire nel dizionario personalizzato una parola che Word
non riconosce e sottolinea in rosso basta puntare il mouse sulla parola, usare
il tasto destro e selezionare Aggiungi.
Da quel momento in poi la parola non
verrà più segnalata come errore.
7. Directory predefinite – Si imposta
qui la destinazione predefinita di salvataggio dei documenti, salvo diversa indicazione data di volta in volta in fase di
primo salvataggio.
8. Compatibilità – Spesso capita di scrivere documenti destinati ad essere poi
aperti e modificati da altri che potrebbero non avere la stessa versione di
Word o addirittura altri programmi di
videoscrittura. Per evitare problemi di
incompatibilità è possibile produrre un
documento già adatto ad essere letto o
modificato con versioni o programmi
diversi da quello nativo.
9. Informazioni utente – In questo spazio possono essere inserite alcune informazioni sull’utente, che verranno incluse ad ogni salvataggio nelle informazioni sul documento.
29
n54a17
a cura di
Giuseppe
Capezzuoli
4 - Bocciato in matematica
Ecco, come il solito, una mezza dozzina
di crittografie mnemoniche, delle quali
vi forniamo già la soluzione. Sono il
pretesto per una piacevole e divertente
pausa di riflessione, prima di impegnarvi negli indovinelli in gara, che vi proponiamo più avanti.
Poiché i calcoli ha fatto malamente,
e per le rime non rispose a niente,
eccolo tutto rosso e amareggiato,
proprio lui che tanti altri ha incoraggiato!
Iperion
5 - Uno statale che la tira
giochi
quando Tirone incontra Edipo
CANOTTIERI (de Il Silvano)
Uomini d’armi
L’angolo dei
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
30
CRITTOGRAFIE GIÀ RISOLTE
CARAMELLA (de Il verdicchio)
La messa in orbita
CONFUCIO (de Il maremmano)
Un giallo famoso
Si consuma ogni dì, coi suoi sospiri,
talché a volte puoi dirlo anche asfissiante;
è povero: e a fine mese il miri
sempre in bolletta in fatto di contante.
Pranzo
QUASI COMPLETA (di Re Enzo)
Poco ci manca
6 - Il tuo fidanzato
STINCO DI SANTO (de Il Troviero)
L’osso sacro
Troverai ch’esso è freddo, ma sarà
opportuno che, essendo in tuo possesso,
lo baci avidamente un po’ più spesso:
se no succede che si squaglierà.
Ramiro
VITTORIE SINDACALI (di Sonia)
Affermazioni categoriche
________
INDOVINELLI
1 - A teatro
La fatalona hai tu in quel palco visto,
quella che leva il capo franca e altera?
La vedova è colei dal labbro... tristo;
salvarti, se ti prende, ahimè, è chimera
Vedo
Soluzioni degli Indovinelli del n. 53
1. Il falegname
2. La cinghia dei pantaloni
3. Il cimitero
4. I capelli
5. Il fegato
Sciarada stenografica: Noe/Noè
________
2 - Un tipo fattivo
Ha dei numeri: ognuno vede come
porta alto il suo nome.
Gli han tolta l’appendice di recente?
Va in macchina ugualmente!
Lemina
3 - Uno scavezzacollo
Con la sua vita molto irregolare,
è cosa che ben pochi han rilevata,
se un fuori legge fu da militare;
una fortuna ad altri ha dispensata:
però pel suo malfatto, di sicuro,
mai sarà messo con le spalle al muro.
Il Nostromo
I vincitori
Molte sono state le risposte agli indovinelli del n. 53, ma nessuno è riuscito a
risolverli tutti.
I PREMI
A quanti risolveranno i sei indovinelli
verranno inviate alcune pubblicazioni
del Gruppo Giunti. Le soluzioni di questo numero dovranno essere spedite alla
Redazione della «Rivista degli Stenografi» entro il 15 febbraio 2002.
C ALLEGARO GUERRINI MADDALENA, VERONA - CAMERANI ANNA MARIA,
IMOLA, BO - CAMPANELLA WEBER, TRIESTE - CAPASSO ANGELA, FRATTAMAGGIORE, NA - CAPELLI MARIA GIOVANNA,
CANNETO SULL’OGLIO, MN - CAPUANO
CARMELA, BACOLI, NA - CARBONI PATRIZIA, FIRENZE - CAREMI GIUSEPPINA,
VARESE - CARINO FABIO, ROMA - CARLI
CINZIA, VIAREGGIO, LU - CARNESECCHI
VINCENTI LEDA, FIRENZE - CASAROTTO
LILIANA, SERIATE, BG - CASTALDO DI
SILVIO CARLA, NAPOLI - CASTELLANO
POLO ELISA CARLA, TRIESTE - CASTORINA ANNAMARIA, GENOVA - CATINELLA
ANTONINO, CHIETI - CAVALLINO MIRELLA, GENOVA - CECIONI VERSARI RINA,
VIAREGGIO, LU - CENTRO STENOGRAM,
GENOVA - CERASA ELEONORA, ERBA, CO
- CERRINI MONICA, PIOMBINO, LI - CERRO
MARIO, PONTECORVO, FR - CEVA PICCINI
ROSA MARIA, ALESSANDRIA - CIMINO
UMBERTO, ROMA - CINEL COLETTO
AMNERIS, SILEA, TV - CIPPE BOGGIO
MARNELLA, BELLINZONA, CH - CIULLI
ALPIGIANO MARIA, BORGO S. LORENZO,
FI - CORTE DEI CONTI, ROMA - CRAVEDI
GAETANO, PIACENZA - CUCCHINI ARVATI
ADRIANA, UDINE - CUTOLO RAFFAELE,
FOLLONICA, GR.
D’ADAMO MAURIZIO, FERENTINO, FR
F ABRIS PIERINA, FIRENZE - FANCI
SOLCIA GIUSEPPINA, L’AQUILA - FATICA
ENRICO, ROMA - FAVALORO BONARA
CARLOTTA, MILANO - FAVERIO ZUCCHELLI ANNA, BOLOGNA - FEDI ALBA,
FIRENZE - FERRANTE SALVATRICE, FLORIDIA, SR - FERRARI GIOVANNI, ODERZO,
TV - FIN LEANDRA VED. ALBERTI, BRUGHERIO, MI - FIORUCCI RENATA, GUBBIO,
PG - FIUMALBI GROSSI LUCIA, VIAREGGIO, LU - FIUZZI SAURA, CESENA, FO FLOREAN PAOLA, TRIUGGIO, MI - FORNARI LUCIANO, VALEGGIO SUL MINCIO, VR FORTUNA MARIALUISA, MILANO - FRANCALANCI FRANCO, FIRENZE - FURIOSO
GIORGIO, SIRACUSA.
GALIMBERTI GITA, GAGGIANO, MI GALUPPO ZANUSO GABRIELLA, NOVENTA VICENTINA, VI - GAMBADORO MIRELLA, LUMARZO, GE - GANDOLFO ONGARO
ADA, VENEZIA - GARBINI MARIA, TERNI GAUDIO ROBERTO, VENEZIA - GAVEDI
GAETANO, PIACENZA - GERALI MARIO,
MONTI DI LICCIANA, MS - GIALDI FABRIZIO, PARMA - GIAMBRONE MARIA LUISA,
VENEZIA - GIANNANDREA GIAMBATTISTA, PUTIGNANO, BA - GILA GERMANO
ROSA MARIA, MILANO - GIOVANNOZZI M.
CRISTINA, FIRENZE - GIULIANO SABRINA,
MARANO, NA - GRANDOTTI PINTON
MARIA, TORINO - GRIFFINI ANNA ELISA,
LODI - GRILLENZONI DEL BUE FIORELLA,
MODENA - GROTT ANNA MARIA, ROVERETO, TN - GUASSARDO MARIA CRISTINA, GENOVA - GUERRINI CALLEGARO
MADDALENA, VERONA.
IANNACONE AMERIGO, CEPPAGNA, IS
- IANNONE ANTONIO, ROMA - IELO FRANCO, REGGIO CALABRIA - INFERRERA LETTERIA, MONTESILVANO, PE - INNOCENZI
LEONARDO, MOSCA, RUSSIA - INNOCENZI
VITTORIO, LONDRA, INGHILTERRA INNOCENZI FLORIANO, FOLIGNO, PG IST. PROF. STAT. PER I SERV. COMM. E
TUR., FORLI’ - IST. TEC. STA. COMMERCIO
CALVI, PADOVA - IST. TECN. COMM.
STAT. “A. MARRO”, MONCALIERI, TO ISTITUTO PROFESS.LE STATO, CONEGLIANO, TV - ISTITUTO PROFESS.LE STATO,
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
BACCI FELICE, FIRENZE - BALESTRA
DAMIANO, FRANCAVILLA FONTANA, BR BARBERA BIANCHI MARIA, PISTOIA BARBONI MUGELLI, FIRENZE - BENCICH
C/O WEBER, TRIESTE - BENFATTO
ARMANDO, STRA’, VE - BERTULETTI
GUIDO, BERGAMO - BIANCONI ANNAMARIA, VERONA - BIENTINESI GIULIA, ROSIGNANO SOLVAY, LI - BOLOGNA LAURA,
MASSA CARRARA, MS - BONFANTI
ALBERTO, SCANDOLARA RAVARA, CR BONI DERNA ROSA, SANSEPOLCRO, AR BONINI TORASSO MARIA PIA, TORINO BORINI MARIA LUISA, VENEZIA - BOTTERO TERESA, CUNEO - BOVI VINERA
CARLA, TORINO - BRAVI FRANCESCA,
BERGAMO - BULGARELLI CARLO, CASERTA - BUONAVOGLIA LICIA, LIDO DI JESOLO, VE - BUSCA GALLI MARA, FIRENZE.
- DATA MANAGEMENT, OSPEDALETTO, PI
- DE CILLIS ARTURO, ROMA - DE FAZIO
ANTONIO, AVELLINO - DEL PIERO M.
ANTONIETTA, PADOVA - DELLA GATTA
FELICE, SALERNO - DENTE ELISABETTA,
MILANO - DI LEONE ANNAMARIA, UDINE
- DI LEONE INFERRERA, MONTESILVANO,
PE - DIMARO ISOLINA, CERVETERI, ROMA
- DIPALO LUIGI, ALTAMURA, BA - DOLCINI ELISABETTA, MELEGNANO, MI - DOLCINI ELISABETTA, VIZZOLO PREDABISSI,
MI.
Albo d’Oro dei
A CCADEMIA CAMPANA STENO-,
AVELLINO - ALOISIO ZENAIDE, BASSANO
DEL GRAPPA, VI - ANASTASIO IVANA,
PALERMO - ANDREANI MARIA, POPPI, AR
- ANDREOLI FLAVIO, MESTRE, VE - ANRICO MARISA, GENOVA - ARAGNO ANNA,
ALESSANDRIA - ARENA ANGELA, AIDONE, EN - ARIANI R. ENZO, FIRENZE - ARRIGONI GABRIELLA, POZZUOLO MART., MI AUDO-CARAMELLI FRANCA, BIELLA AURINI MONSIGNOR RENATO, CHIETI.
benemeriti
della Rivista
n54a18
31
MILANO - ISTITUTO PROFESS.LE STATO,
NOVI LIGURE, AL - ISTITUTO PROFESS.LE
STATO, PALESTRINA, RM - ISTITUTO PROFESS.LE STATO, PIAZZA ARMERINA, EN ISTITUTO PROFESS.LE STATO, RAVENNA ISTITUTO PROFESS.LE STATO, ROMA ISTITUTO PROFESS.LE STATO, ROVERETO, TN - ISTITUTO PROFESS.LE STATO,
TREVISO - ISTITUTO PROFESSIONALE,
CASATENOVO, LC - ISTITUTO PROFESSIONALE, LATINA - ISTITUTO SPELLUCCI,
ROMA - ISTITUTO STENOGRAFICO SENESE, SIENA - ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE, MONCALIERI, TO - ISTITUTO TECNICO STATALE, BOLOGNA - ISTITUTO
TECNICO STATALE, CASTANO PRIMO, MI ISTITUTO TECNICO STATALE, CASTELFRANCO VENETO, TV - ISTITUTO TECNICO STATALE, GENOVA - ISTITUTO TECNICO STATALE, LENTINI, SR - ISTITUTO
TECNICO STATALE, MILANO - ISTITUTO
TECNICO STATALE, NAPOLI - ISTITUTO
TECNICO STATALE, PALERMO - ISTITUTO
TECNICO STATALE, TORINO - ISTITUTO
TECNICO STATALE, TREVISO - ISTITUTO
TECNICO STATALE, TRIESTE - IULIANIS
GIANCARLO, MAGENTA, MI - IUVARA
MARTINO, ISPICA, RG.
L EONETTI LUCIA, MILANO - LOM-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
BARDI MARINA, NAPOLI - LONGARI
ROBERTA, CINISELLO BALSAMO, MI LOVATI FULVIO, MILANO - LUCCA ANNA,
FAENZA, RA - LUOTTI LUIGINA, TORINO LUPO GIOCONDA, MILANO.
32
M ACCIANTI MARGHERITA, PONTEDERA, PI - MADERA PIETRO, SOAVE, VR MAIULLARI VITO DAMIANO, BARI - MANCARELLA LUCIA, BELVEDERE SIRACUSA,
SR - MANCIANTI LAURA, GROSSETO MARASTONI SCIARRETTA, VERONA MARCANTONIO NICOLA, POTENZA MARCELLINO MARIA, ROMA - MARZIANO
FRANCESCO, BARI - MASCHIO SONIA,
MILANO - MAZZUOCCOLO CAPOBIANCO,
ROMA - MECCHIA ANNA MARIA, CASTELNUOVO DI PORTO, RM - MEZZATESTA
MARIA, PALERMO - MICHELETTI MIGLIARINI WANDA, FIRENZE - MIGNINI ADA,
PERUGIA - MILANESI RAIMONDI SILVIA,
MILANO - MINI RITA, SIENA - MODESTI
ALICE, SALINE DI VOLTERRA, PI - MOHORATZ ATTILIO, GENOVA - MOLA MINIATI
LAURA, MILANO - MONTANARI CARLA,
CADEO, PC - MONTERISI CONCETTA, BARLETTA, BA - MONTISCI M. ANTONIETTA,
BELLUNO - MORI LYDIA, FIRENZE.
NICCOLI MARIA, FIRENZE - NUTI FERNANDO, BARBERINO DI MUGELLO, FI.
OBERTO DELL’ORTO RENATA, MILANO - OTTANELLI ATTILIO, FIRENZE.
PAOLONI LINA MARGHERITA, PERU-
GIA - PAPINI BEZZI VITTORIA, FIRENZE PARISET FRANCESCO, ROMA - PARISI
CARLO, MILANO - PARISI VITO, TRAPANI PASSERI MANLIO, FIRENZE - PATRIARCA
LUCA, ALBISOLA SUPERIORE, SV PATRITTI ALDO, ASTI - PAVESE SIRENA,
GENOVA - PERCHIAZZI MICHELE, BARI PERETTI DIANA MARIA, VIGANO’, LC PERETTI UGO, VERONA - PIANIGIANI
PAOLA, SIENA - PICCI LEONARDO, ROMA
- PICCOTTI GIUSEPPE, CESATE, MI - PIETRANERA MARIA VITTORIA, MILANO PILOTTI PAOLA, RAVENNA - PINESCHI
MARIA VITTORIA, PIOMBINO, LI - PIOLETTI MINUTO DOMENICA, TORINO - POLLOLI ALESSIA, BUSSANA, IM - POZZI NATALIA, LUGO, RA - PRETE GIUSEPPE, ASTI PROVVEDITORATO AGLI STUDI, AVELLINO.
RABITTI GALASSI MIRELLA, MODENA - RATTO LOREDANA, NAPOLI - RICOLFI PIER GIUSEPPE, VERCELLI - RINO DI
BARTOLO, CHESTNUT HILL, MA - ROCCAFORTE JOSEPH, ILLINOIS - ROMANELLI
CECILIA, FIRENZE - RORATO GIOVANNI,
PORDENONE - ROSA GASTALDO GIULIANA, VERONA - ROSTELLO ELISA, MONZA.
S ALIERNO PAOLINO, AVELLINO SAPETTI SERGIO, LAURIANO, TO - SARTONI DANILO, FAENZA, RA - SAVOCA RITA,
PRADAMANO, UD - SCARDULLA DI
SALVO, PALERMO - SCUOLA GALOTTA,
POTENZA - SCUOLE STUDIO E LAVORO,
COMO - SCURI AMELIA, PAVIA - SILANO
ROSSANA, VASTO, CH - SIMONE FILOMENA, ROMA - SORANZIO MASSIMO, GORIZIA - SPAGNESI LORELLA, CECINA, LI STEFANONI FLORINDA, DALMINE, BG.
TESTA DOMENICO, CERRO TANARO,
AT - TICCI LILIANA, FIRENZE - TIRRICO
VOCE FILOMENA, TRIESTE - TRIFILIO STEFANIA, ALASSIO, SV - TRIPODI LUCIANA,
BOLZANO - TROIANO MARIA, LESINA, FG.
U N. NAZ. PROF. DATT. STEN. CALC.
CONT. A MACCHINA E PRATICA PROF.,
ISPICA, RG - URGELETTI CESCO, SALSOMAGGIORE TERME, PR.
V AGHI MARIALUISA, LAMEZIA
TERME, CZ - VALLE GIORGIO, ROMA VALTULINI DENISE, PALOSCO, BG VIGNOLETTI ILARIA, FIRENZE - VIGNOLETTI MARA, FIRENZE - VINERA EZIO,
TORINO - VIRGA MONICA, PALERMO VISINTAINER CARMELA, TRENTO.
WAHA ROBERTO, MILANO/NIGUARDA, MI.
XIBILIA ELVIRA, SIRACUSA.
ZAZZERI GIULIANA, RIGNANO SULL’ARNO, FI - ZUCCHERMAGLIO ANTONIO,
VERONA - ZUDDAS DANIELA, CAGLIARI.
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