n28\a2 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 1 SOMMARIO Rivista degli Stenografi fondata a Firenze nel 1877 n. 32, gennaio/marzo 1996 Organo trimestrale della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti Redazione e Amministrazione Piazzale Donatello 25 50132 Firenze Tel. 055/5000042 Fax 055/5001010 Direttore responsabile Dr. Marco Morganti Direttore editoriale Prof. Paolo A. Paganini Responsabile tecnico Nerio Neri Hanno collaborato a questo numero: Vittoria Bolognesi Baviera Elisa Castellano Polo Emilio Catanese Andrea Innocenzi Attilio Ottanelli Paolo A. Paganini J. Roccaforte Stampa Grafiche Kross Strada in Chianti (FI) con i caratteri della Panda fotocomposizione Tiratura copie 9300 Spedizione in abbonamento postale – 50% Copia non commerciabile Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3604 del 22/7/1987 Nella foto di questa pagina: «Ora di studio», 1872, opera di Giuseppe Frattelloni di Caltanissetta, scultore in Firenze, collocata nell’atrio della Fondazione. 2 Dalla grandezza all’agonia. 3 Elisa Castellano Polo Così stiamo morendo. 4 Attilio Ottanelli «Michela» ha più di cent’anni ma non li dimostra. 6 L’uomo e la macchina secondo Oscar Greco. 9 Andrea Innocenzi Ma ora c’è la macchina che ascolta e scrive. 10 Il 13 maggio prendono il via le gare interregionali dell’I.M.S. 11 Paolo A. Paganini Di Giovanni, lo stenografo che «inventò» la quarta parte del Sistema. 15 1995, abbiamo ricevuto. 16 Vittoria Bolognesi Baviera Ed ecco la perla del Sistema Gabelsberger-Noe (terza puntata). 17 Convegno della «Fondazione» Il futuro della stenografia tra cultura e tecnologia. 20 Emilio Catanese Ricordiamoci della memoria. 21 Non solo aride date, ma storia di idee e di apostoli. 23 Due targhe della «Fondazione» in palio a Montecatini. 24 Attilio Ottanelli Dostoyevski incontrò Anna e galeotta fu la stenografia. 25 Lettere in redazione. 27 Episodi di Michelangelo (tavole stenografiche). 29 Lettera a Lucilio (tavola stenografica). 30 Attenti ai «radicali». 31 L’angolo dei giochi. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio. La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia e dattilografia. Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di stenografia sia italiani che esteri. Fondazione Francesco e Zaira Giulietti per lo studio, la promozione e la divulgazione della stenografia Gabelsberger-Noe Riconosciuta con D.P.R. n. 310 del 19-1-1983 Sede legale Piazzale Donatello 25 50132 Firenze Tel. 055/5000042 Fax 055/5001010 Codice fiscale 94010970484 Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65 Consiglio di Amministrazione Presidente Dr. Marco Morganti Vice Presidente Dr. Sergio Giunti Segretario Cav. Bruno Piazzesi Consiglieri Dr. Gianluca Formichi Prof. Paolo Galluzzi Prof. Andrea Innocenzi Nerio Neri Prof. Paolo A. Paganini Prof. Giorgio Spellucci Collegio Revisori Dr. Salvatore Proto Dr. Aldo Bianchi Dr. Enzo Rook La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. Contributo sostenitore a partire da L. 20.000 da versare sul Conto Corrente Postale n. 18025502 intestato a Rivista degli Stenografi, Piazzale Donatello 25, 50132 Firenze. 32-a8 2 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI UNIONE STENOGRAFICA TRIESTINA N ell’articolo Stenografia e Linguistica - applicazione o introduzione di Stenamante, pubblicato sul n. 30 della « Rivista », sono stati ricordati alcuni casi di insegnamento della stenografia in un’Accademia, in un Liceo ed in una Università: rispettivamente a Trieste, 1864; a Padova, 1865; e a Bologna, 1903. L’insegnamento della stenografia nei Licei e nelle Università è stato frequentemente invocato ma mai concesso dallo Stato. Riferendoci sempre al passato abbiamo scoperto che i casi qui prima riportati non sono stati gli unici. Durante una ricerca tra vecchie pagine e fascicoli della « Rivista » abbiamo trovato che nel 1926 venne pubblicata una relazione nella quale si legge quanto segue: «Presso la R. Università degli studi economici e commerciali il Comm. Dott. Guido Du Ban tenne, per incarico del Consiglio accademico, il solito corso teoricopratico. Per conto dell’Unione Stenografica Triestina lo stesso Dott. Guido Du Ban, insegnò in due corsi, uno teori- DALLA GRANDEZZA A ALL’AGONIA co ed uno pratico, agli alunni riuniti dei RR. Licei-Ginnasi Dante Alighieri e Francesco Petrarca. Pure per iniziativa ed incarico dell’Unione, la Prof. Maria Moro tenne un corso teorico ed uno pratico presso il R. Istituto Magistrale Giosuè Carducci». D al contenuto di questa parte della relazione (si notino le parole « il solito corso ») si desume che il corso di stenog raf ia presso l’Università di Trieste veniva svolto di anno in anno come facente parte del prog ramma di studi o come utile materia integrativa. Inoltre, benché su iniziativa dell’Unione Stenografica Triestina, anche i corsi per gli alunni dei due Licei-Ginnasi erano certamente tenuti in considerazione. Proseguendo nella let- tura della relazione si apprende che la stenografia era stata insegnata dallo stesso Du Ban e da altri appartenenti al Sodalizio triestino anche in un Istituto tecnico, in una Scuola complementare e in un Istituto e Scuola commerciale. Ma ciò non fa notizia poiché, come è noto, questa materia era stata introdotta nell’insegnamento pubblico di questi livelli con decreti del 1906 e 1923. Non per l’età degli alunni (13-14 anni) ma per il tipo di scuola, richiama invece l’attenzione la parte finale della relazione riguardante l’insegnamento della stenografia « coronato di ottimi risultati», svolto anche questo da appartenenti all’Unione «in 21 corsi di due ore settimanali nelle VII e VIII classi (integrative) delle Scuole elementari del Comune». ttuale, se confermata, e purtroppo molto triste per la Scuola Gabelsberger-Noe, è invece la notizia che l’Unione Stenografica Triestina (fondata nel 1869), della quale abbiamo ora rimarcato la vitalità impressa da Guido Du Ban (18771939), « erede spirituale del Noe », starebbe per spegnersi così come altri benemeriti sodalizi stenografici, silenziosamente. Motivi economici, log istici, organizzativi sarebbero alla base della dolorosa situazione. Gli studiosi, gli appassionati, gli storici della Stenog r af ia auspicano che l’Unione Stenografica Triestina sappia presto trovare le risorse materiali e morali per superare questo angoscioso momento. Fanno altresì voti perché tutti gli insegnanti gabelsbergeriani di Trieste (e non solo) sappiano trovare amore, concordia e solidarietà per restituire alla città e all’Italia tutto il fulgore che merita la culla della nostra stenografia. 32-a11 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 3 UNIONE STENOGRAFICA TRIESTINA R iceviamo dalla Prof.ssa Elisa Castellano Polo questa drammatica lettera che pubblichiamo integralmente. Abbiamo tagliato soltanto alcuni passi, non sentendoci di divulgare particolari troppo personali e dolorosi, che tuttavia, conoscendoli, rendono ancor più ammirevole l’eccezionale spirito di dedizione e di amore di questa nostra sfortunata collega. A lei e ai suoi cari i più fervidi auguri di una pronta ripresa. Paolo A. Paganini Trieste, 2 febbraio 1996 C aro Paolo, come mi hai chiesto così caramente, ti invio qualche riga relativa alla situazione dell’Unione Stenografica Triestina.... Anche se è passato qualche tempo dalla pubblicazione, nel numero 29 della Rivista degli Stenografi, della lettera della professoressa Maria Castellani, sotto il titolo « Una vita d’amore racchiusa in un libro », vorrei farLe giungere il mio più commosso grazie. Con emozione ho letto nella riproduzione fotografica: «Antologia Stenografica Guido du Ban - Trieste»! Sono la segretaria ed unica socia dell’Unione Stenografica Triestina Guido COSÌ STIAMO MORENDO di Elisa Castellano Polo du Ban, a Trieste, e le sue parole mi hanno fatto sentire meno sola nella lotta per conservare e custodire il patrimonio della Stenograf ia in questa città, che tante splendide f igure di stenograf i ha dato alla storia. Purtroppo, attualmente, la situazione di questa gloriosa istituzione, che ha compiuto 120 anni il 3 gennaio scorso, e non ha più nemmeno una sede, è disastrosa. I libri del suo patrimonio, anche in lingua tedesca e francese, sono conservati in un magazzino, di cui pago personalmente l’affitto, dopo 3 traslochi avventurosi dalla sede di via della Valle n. 5, nella casa dell’indimenticata ed indimenticabile professoressa Silvia Trampus, alla cui morte è giunto immediatamente lo sfratto. Il primo trasloco è stato effettuato in una stanza all’estrema periferia di Trieste, nella quale, con svariati pretesti è stato vietato l’accesso. Quando finalmente sono riuscita ad entrare, ho trovato i libri contenuti negli armadi con vistosissime macchie di muffa, causa una perdita d’acqua dal piano superiore, mai segnalata, quelli contenuti negli scatoloni in terra, squallore nello squallore, portavano evidenti residui di escrementi di animali randagi, entrati dalla porta non ben chiusa. Piangendo dalla disperazione e dall’umiliazione (avevo versato, sempre di tasca mia, l’affitto anticipato di oltre 800.000 lire), con il braccio ancora fasciato per i postumi di una operazione subita, ho portato via tutto, con l’aiuto dei miei figli. Ho dovuto inizialmente frazionare gli scatoloni in ben otto sedi-ricovero elemosinate in giro tra case e garage di amici e colleghi, persino 2 sagrestie, naturalmente pagando i vari trasporti. Poi un conoscente mi ha affittato un magazzino, senza accesso auto, per cui gli scatoloni sono stati portati a braccia giù per due rampe di scale. Ora, quasi tutti sono lì, tristemente imballati. Ogni tanto vado a trovarli, con commozione e con tristezza. Ho fatto questo per la grata memoria che ho della mia meravigliosa professoressa-amica Silvia Trampus, ho fatto questo perché amo la stenografia che mi è compagna nello scrivere di ogni giorno, ma non vorrei che questo fosse un colloquio « con un cenere muto », non vorrei fosse un soliloquio di insana follia. Quando potrò mai riordinare quegli scatoloni, quel patrimonio di ricordi, se sto sostenendo tutte le spese con le mie poche entrate, privandole dal mio bilancio familiare? quando ai corsi dell’Unione Stenog raf ica, ospitati nella Succursale di un Istituto Tecnico cittadino, registrano 5 iscritti su 4 corsi potenzialmente aperti? Insegno gratuitamente da 5 anni e quest’anno mi aiuta mio figlio che ha appreso la stenografia da una bravissima collega e che naturalmente posso non pagare. Tutto perché la stenografia sopravviva: ecco perché il gesto della professoressa Castellani mi ha commosso. Questa fiaccola che cerco di tenere accesa affinché possa passare a nuove mani, devo lasciarla spegnere? Perché? Non ho più parole ma lacrime. 32-a6 4 D all’articolo « Sesso e Stenog rafia - secondo round» di Gian Paolo Trivulzio pubblicato sulla « Rivista degli Stenografi », dello scorso settembre, si apprende che la professoressa Domenica Pioletti Minuto di Torino 1 ha realizzato uno studio per stenotipia utilizzabile su macchina per scrivere portatile a bassa rumorosità. Questa macchina potrebbe essere valorizzata dalle moderne tecniche informatiche. Parlando di stenotipia, ho l’impressione che essa sia comunemente ritenuta un’invenzione americana. Ciò è vero se ci riferiamo specificamente al sistema di Ward Ireland Stone (m. 1956), che il 1° novembre 1911 presentò uff icialmente la sua macchina per stenografare ad una classe di insegnanti, circa una trentina, riuniti presso lo stabilimento della Stenotype a Owensbaro nello Stato del Kentucky, USA 2. Considerando la stenotipia come un sistema di scrittura abbreviata per la ripresa della parola parlata realizzata in caratteri di stampa, la ste- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI «MICHELA» HA PIÙ DI CENT’ANNI MA NON LI DIMOSTRA di Attilio Ottanelli nografia a macchina di Antonio Michela (18151886) e lo strumento per utilizzarla erano g ià stati inventati da quasi cinquant’anni. Infatti, se andiamo a consultare la « Storia delle scritture veloci » di Francesco Giulietti, in una nota sulle macchine per stenografare, oltre Antonio Michela, la cui macchina del 1863 entrò in uso al Senato italiano il 18 dicembre 1880, troviamo i seguenti nomi di persone e macchine: « Bivort, Lafaurie, Grandjean, Stenotype, PrincessSteno, ecc.». Nella stessa opera si notano una fotografia della macchina Michela accompagnata dalla data 1863 ed una fotografia della Grandjean con la data 1963 3. Alle macchine prima nominate può aggiungersi la Palantype, concepita per la lingua in- glese dalla francese Camille Palanque. Il brevetto è del 1939, ma la produzione in serie, a causa degli eventi bellici, ebbe inizio nel 1946 4. Vi è inoltre la Princess-Steno, costruita ad Augsburg (Baviera) e presentata alla Fiera di Hannover nel 1963. A quel momento non vi erano notizie di effettive esperienze pratiche; il sistema stenotipico appariva tuttavia ben congegnato e il tocco della tastiera lievissimo 5. P er quanto a mia conoscenza con le pubblicazioni e le notizie che mi sono pervenute attraverso il tempo (attualmente purtroppo scarse), tra le macchine per stenografare qui prima citate sono state introdotte in Italia la Grandjean e la Stenotype. Della Grandjean ricor- do che vi sono stati corsi a Milano e a Roma; non sono a conoscenza se ne vengono tenuti attualmente. Moltissimi anni fa vidi io stesso una Grandjean in Firenze presso un privato. Mi sembrò già vecchia, il che significava che vi era qualcuno che se ne era interessato ancora prima. La stenotipia americana è stata introdotta in Italia dal professor Marcello Melani di Firenze con la Stenograph e la Stenotype, modello questo tecnologicamente avanzato con l’inserimento di un piccolo calcolatore che realizza la traduzione in tempo reale dei dati stenografici, consen- 1 F. Giulietti: «Storia delle scrittura veloci», ed. Giunti-Barbera, Firenze, 1968, p. 395. 2 « R.d.St. » n. 1/1966: « Ward Stone Ireland inventore della Stenotipia», p. 6 (da «The National Shorthand Reporters », Oskaloosa, Jowa, USA. 3 V. opera citata alla nota 1, p. 434, e tavola fuori testo n. 27. 4 Da « The National Shorthand Reporters », Oskaloosa, Jowa, USA, n. Nov. 1975: «Palantypist Bette Ferguson», e n. Gen. 1983: «How British Palantype reporters are helping the deaf». 5 « R.d.St. » n. 2/1967, p. 25: « I nuovi metodi di scrittura veloce», da «Neue Stenographische Praxis», marzo 1964. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI tendone la stampa immediata su una qualsiasi stampante e/o l’immissione istantanea nelle memorie di un computer. Il sistema è basato sul principio ortografico della lingua italiana 6. La tastiera, composta di 23 tasti, è diversa da quella americana: ha alcune lettere diverse o in altre posizioni, fisse sulla linea di scrittura, per ottenere una sequenza che risponda meglio alle esigenze di efficienza operativa per la nostra lingua. 5 fessor Roberto Alessandri, 1900-1970), per esaminare il sistema stenotipico e la possibilità di adattarlo all’italiano applicando le norme abbreviative e le sigle della Stenografia Gabelsberger-Noe. Al completamento dello studio fu chiesta la disponibilità della Casa ad adeguare una macchina eseguendo i cambiamenti di caratteri ritenuti opportuni per passare alla sperimentazione pratica. La risposta fu negativa, poiché, veniva asserito, Sequenza lettere Stenotype USA: STKPWHRAO*EUFRPBLGTSDS It.: SPCTHVRIA*EOCSTHPRIEAO A proposito di variazioni delle tastiere delle macchine per stenog rafare, o macchine per stenotipia, citerò due episodi, di cui il primo è ormai noto soltanto allo scrivente. Nel 1965 vi fu uno scambio di corrispondenza fra la Stenograph e l’Istituto Stenografico Toscano di Firenze (era allora presidente il pro- la macchina era idonea per tutte le lingue. Non avendo l’Istituto scopi commerciali, fu ringraziato per il manuale e le informazioni ricevute, e la pratica archiviata. Un episodio simile avvenne alcuni anni prima del 1984, quando un Istituto professionale di Stato di Bergamo, dopo avere sperimentato la Grandjean, la cui tastiera originale era predisposta per il francese, La macchina Michela. È al Senato dal 1880. chiese alla Casa madre parigina una variazione della tastiera. Ma non ci fu niente da fare. La Casa sosteneva che la macchina andava bene così poiché poteva scrivere in tutte le lingue europee ed era usata in vari organismi internazionali 7. A l febbraio 1989 le macchine per stenotipia esistenti sul mercato italiano e utilizzabili per l’impiego nella verbalizzazione giudiziaria risultavano la Michela, la Stenotype e la Mael 8 . A questa fase di identificazione o selezione faceva poi seguito la sperimentazione del servizio di stenotipia elettronica per la documentazione degli atti stabiliti dal nuovo codice di procedura penale. La Michela era proprio la moderna discendente dell’invenzione del professor Antonio Michela, ancora in uso al Senato, essa pure certamente aggiornata. Con applicazioni della tecnologia elettronica ed informatica, nel 1989-1991 le macchine per stenotipia più progredite potevano già, con dispositivi incorporati ed altri ausiliari propri o di altra orig ine (computer, ecc.), memorizzare, decodificare, trasmettere e stampare ciò che era stato ripreso, da passare poi alla revisione e alla stesura, testuale o riassuntiva, del documento finale. T ornando ora alla stenografia applicata alle macchine per scrivere ricorderò che nel 1972 il professor Carlo Niccoli (m. 1988), cancelliere stenografo, insegnante dei corsi di perfezionamento della stenografia, presidente dell’Istituto Stenografico Toscano di Firenze (1971-1982) e della Fondazione « Francesco e Zaira Giulietti » (19831985), pubblicò nel 1972 il suo studio « DATLSTNIA - Dattilostenografia ». Il suo metodo è strettamente ispirato alle regole e alle sigle della Stenograf ia GabelsbergerNoe, tanto che, diciamo « simbolicamente », osserva anche le posizioni sotto e al disopr a della linea di scrittura. Ne iniziò la sperimentazione con una sua ex allieva, ma la interruppe per sopravvenuti impegni della collaboratrice e per non trascurare la conduzione del Sodalizio di cui si apprestava ad organizzare la memorabile celebrazione del centenario della fondazione 9. q 6 Marcello Melani: «Metodo italiano di Stenografia a macchina computerizzata», Stenotype Italia s.r.l., Firenze (estratto). 7 «Specializzazione», Firenze, n. Gen.-Mar. 1984 - Guido Bertoletti: «Studio sulla Grandjean». 8 Consiglio Superiore della Magistratura: « Relazione preliminare sui sistemi di stenotipia », 23-2-1989. 9 « R.d.St. » n. 5-6/1988, p. 2: « Carlo Niccoli », e n. 7/1989, p. 2: « Carlo Niccoli cancelliere stenografo». 32-a10 6 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI L’UOMO E LA MACCHINA SECONDO OSCAR GRECO Riproduciamo tre pagine della rivista stenografica “Tirone” del 1890. A parte qualche termine un po’ desueto, l’articolo potrebbe essere stato scritto oggi. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 7 8 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 32-a13 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI « 9 MA ORA C’È LA MACCHINA CHE ASCOLTA E SCRIVE V oiceType IBM» è la denominazione di un apparecchio che scrive, in caratteri comuni, le parole pronunciate da un ‘operatore’ davanti allo schermo dello stesso. Mi riprometto di dire di più attorno a tale apparecchio, in un altro articolo; ora mi limito a citare alcuni dati relativi allo stesso, e a ricordare alcune notizie riguardanti apparecchi analoghi. In verità, da alcuni decenni si parla e si scrive attorno ad apparecchi ideati per scrivere le parole di un dettatore. Trascrivo alcune notizie in merito, tratte dalla rivista « Stenografia culturale». «Si ha notizia dei tentativi che si stanno facendo in alcuni Paesi per perfezionare speciali ‘macchine per scrivere automaticamente’ mentre si parla (Sonografo dell’ingegnere svizzero Dreyfus-Frad e Electrostyl del francese Albert Ducroc)», 1974. «Da alcuni anni, si stanno sperimentando ‘macchine elettroniche’ che trascrivono, in caratteri comuni, le parole pronunciate davanti ad un microfono», 1983. di Andrea Innocenzi Sono ricordati, inoltre, i due ideatori citati e il g iapponese Kinichi Maeda. «Un gruppo molto attivo opera a Roma, presso il centro di ricerca IBM di via Giorgione, ed è diretto dal dottor Giampiero Volpi. Proprio a questo gruppo si deve la realizzazione di un prototipo per il riconoscimento automatico del linguaggio parlato presentato ufficialmente nel luglio scorso. Questo sistema, il primo del genere sviluppato in Europa, trascrive in tempo reale le frasi pronunciate in italiano, tratte da un vocabolario di tremila parole, riuscendo a identificare correttamente più del 95 per cento dei termini », 1986. I l 7 Dicembre 1995, fu consegnato insieme al quotidiano «Corriere della Sera », un ‘dépliant’ dell’IBM, nel quale una pagina era dedicata all’apparecchio «VoiceType IBM». Trascrivo alcune frasi dal detto ‘dépliant’. « VoiceType Dictation IBM cambierà radicalmente la tua vita. VoiceType Dictation IBM è un programma di riconoscimento vocale, installabile su tutti i personal computer, ...che consente di registrare qualsiasi testo semplicemente parlando. Riconosce la tua voce e scrive ad una velocità di 80/100 parole al minuto». « Sono disponibili 23.000 parole di base e la possibilità di aggiungerne 2.000 personalizzate». Chi, per tanto tempo, ha pensato di ideare tale apparecchio, o di comprendere, almeno, il principio di funzionamento dello stesso, non poteva non sentire forte lo stimolo di vederlo e di impiegarlo. È quello che è accaduto a me. Per motivi vari – che non ha alcuna importanza di citare – solo il primo febbraio scorso, ho potuto vedere il meraviglioso apparecchio. Due giovani, distinti e bravi, Luca Romani e Fabio Loccisano, mi fecero vedere in funzione l’apparecchio. Non nascondo che mi commossi: sentire la voce dell’Operatore e vedere, dopo circa un secondo, le parole pronunciate scritte esattamente sullo schermo, mi sembrava un evento magico; era invece un fatto concreto, reale, ripetibile e dimostrabile. Il mio pensiero corse subito al «dottor Giampiero Volpi e ai suoi Collaboratori del «centro di ricerca IBM di via Giorgione». Sono stati onorati e compensati adeguatamente G. Volpi ed i suoi Collaboratori? M i viene in mente quanto ho pensato altre volte: si onorano, si premiano e si coprono di denari coloro che primeggiano negli sport, nei teatri, nei cinema, negli spettacoli televisivi; mentre non si conoscono, o li ricordano solamente alcuni, 10 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI gli Scienziati, gli Astronomi, i Filosof i, gli Scrittori, i Poeti, gli Esploratori, gli Inventori, i Tecnici e quanti hanno donato molto ai Confratelli. Sì, è vero che gli Uomini eccelsi, nei settori di attività ricordati, sono conosciuti e onorati da tutti i Popoli, di tutti i tempi; ma è altrettanto vero, purtroppo, che tanti Uomini illustri, che hanno fatto conoscere le opere degli Uomini eccelsi, o che le hanno perfezionate e migliorate, non sono mai, o quasi mai, ricordati e onorati. S i pensi, ad esempio, agli ‘automezzi’ (che ci danno tante gioie e, a volte, tanti dolori); conoscia- mo gli inventori primi: Barsanti, Matteucci, Lenoir, Daimler, Diesel; conosciamo pure Ford, Agnelli ecc.; ma chi conosce o chi ricorda coloro che hanno ideato nuovi meccanismi, nuovi congegni, nuovi apparecchi e i nuovi strumenti che rendono le « autovetture » veri gioielli della tecnica? Per rendersi conto della IL 13 MAGGIO PRENDONO IL VIA LE GARE INTERREGIONALI DELL’I.M.S. Anche quest’anno si svolgeranno a Milano, dal 13 maggio in poi, le «Gare interregionali ’96», che già da vent’anni vengono organizzate dall’Istituto di Magistero Stenografico. Sempre più orientate verso l’interdisciplinarietà e la simulazione professionale, per essere maggiormente aderenti alla realtà lavorativa contemporanea, le gare di quest’anno saranno così strutturate: Gara 1: Stenografia - Riservata agli allievi di 1° e 2° anno I.T.C. Gara 2/3: Stenografia - Aperta a tutti con graduatorie separate. Gara 4/5: Ortostenocalligrafia Aperta a tutti (intersistematica). Gara 6: Stenografia e Stenotipia professionisti - Aperta a tutti. Gara 7/A: Dattilografia velocità Su PC o macchina per scrivere Aperta a tutti con graduatorie separate. Gara 7/B: Dettatura al PC - Aperta a tutti. Gara 8: Gara C.E.E. - Articolata in quattro prove linguistiche e multi- mediali - Aperta a tutti - Iscrizioni anche a una sola prova. Gara 9/A: Calcolo computistico Aperta a tutti. Gara 9/B: Contabilità elettronica al PC - Aperta a tutti. Gara 10: Resocontazione concettuale in lingua italiana - Aperta a tutti. Gara 11: Avviamento alla sintesi concettuale - Aperta a tutti. Gara 12 (A e B): Dalla traccia al testo - Con PC o macchina per scrivere - Aperta a tutti. Gara 13 (A e B): Trattamento del testo - Con PC o macchina per scrivere - Aperta a tutti. Gara 14 (A e B): Stenovideo (Simulazione professionale) - Con PC o macchina per scrivere - Aperta a tutti. Gara 15: NEON - Aperta a tutti. Per più dettagliate informazioni rivolgersi a: Istituto di Magistero Stenografico Corso di Porta Romana 116/A 20121 MILANO Tel. 02/58314882 genialità, delle capacità inventive e pure delle doti artistiche di alcuni, di molti Tecnici, basta esaminare le « ruote » degli autoveicoli: si riconoscerà che la «parte della ruota », compresa tra il «mozzo» e il «copertone o pneumatico», varia da tipo a tipo di automezzo, e che è sempre piacevole a vedersi per la varietà e la bellezza del disegno della stessa. La maestria dei Tecnici, rivelata nella costruzione delle ruote, richiama alla mente la genialità degli stessi rivelata nella progettazione dei motori degli autoveicoli, del cambio, del carburatore, dei freni, della carrozzeria e degli organi di trasmissione, di lubrificazione, di illuminazione ecc. degli stessi. I cortesi Lettori di questo ‘scritto’ potrebbero legittimamente chiedersi: «Che relazione vi è tra gli autoveicoli e la scrittura »? Mi sia permesso di rispondere, senza l’intenzione di offendere alcun individuo e alcun popolo: «Se gli Studiosi e gli Esperti di grafia, si fossero comportati come i Tecnici, tutti i Popoli disporrebbero di scritture comuni e stenografiche migliori di quelle oggi impiegate e pienamente rispondenti alle esigenze degli Uomini del nostro tempo». 30-a2 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 11 DI GIOVANNI G uglielmo Di G i ov a n n i giornalista stenog rafo, uomo di cultura, studioso della lingua e della stenografia, ci ha lasciato in eredità un patrimonio di scritti, di annotazioni, di riflessioni, che partendo dalla Stenografia, in quanto « pratica », vissuta e sofferta (con amore) in prima persona, travalicano i confini del mestiere per collocarsi in una dimensione di autonomi, originali valori culturali. Per inciso e solo per nostra polemica amarezza, annotiamo quanto questi valori evidenzino le manchevolezze di uno Stato che, nella sua cecità (dovuta a non conoscenza o a calcolato disegno o ad ambigue utopie tecnologiche), ha relegato nel cimitero degli elefanti una disciplina che avrebbe dovuto avere ogni diritto e piena dignità nel processo di formazione culturale dell’uomo. In uno studio del 1975, «Moderni criteri didattici da introdurre nell’insegnamento della Stenograf ia per meglio adeguarla alle esigenze della società attuale », troviamo una serie di consi- LO STENOGRAFO CHE «INVENTÒ» LA QUARTA PARTE DEL SISTEMA di Paolo A. Paganini derazioni che rivestono, proprio oggi, un’attualità quanto mai inquietante, perché ci inducono a constatare la fumosa incapacità della nostra classe dirigente, quando vara riforme che dovrebbero portare verso la Stenotipa (sic!) – art. n° 134 – e rimasto in larga parte inapplicato. Di Giovanni, g ià nel 1975, poneva l’accento sul fatto che «nei dibattimenti, testimonianze esauribili in pochi minuti A quindici anni dalla scomparsa «rilanciamo» le intuizioni linguistiche e stenografiche di un geniale professionista l’Italia all’altezza dei paesi tecnicamente e culturalmente più progrediti, ma che, invece, si vanificano, per miopia o insipienza, trascurando di preparare quadri che a queste riforme diano attuazione compiuta. Ci riferiamo – per esempio – alla riforma del codice di procedura penale, che prevede la verbalizzazione del processo penale attra- si prolungano pietosamente, per consentire al cancelliere-forzato di tracciare, con la scrittura ordinaria, il riassunto delle parole del teste, dettate dal presidente». E ancora: «Un cancelliere stenografo ridurrebbe almeno della metà la durata di questa fase del dibattimento », così come « tanti altri momenti e atti dell’amministrazione della Giustizia potrebbero essere sottratti alla len- tezza », ormai proverbiale, di un iter che, troppo spesso, si conclude con la scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini (soprattutto i mega- processi che vedono alla sbarra eserciti di mafiosi, camorristi, ecc., tutti, più o meno regolarmente, rimessi in libertà). P olemica a parte, quanti e dove sono gli stenografi, che dovrebbero permettere l’americanizzazione dei procedimenti penali su tutto il territorio nazionale? Quanto tempo occorrerà, per formare dei quadri all’altezza della situazione, quando la scuola, luogo deputato alla formazione, culturale e pratica, degli stenograf i, non è stata nemmeno in grado di formare i cosiddetti « stenografi commerciali » (la connotazione spregiativa non è nostra, ma nasce dalla constatazione, amara, di come la stessa Pubblica Istruzione li abbia considerati allievi di serie B, destinati ad un marginale ruolo di esecutori, padroni di alcuni stereotipi di linguagg io, che non vanno 12 molto al di là della «Spettabile ditta, in riferimento alla pregiata Vs. del...», «in attesa di pronta risposta, porgiamo cordiali saluti»)? La scuola che dovrebbe preparare, « prevedere, anzi antivedere, offrire, proporre, stimolare adeguamenti, ammortamenti, miglioramenti, conquiste » (Di Giov.: ibidem), sa solo andare a rimorchio di un sistema in cui si tende a banalizzare tutto, in primo luogo l’Italiano, che subisce la colonizzazione selvaggia dell’imperialismo linguistico anglo-americano; ne consegue un impoverimento nella formazione culturale dei giovani, per i quali, in omaggio alla dilagante civiltà dell’immagine acritica, occorre semplificare al massimo ogni concetto, mentre, come sostiene Di Giovanni, « il meglio richiede studio e fatica e gli strumenti migliori, quelli intellettuali non meno di quelli materiali, sono i più articolati e complessi». I l primo strumento è la lingua, nella sua duplice articolazione, orale e scritta, e la lingua italiana, per essere posseduta dignitosamente, richiede uno studio analitico, che trova nella Stenografia, anzi nel sistema Gabelsberger-Noe in maniera ottimale, una forma di realizzazione, tale da far sì che, essa Stenografia, venga definita «ancilla linguae» o, più RIVISTA DEGLI STENOGRAFI GUGLIELMO DI GIOVANNI 23-10-1907: nasce a Castelmauro, nel Molise 10-5-1981: muore a Milano 1934-1960 redattore stenografo al «Corriere della sera» 1960-1968 capo dell’ufficio dei redattori stenografi 1969 «Abbreviazioni professionali libere» 1978 «Nuove abbreviazioni professionali» modernamente e con più determinazione, «linguistica applicata». Di Giovanni ha colto appieno questo ulteriore valore della Stenografia, tanto che ne auspicava l’insegnamento addirittura nella scuola elementare, quando il bambino ha intatta « la straordinaria capacità di assimilare tutto ciò che viene presentato allo stato ‘finito’, di assorbire immagini, nozioni semplici, di incamerare il significato di suoni nell’apprendimento delle lingue straniere». Le parole del Di Giovanni, il quale ancora una volta rivela la lungimiranza del dotto, sono tanto più vere oggi, nel momento in cui la scuola elementare, appunto, ha introdotto nei suoi prog rammi l’insegnamento della lingua straniera. Se riteniamo il bambino in grado di accostarsi ai complicati meccanismi della lingua italiana (per non parlare dell’aritmetica), se valutiamo indispensabile offrirgli l’abc di un bilinguismo che lo plasmi cittadino eu- ropeo, ha ragione Di Giovanni, quando auspica il conseguimento, in tenera età, di un «bilinguismo grafico », che completerebbe il bagaglio culturale del bambino, con l’acquisizione allo stato di potenza, di un’abilità che potrà essere, in seguito, coltivata ed accresciuta, sia praticamente che teoricamente, realizzandosi come «prezioso strumento ausiliario di studio, di lavoro, di comunicazione». Ma, avverte Di Giovanni, non è indifferente la scelta del sistema, per realizzare un programma di formazione così ambizioso e completo. Il sistema (il Gabelsberger-Noe, dunque) deve rispondere a determinati requisiti, primo fra tutti quello della scientificità, cioè dello stretto rapporto con la lingua, la quale, essendo vasta e complessa, esige che la Stenografia sappia « piegarsi, adattarsi, plasmarsi a quella vastità, a quella complessità », che poggi, cioè, su «una perfetta conoscenza della lingua». Con ciò, Di Giovanni intende « la padronanza della grammatica, della sintassi, dell’analisi logica, nonché un’ottima cognizione del patrimonio lessicale », perché se « la Stenograf ia è scrittura sintetica e intuitiva, che omette tutto ciò che si può desumere dai vincoli grammaticali, sintattici e logici che legano le parole fra loro», si deve avvale- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI re di una perfetta conoscenza proprio di quei vincoli grammaticali, sintattici e logici. A sua volta, il sistema deve avere una sua struttura g rammaticale, rigorosa e precisa, « che si studi e si impari come una lingua », una serie di regole teoriche, il cui rispetto non sia f ine a se stesso, ma venga imposto dalla consapevolezza che la violazione delle leggi, dovuta a scarsa padronanza dei loro meccanismi, vanif ica l’utilizzo stesso del sistema. S cientificità, dunque, cui si deve accompagnare la corsività del tracciato, in un’armonica fusione di razionalità e naturalezza, « il corsivo essendo la manifestazione calligrafica più congeniale alla mano dell’uomo». La corsività permette di ridurre al minimo i danni della deformazione che, fatalmente, si accompagna alla velocità, meta ultima della Stenografia. Velocità, che si consegue anche attraverso l’automatizzazione, ma, avverte Di Giovanni, « avere il segno automatizzato o automatico, che dir si voglia, non è a rigore un fattore completo di velocità, perché bisogna superare, con rapidità e precisione, la fase di esecuzione grafica. La rapidità esecutiva è assicurata normalmente dalla pron- 13 tezza e completezza del concepimento, meglio ancora dell’automatismo; ma la precisione? Il segno viene immaginato perfetto nella mente. La sua esecuzione è un onere puramente materiale, però non di poco conto. La preoccupazione di eseguirlo il più vicino possibile alla perfezione, per garantirsi la rilettura, – consapevoli che in Stenografia basta un nonnulla grafico per scaraventarci da una parola all’altra – e quella di eseguirlo il più prestamente possibile, debbono trovare il modo di conciliarsi, per evitare che si pregiudichino reciprocamente. Automatizzare il segno vuol dire concepirlo istantaneamente, senza intervento del pensiero, appena udita la parola... In pratica, l’automatizzazione è sempre parziale e relativa, dato l’enorme numero di parole che ricorrono anche nella prosa comune. Si tratta di migliaia». C irca tremila sono le parole del linguaggio corrente e, secondo Di Giovanni, devono diventare bagaglio di tutti gli studenti, o, per lo meno, devono essere state stenografate tutte in fase di apprendimento, «sì che, al termine della grammatica non ci sia, in pratica, parola nuova per lo studente». A questo devono concorrere sia l’insegnante, sia il libro di testo. Alla f igura dell’insegnante Di Giovanni restituisce quella grandezza e quella nobiltà che, troppo spesso in questi ultimi tempi, sono state mortificate, ma che devono saldamente poggiare su una professionalità indiscutibile che permetta di trasferire al discente dottrina e abilità. « È indispensabile che l’insegnante dia il meglio di sé, con slancio inesausto, seguendo, curando, assistendo i suoi alunni uno per uno, come fosse il loro personale insegnante privato. ... il soccorso dell’insegnante deve arrivare a tutti. È evidente che in quest’opera amorosa, oculata e molteplice, il docente non avrà molto di sé da dare, sempre per quanto attiene l’abilità, se egli medesimo non ne ha a suo tempo conseguita una di rispettabile rango. Come può esprimersi in cifra una siffatta abilità? Non saranno certo le sessanta parole al minuto, che qualunque buon dattilografo raggiunge a macchina e che chiunque abbia una conoscenza pratica di qualsiasi celere scrittura può agevolmente tracciare. A nostro parere non ci vogliono meno di cento parole al minuto. Principalmente perché le cento parole al minuto non si raggiungono «naturalmente», al termine della teoria, come le sessanta, ma richiedono un eser- Novembre 1969 a Bologna per la riunione del Comitato Nazionale del Sistema Gabelsberger-Noe e del Comitato Centrale dell’ANISDEC. Riconoscibili da sinistra: Roberto Alessandri e Ugo Andreini, il sesto, sempre da sinistra è Guglielmo Di Giovanni, e poi: Jolanda Terenzani, Ada Beltrami, Giuseppe Quitadamo, Paolo A. Paganini e, all’estrema destra: Ada Garbislander, Lorena Alessandri e Alberto Marchiori. 14 cizio che non si sostiene senza una genuina passione per l’arte stenografica. Questa velocità, insomma, costituisce la garanzia minima che l’insegnante ama la sua materia e che di conseguenza, egli cercherà di trasfondere la sua passione nei discenti, curandone lo studio, gli esercizi e i progressi con la sollecitudine e l’amore che la nostra disciplina richiede. Una velocità inferiore, raggiungibile senza amore e senza sforzo da chicchessia, farebbe dell’insegnamento della Stenografia una professione rifugio, poco più di un espediente per vivere, un mezzuccio per diventare « professore », con grave mortificazione dell’arte stenografica e ...della stessa dignità dell’insegnante». Fatica, dunque, e sacrificio, non disgiunti da una costante opera di approfondimento della conoscenza della lingua, che l’insegnante opererà in prima persona, per trasferirla contemporaneamente agli studenti: « Infatti, oltre alla grammatica e alla sintassi, bisogna continuamente arricchire il patrimonio lessicale dei discenti, con tutti gli aggiornamenti imposti dal suo continuo sviluppo. Bisogna tenere presente che l’apporto di neologismi e di parole straniere non ha praticamente sosta. Il nostro linguaggio è già ricco di termini e locuzioni latine, che hanno sempre offerto ai nostri mezzi espressivi ausili RIVISTA DEGLI STENOGRAFI preziosi e raff inati. Ad essi si aggiungono, in misura che oggigiorno è divenuta imponente, voci di lingue straniere che, con l’intensificarsi dei contatti e degli scambi fra i popoli entrano nell’uso di prepotenza e lo stenografo non può ignorarle, rimanendo, all’udirle, con la penna in aria. Sicché incombe al docente di Stenografia, nell’ultima fase dell’insegnamento, il compito di istruire gli allievi sui motti e sulle locuzioni latine che ricorrono più sovente nella prosa italiana, e di aggiornarli sui neologismi e sulle voci straniere entrati nel patrimonio lessicale. L’insegnante non trascuri di esprimere un giudizio sui neologismi buoni e cattivi, nonché sulle voci straniere utili, perché non hanno le corrispondenti italiane, e inutili, cioè barbarismi esibizionistici e deturpanti. Delle voci straniere, come di quelle latine, l’insegnante avrà cura di spiegare il signif icato, l’ortografia, l’ortoepia e il segno stenografico più opportuno». P er quanto riguarda il libro di testo, Di Giovanni sottolinea la necessità che «abbia una precisa caratteristica: tutte le regole e le eccezioni debbono essere motivate. Il testo non sia una esposizione pura e semplice dei principi e delle norme del Sistema, non presenti il Sistema come una macchina smontata, con i pezzi bene allineati, ma prenda in esame e renda ragio- ne di ogni pezzo. ... Le regole e le eccezioni immotivate vengono allogate nella memoria, quelle motivate vengono recepite dalla memoria e dal raziocinio. Per questo fatto esse resteranno profondamente impresse nella mente e godranno di più grande rispetto». Coerentemente alle proprie convinzioni, spinto dall’amore per questa disciplina, che egli considerava parte integrante nella formazione dello studente (dell’uomo dunque) e che ‘sentiva’ alla portata di tutti, proprio come il linguaggio – in quanto possibilità comunicativa posseduta da ciascuno – Di Giovanni pose mano ad una «Grammatica ragionata del Sistema Gabelsberger-Noe », in cui ogni regola, ogni eccezione avrebbe dovuto essere motivata, in maniera semplice e chiara, subito applicata in una miriade di esempi, tesi a coprire la quasi totalità delle parole che costituiscono il frasario corrente. L’amorosa fatica venne interrotta dalla morte, ma l’opera può definirsi compiuta (andrebbe organizzata) e costituisce la premessa ideale a quelle « Abbreviazioni professionali libere », che sono il punto più alto dell’applicazione del Gabelsberger- Noe, la dimostrazione pratica di come proprio la scientificità del sistema permetta la libertà massima di varianti, che traggono la loro forza e la loro autorevolezza dal rigore delle leggi, le quali, impedendo ogni velleitarismo, consentono l’espressione compiuta dell’arte. «Il rispetto del sistema» è dogma per Di Giovanni. Rispetto delle regole di formazione delle parole, rispetto delle regole di abbreviazione. « Solo con l’assoluta padronanza di tutta la teoria grammaticale e di tutte le regole abbreviate è consentito allo stenografo, che lavora spesso al limite delle proprie possibilità, forgiare nuove abbreviazioni. Importante è che queste innovazioni, felici o poco felici che siano, vengano edificate tenuto presente tutto il Sistema, già bene e compiutamente applicate per anni. Solo a questa condizione si può esercitare la libertà di innovare, con una certa probabilità di trarne personalmente un vantaggio, ma con una probabilità assai piccola (non si può escluderla, trattandosi di arte) di avere elaborato una innovazione utile anche agli altri». In effetti, ribadisce Di Giovanni nella prefazione alle « Abbreviazioni professionali libere » (1969), «la forza intrinseca della teoria del sistema Gabelsberger-Noe, con la ricchezza dei suoi segni, delle loro simbiosi e dei simbolismi di forma e di posizione, sorretta e governata da una geniale e organica struttura di principi e di norme, ha creato fra la parola e il se- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 15 gno non un tramite di regolette spoglie, messe assieme più o meno ingegnosamente, ma un vero tessuto connettivo di concetti, che lega i segni alle parole, conduce da queste a quelli e viceversa. Per cui il gabelsbergeriano acquista il ‘senso del segno’. Egli avverte, cioè, con l’inconscio, prima ancora che con il ragionamento, la rispondenza fra lo stenogramma e la parola ch’esso rappresenta. Questo ‘senso gabelsbergeriano S i prenda, per esempio, la desinenza ‘ente’, che Di Giovanni (riprendendo l’idea del collega prof. Luigi Bottani) abbrevia, mediante l’incrocio di una ‘e’ con un segno precedente. mano come non vi siano confini chiusi per realizzare un continuo sviluppo o, se si vuole, una continua felice evoluzione dei principi teorico- tecnici sui quali si fonda il Gabelsberger-Noe (Ugo Andreini). È giusto, pertanto, che accanto alle tre parti del sistema trovi posto questo ‘corpus’ di abbreviazioni, che, seppur empiricamente elaborate, come Di Giovanni dichiara nella crescente …………… ruggente …………… accidentalmente …… detergente …………… scadente ……………… acquirente …………… fondente scrivente …………… adiacente …………… mittente ……………… sorridente …………… apparente …………… occidente …………… spiacente …………… appariscente ………… occidentale ………… sporgente …………… appartenente ………… occorrente …………… tenente ……………… ascendente …………… perdente …………… vivente ……………… assistente …………… recente ……………… accidente …………… assorbente …………… rovente ……………… accidentale ………… combattente ………… del segno’ ha una vastità e una profondità sconosciute ed offre, perciò, affascinanti prospettive di esplorazione e di sfruttamento. I suggerimenti dell’esperienza non sono che aspetti della utilizzazione di tale ‘senso’ acquisito». Frutto di trent’anni di professione, questo libretto apre nuovi orizzonti, un mondo tutto da scoprire, da cui le pa- L’arditezza tocca il vertice in precedentemente: tre e sovrapposte, a partire dalla seconda ausiliare, in cui la prima rappresenta il prefisso, la seconda -ente, la terza la desinenza avverbiale -mente. La raccolta « Nuove abbreviazioni professionali libere», del 1975, propone ulteriori geniali riduzioni; le quali confer- sua modestia, tuttavia non tradiscono, anzi elevano a dignità d’arte la razionalità e la rigorosità del sistema, ribadendone l’auctoritas di un classicismo che non è fine a se stesso, che non si cristallizza in stereotipi, ma si perpetua nel sapersi modellare alle esigenze del divenire della lingua. …………… role, e i segni che le rappresentano – quasi «intima armonia che le governa » – balzano con tutta la potenza della loro logica e tutta la bellezza del loro mistero. 1995 ABBIAMO RICEVUTO dall’Estero • Pikakirjoituslehti Lauttasaarentie 21/A/7 Helsinki, Finlandia. • Bollettino dell’Institut International de Sténographie Duployé 21 rue Croulebarbe, 75013 Paris, Francia. • Bollettino della Sächsische Landesbibliothek Stenografische Sammlung Postfach 100467, D-01074 Dresden, Germania. • Winklers Illustrierte Winklers Verlag Gebrüder Grimm Postfach 111552 6100 Darmstadt, Germania. • Der Schweizer Stenograf di Basilea - c/o Schätzle Otto Riggenbachstrasse 49 4600 Olten, Svizzera. • Revue Suisse de Secrétariat Côte 81-2000 Neuchâtel Svizzera. • The Transcript N.Y.S.C.R.A. 531 Main St. New York, NY 10044 - U.S.A. dall’Italia • La Rivista della Scuola Via G. Ripamonti 40 20136 Milano. • Specializzazione Via Ricasoli 9 50122 Firenze. 32-a1 16 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI EDIZIONI A CONFRONTO A ffrontiamo ora la nostra indagine sulla Terza parte del Sistema, l’Abbreviazione Logica, considerata giustamente la « perla del sistema Gabelsberger-Noe» dove si ritrovano tutto il genio inventivo dell’Autore e la capacità di esprimere la parola mediante i minimi elementi indispensabili all’esatta rilettura rispettando le leggi della fonetica e dell’etimologia. In questa terza parte, ovviamente facoltativa, è stata sviluppata una teoria non sempre facile, ma di grande importanza per il raggiungimento delle alte velocità oratorie, scopo principale di ogni sistema stenografico. Con una oculata applicazione della A.L. lo stenografo è in grado di seguire gli oratori più veloci senza nulla tralasciare e senza, successivamente, trovare difficoltà nella esatta rilettura dello stenoscritto, perché come tutti sappiamo, le abbreviazioni sono intimamente legate al nesso logico del periodo. Indubbiamente è richiesta, da parte dello stenografo, una buona conoscenza ED ECCO LA PERLA DEL SISTEMA GAB.-NOE TERZA PUNTATA di Vittoria Bolognesi Baviera della nostra lingua, ma proprio questo rappresenta il lato positivo perché costringe chi vuole applicare in elevato grado l’A.L. a studiare non solo la grammatica italiana, ma le origini delle nostre parole per poter poi scrivere soltanto quella parte che foneticamente o strutturalmente è indispensabile per la sua interpretazione. Nella seconda edizione i revisori del testo hanno giustamente cercato di chiarire subito il concetto linguistico-grammaticale relativo alla radice e alle desinenze di derivazione, declinazione, coniugazione delle parole italiane, concetto purtroppo non sempre molto chiaro a studenti e non. Vengono dati suggerimenti per agevolare la rilettura, e cioè abbreviazione delle parole che con «facilità e sicu- rezza » possono essere rilevate dal nesso dell’intera proposizione, non abbreviare parole per scrivere le quali la mano deve percorrere lo steso spazio come per le intere, parole che hanno già una sigla e, soprattutto, non abbreviare parole semplici secondo le regole stabilite per le composte. Il capitolo si apre con l’Abbreviazione Formale anziché con la radicale. Nella parte introduttiva viene esposto in modo sufficientemente chiaro in che cosa consiste questa abbreviazione cioè, come è ben noto, «nell’indicare le desinenze di declinazione, coniugazione e derivazione sulla seconda linea ausiliaria eliminando la radice perché il solo soggetto della proposizione desterà in noi l’idea del suo predicato». Segue la esposizione formale dei verbi anzi- ché, come in seguito vedremo, quella formale delle parole semplici. L’esposizione dell’Abbreviazione Formale dei verbi è divisa in due paragrafi: A) come già detto, e B) relativa all’aggiunta di una o due consonanti radicali immediatamente precedenti la desinenza quando questa presenti desinenze uguali con senso diverso, o il senso non aiuti all’esatta rilettura. Successivamente c’è il capitolo dei verbi composti abbreviabili con le sole particelle prepositive: es. adopera = ad deporre = de ecc. oppure con la particella prepositiva e con la desinenza di coniugazione, es. discendente . Segue l’Abbreviazione dei sostantivi ed aggettivi sia di parola semplice che composta. Per le parole semplici nulla di particolare da rilevare, per le composte è stato modificato l’enunciato perché troppo sintetico. Infatti è detto: « Sostantivi ed aggettivi composti abbre- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI viati per mezzo della loro prima parte e della desinenza della seconda». Gli esempi sono stati modificati nelle edizioni successive. Particolarità grafiche: si nota Sicilia (da sconsigliare) e Annibale . L’autore, dagli esempi che seguono, dava la precedenza all’Abbreviazione formale anche quando poteva essere applicata la radicale. Infatti vediamo: mondo ali . L’esperienza professionale consiglia invece di rispettare più che possibile l’accento perché questo aiuta moltissimo nell’interpretazione del segno abbreviato. Altra curiosità graf ica: vostro dove- re . Forme, ovviamente, completamente decadute. Fra gli esempi delle frasi con parole composte notiamo: a coloro che di lui di te concordia opuscolo . Si passa quindi all’«Abbreviazione a suono», chiamata successivamente «radicale». Infatti tutta la A.L. è a suono perché come già detto si mette prevalentemente in evidenza la parte più sonora della parola. Giusto quindi il successivo cambiamento. 17 Dopo una introduzione dove viene spiegato come con l’Abbreviazione formale si può cadere in errore in quanto una medesima desinenza può essere comune a vari verbi, sostantivi ed aggettivi, entra nel vivo delle regole. Tale introduzione è stata poi soppressa in quanto l’abbreviazione radicale viene esposta prima della formale e quindi non è il caso di parlare ancora di desinenze. Nel paragrafo A è esposta la regola relativa alle parole abbreviabili per mezzo di vocale o dittongo medio sulla seconda linea aus. Dagli esempi si rileva che « ruppe » veniva nua a notare la preferenza data alla Formale senza rispettare l’accen- scritto anziché , muscolo chiuso anziché . Giuoco e fuoco è quindi evidente che inizialmente si potevano portare sulla 2ª tutte le vocali medie e solo successivamente tale abbreviazione è stata limitata a parole con vocale A in radice. Infine si passa alla mista. Nel par. A si conti- to e perciò giunto ecc. Nell’abbreviazione mista di parole composte viene suggerito di dare la preferenza all’abbreviazione mediante le particelle prepositive e della vocale media della sillaba radicale, anziché, come è stato fatto successivamente, della particella prepositiva più la sillaba di radice CONVEGNO DELLA FONDAZIONE PRESSO IL GRUPPO GIUNTI IL FUTURO DELLA STENOGRAFIA TRA CULTURA E TECNOLOGIA Sabato 11 maggio p.v., presso la sede del Gruppo Editoriale Giunti - Villa La Loggia - Firenze - Via Bolognese 165 alle ore 10, la Fondazione «Francesco e Zaira Giulietti», congiuntamente all’Istituto Mignini di Perugia, ricorderà, in una pubblica cerimonia, ILDEBRANDO AMBROSI (Perugia 1850 - Livorno 1915). Eclettica Figura di docente, stenografo, linguista, calligrafo e pubblicista, l’Ambrosi fu, tra l’altro, fondatore dell’Istituto Stenografico Toscano (1877) e della «Rivista degli Stenografi». La celebrazione consentirà inoltre di ricordare i cinquant’anni dell’Istituto Mignini e di onorare la memoria del suo fondatore, Romano Mignini (1920-1954). Il pomeriggio, sempre nella stessa sede, la Fondazione Giulietti, in collaborazione con la Federazione Stenografica Italiana Gabelsberger-Noe e dell’Associazione Stenografica Magistrale Italiana Gabelsberger-Noe, organizzerà un incontro sul tema «STENOGRAFIA TRA CULTURA E TECNOLOGIA. QUALE FUTURO?». Saranno presenti docenti, professionisti e i rappresentanti dei Sistemi stenografici italiani. Sarà un’occasione per dibattere ed esaminare la situazione didattica e professionale della stenografia, alla luce dei nuovi programmi e dell’attuale realtà occupazionale e lavorativa. In serata, la Fondazione Giulietti metterà a disposizione un pullman per consentire l’eventuale rientro dei convegnisti a Montecatini, dove, domenica 12, sono in programma l’assemblea dell’EUSI e le premiazioni dei vincitori dei Campionati nazionali polivalenti 1996 - EUSI. Per eventuali, ulteriori informazioni rivolgersi a: Fondazione Giulietti - Piazzale Donatello 25 - 50132 Firenze - Tel. 055/5000042 - Fax 055/5001010. 18 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Il testo termina con le sigle parlamentari. Manca il capitolo delle omissioni di parola. 3ª edizione Le osservazioni generali introduttive alla terza parte, molto sintetiche nella seconda edizione, sono state ampliate e per la prima volta si parla di parte materiale e formale della parola. Ne viene spiegato, in modo abbastanza chiaro, il significato. Scompare la «Abbreviazione a suono» e appare la tripartizione a tutti nota ancora oggi: radi- della parola semplice: es. proruppe . Tale abbreviazione può essere fatta senza l’aggiunta della desinenza della parola o con tale aggiunta. Ed infine indicando la «u» media per mezzo della desinenza sotto base. Infine presenta le regole dell’abbreviazione mediante la particella prepositiva e della consonante iniziale della radice. Come si nota si tratta prevalentemente di una esposizione delle regole in modo diverso dall’attuale, ma il concetto di fondo è quello ancora oggi adottato, e il segno stenografico non ha subito mutamenti. Nulla di particolare per quanto riguarda i segni stenografici. cale, formale e mista. Ovviamente le parole vengono divise in semplici e composte e le relative regole sono presentate in due paragrafi distinti. Gli esempi sono quasi totalmente cambiati e sotto il profilo grafico notiamo alcune differenze rispetto all’attuale modo di rappresentare le parole. Notiamo almeno (senza innalzamento della l) ultimo (non era stata ancora apportata la modifica della « u » RIVISTA DEGLI STENOGRAFI iniziale con il segno alfabetico), continuiamo a vedere: nostro vostro albero avere Giuseppe sepolto ebbe ebbero . Nell’abbreviazione formale è stato ampliato il cappello introduttivo e vengono dati suggerimenti circa la scelta dell’abbreviazione formale rispetto alla radicale. Alcune particolarità grafiche nelle frasi di esempio: domandò navigazione diligenza dovere richiudeva dicendo con cui . Abbreviazione mista: La esposizione non subisce variazioni. Particolarità grafiche: non sa in cui . Il testo termina con le sigle parlamentari. 4ª edizione È pressoché identica alla terza. Nell’Abbreviazione formale di parole composta è stata modificata la presentazione della regola. Si legge infatti: «nei verbi composti talvolta con la sola particella prepositiva » anziché « colla particella prepositiva », come nella 3ª edizione. Troviamo corretta la parola diligenza non sa . 19 32-a5 20 N e parla anche Alberoni, noto psicologo, sul « Corriere della Sera »: « la colpa di questa abissale ignoranza, il non sapere a memoria una poesia se non quella che il cantastorie Fiorello ha musicato con versi del grande Carducci ma che per i nostri alunni è decisamente di Fiorello e solo di Fiorello...». Diceva dunque Alberoni «la colpa è di una concezione pedagogica che si è affermata negli ultimi 20/30 anni, secondo cui imparare delle cose a memoria è dannoso, è nozionismo. Nella scuola italiana, salvo poche eccezioni, non si impara a memoria più niente... Per imparare bisogna possedere uno schema logico entro cui collocare oggetti, fatti, accadimenti. Bisogna ricordare con assoluta precisione concetti, nomi, personaggi, altrimenti non si capisce nulla, non si ricorda nulla». Ricordare, ecco la nota dolente. Se non si è abituati, se non si è esercitati, ovvero se non si esercita o non si allena la memoria, la memoria fa cilecca e soprattutto non è pronta a soccorrerci. Non parliamo degli antichi stenografi in quanto si dice fossero migliaia e migliaia le sigle da apprendere, non essendovi sino a Tirone dei veri si- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI RICORDIAMOCI DELLA MEMORIA di Emilio Catanese stemi stenografici (anzi tachigraf ici)! e anche dopo e fino ai tempi nostri se pure in numero di gran lunga inferiore col G.N. e, in fondo anche col Meschini. Diciamo però che la memoria serve allo stenografo non tanto nella rilettura perché il professionista deve basarsi ADDIO A UN «RAGAZZO DEL ’99» Il 3 febbraio scorso, in una casa di riposo di Merate, dove era ricoverato da diversi anni, dapprima con la moglie, poi, purtroppo, solo, si è spento il più vecchio giornalista lombardo e il decano dei giornalisti stenografi italiani, Damiano Cumer. Era nato il 26 ottobre del 1899 ad Ala di Trento. «Ragazzo del ’99», al ritorno dal primo conflitto mondiale, era entrato come stenografo al «Corriere della Sera», svolgendo anche le mansioni di segretario di redazione della «Lettura» di Dino Buzzati ed Emilio Radius. Dopo la seconda guerra mondiale, si dimise dal «Corriere della Sera» per passare al «Corriere Lombardo», come redattore agli esteri. Terminò la sua attività professionale alla «Notte». Alla famiglia le più sincere condoglianze dell’ormai striminzito Gruppo Lombardo Giornalisti Stenografi e della nostra rivista. esclusivamente su quanto scritto dato che deve essere in grado di rileggere il proprio stenoscritto a distanza di tempo (o di far rileggere: chiarissimi gli stenoscritti di Crea che durante una mia brevissima sostituzione estiva di uno stenografo, al « Corriere », ebbi modo di battere insieme ai miei. Solo che i suoi stenoscritti derivavano da una velocità di 150 parole al minuto, i miei naturalmente da molto, molto meno). La memoria serve soprattutto quando l’oratore (con questo termine ormai desueto indichiamo chiunque venga stenografato) nella foga del suo dire accelera in chiusura di un periodo o nel punto più rilevante del discorso e allora la memoria soccorre per recuperare, eventuali parole sfuggite, nel successivo momento di sosta che permetterà a chi parla di riprendere fiato. Ritorniamo all’allenamento della memoria da farsi sin dalla scuola elementare ove si usavano diversi accorg imenti mnemonici perché gli alunni ricordassero con facilità ad esempio i nomi delle Alpi: Marittime, Cozie, Graie ecc. con la frase « ma con gran pena le reca giù»; o RIVISTA DEGLI STENOGRAFI il famoso « 30 giorni ha novembre ed april giugno e settembre...»; o ancora questa volta per i giocatori di poker «come quando fuori piove», per ricordare l’ordine di valore dei semi: cuori, quadri, fiori, picche; e chi ha fatto il ginnasio ha mai dimenticato? « spero, promitto, iuro, reggono l’infinito futuro », o ancora, e ce n’è per tutti: le «ossa di cane» che servono a ricordare i gas dell’aria: ossigeno, azoto, cripto, argo, neon, elio. E per finire: gobba a levante luna calante, gobba a ponente luna crescente o «il volume della sfera sai qual è 3/4 PIgreco r3 », ma l’elenco potrebbe continuare. Come si vede, da sempre vi fu il problema della memoria e il vanto di chi ricordasse di più. Esistono libri che parlano di mnemonica sin dai tempi antichi: da Simonide da Zoa che fu detto l’inventore dell’arte della memoria a San Concordio autori di un trattato sulla memoria artificiale, all’ « Ars memoriae » di Publicio o l’« Ars reminiscendi » di Giambattista Porta (1575); e tra coloro che ebbero una memoria formidabile tutti ricordano Pico della Mirandola nato nel 1463 e morto giovanissimo (1494), ma prima di lui: Origene Alessandrino (250) che a memoria citava tutti i testi antichi, il cieco Giovanni da Palestina (325) e il diacono Valente, che passavano per veri prodigi, e Papa Gregorio III e a tanti altri. Tanti e diversi gli autori 21 moderni ai giorni nostri cercano di offrirci possibilità di meglio, e molto, ricordare. Come si vede, da sempre ci fu il problema del ricordare. Esistono libri e libri, abbiamo detto, che insegnano, usando particolari tecniche, come procedere per meglio e più a lungo « tenere a mente». Ma in psicologia si dice ancora che uno dei mezzi è quello vecchio, della ripetizione, perché fa meglio imprimere nella mente un fatto, una data o altro. Noi crediamo che come al solito sia utile usare un allenamento particolare per esercitare la mente a ricordare, si tratti di poesie, periodi, numeri, figure di oggetti. Ma poiché a noi interessa il ricordo della parola parlata, un buon esercizio potrebbe essere quello del far ritenere un seguito di parole dettate (aventi naturalmente nesso logico, dapprima). Cominciando da due o tre o quattro per poi arrivare a un numero sempre maggiore. E per rifarmi a quanto ho appreso, ai miei tempi, al Magistero, ricorderò che questo era il metodo che usava con noi il dottor Andreini, direttore del Magistero, toscano, che era solito procedere con dettature a «strappo» facendo succedere a periodi detti a velocità normale, periodi sia pur brevi a velocità elevate. Sì che si era costretti ad accelerare la «manualità» ma soprattutto ad esercitare la comprensione e la memoria. CRONOLOGIA STENOGRAFICA NON SOLO ARIDE DATE MA STORIA DI IDEE E DI APOSTOLI « C hi avrà la pazienza di scorrere queste note di cronologia stenografica italiana, date con sobri accenni, perché questa è cronologia e non storia – scriveva Giuseppe Aliprandi nella sua introduzione – scorgerà, attraverso l’infittirsi delle notizie l’affermarsi graduale dell’idea stenografica». Iniziando dal 1806 (e non dal 1796) 1 e riprendendo soltanto le principali notizie in cadenza decennale è possibile offrire una « occhiata » al sorgere della richiesta di stenografia e del suo sviluppo fino al 1956. La «Cronologia», a suo tempo pubblicata dalla « Rivista », finisce infatti col 1962. Per degnamente onorare Giuseppe Aliprandi, del quale il 26 novembre dell’anno scorso è stato celebrato a Padova il centenario della nascita (v. R. d. S. n. 31), è però doveroso precisare che la miriade di notizie registrate dalla «Cronologia» formano nel loro complesso un vasto «affresco» dalla cui lettura emerge una visione storica della rinascita della stenografia in Italia, del suo insegnamento, della sua diffusione, dei suoi «apostoli», dei suoi impieghi e dei suoi professionisti. Anziché della elaborazione di uno stenografo, la «Cronologia» dell’Aliprandi meriterebbe il paziente lavoro di analisi e sintesi di uno storiografo capace di interpretarla e trascriverla in una narrazione che faccia comprendere l’importanza culturale, sociale ed economica avu- 1 La «Cronologia» inizia con la seguente notizia: «1796, 15 maggio: i Francesi entrano a Milano », e finisce, secondo quanto pubblicato sulla « Rivista», col 1962, riportando ben 34 notizie. 22 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI ta dalla Stenografia tradizionale nel corso di oltre un secolo, e che essa non è una disciplina da trascurare o peggio ancora da buttare nel dimenticatoio. Attilio Ottanelli * * * Nota: Sono contrassegnate con un asterisco le notizie che si riferiscono alla Scuola Gabelsberger-Noe. 1806, 6 novembre: il Conte Giuseppe Luosi (1755-1830) Ministro della Giustizia e della Polizia sotto la Repubblica Cisalpina, nel 1805 Gran Giudice Ministro della Giustizia invia da Milano a S.A.I. il Principe Eugenio Napoleone di Francia, un rapporto nel quale si chiede che per facilitare il compito della Giustizia si usi largamente della stenografia. Chiede pertanto abili stenografi parigini onde costituire una scuola. 1806: Pietro Moscati (1739-1824), dal 1801 incaricato della Direzione della istruzione pubblica, poi presidente del I.R. Istituto Lombardo, « insiste sulla utilità del progetto ». Propone di mandare a Parig i un giovine abile (e mette in vista il Dr. Gherardini). 1816: tal Forlani si sarebbe occupato di una riduzione per la lingua italiana della « Graphodromie » di Astier (Paris, 1816). 1826: Carlo Filippo Dupuy pubblica a Como il suo « Metodo migliorato di Stenografia Italiana». 1826: Il Canonico Taddeo Consoni pubblica a Padova il «Nuovo Sistema Universale e completo di Stenografia ». Il Consoni fu un alunno del Dupuy, ma nel libro non si accenna al maestro. 1826: il «Giornale dell’Italiana Letteratura » di Padova esalta il libro del Consoni. 1836: « Nuovo Metodo di Stenografia Italiana ». Siena (Anonimo). 1836: Filippo Delpino pubblica a Milano la terza edizione del suo Sistema. 1836: Gregorio Notarjanni pubblica a Napoli un «Sistema di Stenografia». * 1856: Enrico Noe presenta alla Società Stenografica di Vienna il frutto dei primi suoi studi per ridurre alla lingua italiana il sistema Gabelsberger. * 1866: Leone Bolaffio inizia la propaganda della stenografia Gabelsberger-Noe a Padova. * 1866: Enrico Noe pubblica nel giornale triestino «L’Alba» degli articoli sulla utilità della stenografia. * 1876, 22 aprile: Circolo Stenografico, Piacenza. * 1876, 28 dicembre: Ildebrando Ambrosi apre a Firenze un corso di stenografia 2. * 1876: Ernesto Zezi – con il sussidio della Provincia – apre a Cremona un corso di stenografia all’Istituto Tecnico (58 iscritti). 1876: la « Gazzetta d’Italia » annuncia l’apertura a Messina di un corso di stenografia Taylor-Amanti per opera di M. A. Botteri, ex deputato al Parlamento. * 1876: la «Illustrazione Italiana» (n. 25-26) pubblica un articolo sulla stenografia dettato da Arnaldo Marin. * 1876: stenografi secondo il sistema Gabelsberger-Noe (Niccolini e Cerf ) sostituiscono stenografi secondo il sistema Magnaron al Consiglio Comunale di Trieste. 1876: Valentino Presani insegna stenografia presso il R. Istituto Tecnico di Udine. * 1886, 1 marzo: ricostituzione della Società Stenografica Bolognese (Dal Ferro, Buzzoni). * 1886: circolare Coppino con la quale si raccomanda la istituzione di corsi serali di stenografia nei vari istituti tecnici. * 1886, 6 dicembre: corso serale presso l’Istituto Tecnico di Cremona (Ruggeri), 46 iscritti. * 1886: Circolo Stenografico di Trani. 1896, 14 febbraio: Domenico Manzoni, Enrico Majetti, Giuseppe Fenzi, Ambrogio Negri, Luigi Cattaneo presentano – in seguito a incarico – al Ministro della P.I. la relazione relativa al conferimento delle patenti di abilitazione all’insegnamento della stenografia. * 1896, 20 maggio: la «Perseveranza» di Milano accenna all’uso della stenografia nelle amministrazioni private. * 1896, 2 giugno: l’on. Pilade Mazza parla alla Camera dei deputati a favore della stenografia. * 1896, 11 giugno: ricostituzione della Associazione Stenografica Milanese (Marin). * 1896, 18 giugno: Circolo Stenografico Milanese (Bergmann). * 1896, 26-29 settembre: al Primo Congresso Internazionale della Scuola Gabelsberger-Noe l’Italia è rappresentata da Cariani, De Manincor, Camin, Greco. * 1896: Collegio degli Stenografi Professionisti Italiani. Venezia (Greco). 1896: Emilio Budan inizia a Trieste il servizio stenografico per un giornale. 1896: l’on. Federico Garlanda tiene alla romana « Associazione della Stampa» una conferenza stenografica accennando alla questione degli stenog raf i commerciali. 1906, 7-9 settembre: Primo Congresso degli Stenografi Professionisti a Milano (Castoldi), istituzione di una Unione Stenografica Professionale. * 1906, 1 ottobre: Istituto Stenodattilografico a Milano (Nicoletti). 1906, 19 dicembre: la Presidenza della Camera dei Deputati sancisce il principio della pluralità dei sistemi stenografici. * 1906, 31 dicembre: Istituto di Propaganda Ste- 2 Segue poi, nel 1877, sempre in Firenze, la fondazione dell’Istituto Stenografico Toscano e della «Rivista degli Stenografi». RIVISTA DEGLI STENOGRAFI nograf ica (Palermo). * 1906: Guido Du Ban inizia l’insegnamento della stenografia presso la Scuola Superiore di Commercio di fondazione Revoltella (Trieste). * 1926, 16 gennaio: bando di concorso per stenografi alla Camera dei Deputati (solo per stenografi secondo il sistema di Enrico Noe). 1926, 25 gennaio: nuove disposizioni scolastiche abbassano la prova di velocità per gli esami di licenza delle Scuole complementari e degli Istituti Tecnici inferiori: 60 parole al minuto (per 10 minuti). * 1926, 5 giugno: l’Associazione Magistrale Stenografica Italiana annuncia il risultato per il Concorso nazionale per una storia della stenografia (vince Giuseppe Aliprandi). 1926, 15 giugno: è bandito un concorso intersistematico per due posti di stenografo alla Camera dei Deputati. « I concorrenti dovranno subire un esame pratico per dimostrare la loro abilità nella stenografia dando prova di rapidità, chiarezza e razionale correzione nella trascrizione del proprio stenoscritto». * 1926, 4 luglio: Primo Congresso Nazionale dell’Insegnamento Stenografico indetto dalla « Associazione Stenografica Magistrale Italiana » Sistema Gabelsberger-Noe. * 1926, 4 luglio: inaugurazione a Milano di una via a Enrico Noe. * 1926, 18-22 settembre: si tiene a Milano il XII 23 Congresso internazionale di stenografia. 1926, 31 ottobre: a Torino, III Congresso Nazionale dell’insegnamento stenografico. 1946, 11 agosto: il presidente dell’Assemblea costituente (Roma) ammonisce i deputati a parlare dalla tribuna: « altrimenti gli stenografi non possono raccogliere le loro parole». 1946, 4 ottobre: a Palermo, congresso della stampa. Relazione Pisana sul lavoro degli ste- nog raf i g iornalisti. 1946, 4 ottobre: Decreto ministeriale per la qualifica di stenografo giudiziario. 1956, 1 maggio: III Congresso dei giornalisti stenografi, Bologna, relazione Giuseppe Farulli. 1956, 27 giugno: Processo a Roma per lo «Scandalo delle aree fabbricabili», (Comune di Roma). Il tribunale richiede i resoconti stenografici delle sedute del Consiglio comunale. 1956, 25-29 agosto: XIV Congresso Nazionale della Scuola Gabelsberger-Noe a Bari (Primo Scatellato). 1956, 18 novembre: «Gazzetta del Mezzogiorno», Bari. Dà notizie di una cartolina scritta in stenografia e decifrata davanti al tribunale. 1956, 25 novembre: Processo Rebecchini a Roma. Si ricorda un verbale del Consiglio comunale di Roma stenografato. DUE TARGHE DELLA FONDAZIONE GIULIETTI IN PALIO A MONTECATINI D al 1° al 12 maggio 1996, si svolgerà in Montecatini Terme la 48° edizione dei Campionati Nazionali Polivalenti, organizzati dall’Ente Unitario del Segretariato Italiano - EUSI - sede sociale: Via Silvio Benco 56 - 00177 Roma Tel. 06/21702630 Fax 06/2757630. Calendario delle Gare: Mercoledì 1° maggio: Gare professionali Prove qualificazioni resocontisti - Associazioni culturali e Centri di Formazione professionale - Indipendenti. Da giovedì 2 maggio a martedì 7 maggio: Gare Istituti Professionali statali, parificati e non. Da mercoledì 8 a sabato 11 maggio: Gare Istituti Tecnici statali, parificati e non. Gare previste Elabografia (dattilo PC); Trattamento testo; Elaborazione testo e dati (PC); Internet; Componimento (ET, ETV, PC); Videoscrittura (ETV); Calcolo elettronico (LOGOS); Calcolo computistico (LOGOS, PC); Tecnica d’ufficio (LOGOS, PC); Contabilità (PC); Dattilografia; Dattilografia in lingua estera (velocità); Trascrizione in lingua estera (Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo); Corrispondenza com.le in lingua estera; Segretariato Segretariato (PC); Segretariato (’92, IGEA, ERICA, BROCCA); Videosegretariato (ETV); Stenografia - Stenografia (trascrizione PC); Stenotipia - Stenotipia «real time»; Lingue estere (Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo). Premiazioni: Domenica 12 maggio, alle ore 18, fra i tanti premi e riconoscimenti assegnati ai vincitori delle varie gare, saranno anche consegnate due targhe della Fondazione Giulietti all’Istituto Tecnico e all’Istituto Professionale che si saranno maggiormente distinti. Domande di iscrizione: Entro il 24 aprile le scuole dovranno inviare alla Segreteria dell’EUSI la domanda d’iscrizione debitamente compilata. Quota d’iscrizione: Lire 15.000 per ciascuna gara. Servizi alberghieri: Sono assicurati e gestiti direttamente dalla « Promozione Albergatori Montecatini» - Piazza Italia 6 - 51016 Montecatini Terme (PT) Tel. 0572/75365 Fax 0572/771546 Prenotazioni entro il 24 aprile. Notiziario EUSI 1996: Riporterà il calendario particolareggiato delle gare, i regolamenti di valutazione, i prezzi degli alberghi, il modello delle domande d’iscrizione alle gare eccetera. 30-a12 24 C on la presentazione delle note biografiche riguardanti Charles J. H. Dickens, Giovanni Papini, Abraham Lincoln (n. 27/ 1994), George Bernard Shaw, Ulisse Contri (n. 29/1995) ed ora con quella relativa a Fiodor M. Dostoyevski, ci sembra di potere affermare che, direttamente o indirettamente, la Stenografia ha contribuito in vari modi alla formazione della personalità di uomini molto o poco conosciuti, o alla creazione delle loro opere. In alcuni casi ha influenzato il corso della loro vita, caso forse unico quello di Lincoln 1, oppure ha avuto un duplice ruolo, come vedremo, in quello di Dostoyevski. Ricordiamo che la « Rivista » attende per questa rubrica la collaborazione dei Lettori per casi analoghi, cioè di uomini illustri od anche di persone poco conosciute la cui attività principale finale non sia stata quella di stenografo. Saranno debitamente indicati gli autori degli scritti che perverranno alla «Rivista». Fiodor Mikhailovich Dostoyevski (1822-1881 - Romanziere). Pressato dal suo editore per la consegna del romanzo « Il giocatore », Dostoyevski, consigliato di prendere una stenografa, fece pertanto una RIVISTA DEGLI STENOGRAFI DOSTOYEVSKI INCONTRÒ ANNA E GALEOTTA FU LA STENOGRAFIA ricerche e sintesi di Attilio Ottanelli visita a P. M. Olchin che, per ordine del ministro dell’istruzione, dava lezioni di stenografia russa basata sul sistema di Gabelsberger. Gli fu suggerita Anna Grigoryevna, una giovanissima allieva che studiava la stenografia sperando di poter poi svolgere qualche lavoro di dettatura e guadagna- re qualche soldo da spendere in libri, per andare a teatro o per fare un viaggio. Anna, più giovane del romanziere di ventisei anni, non avrebbe forse ottenuto il permesso di lavorare in casa di un uomo se il padre non fosse stato un ammiratore del celebre scrittore e non avesse ritenuto che egli fosse molto più attempato. La ragazza pensava di potere intrattenere lo scrittore sui suoi romanzi, ma Dostoyevski fu rude, la rimproverò di scrivere lentamente, la fece rileggere e le disse che non aveva capito niente. La giovane Anna fu tentata di abbandonare subito il lavoro ma, per non arrecare dispiacere al suo maestro, fece la trascrizione, a casa, e tornò da Dostoyevski. Non immaginava allora che avrebbe sposato lo scrittore e che avrebbe stenografato i suoi lavori per ben quattordici anni. L’opera fu terminata in tempo e il romanziere, avendo compreso di non poter fare a meno della stenografa, le propose di continuare a lavorare con lui ai primi capitoli di «Delitto e Castigo». Celebrato il matrimonio nel 1867, lui aveva 46 1 Vedi « R. d. St. » n. 14/1990, pag. 15 - Leonard J. Karpowiez: I 7 dibattiti di Abraham Lincoln - «La gente era particolarmente interessata a ciò che Lincoln aveva da dire; le riprese di questi dibattiti contribuirono a far conoscere al popolo americano la grande umanità e sincerità della convinzione di Lincoln». RIVISTA DEGLI STENOGRAFI anni e la piccola segretaria soltanto 20, andarono in Svizzera e vi rimasero per quattro anni. Anna tenne un diario in stenograf ia, dal quale venti anni più tardi trascrisse e pubblicò il periodo aprile- agosto 1867. Dei quattro blocchi stenografici soltanto tre furono poi trascritti dalla signorina Poshemanskaya che dovette imparare lo stesso sistema studiato da Anna; non solo, ma dovette avvalersi anche di appositi studi per la decifrazione di sigle personali. Questa ricerca fu possibile mediante il confronto con una parziale trascrizione di Anna del Diario dell’Autore dettato da Dostoyevski alla moglie-segretaria. Il diario ha dato preziose informazioni sulle origini di alcuni elementi contenuti nei romanzi. Anna aveva disposto che i quattro blocchi fossero distrutti, ma furono conservati e il blocco numero tre fu trascritto oltre cento anni dopo la stesura delle note e pubblicato. Anna riteneva che nessuno sarebbe stato in grado di decifrare le sue sigle arbitrarie e i suoi stenogrammi ridotti al minimo di segni o tratti. E, soprattutto, non voleva che estranei analizzassero le sue annotazioni più intime; inoltre, non voleva lasciare un ritratto del famoso scrittore, fondato su impressioni spesso scritte in momenti di collera o di disperazione. Si apprende dal diario che alla sera Dostoyevski dettava le bozze del manoscritto per il romanzo « L’Idiota » e che Anna 25 trascriveva le note stenografiche durante la notte e gli dava una bella copia al mattino: abitudine piuttosto faticosa per la moglie incinta. Significative, l’attesa alla stazione del ritorno del marito dal tavolo della roulette, dopo aver perduto tutto e lasciato il soprabito in garanzia all’albergatore, e la ricerca del sostegno dell’editore nel periodo di grande difficoltà. Altrettanto signif icativi, episodi del Dostoyevski che ride o che trova piacevole andare in cucina a macinare il caffè. La vita del grande romanziere russo era stata per molti anni caotica ed infelice. Sposata Anna Grigoryevna, essa gli apportò nella restante parte della sua vita una grande misura di equilibrio e felicità. E tutto questo in aggiunta ad un contributo di notevole professionalità maturata nella Stenografa Anna al suo «servizio», con benèf ici riflessi, osiamo supporre, anche sulla produzione letteraria di Dostoyevski *. * Le ultime righe in corsivo sono state aggiunte dall’Estensore dell’articolo. Le notizie biografiche sono state tratte da Dostoyevski dipinto da sua figlia, su La vérité sténographique, Parigi, 1964 (v. « R. d. St. » n. 12/1990, pag. 11: Dostoyevski e la Stenografia) e da Deciphering the Shorthand Diary of Dostoyevski’s Wife, di Christian Hougard, professore dell’Università di Copenaghen, su The National Shorthand Reporter, USA, 1982 (v. « R. d. St. » n. 19/ 1992, pag. 26: Il diario stenografico della signora Dostoyevski). Lettere in Redazione Questa stupenda arte potrà dare ancora molto Egregio Sig. Direttore, sono un’abbonata alla Vostra « Rivista degli Stenografi » che ricevo puntualmente con mio grande piacere. Diciassette anni fa ho conseguito la qualifica per Segretaria D’Azienda, qualifica che non ho mai sfruttato. Faccio la casalinga a tempo pieno ma l’amore per la Stenografia non mi è mai svanito. Mi addolora leggere che la Stenografia è stata espulsa dagli Istituti Tecnici Commerciali e Professionali. Non sono una nostalgica del passato, ma sono convinta che questa stupenda arte potrà dare ancora molto. Per questo credo che la Stenografia insieme all’uso di tastiere, dalla macchina da scrivere al computer potrà essere oggetto di studio per le scuole medie. Le scrivo per avere un suo parere e le chiedo cosa possiamo fare noi (genitori, associazioni stenografiche e tutte quelle persone che hanno avuto nel corso di studi la possibilità di imparare la Stenografia) affinché la Stenografia entri a pieno titolo nelle scuole. Colgo l’occasione di suggerirLe di dedicare più spazio alle letture stenografiche. Nell’attesa d’avere una risposta, distintamente la saluto. (Lettera firmata) Aidone, 2-12-1995 Una passione durevole per tutta la vita Spett.le Direzione, ringrazio sentitamente per le « Riviste degli Stenografi» ricevute ieri e da me richieste telefonicamente. Come ho detto, sono un’insegnante di questa stupenda disciplina, che racchiude in se utilità, fascino, mistero! Già Dante nella « Divina Commedia » le chiamò «lettere mozze!». Io scrissi al Direttore nel n° 2 della Rivista, dopo aver ricevuto il n° 1, leggendo la quale rimasi 26 profondamente commossa! Conservo la vostra Rivista fin dal ’58! La mia lettera f irmata Anna Zucchelli Faverio si intitolava « Una passione durevole per tutta la vita». Mi congratulo ancora con voi e sono profondamente sicura che la Stenografia non morirà mai perché vivrà sempre nel cuore di chi l’ha amata e l’ama. Essa è un patrimonio inesauribile di sapere, è un arricchimento per la formazione intellettuale, culturale ed infine professionale. Fu il mio primo amore perché è Arte e l’Arte si ama! Io ho amato genitori, parenti da bambina, poi il marito il quale purtroppo mi ha lasciato un anno fa, le figlie, cani, gatti ecc., ma quell’amore nascosto, tutto mio, quel «godimento culturale», (parole vostre), mi ha accompagnata e mi accompagnerà tutta la vita! Mi congratulo ancora con Voi per gli articoli interessantissimi e per l’impostazione e l’eleganza conferita alla rivista. Aggiungo che il mio amore lo trasmetto ai miei ragazzi a scuola, dove attualmente insegno, perché, solo insegnando con amore si trasmette amore; al contrario insegnando con indifferenza si trasmette indifferenza, purtroppo! Quanti odiano questa stupenda Arte di Scrivere nel minor tempo possibile, perché a questi ragazzi non è stata trasmessa la cosa più importante: l’amore! Con simpatia Anna Zucchelli Faverio. Bologna, 28-11-1995 Contribuisce a formare il carattere In riferimento alla Rivista degli Stenografi n. 31 vor- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI rei contraddire ciò che è scritto nell’articolo: « A proposito di velocità » di Alessandro Galanti, in quanto, secondo me, tutti i sistemi stenografici rappresentano un’arte e quindi per raggiungere ottimi risultati è importante che il docente nutra passione per la stenografia, qualunque sia il sistema, a tal fine ho anche pubblicato un libro che raccoglie tutti e quattro i sistemi stenografici ed è intitolato « La stenografia: una lezione di vita». Infatti, secondo me, questa materia contribuisce a formare il carattere in quanto richiede applicazione, impegno assiduo ed organizzazione nel metodo di lavoro per un buon apprendimento ed uso della stenografia. È utile quindi per sollecitare quella volontà che occorre ad ogni individuo nel compimento di qualsiasi forma di attività. A me personalmente piace moltissimo il sistema Meschini, l’ho insegnato ai corsi di recupero scolastici estivi ottenendo buoni risultati. Ma la più eclatante soddisfazione l’ho avuta questa estate perché ho insegnato stenografia ad un alunno mio amico che non l’aveva mai studiata in quanto proveniente dall’I.T.I. e per fare il passaggio all’I.T.C. ha avuto bisogno di lezioni di stenografia ossia di tutto il programma della I e della II classe (sistema Meschini); in un totale di 16 lezioni in un mese sono riuscita a fare tutto il programma del biennio e l’esame che ha fatto è stato più che sufficiente. Sono pienamente d’accordo invece per quanto riguarda l’opinione del Prof. Alessandro Galanti sul sistema Stenital, in quanto l’applicazione di tale metodo richiede una capacità di sintesi che è molto sogget- tiva e quindi difficilmente adattabile a chi lo volesse apprendere. Lorella Spagnesi Cecina Rifiutati sulla stessa barca Si legge molto spesso sul V. giornale delle frustrazioni che devono subire i docenti di dattilografia nel dover dividere la nuova disciplina L.T.T.D. con i cugini di stenografia. Appare sorprendente che dei docenti che debbano promuovere se non altro il concetto della flessibilità del sapersi adattare ai vari cambiamenti nel mondo del lavoro, possano avanzare la pretesa di essere gli unici eredi della nuova disciplina. Oggi non si fa altro che dire ai nostri giovani che cambiare lavoro almeno 2 o 3 volte nella vita, sapersi riciclare diventa fondamentale e oggi più di ieri, che la scuola cerca di infondere una formazione e soprattutto una cultura capace di dare gli strumenti cognitivi per potersi districare nel labirinto del mondo del lavoro e della vita sociale, dove i calciatori fanno i parlamentari; i parlamentari fanno i calciatori; gli imprenditori occupano la Pubblica Istruzione e quant’altro. In questo panorama così variegato qualcuno trova il coraggio di dire che la sua materia è più vicina e più adatta a quell’insegnamento. Come è possibile dover leggere ancora queste cose, come è possibile non riuscire a vedere oltre il proprio naso, sfociando in una guerra tra poveri dimenticando (si badi bene che qui non si tratta di laureati in sociologia su cattedre di matematica cosa che io ritenevo ingiusta) che da sempre i docenti di Steno sono abituati a convivere con i noti Gabelsberger, Meschini, Cima, Stenital e non ultima Michela e Stenograph; trovandosi a contatto con queste macchine e con la video scrittura quando ancora i laboratori di dattilografia erano pieni di macchine manuali. La mia non vuole essere una polemica ma ci si sente male a dover essere rifiutati da chi sta nella stessa barca e naviga le stesse acque. La convivenza è entrata in crisi e il problema si è reso palese quando l’accorpamento delle due discipline nella 76/A ha provocato un taglio delle ore che a prescindere dai disag i, « Docenti in soprannumero ecc. », risultano comunque insufficienti per svolgere un programma così vasto e articolato. Un prolungamento fino in quinta anche negli Istituti Tecnici della 76/A potrebbe essere la soluzione per assolvere il carico di lavoro inerente alla disciplina e nel contempo far rientrare i tanti colleghi costretti ad « emigrare ». Apriamo le nostre menti dunque e lottiamo insieme se vogliamo rispetto e dignità, e non avanziamo discorsi corporativi che riguardino il proprio orticello, non lasciamo che le cose scivolino sempre sulle nostre teste e ricadano sempre su di noi «poveri e ignari ». Se oggi troviamo docenti costretti a fare per tre « Steno-Dattil-T. Testi », ed altri costretti dopo decenni di onesta professione a rifarsi la valigia di cartone, allora è giunto il momento di associare le nostre forze a far sentire la nostra voce unita. Prof. Carmelo Forrisi Battipaglia RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 27 EPISODI DI MICHELANGELO 28 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Piero Bargellini RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 29 LETTERA A LUCILIO Trascrizione e autografia di J. Roccaforte, Chicago, Il., USA 32-a4 30 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI L’ANGOLO DELLA SALUTE Nostra intervista al Dott. Prof. Fabio Rinaldi, specialista in dermatologia. I l sole, il vento, il caldo, il freddo, i raggi ultravioletti, gli ambienti male aerati, l’inquinamento atmosferico, il fumo: tutto sembra attentare alla salute della nostra pelle, la quale si difende come può. Cioè, come? « Poiché è impossibile vivere in un ambiente sano e non inquinato, bisogna almeno cercare di limitarne i danni, seguendo alcune non difficilissime precauzioni: evitare lunghe esposizioni solari; seguire una dieta equilibrata (completa di tutto quanto è necessario alla pelle: carne, pesce, frutta, verdura, alimenti integrali, latte)». — Perché una dieta corretta è utile alla pelle? «Perché è soprattutto ricca di sostanze anti “radicali liberi”, sostanze cioè che contengono vitamina A, betacarotene, vitamina E, vitamina C, vitamina K, selenio. In caso di ca- ATTENTI AI «RADICALI» (Testo raccolto da Paolo A. Paganini) renze alimentari sarà pertanto utile ricorrere con giudizio a degli integratori dietetici». — Cosa sono dunque questi tanto vituperati «radicali liberi»? « L’organismo e le cellule cutanee vivono grazie all’ossigeno, che è una delle sostanze indispensabili per vivere. L’ossigeno arriva alla pelle trasportato dal sangue e nelle cellule svolge il suo lavoro fondamentale. Nella pelle, però, l’ossigeno arriva in una forma non stabile, ma composta da due molecole legate l’una all’altra. Quando le due molecole di ossigeno si staccano, nel cuore della cellula si formano i cosiddetti “radicali liberi” di ossigeno, che hanno un effetto dannoso, tossico per le cellule cutanee. Il corpo umano e le cellule cutanee sono tuttavia provvisti di meccanismi di auto-difesa contro i radicali liberi. Tali meccanismi sono soprattutto rappresentati da quelle sostanze, delle quali abbiamo detto prima». — Le attenzioni, le creme per la pelle, le precauzioni contro i raggi ultra-violetti eccetera possono dunque ritardare l’invecchiamento della cute, ma non arrestarlo. Perché? « Secondo molti studi scientifici, le cellule che compongono la pelle seguono il tempo scandito da un “orologio biologico” che regola la vita di tutte le cellule del corpo umano. Dove sia e come funzioni questo “meccanismo” a tempo, non è conosciuto. Si sa comunque che, generalmente dopo i trent’anni, le cellule cuta- nee si modificano a causa di alterazioni biologiche specifiche. Invecchiano, insomma. Anche perché diminuisce la capacità di auto-riparazione delle cellule dagli effetti degli agenti ossidanti e, soprattutto, dei famosi “radicali liberi”». — Ogni tentativo di difesa è dunque inutile? « Prevenire e rallentare il processo d’invecchiamento, con una sana alimentazione e con l’uso di qualche crema idratante, non è mai inutile. Invecchiare bene, con un aspetto sano e gradevole, è più sopportabile che ritrovarsi rugosi ed emaciati. L’uomo ha la sensazione della propria decadenza vedendo soprattutto i segni dell’invecchiamento della pelle. In fondo, nel ritardarne o attenuar ne gli effetti, unitamente a un pizzico di filosofia e un po’ di buonumore, senza sperare in alchimistiche illusioni di elisir di lunga vita, sta il segreto d’una esistenza serena ed armoniosa... nonostante qualche ruga e alla faccia dei radicali liberi »! 29-a4 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI QUANDO TIRONE INCONTRA EDIPO L’ a n g o l o dei giochi a cura di Giuseppe Capezzuoli In stenografia non si usano gli apostrofi ed ecco che una frase – signora che soffre – può acquistare quattro diversi significati: signora che soffre signora che s’offre s’ignora che soffre s’ignora che s’offre e, in un discorso, sta a chi ascolta trovare la versione esatta. Per essere pignoli, in stenografia, omettendosi anche le desinenze verbali, è possibile leggere anche altre varianti: signora che soffre signora che s’offre signore che soffre signore che s’offre signore che soffrono signori che soffrono signore che s’offrono signori che s’offrono s’ignora che soffra s’ignora che s’offra s’ignora che soffre s’ignora che s’offre s’ignora che soffrono (o soffrano) s’ignora che s’offrono (o s’offrano) ed anche: s’ignora che soffri (tu!). È evidente come si moltiplica la necessità di seguire il discorso e il testo per trovare la versione esatta. Eppure in molti casi la stenografia permette di riportare in caratteri normali dei testi che non hanno richiesto una particolare attenzione. A rischio, però, di fare degli «sfondoni». Ne ricordo alcuni curiosi, commessi in genere dalle allieve più brave: eccoli: — Una ditta veneziana che per indirizzo aveva 31 «Calli dei Dogi»; le arance «tarocco» diventate «barocco» e, per finire, in una lettera che sosteneva la bontà di una marmellata in cui erano state trovate tracce di bucce: «Nella buccia sta l’aroma particolare di ogni frutto» è diventato «nella buccia sta la Roma...»!! Errore ripetuto, a distanza di anni, da due delle migliori allieve della «Manzoni». In enimmistica la possibilità di una duplice lettura delle stesse lettere alfabetiche prende il nome di «Frase doppia». Ve ne do un esempio risolto e altri da... risolvere. (3,5,7 = 8,7) AMACA G. Stolfi Val letto sospeso = Valletto sospeso 1. (3,7,5 = 8,7) CONSULTO MEDICO Ugo d’Este 2. (7,4 = 5,6) NON VOLLE BUGIE Aliada 3. (1,6,1,4 = 2,5,5) NEMICO DI FIANCO Oleandro 4. (5,6 = 2,5,4) MISERO SOSPETTO Il Girovago 5. (2,4,5, = 6,5) VIZIO DEL BERE Paride Ed ora qualche indovinello (da Il Labirinto e Penombra) 6. IL NUDO D’ESTATE Specialmente s’è caldo, questo piace e fan gola le forme appetitose. Due pezzi, un pezzo... e poi che c’è di male se qualcuno lo vuole anche integrale. Ciampolino 32 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 7. UN TIPO DA EVITARE Pieno d’aria com’è, suole gonfiarsi per i colpi di testa, ma va aggiunto che ai piedi altrui sa pure rotolarsi... Sì, va messo alla porta, è questo il punto. Zoroastro CRUCIVERBA 1 7 2 3 5 8 6 9 10 8. I FRATELLI D’INZEO In gamba ognora (son sempre appaiati) a ferrea disciplina han fatto il callo: pur dal sesso gentil molto apprezzati, notissimi essi son per il cavallo. Penna Nera 4 11 12 13 14 15 Soluzioni del n. 31 MUSA VELATA 1. (Anagramma) Silvia, salivi (Leopardi) 2. (Scarto) Spirto, spiro (Foscolo) 3. (Cambio di iniziale) Vesta, desta (D’Annunzio) 4. (Scarto iniziale) Varia, aria (D’Annunzio) 5. (Anagramma) Libera, alberi (Prati) S O U N P V I E C C L C A O C C A U N E O S L I H I L M A IL SOGNO DI ODISSEO T A E C A R G O E M V O E Fra coloro che hanno mandato le soluzioni dei giochi del numero scorso, sono stati estratti i nomi di: Simonetta Simonetto Via Fabio Filzi 19 - 20124 Milano Diego Scotti Via Milite Ignoto 9 - 20075 Lodi Mimmo Spina Via Val Maira 15 - 20162 Milano Anna Sallustio Via Prov.le per Terlizzi - Pal. INA CASA 70056 Molfetta (Bari) Ai vincitori saranno inviati in premio volumi del Gruppo Giunti. ORIZZONTALI 2. Si risparmiano le sere. 7. Scavan la terra. 9. Riunisce gli alpini. 10. Raggiungere lo scopo. 12. Sembra una a corsiva. 14. Un Ramazzotti, ma non amaro. 15. Un quarto di uno stomaco. VERTICALI 1. Tentativi. 2. Un po’ di genio. 3. È una i lunga. 4. Fortunato tiro ai dadi. 5. Poco frequenti. 6. Ci dà la luce. 8. Una parte del corpo ... femminile. 11. Ha bevuto troppo. 13. A teatro può bastare. N.B. In corsivo le definizioni aventi attinenza con la stenografia. UN SUPERPREMIO Fra tutti coloro che avranno inviato entro la fine di maggio il maggior numero di soluzioni, verranno eccezionalmente estratti quattro nominativi ai quali saranno inviate altrettante annate di enigmistica classica, offerte dalla B.E.I. di Modena (Biblioteca Enigmistica Italiana) più una pubblicazione del Gruppo Giunti.