n28\a2 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 1 SOMMARIO Rivista degli Stenografi fondata a Firenze nel 1877 n. 31, ottobre/dicembre 1995 Organo trimestrale della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti Redazione e Amministrazione Piazzale Donatello 25 50132 Firenze Tel. 055/5000042 Fax 055/5001010 Direttore responsabile Dr. Marco Morganti Direttore editoriale Prof. Paolo A. Paganini Responsabile tecnico Nerio Neri Hanno collaborato a questo numero: Vittoria Bolognesi Baviera Giuseppe Capezzuoli Emilio Catanese Giacomina Dingeo Alessandro Galanti Attilio Ottanelli Paolo A. Paganini Enrico Petruzzo Giorgio Spellucci Mario Spigoli Gianfranco Tosi Stampa Grafiche Kross Strada in Chianti (FI) con i caratteri della Panda fotocomposizione Tiratura copie 9000 Spedizione in abbonamento postale – 50% Copia non commerciabile Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3604 del 22/7/1987 Nella foto di questa pagina: «Ora di studio», 1872, opera di Giuseppe Frattelloni di Caltanissetta, scultore in Firenze, collocata nell’atrio della Fondazione. 2 Giuseppe Capezzuoli Dopo un secolo Aliprandi è ancora tra noi. 4 Paolo A. Paganini Il primo amore di Giuseppe Aliprandi. 8 ASMI e Federazione Verbale dell’assemblea tenuta a Padova il 25 novembre 1995. 9 Giuseppe Capezzuoli Risvegli d’interesse per la stenografia. 11 Perplessità dell’EUSI: calano i partecipanti a Montecatini. 12 Mario Spigoli Ancora grazie a quanti hanno lavorato senza prendere una lira. 14 Giacomina Dingeo Van Dine il «segretario» di Philo Vance era anche stenografo? 15 Giorgio Spellucci Sesso e stenografia (terzo round). 17 Attilio Ottanelli Quando l’italiano sciacqua i panni nel Tamigi. 20 Vittoria Bolognesi Baviera 25 edizioni del Manuale per non cambiare quasi niente (seconda puntata). 24 Enrico Petruzzo I «broccoli» della 76/A. 26 Emilio Catanese La logica non è di Alice. 27 Alessandro Galanti A proposito di velocità. 28 Scoop del «Corriere» grazie a due stenografi. 29 Vittoria Bolognesi Baviera La Borgogna e le sue Cattedrali (tavola stenografica - 3) 30 Gianfranco Tosi Qualche consiglio per prevenire il mal di schiena. 31 L’angolo dei giochi. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio. La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia e dattilografia. Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di stenografia sia italiani che esteri. Fondazione Francesco e Zaira Giulietti per lo studio, la promozione e la divulgazione della stenografia Gabelsberger-Noe Riconosciuta con D.P.R. n. 310 del 19-1-1983 Sede legale Piazzale Donatello 25 50132 Firenze Tel. 055/5000042 Fax 055/5001010 Codice fiscale 94010970484 Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65 Consiglio di Amministrazione Presidente Dr. Marco Morganti Vice Presidente Dr. Sergio Giunti Segretario Cav. Bruno Piazzesi Consiglieri Dr. Gianluca Formichi Prof. Paolo Galluzzi Prof. Andrea Innocenzi Nerio Neri Prof. Paolo A. Paganini Prof. Giorgio Spellucci Collegio Revisori Dr. Salvatore Proto Dr. Aldo Bianchi Dr. Enzo Rook La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. Contributo sostenitore a partire da L. 20.000 da versare sul Conto Corrente Postale n. 18025502 intestato a Rivista degli Stenografi, Piazzale Donatello 25, 50132 Firenze. 31-a16 2 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI DOPO UN SECOLO A cento anni dalla nascita, Padova ha voluto ricordare Giuseppe Aliprandi, uno dei suoi più insigni concittadini (adottivo, era di origini pavesi), particolarmente versato nelle discipline della comunicazione (come si direbbe oggi), non solo come insegnante della matematica, nelle sue varie forme, dall’algebra all’analisi infinitesimale, dalla finanziaria alla attuariale, o della stenografia, ma anche per tutti gli aspetti che assume la parola, dalla sua ripresa immediata (la stenografia), alla riproduzione con macchina per scrivere e, attraverso la stampa, alla tipografia, ai libri, all’arte grafica in generale. Promotore della celebrazione è stata l’Accademia Italiana di Stenografia (da Lui fondata e che ora porta il Suo nome ed è presieduta, a Firenze, dal prof. Flaviano Rodriguez), con la collaborazione dell’Accademia Patavina di Lettere, Scienze ed Arti, del Comune di Padova, della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti, nonché dei fratelli Aliprandi. ALIPRANDI È ANCORA TRA NOI di Giuseppe Capezzuoli Sabato, 25 novembre, alle 15 si è inaugurata nella bella e pluricentenaria sede dell’Accademia Patavina una mostra ricca di materiale fotografico e di un’abbondante raccolta delle innumerevoli pubblicazioni del Maestro col titolo: « Il pensiero, la matematica e la scrittura», illustrata agli ospiti dal figlio Francesco Aliprandi, presidente del Tribunale di Padova. Conclusa la visita, si sono susseguite nella sede dell’Accademia le riunioni del Consiglio direttivo dell’Accademia Aliprandi e l’assemblea congiunta dell’Associazione Stenografica Magistrale Italiana e della Federazione Stenografica Italiana «Gabelsberger-Noe». La mattina del 26 è stata dedicata al ricordo dell’Uomo. Hanno introdotto i lavori, leggendo le numerose adesioni pervenute, Flaviano Rodriguez e La svizzera prof.ssa Bernasconi davanti a un pannello della mostra dedicata a Giuseppe Aliprandi. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI lo stesso Francesco Aliprandi, il primo sottolineando in particolare il grande amore con cui Aliprandi ha seguito, fin dalla prima infanzia, gli studi stenografici; l’altro ringraziando Rodriguez per aver voluto mantenere in vita l’Accademia di studi grafici, averla dedicata a suo padre e averne ottenuto il riconoscimento come ente morale. È seguito un breve intervento del presidente dell’Intersteno, William Bonnet, che sta preparando a Losanna il congresso dell’Intersteno per il luglio del 1998. Andrea Innocenzi ha tracciato un profilo storico dell’evoluzione del pensiero di Aliprandi, leggendo brani tratti dalle Sue opere, dal Bollettino di Studi Grafici, dalla voce Stenografia dell’Enciclopedia Treccani, dalle Strenne che, negli ultimi lustri della sua vita, Aliprandi diffondeva fra gli amici augurando il buon anno, pubblicazioni queste molto attese, anche per l’accurata veste tipografica. Un accenno ha rivolto Innocenzi anche all’attività di Francesco Giulietti; Fondazione Giulietti e Accademia Aliprandi sono infatti gli enti più attivi, attualmente, nel campo stenografico. È stata poi la volta del relatore ufficiale, Paolo A. Paganini, che rappresentava la Fondazione Giulietti: il suo intervento, seguito con la 3 L’arrivo dei convegnisti nella pluricentenaria sede dell’Accademia Patavina. massima attenzione e applauditissimo, a grande richiesta, viene riprodotto pressoché integrale in altre pagine della Rivista. D opo un breve rinfresco, si sono succeduti gli interventi di Luigi Montobbio dell’Accademia Patavina, che ha illustrato i contatti che, dal 1918, appena approdato nella città veneta, Aliprandi ha avuto con enti e istituzioni locali; gli anni dedicati alla matematica all’Università e poi, per sua scelta, nell’Istituto commerciale Calvi; la sua attività pubblicistica ed anche di resocontista degli atti del Comune e della Provincia di Padova. Angelo Quitadamo si è occupato dei rapporti fra Aliprandi e Intersteno che gli permisero di mantenere contatti con gli esponenti della cultura graf ica dei vari paesi europei; Presidente di commissioni bibliografiche, vicepresidente dell’Ente, Aliprandi era stato fra gli artefici, nel 1954, della Federazione Italiana di stenografia, trasformatasi successivamente nell’EUSI. Particolarmente sensibile all’approfondimento di tutto quello che poteva servire a una migliore conoscenza non solo della stenografia e della dattilografia, ma anche dei vari aspetti della produzione grafica, Aliprandi era sempre pronto a mediare e pacificare. Ultimo oratore, Gian Paolo Trivulzio si è valso anche di diapositive per tracciare una specie di panorama del ventesimo secolo, il secolo della velocità, che ha portato profonda trasformazione anche nel mondo della cultura, attraverso i perfezionamenti della tecnica. In queste trasformazioni Aliprandi ebbe un ruolo di precursore; certi scritti di anni lontani fanno capire come Egli avesse intuito trasformazioni che poi sono avvenute, per esempio nella macchina per scrivere, con l’avvento dell’elettricità e dell’elettronica, fino al computer. Considerata la vasta mole di pubblicazioni lasciate dal Maestro, Trivulzio ha concluso lanciando l’idea di un «ipertesto Aliprandi 1995», da collegare a Internet. Aperta la discussione, sono intervenuti brevemente: Ascoli, storico della scrittura a mano, Cappellari di Ferrara, Vittoria Bolognesi di Bologna, Galletti di Trieste, tutti compiacendosi per la riuscita manifestazione. 31-a15 4 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI P aolo A. Paganini, in rappresentanza della Fondazione Giulietti alle celebrazioni tenutesi a Padova il 26 novembre, per il Centenario della nascita di Giuseppe Aliprandi, ha tenuto un articolato e commosso discorso. Qui lo proponiamo integralmente all’attenzione di tutti i Lettori. Q uando Giuseppe Aliprandi nacque, a Tromello di Pavia, il 15 novembre 1895, la stenografia di Gabelsberger e Noe si stava g ià clamorosamente affermando in tutta Italia. In quel periodo, dunque, di gran- IL PRIMO AMORE DI GIUSEPPE ALIPRANDI di Paolo A. Paganini de fervore stenografico, di nascenti associazioni, di incontri culturali, di corsi teorici e pratici organizzati un po’ ovunque, fu quasi naturale che Giuseppe Aliprandi, appena undicenne, venisse contagiato dalla nuova, fascinosa materia. E la storia potrebbe finire qui, fugace episo- dio, fra le mille accensioni di sangue e d’intelletto che inturgidiscono la vita di tutti gli adolescenti, per poi sbollire ai primi brutali scontri con la realtà. Come avvenne per tanti suoi coetanei, quando la prima, immane tragedia, che sconvolse l’Europa, brutalizzò vite, sogni e illusioni di g ioventù. Anche per Aliprandi, che pur ne uscì indenne, riformato a causa della vista, dev’essere stato un dolente, sofferto richiamo a un impegno di vita realisticamente disincantato. La « belle époque » era finita a Caporetto. Si trasferì a Padova, dopo la laurea in matematica, conseguita ventenne a Pavia; e iniziò la sua carriera di matematico, prima come insegnante supplente all’Istituto Tecnico «Belzoni »; poi, assistente volontario di algebra alla cattedra di analisi infinitesimale dell’Università; quindi, di ruolo L’intervento di Paolo A. Paganini, qui tra Flaviano Rodriguez e Andrea Innocenzi. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI per un triennio, dal 1919; infine, titolare di matematica finanziaria ed attuariale nell’Istituto Tecnico Commerciale « Calvi », dove insegnò per quasi un quarantennio (1922-1960). Pubblicò testi per la scuola media superiore e attivi contributi di scienze matematiche in riviste specializzate. Addio, dunque, stenografia? In questa sua lunga ed operosa vita, dedicata alle scienze matematiche, sembrerebbe impensabile che quella modesta, umile e sì preziosa ancella della lingua italiana, la stenografia, trovasse ancora un angolo d’interesse. Semmai, un caro, struggente ricordo, come la meteora di un primo amore, avvampante cotta giovanile, intensa e bruciante, e poi, negli anni, or qua or là, romanticamente rimembrata. Sappiamo che non è stato così. Ancor prima ed unitamente agli studi matematici, studiò ed accanitamente approfondì l’arte della scrittura veloce, con un amore non cieco e servile (Aliprandi non volle mai farsi mercenario di nessuna fazione, aborriva ed evitava polemiche e diatribe di bottega). Custodì e arricchì quel primo indimenticabile amore con ricambiata dedizione. Divenne così non solo un abile ed esperto amante del- 5 Giuseppe Aliprandi nel suo studio a Padova. la stenografia (oltre che nel suo iter scolastico, se ne servì, poi, per anni nelle sedute dei consigli comunale e provinciale di Padova), ma anche un attento e profondo osservatore e studioso dei vari aspetti tecnici, grafici, grammaticali, connessi alla stenografia gabelsbergeriana e, soprattutto, all’evoluzione storica della stenografia in generale. Anche sotto questo profilo, dimostrò prestissimo un singolare e – giudicato a posteriori – modernissimo metodo di lavoro. Fra i tormenti e le beatitudini del primo amore c’è anche la volontà gelosa e totalizzante di conoscere tutto, di sapere tutto dell’oggetto amato, e di proclamarlo ovunque, e ovunque lasciare il caro nome scritto «qual con carbo- ne e qual con gesso, / e qual con punte di coltello impresso», per dirla con l’Ariosto. Anche Aliprandi scrisse il nome dell’amata sulle cortecce perenni della Storia, con una sbalorditiva precocità di date. Vediamone qualcuna. N el 1914, diciannovenne, « inaugurandosi i corsi di stenografia presso l’Unione Stenografica Pavese », rese pubblica la propria professione di fede, con un perentorio opuscolo, intitolato « Impariamo la stenografia!», firmandosi autorevolmente Prof. Giuseppe Aliprandi. In copertina, altro segno della sua singolare insofferenza per le angustie di borgata, una frase di Alessandro Dumas, « Ho sulla stenografia l’opinione che hanno tutti. Essa rende i più grandi servigi e non sarà mai troppo quello che si farà per propagarla ». A pag. 3, infine, una tenerissima dedica: «Ai miei genitori che, con saggio intendimento, vollero nei primi anni farmi apprendere l’arte di Gabelsberger, con atto riconoscente offro». Nel 1915, a vent’anni, sempre a Pavia, diede alle stampe un «Saggio bibliografico dei sistemi di stenografia pubblicatisi per la lingua italiana dal 1908 al 1914 (escluso il sistema Gabelsberger-Noe)». La strada di una vocazione rivolta alla ricerca comparativa era g ià chiaramente abbozzata. Sempre nel 1915, pubblicò: «Il sistema nazionale Meschini (la fonostenog raf ia italiana) con una tavola comparativa degli alfabeti dei sistemi GabelsbergerNoe, Meschini, Marchionni, Nag y, Monod». Ancora nella stessa data, uscì l’opuscolo, «Per gli allievi stenograf i: ‘UN PO’ DI STORIA’, chiosando, subito sotto il titolo: ‘Va bene la conoscenza teorica, ma perché non integrarla con lo studio storico dell’arte stessa?’» I caratteri primigeni della sua infaticabile e coerente attività di studioso – la ricerca, la comparazione, l’analisi storica, il procedere verso sempre nuove incognite, e poi l’ansia della divulgazione, della comunicazione – con 6 precoce nitore, erano inequivocabilmente tracciati già a vent’anni. Sotto questo prof ilo, Giuseppe Aliprandi divenne non soltanto uno dei massimi storici della stenografia, ma anche, per professione e vocazione, uno dei più indomiti divulgatori, tanto che, a partire dagli anni 30, come in preda a una febbrile, inestinguibile insaziabilità, decise di dedicare tutte le sue energ ie allo studio e alla diffusione della stenografia. Ma non gli bastò. Senz’altro, si rese, sì, conto che la stenografia era la più semplice e fedele espressione grafica del pensiero. Ma, certamente, anche s’accorse che la scrittura veloce era soltanto uno dei tanti mezzi, certo il più raffinato, il più mistericamente affascinante, il più aristocratico, della elaborazione del pensiero, della sua espressione e della sua comunicazione. Da scienziato, da matematico, cioè da attento osservatore delle correlazioni, dei rapporti, delle connessioni logiche, capì – e, a posteriori, possiamo affermarlo senza azzardate deduzioni – che il mondo dei codici passa per ragnatele di interlinee sempre più fitte ed articolate fra loro. Cioè, non si può disgiungere l’uno dall’insieme, il pensiero dalla sua espressione scritta e parlata, la scrittura dalla g raf ica, la RIVISTA DEGLI STENOGRAFI grafica dalla comunicazione, la comunicazione dai significati, i significati dalla forma, eccetera. Insomma, un segno, linguisticamente parlando, quanti significati possiede e, soprattutto, quante strade espressive può avere? U na domanda inquietante, che s’appalesa e s’affaccia su altre domande, sul groviglio d’inesauribili misteri, una domanda che, in ultima analisi, si apre sul mistero dell’intelligenza, condannandola al moto perpetuo d’una inesausta ricerca, preda d’illusori successi e di fatali delusioni. Senza pace, senza fine, senza definitive conclusioni. Forse per questo Aliprandi si rivolse con accanita curiosità, con puntiglioso metodo scientifico, al mondo dei codici della comunicazione. Per una sua faustiana ricerca della verità, ebbro delle divine proporzioni del bello, eterno ed immutabile, eppure sfuggevole e perennemente cangiante, eppure inequivocabilmente depositato, contro le leggi del tempo, nell’armonia di una pagina, nella perfezione d’un carattere bodoniano. Il volume commemorativo pubblicato dalla Fondazione Giulietti. Giovanni Nencioni, un patriarca delle questioni linguistiche, presidente della gloriosa Accademia della Crusca, dice: « La lingua non è un codice matematico, logico o tecnologico, in cui ogni termine ha un suo valore preciso, ma riflette, nel suo secolare divenire e sovrapporsi, il costume, la psicologia e l’immaginazione d’una intera società...» Parlando in questa sede, sappiamo, per la competenza di chi ci ascolta, che si tratta d’una affermazione quasi ovvia. Ma proviamo ad immaginare lo sconcerto di Giuseppe Aliprandi, nel considerare tale irriducibile ovvietà: da una parte l’immutabilità del codice matematico; dall’altra la mutabilità, la convenzionalità, l’arbitrarietà del codice linguistico. Una dicotomia apparentemente inconciliabile. (Una dicotomia, per inciso, che esiste, contraddicendone assurdamente la definizione, financo nei due codici paralleli: pensiero parlato e pensiero scritto, perché in realtà parliamo in un modo, ma scriviamo in un altro. Ma questo è un altro discorso). Eppure, proprio da qui, da questa apparente spaccatura, deve essere partito, prestissimo, Aliprandi, arrivando alla conclusione che solo la stenografia è la garante RIVISTA DEGLI STENOGRAFI e fedele rappresentazione del pensiero e del discorso, secondo un preciso rapporto di similitudine; ancor meglio: di uguaglianza, perché essa stenografia cristallizza il pensiero nel suo attimo nascente e fuggente, in una sacralità che concilia liturgicamente arte e scienza. Qui dev’essere avvenuta la prima rasserenante pacificazione ideologica. La stenog raf ia, come codice linguistico, sotto il profilo dell’analisi sincronica, poteva essere tranquillamente considerata come un codice matematico! P ossiamo affermare che, in nuce, tutto ciò abbia principiato, tanti anni prima, ancora fanciullo, con la stenografia? A noi piace crederlo, anche perché, in Aliprandi, non c’è mai stata nessuna folgorazione, pentimento o redenzione su nessuna strada di Damasco. La sua via, nella poliedricità di una laboriosa e variegata esistenza, vista oggi nella prospettiva della Storia, e nelle nebulose inquietudini d’un angosciante presente, ci appare coerente, lineare e luminosa, fin dall’inizio. Francesco Giulietti in un suo scritto affermava che « lo studio della stenog raf ia... ha un gran potere formativo per l’intelligenza e il carattere; potere che è stato riscontrato non 7 inferiore a quello della matematica...» Non è stato dunque un caso che Aliprandi, adolescente, con consequenziale naturalezza, s’indirizzasse alla matematica, trovando così un altro formidabile potenziale neuronico per la propria intelligenza. Neuronico. In quel g rovig lio di miliardi di cellule, che l’organizzazione delle sinapsi distribuisce in processi mnemonici, la mente di Giuseppe Alipr andi deve aver trovato mirabili illuminazioni, oltre il sipario delle più vili e normali rappresentazioni dell’intelligenza, la quale, per i più, è uno « scegliere fra », da « inter » e « legere », ma che solo per pochi è « vedere dentro », da « intus » e « legere », come scrisse l’avvocato e giurista, Francesco Carnelutti, in un aureo libriccino del 1957, « Il sole si leva al tramonto », che raccoglieva alcune sue conversazioni radiofoniche dell’anno prima: « Come si fa dunque a camminare nel futuro – scriveva Carnelutti –, se il futuro è buio? Eppure bisogna. Se ci fossero dei ragg i di luce, da proiettare davanti a sé, allora si riuscirebbe a veder dentro, nel buio: una specie di radioscopia. Avete mai pensato che intelligenza vuol dir proprio questo: intus legere, leggere dentro?» E, come un’eco lontana, tra «Rumore e silenzio», come «Lo stato di grazia», in un «Trionfo di luci di anime », cogliendo a caso tra i tanti « Asterismi » di Aliprandi (i più attenti si saranno accorti che sto usando i titoli di alcune delle sue attese e preziose «Strenne» natalizie, con le quali, a bella stampa nel nitore dei caratteri bodoniani, usava dire Buon Anno agli amici) sembra qui rispondere a Carnelutti, cioè anche a noi, in «Santa Lucia» (Strenna del 1972), perché nel pensiero dei grandi, quando si spegne la voce di chi ci fu caro, parla la poesia dei sentimenti, che spesse volte « legge dentro » e più lontano di qualsiasi altro dono dell’intelligenza: « Quando sempre più tardo e stanco è il nostro camminare ed abbiamo la sensazione del prossimo approdo senza ritorni, la memoria accusa la vecchiezza o la senilità. Ma anche in queste ore amare o tristi, penso ci sia qualche cosa che vive continuamente in noi – o almeno in molti di noi –, associato ad affetti non veniali. Cara e animatrice è ‘la memoria di quella voce’: la voce del babbo. Del ‘mio’ babbo...» E qui il cerchio, che si era aperto con quella dedica del 1914, ricordate?: « Ai miei genitori... che vollero nei primi anni farmi apprendere l’arte di Gabelsberger...», di lì a poco si sarebbe chiuso nell’eterna trasfigurazione degli affetti, in cui tutto si risolve, tutto si spiega e tutto trova finalmente pace. La “fedele” Underwood, sulla quale Aliprandi ha lavorato tutta la vita. 31-a17 8 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI ASMI E FEDERAZIONE I l 25 novembre 1995, alle ore 18, a Padova, nell’ambito delle cerimonie per il centenario della nascita di Giuseppe Aliprandi, si è tenuta un’assemblea congiunta dell’A.S.M.I. e della Federazione Gabelsberger-Noe. Paganini, assunta la presidenza, ha presentato la riunione come un tentativo di rivitalizzare un’Associazione, rimasta in stasi per qualche anno per mancanza di soci; lo scopo è di dare un nuovo slancio alle nostre istituzioni gabelsbergeriane. Le nostre società sono ridotte, sia come numero che come associati. Il 3 gennaio del 1996 l’Unione Stenografica Triestina compirà 120 anni, ma è in stato preagonico. Bisogna cercare di ragg ruppare nell’ASMI tutte le persone che credono ancora nel Gabelsberger-Noe e nel valore culturale inalienabile che è costituito dalla stenografia. Lo conferma l’arrivo a Padova per questa nostra manifestazione di soci da Caserta, da Napoli, da Trieste, da Bologna, da Milano. L’appello di Paganini è rivolto anche alla so- VERBALE DELL’ASSEMBLEA TENUTA A PADOVA IL 25 NOVEMBRE 1995 pravvivenza della Federazione, che si può ottenere attraverso la Magistrale. Quitadamo si associa alla diagnosi di Paganini e avverte qualche segno positivo, come il riaffiorare a Parma di un interesse anche per la stenograf ia. Ma il male è alla fonte: le trasformazioni dei gruppi di materie dei concorsi ministeriali non giovano alla conoscenza della stenografia, proprio mentre il Ministero di Grazia e Giustizia ricerca personale per le necessità delle udienze giudiziarie. Paganini rammenta che i soci dell’ASMI sono 29, più cinque vitalizi, e propone per la primavera una riunione a Firenze, estesa anche ai rappresentanti degli altri sistemi: ci si orienta per la data del 16-17 marzo 1996. Tutti i presenti, su una traccia indicata da Pa- ganini, concordano una lista di soci per le cariche sociali, lista che, perfezionata, viene approvata all’unanimità per acclamazione. Le cariche dell’Associazione Stenografica Magistrale Italiana Consiglio direttivo Presidente Paolo A. Paganini Vicepresidente Giuseppe Piccotti Segretario Giuseppe Capezzuoli Consiglieri Elisa Castellano Polo Maria Vittoria Nicodemi Angelo Quitadamo Anna Ventura Collegio sindacale Presidente Eleonora Pagano Sindaci effettivi Clotilde Russo Macchia Giuseppe Di Peso Sindaci supplenti Carla Di Silvio Luigi Golia Collegio dei probiviri Presidente Emilio Catanese Membri Francesco Castaldo Angela Lambertini Attilio Ottanelli Paola Zanetti Le cariche Sociali della Federazione Stenografica Italiana Consiglio direttivo Presidente Angelo Quitadamo; Vicepresidente Francesco Castaldo Segretaria cassiera Eleonora Pagano Consiglieri Vittoria Bolognesi Maria Vittoria Nicodemi Giuseppe Piccotti Anna Ventura Collegio dei sindaci Presidente Emilio Catanese Effettivi Luigina Di Giusto Emma Tron Supplenti Giulia Di Martino Filomena Mezzullo Collegio dei probiviri Presidente Attilio Ottanelli Membri Elisa Castellano Polo Giuseppe Di Peso Angela Lambertini Paola Zanetti 31-a11 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Q uasi una conferma a quel risveglio di interesse per la stenografia già manifestatosi con il successo di tanti italiani alle gare internazionali di Amsterdam (v. il numero precedente della « Rivista »), si è avuta a Milano il 15 ottobre in occasione della premiazione dei migliori concorrenti alle gare promosse (per il 19° anno consecutivo) dall’Istituto di Magistero Stenografico. La bella sala del Teatro S. Babila era affollata, come non lo era da anni, da centinaia e centinaia di giovani educati e composti e, solo a tratti, trascinati a vigorosi applausi all’apparire di un compagno particolarmente ammirato. In sala non c’erano solo milanesi o lombardi, ma anche una folta rappresentanza venuta da Trieste, da Napoli, finanche da Reggio Calabria: chiara manifestazione d’amore e d’interesse nei confronti della stenografia, verso la quale solo il Ministero dimostra la propria accidiosa ottusità e indifferenza. Sul palco, la dott. Maria Onorati rappresentava 9 RISVEGLIO D’INTERESSE PER LA STENOGRAFIA (NONOSTANTE IL MINISTERO) di Giuseppe Capezzuoli il Prefetto Rossano, il dott. Paolo Di Stefano l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia; il prof. Angelo Quitadamo era presente sia come presidente del- l’EUSI che di presidente della Federazione Stenografica Italiana, Paolo A. Paganini in veste di presidente dell’Associazione Mag istrale, anche in rappre- sentanza della Fondazione Giulietti di Firenze e il dott. Gian Paolo Trivulzio come ex rappresentante italiano nell’Intersteno, che organizza congressi e gare internazionali. Naturalmente c’erano anche i dirigenti dell’Istituto organizzatore delle gare ai quali è toccato di condurre lo spettacolo: ha iniziato la direttrice, Mariavittoria Nicodemi che si è profusa in ringraziamenti a tutti ma parti- Mariavittoria Nicodemi e Angelo Quitadamo premiano una concorrente milanese. 10 colarmente ai giovani e ha ricordato le adesioni di chi, non potendo intervenire, ha mandato telegrammi o messaggi: molti, dal Cardinale Martini al sindaco Formentini, dal presidente della Fiera di Milano a quello dell’Azienda di promozione turistica, dai giornali («Il Sole-24 Ore » e « Il Giornale ») all’Associazione Artig iani, dal presidente della Regione, Formigoni, ai rappresentanti in Italia della CEE, ecc. Ha preso poi la parola Paganini, per sottolineare, oltre le tante applicazioni pratiche, il valore formativo e culturale della stenografia; così come, nel segno dell’impegno intellettuale (che, con il divertimento, è l’ideale di ogni pedagogia) «fa cultura anche il teatro di cui siamo ospiti grazie alla cortesia del direttore, dott. Mario Maramotti», e Paganini lo invita sul palco per consegnargli un premio. Ricambia il dott. Maramotti mettendo a disposizione dei giovani abbonamenti agli spet- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI tacoli a prezzi di favore. Dopo gli interventi, brevissimi, di Trivulzio, per richiamare il successo degli italiani alle gare di Amsterdam, e di Quitadamo, che a sua volta organizza le gare internazionali di Montecatini, nonché del rappresentante dell’Ordine dei Giornalisti e della preside prof. Ada Ponchielli, a nome dei dirigenti delle scuole interessate alla manifestazione, è iniziata la premiazione nel corso della quale è stato sottolineato il significato di due coppe offerte dal Circolo Filologico Stenografico di Genova, il cui presidente, Manlio Lombardo, per ragioni di salute, è stato costretto a disertare un appuntamento cui aveva spesso partecipato. Le coppe sono andate ai vincitori di due fra le gare più prestigiose: la velocità stenografica a 80 parole al minuto (Elisa La Donna di Lodi) e quella di avviamento alla sintesi (Debora Bianchi di Monza). La coppa dall’ASMI l’ha portata Paolo Di Stefano dell’Ordine dei Giornalisti premia una vincitrice. La Fondazione Giulietti di Firenze ha distribuito 21 abbonamenti della «Rivista degli Stenografi» ai migliori classificati, e 7 volumi delle «Scritture veloci» di Francesco Giulietti ai vincitori assoluti, cioè a: Chetta Raffaella di Casalpusterlengo, Toni Barbara di Induno Olona, La Donna Elisa di Lodi, Vecchioni Sabrina di Trieste, Busti Alessia di Induno Olona, Bianchi Debora di Monza e Carli Enrica di Castelbelfiore. a Trieste Sabrina Vecchioni, la migliore nella gara di ortostenoscrittura. Nel corso della premiazione è stata segnalata un’iniziativa dell’Unione Stenografica Lombarda « Andrea Marchiori» che, per ricordare una sua compianta docente, Luisa Pisati, ha offerto una borsa di studio da assegnare a chi avrà tratto il maggior profitto dal corso di perfezionamento e avvio alle maggiori velocità che l’IMS attuerà in questo anno scolastico. Il corso mira a mettere l’IMS in grado di rispondere positivamente alle richieste di bravi stenografi che nell’era dell’informatica, continuano a pervenire a dimostrazione che la stenografia può essere ancora una valida arma contro la disoccupazione. RINGRAZIAMENTO DELL’IMS Rinnovo sulla «Rivista degli Stenografi» il mio ringraziamento sincero a tutte le persone che con l’insegnamento, l’abilità, la buona volontà, la presenza e la collaborazione, hanno permesso all’I.M.S. di organizzare, svolgere e, con grande soddisfazione, portare a conclusione, con la premiazione di domenica 15 ottobre, le gare 1995. Gli «stenografi» hanno fatto la parte del leone e hanno ottenuto premi prestigiosi e plausi unanimi, ma vorrei, in queste pagine, dare un giusto riconoscimento a tutti i partecipanti alle gare di «trattamento testo», questa ermetica definizione comprende diverse discipline, grande professionalità nell’insegnarle, grossi sacrifici di aggiornamento e di studio per «i riciclati» (che brutta parola!) che si devono adeguare alle richieste delle scuole (senza parlare delle graduatorie!). Quindi vediamo nella disciplina onnicomprensiva, che è proponderante nelle scuole di oggi, una parallela che viaggia con noi nell’esclusivo scopo di dare ai giovani maggiore cultura e maggior possibilità di inserimento in questo difficile mondo tecnologico. Ancora grazie e ... all’anno prossimo! MARIAVITTORIA NICODEMI Direttrice dell’Istituto di Magistero Stenografico di Milano 31-a1 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Dal Verbale del Consiglio Direttivo dell’EUSI, svoltosi il 17 settembre 1995, alle ore 10.35, presso la sede sociale in Roma, Via Benco, 56, stralciamo alcuni passi d’interesse comune che riteniamo utile divulgare. Erano presenti: per il Consiglio Direttivo: Quitadamo, Spigoli, Urzi, Pagano, Fabi, Palandri, Del Signore, Ramondelli, Rodriguez, Trivulzio, Spellucci; giustificano l’assenza: Nania, Mancari, Socchi, Dessì; per i Revisori dei Conti: Basurto, Franco, Crippa; assenti giustificati: Mezzatesta, Sferra, Cappellari. I « l Presidente Angelo Quitadamo (...) dà lettura del verbale del Comitato di Presidenza svoltosi il 15 giugno, commentandone i punti salienti. Nel far rilevare che nessuna risposta è pervenuta alle richieste formulate per lettera relative all’accettazione degli incarichi e all’approvazione della nomina del dott. Ramondelli a delegato presso l’Intersteno, chiede all’Assemblea di pronunciarsi su tale nomina, che viene approvata all’unanimità. Il Presidente esprime un vivo ringraziamento al prof. Trivulzio per l’opera svolta presso l’Intersteno, opera che non 11 PERPLESSITÀ DELL’ EUSI: CALANO I PARTECIPANTI A MONTECATINI solo ha qualificato fortemente la rappresentanza italiana, ma è servita altresì a rinnovare significativamente l’Intersteno nelle espressioni agonistiche e culturali. I risultati ottenuti dai rappresentanti italiani alle gare di Amsterdam sono stati tali che il Presidente della Repubblica ha inviato un suo messaggio di plauso. Il Presidente invita il prof. Trivulzio a continuare la collaborazione all’EUSI come consigliere. Sulla scia di Trivulzio ha mosso i primi passi il dott. Ramondelli, il quale ha inviato alcune sue brevi considerazioni che si allegano al verbale. Q uindi il Presidente presenta l’organico dell’EUSI per il triennio 1995-1998, a proposito del quale fa rilevare che il Consiglio Direttivo è stato riportato a 13 componenti (se- condo il dettato dello Statuto) in quanto la prof. Garbislander, dimissionaria per motivi di salute, non è stata sostituita e l’AIRS, con la nomina del dott. Ramondelli a delegato Intersteno, ha – come gli altri Enti aderenti – un solo rappresentante. Pertanto, il Consiglio Direttivo è composto come segue: Presidente: prof. dott. Angelo Quitadamo; Vice Presidenti: dott. Ferdinando Fabi, dott. Raffaele Palandri, prof. Mario Spigoli, prof. Elisabetta Urzì; Consigliere Segretario: prof. dott. Giorgio Spellucci; Viceseg retario: prof. Silvana Nania; Consigliere Amministratore: prof. Eleonora Pagano; Viceamministratore: prof. Maria Basurto; Consiglieri: dott. Fabrizio Del Signore, proff. Gianpaolo Trivulzio, Renzo Mancari, Flaviano Rodriguez, Teresa Secchi. I Revisori dei conti sono: il prof. dott. Oreste Cappellari, presidente; la prof. M. Luisa Crippa e la prof. dott. Maria Mangia, membri effettivi; i proff. Mario Franco e Carlo Sferra membri supplenti. Sono delegati EUSI: all’Intersteno, il dott. Fausto Ramondelli; per la Sardegna, la prof. Ester Dessì. Il dott. Giacomo Di Piazza viene proposto come vicedelegato all’Intersteno: l’assemblea esprime il proprio compiacimento per tale proposta, che attende l’accettazione da parte dell’interessato. (...) I l Presidente richiama l’attenzione dell’assemblea su quello che è stato per molti anni la ragion d’essere dell’EUSI, vale a dire l’organizzazione delle Gare Nazionali ed invita i presenti a tributare un caloroso ringraziamento al prof. Spigoli che, con tanta abnegazione e fatica ha provveduto a reperire gli strumenti necessari al loro svolg imento per moltissime edizioni. Esterna alcune perplessità dovute sopratutto alla notevole diminuzione del numero dei concorrenti nell’ultima edizione – da circa 11 12 mila a circa 6 mila – che hanno provocato notevoli problemi finanziari. L’assemblea concorda col mantenimento della manifestazione e Palandri auspica che si possa arrivare almeno alla cinquantesima edizione. In conseguenza del calo del numero dei partecipanti, che probabilmente si ripeterà, occorrerà ridurre i giorni di gara e articolarli non più su tre turni ma su due. Rileva che alcune gare di nuova istituzione hanno avuto un ottimo riscontro, mentre per altre gare che già figuravano nei programmi degli anni precedenti, la risposta si va affievolendo. (...) Ramondelli suggerisce di valorizzare al massimo la gara dei professionisti, cercando di concluderla con la premiazione nella stessa giornata della gara e darne la massima diffusione agli enti presso i quali lavorano gli stenografi. Propone poi che l’AIRS gestisca, sia pure sotto il patrocinio dell’EUSI, la gara di stenotipia in tempo reale, in modo che l’AIRS possa contattare varie società che si occupano di resocontazione a livello commerciale. La gara di trattamento del testo dovrebbe seguire la falsariga di quella Intersteno ed anche la gara di trascrizione veloce dovrebbe seguire lo stesso regolamento internazionale (...) ». RIVISTA DEGLI STENOGRAFI ANCORA GRAZIE A QUANTI HANNO LAVORATO SENZA PRENDERE UNA LIRA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELL’ EUSI di Mario Spigoli (Vice Presidente dell’EUSI) D omenica 14 magg io 1995, con la proclamazione dei vincitori e con la consegna dei Trofei L. Pagano e G. Quitadamo, delle coppe e delle medaglie, si è concluso positivamente il 47° Campionato Nazionale Polivalente EUSI 1995. Nella veste di presidente delle giurie, ritengo necessario rendere brevemente noti, gli scopi, i fatti e gli atti relativi alla recente manifestazione. G li scopi. In merito agli scopi delle gare è suff iciente quanto ha scritto, in proposito, il Direttore Generale dell’Istruzione Tecnica Statale, Dott. Damiano Ricevuto, che, nel concedere il nulla osta alla richiesta di Patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, si è espresso testualmente: ... « si esprime il proprio nulla osta, considerando che ai fini della partecipazione degli alunni degli Istituti Tecnici appare determinante il contributo dell’iniziativa ormai offerto da anni, in termini di interesse per le nuove tecnologie e di conoscenza di alcuni settori particolarmente significativi del mondo del lavoro». Anche il Direttore Generale per l’Istruzione Professionale ha concesso il proprio nulla osta per il Patrocinio. In merito all’Istruzione Professionale, l’EUSI, facendo riferimento a quanto indicato dalla Direzione nel precedente Campionato, ha adeguato le gare al «...fine di consentire un ‘saper fare’ conseguito con un sapere sistematico e capitalizzabile, non semplici segretari ma figure professionali con abilità e competenze polivalenti». Il Comitato Organizzatore ha recepito e fatto proprio l’orientamento della Direzione Professionale con l’inserimento di nuove gare, prettamente polivalenti, in conformità ai programmi comunitari, al progetto « 92 », Igea, ecc. I fatti. I fatti si sono realizzati con la notevole partecipazione di gareggianti, provenienti da tutti gli istituti professionali e tecnici d’Italia, compresi gli indipendenti, i Centri di Formazione Professionale, le Associazioni Culturali e i Professionisti. Sulle materie polivalenti si sono alternati circa 6000 giovani. Gli atti. Gli atti sono notevoli per l’ottima organizzazione realizzata grazie ad una copiosa attrezzatura tecnologica: 150 macchine elettroniche ET; 40 calcolatrici Logos; 15 videoscritture ETV; 66 personal Computers (n. 60 mod. 486 con 30 stampanti e n. 6 computers 386 con 6 stampanti, ecc.). A tutto questo si aggiunge la preziosa collaborazione del Preside dell’Istituto Professionale Al- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI berghiero di Montecatini Terme, Prof. Dott. Pier Angiolo Mazzei, che, nei momenti di super affollamento di gareggianti, ha messo a disposizione l’attrezzatura informatica dell’Istituto da lui diretto. Molti sono stati i Presidi che hanno dimostrato notevole disponibilità, con il prestito dei mezzi di cui sopra; è opportuno citarli tutti. — Preside Prof.ssa Anna Barbadoro dell’IPC «Podesti» di Ancona; — Preside Prof.ssa Anna Lopez dell’IPC «Strampelli» di Rieti; — Preside Prof. F. Catullo dell’IPC «V. da Feltre» di Roma; — Preside Prof. S. Pepenella dell’IPC « Don Morosini» di Roma; — Preside Prof. G. Garofalo dell’IPC «E. Orfini» di Foligno; — Preside Prof. V. Moscato dell’IPC «F. Cesi» di Roma; — Preside Prof.ssa G. Malesci dell’ITC « Forti» di Buggiano; — Preside Prof. A. Grasso dell’IPC « Garrone» di Roma, ed inoltre: — Prof. Dott. Giorgio Spellucci dell’Istituto «Spellucci» di Roma; — Prof. Dott. Carlo Rodriguez dell’« IDI Informatica» di Firenze. Come sempre, la preparazione relativa all’organizzazione dei Campionati Polivalenti, ha comportato l’impegno di alcuni colleghi « volontari » che hanno dedicato, gratuitamente, 13 Mario Spigoli il loro tempo libero a tale scopo. Senza di loro sarebbe stato impossibile realizzare il Campionato. Un notevole impegno ed aiuto nella preparazione del campionato è stato dato, con intelligenza e professionalità, dalla « vulcanica » collaboratrice Prof.ssa Maria Basurto dell’IPC « Casagrande » di Terni, che unitamente al Prof. A. M. Quitadamo e al sottoscritto hanno reso possibile portare a termine la preparazione del 47° Campionato Nazionale. A questo punto è doveroso citare i colleghi che hanno collaborato durante lo svolgimento della manifestazione. Segreteria Amministrativa e Organizzativa Prof.sse T. Secchi e E. Pagano, coadiuvate dalle Sig.ne S. Giuliani, M. Liberati e D. Cavaccioli. Segreteria Operativa (graduatorie e formazione attestati con PC) Prof. Dott. F. Sommese coadiuvato dalla Prof.ssa C. Quattrocchi e dalle Sig.ne M. Liberati e D. Cavaccioli. Salone Imperial Convegni Prof. M. Franco (responsabile di sala); Prof. R. Mancari (smistamento e controllo concorrenti); Prof.ri P. Fichera e N. La Rosa (coadiutori). Sala Calcolo Elettronico Prof.ri E. Di Marino e G. Rondinella (responsabili sale PC). Tre Sale Personal Computers (60 PC 486) Gestione fissa affidata ai seguenti esperti informatici: Per. Inf. Vittorio Alfieri dell’IPC « Modesti » di Ancona Sig. ri Massimiliano e Alessio Mustarelli Esperti saltuari: Prof.sse Malandri e Per. Ind. G. Spigoli. Sala Videoscrittura ETV PC 386 Prof.ssa Quattrocchi. Dettatore Ufficiale Prof. Dott. G. Spellucci. Responsabili di Giuria Professori: F. Fabi (steno) - F. Bo (dattilo) - M. Monica (francese) - C. Franzini (inglese) - E. Rossignoli (videosegretariato). Componenti di Giuria Professori: G. Baiocco, T. Spiriti, N. Musumeci, A. Rosselli, E. Tuvo, E. Caleffi, C. Simonetti, C. Cotugno, C. Russo, E. Amadori, M. Tamburi. Collaboratori esterni: Prof.ssa U. Bücher (tedesco), C. Mustarelli (spagnolo). A questi Colleghi, appassionati delle loro discipline, invio un affettuoso ringraziamento per il difficile e faticoso lavoro eseguito. Un vivo ringraziamento va alla « Olivetti-Severi» di Monsummano, per la collaborazione e per il prestito (a titolo gratuito) di 20 PC 486 con 10 stampanti. Anche la PAM è intervenuta con 10 PC IBM 486, presi in affitto dalla SESA (Dott. Favilli), mediante l’interessamento del Presidente, Dott. Simoncini, del Vicepresidente, Sig. Bechini, coadiuvati dall’onnipresente Sig. M. Cammillozzi dell’Imperial Convegni di Montecatini Terme. Un particolare ringraziamento al Dott. Vannino Chiti, Presidente della Regione Toscana, che con il Patrocinio ha voluto onorare la nostra manifestazione. Agli amici dell’«Accademia G. Aliprandi », che da due anni patrocinano i Campionati Polivalenti, invio un affettuoso abbraccio di riconoscenza. C on questa « lettera aperta» ho voluto portare, brevemente, a conoscenza di tutti, che l’EUSI, malgrado la complessa organizzazione delle gare, non è rimasta «statica» ma ogni anno, con il dinamismo che le è proprio, si rinnova parallelamente all’evoluzione tecnologica della didattica scolastica al fine di « creare » una competizione valida per permettere ai giovani studenti di entrare serenamente nel diff icile mondo del lavoro. 31-a10 14 A mmetto di non conoscere nel modo più assoluto i sia pur più elementari rudimenti della stenografia. Tuttavia ne avverto distintamente il fascino come per una scrittura che ha in sé qualcosa di magico e criptico. Probabilmente se mai un giorno dovessi imparare a distinguerne qualche segno, avvertirei lo stesso entusiasmo dello scopritore della stele di Rosetta e del codice della lingua Etrusca. E ciò perché un sistema di segni e regole tali da consentire a chi ne possiede la chiave una completa e precisa rilettura di tutto quello che ricorrendo a quel sistema ha scritto, ha una capacità seduttiva efficace e inossidabile, per tacere, poi, dell’utilità di questo sistema come strumento di trasmissione alla posterità della migliore letteratura del passato, della migliore saggistica, degli eventi storici, del pensiero filosofico, che esso ha rivestito sin dai tempi più antichi. Se Tirone viene considerato l’inventore di un sistema stenografico tanto eff icace da fare arrivare a noi le RIVISTA DEGLI STENOGRAFI VAN DINE IL «SEGRETARIO» DI PHILO VANCE ERA ANCHE STENOGRAFO ? di Giacomina Dingeo straordinarie arringhe di Marco Tullio Cicerone, sicuramente di un sistema simile, se non nei segni, almeno nella sostanza, dovette servirsi Platone, grafomane allievo di un So- crate che aborriva la parola scritta, ma il cui pensiero è arrivato fino a noi. L’uso poi di un sistema stenografico, e comunque « similstenog rafico » (licet sic loqui?) non può non esserci in quella letteratura nella quale l’autore si inventa personaggi immaginati e descritti come veri e propri biografi ufficiali di altri, splendidi protagonisti, di fronte ai quali i biografi risultano quasi sempre sbiaditi comprimari. È il caso, tanto per esemplificare, di un genere, quello poliziesco, a torto, forse, considerato minore rispetto alla così detta grande letteratura. I l più famoso di tutti i biografi delle « detective stories » è sicuramente il Dottor Watson, compagno fedele e puntuale cronista del geniale Sherlock Holmes. Ma è probabile che il buon dottore, piuttosto che un resoconto stenografico delle avventure dell’originale investigatore di Baker Street, utilizzasse, per la stesura dei suoi manoscritti, la sua memoria e la testimo- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI nianza del protagonista, stando comodamente seduto dietro una scrivania. Invece ad un sistema stenografico deve necessariamente aver fatto ricorso S. S. Van Dine, presenza silenziosa ed evanescente a f ianco del raff inato dandy, nonché investigatore dilettante, ma famoso in tutta New York, Philo Vance. E ntrambi i personagg i, il primo neanche sbozzato, il secondo analiticamente descritto, nella persona, come nei gusti e nelle competenze, sono usciti dalla fantasia e dalla penna di Willard Huntington Wright, che adottò, come scrittore di gialli, il nom de plume, appunto, di S. S. Van Dine. Mentre Vance smaschera i più efferati assassini, discettando nel contempo di egittologia e fisica, di arte e scacchi, Van Dine, che il suo eccentrico amico chiama semplicemente Van, appunta ogni cosa. I dialoghi, i monologhi del protagonista sono riportati fedelmente ed in sovrabbondanza. Come può essere riuscito in ciò Van se non stenografando il tutto? E che altro senso può avere l’insistenza con cui Vance trascina nelle sua vicende, come si potrebbe trascinare la propria borsa e come si potrebbe indossare il proprio cappello, l’amico- 15 segretario? Perché è questo, in fondo il ruolo che Van Dine ritaglia per sé a rimorchio di quello straordinario viveur che è Vance. Van Dine non è un medico che possa appurare pressappoco l’ora della morte della vittima, non è una mente acuta, rispetto alle indagini poliziesche, che possa formulare ipotesi attendibili su un delitto: è un segretario personale, un biografo, appunto che, prendendo puntuale nota di tutto quello che accade, soddisfa al naturale egocentrismo del suo amico investigatore. Ed è assai probabile che prendesse nota di tutto usando un linguaggio stenografico. Ulteriore prova a suffragio di quest’ipotesi poggia sul fatto che il creatore di Philo Vance, prima di scrivere romanzi gialli e riscuoterne l’enorme successo che gli derivò, era stato critico letterario e d’arte e, dunque, g iornalista, professione, un tempo (a cavallo dei secoli XIX e XX) inseparabile dalla conoscenza di un sistema stenografico. Il fascino della stenografia e la sua utilità pratica, che, nel caso delle « humanae litterae », è, in specie, di lungo periodo, si uniscono, nel caso della letteratura gialla, al mistero e diventano limpida fonte della memoria. SESSO E STENOGRAFIA (TERZO ROUND) di Giorgio Spellucci S ul numero 29 dell’aprile-g iugno 1995, è apparso, sotto questo titolo, l’articolo della prof. Vittoria Bolognesi Baviera che, ai tempi in cui presiedeva la giuria di Stenografia in quel di Montecatini, era stata insignita del simpatico ed emilianissimo titolo di « arzdaura » della Stenografia (reggitora della Stenografia). Mi permetto, in merito al citato scritto, alcune precisazioni, se vogliamo anche un po’ pedanti. D’altra parte le idee nascono dalla preghiera, dalla lettura e dalla discussione. La prof. Bolognesi afferma che nella «Storia delle scritture veloci» non ci sono nomi di donne ideatrici di sistemi stenografici. Personalmente ne ho trovati due: il nome di Domenica Pioletti Minuto, p. 395, ideatrice dell’omonimo sistema, e quello della sig.ra Emma Dearborn, p. 415, ideatrice della Speedwriting. Altra affermazione che mi sembra opportuno non condividere è quella relativa alla cultura che non sarebbe stata appannaggio delle donne. È un’affermazione piuttosto trita e stucchevole e poco rispondente al vero. In epoca classica, dato che l’articolo cita anche Tirone, il noto liberto di Cicerone ideatore delle «Note tironiane», le donne avevano accesso alla cultura, anche se non al livello attuale. In Grecia, le «etere» rallegravano i conviti dei Vip dell’epoca recitando e cantando versi, attività che fa supporre che non fossero delle analfabete. Si potrebbe anche ricordare Saffo, finissima poetessa. Tra gli Egizi e i Giudei, molte donne sapevano leggere e scrivere. A Roma, per lo meno in epoca tardo-repubblica- 16 na e imperiale, le donne del ceto senatorio (non c’era la stampa e, per forza di cose, la cultura non era di massa) sapevano leggere e scrivere. Senza ricordare Catullo, molte epistole di Cicerone sono indirizzate alla moglie. È abbastanza nota l’affermazione di Catone, secondo la quale « Roma domina il mondo, le romane dominano i romani, i bambini comandano sulle donne; quindi, i bambini romani comandano il mondo ». Nella corte imperiale, si trovavano anche segretariestenografe, come ho mostrato in un articolo apparso nel ’66 sulla «Rivista degli Stenografi », e citato a p. 99 della « Storia », nel quale riportavo alcune lapidi funerarie romane. In epoca paleocristiana, molte donne sapevano leggere e scrivere. Anche nei monasteri femminili era diffusa l’attività di copia dei testi classici. I n epoca medioevale, la cultura umanistica era in gran parte riservata alle donne: in buona parte, ovviamente, appartenenti ai ceti benestanti, sapevano leggere, scrivere e conoscevano la musica. Fra i poeti dell’epoca dello Stilnovo si ricorda una «Compiuta Donzella», fra i dieci giovani che cercano di sfuggire al contagio della peste del 1348 (Decamerone), ritirandosi in campagna, le donne erano sette e, stando al Proemio, non erano digiune di lettere e di musica. Si tratta, certo, di un’invenzione letteraria, che rispecchia però un dato sociale. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI S ignificative anche le comunità religiose miste fondate in Francia intorno all’XI secolo da s. Roberto d’Arbrisseul, la cui direzione era affidata sovente a delle vedove. Nel corso dei secoli ospitarono anche le figlie del re e furono abolite dalla Rivoluzione Francese. Anche nel Rinascimento, ci sono delle poetesse, come Gaspara Stampa e Maria di Francia. In epoca barocca, illuminista e romantica, le don- ne studiavano le belle lettere e la musica. Diverse sonate dei grandi compositori (Beethoven, Liszt, Chopin) nacquero come esercitazioni per le allieve di questi maestri. L’opera lirica prevede parti sia maschili che femminili e, tolto un periodo databile tra la fine del 17° e la prima metà del 18° secolo, in cui le parti femminili erano affidate ad « evirati cantori », per dirla col Parini, dal principio del 19° secolo tali parti erano interpretate da donne. UN CORSO NAZIONALE DI AGGIORNAMENTO. MA QUANTI NE SONO A CONOSCENZA? Una posizione fortemente subordinata fu « inflitta» alla donna dalla Rivoluzione Francese e segnatamente dal Codice Napoleonico che previde la completa sottomissione della donna al marito, al padre, ai fratelli, degna di nota la circostanza che alle Logge Massoniche non hanno accesso le donne. U n’altra considerazione bisogna fare: fino (in Italia, almeno) al secondo dopoguerra, l’obbligo scolastico – maschile e femminile – era largamente disatteso fra i ceti delle campagne. Penso che molti lettori ricordino il libro di Gavino Ledda « Padre Padrone ». Io stesso, quando feci il servizio militare come Ufficiale di complemento in fanteria (a Bologna), agli inizi degli anni sessanta, avevo diversi analfabeti (circa il 10%) provenienti in massima parte dall’interno della Sicilia e della Sardegna. Questi soggetti frequentavano degli appositi corsi istituiti dai raparti militari, tendenti a far loro ottemperare, oltre agli obblighi militari, anche quelli scolastici. Il diritto di voto, nella storia dell’Italia unitaria, rimase una presa in giro fino all’epoca giolittiana – nel primo Parlamento italiano Garibaldi fu eletto con 18 voti – quando fu esteso a tutti i cittadini di sesso maschile (1912). Alle donne – che nella progreditissima Svizzera non votano – fu esteso solo con la Costituzione Repubblicana. 31-a9 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI S ul quotidiano LA NAZIONE di Firenze del 1° agosto scorso sono stati pubblicati tre articoli e un’intervista di notevole interesse per chi ama la nostra lingua. L’intervista trattava del modo col quale meglio raccontare la letteratura, mentre gli articoli riguardavano la parità fra i sessi nella lingua, i modi per superare le difficoltà che si trovano per le concordanze conseguenti 1 e, infine, l’abuso delle parole straniere. L’articolo di Stefano Sieni su quest’ultimo argomento, titolato Dio, che noia quel briefing, mi ha particolarmente attratto per lo humor, pardon, volevo dire per l’umorismo di stile inglese, che sprizza dalle prime frasi fino all’ultima parola, britannica anche quella. M è subito venuto l’idea di farne una tavola per gli studenti che frequentano corsi di stenografia GabelsbergerNoe e di lingua inglese. Chi conosce o studia soltanto l’inglese potrà dilettarsi leggendo la chiave dello stenoscritto. Le parole e le espres- 17 QUANDO L’ITALIANO SCIACQUA I PANNI NEL TAMIGI di Attilio Ottanelli sioni in inglese inserite nell’ar ticolo non sono tutte da tutti facilmente traducibili o interpretabili come il famoso ok americano 2. Vi si trovano anche una parola tedesca e due francesi da tempo « naturalizzate » dai dizionari inglesi e americani ed una terza francese che non sembra abbia ricevuto la stessa accoglienza. R intracciare i significati degli « elementi estranei» alla nostra lingua può contribuire, secondo il proprio livello di studio e di esperienza, ad un progresso o ad un affinamento della conoscenza di quell’angloamericano ogg i così utile. Dispiace però che esso «invada» l’italiano, scritto e parlato, anche quando non è necessario: sfociando, appunto, nell’abuso così argu- tamente denunciato dall’Autore dell’articolo, sicuramente molto esperto della lingua d’Albione. P * * * er chi non conosce il metodo Gambini, presentato dalla Rivista negli anni 19871988 e ricordato via via con tavole di letture in inglese, riteniamo utile suggerire quanto segue: — il suono vocalico neutro che si trova nelle sillabe tonicamente disaccentate come quello della lettera e di happening e della prima a di escalation viene stenograf icamente rappresentato indicando la lettera che gli corrisponde nella scrittura ordinaria. La stessa modalità si applica per rappresentare il suono vocalico come quello che si trova in club, love, ecc.; — il suono vocalico neutro corrispondente al digramma er viene registrato col segno r, così come potrà essere osservato negli stenogrammi per blazer, master, manager, dinner, singer, verve 3; — salvo casi di ambiguità e opportunità, non viene fatta distinzione fra i suoni vocalici prolungati e quelli brevi, peraltro non sempre distinti nel parlato corrente. Si considerino però i suoni prolungati di least e hall e quelli brevi di list e top. È da notare in proposito lo stenogramma per Beat tracciato partendo 1 Intervista di Francesco Ghidetti al docente universitario Giuseppe Petronio: «Così si narra la letteratura »; Tristano Bolelli: «Sindaca? È come sentinello »; Luciano Satta: « Quando Irene Pivetti fa il Presidente della Camera». 2 Anche O.K., okay. 3 Nell’applicazione all’inglese, il segno stenografico r non viene mai omesso, anche se muto o semimuto. Esso, infatti, viene foneticamente interpretato, nel contesto dello stenogramma, e di questo nel discorso, così come la semivocale r viene letta nel contesto della parola in cui si trova nella scrittura ordinaria. 18 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI dalla base, anziché dall’alto, per differenziarlo da bit, e lo stenogramma per least non differenziato da list, non essendovi alcun rischio di ambiguità 4; col segno n come nello stenogramma per happening, ma -ng dei monosillabi e loro derivazioni è indicato col segno ng(h) come nel tracciato per singer; — il dittongo ai come in by, revival, bike, time, file, ecc. viene registrato col segno oppure col simboleggiamento ia della stenografia italiana. Quello formato dal suono i, od anche i consonantico, seguito dalla vocale neutra come nella pronuncia inglese per media è invece indicato con i asc.a. Se corrisponde a grafia con r (come in here, beer, near), esso viene r appresentato con i asc.-r 5; — il suono consonantico come in she corrispondente alla lettera s seguita dalla desinenza -ion viene per comodità rappresentato col segno s anziché col segno sc(i). L’indicazione dello stesso suono viene invece omessa per l’abbreviazione della desinenza -ation come nello stenog r amma per escalation e in quello per generation, nel — il dittongo ei mediano come in blazer è generalmente rappresentato dal filetto d’unione del segno consonante che precede la vocale col segno consonante che la segue. In caso di ambiguità od opportunità può essere indicato col segno è come nello stenogramma per stage, od anche, occorrendo, col segno e-i disc. In posizione iniziale o finale, lo stesso dittongo è rappresentato col segno è come nello stenogramma per agent e nei fraseogrammi per day-byday e ok; — il suono consonantico corrispondente al digramma ng della desinenza -ing viene rappresentato semplicemente quale si ha l’omissione di -er- come per l’italiano. SIGLE briefing Per tutte le altre particolarità sarà cura del lettore di impegnarsi quanto più possibile per risolvere i propri dubbi ed evitare di ricorrere troppo spesso alla chiave prima del controllo finale. ok USA today that under but how out 4 Vedi «R.d.St.» n. 12/1990, pag. 23: «Applicazione GabelsbergerNoe all’inglese e le tavole che seguono». 5 Vedi nota 3. time out the Chiave della Tavola stenografica BRIEFING MATTUTINO Uscito dalla toilette del giornale, ho fatto un blitz nella hall dove si tiene il briefing mattutino. Tutto ok? mi ha chiesto il direttore in blazer e regimental, mentre un pony gli allungava una busta top secret. Tutto ok, ho risposto dando un’occhiata a «USA Today» e all’escalation di news sugli scandali del jet-set. Mi ha colpito l’annuncio di un master per top-manager in un lussuoso residence con tanto di club privé e hostess. Il programma, scandito da breakfast, dinner, cocktail ed happening serale, prevedeva una full immersion day-by-day nei segreti dell’audience e dei mass media, con uno stage dedicato agli exit poll. Tariffe rigorosamente in dollari USA. «E i Take That?». La domanda del collega un po’ underground che cura gli spettacoli ha dato verve al briefing. Una band tira l’altra e, last but not least, qualcuno l’ha buttata sul culturale con un revival della Beat-generation. Ma il tema era out, troppo old fashion per le fans dei boys di Manchester. Alla fine, si è deciso uno screening dei gusti giovanili. Il direttore ha detto ok. Lo squillo del Microtac mi ha costretto a lasciare il briefing. Il press-agent di un folk singer mi chiamava per un concerto durante un party nel Chianti. Si poteva mettere un flash sul giornale? Certamente, a patto che il file delle news sul computer non fosse già in tilt. Si sa che tutto il know how del mondo va a farsi friggere di fronte a un black-out. Uscendo di corsa dal giornale, ho incontrato un collega che mi ha fatto il gesto del time out, come nel basket, per farmi fermare. Voleva parlarmi di tennis. Game dopo game e set dopo set, mi ha trattenuto mezz’ora. L’ho lasciato in maniera soft mentre continuava a decantare il suo hobby e le sue star. Finalmente un toast, mi son detto. Macché. Lo snack bar che si chiama «The corner» ormai aveva soltanto hot-dogs alla mostarda. Niente birra, solo drink alla frutta. Non mi restava che inforcare la mia citybike e andare in un pub che conosco. Tutto inutile. Era chiuso per ferie. E con un cartello in inglese. Sorry. (Stefano Sieni) da LA NAZIONE, Firenze, 1/8/1995 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 19 BRIEFING MATTUTINO Stefano Sieni da “La Nazione”, Firenze - Trascrizione e autografia di Attilio Ottanelli 31-a4 20 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 25 EDIZIONI DEL MANUALE PER NON CAMBIARE QUASI NIENTE? P roseguiamo nella nostra ricerca relativa alle modifiche apportate nelle varie edizioni del Manuale del Sistema GabelsbergerNoe. In questa puntata (ricordiamo che per ora si tratta di una ricerca nella seconda, terza e quarta edizione) abbiamo analizzato la Seconda parte del Manuale e cioè quella riguardante le Abbreviazioni Fisse delle parole. Ecco quanto abbiamo trovato: 2ª edizione Il testo inizia con una introduzione dal titolo « Abbreviazioni delle parole » Sottotitolo: « Sigle e Abbreviature » come nell’attuale 25ª. Sono stati apportati soltanto lievi miglioramenti linguistici. Il capitolo successivo che interessa le Abbreviazioni degli articoli, dei sostantivi ed aggettivi ci presenta le seguenti forme: Dai anziché . Nei derivati di fra vediamo delle forme antiquate, oggi in disuso e cioè: fra’l , fralla ; fralle anziché fra SECONDA PUNTATA di Vittoria Bolognesi Baviera il le fra la fra . Così dicasi per tra: tra’l tralla tralle anziché tra il tra la tra le ; tragli è scritto unito anziché . Anziché usare il termine «articolo determinativo o indeterminativo» viene usata l’espressione: determinante, indeterminante. Nel paragrafo « c » di questo capitoletto è stata inserita nella 25ª ed. la frase: « o con le preposizioni articolate» mentre nella 2ª si legge semplicemente: « Nella unione dei sostantivi e degli aggettivi fra di loro o coll’articolo basta indicare nella prima parola... ». Fra gli esempi, la frase « le frutta mature » è stata sostituita con le « dolci frutta ». Supposto che ciò sia stato fatto per eliminare la parola « matura » con la terminazione « tura » ancora non spiegata. Gli esempi terminano nella 25ª con l’aggiunta di « all’amica »e «delle erbe ». Nella nota è detto che l’articolo determinante può essere « di » spesso del tutto omesso come vedremo dagli esempi per la spiegazione della Abbreviazione Logica. Nella 25ª troviamo l’omissione del « di » e si legge «può essere spesso omesso» e prosegue: « come vedremo dagli esempi che serviranno per la spiegazione delle abbreviazioni logiche e a proposito di tutto, -a -i e...» Nella seconda edizione manca, dopo le abbreviazioni degli aggettivi e sostantivi, tutta la parte degli aggettivi comparativi superlativi e superlativi assoluti, il capitolo delle sigle, dei pronomi, quello delle abbreviazioni dei verbi e delle sigle dei verbi essere, avere, volere, potere, fare, dovere, lasciare, conoscere ed infine quello relativo alle particelle prepositive. Si passa quindi direttamente alle abbreviazioni delle Desinenze di derivazione dei sostantivi ed aggettivi. Questo capitolo nella 25ª è intitolato semplicemente « Abbreviazione delle desinenze di derivazione ». (Nella nostra indagine seguiamo la successione degli argomenti come esposti nella 2ª edizione per tornare ai capitoli omessi al momento del loro incontro). 1° – Suffissi che si abbreviano con l’indicazione delle prime lettere: in ico, ido, igo è presente anche «icio». Non è fatto esplicito riferimento alla « i » discendente e viene detto che questa vocale si può « unire » anziché fondere. Man- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 21 cano cida e fico con i relativi esempi. Gli esempi sono stati alquanto modif icati: ecco quelli presenti nella seconda edizione e poi tolti: mendico tropico este- tico pacifico gido pontificio uff icio ci ri- calò miglio che oggi abitualmente mantengono l’abbreviazione purché nella frase non si crei errore di lettura. uno – aggiunge uto = u presenta la distinzione fra lacuna (benef i- ). Vengono ag- giunti esempi con la vocale finale che successivamente verranno spostati in un capitolo a parte sotto il titolo «desinenze composte». L’esempio di pontef ice è scritto possono confondere con amò sudò . e l’ac- fero festo – sono stati aggiunti successivamente gli esempi di ignife- metà ro con « infedeltà lucifero tifero no- mortife- ro zolfifero e non accenna all’omissione della «i» che precede la desinenza come in «fiammifero» . grafo – manca epi- qua in più sono grafe presenti gli esempi in logo – mancano gli «uto»: astuto esempi di teologo chiuto orec- astrologo caduto epi- importuni logo ione - zione – iò. Nell’esempio « commissio- mento - metro – l’esempio di « parlamento » è scritto per intero . ore – viene precisato « quando non può nascere qualche equivoco » frase successivamente tolta. Gli esempi poi eliminati sono: peg- ne » non spiega perché è stata tolta la « s ». Sono presenti gli esempi di compas- Sono stati successivamente agg iunti gli esempi di ombro- sione tro giore odore ne rigore onore errore re ri- (fra parentesi è riportato professò liquore lezione cezione professo- ) . Fra paren- settentrioec- suggezio- ne «acclamazione» lo vediamo senza l’incrociamento di «cl» bile – sono presenti gli esempi di probabi- tesi sono scritti per inte- le ro: amore sibile volubile successivamente tolti. bondo – manca l’esempio di fremebondo ; re gliore calo- sudore mi- perché si leggibile sen- metro fotome. plice – manca l’esempio di supplice sofo – manca teosofo b) segnando le ultime lettere della desinenza: tà – nella elencazione delle sillabe da omettere è assente «oltà» ed è presente « chità ». Manca anche il richiamo all’unione di « ità » preceduta da t (ità ). Mancano gli esempi di fedeltà quest’ultimo sostituito » (ciò è stato possibile perché nelle edizioni successive le abbreviazioni delle particelle prepositive sono state poste prima di quelle dei suffissi). entù – non fa riferimento a itù già accennato prima. ria - zia – è presente « crazia », successivamente tolta, con gli esempi di aristocrazia: democrazia: rio - zio – comprendono anche « cinio » ed « enzio » tolti successivamente. Comparirà poi l’esempio di « silenzio » senza spiegazione dell’abbreviazione. trice – nella 25ª compare l’esempio di « incantatrice» domi- natrice consultatri- ce (consultrice ) mettendo così in rilievo come ci si deve comportare dinanzi alla forma tatrice È assente «cinio». cello - rello - scello – manca l’esempio di «ruscello » che troviamo nella 25ª. Su questo esempio potrebbe sorgere un dubbio circa l’opportunità di questa abbreviazione perché derivando dalla parola latina « rivus » la desinenza dovrebbe essere soltanto 22 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI « ello » e non « scello ». (dizionario Molina, e non ) nia In questo secondo gruppo è compreso «evole» ol e non eol ed infatti agevole viene scrit- tudine – riduce a tuin e non parla dei casi dove la riduzione è a « uin » come in gratitudi- to ne pieghevole pregevole ecc. men- tre successivamente è stato posto nel terzo gruppo ed abbreviato con e-ol così che vediamo agevole pie- ghevole ecc. Così notevole dilettevo- le . In altre edizioni queste due parole venivano scritte vaglia - viglia – precisa che naviglio si scrive perointero come tovaglia 3° gruppo – scrivendo le prime e le ultime lettere della desinenza. Apre il capitolo itù con gli esempi di servitù e schiavitù scritti con l’incrociamento della u. Manca ugine - uggine. Mancano pure agione e egione con i relativi esempi. imonia - imonio – abbrevia con mia - mio mentre successivamente è stato precisato che la «i» che precede deve essere indicata, come negli esempi di cerimo- matrimo- nio . Desinenze composte. Nessuna variazione particolare. Si tratta di un lungo elenco di esempi. Al termine manca il parag. B relativo all’omissione di er, isci, esci, izz, ato, ito, uto. Troviamo queste omissioni negli esempi senza alcuna spiegazione. Manca pure l’abbreviazione della sillaba radicale « dic » del verbo dire. Segnaliamo una precisazione relativa al pronome «tutto» che nella seconda edizione ometteva in senso assoluto l’articolo determinante: tutta (la) tutte (le) mentre nella 25ª è detto che si «può» omettere. Riteniamo che tale precisazione sia stata particolarmente giusta perché l’omissione dell’articolo talvolta può creare qualche imprecisione nella rilettura. Abbreviazione dei verbi. Una piccola variante è presente nell’enunciazione della regola generale. Nella seconda edizione si legge: «Quando i verbi sono preceduti dal soggetto della preposizione si omettono...» attualmente si legge: « Quando i verbi sono preceduti dal soggetto o a breve distanza seguiti dal soggetto si omettono». Accenna alle sillabe isc dei verbi in ire e porta l’esempio di patisco patisci tisce pa- ecc. regola successivamente omessa. imperfetto – non viene menzionata la forma « (i)rebbe (e)rebbe ». Si rileva dagli esempi. Si ricorda che tutto quanto è stato omesso lo si deve al fatto che non è stata trovata alcuna variazione tra la 2ª e la 25ª edizione. Ancora una volta ci troviamo dinanzi ad una successione degli argomenti diversa dalla 25ª edizione. Le sigle degli avverbi, delle preposizioni e delle congiunzioni sono trattati prima dell’abbreviazione delle particelle prepositive. Particelle prepositive – La parte introduttiva a questo importantissimo argomento è molto sintetica ed i curatori del sistema hanno giustamente ritenuto successivamente di ampliarne il concetto unitamente alle caratteristiche abbreviative. Notiamo la presenza di ab successivamente abolita e l’assenza di bi. ana – manca l’esempio vedere ovviamente è assente auto, ma è presente invece apo poi tolto circo circon – manca circum con – sono presenti gli esempi di confutare concupi- scenza contem- plare consul- to = conso- nante successiva mente tolti. da – è presente dappocaggine è presente «di» poi tolto in – a seguito del cambiamento della successione degli argomenti sono state apportate molte sostituzioni negli esempi perché contenenti regole non ancora spiegate ed infatti vediamo gli esempi, poi soppressi (che riportiamo con la graf i della 2ª edizione in taluni casi un po’ diversa dall’attuale) di: inaspettato incisione incongruenza goiare iniziativa in- iniziale inonda- zione invidiabi- le disinvol- di anatema tura anti – manca anti- inter - intra – interven- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI zione interiore interpretazione 23 rin – manca rinvenire in- ruzione (rivenire ) In sotto non è accennato a «sotter» tra - tras - trans mancano gli esempi di trasan- Sono presenti iper con damento iperbole ipo con tezza ipote- sione terrogatorio inter- ipocrisia si ipotetico Vediamo « ob » poi soppresso con obietto obbligo obli- quo oblungo orto – è stato eliminato l’esempio di ortografia così pure quello di paraninfo. in para per – sono state eliminate le parole permissio- trascuratrasgres- un non parla di «uni» è presente un « vice » con l’esempio di viceré . manca «ultra». Seguono le due Note come nella 25ª ed immediatamente il capitolo delle «Sigle ed abbreviature ». Sono assenti le sigle di dire nale ordinario questione ne perfezionamen- peo to perentorio germanico peri – manca perimetro e in proto manca protomedi- co ra – manca ravvolg imento ri – mancano ricompen- euro- italiano austria- co , con le loro derivazioni. Chiude questa seconda parte il breve capitolo relativo alle « Abbreviazioni dei numeri, interpunzioni e altri segni». Da notare a titolo di pura curiosità come venivano indicate le seguenti espressioni: Gesù Cristo Gesù Cristo sa trovare ripreso ri- gior- no maggioran- za minoranza più grande di piccolo di lo quadrato più triangopa- rallelogramma . Il lettore avrà notato come molto spesso gli esempi vengono riportati con una grafia diversa dall’usuale: sono stati ripresi esattamente dal testo. Tali segni nelle successive edizioni (come vedremo in seguito) hanno subito delle modificazioni. Continuando il nostro lavoro di indag ine si può subito rilevare che il Sistema, attraverso le varie edizioni, non ha subito sostanziali cambiamenti. I curatori del testo si sono limitati di volta in volta a modificare sopratutto gli esempi inserendo parole correnti e sopprimendo quelle cadute in disuso per rendere il testo sempre più aggiornato e rispondente alle esigenze dei tempi. Passiamo perciò alla 3ª e 4ª edizione dove mettiamo in evidenza solo i cambiamenti. Tutto ciò che è rimasto invariato non verrà più trattato e così sarà anche per le future edizioni. 3ª edizione Fra le desinenze dopo «enzio» compare «idio» = io con gli esempi di appare « ugine - uggine » con gli esempi di ruggine lanuggine albugine Nel capitolo dei prefissi viene eliminata «apo» L’esempio di sollecitudine non porta l’appuntimento (*) 4ª edizione Nel capitolo delle abbreviazioni degli articoli sostantivi e aggettivi scompaiono le forme fra’ l tra’ l fral’e fralle tralla fralla tralle sostituite dalle attuali forme. Fra gli esempi delle desinenze ice – ici = ie ii è stato aggiunto l’esempio di codici Desinenze. evole fra gli esempi dopo notevole fra parentesi è stato aggiunto l’esempio di nottola ità – compare « ignità » con gli esempi di benignità malignità rio - zio nella presentazione di « idio » è stato aggiunto l’esempio di «suicidio» . La prossima puntata verterà sull’Abbreviazione Logica. (cri- stiano cristianesi- fastidio mo più dio me- . ecci- (*) Non tiene presente l’etimologia. Poiché deriva da « citus » l’appuntimento è necessario perché i è in radice. 31-a3 24 « L ’uomo è l’autore della storia, questa costituisce la sola realtà di cui l’uomo può veramente avere scienza. E la storia dell’uomo è un processo che si ripete attraverso fatti culturali sempre più nuovi». Con queste parole del filosofo napoletano Gianbattista Vico del XVII secolo, mi permetto di sottoporre un mio contributo di conoscenza e di interpretazione su una assurda leg islazione scolastica. V i ricordate, per inciso, la Calligrafia? Era lo studio di una disciplina razionale della bella scrittura in vari stili e si studiava nelle scuole medie, prima della riforma. La Calligrafia per molti anni ebbe grandi successi ed apprezzamenti, ma con la riforma degli anni 1964, fu decapitata dalla scuola dell’obbligo. Le conseguenze furono e sono disastrose, perché esse sono ancora alla luce degli occhi di tutti. Oggi gli alunni che riescono a scrivere in maniera legg ibile sono pochi. Per comunicare con gli altri (e questo è anche un mez- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI I «BROCCOLI» DELLA 76/A di Enrico Petruzzo zo sociale) occorre scrivere oltre che parlare, ma, se non si riesce a parlare e scrivere bene, a che cosa serve la scuola? Ha rag ione l’esimio Preside Andrea Innocenzi quando afferma che la scuola è cattiva maestra, ci sono mancanze nelle conoscenze tecniche della scrittura, a tutti i livelli ma la cosa più negativa è che l’errore si evidenzia già nelle scuole elementari. Esisteva un pianeta della scrittura che naturalmente con l’evoluzione tecnologica, gli strumenti e la didattica si sono adeguati alle innovazioni ed ai perfezionamenti fino ai Computers. Ma non è nostalgia, quando rimpiango il mio insegnante di Calligrafia che ci faceva vedere tutte quelle scritture: corsivo, rotonda, all’inglese ecc. appassionandoci alla disciplina, s’impa- rava quasi scherzando a fare i diversi segni dell’alfabeto, in tanti modi. C ’era una volta la Scuola... Chi si ricorda più della Scuola di Avviamento Professionale a tipo Commerciale? Forse pochi! Tra le materie di allora c’erano, oltre alla Calligrafia, la Dattilografia, (si, è proprio così fin dalla scuola media), la Stenografia, la Computisteria, la Ragioneria e la Pratica Commerciale. Queste discipline costituivano certamente le basi per proseguire e continuare gli studi superiori come l’Istituto Tecnico Commerciale e Professionale. Era un passagg io naturale come quando il bambino da piccolo diventa grande, i frutti di questi canali professionali erano certamente positivi. Perché chi optava per questi indirizzi Commerciali aveva già una preparazione di base professionale, poi con la riforma della scuola dell’obbligo, furono abolite tutte queste materie, sostituite poi dalle varie discipline cosiddette « tecniche » come: l’Educazione Artistica, Applicazioni Tecniche e Musicale. A mio avviso, però, gli alunni delle scuole medie sono diventati tutti maestri... ma nessuno sa suonare uno strumento... Scarso interessamento ha riservato, da quel momento, la Scuola di Stato alle nostre discipline, creando un disinteresse generale a tutti i livelli e accantonando alle varie commissioni sempre o quasi sempre le nostre discipline, si è arrivati così al capolinea della svalutazione professionale. Eppure se riflettiamo attentamente sono le nostre uniche discipline che creano posti, sicuri, di lavoro in ogni settore ed a tutti i livelli. In ogni ufficio, infatti, c’è un Ragioniere, un Dattilografo, e, in molti casi, anche Stenogra- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI f i e Stenotipisti. Alla Camera, per esempio, c’è una Scuola Professionale che prepara, oltre agli Stenografi anche gli Stenotipisti ma è qui il paradosso, nella scuola di Stato, la Stenotipia non è di casa, è ospite sgradita o non desiderata. Ma come, si dirà: l’adoperano per il loro lavoro, questi Onorevoli, e non vogliono che s’insegni nella scuola – Che strana scuola! – È proprio tutta da rifare – E la riforma poi. A tempo, per favore, ci arriviamo gradualmente. C ol passar del tempo, dopo la riforma della scuola dell’obbligo, negli anni 1970 si pensò anche a quella delle superiori, e nella quale si cercò di ridimensionare proprio la nostra categoria che al posto di essere rivalutata (visto la crescente richiesta del mondo del lavoro d’ufficio) è stata, invece, atrofizzata. R ecentemente la nuova classe di concorso 76 A (il nuovo tornado) denominata «Trattamento testi, Calcolo, Contabilità elettronica ed applicazioni gestionali » si avvicina, senza dubbio, alla vecchia classe di concorso dei docenti di Dattilografia, Tecniche della duplicazione, Calcolo e Contabilità a macchina, un ammodernamento della classe di concorso, pensavamo noi, invece 25 no! Graduatoria unica per tutti! Per tutti chi? domandavamo al Ministero, e loro: per tutti... Dattilo e Steno. Soluzione brillante, vero? Ma a chi è venuta questa fantastica idea? In quale Commissione culturale o Professionale? a che livello e con quale criterio? C’è una specie di scarico a barile, ma per noi di Dattilo-Steno, qui comincia l’avventura, anzi, continua la disavventura. I docenti di Steno-Dattilo sono in guerra tra loro, si sono dati l’ultimatum; qualcuno incomincia a dire: nella mia scuola io sono tranquillo perché non perdo ore e gli altri si arrangino. La graduatoria di queste due discipline, dall’anno di grazia 1995/96, è unica, saltano e salteranno molti posti di lavoro; molti Colleghi di ruolo si sono già visti, in questi giorni, soprannumerari, in fila nella DOA e tutto questo perché? Nessuno ci ha voluto riconoscere come figli della scuola, siamo figli di nessuno per i sindacati ed i partiti... Ma esisteva una soluzione? Certo, la soluzione, a mio avviso, era semplice e naturale, come l’acqua... In considerazione dell’evoluzione tecnologica la scrittura ha subito dei mutamenti agg iornandosi alle nuove strutture, così abbiamo iniziato prima con le macchine per scrivere manuali, poi con quelle elettriche ed elettroniche, poi con la videoscrittura e, inf ine, i Computers. Gli insegnanti più adeguati a queste strutture erano e sono i più idonei, quelli di Dattilografia, e per i docenti di Stenografia, quale sistemazione? La risposta è sempre come l’acqua: semplice e naturale... come si è evoluta la Dattilografia, la Stenografia doveva integrarsi con una nuova classe di concorso « Stenografia e Stenotipia computerizzata »; era log ica conseguenza questa soluzione in considerazione proprio dell’evoluzione delle tecniche della scrittura, era davvero così difficile pervenire a questi aggiornamenti? No! Tutto da rifare, non bastava il Lifting ma necessitava la decapitazione della Steno-Dattilografia, ma c’è chi si consola ricordando che solo negli Istituti Tecnici Commerciali i due insegnamenti sono stati unificati. C osa bisognava fare, allora? Occorreva ammodernare le discipline e la didattica, come? Il Ministero della P.I. doveva organizzare dei corsi di aggiornamento – obbligatori per tutti uguali, in base all’indirizzo, per le due categorie: i docenti di Dattilog raf ia, per l’elaborazione testi ecc. ed i colleghi di Stenografia per la Stenotipia computerizzata. Invece no! M entre scrivevo quest’articolo (guarda un po’ il caso) ho ricevuto la Raccomandata Prot. 2.919 da Busto Arsizio dove, tr amite il Ministero della P.I., vengo nominato « Tutor nei corsi di riconversione professionale ». Se io non credo a questo modo di fare, come posso farne parte? Eppure sarei stato, forse, il più giovane « Tutor » a livello italiano. Dunque queste due discipline rimangono soltanto negli Istituti Tecnici Commerciali, questo è vero, ma sono state mutilate perché rimangono come graduatoria unica, cioè la 75A Dattilografia e Stenografia. Gli esperti della Commissione Brocca, o « broccoli », se hanno lasciato la Steno-Dattilografia solo negli Istituti Tecnici Commerciali, forse una ragione c’è!? A partire dall’anno scolastico 1995/96, gli insegnanti di Dattilografia potranno insegnare Stenografia e viceversa, è diventata proprio una torre di Babele. Vogliono godersi lo scontro finale, giocando nell’arena... sulla nostra professionalità, continuando così ad assistere alla guerra della Steno-Dattilografia. 31-a12 26 M ai come dopo aver terminato una correzione di compiti o le prove di una gara vien voglia di scrivere, scrivere, scrivere per dir degli errori «pazzi» che si sono dovuti correggere, delle sciocchezze, delle vere e proprie « bestialità » che, naturalmente, si sono dovuti penalizzare coi fatidici 10/10 (o 4/4). Qui non si parla di teoria, che per il G.N. ci sarebbe da dire piuttosto di un esagerato « manualismo alla prima maniera » adottato a scapito, forse, di una futura scioltezza e rapidità di esecuzione (sia pure sempre nel rispetto della norma), bensì di errori d’altro genere dei quali balza vivida all’occhio l’immagine desolante dell’alunno 1995. Vecchia storia, si dirà, è vero, e ci sarebbe quasi da non tenerne conto se la negatività – e così si può dire – non aumentasse in progressione geometrica; ecco la gravità del problema. Qui non si tratta più solamente di carenza lessicale; poca conoscenza dell’ortografia, alle quali si potrebbe sopperire con un serio studio, gli errori ahimè sono dovuti a una si- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI LA LOGICA NON È DI ALICE di Emilio Catanese tuazione ben peggiore. Si tratta di «logica» che è «modalità di concatenazione e sviluppo dei pensieri e delle idee». Talvolta sembra di trovarci nel mondo fantastico di Lewis Carroll in « Alice nel Paese delle Meraviglie»: manca cioè la capacità di rendersi conto subito della correttezza di un ragionamento. Alice vive il suo viaggio in un mondo dove proprio la logica non esiste. Eppure noi tutti insegnanti siamo riusciti a comunicare, a far assimilare anche agli alunni meno dotati le conoscenze, diciamo, tecniche, della materia oltre ai suoi contenuti, ma non ci è stato possibile ottenere che tutti riuscissero a sfruttare pienamente quanto appreso (per la stenografia o per la resocontazione o per la composizione), per rendere in «chiaro» ciò che avevano simbo- leggiato o abbreviato perché mancava o era carente questa capacità, la logica, cui andava aggiunta la disattenzione. Quante volte ci è capitato di leggere «...Milano, 15 maggio ecc... Fateci sapere entro il 6 corrente mese... » oppure iniziare una lettera o una relazione con il LEI e terminarla con il VOI, peggio ancora mescolare il singolare con il plurale. N el tentativo di ovviare ai peggiori svarioni log ici (non quelli dovuti a semplici disattenzioni) preparammo dei programmi per il computer col titolo « completamenti logici ». Ma forse era prematuro, il PC era stato introdotto nella scuola solamente per lo studio dell’informatica e della matematica e anche della fisica, e non anche come ausi- lio all’apprendimento di altre materie. Ad ogni modo la presentazione del soft in questione e di altri più specif ici nell’ambito stenografico ebbe luogo ormai molti anni fa durante un corso di aggiornamento per insegnanti di stenografia tenuto presso l’Istituto Professionale per il Commercio « Cavalieri» di Milano. E sempre a proposito di aggiornamento e di insegnanti vogliamo citare da Nicholas Negroponte « Essere digitali » Sperling & Kupfer Editori 1995. ...Seymour Papert racconta di un chirurgo della metà del secolo scorso che con un viaggio nel tempo si trova in una moderna sala operatoria. Egli non sarebbe in grado di riconoscere neppure uno degli strumenti che vede... se invece un insegnante della metà dell’Ottocento venisse trasportato dalla medesima macchina del tempo in un’aula di oggi, potrebbe, salvo dettagli di poco conto, riprendere da dove era rimasto il suo collega dei g iorni nostri. Ci sono ben poche differenze sostanziali tra come si insegna oggi ri- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI spetto a 150 anni fa. L’impiego della tecnologia è circa allo stesso livello, infatti secondo una recente indagine del Ministero dell’Istruzione degli Stati Uniti (ed è tanto dire, aggiungiamo noi) l’84% degli insegnanti ritiene che un solo tipo di tecnologia dell’informatica sia assolutamente essenziale: la fotocopiatrice con una adeguata scorta di carta. Ma ritorniamo alla logica con un’altra osservazione. Una volta in quasi tutte le scuole si insegnava il latino anche perché si diceva, aiutasse ad apprendere a ragionare, era il mezzo principe per abituare il ragazzo alla « logica », nelle altre, quelle non d’èlite, c’era un’altra materia che non veniva considerata culturalmente rilevante ma che alla cultura era essenziale (vedi il binomio Cicerone-Tirone): la stenografia, ed essa stenografia abituava soprattutto con le sue forme abbreviative al ragionamento (vedi «Abbreviazione logica» gabelsbergeriana). Anni orsono per un mal inteso senso di egualitarismo il latino fu cacciato. Ora si sta cacciando la stenografia. Cui prodest? A chi serve? Chi ha interesse che i giovani non ragionino? Ad ogni buon conto in Germania si continua a studiare stenografia e in Inghilterra si intensifica lo studio del latino. 27 A PROPOSITO DI VELOCITÀ di Alessandro Galanti S ono un docente di ruolo di stenografia che si è trovato ad insegnare in venti anni di servizio tutti e quattro i sistemi. Ricordo con piacere – intendo sottolineare la mia passione per la stenografia quale mezzo capace di sviluppare le doti di analisi e sintesi dell’alunno – i momenti in cui prendevo servizio in una scuola nuova dove avrei dovuto insegnare un sistema per la prima volta. Il piacere nasceva sopratutto dal desiderio di constatare i risultati durante gli addestramenti alla velocità, dalla curiosità di conoscere quel « quid » che avrebbe potuto creare difficoltà al discente, quelle regole che avrebbero impedito scorrevolezza nel tracciato, arrestando così la velocità. Ciò valga per i sistemi Meschi- ni, Cima e Stenital-Mosciaro, poichè, essendo gabelsbergeriano, tale sistema mi era già noto in tutto. Voglio inoltre ricordare che non opero solamente nella scuola pubblica ma anche in un celebre istituto privato di Roma, in cui mi trovo spesso a dover insegnare la stenog raf ia a persone adulte in pochissimo tempo. I ntendo palesare in questo mio breve scritto la mia esperienza su: 1. quale sistema crea, secondo me, più difficoltà nel ragg iung imento della velocità, 2. quale sistema consente uno svolgimento della teoria e il raggiungimento della velocità di 60 p.m. in tempi ristretti. 1. Non v’è dubbio che il sistema che, a parte il Gabelsberger, richiede più tempo per lo svolgimento della teoria è il Meschini. Molte regole esigono molto tempo per essere automatizzate: i simbolismi delle preposizioni « di » e « in », la teoria della « s ». Quante volte gli alunni mi hanno confessato di fermarsi alcuni secondi su: « di ieri, in acqua...». Senza parlare dell’abbreviazione fonica che se, per sventura, impartita all’alunno come ultimo argomento o non la applica o gli decurta la velocità di almeno 20 parole al minuto. Nel tecnico commerciale per arrivare a 60 p.m. mi sono sempre occorsi dai sette agli otto mesi e naturalmente non tutti vi arrivavano! P er quanto riguarda il sistema StenitalMosciaro mi ha sorpreso come i ragazzi superino egregiamente qualsiasi problema grafico e non abbiano mai, a parte la teoria dei dittonghi e degli iati, problemi teorici. Tuttavia l’adolescente messo davanti all’abbreviazione linguistico intuitiva si perde: o abbrevia così tanto che non ri- 28 legge, o non abbrevia non conseguendo la velocità. Per arrivare a 60 p.m. le classi hanno impiegato dai sei ai sette mesi ma con una rilettura lacunosissima. Notai inoltre che gli alunni che non si avvalevano dell’A.L.I. avevano enormi difficoltà nello stenoscrivere le parole con desinenze derivate: « nazionalista, appassionerà... ». I l sistema Cima è stato una rivelazione in positivo. Ai ragazzi viene spontaneo, memorizzano la teoria subito, perf ino le desinenze composte che a me studente del sistema pel concorso a cattedra parvero così poco spontanee. È assieme al Gabelsberger-Noe il sistema che offre, a fine teoria, la più elevata potenzialità di velocità. Tutta la classe stenoscrive già a 35 ed alcuni anche a 45, 50 p.m. Con esso raggiungo in 5 mesi le 60 p.m. e riesco, a fine secondo anno, a portare i più propensi a 80. Infine il Gabelsberger. Che assurdità supporre che ormai non sia più insegnabile. Si può! Esige una didattica differente. Ad inizio seconda classe, con molta teoria da finire, si iniziano gli addestramenti alla velocità, avvalendosi di una buona antologia graduale. Io riuscii a finire la teoria ad aprile [inizi di aprile] del secondo anno di studio, ma i ragazzi erano già a RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 60. È indubbio che tale sistema sgorga dalle dita delle mani col suo mirabile corsivismo e poi il docente non deve essere rigido nell’esigere una esosa precisione teorica. Alcune regole anche se non rispettate in pieno (le riduzioni sillabiche, i pref issi, solo per fare un veloce esempio) non nuocciono certo al raggiungimento del fine ultimo. Si dice che le sigle sono tante! Si lasci che l’alunno scriva le parole con minore indice di frequenza per esteso! 2. Il sistema che mi consente di fare studiare a persone adulte la stenografia e di far loro conseguire le 60 p.m. in due mesi con due ore di lezione al giorno oltre a tre ore di esercizi da svolgere a casa è il Cima. Ho provato col Meschini impartendo solo la scolastica più pochissime regole della professionale. Risultati catastrof ici: dopo un mese di teoria, mille erano le esitazioni teoriche. A 60 p.m. venivano stenoscritti solo semplici lettere commerciali. Col sistema Stenital non ho mai osato provare, perché esso esige una duttilità mentale, una capacità di sintesi che l’alunno deve g ià possedere e che molto pochi hanno. Sarei grato a tutti quei Colleghi o cultori della materia che volessero o confortarmi o contraddirmi in tali opinioni. SCOOP DEL «CORRIERE» GRAZIE A DUE STENOGRAFI Ventun milioni di inglesi hanno atteso ansiosi la sera del 20 novembre scorso per conoscere cosa avrebbe detto, nella preannunciata da giorni e attesissima intervista, Lady Diana alla BBC. La trasmissione, iniziata poco prima delle 23, veniva ritrasmessa in diretta forse soltanto dalla Televisione Svizzera. Gli italiani, dunque, avrebbero dovuto attendere la sera del 21 per piazzarsi davanti agli apparecchi e seguire l’esclusiva che si era assicurata Canale 5. Eppure c’è stato un quotidiano, « Il Corriere della Sera», che, unico forse in tutto il territorio nazionale, ha potuto anticipare ampi stralci dell’intervista già al mattino del 21. Non si trattava di infrazione all’esclusiva del canale berlusconiano: si era trattato soltanto di sfruttare le possibilità offerte, ancor oggi, e nonostante tutti i ritrovati della tecnica e dell’informazione, dell’utilizzo della stenografia. È dovuto soltanto alla capacità stenografica di due redattori del giornale – Alberto Trivulzio e Giorgio Capezzuoli – se il «Corriere» ha potuto, grazie alla traduzione simultanea che accompagnava la trasmissione svizzera, disporre in tempo reale (e cioè prima delle 1.35 del 21) del testo integrale da cui è stata tratta l’intera pagina 5 del giornale del 21 novembre. Non è questo l’unico caso in cui la stenografia – cacciata dalle cabine – ha potuto far valere le sue possibilità. Proprio il giorno prima, 20 novembre, due pagine del «Corriere Economia», dedicate a un «forum» cui parteciparono otto numeri uno dell’industria e della finanza, accoglievano un testo stenografato e trascritto da uno stenografo, appunto Giorgio Capezzuoli. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 29 LA BORGOGNA E LE SUE CATTEDRALI (continua dal numero precedente) Testi e autografia di Vittoria Bolognesi Baviera 31-a7 30 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI MEDICINA E LAVORO I l lavoro sedentario raccoglie una notevole fetta della popolazione e inizia sui banchi della scuola comportando parecchi problemi. Questi problemi trovano sopratutto nel mal di schiena la principale causa di disagio, con conseguenti vizi di postura che persistono nel riposo e nello svago, diminuendone gli effetti. Per combattere questi eventi sono nate le scuole della schiena. Comparse agli inizi, solo in America e Svezia, si sono moltiplicate al punto che ogni fisiatra o fisioterapista ne ha creata una sua. In Svezia una scuola per la schiena è nata negli stabilimenti Volvo di Goeteborg. In Italia si sono dedicati tra i primi gli studiosi del Gruppo di studio sulla scoliosi e sulla patologia vertebrale, grazie all’approfondimento della ricerca sull’ergonomia. L ’educazione è lo strumento più importante per combattere le pericolose conseguenze sull’apparato muscolo-scheletrico QUALCHE CONSIGLIO PER PREVENIRE IL MAL DI SCHIENA di Gianfranco Tosi Ortopedico Traumatologo dai vizi posturali assunti e nel lavoro e nel riposo. RIVISTA DEGLI STENOGRAFI Per educazione si intende la cura che si deve dedicare alla posizione alla scrivania, a tavola, a letto, davanti allo strumento di lavoro, alla guida di un automezzo, al computer. Non sempre le strutture offrono la protezione o la difesa a evitare vizi di posizione dannosi nel tempo. Ecco qualche consiglio per ridurre il danno provocato dalle carenze di cui sopra. P er aver cura della schiena, che è il segmento muscoloscheletrico più esposto al danno, è utile rafforzare i muscoli addominali e gli ischiocrurali per non sovraccaricare la colonna. Ci sono modi corretti per piegarsi o sollevare pesi. La biomeccanica prescrive che per sollevare un peso lo si deve tenere vicino al corpo, a colonna eretta, flettendo le ginocchia. Il metodo va applicato quotidianamente nel rifare il letto, nel salire e scendere dall’automobile, in poche parole dall’impegno casalingo allo sport, al lavoro. Un altro capitolo da tenere in evidenza è il disagio a cui si sottopone il bambino a partire dai primi anni di scuola, per la posizione assunta nei banchi e per il carico dei libri a volte eccessivo. Non ricordo ai miei tempi di aver dovuto trascinarmi una biblioteca e, in fondo 31 studiavamo anche noi. È anche vero che ormai quasi tutti i bambini vengono accompagnati a scuola in automobile (anche qui sarebbe necessaria una riflessione legata all’aumento dei dismorfismi ai piedi) o si vedono genitori farsi carico della cartella con evidente sforzo anche per loro. Non sempre le lezioni di educazione fisica o il tipo di sport esercitato nel tempo libero limitano o diminuiscono questi inconvenienti. È consigliabile affidarsi ai centri di medicina dello sport dove lo specialista può consigliare l’attività più idonea dopo aver studiato i dati antropometrici. N aturalmente sempre vigili a dominare un eccessivo e malinteso spirito di agonismo. Vale sempre l’assioma: il bello dello sport è partecipare. A proposito dell’eccessivo carico al quale è sottoposto lo studente questo dovrebbe essere motivo di esame da parte dei docenti, unitamente ai genitori e perché no, agli editori specializzati. Lo zaino purché non troppo pieno, evita le asimmetrie posturali. In conclusione aver cura della propria schiena, studiare la posizione corretta in qualsiasi momento della giornata e, al primo accenno di qualcosa che non va, consigliarsi con l’ortopedico e con il fisiatra. QUANDO TIRONE INCONTRA EDIPO L’ a n g o l o dei giochi a cura di Giuseppe Capezzuoli 8 ↓ 1 11 ↓ 14 ↓ 2 3 4→ 10 ↓ 13 ↓ 9 ↓ 15 ↓ 5 6 12 ↓ 7 IL SOGNO DI ODISSEO (versi di Xxxxxxx) E xx (8) la nave, nell’entrare in porto, il peggio vinse: sciolsero i compagni gli otri, e la furia ne fischiò dei venti: la xxxx (9) si svoltò, xx (12) sbattè, xxxx (15) peplo, cui donna abbandonò disteso ad inasprire sopra xxxxx (13) xxxxx (10); xxxx (5), e la nave lontanò dal porto; e xx (2) giovinetto stava già nel porto e il giovinetto sotto il glauco xxxxx (7) stava pensoso; ed il veloce cane correva intorno a lui scodinzolando; e il xxxx (11) dalle volte irrequiete sostò, con gli xxxxx (1) all’infinito mare; e com’ebbe le salse orme fiutate, ululò dietro xx (14) fuggente nave; Xxxx (6), il suo cane: xx (3) non già l’udiva tuffato il cuore d’Odisseo nel sonno. ALIGI 32 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI I legami fra stenografia ed enimmistica e i loro rapporti con la lingua mi hanno indotto a considerare come la letteratura si sia valsa in molte occasioni dell’enimmistica (e viceversa). Intanto molti autori hanno celato la loro identità servendosi di un anagramma. E per tutti basterà ricordare Arrigo Boito, diventato Tobia Gorrio, Renato Fucini, più noto come Neri Tanfucio e Trilussa, assai più noto che Salustri, anche se con questo cognome figura fra i ventisette senatori di nomina presidenziale finora entrati nella Camera alta. Da non molto è uscito un libro dal titolo curioso: «Chi sogna nuovi gerani? » che altro non è se non l’anagramma di Giovannino Guareschi. Ma v’è di più: una sessantina di anni fa, un giornaletto di enimmistica stampato in carta verde (e durato troppo poco tempo) lanciò una rubrica dal titolo «Musa Velata»: si invitava a scovare schemi enimmistici nelle opere dei poeti classici e il solutore era chiamato anche a riconoscere l’autore dei versi. Penso di aver dedicato parecchio tempo a questa ricerca che mi appassionava anche perché portava a sfogliare di nuovo quei volumi che – costretti a farlo per motivi di ... pagella – avevamo mal digerito durante gli anni scolastici e che ora aprivano nuovi orizzonti. Fra le mie carte ho ritrovata una piccola raccolta di questi lavoretti con la data: 1933. Ne offro qualche esempio ai lettori della Rivista. 1. Anagramma (versi di Xxxxxxxx) Xxxxxx, rimembri ancora I tempi della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù xxxxxx? 2. Scarto (versi di Xxxxxxx) Forse (o ch’io spero!) artefice dei Numi, Nuovo meco darai XXXXoX alle Grazie Ch’or di tua man sorgon dal marmo. Anch’io Piango e XXXXX a’ fantasmi anima eterna. 3. Cambio di iniziale (versi di X’Xxxxxxxx) Quale una donna presso il davanzale Socchiusi i cigli, tiepida nella sua oXXXX Di biondo lino Che non è oXXXX ed il suo sogno muore; Tale su le bell’acque pallido sorride Il tuo sopore. 4. Scarto iniziale (versi di X’Xxxxxxxx) Odi? La pioggia cade Su la solitaria Verzura Con un crepitìo che dura E xxxxx nell’xxxx Secondo le fronde Più rade, men rade. 5. Anagramma (versi di Xxxxx) Animata è l’ombra nera Da una pesta e da un nitrito, Egli ha xxxxxx la groppa, Vola, vola e non galoppa. .... Guarda, o madre, tra quegli xxxxxx Dove accenna la mia mano! Non ti par che un picciol punto Si avvicini? ... osserva ancor. Soluzioni del n. 30 1. (Indovinello) Il fotografo 2. (Indovinello) Il baco da seta 3. (Indovinello) La sedia elettrica 4. (Indovinello) La lavandaia 5. (Sciarada) Esse, re; essere Fra coloro che hanno mandato le soluzioni dei giochi del numero scorso sono stati estratti i nomi di: Luisa Mussoni Via Timavo 93 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Giacomo Lorenzetti Via L. Lotto 8 - 62019 Recanati (MC) Alice Capezzuoli Via Ampere 26 - 20131 Milano Felice Parolin Viale Spolverini 12 - 37100 Verona Fra tutti coloro che avranno inviato entro la fine di febbraio 1996 il maggior numero di soluzioni, verranno estratti cinque vincitori, ai quali saranno assegnati volumi del Gruppo Giunti.