n28\a2
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
1
SOMMARIO
Rivista
degli Stenografi
fondata a Firenze nel 1877
n. 31, ottobre/dicembre 1995
Organo trimestrale
della Fondazione
Francesco e Zaira Giulietti
Redazione e
Amministrazione
Piazzale Donatello 25
50132 Firenze
Tel. 055/5000042
Fax 055/5001010
Direttore responsabile
Dr. Marco Morganti
Direttore editoriale
Prof. Paolo A. Paganini
Responsabile tecnico
Nerio Neri
Hanno collaborato
a questo numero:
Vittoria Bolognesi Baviera
Giuseppe Capezzuoli
Emilio Catanese
Giacomina Dingeo
Alessandro Galanti
Attilio Ottanelli
Paolo A. Paganini
Enrico Petruzzo
Giorgio Spellucci
Mario Spigoli
Gianfranco Tosi
Stampa
Grafiche Kross
Strada in Chianti (FI)
con i caratteri della
Panda fotocomposizione
Tiratura copie 9000
Spedizione in
abbonamento postale – 50%
Copia non commerciabile
Autorizzazione del
Tribunale di Firenze
n. 3604 del 22/7/1987
Nella foto di questa pagina: «Ora di
studio», 1872, opera di Giuseppe
Frattelloni di Caltanissetta, scultore in Firenze, collocata nell’atrio
della Fondazione.
2
Giuseppe Capezzuoli
Dopo un secolo Aliprandi è ancora tra noi.
4
Paolo A. Paganini
Il primo amore di Giuseppe Aliprandi.
8
ASMI e Federazione
Verbale dell’assemblea tenuta a Padova il 25 novembre 1995.
9
Giuseppe Capezzuoli
Risvegli d’interesse per la stenografia.
11
Perplessità dell’EUSI: calano i partecipanti a Montecatini.
12
Mario Spigoli
Ancora grazie a quanti hanno lavorato senza prendere una lira.
14
Giacomina Dingeo
Van Dine il «segretario» di Philo Vance era anche stenografo?
15
Giorgio Spellucci
Sesso e stenografia (terzo round).
17
Attilio Ottanelli
Quando l’italiano sciacqua i panni nel Tamigi.
20
Vittoria Bolognesi Baviera
25 edizioni del Manuale per non cambiare quasi niente
(seconda puntata).
24
Enrico Petruzzo
I «broccoli» della 76/A.
26
Emilio Catanese
La logica non è di Alice.
27
Alessandro Galanti
A proposito di velocità.
28
Scoop del «Corriere» grazie a due stenografi.
29
Vittoria Bolognesi Baviera
La Borgogna e le sue Cattedrali (tavola stenografica - 3)
30
Gianfranco Tosi
Qualche consiglio per prevenire il mal di schiena.
31
L’angolo dei giochi.
La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio.
La Rivista viene distribuita gratuitamente ai Provveditorati agli
studi, Istituti tecnici e professionali per il commercio, Istituti magistrali, Licei classici e scientifici, Scuole a insegnamento di stenografia
e dattilografia. Associazioni stenografiche e a tutti gli interessati di
stenografia sia italiani che esteri.
Fondazione
Francesco e Zaira Giulietti
per lo studio, la promozione
e la divulgazione
della stenografia
Gabelsberger-Noe
Riconosciuta con D.P.R.
n. 310 del 19-1-1983
Sede legale
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Vice Presidente
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Prof. Andrea Innocenzi
Nerio Neri
Prof. Paolo A. Paganini
Prof. Giorgio Spellucci
Collegio Revisori
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Dr. Aldo Bianchi
Dr. Enzo Rook
La collaborazione è aperta a tutti.
I manoscritti e le fotografie non si
restituiscono in nessun caso. Gli
articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le
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Contributo sostenitore a partire
da L. 20.000 da versare sul Conto
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RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
DOPO
UN SECOLO
A
cento anni dalla
nascita, Padova
ha voluto ricordare
Giuseppe Aliprandi,
uno dei suoi più insigni
concittadini (adottivo,
era di origini pavesi),
particolarmente versato nelle discipline della
comunicazione (come
si direbbe oggi), non
solo come insegnante
della matematica, nelle
sue varie forme, dall’algebra all’analisi infinitesimale, dalla finanziaria alla attuariale, o della stenografia, ma anche per tutti gli aspetti
che assume la parola,
dalla sua ripresa immediata (la stenografia),
alla riproduzione con
macchina per scrivere
e, attraverso la stampa,
alla tipografia, ai libri,
all’arte grafica in generale.
Promotore della celebrazione è stata l’Accademia Italiana di Stenografia (da Lui fondata e
che ora porta il Suo
nome ed è presieduta,
a Firenze, dal prof. Flaviano Rodriguez), con
la collaborazione dell’Accademia Patavina
di Lettere, Scienze ed
Arti, del Comune di
Padova, della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti, nonché dei
fratelli Aliprandi.
ALIPRANDI
È ANCORA
TRA NOI
di Giuseppe Capezzuoli
Sabato, 25 novembre,
alle 15 si è inaugurata
nella bella e pluricentenaria sede dell’Accademia Patavina una mostra ricca di materiale
fotografico e di un’abbondante raccolta delle
innumerevoli pubblicazioni del Maestro col titolo: « Il pensiero, la
matematica e la scrittura», illustrata agli ospiti
dal figlio Francesco Aliprandi, presidente del
Tribunale di Padova.
Conclusa la visita, si
sono susseguite nella
sede dell’Accademia le
riunioni del Consiglio
direttivo dell’Accademia Aliprandi e l’assemblea congiunta dell’Associazione Stenografica Magistrale Italiana e della Federazione Stenografica Italiana
«Gabelsberger-Noe».
La mattina del 26 è stata dedicata al ricordo
dell’Uomo. Hanno introdotto i lavori, leggendo le numerose
adesioni pervenute,
Flaviano Rodriguez e
La svizzera prof.ssa Bernasconi davanti a un pannello della mostra dedicata a Giuseppe Aliprandi.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
lo stesso Francesco Aliprandi, il primo sottolineando in particolare il
grande amore con cui
Aliprandi ha seguito,
fin dalla prima infanzia,
gli studi stenografici;
l’altro ringraziando Rodriguez per aver voluto
mantenere in vita l’Accademia di studi grafici,
averla dedicata a suo
padre e averne ottenuto
il riconoscimento come
ente morale.
È seguito un breve intervento del presidente
dell’Intersteno, William
Bonnet, che sta preparando a Losanna il congresso dell’Intersteno
per il luglio del 1998.
Andrea Innocenzi ha
tracciato un profilo storico dell’evoluzione del
pensiero di Aliprandi,
leggendo brani tratti
dalle Sue opere, dal Bollettino di Studi Grafici,
dalla voce Stenografia
dell’Enciclopedia Treccani, dalle Strenne che,
negli ultimi lustri della
sua vita, Aliprandi
diffondeva fra gli amici
augurando il buon
anno, pubblicazioni
queste molto attese, anche per l’accurata veste
tipografica. Un accenno ha rivolto Innocenzi
anche all’attività di
Francesco Giulietti;
Fondazione Giulietti e
Accademia Aliprandi
sono infatti gli enti più
attivi, attualmente, nel
campo stenografico.
È stata poi la volta del
relatore ufficiale, Paolo
A. Paganini, che rappresentava la Fondazione Giulietti: il suo intervento, seguito con la
3
L’arrivo dei convegnisti nella pluricentenaria sede dell’Accademia Patavina.
massima attenzione e
applauditissimo, a grande richiesta, viene riprodotto pressoché integrale in altre pagine
della Rivista.
D
opo un breve rinfresco, si sono
succeduti gli interventi
di Luigi Montobbio dell’Accademia Patavina,
che ha illustrato i contatti che, dal 1918, appena approdato nella
città veneta, Aliprandi
ha avuto con enti e istituzioni locali; gli anni
dedicati alla matematica all’Università e poi,
per sua scelta, nell’Istituto commerciale Calvi; la sua attività pubblicistica ed anche di resocontista degli atti del
Comune e della Provincia di Padova.
Angelo Quitadamo si è
occupato dei rapporti
fra Aliprandi e Intersteno che gli permisero di
mantenere contatti con
gli esponenti della cultura graf ica dei vari
paesi europei; Presidente di commissioni bibliografiche, vicepresidente dell’Ente, Aliprandi era stato fra gli
artefici, nel 1954, della
Federazione Italiana di
stenografia, trasformatasi successivamente
nell’EUSI. Particolarmente sensibile all’approfondimento di tutto
quello che poteva servire a una migliore conoscenza non solo della
stenografia e della dattilografia, ma anche dei
vari aspetti della produzione grafica, Aliprandi
era sempre pronto a
mediare e pacificare.
Ultimo oratore, Gian
Paolo Trivulzio si è valso anche di diapositive
per tracciare una specie
di panorama del ventesimo secolo, il secolo della velocità, che ha portato profonda trasformazione anche nel mondo
della cultura, attraverso
i perfezionamenti della
tecnica. In queste trasformazioni Aliprandi
ebbe un ruolo di precursore; certi scritti di anni
lontani fanno capire
come Egli avesse intuito
trasformazioni che poi
sono avvenute, per
esempio nella macchina
per scrivere, con l’avvento dell’elettricità e
dell’elettronica, fino al
computer. Considerata
la vasta mole di pubblicazioni lasciate dal Maestro, Trivulzio ha concluso lanciando l’idea di
un «ipertesto Aliprandi
1995», da collegare a Internet.
Aperta la discussione,
sono intervenuti brevemente: Ascoli, storico
della scrittura a mano,
Cappellari di Ferrara,
Vittoria Bolognesi di
Bologna, Galletti di
Trieste, tutti compiacendosi per la riuscita
manifestazione.
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4
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
P
aolo A. Paganini, in
rappresentanza della
Fondazione Giulietti alle
celebrazioni tenutesi a
Padova il 26 novembre,
per il Centenario della nascita di Giuseppe Aliprandi, ha tenuto un articolato e commosso discorso. Qui lo proponiamo integralmente all’attenzione di tutti i Lettori.
Q
uando Giuseppe Aliprandi
nacque, a Tromello di
Pavia, il 15 novembre
1895, la stenografia di
Gabelsberger e Noe si
stava g ià clamorosamente affermando in
tutta Italia. In quel periodo, dunque, di gran-
IL PRIMO
AMORE
DI GIUSEPPE
ALIPRANDI
di Paolo A. Paganini
de fervore stenografico, di nascenti associazioni, di incontri culturali, di corsi teorici e
pratici organizzati un
po’ ovunque, fu quasi
naturale che Giuseppe
Aliprandi, appena undicenne, venisse contagiato dalla nuova, fascinosa materia.
E la storia potrebbe finire qui, fugace episo-
dio, fra le mille accensioni di sangue e d’intelletto che inturgidiscono la vita di tutti gli
adolescenti, per poi
sbollire ai primi brutali
scontri con la realtà.
Come avvenne per tanti suoi coetanei, quando la prima, immane
tragedia, che sconvolse
l’Europa, brutalizzò
vite, sogni e illusioni di
g ioventù. Anche per
Aliprandi, che pur ne
uscì indenne, riformato
a causa della vista,
dev’essere stato un dolente, sofferto richiamo
a un impegno di vita
realisticamente disincantato.
La « belle époque » era
finita a Caporetto.
Si trasferì a Padova, dopo la laurea in matematica, conseguita ventenne a Pavia; e iniziò la
sua carriera di matematico, prima come insegnante supplente all’Istituto Tecnico «Belzoni »; poi, assistente volontario di algebra alla
cattedra di analisi infinitesimale dell’Università; quindi, di ruolo
L’intervento di Paolo A. Paganini, qui tra Flaviano Rodriguez e Andrea Innocenzi.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
per un triennio, dal
1919; infine, titolare di
matematica finanziaria
ed attuariale nell’Istituto Tecnico Commerciale « Calvi », dove insegnò per quasi un quarantennio (1922-1960).
Pubblicò testi per la
scuola media superiore
e attivi contributi di
scienze matematiche in
riviste specializzate.
Addio, dunque, stenografia?
In questa sua lunga ed
operosa vita, dedicata
alle scienze matematiche, sembrerebbe impensabile che quella
modesta, umile e sì preziosa ancella della lingua italiana, la stenografia, trovasse ancora
un angolo d’interesse.
Semmai, un caro, struggente ricordo, come la
meteora di un primo
amore, avvampante
cotta giovanile, intensa
e bruciante, e poi, negli
anni, or qua or là, romanticamente rimembrata.
Sappiamo che non è
stato così.
Ancor prima ed unitamente agli studi matematici, studiò ed accanitamente approfondì
l’arte della scrittura veloce, con un amore non
cieco e servile (Aliprandi non volle mai farsi
mercenario di nessuna
fazione, aborriva ed
evitava polemiche e
diatribe di bottega).
Custodì e arricchì quel
primo indimenticabile
amore con ricambiata
dedizione. Divenne
così non solo un abile
ed esperto amante del-
5
Giuseppe Aliprandi nel suo studio a Padova.
la stenografia (oltre che
nel suo iter scolastico,
se ne servì, poi, per
anni nelle sedute dei
consigli comunale e
provinciale di Padova),
ma anche un attento e
profondo osservatore e
studioso dei vari aspetti
tecnici, grafici, grammaticali, connessi alla
stenografia gabelsbergeriana e, soprattutto,
all’evoluzione storica
della stenografia in generale.
Anche sotto questo
profilo, dimostrò prestissimo un singolare e
– giudicato a posteriori
– modernissimo metodo di lavoro.
Fra i tormenti e le beatitudini del primo amore c’è anche la volontà
gelosa e totalizzante di
conoscere tutto, di sapere tutto dell’oggetto
amato, e di proclamarlo
ovunque, e ovunque lasciare il caro nome
scritto «qual con carbo-
ne e qual con gesso, / e
qual con punte di coltello impresso», per dirla con l’Ariosto.
Anche Aliprandi scrisse
il nome dell’amata sulle
cortecce perenni della
Storia, con una sbalorditiva precocità di date.
Vediamone qualcuna.
N
el 1914, diciannovenne, « inaugurandosi i corsi di stenografia presso l’Unione
Stenografica Pavese »,
rese pubblica la propria
professione di fede, con
un perentorio opuscolo, intitolato « Impariamo la stenografia!», firmandosi autorevolmente Prof. Giuseppe Aliprandi. In copertina, altro segno della sua singolare insofferenza per
le angustie di borgata,
una frase di Alessandro
Dumas, « Ho sulla stenografia l’opinione che
hanno tutti. Essa rende
i più grandi servigi e
non sarà mai troppo
quello che si farà per
propagarla ». A pag. 3,
infine, una tenerissima
dedica: «Ai miei genitori che, con saggio intendimento, vollero nei
primi anni farmi apprendere l’arte di Gabelsberger, con atto riconoscente offro».
Nel 1915, a vent’anni,
sempre a Pavia, diede
alle stampe un «Saggio
bibliografico dei sistemi
di stenografia pubblicatisi per la lingua italiana
dal 1908 al 1914 (escluso il sistema Gabelsberger-Noe)».
La strada di una vocazione rivolta alla ricerca
comparativa era g ià
chiaramente abbozzata.
Sempre nel 1915, pubblicò: «Il sistema nazionale Meschini (la fonostenog raf ia italiana)
con una tavola comparativa degli alfabeti dei
sistemi GabelsbergerNoe, Meschini, Marchionni, Nag y, Monod».
Ancora nella stessa
data, uscì l’opuscolo,
«Per gli allievi stenograf i: ‘UN PO’ DI STORIA’, chiosando, subito
sotto il titolo: ‘Va bene
la conoscenza teorica,
ma perché non integrarla con lo studio storico dell’arte stessa?’»
I caratteri primigeni
della sua infaticabile e
coerente attività di studioso – la ricerca, la
comparazione, l’analisi
storica, il procedere
verso sempre nuove incognite, e poi l’ansia
della divulgazione, della comunicazione – con
6
precoce nitore, erano
inequivocabilmente
tracciati già a vent’anni.
Sotto questo prof ilo,
Giuseppe Aliprandi divenne non soltanto uno
dei massimi storici della
stenografia, ma anche,
per professione e vocazione, uno dei più indomiti divulgatori, tanto
che, a partire dagli anni
30, come in preda a una
febbrile, inestinguibile
insaziabilità, decise di
dedicare tutte le sue
energ ie allo studio e
alla diffusione della stenografia.
Ma non gli bastò.
Senz’altro, si rese, sì,
conto che la stenografia
era la più semplice e fedele espressione grafica
del pensiero. Ma, certamente, anche s’accorse
che la scrittura veloce
era soltanto uno dei
tanti mezzi, certo il più
raffinato, il più mistericamente affascinante, il
più aristocratico, della
elaborazione del pensiero, della sua espressione e della sua comunicazione.
Da scienziato, da matematico, cioè da attento
osservatore delle correlazioni, dei rapporti,
delle connessioni logiche, capì – e, a posteriori, possiamo affermarlo
senza azzardate deduzioni – che il mondo dei
codici passa per ragnatele di interlinee sempre più fitte ed articolate fra loro. Cioè, non si
può disgiungere l’uno
dall’insieme, il pensiero
dalla sua espressione
scritta e parlata, la scrittura dalla g raf ica, la
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
grafica dalla comunicazione, la comunicazione dai significati, i significati dalla forma, eccetera.
Insomma, un segno,
linguisticamente parlando, quanti significati
possiede e, soprattutto,
quante strade espressive può avere?
U
na domanda inquietante, che
s’appalesa e s’affaccia
su altre domande, sul
groviglio d’inesauribili
misteri, una domanda
che, in ultima analisi, si
apre sul mistero dell’intelligenza, condannandola al moto perpetuo
d’una inesausta ricerca,
preda d’illusori successi
e di fatali delusioni.
Senza pace, senza fine,
senza definitive conclusioni.
Forse per questo Aliprandi si rivolse con accanita curiosità, con
puntiglioso metodo
scientifico, al mondo
dei codici della comunicazione. Per una sua
faustiana ricerca della
verità, ebbro delle divine proporzioni del bello, eterno ed immutabile, eppure sfuggevole e
perennemente cangiante, eppure inequivocabilmente depositato,
contro le leggi del tempo, nell’armonia di una
pagina, nella perfezione
d’un carattere bodoniano.
Il volume commemorativo pubblicato dalla Fondazione Giulietti.
Giovanni Nencioni, un
patriarca delle questioni linguistiche, presidente della gloriosa Accademia della Crusca,
dice: « La lingua non è
un codice matematico,
logico o tecnologico, in
cui ogni termine ha un
suo valore preciso, ma
riflette, nel suo secolare
divenire e sovrapporsi,
il costume, la psicologia e l’immaginazione
d’una intera società...»
Parlando in questa
sede, sappiamo, per la
competenza di chi ci
ascolta, che si tratta
d’una affermazione
quasi ovvia.
Ma proviamo ad immaginare lo sconcerto di
Giuseppe Aliprandi, nel
considerare tale irriducibile ovvietà: da una
parte l’immutabilità del
codice matematico; dall’altra la mutabilità, la
convenzionalità, l’arbitrarietà del codice linguistico.
Una dicotomia apparentemente inconciliabile.
(Una dicotomia, per inciso, che esiste, contraddicendone assurdamente la definizione, financo nei due codici
paralleli: pensiero parlato e pensiero scritto,
perché in realtà parliamo in un modo, ma
scriviamo in un altro.
Ma questo è un altro discorso).
Eppure, proprio da qui,
da questa apparente
spaccatura, deve essere
partito, prestissimo, Aliprandi, arrivando alla
conclusione che solo la
stenografia è la garante
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
e fedele rappresentazione del pensiero e del discorso, secondo un preciso rapporto di similitudine; ancor meglio: di
uguaglianza, perché
essa stenografia cristallizza il pensiero nel suo
attimo nascente e fuggente, in una sacralità
che concilia liturgicamente arte e scienza.
Qui dev’essere avvenuta la prima rasserenante
pacificazione ideologica. La stenog raf ia,
come codice linguistico, sotto il profilo dell’analisi sincronica, poteva essere tranquillamente considerata come un codice matematico!
P
ossiamo affermare
che, in nuce, tutto
ciò abbia principiato,
tanti anni prima, ancora fanciullo, con la stenografia? A noi piace
crederlo, anche perché,
in Aliprandi, non c’è
mai stata nessuna folgorazione, pentimento o
redenzione su nessuna
strada di Damasco. La
sua via, nella poliedricità di una laboriosa e
variegata esistenza, vista oggi nella prospettiva della Storia, e nelle
nebulose inquietudini
d’un angosciante presente, ci appare coerente, lineare e luminosa,
fin dall’inizio.
Francesco Giulietti in
un suo scritto affermava che « lo studio della
stenog raf ia... ha un
gran potere formativo
per l’intelligenza e il carattere; potere che è
stato riscontrato non
7
inferiore a quello della
matematica...»
Non è stato dunque un
caso che Aliprandi, adolescente, con consequenziale naturalezza,
s’indirizzasse alla matematica, trovando così
un altro formidabile potenziale neuronico per
la propria intelligenza.
Neuronico.
In quel g rovig lio di
miliardi di cellule, che
l’organizzazione delle
sinapsi distribuisce in
processi mnemonici,
la mente di Giuseppe
Alipr andi deve aver
trovato mirabili illuminazioni, oltre il sipario delle più vili e
normali rappresentazioni dell’intelligenza,
la quale, per i più, è
uno « scegliere fra », da
« inter » e « legere », ma
che solo per pochi è
« vedere dentro », da
« intus » e « legere »,
come scrisse l’avvocato e giurista, Francesco Carnelutti, in un
aureo libriccino del
1957, « Il sole si leva al
tramonto », che raccoglieva alcune sue conversazioni radiofoniche dell’anno prima:
« Come si fa dunque a
camminare nel futuro –
scriveva Carnelutti –, se
il futuro è buio? Eppure
bisogna. Se ci fossero
dei ragg i di luce, da
proiettare davanti a sé,
allora si riuscirebbe a
veder dentro, nel buio:
una specie di radioscopia. Avete mai pensato
che intelligenza vuol
dir proprio questo: intus legere, leggere dentro?»
E, come un’eco lontana, tra «Rumore e silenzio», come «Lo stato di
grazia», in un «Trionfo
di luci di anime », cogliendo a caso tra i tanti
« Asterismi » di Aliprandi (i più attenti si saranno accorti che sto usando i titoli di alcune delle
sue attese e preziose
«Strenne» natalizie, con
le quali, a bella stampa
nel nitore dei caratteri
bodoniani, usava dire
Buon Anno agli amici)
sembra qui rispondere
a Carnelutti, cioè anche
a noi, in «Santa Lucia»
(Strenna del 1972), perché nel pensiero dei
grandi, quando si spegne la voce di chi ci fu
caro, parla la poesia dei
sentimenti, che spesse
volte « legge dentro » e
più lontano di qualsiasi
altro dono dell’intelligenza:
« Quando sempre più
tardo e stanco è il nostro
camminare ed abbiamo
la sensazione del prossimo approdo senza ritorni, la memoria accusa la
vecchiezza o la senilità.
Ma anche in queste ore
amare o tristi, penso ci
sia qualche cosa che
vive continuamente in
noi – o almeno in molti
di noi –, associato ad affetti non veniali. Cara e
animatrice è ‘la memoria di quella voce’: la
voce del babbo. Del
‘mio’ babbo...»
E qui il cerchio, che si
era aperto con quella
dedica del 1914, ricordate?: « Ai miei genitori... che vollero nei primi anni farmi apprendere l’arte di Gabelsberger...», di lì a poco si sarebbe chiuso nell’eterna trasfigurazione degli
affetti, in cui tutto si risolve, tutto si spiega e
tutto trova finalmente
pace.
„
La “fedele” Underwood,
sulla quale Aliprandi ha lavorato tutta la vita.
31-a17
8
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
ASMI E FEDERAZIONE
I
l 25 novembre 1995,
alle ore 18, a Padova,
nell’ambito delle cerimonie per il centenario
della nascita di Giuseppe Aliprandi, si è tenuta un’assemblea congiunta dell’A.S.M.I. e
della Federazione Gabelsberger-Noe.
Paganini, assunta la
presidenza, ha presentato la riunione come
un tentativo di rivitalizzare un’Associazione,
rimasta in stasi per
qualche anno per mancanza di soci; lo scopo
è di dare un nuovo
slancio alle nostre istituzioni gabelsbergeriane. Le nostre società
sono ridotte, sia come
numero che come associati. Il 3 gennaio del
1996 l’Unione Stenografica Triestina compirà 120 anni, ma è in
stato preagonico.
Bisogna cercare di ragg ruppare nell’ASMI
tutte le persone che
credono ancora nel Gabelsberger-Noe e nel
valore culturale inalienabile che è costituito
dalla stenografia. Lo
conferma l’arrivo a Padova per questa nostra
manifestazione di soci
da Caserta, da Napoli,
da Trieste, da Bologna,
da Milano.
L’appello di Paganini è
rivolto anche alla so-
VERBALE
DELL’ASSEMBLEA
TENUTA
A PADOVA
IL 25 NOVEMBRE 1995
pravvivenza della Federazione, che si può ottenere attraverso la Magistrale.
Quitadamo si associa
alla diagnosi di Paganini e avverte qualche segno positivo, come il
riaffiorare a Parma di
un interesse anche per
la stenograf ia. Ma il
male è alla fonte: le trasformazioni dei gruppi
di materie dei concorsi
ministeriali non giovano alla conoscenza della stenografia, proprio
mentre il Ministero di
Grazia e Giustizia ricerca personale per le necessità delle udienze
giudiziarie.
Paganini rammenta
che i soci dell’ASMI
sono 29, più cinque vitalizi, e propone per la
primavera una riunione
a Firenze, estesa anche
ai rappresentanti degli
altri sistemi: ci si orienta per la data del 16-17
marzo 1996.
Tutti i presenti, su una
traccia indicata da Pa-
ganini, concordano
una lista di soci per le
cariche sociali, lista
che, perfezionata, viene approvata all’unanimità per acclamazione.
Le cariche dell’Associazione Stenografica
Magistrale Italiana
Consiglio direttivo
Presidente
Paolo A. Paganini
Vicepresidente
Giuseppe Piccotti
Segretario
Giuseppe Capezzuoli
Consiglieri
Elisa Castellano Polo
Maria Vittoria Nicodemi
Angelo Quitadamo
Anna Ventura
Collegio sindacale
Presidente
Eleonora Pagano
Sindaci effettivi
Clotilde Russo Macchia
Giuseppe Di Peso
Sindaci supplenti
Carla Di Silvio
Luigi Golia
Collegio dei probiviri
Presidente
Emilio Catanese
Membri
Francesco Castaldo
Angela Lambertini
Attilio Ottanelli
Paola Zanetti
Le cariche Sociali della Federazione Stenografica Italiana
Consiglio direttivo
Presidente
Angelo Quitadamo;
Vicepresidente
Francesco Castaldo
Segretaria cassiera
Eleonora Pagano
Consiglieri
Vittoria Bolognesi
Maria Vittoria Nicodemi
Giuseppe Piccotti
Anna Ventura
Collegio dei sindaci
Presidente
Emilio Catanese
Effettivi
Luigina Di Giusto
Emma Tron
Supplenti
Giulia Di Martino
Filomena Mezzullo
Collegio dei probiviri
Presidente
Attilio Ottanelli
Membri
Elisa Castellano Polo
Giuseppe Di Peso
Angela Lambertini
Paola Zanetti
31-a11
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Q
uasi una conferma a quel
risveglio di interesse
per la stenografia già
manifestatosi con il
successo di tanti italiani
alle gare internazionali
di Amsterdam (v. il numero precedente della
« Rivista »), si è avuta a
Milano il 15 ottobre in
occasione della premiazione dei migliori concorrenti alle gare promosse (per il 19° anno
consecutivo) dall’Istituto di Magistero Stenografico. La bella sala
del Teatro S. Babila era
affollata, come non lo
era da anni, da centinaia e centinaia di giovani educati e composti e, solo a tratti, trascinati a vigorosi applausi all’apparire di un
compagno particolarmente ammirato. In
sala non c’erano solo
milanesi o lombardi,
ma anche una folta rappresentanza venuta da
Trieste, da Napoli, finanche da Reggio Calabria: chiara manifestazione d’amore e d’interesse nei confronti della stenografia, verso la
quale solo il Ministero
dimostra la propria accidiosa ottusità e indifferenza.
Sul palco, la dott. Maria
Onorati rappresentava
9
RISVEGLIO
D’INTERESSE
PER LA
STENOGRAFIA
(NONOSTANTE IL MINISTERO)
di Giuseppe Capezzuoli
il Prefetto Rossano, il
dott. Paolo Di Stefano
l’Ordine dei Giornalisti
della Lombardia; il
prof. Angelo Quitadamo era presente sia
come presidente del-
l’EUSI che di presidente della Federazione
Stenografica Italiana,
Paolo A. Paganini in
veste di presidente dell’Associazione Mag istrale, anche in rappre-
sentanza della Fondazione Giulietti di Firenze e il dott. Gian Paolo
Trivulzio come ex rappresentante italiano
nell’Intersteno, che organizza congressi e
gare internazionali.
Naturalmente c’erano
anche i dirigenti dell’Istituto organizzatore
delle gare ai quali è toccato di condurre lo
spettacolo: ha iniziato
la direttrice, Mariavittoria Nicodemi che si è
profusa in ringraziamenti a tutti ma parti-
Mariavittoria Nicodemi e Angelo Quitadamo premiano una concorrente milanese.
10
colarmente ai giovani e
ha ricordato le adesioni
di chi, non potendo intervenire, ha mandato
telegrammi o messaggi: molti, dal Cardinale
Martini al sindaco Formentini, dal presidente
della Fiera di Milano a
quello dell’Azienda di
promozione turistica,
dai giornali («Il Sole-24
Ore » e « Il Giornale »)
all’Associazione Artig iani, dal presidente
della Regione, Formigoni, ai rappresentanti
in Italia della CEE, ecc.
Ha preso poi la parola
Paganini, per sottolineare, oltre le tante applicazioni pratiche, il
valore formativo e culturale della stenografia;
così come, nel segno
dell’impegno intellettuale (che, con il divertimento, è l’ideale di
ogni pedagogia) «fa cultura anche il teatro di
cui siamo ospiti grazie
alla cortesia del direttore, dott. Mario Maramotti», e Paganini lo invita sul palco per consegnargli un premio. Ricambia il dott. Maramotti mettendo a disposizione dei giovani
abbonamenti agli spet-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
tacoli a prezzi di favore.
Dopo gli interventi,
brevissimi, di Trivulzio, per richiamare il
successo degli italiani
alle gare di Amsterdam, e di Quitadamo,
che a sua volta organizza le gare internazionali di Montecatini, nonché del rappresentante
dell’Ordine dei Giornalisti e della preside
prof. Ada Ponchielli, a
nome dei dirigenti delle scuole interessate
alla manifestazione, è
iniziata la premiazione
nel corso della quale è
stato sottolineato il significato di due coppe
offerte dal Circolo Filologico Stenografico di
Genova, il cui presidente, Manlio Lombardo, per ragioni di salute, è stato costretto a
disertare un appuntamento cui aveva spesso
partecipato. Le coppe
sono andate ai vincitori
di due fra le gare più
prestigiose: la velocità
stenografica a 80 parole al minuto (Elisa La
Donna di Lodi) e quella di avviamento alla
sintesi (Debora Bianchi
di Monza). La coppa
dall’ASMI l’ha portata
Paolo Di Stefano dell’Ordine dei Giornalisti premia una vincitrice.
La Fondazione Giulietti di Firenze ha distribuito 21
abbonamenti della «Rivista degli Stenografi» ai migliori classificati, e 7 volumi delle «Scritture veloci»
di Francesco Giulietti ai vincitori assoluti, cioè a:
Chetta Raffaella di Casalpusterlengo, Toni Barbara di
Induno Olona, La Donna Elisa di Lodi, Vecchioni Sabrina di Trieste, Busti Alessia di Induno Olona, Bianchi Debora di Monza e Carli Enrica di Castelbelfiore.
a Trieste Sabrina Vecchioni, la migliore nella gara di ortostenoscrittura.
Nel corso della premiazione è stata segnalata
un’iniziativa dell’Unione Stenografica Lombarda « Andrea Marchiori» che, per ricordare una sua compianta
docente, Luisa Pisati,
ha offerto una borsa di
studio da assegnare a
chi avrà tratto il maggior profitto dal corso
di perfezionamento e
avvio alle maggiori velocità che l’IMS attuerà
in questo anno scolastico. Il corso mira a mettere l’IMS in grado di rispondere positivamente alle richieste di bravi
stenografi che nell’era
dell’informatica, continuano a pervenire a dimostrazione che la stenografia può essere ancora una valida arma
contro la disoccupazione.
„
RINGRAZIAMENTO DELL’IMS
Rinnovo sulla «Rivista degli Stenografi» il mio ringraziamento sincero a tutte le persone che con l’insegnamento, l’abilità, la buona volontà, la presenza e la collaborazione, hanno permesso all’I.M.S. di organizzare, svolgere
e, con grande soddisfazione, portare a conclusione, con la
premiazione di domenica 15 ottobre, le gare 1995.
Gli «stenografi» hanno fatto la parte del leone e hanno
ottenuto premi prestigiosi e plausi unanimi, ma vorrei, in
queste pagine, dare un giusto riconoscimento a tutti i
partecipanti alle gare di «trattamento testo», questa ermetica definizione comprende diverse discipline, grande
professionalità nell’insegnarle, grossi sacrifici di aggiornamento e di studio per «i riciclati» (che brutta parola!)
che si devono adeguare alle richieste delle scuole (senza
parlare delle graduatorie!).
Quindi vediamo nella disciplina onnicomprensiva, che è
proponderante nelle scuole di oggi, una parallela che
viaggia con noi nell’esclusivo scopo di dare ai giovani
maggiore cultura e maggior possibilità di inserimento in
questo difficile mondo tecnologico.
Ancora grazie e ... all’anno prossimo!
MARIAVITTORIA NICODEMI
Direttrice dell’Istituto di Magistero Stenografico di Milano
31-a1
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Dal Verbale del Consiglio
Direttivo dell’EUSI, svoltosi il 17 settembre 1995, alle
ore 10.35, presso la sede sociale in Roma, Via Benco,
56, stralciamo alcuni passi
d’interesse comune che riteniamo utile divulgare.
Erano presenti:
per il Consiglio Direttivo:
Quitadamo, Spigoli, Urzi,
Pagano, Fabi, Palandri,
Del Signore, Ramondelli,
Rodriguez, Trivulzio, Spellucci; giustificano l’assenza: Nania, Mancari, Socchi, Dessì; per i Revisori dei
Conti: Basurto, Franco,
Crippa; assenti giustificati:
Mezzatesta, Sferra, Cappellari.
I
« l Presidente Angelo
Quitadamo (...) dà lettura del verbale del Comitato di Presidenza svoltosi il 15 giugno, commentandone i punti salienti. Nel far rilevare che
nessuna risposta è pervenuta alle richieste formulate per lettera relative all’accettazione degli incarichi e all’approvazione
della nomina del dott.
Ramondelli a delegato
presso l’Intersteno, chiede all’Assemblea di pronunciarsi su tale nomina,
che viene approvata all’unanimità.
Il Presidente esprime un
vivo ringraziamento al
prof. Trivulzio per l’opera svolta presso l’Intersteno, opera che non
11
PERPLESSITÀ
DELL’ EUSI:
CALANO I
PARTECIPANTI
A
MONTECATINI
solo ha qualificato fortemente la rappresentanza
italiana, ma è servita altresì a rinnovare significativamente l’Intersteno nelle espressioni
agonistiche e culturali.
I risultati ottenuti dai
rappresentanti italiani
alle gare di Amsterdam
sono stati tali che il Presidente della Repubblica
ha inviato un suo messaggio di plauso.
Il Presidente invita il
prof. Trivulzio a continuare la collaborazione
all’EUSI come consigliere.
Sulla scia di Trivulzio ha
mosso i primi passi il
dott. Ramondelli, il quale ha inviato alcune sue
brevi considerazioni che
si allegano al verbale.
Q
uindi il Presidente presenta
l’organico dell’EUSI per
il triennio 1995-1998, a
proposito del quale fa rilevare che il Consiglio
Direttivo è stato riportato a 13 componenti (se-
condo il dettato dello
Statuto) in quanto la
prof. Garbislander, dimissionaria per motivi di
salute, non è stata sostituita e l’AIRS, con la nomina del dott. Ramondelli a delegato Intersteno, ha – come gli altri
Enti aderenti – un solo
rappresentante.
Pertanto, il Consiglio
Direttivo è composto
come segue: Presidente:
prof. dott. Angelo Quitadamo; Vice Presidenti:
dott. Ferdinando Fabi,
dott. Raffaele Palandri,
prof. Mario Spigoli,
prof. Elisabetta Urzì;
Consigliere Segretario:
prof. dott. Giorgio Spellucci; Viceseg retario:
prof. Silvana Nania;
Consigliere Amministratore: prof. Eleonora
Pagano; Viceamministratore: prof. Maria Basurto; Consiglieri: dott.
Fabrizio Del Signore,
proff. Gianpaolo Trivulzio, Renzo Mancari, Flaviano Rodriguez, Teresa
Secchi.
I Revisori dei conti sono:
il prof. dott. Oreste Cappellari, presidente; la
prof. M. Luisa Crippa e
la prof. dott. Maria Mangia, membri effettivi; i
proff. Mario Franco e
Carlo Sferra membri
supplenti.
Sono delegati EUSI: all’Intersteno, il dott. Fausto Ramondelli; per la
Sardegna, la prof. Ester
Dessì. Il dott. Giacomo
Di Piazza viene proposto
come vicedelegato all’Intersteno: l’assemblea
esprime il proprio compiacimento per tale proposta, che attende l’accettazione da parte dell’interessato.
(...)
I
l Presidente richiama
l’attenzione dell’assemblea su quello che è
stato per molti anni la ragion d’essere dell’EUSI,
vale a dire l’organizzazione delle Gare Nazionali ed invita i presenti a
tributare un caloroso ringraziamento al prof. Spigoli che, con tanta abnegazione e fatica ha provveduto a reperire gli
strumenti necessari al
loro svolg imento per
moltissime edizioni.
Esterna alcune perplessità dovute sopratutto
alla notevole diminuzione del numero dei
concorrenti nell’ultima
edizione – da circa 11
12
mila a circa 6 mila – che
hanno provocato notevoli problemi finanziari. L’assemblea concorda col mantenimento
della manifestazione e
Palandri auspica che si
possa arrivare almeno
alla cinquantesima edizione.
In conseguenza del calo
del numero dei partecipanti, che probabilmente
si ripeterà, occorrerà ridurre i giorni di gara e
articolarli non più su tre
turni ma su due. Rileva
che alcune gare di nuova
istituzione hanno avuto
un ottimo riscontro,
mentre per altre gare che
già figuravano nei programmi degli anni precedenti, la risposta si va affievolendo.
(...)
Ramondelli suggerisce di
valorizzare al massimo la
gara dei professionisti,
cercando di concluderla
con la premiazione nella
stessa giornata della gara
e darne la massima diffusione agli enti presso i
quali lavorano gli stenografi.
Propone poi che l’AIRS
gestisca, sia pure sotto il
patrocinio dell’EUSI, la
gara di stenotipia in
tempo reale, in modo
che l’AIRS possa contattare varie società che si
occupano di resocontazione a livello commerciale.
La gara di trattamento
del testo dovrebbe seguire la falsariga di
quella Intersteno ed anche la gara di trascrizione veloce dovrebbe seguire lo stesso regolamento internazionale
(...) ».
„
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
ANCORA GRAZIE
A QUANTI
HANNO LAVORATO
SENZA PRENDERE
UNA LIRA
LETTERA APERTA
AL PRESIDENTE DELL’ EUSI
di Mario Spigoli
(Vice Presidente dell’EUSI)
D
omenica
14
magg io 1995,
con la proclamazione
dei vincitori e con la
consegna dei Trofei L.
Pagano e G. Quitadamo, delle coppe e delle
medaglie, si è concluso
positivamente il 47°
Campionato Nazionale
Polivalente EUSI 1995.
Nella veste di presidente delle giurie, ritengo
necessario rendere brevemente noti, gli scopi,
i fatti e gli atti relativi
alla recente manifestazione.
G
li scopi. In merito agli scopi delle gare è suff iciente
quanto ha scritto, in
proposito, il Direttore
Generale dell’Istruzione Tecnica Statale,
Dott. Damiano Ricevuto, che, nel concedere il
nulla osta alla richiesta
di Patrocinio del Ministero della Pubblica
Istruzione, si è espresso
testualmente: ... « si
esprime il proprio nulla
osta, considerando che
ai fini della partecipazione degli alunni degli
Istituti Tecnici appare
determinante il contributo dell’iniziativa ormai offerto da anni, in
termini di interesse per
le nuove tecnologie e di
conoscenza di alcuni
settori particolarmente
significativi del mondo
del lavoro».
Anche il Direttore Generale per l’Istruzione
Professionale ha concesso il proprio nulla osta
per il Patrocinio. In merito all’Istruzione Professionale, l’EUSI, facendo riferimento a quanto
indicato dalla Direzione
nel precedente Campionato, ha adeguato le
gare al «...fine di consentire un ‘saper fare’ conseguito con un sapere sistematico e capitalizzabile, non semplici segretari ma figure professionali con abilità e competenze polivalenti».
Il Comitato Organizzatore ha recepito e fatto
proprio l’orientamento
della Direzione Professionale con l’inserimento di nuove gare,
prettamente polivalenti, in conformità ai programmi comunitari, al
progetto « 92 », Igea,
ecc.
I
fatti. I fatti si sono
realizzati con la notevole partecipazione
di gareggianti, provenienti da tutti gli istituti
professionali e tecnici
d’Italia, compresi gli indipendenti, i Centri di
Formazione Professionale, le Associazioni
Culturali e i Professionisti. Sulle materie polivalenti si sono alternati
circa 6000 giovani.
Gli atti. Gli atti sono
notevoli per l’ottima
organizzazione realizzata grazie ad una copiosa attrezzatura tecnologica: 150 macchine
elettroniche ET; 40
calcolatrici Logos; 15
videoscritture ETV; 66
personal Computers
(n. 60 mod. 486 con 30
stampanti e n. 6 computers 386 con 6 stampanti, ecc.). A tutto
questo si aggiunge la
preziosa collaborazione del Preside dell’Istituto Professionale Al-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
berghiero di Montecatini Terme, Prof. Dott.
Pier Angiolo Mazzei,
che, nei momenti di super affollamento di gareggianti, ha messo a
disposizione l’attrezzatura informatica dell’Istituto da lui diretto.
Molti sono stati i Presidi che hanno dimostrato notevole disponibilità, con il prestito dei
mezzi di cui sopra; è
opportuno citarli tutti.
— Preside Prof.ssa Anna Barbadoro dell’IPC
«Podesti» di Ancona;
— Preside Prof.ssa Anna Lopez dell’IPC
«Strampelli» di Rieti;
— Preside Prof. F. Catullo dell’IPC «V. da Feltre» di Roma;
— Preside Prof. S. Pepenella dell’IPC « Don
Morosini» di Roma;
— Preside Prof. G. Garofalo dell’IPC «E. Orfini» di Foligno;
— Preside Prof. V. Moscato dell’IPC «F. Cesi»
di Roma;
— Preside Prof.ssa G.
Malesci dell’ITC « Forti» di Buggiano;
— Preside Prof. A.
Grasso dell’IPC « Garrone» di Roma,
ed inoltre:
— Prof. Dott. Giorgio
Spellucci dell’Istituto
«Spellucci» di Roma;
— Prof. Dott. Carlo
Rodriguez dell’« IDI
Informatica» di Firenze.
Come sempre, la preparazione relativa all’organizzazione dei Campionati Polivalenti, ha
comportato l’impegno
di alcuni colleghi « volontari » che hanno dedicato, gratuitamente,
13
Mario Spigoli
il loro tempo libero a
tale scopo. Senza di
loro sarebbe stato impossibile realizzare il
Campionato. Un notevole impegno ed aiuto
nella preparazione del
campionato è stato
dato, con intelligenza e
professionalità, dalla
« vulcanica » collaboratrice Prof.ssa Maria Basurto dell’IPC « Casagrande » di Terni, che
unitamente al Prof. A.
M. Quitadamo e al sottoscritto hanno reso
possibile portare a termine la preparazione
del 47° Campionato
Nazionale.
A questo punto è doveroso citare i colleghi
che hanno collaborato
durante lo svolgimento
della manifestazione.
Segreteria Amministrativa e Organizzativa
Prof.sse T. Secchi e E.
Pagano, coadiuvate dalle Sig.ne S. Giuliani, M.
Liberati e D. Cavaccioli.
Segreteria Operativa
(graduatorie e formazione attestati con PC)
Prof. Dott. F. Sommese
coadiuvato dalla Prof.ssa
C. Quattrocchi e dalle
Sig.ne M. Liberati e D.
Cavaccioli.
Salone Imperial Convegni
Prof. M. Franco (responsabile di sala);
Prof. R. Mancari (smistamento e controllo
concorrenti);
Prof.ri P. Fichera e N.
La Rosa (coadiutori).
Sala Calcolo Elettronico
Prof.ri E. Di Marino e
G. Rondinella (responsabili sale PC).
Tre Sale Personal Computers (60 PC 486)
Gestione fissa affidata
ai seguenti esperti informatici:
Per. Inf. Vittorio Alfieri
dell’IPC « Modesti » di
Ancona
Sig. ri Massimiliano e
Alessio Mustarelli
Esperti
saltuari:
Prof.sse Malandri e Per.
Ind. G. Spigoli.
Sala Videoscrittura ETV PC 386
Prof.ssa Quattrocchi.
Dettatore Ufficiale
Prof. Dott. G. Spellucci.
Responsabili di Giuria
Professori: F. Fabi (steno) - F. Bo (dattilo) - M.
Monica (francese) - C.
Franzini (inglese) - E.
Rossignoli (videosegretariato).
Componenti di Giuria
Professori: G. Baiocco,
T. Spiriti, N. Musumeci,
A. Rosselli, E. Tuvo, E.
Caleffi, C. Simonetti, C.
Cotugno, C. Russo, E.
Amadori, M. Tamburi.
Collaboratori esterni:
Prof.ssa U. Bücher (tedesco), C. Mustarelli
(spagnolo).
A questi Colleghi, appassionati delle loro discipline, invio un affettuoso ringraziamento
per il difficile e faticoso
lavoro eseguito.
Un vivo ringraziamento va alla « Olivetti-Severi» di Monsummano,
per la collaborazione e
per il prestito (a titolo
gratuito) di 20 PC 486
con 10 stampanti.
Anche la PAM è intervenuta con 10 PC IBM
486, presi in affitto dalla
SESA (Dott. Favilli),
mediante l’interessamento del Presidente,
Dott. Simoncini, del Vicepresidente, Sig. Bechini, coadiuvati dall’onnipresente Sig. M.
Cammillozzi dell’Imperial Convegni di Montecatini Terme.
Un particolare ringraziamento al Dott. Vannino Chiti, Presidente
della Regione Toscana,
che con il Patrocinio ha
voluto onorare la nostra manifestazione.
Agli amici dell’«Accademia G. Aliprandi », che
da due anni patrocinano
i Campionati Polivalenti,
invio un affettuoso abbraccio di riconoscenza.
C
on questa « lettera aperta» ho voluto portare, brevemente, a conoscenza di tutti,
che l’EUSI, malgrado la
complessa organizzazione delle gare, non è rimasta «statica» ma ogni
anno, con il dinamismo
che le è proprio, si rinnova parallelamente all’evoluzione tecnologica
della didattica scolastica
al fine di « creare » una
competizione valida per
permettere ai giovani
studenti di entrare serenamente nel diff icile
mondo del lavoro.
„
31-a10
14
A
mmetto di non
conoscere nel
modo più assoluto i sia
pur più elementari rudimenti della stenografia. Tuttavia ne avverto
distintamente il fascino
come per una scrittura
che ha in sé qualcosa di
magico e criptico. Probabilmente se mai un
giorno dovessi imparare a distinguerne qualche segno, avvertirei lo
stesso entusiasmo dello
scopritore della stele di
Rosetta e del codice
della lingua Etrusca. E
ciò perché un sistema
di segni e regole tali da
consentire a chi ne possiede la chiave una
completa e precisa rilettura di tutto quello
che ricorrendo a quel
sistema ha scritto, ha
una capacità seduttiva
efficace e inossidabile,
per tacere, poi, dell’utilità di questo sistema
come strumento di trasmissione alla posterità
della migliore letteratura del passato, della
migliore saggistica, degli eventi storici, del
pensiero filosofico, che
esso ha rivestito sin dai
tempi più antichi.
Se Tirone viene considerato l’inventore di
un sistema stenografico tanto eff icace da
fare arrivare a noi le
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
VAN DINE
IL «SEGRETARIO»
DI PHILO VANCE
ERA ANCHE
STENOGRAFO
?
di Giacomina Dingeo
straordinarie arringhe
di Marco Tullio Cicerone, sicuramente di
un sistema simile, se
non nei segni, almeno
nella sostanza, dovette
servirsi Platone, grafomane allievo di un So-
crate che aborriva la
parola scritta, ma il cui
pensiero è arrivato fino
a noi.
L’uso poi di un sistema
stenografico, e comunque « similstenog rafico » (licet sic loqui?)
non può non esserci in
quella letteratura nella
quale l’autore si inventa personaggi immaginati e descritti come
veri e propri biografi
ufficiali di altri, splendidi protagonisti, di fronte ai quali i biografi risultano quasi sempre
sbiaditi comprimari.
È il caso, tanto per
esemplificare, di un genere, quello poliziesco,
a torto, forse, considerato minore rispetto
alla così detta grande
letteratura.
I
l più famoso di tutti i
biografi delle « detective stories » è sicuramente il Dottor Watson, compagno fedele e
puntuale cronista del
geniale Sherlock Holmes. Ma è probabile
che il buon dottore,
piuttosto che un resoconto stenografico delle avventure dell’originale investigatore di
Baker Street, utilizzasse, per la stesura dei
suoi manoscritti, la sua
memoria e la testimo-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
nianza del protagonista,
stando comodamente
seduto dietro una scrivania.
Invece ad un sistema
stenografico deve necessariamente aver fatto ricorso S. S. Van
Dine, presenza silenziosa ed evanescente a
f ianco del raff inato
dandy, nonché investigatore dilettante, ma famoso in tutta New
York, Philo Vance.
E
ntrambi i personagg i, il primo
neanche sbozzato, il secondo analiticamente
descritto, nella persona,
come nei gusti e nelle
competenze, sono usciti dalla fantasia e dalla
penna di Willard Huntington Wright, che
adottò, come scrittore
di gialli, il nom de plume, appunto, di S. S.
Van Dine.
Mentre Vance smaschera i più efferati assassini, discettando nel contempo di egittologia e
fisica, di arte e scacchi,
Van Dine, che il suo eccentrico amico chiama
semplicemente Van, appunta ogni cosa. I dialoghi, i monologhi del
protagonista sono riportati fedelmente ed
in sovrabbondanza.
Come può essere riuscito in ciò Van se non stenografando il tutto? E
che altro senso può avere l’insistenza con cui
Vance trascina nelle sua
vicende, come si potrebbe trascinare la propria borsa e come si potrebbe indossare il proprio cappello, l’amico-
15
segretario?
Perché è questo, in fondo il ruolo che Van
Dine ritaglia per sé a rimorchio di quello
straordinario viveur che
è Vance.
Van Dine non è un medico che possa appurare
pressappoco l’ora della
morte della vittima,
non è una mente acuta,
rispetto alle indagini
poliziesche, che possa
formulare ipotesi attendibili su un delitto: è un
segretario personale,
un biografo, appunto
che, prendendo puntuale nota di tutto quello
che accade, soddisfa al
naturale egocentrismo
del suo amico investigatore. Ed è assai probabile che prendesse nota di
tutto usando un linguaggio stenografico.
Ulteriore prova a suffragio di quest’ipotesi poggia sul fatto che il creatore di Philo Vance, prima di scrivere romanzi
gialli e riscuoterne l’enorme successo che gli
derivò, era stato critico
letterario e d’arte e,
dunque, g iornalista,
professione, un tempo
(a cavallo dei secoli XIX
e XX) inseparabile dalla
conoscenza di un sistema stenografico.
Il fascino della stenografia e la sua utilità
pratica, che, nel caso
delle « humanae litterae », è, in specie, di
lungo periodo, si uniscono, nel caso della
letteratura gialla, al mistero e diventano limpida fonte della memoria.
„
SESSO
E
STENOGRAFIA
(TERZO ROUND)
di Giorgio Spellucci
S
ul numero 29 dell’aprile-g iugno
1995, è apparso, sotto
questo titolo, l’articolo
della prof. Vittoria Bolognesi Baviera che, ai
tempi in cui presiedeva
la giuria di Stenografia
in quel di Montecatini,
era stata insignita del
simpatico ed emilianissimo titolo di « arzdaura »
della Stenografia (reggitora della Stenografia).
Mi permetto, in merito
al citato scritto, alcune
precisazioni, se vogliamo
anche un po’ pedanti.
D’altra parte le idee nascono dalla preghiera,
dalla lettura e dalla discussione.
La prof. Bolognesi afferma che nella «Storia delle scritture veloci» non ci
sono nomi di donne
ideatrici di sistemi stenografici. Personalmente
ne ho trovati due: il
nome di Domenica Pioletti Minuto, p. 395, ideatrice dell’omonimo sistema, e quello della sig.ra
Emma Dearborn, p. 415,
ideatrice della Speedwriting.
Altra affermazione che
mi sembra opportuno
non condividere è quella
relativa alla cultura che
non sarebbe stata appannaggio delle donne.
È
un’affermazione
piuttosto trita e
stucchevole e poco rispondente al vero. In
epoca classica, dato che
l’articolo cita anche Tirone, il noto liberto di
Cicerone ideatore delle
«Note tironiane», le donne avevano accesso alla
cultura, anche se non al
livello attuale. In Grecia,
le «etere» rallegravano i
conviti dei Vip dell’epoca
recitando e cantando
versi, attività che fa supporre che non fossero
delle analfabete. Si potrebbe anche ricordare
Saffo, finissima poetessa.
Tra gli Egizi e i Giudei,
molte donne sapevano
leggere e scrivere.
A Roma, per lo meno in
epoca tardo-repubblica-
16
na e imperiale, le donne
del ceto senatorio (non
c’era la stampa e, per forza di cose, la cultura non
era di massa) sapevano
leggere e scrivere. Senza
ricordare Catullo, molte
epistole di Cicerone sono
indirizzate alla moglie. È
abbastanza nota l’affermazione di Catone, secondo la quale « Roma
domina il mondo, le romane dominano i romani, i bambini comandano
sulle donne; quindi, i
bambini romani comandano il mondo ». Nella
corte imperiale, si trovavano anche segretariestenografe, come ho mostrato in un articolo apparso nel ’66 sulla «Rivista degli Stenografi », e
citato a p. 99 della « Storia », nel quale riportavo
alcune lapidi funerarie
romane.
In epoca paleocristiana,
molte donne sapevano
leggere e scrivere. Anche
nei monasteri femminili
era diffusa l’attività di copia dei testi classici.
I
n epoca medioevale, la
cultura umanistica era
in gran parte riservata alle
donne: in buona parte,
ovviamente, appartenenti
ai ceti benestanti, sapevano leggere, scrivere e conoscevano la musica. Fra i
poeti dell’epoca dello Stilnovo si ricorda una
«Compiuta Donzella», fra
i dieci giovani che cercano di sfuggire al contagio
della peste del 1348 (Decamerone), ritirandosi in
campagna, le donne erano sette e, stando al Proemio, non erano digiune di
lettere e di musica. Si tratta, certo, di un’invenzione
letteraria, che rispecchia
però un dato sociale.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
S
ignificative anche
le comunità religiose miste fondate in
Francia intorno all’XI secolo da s. Roberto d’Arbrisseul, la cui direzione
era affidata sovente a delle vedove. Nel corso dei
secoli ospitarono anche
le figlie del re e furono
abolite dalla Rivoluzione
Francese.
Anche nel Rinascimento,
ci sono delle poetesse,
come Gaspara Stampa e
Maria di Francia.
In epoca barocca, illuminista e romantica, le don-
ne studiavano le belle lettere e la musica. Diverse
sonate dei grandi compositori (Beethoven, Liszt,
Chopin) nacquero come
esercitazioni per le allieve
di questi maestri.
L’opera lirica prevede
parti sia maschili che
femminili e, tolto un periodo databile tra la fine
del 17° e la prima metà
del 18° secolo, in cui le
parti femminili erano affidate ad « evirati cantori », per dirla col Parini,
dal principio del 19° secolo tali parti erano interpretate da donne.
UN CORSO NAZIONALE
DI AGGIORNAMENTO.
MA QUANTI NE SONO A CONOSCENZA?
Una posizione fortemente subordinata fu « inflitta» alla donna dalla Rivoluzione Francese e segnatamente dal Codice
Napoleonico che previde
la completa sottomissione della donna al marito,
al padre, ai fratelli, degna
di nota la circostanza che
alle Logge Massoniche
non hanno accesso le
donne.
U
n’altra considerazione bisogna fare:
fino (in Italia, almeno) al
secondo dopoguerra,
l’obbligo scolastico – maschile e femminile – era
largamente disatteso fra i
ceti delle campagne. Penso che molti lettori ricordino il libro di Gavino
Ledda « Padre Padrone ».
Io stesso, quando feci il
servizio militare come
Ufficiale di complemento
in fanteria (a Bologna),
agli inizi degli anni sessanta, avevo diversi analfabeti (circa il 10%) provenienti in massima parte dall’interno della Sicilia e della Sardegna. Questi soggetti frequentavano degli appositi corsi
istituiti dai raparti militari, tendenti a far loro ottemperare, oltre agli obblighi militari, anche
quelli scolastici.
Il diritto di voto, nella
storia dell’Italia unitaria,
rimase una presa in giro
fino all’epoca giolittiana
– nel primo Parlamento
italiano Garibaldi fu eletto con 18 voti – quando
fu esteso a tutti i cittadini
di sesso maschile (1912).
Alle donne – che nella
progreditissima Svizzera
non votano – fu esteso
solo con la Costituzione
Repubblicana.
„
31-a9
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
S
ul quotidiano LA
NAZIONE di Firenze del 1° agosto
scorso sono stati pubblicati tre articoli e
un’intervista di notevole interesse per chi ama
la nostra lingua. L’intervista trattava del
modo col quale meglio
raccontare la letteratura,
mentre gli articoli riguardavano la parità fra
i sessi nella lingua, i
modi per superare le
difficoltà che si trovano
per le concordanze conseguenti 1 e, infine, l’abuso delle parole straniere.
L’articolo di Stefano
Sieni su quest’ultimo
argomento, titolato
Dio, che noia quel briefing, mi ha particolarmente attratto per lo
humor, pardon, volevo
dire per l’umorismo di
stile inglese, che sprizza dalle prime frasi fino
all’ultima parola, britannica anche quella.
M è subito venuto l’idea di farne una tavola
per gli studenti che frequentano corsi di stenografia GabelsbergerNoe e di lingua inglese.
Chi conosce o studia
soltanto l’inglese potrà
dilettarsi leggendo la
chiave dello stenoscritto.
Le parole e le espres-
17
QUANDO
L’ITALIANO
SCIACQUA
I PANNI
NEL TAMIGI
di Attilio Ottanelli
sioni in inglese inserite nell’ar ticolo non
sono tutte da tutti facilmente traducibili o
interpretabili come il
famoso ok americano 2. Vi si trovano anche una parola tedesca
e due francesi da tempo « naturalizzate » dai
dizionari inglesi e
americani ed una terza francese che non
sembra abbia ricevuto
la stessa accoglienza.
R
intracciare i significati degli « elementi estranei» alla nostra lingua può contribuire, secondo il proprio livello di studio e
di esperienza, ad un
progresso o ad un affinamento della conoscenza di quell’angloamericano ogg i così
utile. Dispiace però che
esso «invada» l’italiano,
scritto e parlato, anche
quando non è necessario: sfociando, appunto, nell’abuso così argu-
tamente denunciato
dall’Autore dell’articolo, sicuramente molto
esperto della lingua
d’Albione.
P
* * *
er chi non conosce
il metodo Gambini,
presentato dalla Rivista negli anni 19871988 e ricordato via
via con tavole di letture in inglese, riteniamo utile suggerire
quanto segue:
— il suono vocalico
neutro che si trova nelle sillabe tonicamente
disaccentate come
quello della lettera e di
happening e della prima
a di escalation viene stenograf icamente rappresentato indicando la
lettera che gli corrisponde nella scrittura
ordinaria.
La stessa modalità si
applica per rappresentare il suono vocalico
come quello che si trova in club, love, ecc.;
— il suono vocalico
neutro corrispondente
al digramma er viene
registrato col segno r,
così come potrà essere
osservato negli stenogrammi per blazer, master, manager, dinner, singer, verve 3;
— salvo casi di ambiguità e opportunità,
non viene fatta distinzione fra i suoni vocalici prolungati e quelli
brevi, peraltro non
sempre distinti nel parlato corrente. Si considerino però i suoni prolungati di least e hall e
quelli brevi di list e top.
È da notare in proposito lo stenogramma per
Beat tracciato partendo
1
Intervista di Francesco Ghidetti al docente universitario
Giuseppe Petronio: «Così si narra la letteratura »; Tristano Bolelli: «Sindaca? È come sentinello »; Luciano Satta: « Quando
Irene Pivetti fa il Presidente della Camera».
2 Anche O.K., okay.
3 Nell’applicazione all’inglese, il
segno stenografico r non viene
mai omesso, anche se muto o
semimuto. Esso, infatti, viene
foneticamente interpretato, nel
contesto dello stenogramma, e
di questo nel discorso, così
come la semivocale r viene letta
nel contesto della parola in cui si
trova nella scrittura ordinaria.
18
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
dalla base, anziché dall’alto, per differenziarlo
da bit, e lo stenogramma per least non differenziato da list, non essendovi alcun rischio di
ambiguità 4;
col segno n come nello
stenogramma per happening, ma -ng dei monosillabi e loro derivazioni è indicato col segno ng(h) come nel
tracciato per singer;
— il dittongo ai come
in by, revival, bike, time,
file, ecc. viene registrato col segno oppure
col simboleggiamento
ia della stenografia italiana. Quello formato
dal suono i, od anche i
consonantico, seguito
dalla vocale neutra
come nella pronuncia
inglese per media è invece indicato con i asc.a. Se corrisponde a
grafia con r (come in
here, beer, near), esso
viene r appresentato
con i asc.-r 5;
— il suono consonantico come in she corrispondente alla lettera s
seguita dalla desinenza
-ion viene per comodità rappresentato col
segno s anziché col segno sc(i). L’indicazione
dello stesso suono viene invece omessa per
l’abbreviazione della
desinenza -ation come
nello stenog r amma
per escalation e in quello per generation, nel
— il dittongo ei mediano come in blazer è generalmente rappresentato dal filetto d’unione
del segno consonante
che precede la vocale
col segno consonante
che la segue. In caso di
ambiguità od opportunità può essere indicato
col segno è come nello
stenogramma per stage,
od anche, occorrendo,
col segno e-i disc. In posizione iniziale o finale,
lo stesso dittongo è rappresentato col segno è
come nello stenogramma per agent e nei fraseogrammi per day-byday e ok;
— il suono consonantico corrispondente al digramma ng della desinenza -ing viene rappresentato semplicemente
quale si ha l’omissione
di -er- come per l’italiano.
SIGLE
briefing
Per tutte le altre particolarità sarà cura del
lettore di impegnarsi
quanto più possibile per
risolvere i propri dubbi
ed evitare di ricorrere
troppo spesso alla chiave prima del controllo
finale.
ok
USA
today
that
under
but
how
out
4
Vedi «R.d.St.» n. 12/1990, pag.
23: «Applicazione GabelsbergerNoe all’inglese e le tavole che seguono».
5 Vedi nota 3.
time out
the
Chiave della Tavola stenografica
BRIEFING MATTUTINO
Uscito dalla toilette del giornale, ho fatto
un blitz nella hall dove si tiene il briefing
mattutino. Tutto ok? mi ha chiesto il direttore in blazer e regimental, mentre un pony
gli allungava una busta top secret. Tutto
ok, ho risposto dando un’occhiata a «USA
Today» e all’escalation di news sugli scandali del jet-set. Mi ha colpito l’annuncio di
un master per top-manager in un lussuoso
residence con tanto di club privé e hostess.
Il programma, scandito da breakfast, dinner, cocktail ed happening serale, prevedeva
una full immersion day-by-day nei segreti
dell’audience e dei mass media, con uno
stage dedicato agli exit poll. Tariffe rigorosamente in dollari USA.
«E i Take That?». La domanda del collega
un po’ underground che cura gli spettacoli
ha dato verve al briefing. Una band tira
l’altra e, last but not least, qualcuno l’ha
buttata sul culturale con un revival della
Beat-generation. Ma il tema era out, troppo
old fashion per le fans dei boys di Manchester. Alla fine, si è deciso uno screening dei
gusti giovanili. Il direttore ha detto ok.
Lo squillo del Microtac mi ha costretto a
lasciare il briefing. Il press-agent di un folk
singer mi chiamava per un concerto durante un party nel Chianti. Si poteva mettere
un flash sul giornale? Certamente, a patto
che il file delle news sul computer non fosse
già in tilt. Si sa che tutto il know how del
mondo va a farsi friggere di fronte a un
black-out.
Uscendo di corsa dal giornale, ho incontrato un collega che mi ha fatto il gesto del
time out, come nel basket, per farmi fermare. Voleva parlarmi di tennis. Game dopo
game e set dopo set, mi ha trattenuto
mezz’ora. L’ho lasciato in maniera soft
mentre continuava a decantare il suo hobby
e le sue star.
Finalmente un toast, mi son detto. Macché.
Lo snack bar che si chiama «The corner»
ormai aveva soltanto hot-dogs alla mostarda. Niente birra, solo drink alla frutta.
Non mi restava che inforcare la mia citybike e andare in un pub che conosco. Tutto
inutile. Era chiuso per ferie. E con un cartello in inglese. Sorry.
(Stefano Sieni)
da LA NAZIONE, Firenze, 1/8/1995
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
19
BRIEFING MATTUTINO
Stefano Sieni
da “La Nazione”, Firenze - Trascrizione e autografia di Attilio Ottanelli
31-a4
20
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
25 EDIZIONI
DEL MANUALE
PER NON
CAMBIARE
QUASI NIENTE?
P
roseguiamo nella
nostra ricerca relativa alle modifiche apportate nelle varie edizioni del Manuale del
Sistema GabelsbergerNoe.
In questa puntata (ricordiamo che per ora si
tratta di una ricerca
nella seconda, terza e
quarta edizione) abbiamo analizzato la Seconda parte del Manuale e
cioè quella riguardante
le Abbreviazioni Fisse
delle parole.
Ecco quanto abbiamo
trovato:
2ª edizione
Il testo inizia con una
introduzione dal titolo
« Abbreviazioni delle
parole » Sottotitolo:
« Sigle e Abbreviature »
come nell’attuale 25ª.
Sono stati apportati
soltanto lievi miglioramenti linguistici.
Il capitolo successivo
che interessa le Abbreviazioni degli articoli,
dei sostantivi ed aggettivi ci presenta le seguenti forme:
Dai
anziché
.
Nei derivati di fra vediamo delle forme antiquate, oggi in disuso e
cioè: fra’l , fralla ;
fralle
anziché fra
SECONDA PUNTATA
di Vittoria Bolognesi Baviera
il
le
fra la
fra
.
Così dicasi per tra:
tra’l
tralla
tralle
anziché
tra
il
tra la
tra
le
; tragli è scritto
unito
anziché
.
Anziché usare il termine «articolo determinativo o indeterminativo»
viene usata l’espressione: determinante, indeterminante.
Nel paragrafo « c » di
questo capitoletto è
stata inserita nella 25ª
ed. la frase: « o con le
preposizioni articolate»
mentre nella 2ª si legge
semplicemente: « Nella
unione dei sostantivi e
degli aggettivi fra di
loro o coll’articolo basta indicare nella prima
parola... ».
Fra gli esempi, la frase
« le frutta mature » è
stata sostituita con le
« dolci frutta ». Supposto che ciò sia stato
fatto per eliminare la
parola « matura » con
la terminazione « tura » ancora non spiegata.
Gli esempi terminano
nella 25ª con l’aggiunta
di « all’amica
»e
«delle erbe
».
Nella nota è detto che
l’articolo determinante può essere « di » spesso del tutto omesso
come vedremo dagli
esempi per la spiegazione della Abbreviazione Logica.
Nella 25ª troviamo l’omissione del « di » e si
legge «può essere spesso omesso» e prosegue:
« come vedremo dagli
esempi che serviranno
per la spiegazione delle
abbreviazioni logiche e
a proposito di tutto, -a -i e...»
Nella seconda edizione
manca, dopo le abbreviazioni degli aggettivi
e sostantivi, tutta la
parte degli aggettivi
comparativi superlativi
e superlativi assoluti, il
capitolo delle sigle, dei
pronomi, quello delle
abbreviazioni dei verbi
e delle sigle dei verbi essere, avere, volere, potere,
fare, dovere, lasciare, conoscere ed infine quello
relativo alle particelle
prepositive. Si passa
quindi direttamente
alle abbreviazioni delle
Desinenze di derivazione dei sostantivi ed aggettivi. Questo capitolo
nella 25ª è intitolato
semplicemente « Abbreviazione delle desinenze di derivazione ».
(Nella nostra indagine
seguiamo la successione degli argomenti
come esposti nella 2ª
edizione per tornare ai
capitoli omessi al momento del loro incontro).
1° – Suffissi che si abbreviano con l’indicazione delle prime lettere:
in ico, ido, igo è presente
anche «icio». Non è fatto esplicito riferimento
alla « i » discendente e
viene detto che questa
vocale si può « unire »
anziché fondere. Man-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
21
cano cida e fico con i relativi esempi.
Gli esempi sono stati
alquanto modif icati:
ecco quelli presenti
nella seconda edizione
e poi tolti: mendico
tropico
este-
tico
pacifico
gido
pontificio
uff icio
ci
ri-
calò
miglio
che oggi abitualmente
mantengono l’abbreviazione purché nella frase
non si crei errore di lettura.
uno – aggiunge uto = u
presenta la distinzione fra lacuna
(benef i-
). Vengono ag-
giunti esempi con la vocale finale che successivamente verranno spostati in un capitolo a
parte sotto il titolo «desinenze composte». L’esempio di pontef ice
è scritto
possono confondere
con amò
sudò
.
e l’ac-
fero festo – sono stati aggiunti successivamente
gli esempi di ignife-
metà
ro
con « infedeltà
lucifero
tifero
no-
mortife-
ro
zolfifero
e
non accenna all’omissione della «i» che precede la desinenza come
in «fiammifero»
.
grafo – manca epi-
qua
in più sono
grafe
presenti gli esempi in
logo – mancano gli
«uto»: astuto
esempi di teologo
chiuto
orec-
astrologo
caduto
epi-
importuni
logo
ione - zione – iò. Nell’esempio « commissio-
mento - metro – l’esempio di « parlamento » è
scritto per intero
.
ore – viene precisato
« quando non può nascere qualche equivoco » frase successivamente tolta. Gli esempi
poi eliminati sono: peg-
ne »
non spiega
perché è stata tolta la
« s ». Sono presenti gli
esempi di compas-
Sono stati successivamente agg iunti gli
esempi di ombro-
sione
tro
giore
odore
ne
rigore
onore
errore
re
ri-
(fra parentesi è
riportato professò
liquore
lezione
cezione
professo-
)
. Fra paren-
settentrioec-
suggezio-
ne
«acclamazione»
lo vediamo senza
l’incrociamento di
«cl»
bile – sono presenti gli
esempi di probabi-
tesi sono scritti per inte-
le
ro: amore
sibile
volubile
successivamente tolti.
bondo – manca l’esempio
di fremebondo
;
re
gliore
calo-
sudore
mi-
perché si
leggibile
sen-
metro
fotome.
plice – manca l’esempio
di supplice
sofo – manca teosofo
b) segnando le ultime
lettere della desinenza:
tà – nella elencazione
delle sillabe da omettere è assente «oltà» ed è
presente « chità ». Manca anche il richiamo all’unione di « ità » preceduta da t (ità
).
Mancano gli esempi di
fedeltà
quest’ultimo sostituito
»
(ciò è stato possibile
perché nelle edizioni
successive le abbreviazioni delle particelle
prepositive sono state
poste prima di quelle
dei suffissi).
entù – non fa riferimento a itù già accennato
prima.
ria - zia – è presente
« crazia », successivamente tolta, con gli
esempi di aristocrazia:
democrazia:
rio - zio – comprendono
anche « cinio » ed « enzio » tolti successivamente. Comparirà poi
l’esempio di « silenzio »
senza spiegazione dell’abbreviazione.
trice – nella 25ª compare
l’esempio di « incantatrice»
domi-
natrice
consultatri-
ce
(consultrice
)
mettendo così in rilievo
come ci si deve comportare dinanzi alla forma
tatrice
È assente «cinio».
cello - rello - scello – manca l’esempio di «ruscello » che troviamo nella
25ª. Su questo esempio
potrebbe sorgere un
dubbio circa l’opportunità di questa abbreviazione perché derivando
dalla parola latina « rivus » la desinenza dovrebbe essere soltanto
22
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
« ello » e non « scello ».
(dizionario Molina,
e non
)
nia
In questo secondo gruppo è compreso «evole» ol e non eol ed infatti
agevole viene scrit-
tudine – riduce a tuin e
non parla dei casi dove
la riduzione è a « uin »
come in gratitudi-
to
ne
pieghevole
pregevole
ecc. men-
tre successivamente è
stato posto nel terzo
gruppo ed abbreviato
con e-ol così che vediamo agevole
pie-
ghevole
ecc. Così
notevole
dilettevo-
le
. In altre edizioni queste due parole venivano scritte
vaglia - viglia – precisa
che naviglio si scrive
perointero come tovaglia
3° gruppo – scrivendo
le prime e le ultime lettere della desinenza.
Apre il capitolo itù con
gli esempi di servitù
e schiavitù
scritti con l’incrociamento della u.
Manca ugine - uggine.
Mancano pure agione e
egione con i relativi
esempi.
imonia - imonio – abbrevia con mia - mio mentre successivamente è
stato precisato che la
«i» che precede deve essere indicata, come negli esempi di cerimo-
matrimo-
nio
.
Desinenze composte.
Nessuna variazione
particolare. Si tratta di
un lungo elenco di
esempi. Al termine
manca il parag. B relativo all’omissione di er,
isci, esci, izz, ato, ito, uto.
Troviamo queste omissioni negli esempi senza
alcuna spiegazione.
Manca pure l’abbreviazione della sillaba radicale « dic » del verbo
dire.
Segnaliamo una precisazione relativa al pronome «tutto» che nella
seconda edizione ometteva in senso assoluto
l’articolo determinante:
tutta (la) tutte (le) mentre nella 25ª è detto che
si «può» omettere. Riteniamo che tale precisazione sia stata particolarmente giusta perché
l’omissione dell’articolo
talvolta può creare
qualche imprecisione
nella rilettura.
Abbreviazione dei verbi.
Una piccola variante è
presente nell’enunciazione della regola generale. Nella seconda edizione si legge: «Quando
i verbi sono preceduti dal
soggetto della preposizione si omettono...» attualmente si legge: « Quando i verbi sono preceduti
dal soggetto o a breve distanza seguiti dal soggetto
si omettono».
Accenna alle sillabe isc
dei verbi in ire e porta
l’esempio di patisco
patisci
tisce
pa-
ecc. regola
successivamente omessa.
imperfetto – non viene
menzionata la forma
« (i)rebbe (e)rebbe ». Si
rileva dagli esempi.
Si ricorda che tutto
quanto è stato omesso
lo si deve al fatto che
non è stata trovata alcuna variazione tra la 2ª e
la 25ª edizione.
Ancora una volta ci troviamo dinanzi ad una
successione degli argomenti diversa dalla 25ª
edizione. Le sigle degli
avverbi, delle preposizioni e delle congiunzioni sono trattati prima dell’abbreviazione
delle particelle prepositive.
Particelle prepositive – La
parte introduttiva a
questo importantissimo
argomento è molto sintetica ed i curatori del
sistema hanno giustamente ritenuto successivamente di ampliarne
il concetto unitamente
alle caratteristiche abbreviative.
Notiamo la presenza di
ab successivamente
abolita e l’assenza di bi.
ana – manca l’esempio
vedere
ovviamente è assente auto,
ma è presente invece
apo poi tolto
circo circon – manca circum
con – sono presenti gli
esempi di confutare
concupi-
scenza
contem-
plare
consul-
to
=
conso-
nante
successiva
mente tolti.
da – è presente dappocaggine
è presente «di» poi tolto
in – a seguito del cambiamento della successione degli argomenti
sono state apportate
molte sostituzioni negli
esempi perché contenenti regole non ancora
spiegate ed infatti vediamo gli esempi, poi
soppressi (che riportiamo con la graf i della 2ª edizione in taluni
casi un po’ diversa dall’attuale) di: inaspettato
incisione
incongruenza
goiare
iniziativa
in-
iniziale
inonda-
zione
invidiabi-
le
disinvol-
di anatema
tura
anti – manca anti-
inter - intra – interven-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
zione
interiore
interpretazione
23
rin – manca rinvenire
in-
ruzione
(rivenire
)
In sotto non è accennato
a «sotter»
tra - tras - trans mancano gli esempi di trasan-
Sono presenti iper con
damento
iperbole
ipo con
tezza
ipote-
sione
terrogatorio
inter-
ipocrisia
si
ipotetico
Vediamo « ob » poi soppresso con obietto
obbligo
obli-
quo
oblungo
orto – è stato eliminato
l’esempio di ortografia
così pure quello
di paraninfo.
in
para
per – sono state eliminate le parole permissio-
trascuratrasgres-
un non parla di «uni»
è presente un « vice »
con l’esempio di viceré
.
manca «ultra».
Seguono le due Note
come nella 25ª ed immediatamente il capitolo delle «Sigle ed abbreviature ». Sono assenti
le sigle di dire
nale
ordinario
questione
ne
perfezionamen-
peo
to
perentorio
germanico
peri – manca perimetro
e in proto
manca
protomedi-
co
ra – manca ravvolg imento
ri – mancano ricompen-
euro-
italiano
austria-
co
, con le loro derivazioni.
Chiude questa seconda
parte il breve capitolo
relativo alle « Abbreviazioni dei numeri, interpunzioni e altri segni».
Da notare a titolo di
pura curiosità come venivano indicate le seguenti espressioni:
Gesù
Cristo
Gesù Cristo
sa
trovare
ripreso
ri-
gior-
no
maggioran-
za
minoranza
più grande di
piccolo di
lo
quadrato
più
triangopa-
rallelogramma
.
Il lettore avrà notato
come molto spesso gli
esempi vengono riportati con una grafia diversa dall’usuale: sono
stati ripresi esattamente
dal testo. Tali segni nelle successive edizioni
(come vedremo in seguito) hanno subito delle modificazioni.
Continuando il nostro
lavoro di indag ine si
può subito rilevare che
il Sistema, attraverso le
varie edizioni, non ha
subito sostanziali cambiamenti. I curatori del
testo si sono limitati di
volta in volta a modificare sopratutto gli
esempi inserendo parole correnti e sopprimendo quelle cadute in disuso per rendere il testo
sempre più aggiornato
e rispondente alle esigenze dei tempi.
Passiamo perciò alla 3ª
e 4ª edizione dove mettiamo in evidenza solo i
cambiamenti. Tutto ciò
che è rimasto invariato
non verrà più trattato e
così sarà anche per le
future edizioni.
3ª edizione
Fra le desinenze dopo
«enzio» compare «idio»
= io con gli esempi di
appare « ugine - uggine » con gli esempi di
ruggine
lanuggine
albugine
Nel capitolo dei prefissi
viene eliminata «apo»
L’esempio di sollecitudine non porta l’appuntimento
(*)
4ª edizione
Nel capitolo delle abbreviazioni degli articoli sostantivi e aggettivi
scompaiono le forme
fra’ l tra’ l fral’e fralle
tralla fralla tralle sostituite dalle attuali forme.
Fra gli esempi delle desinenze ice – ici = ie ii è
stato aggiunto l’esempio di codici
Desinenze. evole fra gli
esempi dopo notevole
fra parentesi è
stato aggiunto l’esempio di nottola
ità – compare « ignità »
con gli esempi di benignità
malignità
rio - zio nella presentazione di « idio » è stato
aggiunto l’esempio di
«suicidio»
.
La prossima puntata
verterà sull’Abbreviazione Logica.
(cri-
stiano
cristianesi-
fastidio
mo
più
dio
me-
.
ecci-
(*) Non tiene presente l’etimologia. Poiché deriva da « citus »
l’appuntimento è necessario perché i è in radice.
31-a3
24
«
L
’uomo è l’autore
della storia, questa costituisce la sola
realtà di cui l’uomo
può veramente avere
scienza. E la storia dell’uomo è un processo
che si ripete attraverso
fatti culturali sempre
più nuovi». Con queste
parole del filosofo napoletano Gianbattista
Vico del XVII secolo,
mi permetto di sottoporre un mio contributo di conoscenza e di
interpretazione su una
assurda leg islazione
scolastica.
V
i ricordate, per inciso, la Calligrafia?
Era lo studio di una disciplina razionale della
bella scrittura in vari
stili e si studiava nelle
scuole medie, prima
della riforma. La Calligrafia per molti anni
ebbe grandi successi ed
apprezzamenti, ma con
la riforma degli anni
1964, fu decapitata dalla scuola dell’obbligo.
Le conseguenze furono
e sono disastrose, perché esse sono ancora
alla luce degli occhi di
tutti. Oggi gli alunni
che riescono a scrivere
in maniera legg ibile
sono pochi. Per comunicare con gli altri (e
questo è anche un mez-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
I
«BROCCOLI»
DELLA
76/A
di Enrico Petruzzo
zo sociale) occorre scrivere oltre che parlare,
ma, se non si riesce a
parlare e scrivere bene,
a che cosa serve la
scuola? Ha rag ione
l’esimio Preside Andrea
Innocenzi quando afferma che la scuola è
cattiva maestra, ci sono
mancanze nelle conoscenze tecniche della
scrittura, a tutti i livelli
ma la cosa più negativa
è che l’errore si evidenzia già nelle scuole elementari. Esisteva un
pianeta della scrittura
che naturalmente con
l’evoluzione tecnologica, gli strumenti e la didattica si sono adeguati
alle innovazioni ed ai
perfezionamenti fino ai
Computers. Ma non è
nostalgia, quando rimpiango il mio insegnante di Calligrafia che ci
faceva vedere tutte
quelle scritture: corsivo, rotonda, all’inglese
ecc. appassionandoci
alla disciplina, s’impa-
rava quasi scherzando a
fare i diversi segni dell’alfabeto, in tanti
modi.
C
’era una volta la
Scuola... Chi si
ricorda più della Scuola
di Avviamento Professionale a tipo Commerciale? Forse pochi! Tra
le materie di allora c’erano, oltre alla Calligrafia, la Dattilografia,
(si, è proprio così fin
dalla scuola media), la
Stenografia, la Computisteria, la Ragioneria e
la Pratica Commerciale. Queste discipline costituivano certamente
le basi per proseguire e
continuare gli studi superiori come l’Istituto
Tecnico Commerciale
e Professionale. Era un
passagg io naturale
come quando il bambino da piccolo diventa
grande, i frutti di questi
canali professionali erano certamente positivi.
Perché chi optava per
questi indirizzi Commerciali aveva già una
preparazione di base
professionale, poi con
la riforma della scuola
dell’obbligo, furono
abolite tutte queste
materie, sostituite poi
dalle varie discipline
cosiddette « tecniche »
come: l’Educazione Artistica, Applicazioni
Tecniche e Musicale.
A
mio avviso, però, gli alunni
delle scuole medie
sono diventati tutti
maestri... ma nessuno
sa suonare uno strumento... Scarso interessamento ha riservato,
da quel momento, la
Scuola di Stato alle nostre discipline, creando
un disinteresse generale a tutti i livelli e accantonando alle varie
commissioni sempre o
quasi sempre le nostre
discipline, si è arrivati
così al capolinea della
svalutazione professionale. Eppure se riflettiamo attentamente
sono le nostre uniche
discipline che creano
posti, sicuri, di lavoro
in ogni settore ed a tutti i livelli.
In ogni ufficio, infatti,
c’è un Ragioniere, un
Dattilografo, e, in molti casi, anche Stenogra-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
f i e Stenotipisti. Alla
Camera, per esempio,
c’è una Scuola Professionale che prepara, oltre agli Stenografi anche gli Stenotipisti ma
è qui il paradosso, nella
scuola di Stato, la Stenotipia non è di casa, è
ospite sgradita o non
desiderata. Ma come, si
dirà: l’adoperano per il
loro lavoro, questi
Onorevoli, e non vogliono che s’insegni
nella scuola – Che strana scuola! – È proprio
tutta da rifare – E la
riforma poi. A tempo,
per favore, ci arriviamo
gradualmente.
C
ol passar del
tempo, dopo la
riforma della scuola
dell’obbligo, negli anni
1970 si pensò anche a
quella delle superiori, e
nella quale si cercò di ridimensionare proprio
la nostra categoria che
al posto di essere rivalutata (visto la crescente
richiesta del mondo del
lavoro d’ufficio) è stata,
invece, atrofizzata.
R
ecentemente la
nuova classe di
concorso 76 A (il nuovo
tornado) denominata
«Trattamento testi, Calcolo, Contabilità elettronica ed applicazioni
gestionali » si avvicina,
senza dubbio, alla vecchia classe di concorso
dei docenti di Dattilografia, Tecniche della
duplicazione, Calcolo e
Contabilità a macchina,
un ammodernamento
della classe di concorso,
pensavamo noi, invece
25
no! Graduatoria unica
per tutti! Per tutti chi?
domandavamo al Ministero, e loro: per
tutti... Dattilo e Steno.
Soluzione brillante,
vero? Ma a chi è venuta
questa fantastica idea?
In quale Commissione
culturale o Professionale? a che livello e con
quale criterio? C’è una
specie di scarico a barile, ma per noi di Dattilo-Steno, qui comincia
l’avventura, anzi, continua la disavventura. I
docenti di Steno-Dattilo sono in guerra tra
loro, si sono dati l’ultimatum; qualcuno incomincia a dire: nella mia
scuola io sono tranquillo perché non perdo
ore e gli altri si arrangino. La graduatoria di
queste due discipline,
dall’anno di grazia
1995/96, è unica, saltano e salteranno molti
posti di lavoro; molti
Colleghi di ruolo si
sono già visti, in questi
giorni, soprannumerari, in fila nella DOA e
tutto questo perché?
Nessuno ci ha voluto
riconoscere come figli
della scuola, siamo figli
di nessuno per i sindacati ed i partiti... Ma
esisteva una soluzione?
Certo, la soluzione, a
mio avviso, era semplice e naturale, come
l’acqua... In considerazione dell’evoluzione
tecnologica la scrittura
ha subito dei mutamenti agg iornandosi
alle nuove strutture,
così abbiamo iniziato
prima con le macchine
per scrivere manuali,
poi con quelle elettriche ed elettroniche, poi
con la videoscrittura e,
inf ine, i Computers.
Gli insegnanti più adeguati a queste strutture
erano e sono i più idonei, quelli di Dattilografia, e per i docenti di
Stenografia, quale sistemazione? La risposta
è sempre come l’acqua:
semplice e naturale... come si è evoluta
la Dattilografia, la Stenografia doveva integrarsi con una nuova
classe di concorso « Stenografia e Stenotipia
computerizzata »; era
log ica conseguenza
questa soluzione in
considerazione proprio
dell’evoluzione delle
tecniche della scrittura,
era davvero così difficile pervenire a questi aggiornamenti? No! Tutto da rifare, non bastava il Lifting ma necessitava la decapitazione
della Steno-Dattilografia, ma c’è chi si consola ricordando che solo
negli Istituti Tecnici
Commerciali i due insegnamenti sono stati
unificati.
C
osa bisognava
fare, allora? Occorreva ammodernare
le discipline e la didattica, come? Il Ministero
della P.I. doveva organizzare dei corsi di aggiornamento – obbligatori per tutti uguali, in
base all’indirizzo, per le
due categorie: i docenti
di Dattilog raf ia, per
l’elaborazione testi ecc.
ed i colleghi di Stenografia per la Stenotipia
computerizzata. Invece
no!
M
entre scrivevo
quest’articolo
(guarda un po’ il caso)
ho ricevuto la Raccomandata Prot. 2.919 da
Busto Arsizio dove,
tr amite il Ministero
della P.I., vengo nominato « Tutor nei corsi
di riconversione professionale ». Se io non
credo a questo modo
di fare, come posso farne parte? Eppure sarei
stato, forse, il più giovane « Tutor » a livello
italiano. Dunque queste due discipline rimangono soltanto negli Istituti Tecnici
Commerciali, questo è
vero, ma sono state
mutilate perché rimangono come graduatoria unica, cioè la 75A
Dattilografia e Stenografia. Gli esperti della
Commissione Brocca,
o « broccoli », se hanno
lasciato la Steno-Dattilografia solo negli Istituti Tecnici Commerciali, forse una ragione
c’è!?
A
partire dall’anno scolastico
1995/96, gli insegnanti
di Dattilografia potranno insegnare Stenografia e viceversa, è diventata proprio una torre
di Babele. Vogliono godersi lo scontro finale, giocando nell’arena... sulla nostra professionalità, continuando
così ad assistere alla
guerra della Steno-Dattilografia.
„
31-a12
26
M
ai come dopo
aver terminato
una correzione di compiti o le prove di una
gara vien voglia di scrivere, scrivere, scrivere
per dir degli errori
«pazzi» che si sono dovuti correggere, delle
sciocchezze, delle vere
e proprie « bestialità »
che, naturalmente, si
sono dovuti penalizzare coi fatidici 10/10 (o
4/4). Qui non si parla
di teoria, che per il
G.N. ci sarebbe da dire
piuttosto di un esagerato « manualismo alla
prima maniera » adottato a scapito, forse, di
una futura scioltezza e
rapidità di esecuzione
(sia pure sempre nel rispetto della norma),
bensì di errori d’altro
genere dei quali balza
vivida all’occhio l’immagine desolante dell’alunno 1995.
Vecchia storia, si dirà, è
vero, e ci sarebbe quasi
da non tenerne conto
se la negatività – e così
si può dire – non aumentasse in progressione geometrica; ecco la
gravità del problema.
Qui non si tratta più
solamente di carenza
lessicale; poca conoscenza dell’ortografia,
alle quali si potrebbe
sopperire con un serio
studio, gli errori ahimè
sono dovuti a una si-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
LA
LOGICA
NON È DI
ALICE
di Emilio Catanese
tuazione ben peggiore.
Si tratta di «logica» che
è «modalità di concatenazione e sviluppo dei
pensieri e delle idee».
Talvolta sembra di trovarci nel mondo fantastico di Lewis Carroll in
« Alice nel Paese delle
Meraviglie»: manca cioè
la capacità di rendersi
conto subito della correttezza di un ragionamento. Alice vive il suo
viaggio in un mondo
dove proprio la logica
non esiste.
Eppure noi tutti insegnanti siamo riusciti a
comunicare, a far assimilare anche agli alunni meno dotati le conoscenze, diciamo, tecniche, della materia oltre
ai suoi contenuti, ma
non ci è stato possibile
ottenere che tutti riuscissero a sfruttare pienamente quanto appreso (per la stenografia o
per la resocontazione o
per la composizione),
per rendere in «chiaro»
ciò che avevano simbo-
leggiato o abbreviato
perché mancava o era
carente questa capacità, la logica, cui andava aggiunta la disattenzione.
Quante volte ci è capitato di leggere «...Milano, 15 maggio ecc... Fateci sapere entro il 6
corrente mese... » oppure iniziare una lettera o una relazione con
il LEI e terminarla con
il VOI, peggio ancora
mescolare il singolare
con il plurale.
N
el tentativo di ovviare ai peggiori
svarioni log ici (non
quelli dovuti a semplici
disattenzioni) preparammo dei programmi
per il computer col titolo « completamenti
logici ». Ma forse era
prematuro, il PC era
stato introdotto nella
scuola solamente per
lo studio dell’informatica e della matematica
e anche della fisica, e
non anche come ausi-
lio all’apprendimento
di altre materie.
Ad ogni modo la presentazione del soft in
questione e di altri più
specif ici nell’ambito
stenografico ebbe luogo ormai molti anni fa
durante un corso di aggiornamento per insegnanti di stenografia
tenuto presso l’Istituto
Professionale per il
Commercio « Cavalieri» di Milano. E sempre
a proposito di aggiornamento e di insegnanti vogliamo citare da
Nicholas Negroponte
« Essere digitali » Sperling & Kupfer Editori
1995.
...Seymour Papert racconta di un chirurgo
della metà del secolo
scorso che con un viaggio nel tempo si trova
in una moderna sala
operatoria. Egli non sarebbe in grado di riconoscere neppure uno
degli strumenti che
vede... se invece un insegnante della metà
dell’Ottocento venisse
trasportato dalla medesima macchina del
tempo in un’aula di
oggi, potrebbe, salvo
dettagli di poco conto,
riprendere da dove era
rimasto il suo collega
dei g iorni nostri. Ci
sono ben poche differenze sostanziali tra
come si insegna oggi ri-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
spetto a 150 anni fa.
L’impiego della tecnologia è circa allo stesso
livello, infatti secondo
una recente indagine
del Ministero dell’Istruzione degli Stati Uniti
(ed è tanto dire, aggiungiamo noi) l’84%
degli insegnanti ritiene
che un solo tipo di tecnologia dell’informatica sia assolutamente essenziale: la fotocopiatrice con una adeguata
scorta di carta.
Ma ritorniamo alla logica con un’altra osservazione. Una volta in quasi tutte le scuole si insegnava il latino anche
perché si diceva, aiutasse ad apprendere a ragionare, era il mezzo
principe per abituare il
ragazzo alla « logica »,
nelle altre, quelle non
d’èlite, c’era un’altra
materia che non veniva
considerata culturalmente rilevante ma che
alla cultura era essenziale (vedi il binomio
Cicerone-Tirone): la
stenografia, ed essa stenografia abituava soprattutto con le sue forme abbreviative al ragionamento (vedi «Abbreviazione logica» gabelsbergeriana).
Anni orsono per un mal
inteso senso di egualitarismo il latino fu cacciato. Ora si sta cacciando
la stenografia.
Cui prodest? A chi serve?
Chi ha interesse che i
giovani non ragionino?
Ad ogni buon conto in
Germania si continua a
studiare stenografia e
in Inghilterra si intensifica lo studio del latino.
„
27
A
PROPOSITO
DI
VELOCITÀ
di Alessandro Galanti
S
ono un docente
di ruolo di stenografia che si è trovato
ad insegnare in venti
anni di servizio tutti e
quattro i sistemi. Ricordo con piacere – intendo sottolineare la mia
passione per la stenografia quale mezzo capace di sviluppare le
doti di analisi e sintesi
dell’alunno – i momenti in cui prendevo servizio in una scuola nuova
dove avrei dovuto insegnare un sistema per la
prima volta. Il piacere
nasceva sopratutto dal
desiderio di constatare i
risultati durante gli addestramenti alla velocità, dalla curiosità di
conoscere quel « quid »
che avrebbe potuto
creare difficoltà al discente, quelle regole
che avrebbero impedito scorrevolezza nel
tracciato, arrestando
così la velocità. Ciò valga per i sistemi Meschi-
ni, Cima e Stenital-Mosciaro, poichè, essendo
gabelsbergeriano, tale
sistema mi era già noto
in tutto. Voglio inoltre
ricordare che non opero solamente nella
scuola pubblica ma anche in un celebre istituto privato di Roma, in
cui mi trovo spesso a
dover insegnare la stenog raf ia a persone
adulte in pochissimo
tempo.
I
ntendo palesare in
questo mio breve
scritto la mia esperienza su:
1. quale sistema crea,
secondo me, più difficoltà nel ragg iung imento della velocità,
2. quale sistema consente uno svolgimento
della teoria e il raggiungimento della velocità di 60 p.m. in tempi ristretti.
1. Non v’è dubbio che
il sistema che, a parte il
Gabelsberger, richiede
più tempo per lo svolgimento della teoria è
il Meschini. Molte regole esigono molto
tempo per essere automatizzate: i simbolismi
delle preposizioni « di »
e « in », la teoria della
« s ». Quante volte gli
alunni mi hanno confessato di fermarsi alcuni secondi su: « di ieri,
in acqua...». Senza parlare dell’abbreviazione
fonica che se, per sventura, impartita all’alunno come ultimo argomento o non la applica
o gli decurta la velocità
di almeno 20 parole al
minuto. Nel tecnico
commerciale per arrivare a 60 p.m. mi sono
sempre occorsi dai sette agli otto mesi e naturalmente non tutti vi
arrivavano!
P
er quanto riguarda
il sistema StenitalMosciaro mi ha sorpreso come i ragazzi superino egregiamente
qualsiasi problema grafico e non abbiano mai,
a parte la teoria dei dittonghi e degli iati, problemi teorici. Tuttavia
l’adolescente messo
davanti all’abbreviazione linguistico intuitiva
si perde: o abbrevia
così tanto che non ri-
28
legge, o non abbrevia
non conseguendo la velocità. Per arrivare a 60
p.m. le classi hanno impiegato dai sei ai sette
mesi ma con una rilettura lacunosissima. Notai inoltre che gli alunni
che non si avvalevano
dell’A.L.I. avevano
enormi difficoltà nello
stenoscrivere le parole
con desinenze derivate:
« nazionalista, appassionerà... ».
I
l sistema Cima è stato una rivelazione in
positivo. Ai ragazzi viene spontaneo, memorizzano la teoria subito,
perf ino le desinenze
composte che a me studente del sistema pel
concorso a cattedra
parvero così poco spontanee. È assieme al Gabelsberger-Noe il sistema che offre, a fine teoria, la più elevata potenzialità di velocità. Tutta
la classe stenoscrive già
a 35 ed alcuni anche a
45, 50 p.m. Con esso
raggiungo in 5 mesi le
60 p.m. e riesco, a fine
secondo anno, a portare i più propensi a 80.
Infine il Gabelsberger.
Che assurdità supporre
che ormai non sia più
insegnabile. Si può! Esige una didattica differente. Ad inizio seconda classe, con molta
teoria da finire, si iniziano gli addestramenti
alla velocità, avvalendosi di una buona antologia graduale. Io riuscii a
finire la teoria ad aprile
[inizi di aprile] del secondo anno di studio,
ma i ragazzi erano già a
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
60. È indubbio che tale
sistema sgorga dalle
dita delle mani col suo
mirabile corsivismo e
poi il docente non deve
essere rigido nell’esigere una esosa precisione
teorica. Alcune regole
anche se non rispettate
in pieno (le riduzioni
sillabiche, i pref issi,
solo per fare un veloce
esempio) non nuocciono certo al raggiungimento del fine ultimo.
Si dice che le sigle sono
tante! Si lasci che l’alunno scriva le parole con
minore indice di frequenza per esteso!
2. Il sistema che mi
consente di fare studiare a persone adulte la
stenografia e di far loro
conseguire le 60 p.m. in
due mesi con due ore di
lezione al giorno oltre a
tre ore di esercizi da
svolgere a casa è il
Cima. Ho provato col
Meschini impartendo
solo la scolastica più pochissime regole della
professionale. Risultati
catastrof ici: dopo un
mese di teoria, mille
erano le esitazioni teoriche. A 60 p.m. venivano stenoscritti solo
semplici lettere commerciali. Col sistema
Stenital non ho mai
osato provare, perché
esso esige una duttilità
mentale, una capacità
di sintesi che l’alunno
deve g ià possedere e
che molto pochi hanno.
Sarei grato a tutti quei
Colleghi o cultori della
materia che volessero o
confortarmi o contraddirmi in tali opinioni.
„
SCOOP DEL «CORRIERE»
GRAZIE A DUE STENOGRAFI
Ventun milioni di inglesi hanno atteso ansiosi
la sera del 20 novembre scorso per conoscere
cosa avrebbe detto, nella preannunciata da
giorni e attesissima intervista, Lady Diana alla
BBC. La trasmissione, iniziata poco prima delle 23, veniva ritrasmessa in diretta forse soltanto dalla Televisione Svizzera. Gli italiani, dunque, avrebbero dovuto attendere la sera del 21
per piazzarsi davanti agli apparecchi e seguire
l’esclusiva che si era assicurata Canale 5.
Eppure c’è stato un quotidiano, « Il Corriere
della Sera», che, unico forse in tutto il territorio nazionale, ha potuto anticipare ampi stralci
dell’intervista già al mattino del 21. Non si
trattava di infrazione all’esclusiva del canale
berlusconiano: si era trattato soltanto di sfruttare le possibilità offerte, ancor oggi, e nonostante tutti i ritrovati della tecnica e dell’informazione, dell’utilizzo della stenografia.
È dovuto soltanto alla capacità stenografica di
due redattori del giornale – Alberto Trivulzio
e Giorgio Capezzuoli – se il «Corriere» ha potuto, grazie alla traduzione simultanea che accompagnava la trasmissione svizzera, disporre
in tempo reale (e cioè prima delle 1.35 del 21)
del testo integrale da cui è stata tratta l’intera
pagina 5 del giornale del 21 novembre.
Non è questo l’unico caso in cui la stenografia
– cacciata dalle cabine – ha potuto far valere le
sue possibilità. Proprio il giorno prima, 20 novembre, due pagine del «Corriere Economia»,
dedicate a un «forum» cui parteciparono otto
numeri uno dell’industria e della finanza, accoglievano un testo stenografato e trascritto da
uno stenografo, appunto Giorgio Capezzuoli.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
29
LA BORGOGNA
E LE SUE CATTEDRALI
(continua dal numero precedente)
Testi e autografia di Vittoria Bolognesi Baviera
31-a7
30
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
MEDICINA E LAVORO
I
l lavoro sedentario
raccoglie una notevole fetta della popolazione e inizia sui banchi della scuola comportando parecchi problemi.
Questi problemi trovano sopratutto nel mal
di schiena la principale
causa di disagio, con
conseguenti vizi di postura che persistono
nel riposo e nello svago, diminuendone gli
effetti.
Per combattere questi
eventi sono nate le
scuole della schiena.
Comparse agli inizi,
solo in America e Svezia, si sono moltiplicate
al punto che ogni fisiatra o fisioterapista ne
ha creata una sua.
In Svezia una scuola
per la schiena è nata
negli stabilimenti Volvo di Goeteborg. In Italia si sono dedicati tra i
primi gli studiosi del
Gruppo di studio sulla
scoliosi e sulla patologia vertebrale, grazie
all’approfondimento
della ricerca sull’ergonomia.
L
’educazione è lo
strumento più importante per combattere le pericolose conseguenze sull’apparato
muscolo-scheletrico
QUALCHE
CONSIGLIO
PER PREVENIRE
IL MAL DI
SCHIENA
di Gianfranco Tosi
Ortopedico Traumatologo
dai vizi posturali assunti e nel lavoro e nel riposo.
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
Per educazione si intende la cura che si deve
dedicare alla posizione
alla scrivania, a tavola, a
letto, davanti allo strumento di lavoro, alla
guida di un automezzo,
al computer.
Non sempre le strutture offrono la protezione
o la difesa a evitare vizi
di posizione dannosi
nel tempo.
Ecco qualche consiglio
per ridurre il danno
provocato dalle carenze
di cui sopra.
P
er aver cura della
schiena, che è il
segmento muscoloscheletrico più esposto
al danno, è utile rafforzare i muscoli addominali e gli ischiocrurali
per non sovraccaricare
la colonna.
Ci sono modi corretti
per piegarsi o sollevare
pesi. La biomeccanica
prescrive che per sollevare un peso lo si deve
tenere vicino al corpo,
a colonna eretta, flettendo le ginocchia.
Il metodo va applicato
quotidianamente nel rifare il letto, nel salire e
scendere dall’automobile, in poche parole
dall’impegno casalingo
allo sport, al lavoro.
Un altro capitolo da tenere in evidenza è il disagio a cui si sottopone
il bambino a partire dai
primi anni di scuola,
per la posizione assunta
nei banchi e per il carico dei libri a volte eccessivo. Non ricordo ai
miei tempi di aver dovuto trascinarmi una
biblioteca e, in fondo
31
studiavamo anche noi.
È anche vero che ormai
quasi tutti i bambini
vengono accompagnati
a scuola in automobile
(anche qui sarebbe necessaria una riflessione
legata all’aumento dei
dismorfismi ai piedi) o
si vedono genitori farsi
carico della cartella con
evidente sforzo anche
per loro. Non sempre le
lezioni di educazione fisica o il tipo di sport
esercitato nel tempo libero limitano o diminuiscono questi inconvenienti. È consigliabile
affidarsi ai centri di medicina dello sport dove
lo specialista può consigliare l’attività più idonea dopo aver studiato i
dati antropometrici.
N
aturalmente sempre vigili a dominare un eccessivo e malinteso spirito di agonismo. Vale sempre l’assioma: il bello dello
sport è partecipare.
A proposito dell’eccessivo carico al quale è
sottoposto lo studente
questo dovrebbe essere
motivo di esame da parte dei docenti, unitamente ai genitori e perché no, agli editori specializzati. Lo zaino purché non troppo pieno,
evita le asimmetrie posturali.
In conclusione aver cura
della propria schiena,
studiare la posizione
corretta in qualsiasi momento della giornata e,
al primo accenno di
qualcosa che non va,
consigliarsi con l’ortopedico e con il fisiatra. „
QUANDO TIRONE INCONTRA EDIPO
L’ a n g o l o
dei
giochi
a cura di Giuseppe Capezzuoli
8 ↓
1
11 ↓
14 ↓
2
3
4→
10 ↓
13 ↓
9 ↓
15 ↓
5
6
12 ↓
7
IL SOGNO DI ODISSEO
(versi di Xxxxxxx)
E xx (8) la nave, nell’entrare in porto,
il peggio vinse: sciolsero i compagni
gli otri, e la furia ne fischiò dei venti:
la xxxx (9) si svoltò, xx (12) sbattè, xxxx (15)
peplo, cui donna abbandonò disteso
ad inasprire sopra xxxxx (13) xxxxx (10);
xxxx (5), e la nave lontanò dal porto;
e xx (2) giovinetto stava già nel porto
e il giovinetto sotto il glauco xxxxx (7)
stava pensoso; ed il veloce cane
correva intorno a lui scodinzolando;
e il xxxx (11) dalle volte irrequiete
sostò, con gli xxxxx (1) all’infinito mare;
e com’ebbe le salse orme fiutate,
ululò dietro xx (14) fuggente nave;
Xxxx (6), il suo cane: xx (3) non già l’udiva
tuffato il cuore d’Odisseo nel sonno.
ALIGI
32
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
I
legami fra stenografia ed enimmistica e i
loro rapporti con la lingua mi hanno indotto a considerare come la letteratura si sia valsa
in molte occasioni dell’enimmistica (e viceversa). Intanto molti autori hanno celato la loro
identità servendosi di un anagramma. E per
tutti basterà ricordare Arrigo Boito, diventato
Tobia Gorrio, Renato Fucini, più noto come
Neri Tanfucio e Trilussa, assai più noto che
Salustri, anche se con questo cognome figura
fra i ventisette senatori di nomina presidenziale finora entrati nella Camera alta. Da non
molto è uscito un libro dal titolo curioso: «Chi
sogna nuovi gerani? » che altro non è se non
l’anagramma di Giovannino Guareschi.
Ma v’è di più: una sessantina di anni fa, un giornaletto di enimmistica stampato in carta verde
(e durato troppo poco tempo) lanciò una rubrica dal titolo «Musa Velata»: si invitava a scovare
schemi enimmistici nelle opere dei poeti classici
e il solutore era chiamato anche a riconoscere
l’autore dei versi. Penso di aver dedicato parecchio tempo a questa ricerca che mi appassionava
anche perché portava a sfogliare di nuovo quei
volumi che – costretti a farlo per motivi di ...
pagella – avevamo mal digerito durante gli anni
scolastici e che ora aprivano nuovi orizzonti.
Fra le mie carte ho ritrovata una piccola raccolta di questi lavoretti con la data: 1933. Ne
offro qualche esempio ai lettori della Rivista.
1. Anagramma (versi di Xxxxxxxx)
Xxxxxx, rimembri ancora
I tempi della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù xxxxxx?
2. Scarto (versi di Xxxxxxx)
Forse (o ch’io spero!) artefice dei Numi,
Nuovo meco darai XXXXoX alle Grazie
Ch’or di tua man sorgon dal marmo. Anch’io
Piango e XXXXX a’ fantasmi anima eterna.
3. Cambio di iniziale (versi di X’Xxxxxxxx)
Quale una donna presso il davanzale
Socchiusi i cigli, tiepida nella sua oXXXX
Di biondo lino
Che non è oXXXX ed il suo sogno muore;
Tale su le bell’acque pallido sorride
Il tuo sopore.
4. Scarto iniziale (versi di X’Xxxxxxxx)
Odi? La pioggia cade
Su la solitaria
Verzura
Con un crepitìo che dura
E xxxxx nell’xxxx
Secondo le fronde
Più rade, men rade.
5. Anagramma (versi di Xxxxx)
Animata è l’ombra nera
Da una pesta e da un nitrito,
Egli ha xxxxxx la groppa,
Vola, vola e non galoppa.
....
Guarda, o madre, tra quegli xxxxxx
Dove accenna la mia mano!
Non ti par che un picciol punto
Si avvicini? ... osserva ancor.
Soluzioni del n. 30
1. (Indovinello)
Il fotografo
2. (Indovinello)
Il baco da seta
3. (Indovinello)
La sedia elettrica
4. (Indovinello)
La lavandaia
5. (Sciarada)
Esse, re; essere
Fra coloro che hanno mandato le soluzioni
dei giochi del numero scorso sono stati estratti i nomi di:
Luisa Mussoni
Via Timavo 93 - 20099 Sesto S. Giovanni
(MI)
Giacomo Lorenzetti
Via L. Lotto 8 - 62019 Recanati (MC)
Alice Capezzuoli
Via Ampere 26 - 20131 Milano
Felice Parolin
Viale Spolverini 12 - 37100 Verona
Fra tutti coloro che avranno inviato entro la fine di febbraio 1996 il maggior numero di soluzioni, verranno estratti cinque
vincitori, ai quali saranno assegnati volumi
del Gruppo Giunti.
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