SOMMARIO IMPORTANTE SOLTANTO GLI ASSOCIATI AGLI AMICI DELLA FONDAZIONE GIULIETTI POTRANNO RICEVERE LA RIVISTA La quota di iscrizione annuale è di € 20,00 (€ 50,00 «sostenitori»; € 100,00 «fedelissimi della Fondazione Giulietti»); da versarsi sul C/C postale n. 70343140 intestato alla «Fondazione Giulietti» - Via dei Cairoli 16/C 50131 Firenze.m Codice IBAN IT 57 X 01005 02802 000000007746 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Sostieni anche tu la «Fondazione Giulietti» Civiltà della scrittura n. 22, aprile/giugno 2011 già «Rivista degli Stenografi» fondata a Firenze nel 1877 Organo trimestrale della Fondazione Francesco e Zaira Giulietti di cultura stenografica, calligrafica, grafica e linguistica Redazione ed Amministrazione Via dei Cairoli 16/C - 50131 Firenze Tel. 339.4262820 www.fondazionegiulietti.it E-mail: [email protected] Direttore responsabile Paolo A. Paganini Direttore editoriale Nerio Neri Hanno collaborato a questo numero: Francesco Ascoli Filippo Martin Massimiliano Motti Indro Neri Angelo Quitadamo Sergio Sapetti Gian Paolo Trivulzio Anna Maria Trombetti Massimo Ugliano Stampa Pegaso s.n.c. - Firenze Copia non commerciabile C/C postale N. 70343140 IBAN IT57X0100502802000000007746 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3604 del 22/7/1987 –––––––––––– Fondazione Francesco e Zaira Giulietti per lo studio, la promozione e la divulgazione delle scritture comuni e della stenografia Gabelsberger-Noe Riconosciuta con D.P.R. n. 310 del 19-1-1983 Sede legale Via dei Cairoli 16/C - 50131 Firenze Tel. 339.4262820 Codice fiscale 94010970484 Trib. Firenze Reg. P.G. n. 75 Consiglio di Amministrazione Presidente Prof. Paolo A. Paganini Vice Presidente Dr. Gianluca Formichi Segretario Nerio Neri Consiglieri Prof. Giorgio Spellucci Dr. Federico Sposato Prof.ssa Anna Maria Trombetti Collegio Revisori Dr.ssa Cristina Dattoli Dr. Gianluca Borrani Dr. Enzo Rook 1 Massimiliano Motti La stenografia? Trattata peggio di una cortigiana! 3 Anna Maria Trombetti Il record di Barbara: il primo stenotatuaggio della storia 6 Filippo Martin Stenografia. Ecco perché i giornalisti inglesi hanno una marcia in più 9 Gian Paolo Trivulzio L’Italia al primo posto nelle gare al computer organizzate dall’Intersteno 10 Informazioni e notizie 13 Francesco Ascoli Quando la calligrafia era strumento di educazione all’ordine (parte seconda) 17 Sergio Sapetti Sotto la lente del grafologo anche la stenografia ha il suo bel carattere (parte seconda) 21 Massimo Ugliano L’immortale magia di quei «20 caratteruzzi», parola di Galilei 28 Paolo A. Paganini Andar per mostre 29 Angelo Quitadamo Amici che ci hanno lasciato. Ricordiamoli 30 Paolo A. Paganini Fuori la lingua 31 L’angolo dei giochi 32 Indro Neri Navigando. Telettrofoniamoci La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio. La Stenografia? Trattata peggio di una cortigiana! di MASSIMILIANO MOTTI1 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA D 1 alla stenografia cortese alla stenografia cortigiana. Mi fermo a riflettere sul perché oggi non si insegni più la stenografia nelle scuole italiane e già da questa prima riflessione mi accorgo che in realtà sarebbe più corretto soffermarsi sul perché l’insegnamento sia stato tolto dai programmi scolastici che lo prevedevano. Triste sorte, triste destino... una classe di insegnamento chiusa proprio come fosse una delle tante case di tolleranza. Che orrore, che vergogna! Ma a pensarci bene, cambia il soggetto, ma non la sostanza. La stenografia è stata messa al pari delle cortigiane, anche se questo termine suona fin troppo bello per il trattamento uno studente significa una disciplina da che le è stato riservato. Ma torniamo per un momento a studiare col fine di raggiungere la suffiquando la stenografia era ancora attiva cienza altrimenti il rischio è l’esame a nelle scuole. Ecco che tanti bei segni, settembre (al tempo esistevano ancora i tanti tracciati stenografici si allineano temutissimi esami di riparazione). Ma sulla lavagna uscendo dalla mano del- perché io potevo beneficiare di tanto enl’insegnante che li trasmette ai suoi allie- tusiasmo ed invece altri come me non vivi. Che belli, questi “segnetti” che si uni- vevano questo amore, questa passione e scono dando vita ad una sfilata di alta questo fervore al pari mio? La risposta scienza e cultura: a Milano sfila Gucci, venne presto data. Io ho avuto la grandisnella mia scuola a Cremona sfila Gabels- sima fortuna di avere un’insegnante caberger. Che bello vedere l’insegnante af- pace, brava e ben preparata, ma con una fascinare i propri allievi proponendo la dote unica: l’umanità. Meglio una lezione in meno o un materia come fosse una sorta di scoperta nuova tutti i giorni e ancor di più entu- brano in meno, ma se serviva, ci si fersiasmarli man mano che si susseguono le mava a ragionare sui problemi, sulle siregole, le abbreviazioni e le sigle… e tuazioni di noi alunni. E questo permetl’abbreviazione logica? Potere della teva all’insegnante di trasformarsi in un scienza e della cultura che quasi come amico e una persona sulla quale contafossero una bacchetta magica riescono a re... sempre! Grazie a questo entusiasmo, trasformare (si badi bene – trasformare e per noi alunni la stenografia non era più non tagliare) una parola, un segno per una materia da studiare, ma la figlia della dar vita ad una nuova logica di produzio- nostra insegnante, una figlia da coccolane e lettura della parola stessa. Ma poi, re. E allora cosa facevano gli altri inseahimè, triste confronto con altre testimo- gnanti, perché non trasmettevano questo nianze: alunni, studenti di altre scuole e amore? Purtroppo l’avvicendamento delclassi e anche altri sistemi. Non si nota le nuove leve ha rovinato tutto. Già gli più quell’entusiasmo, quella consapevo- insegnanti per primi partivano dal prelezza di questa arte. La stenografia è considerata soltanto una materia d’insegnamento e quindi per 1 Stenografo, resocontista, germanista. IL LIBRO CIVILTÀ DELLA SCRITTURA STORIA DELLE SCRITTURE VELOCI 2 DI FRANCESCO GIULIETTI IN OFFERTA SPECIALE SI PUÒ RICHIEDERE ALLA FONDAZIONE TELEFONANDO AL NUMERO 339.4262820 supposto che la stenografia non sarebbe servita più a nulla, che computers e prodotti dell’elettronica l’avrebbero soppiantata e pertanto preferivano dedicare le poche ore a disposizione per preparare gli alunni all’uso di una tastiera e di un video su cui vedere materializzarsi quanto digitavano. Per loro questo significava essere avanti, all’avanguardia e addirittura più innovativi di quanti continuavano, invece, ad insegnare la stenografia. Ecco allora che questi insegnanti si sono trovati a relegare gli stenogrammi come tante cortigiane in fila, a sfilare lungo una balconata, una scala o una vetrina in attesa di essere scelte dal miglior offerente. E così la stenografia si trasforma in materia d’uso da trattare e bistrattare e la classe di insegnamento in una sorta di casa di tolleranza. La stenografia viene, da questo momento in poi, “tollerata” come un ospite non gradito in una scuola che pensa di svecchiarsi e vuol guardare avanti... fino a che punto, noi non lo sapremo mai. Grazie insegnanti che avete voluto guardare avanti, ma purtroppo guardare avanti per voi è stato un modo solo di guardare al “vostro” futuro temendo il posto o di rimanere a spasso dall’oggi al domani. Grazie insegnanti che avete esitato un solo istante prima di buttarvi sul trattamento testi, le co-presenze e non so quali altre discipline di nuova istituzione, abbandonando in un solo istante quella disciplina che vi aveva fatto “mangiare” fino al giorno prima. E soprattutto grazie per averla bistrattata, abbandonata, trattata male e trattata come una“cortigiana”, tanto che oggi si ritrova sola e in balia di chiunque senza averne più il merito. Ma la stenografia ha un cuore, ha un’anima e un dono prezioso: l’immortalità résale da quanti l’hanno amata e sapranno trasmetterne il suo amore ancora a lungo. Svegliamoci un po’! È vero che oggi risulta più comodo digitare ad una tastiera, magari con un sistema di digitazione veloce che indovina le parole per noi, ma prendiamo coscienza che tutta questa comodità (apparente!), alla lunga ci logora e ci distrugge. Alzi la mano chi è ancor oggi in grado di prendere carta e penna e scrivere una lettera da inviare per posta ordinaria – meglio la mail. Alzi la mano chi ancora oggi spedisce una cartolina dalla villeggiatura e si impegna a scrivere una frase accorata – meglio un sms con abbreviazioni “tvtttb mi mank” come fossero un codice fiscale e con quelle “k”al posto del “ch” per recuperare spazio e tempo. Alzi la mano chi dopo aver scritto due righe a penna può vantare un impatto visivo calligrafico (ovvero in bella grafia). La risposta è semplice, tutta questa tecnologia apparentemente semplice, facile e comoda ci ha portato a disimparare e a farci sprofondare nella pigrizia. E mi spiace ammetterlo, ma la pigrizia presto si trasmetterà al cervello e allora saranno “pianto e stridore di denti”. U n’ultima riflessione sull’utilità della stenografia per quanti oggi dicono che non serve a nulla. Il tracciamento dei vari stenogrammi aiuta molto la mano nei movimenti, soprattutto il Gabelsberger-Noe, sistema di tipo corsivo contrariamente ad altri di tipo geometrico o misto e che quindi presentano più scatti. Ad ogni modo qualunque sia il sistema, tutti possiedono curve, linee, uncini, rafforzamenti, scatti, inversioni... tutte operazioni che la mano può compiere solo se coordinata al cervello e avete presente quanti segni, combinazioni esistono? Ecco il cervello le deve trasmettere tutte per coordinare la mano proprio come si faceva durante l’apprendimento della grafia corsiva alle scuole elementari con pagine e pagine di aste, curve e linee. Invece la digitazione di un SMS si basa su una combinazione di 10 tasti che opportunamente selezionati originano la parola scritta: sicuramente una serie molto più ridotta di combinazioni che il cervello deve coordinare e che di conseguenza si traduce in una maggiore rapidità che sfocia in assuefazione del movimento e quindi “atrofia cerebrale”. Resta allora da chiedersi se la stenografia sia così inutile oppure se si sia veramente mandato in malora quel “raccolto che è cibo per il nostro cervello”. Ma, purtroppo, oggi si guarda solo al lato economico e quindi i soldi vengono dalla tecnologia e non dall’impegno e dallo sforzo umani. Siamo ritornati alla teoria classica “massimo rendimento con il minimo sforzo” ma aggiungo: “al prezzo dell’ignoranza!”. Il record di Barbara il primo di ANNA MARIA TROMBETTI stenotatuaggio della storia S CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Traduzione dello stenoscritto: Nell’infinito e nella mia anima svuotata di significato… sei speciale. N.B. Non è stata effettuata l’unione tra “infinito” e la preposizione precedente per non rischiare che il tatuatore incorresse in difficoltà nella rappresentazione di uno stenogramma più complesso e anche per dare a ciascun elemento della frase il dovuto risalto. 3 i è più volte avuta occasione di sottolineare il binomio “duttilità/vastità” dei campi applicativi della scrittura stenografica, portata a correlarsi con le esigenze di fissazione sincronica, sia delle parole altrui, sia dei più diversi contesti soggettivi; ogni volta in pragmatica, descrittiva aderenza ad uno specifico linguaggio o ad un determinato scopo comunicativo. Ma la sua versatilità è connotata di molti altri aspetti che scaturiscono dal suo grandioso DNA di arte-scienza, sfuggente ad ogni clonazione: non vi sono script, o altri surrogati scrittòri, ad eguagliarla nella pittorica bellezza dei suoi sinteticissimi tracciati, in particolare di quelli a cui il corsivo ha conferito estetica perfezione. Se n’è accorta persino l’arte del tatuaggio, grazie all’input di della ristorazione. Il suo è un primato una prima, recentissima committenza. vero e proprio, non casuale né originato Dopo la pergamena, la carta, la lavagna, da una moda in atto: l’idea, infatti, di e le altre tradizionali superfici atte alla realizzare su se stessa uno stenotatuagriproduzione del segno grafico, ora an- gio (foto qui sotto a sinistra) non le è che l’epidermide si è fatta supporto della nata per contagio degli ambienti in cui Stenografia. operano gli artisti della pigmentazione – Il primo riscontro effettivo di una ancora completamente all’oscuro della tendenza ad “incorporare” la simbologia valenza di una calligrafia sintetica, pittodegli stenogrammi (un interesse in tal rica, portatrice di un metalinguismo senso era comunque già emerso da parte espressivo e affascinante nel suo mix di di diversi soggetti incuriositi da un siste- velamento/svelamento dei messaggi – ma di segni criptico ed elitario) ci viene ma dalla sua stessa forma mentis, conda Barbara, trentun anni, romana, una tratta con l’apprendimento scolastico professione d’imprenditrice nel campo della Stenografia. L’estro degli stenografi proviene dal loro allenamento a far uso di combinazioni segniche e simboliche, da una visione mentale prima ancora che da una tecnica manuale: essi si muovono su scale di iconicità che, mentre attizzano l’inventiva stimolando il gusto della metafora e aguzzando l’ingenium, danno anche esca al vivere sentimentalmente l’esperienza sensoriale della loro peculiare scrittura. Barbara ha obbedito ad un “richiamo” che va al di là di una semplice nostalgia del tempo in cui frequentava un istituto statale di ragioneria della capitale ed apprendeva la Stenografia in modalità stenitaliana. La prova è nel fatto che il suo desiderio di tatuarsi stenografica- CIVILTÀ DELLA SCRITTURA mente ha avuto un lungo periodo di gestazione scandito da più fasi: la prima è consistita in un esame comparato delle quattro scritture elette a sistemi di Stato in Italia; la seconda, nella scelta del metodo Gabelsberger-Noe, giudicato di particolare scioltezza ed armoniosità; la terza, nel puntiglioso rastrellamento, dalle antologie o da altri testi, di stenogrammi dal forte impatto visivo-iconico. Il tutto, sostenuto dall’indispensabile guida didattica (dato che il Gabelsberger non coincideva con il sistema di base appreso) e dalla realizzazione grafica del modello, ma sostanzialmente frutto di autoiniziativa consapevole e mirata. La composizione della frase da far diventare “carne della propria carne”, è scaturita proprio da questa complessiva ricerca intesa a dare corrispondenza di caratteri figurativamente eloquenti, esteticamente suggestivi, ad una somma di sentimenti sottesi. La parola “infinito”, in versione gabelsbergeriana, richiama il guizzo di un fulmine che si staglia nel cielo, quelle di “mia” e di “anima”, l’ondulato e deciso movimento di figure che danno l’impressione di procedere da destra a sinistra quasi a rappresentare la necessità di un senso alternativo al concetto di unidirezionalità, mentre “significato” ha un poderoso sviluppo “alla San Michele Arcangelo” di un modello iconografico classico (Figura qui sotto) che stabilisce un parallelismo tra “f” e posizione della gamba che schiaccia il demonio, mentre 4 Il San Michele “mancino” rappresenta una versione rarissima del San Michele Arcangelo dipinto da Guido Reni, certamente prima del 1636. Tecnica ad olio su seta (293×202 cm), custodito nella chiesa dei Cappuccini (Chiesa di Santa Maria della Concezione) a Roma. fa corrispondere la divaricazione “f” / “t” a quella che, nel quadro, divide l’asta della spada dal braccio che la impugna scendendo e risalendo verso la seconda ala. Fantasia da cavallo? Surrealistiche visioni? O sfondamento prospettico di piani suggerito dalla capacità di seduzione visiva di questa armoniosissima scrittura? In quanto allo stenogramma di “speciale”, beh, non è il caso di cercargli un’ideale associazione con un’immagine definita: Barbara l’ha trovato talmente bello da volergli assegnare una collocazione di enfatico rilievo nella parte finale. L a prova del “vestito” tattoo 1 si è ripetuta per un certo numero di volte prima di essere presentata in versione definitiva al tecnico ed ai suoi magici aghi. Poi l’ operazione di “cucitura” tra un’originale stoffa grafica e il fisico tessuto della pelle. Già, la pelle, la più avanzata, corporea frontiera su cui trovano inevitabile affaccio le verità provenienti dal profondo di ogni esistenziale trincea; la prima spia di ciò che siamo, di ciò che diventeremo. La pelle che parla, che respira, che comunica… per alcune culture antiche (la greca e la romana, quest’ultima soprattutto per influsso del cristianesimo), intoccabile, non alterabile, da rispettare nella sua nuda e pulita perfezione, per altre (le balcaniche, le nordiche, le mediorientali), una superficie da caricare di ornamenti o di messaggi, una modalità divulgativa di temi eterogenei, quasi mai verbale, dal marchio eloquente. Ancora più lontane e diffuse, addirittura preistoriche, le tecniche che sono state elaborate per dipingervi o incidervi riproduzioni di figure del mondo animale, simboli tribali, caratteri legati a qualche status symbol, segni e segnali di potere. Dalla comparsa dell’uomo di CroMagnon, ma forse anche precedentemente, durante tutto il Neanderthal, sul velo epidermico dell’umanità si è depositata un’infinita gamma di resoconti storici personali di cui qualche mummia ci Tra le ipotesi filologiche più importanti, circa il significato della parola “tatuaggio”, si accredita quella che la fa discendere dal termine polinesiano (meglio ancora tahitiano) «tatau» - dal significato “scrivere sul corpo”. Il termine, importato da Cook, è stato poi tradotto in inglese con “tattoo” e come tale esportato in tutto il mondo. 1 ha recato testimonianza. Un dato ancestrale che stupisce, come non può non stupire la sua risorgenza ai nostri giorni, in continuità con un millenario, diacronico successo. L’elemento di novità che qui si vuole semiologicamente sottolineare riguarda l’introduzione del codice stenografico nel fenomeno riemergente del tatuaggio ai nostri giorni. Alcune intraviste, tutt’altro che irrealistiche linee di sviluppo, ne lasciano presupporre un allargamento in quelle fasce giovanili già fuori dall’adolescenza, più esigenti nella ricerca di modelli e di canoni non scontati. Per il momento, la scelta di Barbara resta un primato: anche di stile. Non tanto per il fatto di non essere stata determinata da un gusto di originalità fine a se stessa o da una stravagante voglia di stupire, quanto per l’intento, evidente anche ove non fosse stato dalla stessa esplicitamen- te dichiarato, di ricondurre a sintesi una serie di significati dal valore esistenziale profondo e connaturato. Incidere sull’epidermide concetti come il trasferimento “nell’infinito” di una presenza amata, “speciale”, che ha lasciato “l’anima svuotata di significato”, non ha bisogno di commenti; semmai ci sarà da continuare a riflettere sulla decisione di ricorrere ad uno tra i più artistici codici stenografici per velare di una sfumatura di riserbo una struggente dichiarazione e conferirle, con la sobria eleganza della scrittura, dignità più alta e più palese. Al suo tatuaggio gabelsbergeriano è stato affidato di significare e riecheggiare sommessamente, pudicamente, esemplarmente, voci di un vissuto mai sopito, custodito per sempre nella polveriera del cuore. ! O P RINNOVA ORA IN TEM C N A L’ISCRIZIONE SEI 2011 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA SOLTANTO GLI ASSOCIATI AGLI AMICI DELLA FONDAZIONE GIULIETTI POTRANNO RICEVERE LA RIVISTA 5 La quota di iscrizione è fissata in euro 20,00 euro 50,00 «sostenitori», euro 100,00 «fedelissimi» da versarsi sul C/C postale n. 70343140 oppure con versamento bancario codice IBAN IT 57 X 01005 02802 000000007746 intestato alla «Fondazione Giulietti» Via dei Cairoli 16/C - 50131 Firenze Stenografia Ecco perché i giornalisti inglesi hanno una marcia in più di FILIPPO MARTIN CIVILTÀ DELLA SCRITTURA I 6 Il manuale (a fianco), scritto dall’esaminatore capo Marie Cartwright, della NCTJ, ha una sezione introduttiva sui principi fondamentali del sistema. È uno strumento essenziale per la preparazione dei praticanti giornalisti, per migliorare la velocità Teeline e per superare l’esame finale di giornalismo. l National Council for the Training of Journalists (NCTJ) è l’ente che sovrintende alla formazione dei giornalisti nel Regno Unito. L’ottenimento di una qualifica presso il NCTJ è subordinato al superamento di un esame di stenografia. I curricula di studi dei corsi universitari con indirizzo in giornalismo e comunicazione prevedono infatti l’insegnamento della stenografia e il raggiungimento della velocità di 100 parole al minuto. Tutti i giornalisti inglesi sono quindi formati alla ripresa del parlato con il solo ausilio di blocco e matita, ai quali ragionevolmente affiancano il registratore digitale tascabile. A disposizione degli studenti vi sono corsi e docenti, oltre ai manuali stampati in edizioni rivedute e aggiornate (spesso corredati di CD Come viene insegnata la stenografia? contenente i file audio per le esercitazio- Vengono organizzati corsi, offrite mateni di velocità; questi materiali sono di- riale per l’apprendimento a distanza sponibili per l’acquisto on-line). Michel- ecc.? le Patient, responsabile del NCTJ per la La stenografia è parte dei nostri certificazione dei corsi di laurea in gior- programmi di insegnamento e viene nalismo, e Marie Cartwright, presidente insegnata con i corsi accreditati dal della commissione d’esame per le prove NCTJ. La stenografia viene solitamente di stenografia, hanno risposto ad alcune insegnata da docenti qualificati e dalla nostre domande. comprovata esperienza. I corsi del NCTJ Perché è importante che il NCTJ perse- prevedono lezioni tutti i giorni, per tutta veri nell’insegnamento della stenogra- la loro durata. Il NCTJ inoltre offre un corso a distanza che permette agli stufia a un giornalista? La stenografia è una abilità essenziale denti di apprendere la stenografia autoper la professione del giornalista. Pren- nomamente da casa. Abbiamo un nuovo libro di testo dal dere appunti completi e precisi è di vitale importanza, perciò i candidati punta- titolo Teeline Gold Standard for Journano al raggiungimento delle 100 parole al lists, di Marie Cartwright, che porta gli minuto per elevare le proprie prospettive studenti da lavorative ed essere ammessi all’esame zero a 100 al di qualifica del NCTJ (National Certifi- parole minuto, e cate Examination, ndr). È importante essere preparati a anche oltre riprendere un’intervista o una notizia se lo si desiultim’ora con accuratezza. La stenogra- dera. Il sistefia mette i giornalisti nella condizione di ma Teeline è poterlo fare. Inoltre è particolarmente il più diffuso utile in tribunale. Capita che la tecnolo- nel Regno Si gia faccia cilecca, mentre possiamo Unito. sempre contare sulla nostra conoscenza basa sull’alfabeto ed è della stenografia. L’insegnamento viene garantito soltanto nei centri formativi londinesi e delle maggiori città oppure su tutto il territorio nazionale? Vi sono opportunità formative dislocate sull’intero territorio del Regno Unito. Una lista completa dei corsi riconosciuti dal NCTJ è disponibile sul nostro sito. Inoltre vi sono scuole, università e corsi privati che insegnano la stenografia. A destra: i segni dell’alfabeto “Teeline”. Sotto: la tabella indica la derivazione dei segni stenografici dalla scrittura comune. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Qual è la velocità minima richiesta per superare l’esame di stenografia? Gli esami del NCTJ prevedono diverse velocità, dalle 60 alle 120 pm. Tuttavia ci aspettiamo che gli studenti del NCTJ si presentino all’esame per le 100 pm alla fine dei corsi. Gli studenti che intendono sostenere il National Certificate Examination devono possedere la velocità di 100 pm. 7 semplice, logico e di facile apprendimento. Questo manuale è accompagnato da un CD affinché gli studenti possano iniziare le esercitazioni di velocità fin dall’inizio. Il libro contiene materiale per la preparazione agli esami di stenografia del NCTJ. Esempi di prove d’esame sono disponibili anche sul sito www.nctj.com. Stenografia e registratore tascabile: pro, contro e combinazione degli strumenti di ripresa del parlato al servizio di un giornalista. La stenografia è un mezzo affidabile in grado di garantire accuratezza nella ripresa. I registratori a volte ci lasciano a terra. Inoltre se si utilizza un registratore si deve poi riascoltare l’intera registrazione per ritrovare i punti salienti, il che rappresenta un’indiscussa perdita di tempo. È molto più veloce e conveniente trascrivere i propri appunti stenografici anziché riascoltare una lunga registrazione per individuare i passaggi più significativi. Con la stenografia un giornalista può scegliere di annotare un’informazione ritenuta importante e poi a seguire altre note integrative, se necessario. Non dimentichiamo che le pile scariche possono tradirci e che il rumore di fondo può interferire con la qualità della registrazione. Certo, ci vuole tempo per imparare la stenografia e raggiungere la velocità per un suo uso a livello professionale. Tuttavia il registratore può essere un valido supporto nella presa di appunti stenografici. La stenografia al servizio del giornalista oggi: viene effettivamente impiegata? Quanto? Quali sono le situazioni in cui la stenografia diviene irrinunciabile per il suo lavoro? Nel mondo digitale di oggi la stenogra- regola i mezzi di comunicazione di massa, aggiornamento costante sul piano della politica a livello locale e nazionale. Esiste un albo dei giornalisti in Gran Bretagna? I giornalisti fanno richiesta alla National Union of Journalists per ottenere uno specifico tesserino di riconoscimento. Molte testate richiedono una qualifica del NCTJ quale requisito per poter offrire al giornalista un posto di lavoro. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Un esempio di scrittura stenografica Teeline. 8 fia è probabilmente più importante di quanto non lo sia stata in passato, perché il giornalista riporta e pubblica notizie e informazioni 24 ore al giorno ininterrottamente. Come si è detto, nel Regno Unito i registratori non sono ammessi nei tribunali. Bisogna quindi conoscere bene la stenografia per assicurarsi tutti i fatti e le dichiarazioni in aula di cui si ha bisogno. Cosa pensano gli inglesi della stenografia? Nel 2008 il NCTJ ha condotto un sondaggio sulle abilità richieste ad un giornalista. Fu rivolto ai datori di lavoro della categoria in Gran Bretagna, quindi televisioni, radio, quotidiani nazionali e locali, riviste di interesse generale, riviste specialistiche e ai maggiori centri di formazione per giornalisti. Il risultato della ricerca dimostrò che la stenografia viene considerata una capacità fondamentale e gode di ampio sostegno da parte degli editori, in particolare del settore dei quotidiani. Quali altre capacità sono richieste ai candidati per divenire giornalisti? L’ottima stesura delle notizie, eccellente conoscenza di grammatica e punteggiatura, conoscenza della normativa che MODERNI SISTEMI DI STENOGRAFIA DI LINGUA INGLESE Ci sono molti i sistemi di stenografia attualmente in uso. I più conosciuti sono: Stenografia Pitman Il sistema Pitman è stato ideato da Sir Isaac Pitman (1813-1897) e fu pubblicato nel 1837. Nel corso degli anni è stata progressivamente migliorato ed è stato adattato anche a 15 lingue diverse. Il sistema è stato ampiamente usato nel Regno Unito e Stati Uniti da segretari, giornalisti e scrittori, ma ha perso popolarità con l’invenzione dei registratori tascabili e delle moderne tecnologie. Stenografia Gregg Il sistema è stato inventato da John Robert Gregg (1867-1948) e fu pubblicato nel 1888. Da allora sono state pubblicate diverse versioni, anche in lingue diverse dall’inglese. Gregg è ancora usato, in particolare negli Stati Uniti. Stenografia Teeline “Teeline” è un sistema di stenografia adottato dal Consiglio nazionale per la formazione dei giornalisti del Regno Unito. È stato creato nel 1968 da James Hill, un insegnante di stenografia Pitman. È adattabile a diverse lingue, ma viene utilizzato prevalentemente all’interno del Commonwealth e in Paesi di lingue germaniche (tedesco e svedese). L’alfabeto stenografico di base è estremamente semplice e ricavato dall’alfabeto della scrittura comune (le vocali sono generalmente omesse) e può essere imparato in tempi abbastanza veloci. L’Italia al primo posto nelle gare al computer organizzate dall’Intersteno di GIAN PAOLO TRIVULZIO CIVILTÀ DELLA SCRITTURA L’ 9 Nazioni q.ta Italia 438 Turchia 254 Rep. Ceca 184 Slovacchia 87 Croazia 55 Svizzera 54 Belgio 53 Ungheria 45 Austria 43 Russia 38 Polonia 34 Germania 20 Francia 11 Canada 9 Australia 2 Stati Uniti 2 Totale 1320 anno scolastico appena concluso è stato caratterizzato da molte turbolenze per l’avvio dei nuovi programmi a seguito della riforma Gelmini. Come è noto, questi programmi penalizzano l’insegnamento pubblico della scrittura al computer, in quanto i saggi della commissioni la ritengono un retaggio del passato, come già avvenuto per la calligrafia e la stenografia. Fortunatamente però le insegnanti di carattere ed esperienza non si sono lasciate influenzare ed hanno aggiornato la loro didattica per consentire ai giovani di entrare in possesso di questa abilità che, gettata dalle finestre scolastiche, è comunque invocata a gran voce nell’esercizio dell’attise e ceco) alcune di esse con percorso vità lavorativa. La dimostrazione pratica è data dal- netto, zero errori. In vari paesi europei l’apprendimenla partecipazione alla gara di scrittura al computer indetta per la nona volta to della scrittura al computer sta prendall’Intersteno. Anche se con una leg- dendo piede nelle scuole elementari, forgera flessione, la quantità di parteci- tunatamente questo sta avvenendo anche panti è stata più che soddisfacente e l’I- in Italia grazie alla lungimiranza di Pretalia si è ancora una volta attestata al sidi ed insegnanti. Forse fra qualche primo posto in termini di quantità (ve- anno potremo anche noi allineare giovanissimi concorrenti, come ha fatto quedasi tabella). Ma non solo quantità, anche la qua- st’anno la Turchia conquistando le prime lità ha avuto un peso notevole. Molte cinque posizioni nella categoria fino a 12 scuole hanno presentato allievi che si anni. I concorrenti di questo gruppo sono sono tutti classificati, altre hanno affron- stati 39, tutti dalla Turchia e dalla Retato le prove in più lingue. Ma si resta pubblica Ceca. I primi due turchi della ammirati dalla velocità raggiunta e dal- classifica hanno scritto alla velocità ril’alta precisione che ha permesso a spettivamente di 480 e 470 caratteri, con Adriano Ansaldi dell’Istituto Bellisa- pochissimi errori. Per degnamente valorizzare questi ririo di Mondovì, insegnante prof. Maria Pia Rossato, di ottenere il secondo sultati, è stata indetta il 25 giugno, a Raposto su 616 concorrenti nella categoria venna nella Sala Consiliare, una cerimoda 17 a 20 anni, scrivendo alla velocità di nia di premiazione e dimostrazione delle 520 caratteri per dieci minuti, con soli possibilità oggi offerte dalla tecnologia per gareggiare a distanza, con piena sicu6 caratteri errati, pari allo 0,115%. Il campione Carlo Parisi ha supera- rezza e controllo. L’evento è stato orgato se stesso, ottenendo il secondo posto nizzato dalla prof. Paola Pilotti che ha fra i 236 concorrenti oltre i 20 anni, con avuto, unitamente alle colleghe Riccò, la velocità record di 755 caratteri al mi- Morisi e Batani, il compito di motivare, nuto, con 0 errori! Da non trascurare che ricordare le scadenze ed assistere le insegli è anche riuscito l’arduo compito di gnanti per questa competizione. scrivere in altre 14 lingue (inglese - fran- Tutti i risultati al sito cese - tedesco - spagnolo - finlandese - www.intersteno.org - Internet contest croato - ungherese - rumeno - turco - Classifications lists. portoghese - polacco - slovacco - olande- informazioni e notizie CIVILTÀ DELLA SCRITTURA 10 a cura di p.a.p. Non basta la pubblicità a far sopravvivere le news P er alcune testate il 2010 è stato drammatico I tre principali giornali italiani in tre anni hanno perso circa una copia su quattro (con questo andamento in nove anni le copie vendute si ridurrebbero a zero). Tra l’altro, la pubblicità online non riuscirà mai a sostenere l’industria delle news. Da poche settimane poi anche il New York Times online è passato a pagamento (con risultati per il momento non troppo incoraggianti). Ma fare un buon prodotto o puntare sui tablet non basta. Cresce la convinzione che le fonti di reddito debbano essere molteplici, relative ai diversi strumenti tecnologici e a nuove modalità di contatto con il pubblico. Tutte le innovazioni che stanno mettendo a soqquadro il mondo dei giornali, e che hanno a che fare con il modo con cui l’informazione viene distribuita (Google) o usata come «merce di scambio sociale» (Facebook, Twitter eccetera), sono infatti nate all’esterno dei giornali. Donne a rischio di stress se chiamate a casa dall’ufficio D opo l’orario di lavoro, abbandonare la tecnologia. Smartphone e computer possono nuocere alla salute dei lavoratori, soprattutto se donne. È quanto emerge da uno studio condotto dall’università di Toronto, pubblicato sul “Journal of health and social behaviour”, su alcuni dipendenti statunitensi. Gli scienziati canadesi hanno chiesto ai partecipanti quanto spesso venissero contattati al di fuori del posto di lavoro per telefono, email o sms, in merito ad argomenti legati alla propria professione. I risultati dimostrano che le donne, contattate dai propri superiori, registrano più elevati livelli di stress psicologico. «Le donne – spiega il coordinatore della ricerca, professor Paul Glavin – si sentono più in colpa per il semplice fatto di essere state raggiunte dal lavoro mentre sono a casa». Ed è proprio il senso di colpa a scatenare l’angoscia. Se il capo chiama fuori dall’orario di lavoro le donne si sentono in torto per occuparsi di questioni di lavoro a casa, anche quando la mail o la telefonata dall’ufficio in realtà non interferisce poi tanto con la vita familiare. Divise tra carriera e famiglia, le donne cercano di dare il massimo su tutti i fronti: ogni invasione di campo viene vissuta con vergogna. Temono che, occuparsi di questioni professionali anche a casa, le faccia diventare pessime mogli o madri. Cosa che, notano i ricercatori, agli uomini non succede affatto L’insidia del web ormai minaccia la TV I l futuro del piccolo schermo è sul web. La previsione, neanche troppo a lungo termine, arriva dalla società britannica “Convergence consulting group”, che ha diffuso uno studio sulle abitudini televisive degli americani. “The battle for the american couch potato”, questo il titolo della ricerca, prevede che entro la fine di quest’anno, due milioni di famiglie statunitensi lascerà la tv via cavo a favore del web. La definizione “couch potato” in gergo indica quelle persone che passano la maggior parte del loro tempo a guardare la tv. Una battaglia, quella per acquisire i grandi utilizzatori di tv, che sembra tutta a favore delle web tv. Secondo il rapporto, nel 2010 il 18% degli statunitensi ha usato internet per guardare intere serie televisive. Una percentuale che va aumentando di anno in anno. Per l’anno in corso si prevede che sarà del 19%, mentre per l’anno prossimo arriverà al 20%. L’iPad negli asili? Fra un po’ anche in fasce T empere, colori, macchinine e iPad2. Il gingillo tecnologico sta per fare il suo ingresso negli asili del distretto scolastico di Auburn nel Maine, negli Stati Uniti. Quando riaprirà la scuola circa 300 bambini di 5 anni avranno a disposizione insieme agli altri giocattoli un iPad2 per imparare l’alfabeto e i numeri. L’ultima creazione di Steve Jobs ha infatti sviluppato diverse applicazioni ad alto livello didattico, dedicate proprio ai giovanissimi. A Auburn sono quindi convinti che la tavoletta possa aiutare i bambini nell’apprendimento e per questo sono disposti a spendere 200mila dollari per finanziare l’iniziativa. Se i tuoi studenti sono attenti, sostengono i fautori dell’iniziativa, “Iincorruttibili giornalisti esistono. Ma costano di più. ” puoi insegnare loro qualsiasi cosa. Se sono annoiati e guardano fuori dalla finestra, puoi anche essere Socrate ma non riuscirai a insegnare loro nulla. Non tutti però sono convinti della bontà dell’iniziativa. Alcuni genitori, ad esempio, hanno fatto notare che un investimento tale poteva essere più utile speso diversamente. “Capisco che sia necessario tenersi al passo coi tempi – sostiene una mamma – ma penso che un bambino di cinque anni sia troppo piccolo per comprendere e apprezzare. Giornali in difficoltà per la crisi economica I n quattro anni la diffusione dei quotidiani ha vissuto un «costante peggioramento» con vendite medie giornaliere che dalle 5,5 milioni di copie del 2006 sono scese nel 2010 a 4,6 milioni di copie. In quattro anni sono state perse circa 900 mila copie. È quanto emerge dallo studio Fieg su “La stampa in Italia”. Le flessioni hanno subito un’accelerazione negli anni più acuti della crisi economica, a conferma della particolare esposizione dei giornali alle variazioni del ciclo economico. Comunque il calo, che ha raggiunto il culmine nel 2009 (–7%), ha subito una decelerazione nel 2010 (–4,3%). Dall’analisi delle vendite per categorie di quotidiani emerge come i segnali di maggiore difficoltà si siano manifestati nel 2009 tra le testate con i bacini distributivi più ampi. «L’insieme dei dati relativi al mercato dei quotidiani nel 2010 delinea una situazione molto difficile con flessioni delle vendite che non hanno risparmiato alcuna categoria» di quotidiani, si legge nello studio Fieg. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Per il prossimo anno libri scolastici in digitale 11 “Faiquando attenzione leggi libri di medicina. Potresti morire per un errore di stampa. ” L a rivoluzione del libro digitale invade il mondo dell’istruzione. Dopo il via libera del ministero dell’Istruzione ai libri di testo in versione digitale, arrivano le prime iniziative concrete in questo senso. Al grido di “zaini pesanti addio”, la Zanichelli, casa editrice che nel 1997 ha prodotto il primo libro digitale, il celebre manuale Amaldi di Fisica, ha presentato le novità che contraddistingueranno i libri del prossimo anno scolasti- co. La casa editrice renderà fruibili i tradizionali libri di testo cartacei su un qualsiasi supporto digitale: i contenuti, convertiti in versioni pdf, saranno consultabili tramite l’iPad, il pc, il Mac, il sistema eReader, i cosiddetti tablet, ma anche su iPhone e l’iPod touch. “Spetterà agli studenti – spiegano dalla Zanichelli – la libertà di scegliere se studiare sul cartaceo o sul digitale. Decidere così quando, dove e come consultare il libro di scuola: a casa, in vacanza, in classe senza preoccuparsi più del peso e dell’ingombro. E per gli insegnanti vi sarà la possibilità di rispondere positivamente alle richieste del Miur sulla necessità di adottare libri “misti”. La versione digitale dei libri di testo, da scaricare, si otterrà unitamente all’acquisto della versione cartacea. La doppia versione dei libri sarà evidenziata dall’etichetta “libro scaricabile” presente sui testi tradizionali, che conterranno anche il codice che consentirà tramite il sito www.scuolabook.it di effettuare il download del testo. Insomma non la classica offerta “due al prezzo di uno” ma allo stesso prezzo un libro “doppio” : cartaceo e digitale. Da Zanichelli specificano che non si tratta, tuttavia, di un addio al tradizionale libro cartaceo. Si comincerà con la realizzazione digitale della “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Indagine della rivista “Histrio” sullo “stato della critica” D “ ossier”, cuore della rivista di teatro, “Histrio”, esamina, con una serie di interviste, “Lo stato della critica”. “Vogliamo cercare di capire”, si legge nella presentazione, “se siamo una specie in via di estinzione o di trasformazione, mentre assistiamo impotenti alla diminuzione di spazi editoriali, lettori e prestigio. Con anziani maestri che non si sono rivelati tali, una generazione di mezzo scavalcata dalla storia, le nuove leve perse nei meandri del web. Il dossier vuole scattare una fotografia sullo stato dell’arte fra excursus storici, inchieste, riflessioni critiche e autocritiche. A questo proposito proponiamo un decalogo dei diritti e dei doveri del critico. Perché sentiamo forte l’urgenza di ritrovare una deontologia professionale e una libertà di giudizio che oggi appare “Errare è umano. Dare la colpa a un altro ancora di più. ” perduta e compromessa”. Il servizio, a cura di Claudia Cannella e Diego Vincenti, accoglie interventi di Stefano Bartezzaghi, Roberto Rizzente, Giuseppe Liotta, Laura Bevione, Renzo Francabandera, Oliviero Ponte di Pino, Nicola Arrigoni, Andrea Porcheddu, Sergio Lo Gatto, Carlotta Clerici, Davide Carnevali, Anna Pérez Pagès, Maggie Rose, Elena Basteri e Fausto Malcovati. Ed infine eBook ha superato il cartaceo A CIVILTÀ DELLA SCRITTURA lla fine il sorpasso è arrivato. Negli Stati Uniti gli eBook hanno sopravanzato nelle vendite i libri cartacei. I dati, pubblicati dalla Association of American Publishers, l’associazione degli editori americani, si riferiscono al mese di febbraio 2011 e parlano di un giro di affari per i libri elettronici da 90,3 milioni di dollari, con un incremento del 202% rispetto all’anno precedente. Numeri che hanno superato sia le pratiche edizioni paperback (economiche) che hanno incassato 81,2 milioni, sia le eleganti hardcover a copertina rigida. Nel complesso tutta l’editoria non digitale, ha avuto un calo del 24,8%, nonostante il fatturato complessivo resti al primo posto con 215,3 milioni di dollari, cui vanno aggiunti i 58,6 milioni dei libri per bambini, conteggiati a parte. Il sorpasso, seppur parziale, indica un trend ormai delineato, quello dell’ascesa inarrestabile del libro elettronico. A conferma di tutto ciò, il fatto che questo primato arrivi a poca distanza da quanto accaduto su Amazon, il colosso americano di vendite 12 SOSTIENI ANCHE TU LA FONDAZIONE GIULIETTI online e promotore degli eBook con il suo eReader Kindle, su cui il sorpasso degli eBook si era già verificato lo scorso anno. Secondo l’Associazione degli editori americani, i numeri del sorpasso sono dovuti principalmente al boom di vendite di eBook nel periodo successivo alle vacanze natalizie, che ha visto numerosi consumatori “costretti” ad acquistare qualcosa da leggere con i dispositivi eReader, ricevuti come regalo di Natale. Il successo degli eBook oltreoceano non rappresenta solo una rivoluzione nel mondo del consumo librario, ma anche una fonte di preoccupazione per molti autori ed editori, che si sentono minacciati dalla facilità di pubblicazione online. Da più parti, infatti, rimbalzano in questi giorni appelli allarmanti circa il problema della pirateria digitale. La crescente popolarità dei dispositivi elettronici è cavalcata dai pirati del web che offrono copie di libri scaricabili gratuitamente e illegalmente. Un esempio recente è quello dell’autore australiano Jeffrey Archer, che si è visto diffondere online il suo ultimo romanzo “Only time will tell”, prima ancora che fosse disponibile in libreria. Insomma il rischio è che si ripeta quello che è già successo per l’industria musicale, in cui il download illegale dei brani ha provocato danni notevoli agli introiti del settore. Una lapide coi nomi dei giornalisti morti al fronte nel 1915/’18 N ello scantinato di un complesso INPGI a sud di Roma, è stata rinvenuta una lapide in marmo (misura cm. 170 di altezza, cm. 101 di larghezza e cm. 3 di spessore) con impressi i nomi degli 83 giornalisti di ogni parte d’Italia morti per la Patria nella Prima Guerra Mondiale 1915-1918. Accanto ai lori nomi è quasi sempre riportata anche la loro testata di appartenenza, nonché l’indicazione di eventuali onorificenze ottenute. Su 83 giornalisti che hanno dato la loro vita al fronte figurano ben 5 medaglie d’oro, 21 d’argento e 2 di bronzo. La lapide sarà al più presto restaurata e ricollocata a imperitura memoria in un luogo degno. Viene proposto il Vittoriano (Altare della Patria) a piazza Venezia a Roma Calligrafia Quando la era strumento di educazione all’ordine (parte seconda) di FRANCESCO ASCOLI La calligrafia nelle scuole secondarie N CIVILTÀ DELLA SCRITTURA La corretta postura del corpo e della mano nell’illustrazione d’un vecchio trattato di calligrafia. 13 el Settecento la calligrafia aveva assunto un ruolo strategico in diversi ambiti, non soltanto in quello educativo, ma anche, per esempio, in quello militare, dove era richiesta una specifica competenza per la compilazione delle scritte nelle carte geografiche, o in quello dell’editoria, laddove vi era la pratica di presentare frontespizi riccamente incisi. Anche se con la rivoluzione industriale certe richieste o esigenze vengono a mancare o sono di molto affievolite, la calligrafia rimane ancora come strumento di educazione all’ordine, al comportamento corretto (con il consueto doppio senso del “buon carattere”). Non a caso le frasi utilizzate per l’apprendimento della scrittura riflettevano questa impostazione. Successivamente re e così via. Recitavano infatti i relativi l’inserimento della calligrafia nei pro- programmi: grammi delle scuole tecniche non aveva “L’insegnamento della calligrafia nelle certamente come fine quello di formare scuole tecniche tende a far acquistare degli artisti della penna, ma di fornire agli alunni, prima di ogni altra cosa, una uno strumento professionale utile ai ra- scrittura uniforme, nitida, chiara. Epperò gionieri, agli impiegati in genere per i professori tutti, ed in ispecial modo l’intestazione di fatture, libri contabili, quello di computisteria poi va raccomanbilanci, giornali mastri. dato, che nella II e nella III classe, pur I programmi e gli orari per le scuole quando si studiano i caratteri d’intestatecniche lasciano intravedere quanto l’a- zione, non devono trascurarsi i continui e spetto artistico della calligrafia non do- non brevi esercizi sul corsivo inglese, più veva essere esaltato e quanto questa in- che comunemente non siasi fatto sin qui. vece doveva risultare funzionale soltanto Inoltre non è nuovo il caso che provetti alla buona tenuta di libri contabili, fattu- insegnanti tengano più che ad altro, ai caratteri lapidei, ai fregi e ai ghirigori, facendo sfoggio di lavori complessi, che sanno d’ordinario più di disegno che di calligrafia. Ciò non dev’essere: perocché, è vero, trar profitto della speciale attitudine di qualche alunno per lavori siffatti; ma per pochi scolari abili non devono mai trascurare gli altri, anche quelli che più ostinatamente e si mostrano poco inclinati allo studio di questa materia, modesta ma importantissima. L’insegnante deve insistere, specialmente nella I classe, su i primi esercizi fondamentali ripetendoli all’uopo di quando in quando, e deve badare alla comoda ed igienica positura del corpo, nonché ad una regolare e non viziata impugnatura della penna. Così la calligrafia, insegnata con opera paziente ed accurata, darà frutto più copioso e generale.” Le scuole normali, eredi delle vecchie scuole di metodo, furono istituite per preparare i maestri (e le maestre) all’insegnamento primario. I relativi programmi prevedevano inizialmente, per i tre anni del corso, 3 ore nel primo e nel secondo, a classi riunite, per gli allievi maestri e 2 per le allieve maestre. Quanto ai programmi, non erano particolarmente dettagliati. Anche qui, un avvertimento a non esagerare l’importanza della propria materia: “Il maestro di calligrafia si guarderà dall’esagerare l’importanza della propria arte, come fanno taluni i quali pretendono collegarla colla matematica, e spendono un tempo prezioso in teoriche di cui gli allievi non sanno che fare. Insisterà sulla posizione conveniente della persona che scrive. Sceglierà modelli graduati e contenenti sentenze, per quanto è possibile, educative. Si restringerà alla scrittura corsiva, compresa la CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Filippo Delpino, ‘poeta della stenografia’, massimo esponente della Scuola tayloriana (la sua applicazione fu utilizzata nel Parlamento Subalpino), oltre che stenografo, fu anche un cultore della calligrafia. Qui a lato un’edizione con tavole di Delpino. 14 formazione elegante delle maiuscole, evitando la scrittura gotica, gli arabeschi, gli svolazzi, e simili esercizi di puro ornamento. Si varrà del testo Trossi e Delpino. Eserciterà gli allievi nel modo di temperare la penna, ed esporrà loro alcuni cenni sopra i seguenti punti: 1 vari metodi dell’insegnamento calligrafico secondoché si comincia dalla formazione delle lettere grandi, minute e mezzane; ragioni della preferenza da darsi a quest’ultimo. 2 esercizi preparatorii; aste e curve; formazione delle lettere; graduazione degli esemplari; 3 primi esercizi di scrittura sulla sabbia, sulla lavagnetta e sulla carta, quali si debbano escludere, e , come si possa conciliare il risparmio della spesa col profitto de’ fanciulli. 4 posizione della persona; scelta delle sentenze da proporsi a modelli di scrittura, 5 gradazione degli esercizi; dell’uso della falsariga; dei quaderni lineati, e dello scrivere senza questi sussidii.” C on la riforma Gentile, la calligrafia subì un drastico ridimensionamento, mentre fu inserito quello delle due nuove materie grafiche, stenografia e dattilografia. Particolarmente grave la sua cancellazione dalle scuole normali (che si chiamarono istituti magistrali), che erano le scuole dei futuri e delle future maestre. Con l’avanzare della meccanizzazione della scrittura (e di mutati valori nei confronti della scrittura a mano in genere) la calligrafia finì col deprezzarsi sempre di più. La professione progressivamente non attrae neanche come impiego stabile seppure modesto consolidando un processo di femminilizzazione che era già comunque in atto così come scrive Saverio Santamaria: “La femminilizzazione del corpo docente (prima nella scuola elementare poi anche nella secondaria) è un fenomeno che accompagna la scuola italiana fin dalla nascita ed è destinato ad accentuarsi nel tempo.” Il titolo di professore di calligrafia da solo non sarà più appetibile, e la sua abilitazione sarà considerata soltanto come una parte del proprio curriculum buono solo ad elevare la propria quota di punteggio in vista di partecipazioni a ben più importanti concorsi. Dalla Riforma Gentile all’inizio della Seconda guerra mondiale L a calligrafia prettamente artistica, ornamentale (negli Stati Uniti la chiamano “Ornamental penmanship” proprio per distinguerla da quella scolastica) non aveva quindi accesso da nessuna parte, non solo nelle scuole tecniche o normali, ma nemmeno in quelle artistiche, dove avrebbe potuto e dovuto avere diritto di cittadinanza, nonostante la presenza di una tradizione di tutto rispetto. I calligrafi più famosi, a partire da quelli di fine Ottocento come Eliodoro Andreoli o Giovanni Tonso, e successivamente come Francesco Lamanna o Emilio Ageno1 avevano fra le loro pubblicazioni anche esempi di pura calligrafia ornamentale per mostrare non solo la propria abilità, ma anche per far riscoprire un’arte diversa e di lunga tradizione; altri, come Marco Turco invece non pubblicarono nulla o quasi, ma erano ugualmente conosciuti ed apprezzati come “pergamenisti”. Tuttavia, essendo costoro impegnati nell’insegnamento, non trovarono il modo o l’occasione di portare avanti iniziative culturali diverse come corsi, riviste o pubblicazioni didattiche che potessero promuovere in qualche modo questo aspetto dell’espressione grafica. Negli anni Trenta del secolo scorso l’Inghilterra, invece, riscopriva la cancelleresca italiana del Cinquecento di Arrighi, Tagliente e Palatino, fondando per cura di Alfred Fairbank2 una associazione dediEliodoro Andreoli, Raccolta di epigrafi scritte e incise dal prof. Eliodoro Andreoli dedicate a sua Eccellenza il Comm. Achille Basile prefetto di Milano, Milano, Stab. Tip. Ducati, Varisco & Co, 1885; Giovanni Tonso, Album artistico, Torino, 1896; Francesco Lamanna, Atlante artistico didattico di calligrafia, composizioni di epigrafi scritte e miniate ad uso degli aspiranti all’insegnamento e ai cultori di arti grafiche, Parma, presso l’A., fine sec. XIX; Emilio Ageno, Esempi originali di peculiare ornamentazione a penna, Genova, Arti Grafiche Bozzo e Coccarello, 1939. 2 Alfred Fairbank (1895-1982) frequentò le lezioni di calligrafia della Central School of Arts and Crafts di Londra sotto la guida di Graily He- CIVILTÀ DELLA SCRITTURA 1 15 Foto grande: un prezioso trattato sulla miniatura del 1905. Foto piccola: una cartolina del calligrafo Nicola D’Urso. voce “calligrafia” per l’Enciclopedia Italiana, la famosa Treccani, per opera di Gualtiero Medri, noto bibliografo ferrarese, che sembra uno dei pochi personaggi del periodo ad interessarsi di questa materia4. 2 - Continua witt; si interessò successivamente al carattere italiano cancelleresco del Cinquecento fondando la Society for Italic Handwriting. Pubblicò diversi manuali, raccolte di facsimili di manuali di scrittura; studiò anche paleografia. Sul revival della cancelleresca e in generale sulla scrittura in Europa nel XX secolo v. Rosemary Sassoon, Handwriting of the Twentieth Century, London, Routledge, 1999. 3 Nicola D’Urso (1877-1936), originario di Terni fu rinomato calligrafo, Fondò nel 1915 la rivista di arti calligrafiche “Scrittura” che però ebbe vita molto breve. Pubblicò, fra l’altro, un piccolo manuale per la scrittura con la mano sinistra ad uso dei mutilati della prima guerra mondiale, nonché un libretto per l’utilizzo del pennino Redis. 4 Di calligrafia si era interessato il bibliografo Giacomo Manzoni di Lugo, nei suoi Studii di Bibliografia analitica del 1882, saggio pioneristico nel suo genere. Gualtiero Medri, assieme a Raffello Bertieri, cultori di arti grafiche e tipografiche, furono tra i pochi che si occuparono della nostra materia. Sia Medri che Bertieri pubblicarono degli interventi sui calligrafi del Cinquecento, il primo nel 1928 sulla rivista “All’insegna del libro” e il secondo nel 1927 sulle pagine del suo “Risorgimento Grafico” . CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Una delle cartoline a soggetto francescano del calligrafo Nicola D’Urso. 16 cata (la Society for Italic Handwriting), e suggerendola perfino (non senza qualche protesta) come modello scolastico. In Italia è da segnalare l’attività di Nicola D’Urso, calligrafo attivo a Roma negli stessi anni, che aveva fondato una rivista negli anni della prima guerra mondiale (cessata quasi subito per ovvi motivi) e autore di numerosi modelli calligrafici; inventore di un sistema stenografico, vero artista della penna, autore anche di “micrografie” , era in contatto con personaggi e celebrità del suo tempo, compreso Mussolini, per il quale vergò una pergamena celebrativa del fascismo. Partecipò pure ad una esposizione artistico-didattica sulla scrittura e il disegno a Roma nella quale presentò una fortunata serie di cartoline a soggetto francescano tuttora molto ricercate3. È da segnalare anche la redazione della Il Gruppo Editoriale Giunti ha messo a disposizione della Fondazione le copie del volume FRANCESCO GIULIETTI STORIA DELLE SCRITTURE VELOCI pp. 514 Chiunque fosse interessato può richiederne una copia mettendosi in contatto con la segreteria della Fondazione al numero 339.4262820 lente di SERGIO SAPETTI Sotto la del grafologo anche la stenografia ha il suo bel carattere (parte seconda) D PK CL CIVILTÀ DELLA SCRITTURA CM CT 17 DL i frequente mi è capitato di esaminare le reciproche influenze esercitate sulla grafia dalle molteplici attività professionali svolte quotidianamente da alcuni stenografi, quindi il medesimo soggetto può essere stato esaminato varie volte perché appartiene contemporaneamente a più tipologie. Per rendere più snella la lettura dei grafici ho inserito quindici analisi per ogni segno caratteristico, le scritture corrispondenti sono riprodotte nelle prossime pagine, per esemplificare i concetti espressi nel testo. Ogni stenografo è indicato con una sigla, in modo da garantirne l’anonimato. Stenografi resocontisti e assembleari: BR, CM, CT, PT, SS. Stenodattilografi (con professionalità equivalente in entrambe le mansioni): CL, CT, FG, LL, PK, PS, SL, SV, TM. Insegnanti di stenografia: BR, CL, DL, FG, PT, SS. Studenti di stenografia (selezionati in base alle prestazioni prestigiose in campo scolastico o agonistico): PK, PM, SL, SV. I soggetti facenti parte del campione esaminato sono quindi eterogenei per età sesso ed estrazione culturale, provengono da tutt’Italia e vivono in luoghi diversi. I sistemi stenografici inseriti nell’analisi sono i seguenti: sistema Gabelsberger-Noe (SL), sistema Meschini (PS), sistema Cima tradizionale (CL, DL, PK, PM, SV), sistema Cima personalizzato professionisticamente (BR, CM, CT, LL, PT, SS), sistema Stenital-Mosciaro (TM); ovviamente tutti gli insegnanti sono a conoscenza dei quattro sistemi pubblici, pur avendone specializzato uno LL PT PS CIVILTÀ DELLA SCRITTURA SL 18 TM SS solo per la velocità (in particolare hanno una maggiore despecializzazione: FG, CL e DL). In base al teorico “profilo grafologico dello stenografo”, ho constato che il modello è tanto più conforme al carattere dello stenografo esaminato, quanto più questi utilizzi la stenografia a velocità oratoria come principale attività professionistica; invece le divergenze sono sempre più nette nei confronti di coloro che, oltre a tralasciare l’esercizio ad elevata velocità di scrittura, lavorano quotidianamente in campi diversi da quello della resocontazione stenografica. ANALISI DELLA SCRITTURA d’un campione mondiale di stenografia BR – 38 anni, insegnante e stenografo professionista, sistema stenografico Cima. Siamo di fronte alla scrittura di uno stenografo ad altissimo livello agonistico in quanto ha detenuto in contemporanea sia del titolo di Campione Mondiale sia di quello di Campione Europeo; il suo valore tecnico è confermato dai validi testi scolastici e professionistici di cui è autore, oltre che da un suo prototipo di sistema stenografico basato su regole innovative La scrittura discretamente chiara e facilmente leggibile, essa è distribuita armonicamente, è tendenzialmente aderente con una lieve propensione all’ascendenza nella zona centrale della pagina, eretta all’88% con una percentuale superiore al 70% di aste rette superiori e all’80% di aste rette inferiori. Le difficoltà incontrate per potersi affermare con successo sono evidenziate nelle ritorsioni delle aste inferiori (quasi il 15%), la propensione alle nuove idee si denota dalle aste curve superiori (oltre il 20%). Il livello di forma è notevole, osservando il dinamismo delle parole ci si accorge dell’armonia con la quale la calma si coniuga con la fluidità del tracciato. Le lettere sono semplificate ma leggibili, con una percentuale di scrittura legata superiore all’86%; i raccordi sono curvilinei o spigolosi, con un’alternanza tra tensione e rilassamento che esprime elasticità; spesso le lettere sono unite da dei “rapidi” occhielli, evidenti in special PM FG SV CIVILTÀ DELLA SCRITTURA BR 19 modo nelle lettere P minuscole che tra l’altro sono eseguite con movimento ascendente a partire dall’asta. L’altezza delle lettere supera di poco i 14 dmm., gli occhielli in media sono alti quasi 16 dmm. La pressione è incisiva soprattutto verso il basso, inoltre vi sono anche dei piccoli ricci del soggettivismo premuti verso destra. La riflessività nel decidere è notevole, infatti la distanza media tra una parola e l’altra è pari a 6 volte la larghezza dell’occhiello; nel rapporto io-tu, dato dall’interlettera, si ha una distanza media nella norma: poco più di un occhiello. La lunghezza degli allunghi inferiori è notevole: 3,67 volte l’altezza dell’occhiello medio, compensando quindi con una forte radicata la notevole estensione degli allunghi superiori (2,45 volte l’altezza dell’occhiello medio). Passando all’esame dello stenoscritto si riscontrano subito dei parallelismi evidenti con il corsivo: scrittura personalizzata ma leggibile con chiarezza, calma e fluida (con la presenza di qualche tensione così come nel corsivo). Le abbreviazioni sono eseguite con la forma più parca possibile (denotando anche la prontezza di riflessi nel sintetizzare in base alla struttura etimologica delle parole); la distanza tra i vari simboli è nella norma, la traparole, rispetto alle scritture di altri stenografi, è tendenzialmente larga. Nella parte alta dei cerchietti si notano le stesse piccole macchie di inchiostrazione presenti negli occhielli del corsivo. Nel caso in cui la stenoscrizione è eseguita a bassa velocità e su foglio non rigato, l’occupazione spaziale è simile alla pagina in corsivo ma nello stenoscritto il margine sinistro è più ridotto. Quando il simbolo stenografico non è CIVILTÀ DELLA SCRITTURA 20 TI SEI RICORDATO DI RINNOVARE L’ISCRIZIONE AGLI AMICI DELLA FONDAZIONE? “rafforzato”, il tracciato pur essendo leggero presenta un aumento di pressione nel tratto verso il basso, evidenziando l’uguale tendenza riscontrata nel corsivo. Accanto a questi parallelismi vi sono delle differenze evidenti, imputabili soprattutto alle caratteristiche intrinseche del dinamismo di scrittura previsto dalla stenografia: nello stenoscritto gli occhielli tendono ad essere dilatati anziché ovalizzati, l’inclinazione è leggermente pendente, il rigo è lievemente discendente. Terminato il parallelismo tra corsivo e stenoscritto eseguiti alla medesima velocità, avendone la possibilità effettuo una comparazione anche con un saggio eseguito a oltre duecento parole al minuto, velocità che nell’ultimo mezzo secolo in Italia solo pochissimi campioni sono riusciti a raggiungere. Dopo alcune pagine di “riscaldamento” dettate a velocità relativamente basse, vi è stata la prima accelerazione da 150 a 180 parole al minuto, poi un secondo aumento di velocità da 180 a 220 parole al minuto; al dettato è seguita una immediata rilettura nella quale si sono riscontrate 2,50 penalità. Dell’elaborato esamino la pagina più significativa, relativa all’incremento di velocità da 190 a 200 parole al minuto: in primo luogo colpisce come l’allineamento al margine sinistro si sposti con rapidità verso destra, originando una scrittura a “cono”: questa particolarità, che è di frequente presente nei notes degli stenografi, si può imputare sia alla normale tendenza di chi scrive veloce di spostarsi sulla destra del foglio, sia dalla costante presenza del pollice e dell’indice della mano sinistra nello spigolo inferiore della pagina, in modo da voltare il foglio con estrema rapidità e senza eccessiva deconcentrazione. Nel saggio in esame la scrittura appare fortemente alterata dal dinamismo, solo l’autore, perfettamente allenato, è in grado di tradurre correttamente i simboli stenografici. Rispetto alla sua normale scrittura stenografica, esaminata in precedenza, si denota un discreto aumento della tensione emotiva, i rafforzamenti sono eseguiti con grande dinamicità ma il “chiaroscuro” è ancora facilmente intuibile; la traparole è più stretta, soprattutto se vi sono più di tre simboli ogni riga di scrittura. Nonostante la rigatura del foglio, si nota che la scrittura è costantemente inclinata verso l’alto, seguendo una tendenza opposta al saggio eseguito a bassa velocità su foglio non rigato. E’ inoltre importante evidenziare che in stenografia, a qualsiasi velocità sono sempre presenti le medesime macchie di inchiostrazione eseguite inconsciamente nella scrittura ordinaria: esse si trovano nei punti di congiunzione fra asta e filetto ascendente o nella parte alta degli occhielli. In questo saggio sono presenti alcuni segni di stentatezza, probabilmente scaturiti da un’istantanea riflessione dello stenografo per decidere quale sia il tracciato da eseguire (quinto rigo ultima parola, settimo rigo ultima parola, quintultimo rigo seconda e terza parola, penultimo rigo penultimo simbolo). Premesso che nel sistema Cima le lettere “F e V” sono tracciate con un movimento simile alla “elle minuscola con asola” dell’alfabeto corsivo, dall’esame comparato si nota la presenza dei ricci della fissazione materialistica: in corsivo sono frequenti, ma la loro presenza è ininfluente per la chiarezza della parola; nel saggio stenografico a bassa velocità sono pressoché assenti, in quanto lo stenografo ha il tempo per riflettere prima di scrivere ed evita i tracciati non previsti dal modello calligrafico; nel saggio ad altissima velocità ricompaiono, in forma abbozzata, ma sono dislocati solamente nelle parole iniziali del rigo. Anche questa analisi avalla la tesi per cui l’inconscio influenza la scrittura con modalità costanti: la stessa titubanza a iniziare un nuovo progetto, espressa dallo scrivente con i ricci del corsivo, si estrinseca nello stenoscritto, quando la mano velocemente concretizza su una sola riga ciò che la mente ha astrattamente elaborato. Mi sono soffermato a lungo su questa analisi perché ritengo che evidenzi con chiarezza gli elementi caratteristici dello stenografo. Partendo dai segni indicati in premessa, passo a esaminare le caratteristiche specifiche di altri stenografi, evidenziando soprattutto per quali motivi si discostano dal modello base della scrittura dello stenografo tipo ipotizzata a priori. 2 - Continua L’immortale magia di quei 20 caratteruzzi, parola di Galilei di MASSIMO UGLIANO CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Qui sotto: illustrazione dei «Discorsi sopra i due massimi sistemi del mondo», di Galilei (1632). In basso: il frontespizio del «Sidereus Nuncius» di Galilei (1610). 21 I l 26 marzo del 2010 la comunità scientifica internazionale ha ricordato il quattrocentesimo anniversario della pubblicazione a Venezia del “Sidereus Nuncius”1 del grande scienziato italiano Galileo Galilei2; il 1610 fu un anno di particolare creatività per lo studioso: fin dalla notte del 7 gennaio aveva puntato il suo cannocchiale con nuove lenti verso il cielo stellato: in un istante la Via Lattea si dissolse in tantissimi corpi luminosi distinti ed inoltre gli si presentò nitido il paesaggio lunare; il 13 1 Per festeggiare degnamente l’evento, l’Ossergennaio individuava il quarto satellite di vatorio Astronomico di Capodimonte in Napoli, Giove; in luglio scrutava Saturno; in di- possessore di una copia originale, ne ha fatto cembre annunciava a Giuliano de’ Medi- riprodurre 50. Il volume, scritto in latino – quindi ci di essere riuscito ad osservare con at- destinato ad un numero più che limitato di lettori tenzione ed a poter finalmente – edito in 450 esemplari a spese dello scienziato è spiegare sia le fasi di Venere che il primo saggio sulla base di esplorazioni astronomiche dirette e sistematiche effettuate con un le macchie solari. Sempre nello telescopio. stesso anno fu chiamato a Roma 2 Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio del a far parte dell’Accademia dei 1564 da Giulia Ammannati appartenente ad un’aristocratica famiglia di Pisa e da Vincenzo Galilei Lincei. Prossimamente si verifiche- vissuto fra il 1520 ed il 1591, figura di spicco ranno analoghe ricorrenze per in- nella Camerata fiorentina, compositore e teorico musicale discepolo dell’insigne musicologo Giovenzioni, scoperte, ritrovati o al- seffo Zarlino. Morì ad Arcetri l’8 gennaio 1642 tre opere del geniale e famoso ri- 3 Volutamente apparve in volgare (come del cercatore fra cui i “Discorsi e di- resto altri scritti) per consentirne una maggiore mostrazioni matematiche intorno diffusione. Versioni successive: la prima in latino a due nuove scienze” ed il “Dia- intorno al 1636 operata da G. Diodati (1576logo sopra i due massimi sistemi 1649) che si interessava pure della pubblicazione in Olanda; tra i visitatori nella prigione di Arcetri, del mondo”. il filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) portò la 3 Proprio da quest’ultimo – buona notizia che il Dialogo era stato tradotto in causa di varie peripezie e vicissi- inglese. tudini4 – traiamo e riproponiamo 4 Per il contenuto e per le idee espresse nel Diaall’attenzione dei lettori una ce- logo, Galileo subì l’Inquisizione ed un memoralebre frase sulla quale fare alcune bile processo dove fu costretto all’abiura il 22 considerazioni e prendere le giugno 1633. Solo il 31 ottobre del 1992, papa Giovanni Paolo II – che fin dal 1979 aveva mosse per arrivare a momenti annunciato che la Chiesa intendeva riconsiderare successivi. il caso – ammise ufficialmente che lo studioso Siamo alla fine della prima aveva sofferto per mano delle gerarchie ecclesiagiornata 5 durante la quale si è stiche e riconobbe che erano stati commessi degli svolto un confronto iniziale fra il errori. Cfr. J. RESTON, Galileo. rivoluzionario sistema copernica- 5 Il Dialogo risulta suddiviso in quattro parti nel delle quali gli interlocutori si incontrano, si no (eliocentrico) e quello classico corso pongono domande e si scambiano osservazioni. È aristotelico-tolemaico (geocentri- ambientato nel palazzo di Sagredo sullo sfondo di co) e precisamente allorquando si una Venezia cinquecentesca. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA La coperta dell’opera di Piccolomini, «Della filosofia naturale» (1560). 22 fa una specie non solo di bilancio bensì l’elogio delle più importanti realizzazioni fatte dall’uomo nel corso del tempo6. È Sagredo7 che parla e dice [VII, 130-131]: “… Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta…”. L’argomento di per se stesso non è nuovo e due autori di poco precedenti, Alessandro Piccolomini (1508-1578)8 e Benedetto Varchi (1503-1565)9, riportavano nei loro scritti simili riflessioni. Infatti nella “Filosofia Naturale” del Piccolomini si legge (II48v): “…come le lettere dell’alfabeto, quantunque poche, e le medesime sieno, tanto nondimeno importa che o con questo, o con quell’ordine si componghino insieme, tra di loro, che parole diversissime e quasi infinite ne risultano…”. Analogamente nella “Lezione delle parti della poesia” (Opere II 695) del Varchi troviamo: “… e per dire delle cose dall’ingegno umano ritrovate e per mezzo dell’arte fatte, chi può senza grandissima maraviglia considerare, che con sì poche lettere, quanti non sono a gran pena i mesi, che in due anni si conI partecipanti non sono personaggi immaginari bensì Giovanni Francesco Sagredo (1571-1620) a sua volta scrittore, sperimentatore e costruttore di strumenti; console veneziano inviato in missione diplomatica ad Aleppo, in Siria comparirà nei “Discorsi”; Filippo Salviati (1582-1614) gentiluomo fiorentino al quale Galileo aveva dedicato il trattato sulle macchie solari. Fu membro dell’Accademia della Crusca. Purtroppo anche lui, come Sagredo erano defunti prematuramente all’epoca del Dialogo. Simplicio è in memoria di un popolare filosofo peripatetico greco commentatore di Aristotele ma più che rappresentare un individuo concreto, raffigura una categoria ed un modo di pensare. 7 Salviati è il portavoce principale delle idee di Galileo e difende la concezione eliocentrica con l’appoggio ed il contributo di Sagredo, mentre Simplicio impersona l’oppositore dell’eliocentrismo a favore dell’immobilità della terra. Galileo è menzionato con l’appellativo di ‘l’Accademico’ oppure ‘il nostro amico comune’. 8 Alessandro Piccolomini (nato a Siena), intellettuale, commediografo, professore di filosofia morale a Padova, astronomo, drammaturgo, fu autore di annotazioni alla poetica di Aristotele, compose cento sonetti, due commedie ed un dialogo. Tradusse Ovidio, Virgilio, Senofonte ed Aristotele. 9 Benedetto Varchi (fiorentino) storico, umanista, scrittore, erudito. Uomo di ingegno e di vasta cultura ha lasciato una enorme produzione. Per incarico del duca Cosimo I, iniziò le “Storie fiorentine” (dal 1527 al 1538) in 16 libri, pubblicate postume. Fra il 1555 ed il 1557 apparvero i suoi moltissimi Sonetti, pastorali, egloghe, canti carnascialeschi, discorsi, epistole e versi vari oltre ad una Grammatica della lingua provenzale. Tradusse il De consolatione philosophiae di Boezio. All’età di 62 anni fu consacrato sacerdote, ma nel 1565 improvvisamente morì. Anche Le Lezioni, altre prose e la commedia La suocera ad imitazione di Terenzio furono diffuse solo dopo la sua scomparsa. L’Ercolano presentata nel 1570, è una interessante disputa dove si parla di scrittura e di lingua, ispirata dalla contesa sorta fra Annibal Caro, amico del Varchi, e Lodovico Castelvetro sulla questione dell’origine del volgare e soprattutto del mutamento che seguì Dante, Petrarca e Boccaccio. 6 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Un’edizione dell’«Ercolano» di Benedetto Varchi del 1744. L’opera originale (1570) tratta del volgare e degli sviluppi dei segni dopo Dante. 23 IL LIBRO MANUALE DI STENOGRAFIA G/N 25a EDIZIONE 1994 DI ENRICO NOE IN OFFERTA SPECIALE AI SOCI SI PUÒ RICHIEDERE ALLA FONDAZIONE TELEFONANDO AL NUMERO 339.4262820 tano, non solo tutte le cose di tutto l’universo, ma ancora tutti i pensieri di tutti gli uomini tanto agevolmente e tanto perfettamente si scrivano e si manifestino?”. I due letterati notavano con profonda ammirazione che con pochissimi simboli si potevano ottenere un numero quasi infinito di parole, ma nulla traspare a proposito del futuro ovvero dell’importanza, del valore e del significato del tramandarsi ai posteri. Secondo Galileo, viceversa, il massimo dell’ingegno umano sono rappresentati dalla scrittura, con la sua semplicità e razionalità unita ad innumerevoli variazioni o combinazioni, e dalla stampa che è certo o comunque si augura riuscirà a coprire possibili distanze spaziali e temporali permettendo di “comunicare le idee più nascoste ad ogni uomo, anche a quello che non ancora vive e che può nascere fra diecimila anni”. Ben diversa era stata la posizione di Platone (427-347 a. C.) l’eminente filosofo greco allievo ed amico di Socrate (469-399 a. C.) il quale sforzandosi di ridurre la funzione e la portata della scrittura a tutto vantaggio dell’insegnamento verbale diretto, attribuisce ad essa conseguenze nefaste schierandosi in difesa dell’oralità (dialettica), ma cadendo in palese contraddizione affidando proprio a parti scritte le sue argomentazioni in difesa della superiorità della parola. Secondo un altro racconto 10 Thamus, sovrano di una importante città dell’Alto Egitto, aveva invitato a corte il dio Theuth artefice di molteplici e brillanti trovate tra le quali i numeri, il calcolo, la geometria, l’astronomia e l’alfabeto. Mentre ne ascoltava l’illustrazione il re approvava e lodava oppure criticava esprimendo il suo dissenso a seconda dei casi. A proposito dei segni grafici, Theuth dichiarò: “Questa conoscenza, o re, renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è ritrovato il farmaco della memoria e della sapienza…”. Ma il re non fu affatto d’accordo e con non poco risentimento e palese irritazione ribadì: “…La scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno, perché fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se medesimi: dunque tu hai trovato non il farmaco della memoria, ma del richiamare alla memoria. Della sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l’apparenza e non la verità: infatti essi, divenendo per mezzo tuo uditori di molte cose senza insegnamento, crederanno di essere conoscitori di molte cose, mentre come accade per lo più, in realtà, non le sapranno; e sarà ben difficile discorrere con essi, perché sono divenuti portatori di opinioni invece che sapienti”. La contrapposizione e le divergenze nascono dal fatto che all’epoca la cultura trasmessa a voce era ritenuta l’unica, insostituibile ed intoccabile e si credeva che la chiarezza e la compiutezza fossero proprie ed esclusive dell’oralità che procurava agli uomini la verità; la scrittura consentirebbe di ottenere soltanto l’esteriorità delle cose, arrecando danno e pregiudizio alla memoria perché depositaria di un falso sapere11. Al contrario Cadmo fenicio – personaggio della mitologia greca che secondo la leggenda avrebbe fondato la città di 10 Cfr. PLATONE, Fedro, traduzione italiana di G. Reale, Milano 1991, Rusconi Editore, pp. 159,161. 11 Cfr. W. J. ONG, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola; E. A. HAVELOCK, Dall’A alla Z. Le origini della civiltà della scrittura in Occidente, IDEM, Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA La «Bibbia a 42 linee», opera storica di Gutenberg, messa in vendita a Francoforte nel 1455, in 180 copie. 24 Tebe e poi regnato su tutta la regione circostante denominata Beozia – stando alla tradizione fece conoscere le lettere ai greci e per tale motivo viene apprezzato e reputato assai ingegnoso. Lo stesso G. B. Vico (1668-1744)12 nella “Scienza Nuova” ne discute con riguardo e stima e poi, come naturale conseguenza, asserisce che “dove appare la scrittura ivi è certo grande intelligenza”. Le origini dei caratteri sono remote e si perdono nella notte dei tempi: la prima forma di registrazione è stata senza dubbio alcuno la scrittura sviluppatasi dalle età preistoriche/protostoriche a quelle storiche antiche, dalla forma pittorica o figurativa alle manifestazioni simboliche nei geroglifici e nella grafia cuneiforme, fino a quella alfabetica o fonetica13. Alla fine del medioevo nasceva la stampa ad opera di Johann Gutenberg (1400-1468) uno dei più potenti fattori culturali dell’età moderna14. Con Galileo siamo ormai in pieno 1600, il gusto, le inclinazioni, le tendenze anche estetiche, la sensibilità hanno subito un radicale quanto sistematico cambiamento; Andrea Palladio15 è scomparso misteriosamente nel 1580; il Rinascimento si è praticamente concluso; il Barocco è alle porte con G. L. Bernini, F. Borromini, G. Guarini, F. Juvarra nel nostro paese, i Churriguera in Spagna, J. B. Fischer von Erlach e J. L. von Hildebrandt in Austria, J. B. Neumann e gli Asam in Germania; nella pittura con Rubens e L. Giordano; nella musica con C. Monteverdi, F. Cavalli, A. Scarlatti, A. Vivaldi, J. S. Bach, solo per citarne alcuni. Non dimentichiamo che il primo vo- cabolario alfabetico16 moderno in Italia fu quello degli Accademici della Crusca iniziato nel 1591 e pubblicato nel 1612; che in quel tempo fecero la loro apparizione le prime riviste accademico-scientifiche, i primi periodici (la “Nieuwe Antwersche Tijdingne” di Anversa nel 1605 e gli “Ordinarii Avisa” di Strasburgo nel 1609), le prime gazzette (che comparvero tra il 1618 ed il 1631 ad Amsterdam, Vienna, Londra e Parigi tra le quali la più celebre fu quella fondata dal medico francese Théophraste Renaudot ed a cui collaborò lo stesso Luigi XIII). I giornali assunsero veste quotidiana (il più antico in assoluto fu la “Leipziger Zeitung” che uscì a Lipsia nel 1660); nel 1680 il “Frankfurter Journal” arrivava a tirare 1500 copie17. P. CarpenVico nacque a Napoli nel 1668 e vi morì nella notte fra il 22 e 23 gennaio 1744; storico, profondo pensatore, studioso appassionato, filosofo e letterato in polemica con il cartesianesimo propose un nuovo criterio di verità; fu precursore di molte idee che solo più tardi troveranno il loro sviluppo e la loro affermazione. Viene giustamente considerato l’iniziatore della filosofia della storia. Rilevanti e degne di nota le sue interpretazioni dei fatti linguistici. Nel 1725 comparvero i Principii di una scienza nuova d’intorno alla natura delle nazioni (tre edizioni 1725, 1730, 1744). 13 Cfr. “Storia della Scrittura”, Fondazione Giulietti; I. J. GELB, Teoria generale e storia della scrittura. D. JACKSON, La scrittura nei secoli; M. COHEN, La grande invention de l’écriture et son évolution. 14 Cfr. M. MCLUHAN, La galassia Gutenberg; G. BECHTEL, Gutenberg; E. L. EISESTEIN, La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di mutamento. 15 Andrea di Pietro della Gondola detto Il Palladio (1508-1580) influenzò con il suo pensiero lo sviluppo dell’architettura europea ed americana. Giovedì 20 gennaio 2011 a Roma è stato presentato il volume “Andrea Palladio unbuilt Venice”. 16 Dictionarum o Dictionarius, Vocabolarium o Vocabolarius vengono dal tardo Medioevo o dal primo Umanesimo come enumerazione di voci oscure con o senza spiegazione. Celebri per il latino era stato il Thesaurus linguae latinae di R. Estienne del 1532 e Thesaurus grecae linguae per il greco di H. Estienne del 1572. Poi il Glossarium mediae et infimae graecitatis di du Cange del 1668. Seguirono il Dictionnaire de l’Académie Française (1694); Diccionario de la Real Accademia Espaòola (1726/39); Dictionary inglese di S. Johnson (1755) e poi a mano a mano tutti gli altri. 17 Cfr. V. C ASTRONOVO , I primi sviluppi della stampa periodica fra Cinque e Seicento. 12 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Il famoso «Discorso sul metodo» (1637) di Cartesio. È, storicamente, la prima opera filosofica impostata sulla necessità del metodo, come esigenza di ordine e chiarezza (così come il «Dialogo dei massimi sistemi» di Galilei è la prima opera, propriamente scientifica). 25 IL LIBRO DIDATTICA DELLA STENOGRAFIA DI UGO ZUCCHERMAGLIO IN OFFERTA SPECIALE AI SOCI SI PUÒ RICHIEDERE ALLA FONDAZIONE TELEFONANDO AL NUMERO 339.4262820 tier (1697-1767)18 predispose il Glossario de Du Cange19. Il periodo in cui visse Galileo rappresenta una realtà complessa ed è stato ricco di menti fertili e di personaggi famosi sia in Italia che all’estero. Fra i tanti, per le presenti brevi note, richiamiamo soltanto Girolamo Cardano (15011576)20, Giambattista Della Porta (15351615)21, Francis Bacon (1561-1626)22 e René Descartes (1596-1650)23, per avviare il discorso su altri aspetti della scrittura e linguistici e mettere in risalto alcune problematiche strettamente legate alla tecnica delle comunicazioni segrete. Cardano fra le sue svariate attività si applicò a codifiche particolari soprattutto per cercare di trovare un procedimento facile per aiutare un figlio sordomuto ed infatti diceva: “…È necessario che chi è sordo impari a leggere e a scrivere, poiché lo può fare, proprio come chi è cieco…”, ma purtroppo non si è mai rinvenuto un suo espediente adatto allo scopo; nel 1550 introdusse la ‘griglia cardanica’, un ingegnoso quanto semplice criterio apparentemente impenetrabile. Il Della Porta – indagato dall’Inquisizione nel 1579 – come molti predecessori si interessò alle rappresentazioni in questione dal punto di vista della riserva- tezza e della circospezione e vi dedicò addirittura i quattro libri del “De Furtivi(s) Lit(t)erarum Notis” (1563), che concernono appunto documenti misteriosi ed indecifrabili e nei quali descriveva, uno dei primi esempi di ‘permutazione poligrafica’ con accenni al concetto di ‘sostituzione polialfabetica’, presentata perfino al re Filippo II di Spagna. Giudicato il maggiore crittografo del Rinascimento fu accusato di plagio dal bresciano Giovan Battista Bellaso (1505- ?) che aveva proposto questo tipo di cifratura il 21 luglio 1553 ed in due elaborati del 1564 per rendere incomprensibile un testo. Tuttavia teniamo presente che l’invenzione della cifra polialfabetica con chiave letterale e ‘tabella’ o ‘tavola reciproca’ ad elementi mescolati ed alternati per mezzo di un disco rotante-codificante risalgono all’illustre architetto Leon Battista Alberti (1404-1472) che nel 1466 pubblicò il volume: Dello scrivere in cifra. Un secolo dopo, nel 1586 a Parigi, Blaise de Vigenère (1523-1596) dava alle stampe il Traicté des chiffres ou secrètes manières d’escrire. Il “quadrato” da lui inventato per la criptazione di un Pierre Carpentier è noto agli studiosi di stenografia per il suo lavoro Alphabetum tironianum, seu notas tironis explicandi methodus, pubblicato a Parigi nel 1747. Per notizie in merito cfr. F. GIULIETTI, Storia delle Scritture veloci, pp. 292 e segg., dove troviamo anche il frontespizio dell’opera. 19 Il Glossario ed il Supplemento del 1766 ai quali ancora oggi studiosi e ricercatori fanno riferimento contiene un notevole numero di terminologie di origine medioevale con il relativo significato. 20 Gerolamo Cardano, matematico, medico e fisico si interessò delle equazioni cubiche e di quelle di quarto grado. Gli si attribuisce l’invenzione del giunto cardanico usato per trasmettere un movimento rotatorio fra due assi concorrenti. 21 Giambattista della Porta nacque a Vico Equense (Na) nel 1535 e morì a Napoli nel 1615. Scrittore, drammaturgo, scienziato e letterato, tipica figura del Cinquecento italiano, dall’ingegno profondo e versatile si interessò di molti argomenti fra cui la camera oscura (cfr. “Civiltà della Scrittura”, n.6/2007 pp. 29, 30) e le lenti ottiche. 22 Sir Francis Bacon (1561-1626), filosofo inglese concepì una grande enciclopedia delle scienze di cui portò a termine solo due parti. 23 Renè Descartes (1596-1650), filosofo e matematico francese, iniziatore del razionalismo moderno, promosse un metodo sul modello di quello matematico e con lo stesso rigore formale. 18 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA La prima pagina del manoscritto di Al-Kindi del IX secolo. Il filosofo musulmano è considerato il capostipite dell’analisi crittografica. 26 messaggio (autochiave) riuscì a resistere a lungo, finché nel 1854 il matematico britannico Charles Babbage (17921871)24 ne comprese l’impostazione e l’organizzazione25. Bacone agli inizi del 1600 sosteneva: “…Ora i sistemi di notazione (che, senza il soccorso o l’intromissione delle parole, riescono a significare le cose), sono di due tipi: l’uno dei quali è fondato sull’analogia, l’altro è puramente arbitrario. Del primo tipo sono i geroglifici e i gesti; del secondo tipo sono i caratteri reali, di cui abbiamo fatto cenno. (…) I gesti sono una specie di geroglifici momentanei; perché come le parole volano, ma gli scritti restano, così i geroglifici dipinti restano, ma quelli espressi con i gesti svaniscono, (…) Bisogna che geroglifici e gesti abbiano sempre qualche somiglianza con la cosa che vogliono rappresentare, e siano così dei simboli, e per questa ragione noi li abbiano chiamati notazioni per analogia. Invece i caratteri reali non hanno nulla di simbolico (e sono del tutto non figurabili, come le lettere dell’alfabeto); sono stati costituiti ad arbitrio (ad placitum) e sono entrati poi nell’uso per abitudine e quasi per un tacito accordo. Questo genere di scrittura esige molti segni, tanti quante sono le radici delle parole. Questa parte dell’organo del discorrere, che si riferi- sce alle notazioni, noi la collochiamo tra i desiderata”. (Cfr. “De augmentis scientiarum”, libro VI-I, 292). Bacone riuscì a mettere a punto, sempre per motivazioni precauzionali e cautelative, interessanti metodologie di notazione basati sulle sole lettere «a» e «b» partendo da un alfabeto ermetico che pare avesse appreso nel giovanile viaggio in Francia durato due anni e mezzo – dopo il 1581 – al seguito dell’ambasciatore Amias Paulet. In una di queste, i due segni sono utilizzati in gruppi di cinque per indicare tutti gli altri (24, ma in effetti i possibili accostamenti disponibili erano 25 = 32), ivi compresi k, w, x, y con la sola esclusione di j. La seconda è ad impronta “biformata”26 che impiega due serie di tipologie leggermente diverse per i caratteri base (sempre «a» e «b») al fine di ottenere una maggiore difficoltà per scoprirne il contenuto. Riteniamo che la cosa rappresentasse un ulteriore espediente o accorgimento perché nella lingua inglese la «j» è molto diffusa fra le consonanti e fin dall’VIII sec. il saggio arabo Al-Kindi 27 aveva compreso l’enorme importanza dell’analisi delle frequenze28 nella ricostruzione di un testo cifrato (abbastanza lungo)29. La procedura è risultata per gli studi nel settore da noi condotti particolarmente interessante dal momento che con non poca sorpresa abbiamo constatato che nel corso dell’800, dopo il successo 24 Babbage progettò una “macchina analitica” meccanica che anticipava i moderni calcolatori. 25 Per la verità la cosa rimase nascosta ancora per molti anni fino a quando non venne scoperta nelle carte del Babbage. 26 Codice biquinario. 27 Al-Kindi nato a Bassora nell’801 e morto a Bagdad nell’866 o 873, primo filosofo musulmano considerato il pioniere della crittoanalisi. 28 Uno studio abbastanza accurato delle frequenze di comparizione di vocali e consonanti fu avviato da numerosi esperti a partire dal 1750 quando in Inghilterra W. Holdsworth e W. Aldridge pensarono per primi ad una tabella o ‘polizza’ con le percentuali adottate dalle fabbriche per prescrivere, proporzionalmente, la quota di tipi di ciascuna lettera nella preparazione delle cosiddette ‘cassette tipografiche’. 29 In Italia, per la rilevazione delle ricorrenze alfabetiche ricordiamo G. Roncagli, G. Aliprandi, E. Del Boca, G. Boaga (cfr. “Rivista degli Stenografi”, n. 58/2002, pp. 2-13; “Civiltà della Scrittura”, n. 1/2006, pp. 5-8). CIVILTÀ DELLA SCRITTURA L’alfabeto a linee e punti dell’inventore statunitense Samuel Morse (1791-1872). 27 nelle comunicazioni elettriche ottenute con il telegrafo di Samuel Morse (1791-1872)30, il tecnico Emile Baudot (1845-1903)31 nel 1874 ne approntò una praticamente identica, modificata solamente nelle combinazioni di alcuni segnali. Il Baudot allestì uno speciale apparato a sette unità utilizzato nelle telescriventi (vedi Rivista degli stenografi, n.65/2004, p. 27). I detti insiemi di simboli rappresentano, in sostanza, gli antesignani dei codici Esadecimale 32, EBCDIC33 e quindi dell’ASCII34 universalmente adottato negli odierni Computer. Singolare risulta il frammento manoscritto seguente, redatto da Cartesio intorno al 1627, che dice testualmente: “Così come non possiamo scrivere parole in cui ci siano lettere diverse da quelle dell’alfabeto, né comporre una frase che non sia composta dalle parole che si trovano nel dizionario, nello stesso modo non possiamo (scrivere) un libro (che non si componga) di frasi che si trovano in altri (libri). Tuttavia se ciò che avrò detto sarà così coerente e argomentato, che una (cosa) scaturirà necessariamente dall’altra, ciò proverà che non ho mutuato frasi da altri più di quanto ho tratto le parole dal dizionario”. Intorno al 1637 nel suo “Discours de la méthode” (Parte Seconda, p. 21) 35, prescriveva “di suddividere ciascuna difficoltà da esaminare in tutte le parti in cui era possibile e necessario dividerla per meglio risolverla” e quindi anche alle parole frazionate negli elementi componenti. Inoltre il filosofo e matematico in oggetto, attentissimo ai significati ed alla terminologia scientifica, si dedicava alla crittologia per usi privati: in una lettera del settembre 1646, la principessa palatina Elisabetta, a prosieguo di corrispondenza già intercorsa, obiettava: “Ho esaminato il cifrario che mi avete mandato, e lo trovo assai buono ma troppo prolisso per scrivere un testo lungo; e se si dovessero scrivere solo poche parole, se ne troverebbe facilmente il senso mediante la quantità delle lettere. Sarebbe meglio creare una chiave di parole con l’alfabeto, e poi trovare un segno distintivo tra i numeri che sostituiscono le lettere e (le lettere) che sostituiscono le parole”36. Oggi, a quattro secoli di distanza, l’immagine di Galileo ad Arcetri vecchio e canuto con carta, penna ed inchiostro può apparire ad alcuni anacronistica; il concetto di libro stampato come unico mezzo di trasmissione della cultura pure sta tramontando con l’avvento di internet, della multimedialità ed interattività; alla gloriosa, indimenticabile, leggendaria macchina da scrivere meccanica portatile è subentrato un sofisticato sistema di videoscrittura; restano tuttavia immutati ed imperituri i pochi “caratteruzzi” rievocati da Galileo, ora trasformati in alfabeto digitale a 8 bit, in parte persino prevedibili con sufficiente approssimazione con l’analisi statistica, e comunque in grado di rappresentare a dispetto del tempo e di tutto anche parole nuovissime. Concludiamo pensando che se Galileo è riuscito da solo a farsi ascoltare per i primi quattrocento anni, probabilmente le moderne Teorie matematiche collaboreranno a cercare di non far disperdere nemmeno un ‘bit’ del ‘messaggio’ del grande maestro per i prossimi diecimila anni. 30 Samuel Morse inventore statunitense ideò il telegrafo elettrico nel 1836 e creò un alfabeto a linee e punti a lunghezza variabile impiegato in tutto il mondo. 31 Emile Baudot esperto francese si interessò di telecomunicazioni e perfezionò il telegrafo di Morse. 32 A base 16. 33 Extended Binary Coded Decimal Interchange Code. 34 American Standard Code for Information Interchange. 35 Traduzione e note di M. Renzoni, ristampa 1993. 36 A dimostrazione della validità della strategia e del fatto che per usi politico-diplomatici o per servizi di spionaggio la crittografia è sempre stata in auge, duecento anni dopo, nel 1856, Virginia Oldoini contessa di Castiglione (1837-1899) inviata da Camillo Benso conte di Cavour a Parigi per cercare di influenzare Napoleone III, nei suoi frequenti rapporti epistolari utilizzava un codice numerico segreto simile, precedentemente concordato. Cfr. Archivio di Stato di Torino, 20 cartelle di documenti riservati non distrutte, acquistate nel 1951. c22mostre Andar per mostre a cura di PAOLO A. PAGANINI A Brera le tele di Hayez ispirate a Manzoni e a Verdi A Francesco Hayez, Il bacio, 1859. Olio su tela, cm 112 × 88, Milano, Pinacoteca di Brera. Milano, fino al 25 settembre, nell’ambito delle iniziative dedicate alle celebrazioni per l’Unità, la Pinacoteca di Brera dedica una mostra a Francesco Hayez e al contesto artistico e culturale milanese nei decenni cruciali per la storia dell’Italia. Tre protagonisti, Alessandro Manzoni (1785–1873), Francesco Hayez (1791–1882) e Giuseppe Verdi (1813–1901), hanno rappresentato il primato milanese nell’ambito letterario, della pittura e della musica, fornendo ri- spettivamente con la tragedia (Carmagnola e Adelchi) e il romanzo moderni (I Promessi Sposi), la grande pittura storica e il ritratto, il melodramma, i modelli in cui la nuova nazione potesse riconoscersi. Il complesso di Brera, con l’Accademia, la Pinacoteca, la Biblioteca Braidense e le altre istituzioni, il Teatro alla Scala, i centri dell’editoria letteraria e musicale, come la famosa Casa Ricordi, furono il grandioso laboratorio di questa cultura nazionale. Attraverso una serie di capolavori di Hayez, ispirati ai testi di Manzoni e che rappresentano gli stessi temi di alcuni dei più popolari melodrammi di Verdi, come I Lombardi alla prima Crociata, I Vespri e I due Foscari, a cui si unisce una serie di strepitosi ritratti dei tre protagonisti e dei personaggi a loro più vicini, la mostra di Brera intende evocare questo momento irripetibile della storia culturale italiana. Orari: 8.30 -19.15 da martedì a domenica (chiuso lunedì). www.brera.beniculturali.it I capolavori dei Bassano indagati ai Raggi X CIVILTÀ DELLA SCRITTURA T 28 ra i vari e articolati programmi artistici, culturali e scientifici che la città di Bassano ha organizzato per ricordare l’opera della famiglia artistica dei Bassano, una iniziativa di particolare interesse è dedicata, fino al 3 luglio, a “I Bassano ai raggi X – Segreti nei capolavori del Museo”, un percorso per il pubblico, tra i segreti e le tecniche nei dipinti dei Bassano di proprietà del Museo Civico alla luce delle radiografie e delle indagini effettuate in questi anni. Un “dietro le quinte” per comprendere il pensiero nascosto dell’artista Nell’occasione un volume prodotto dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza fa il punto sulle indagini radiografiche condotte sulle opere di Bassano in questi anni e sui dati emersi. Un dipinto è il risultato finale di un processo creativo in cui tecnica, materia, idee e ripensamenti, colpi di genio e maestria esecutiva, incertezze e collaborazioni si mescolano e s’incrociano a dar vita all’opera finale. Svelare questi elementi consente di vedere il lavoro con nuovi occhi, di cogliere il pensiero nascosto dell’artista, comprenderne grandezze e debolezze, abitudini e innovazioni. Il percorso “I Bassano ai raggi X. Segreti nei capolavori del Museo” propone appunto questa affascinante esperienza per i visitatori grazie all’intensa campagna di radiografie compiuta negli anni passati e completata dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici delle province di Verona, Vicenza e Rovigo proprio per questa occasione. L’uso delle indagini radiografiche si è affermato dalla fine degli anni ‘70 nell’ambito della conservazione dei manufatti artistici quale prassi conoscitiva preliminare all’intervento di restauro, inizialmente per documentare eventuali ridipinture o aggiunte di diverso tipo, successivamente per indagare eventuali modifiche compositive o di dettagli interve- Amici che ci hanno lasciato Ricordiamoli CIVILTÀ DELLA SCRITTURA di Angelo Quitadamo 29 Teresa Cheirasco, vedova Secchi, deceduta il marzo scorso, a La spezia, all’età di 91 anni, autentica e valorosa docente di stenografia, profonda conoscitrice e studiosa del sistema Gabelsberger-Noe, ha offerto a tutti noi, con garbo e allegria, il calore della sua ricca personalità in convegni, congressi e nelle giurie delle gare nazionali particolarmente a Montecatini. Era componente di varie associazioni, ANISDeC, EUSI, Federazione Stenografica Italiana Gabelsberger-Noe, Associazione Stenografica Magistrale Italiana Gabelsberger-Noe, ed altre. Apparteneva a una famiglia di autentici ideali sociali. Antifascista e socialista ha partecipato alla lotta antifascista come partigiana. Fu arrestata più volte dai fascisti e il suo unico fratello fu fucilato dai tedeschi. Personalità di primo piano a La Spezia, si dedicò con fervore a rendere vivo l’antifascismo e il socialismo, partecipando poi attivamente alla locale Associazione Partigiani. È stata amministratrice al Comune di La Spezia in vari periodi e Assessore al Patrimonio, Bilancio ed Economia. La Giunta di Palazzo Civico di La Spezia, che ha definito Teresa Cheirasco “una protagonista della storia della città”, le ha tributato, il 22 marzo, solenni onoranze funebri. La ricordiamo con sincero e profondo affetto. nute nel progetto o nel corso della realizzazione dell’opera. Il vasto materiale radiografico prodotto nel corso della campagna di restauri preparatoria alla mostra dedicata a Jacopo Bassano di Bassano del Grappa e Fort Worth del 1992-1993, nella quale fu esposto senza catalogo e senza analisi critica, presentava un notevole interesse prima di tutto per la grande quantità, per l’ampio raggio di documentazione – essendo riferito ad opere scalate tra il 1532 ed il 1580, 21 in totale – e per la complessità e varietà dei risultati. A questo nucleo si sono aggiunte altre radiografie eseguite in questi anni dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici delle province di Verona, Vicenza e Rovigo. www.comune.bassano.vi.it Anna Giaccari Basurto è deceduta a Terni, il 21 ottobre 1010, all’età di 98 anni. Era stata docente di Stenografia e Dattilografia in vari istituti della Puglia, della Sardegna e del Lazio (era sposata a un ufficiale dell’Aeronautica militare). Madre della prof.ssa Maria Basurto, ha seguito con attenzione ed amore tutta la carriera di docente e di organizzatrice della figlia Maria, alla quale e ai tre nipoti, Massimiliano, Alessio e Chiara rinnoviamo il nostro cordoglio. Clotilde Russo Macchia è deceduta, a Napoli, l’agosto dell’anno scorso, all’età di 82 anni. Faceva parte dell’USNEN dal 1975. Valorosa docente di Stenografia in vari istituti e, nell’ultimo decennio, prima di essere collocata a riposo, all’Istituto Tecnico Femminile Sociale “Elena Savoia” di Napoli. Componente della giuria dei Campionati nazionali dell’EUSI a Montecatini, era molto amata per la sua capacità professionale e per le sue doti culturali, derivate anche dall’educazione familiare, essendo figlia del noto giornalista e critico letterario. Ha lasciato un’enorme eredità d’affetti. La ricordiamo per il valore e la fedeltà alle Istituzioni educative e alla stenografia Gabelsberger-Noe. E allora? Allora, cosa? E “ Fuori la lingua di PAOLO A. PAGANINI allora? Spiazzante, sconcertante, la domanda, accompagnata il più delle volte da un amichevole sorriso, è l’incomprensibile sostituto d’un saluto di convenienza. Sta al posto di “ciao”, “salve”, “buongiorno”, anche se, sparata a bruciapelo, introduce il bisogno d’un evento, un’ansiosa attesa di risposta, un’ammiccane complicità. Come dire: “Come va la vita?”, “Come va la salute?”, “Come vanno gli affari?”. Presuppone però la petulante e sottintesa conoscenza dei cavoli tuoi, che magari si suppongono fastidiosi, problematici, tanto da suggerire una risposta altrettanto complice e sibillina, del tipo: “Eh, adesso va meglio”. Oppure, un titubante e sospettoso: “Allora cosa?” Niente di tutto questo. “E allora?” non vuol dire niente. Non ha nessuno significato. Non presuppone nessuna risposta. È una domanda semplicemente cretina, un modo di dire, che ha solo il valore di una pacca sulla spalla. Non allarmatevi, dunque. Rispondete semplicemente: “E tu?” e poi parlate d’altro. Quando sono sprecati “bravo” e “caro” B CIVILTÀ DELLA SCRITTURA “ 30 ravo”… e uno rimane allocchito, perché non sa che cosa abbia mai fatto per meritarsi quel premiante “Bravo!”. Si tratta d’un altro modo di dire, che non presuppone nessun riconoscimento, ma sottintende una sottile superiorità psicologica, non sempre conscia. “Oggi mi è andato tutto storto…”, e ti senti rispondere: “Bravo, a chi lo dici!” oppure: “Lei è in contravvenzione!” “Bravo, perché?”, o ancora: “Ma questo articolo è carissimo!”, “Bravo, ma cosa crede, che me lo regalino?” Insomma, non vuol dire proprio niente. Salvo, talvolta, dare un vago senso di fastidio, come un complimento falso e non richiesto. Uno fa la firma su un documento e si sente commentare dall’impiegato, con non richiesta familiarità: “Bravo, dia qua!”. Da rimanere sconcertati. E come la mettiamo con il “caro”? “Ciao, caro”, “Senti, caro”, “A domani, caro”. Che è ben diverso da “Eh, caro lei!”, che è letterariamente comico o sbeffeggiante. Totò ne faceva largo uso. Ma quel “caro”, in- tercalato dall’alto, con clientelare condiscendenza, anziché familiarità, vuol solo indicare un mantenimento di distanze, che non ha proprio niente di caro, e ch’è meglio limitare solo alle forme epistolari… “Caro signore, rispondo alla pregiata vostra ecc. ecc.”, “Caro amore, mi manchi tanto ecc…”, “Caro amico, ti scrivo la presente ecc…”. Saluti cari. Grazie davvero o per finta? U n’altra parolina assolutamente inutile, usata come rafforzativo, è l’avverbio “davvero”. Ne sottolineiamo l’uso solo perché è davvero inflazionato. Se ne fa un uso davvero eccessivo. Ed è spesso davvero pleonastico, è davvero abusato. Anche quando non se ne sente davvero il bisogno. Dico davvero. Dalla conduttrice televisiva Sveva Sagramola (Geo & Geo) e lo stesso Fabio Fazio (Che tempo che fa) spesso salutano, a fine trasmissione, i loro ospiti, con un sonoro “Grazie davvero!”. Oppure, in alcune radiocronache sportive: “Il pallone ha sfiorato davvero la traversa!”. Il che presuppone assurdamente il contrario: “Grazie per finta!”, “Il pallone ha sfiorato la traversa per finta!”. Ed ecco affacciarsi un altro tormentone giornalistico Q uando una parola prende piede, diventa uno sradicabile tic linguistico. Come “un attimino” (del quale abbiamo già parlato in passato). Adesso è il momento di “coeso”, che vuol dire: dotato di compattezza, di coesione (da cui deriva). Il suo uso non è dunque errato, ma è l’abuso, che diventa fastidioso. “Sul problema dell’immigrazione c’è bisogno da molto tempo di scelte europee coese” (il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Corriere della Sera, 9 aprile), “L’attuale maggioranza è più esile ma anche più coesa” (Berlusconi, dal Corriere, stesso giorno), “Senza Fini e Casini, ora abbiamo una maggioranza coesa per cambiare l’architettura istituzionale” (Berlusconi, da la Repubblica, 17 aprile). E la TV ha ripreso il “coeso” con larga eco. Non finirà qui. Seguiamone gli sviluppi. giochi L’angolo dei iamo in vacanza e noi abbiamo spigolato qua e là, per trovare alcune singolari definizioni, storielle e curiosità, che vi proponiamo, come piacevole introduzione ai nostri giochi. Le parole incrociate sono il chewinggum dell’intelligenza (Pitigrilli). Che cos’è un dizionario? Un luogo dove le parole si riposano, stanno ferme, cioè celebrano la loro qualità suprema che è quella di essere parole morte (Giorgio Manganelli). Siberia. Un gruppo di intellettuali dissidenti viene inviato in quella gelida regione. Sono incatenati. Uno di loro si guarda intorno sbigottito: “Mamma mia, quanta neve!” – “Ma che t’importa? Tanto abbiamo le catene!” Leonardo, l’omo senza lettere (come amava definirsi), distintosi in ogni campo dello scibile, sfiorò molte volte anche l’arte dell’enigmistica, sia con la scrittura sia con il disegno, che lui chiamava “frammenti profetici”. Eccone un paio: Verranno li òmini / in tanta viltà / che avran la grazia / che altri trionfi sopra i loro mali (= i medici); Li òmini / batteranno aspramente / chi fia causa di lor vita (= la trebbiatura). Ma ecco le nostre solite crittografie ricavate dalla “Divina Commedia”. REBUS Soluzione qui sotto capovolta Frase 4 - 6 - 9 CIVILTÀ DELLA SCRITTURA OT totem – P lime – S, SI cani = OTTO TEMPLI MESSICANI 31 ENIGMI… DANTESCHI Soluzioni qui sotto capovolte 1 – Tramutabile son per tutte guise (Paradiso V – 49) 2 – A retro va chi più di gir s’affanna (Purgatorio XI – 114) 3 – Gi 4 – Leonardo S 3 – Ch’è principio e cagion di tutta gioia (Inferno I – 78) 4 – Colui lo cui saper tutto trascende (Inferno VII – 73) Soluzioni 1 – Camaleonte 2 – Gambero Amenità estive INDOVINELLI IN CONCORSO (Soluzioni sul prossimo numero) 1 - Il mio vino preferito A quello dolce superiore stimo il classico abboccato di Marino; ma per i pasti questo lo preferisco sempre molto fresco. (Il Bulgaro) 2 – La prima volta di Eva Quando per via del pomo, apertamente fece vedere tutto, ella, sebbene al… catenaccio fosse preparata, fu presa e in men d’un attimo infilata! (Gigi d’Armenia) 3 – La “Messa dell’artista” Ecco il preludio: questo in “sol maggiore” è l’opera di Verdi che trionfa. L’ho goduta così nel suo splendore, fiorita gemma nella sua malìa. (Cerasello) 4 – Ora sono un signore Non voglio senza posa lavorare, né più brutte figure voglio fare con qualche vano, intempestivo scatto, io che persino l’auto mi son fatto. (Ilion) 5 – Finale nel dramma È a tinte gialle: un tale che sta in agguato e nell’ombra di un angolo si cela: ecco, l’ignara vittima aggredisce, poi se la fila… E qui cala la tela. (Marin Faliero) 6 – Il vino nella mia infanzia Mamma me lo allungava, e il dì che il babbo me ne lasciò due dita e forse più… l’impressione rimasta è proprio questa: scalda gli orecchi e fa girar la testa. (Il Nano Ligure) Premi – A quanti risolveranno i sei Indovinelli in concorso sarà inviato uno storico libro di stenografia. Le soluzioni di questo numero dovranno pervenire in Redazione entro la fine di agosto. SOLUZIONI DEL N. 21 Crittografia Causa di forza maggiore Indovinelli 1 – Gli occhi 4 – L’orto 2 – L’ombrello 5 – I pantaloni 3 – L’orecchio 6 – Il pescatore DAL TELEGRAFO PARLANTE ALLE VIDEOCHIAMATE G CIVILTÀ DELLA SCRITTURA navig@ndo Telettrofoniamoci di INDRO NERI 32 razie al telefono e, negli ultimi anni soprattutto al computer, conversare l’un l’altro è diventato oggi facilissimo, anche quando l’interlocutore si trova dall’altra parte del mondo. Il primo apparecchio per chiamarsi a vicenda venne realizzato dal fiorentino Antonio Meucci nel 1854. Nato nel quartiere di San Frediano, Meucci dovette emigrare a causa delle sue convinzioni politiche e, dopo essere approdato a Cuba, si stanziò poi definitivamente negli Stati Uniti: qui costruì il primo prototipo di telefono, e nel 1871 fondò la Telettrofono Company proponendo la sua invenzione ad una compagnia telegrafica di New York che però non comprese le potenzialità del nuovo apparecchio. A causa di difficoltà finanziaIn alto: Antonio Meucci. Sotto: L’americano Alexander Graham Bell che parla nel telefono da lui “inventato”. La foto è del 1876. In basso: Un diagramma del 1876 che illustra il telefono di Bell. rie Meucci riuscì a rinnovare il brevetto temporaneo del suo “telettrofono” solo fino al 1873, e di questo ne approfittò l’americano Alexander Graham Bell che il 7 marzo 1876, potendosi permettere il costo del brevetto definitivo, passò alla storia come l’inventore del telefono. I n Italia la prima linea telefonica venne attivata a Milano il 30 dicembre 1877 tra due apparecchi che mettevano in contatto la caserma dei pompieri locale con la stazione di Porta Venezia, mentre il primo abbonato fu un certo Giovanni Uberti di Roma al quale nel 1881 venne assegnato il numero di telefono 1. Da quei primi marchingegni il telefono ne ha fatta di strada: all’apparecchio ribattezzato “fisso” si affiancano ora i cellulari, i satellitari, gli “smart phones” (i telefonini “intelligenti” che fanno foto, filmati e controllano la posta elettronica) ma la vera rivoluzione nelle comunicazioni sembra destinata a passare attraverso i collegamenti ad alta velocità della rete. Oggi, infatti, esistono dozzine di programmi elettronici che permettono di sentirsi o anche di vedersi gratuitamente o ad una frazione del costo di una telefonata normale. Fra questi il servizio forse più famo- CIVILTÀ DELLA SCRITTURA La lettera di protesta pubblicata sul giornale di New York «L’eco d’Italia» il 6 marzo 1880 nella quale Antonio Meucci riafferma di essere stato il primo ad inventare il telefono. 33 La prima linea telefonica che in Italia venne attivata a Milano il 30 dicembre 1877. so è quello di Skype, un programma di messaggistica immediata che permette non solo di effettuare videochiamate e conferenze audio con più contatti contemporaneamente, ma anche di chiamare tramite computer telefoni cellulari e telefoni fissi, ponendosi di fatto come piattaforma elettronica che colma il divario tra il mondo degli elaboratori e quello della telefonia. I Una tastiera per computer con telefono per Skype incorporato. È in vendita in Giappone al prezzo di circa 50 Euro. Un moderno apparecchio telefonico: funziona solo se collegato a Skype. Lo produce la ditta Belkin. CIVILTÀ DELLA SCRITTURA Il 10 maggio 2011 Steve Ballmer di Microsoft annuncia l’acquisto di Skype per otto miliardi di dollari, bruciando sul filo di lana Facebook e Google, anch’essi interessati a questo servizio di telefonia tramite computer. Si tratta dell’acquisizione più costosa nella storia della casa americana di software. vantaggi di Skype sono la semplicità di uso e la varietà delle opzioni che offre all’utente. Una volta scaricato gratuitamente il programma da Internet ed installato sul proprio computer, basta creare un profilo, aggiungere i dati nella rubrica telefonica e cominciare ad usarlo. E a questo punto, come ricorda il proverbio, “Si dura più fatica a tacere che a parlare”. Creato nel 2003 da due imprenditori svedesi, Janus Friis e Niklas Mårten Zennström, Skype ha subito incontrato i favori del pubblico ottenendo un successo su scala mondiale, tanto è vero che attualmente oltre cento milioni di utenti comunicano fra loro tramite questo software tutto europeo. Il nome originale del programma era Skyper (Sky-Peer-to-Peer) che si richiama all’utilizzo di una rete paritaria (peerto-peer, o P2P) nella quale ciascuno dei computer collegati funziona come nodo centrale indipendente, senza che sia presente un dominio centralizzato, ovvero in questo caso una “centralina” di smistamento delle telefonate. E come “google” che è diventato sinonimo di “cercare in rete”, anche “skype” è diventato un verbo, ma non solo: il popolare squillo ha dato origine ad un remix musicale (e ora “skype” si può anche ballare) mentre le principali case di apparecchi telefonici hanno immesso sul mercato telefoni specifici che si collegano direttamente al computer di casa per effettuare chiamate tramite Skype. Una raccolta di approfondimenti su questo articolo, incluso il brano remix dello squillo di Skype e la notizia dell’acquisizione di Skype da parte di Microsoft, si trova all’indirizzo www.nerisatellite.com/navigando selezionando il link “Telettrofoniamoci”.