Politica Pubblica: alcune definizioni (1) “Una politica pubblica è qualsiasi cosa un governo decida di fare o di non fare”. Thomas Dye, Undestanding Public Policy, Englewood Cliffs, NJ, Prentice Hall, 1972 Enfasi su: Ruolo dei governi Importanza delle “non azioni” Ma… Trascura l’elemento dell’influenza di altri attori Non fa riferimento (almeno esplicitamente) alla dimensione “dinamica” e processuale delle politiche pubbliche Politica Pubblica: alcune definizioni (2) “Una politica pubblica è un insieme di decisioni interrelate, prese da un attore politico o da un gruppo di attori, sulla selezione degli obiettivi e dei mezzi atti al loro raggiungimento all’interno di una situazione specifica in cui gli attori hanno, in linea di principio, il potere di prendere tali decisioni”. William Jenkins, Policy Analysis: a Political and Organizational Perspective, London, Martin Robertson, 1978. Politica pubblica come processo Ampliamento della gamma degli attori coinvolti Potere come proprietà contestualizzata, non assoluta Presenza di una concatenazione mezzi-fini. Politica Pubblica: alcune definizioni (3) Una politica pubblica è “un certo corso d’azione che un attore o un gruppo di attori segue al fine di gestire un problema o una questione di specifico interesse”. C. W. Anderson, The Place of Principles in Policy Analysis, in “American Political Science Review”, n. 73, 1979 Elemento nuovo: Nesso tra la politica pubblica e la soluzione di uno specifico problema. Attività di policy making = attività di problem solving Politica Pubblica: alcune definizioni (4) “Una politica pubblica è un insieme di azioni compiute da una pluralità di soggetti, pubblici e/o privati, che siano in qualche modo correlate alla soluzione di un problema percepito come collettivamente rilevante”. (Dunn 1981) Elementi nuovi: Una politica è “pubblica” innanzitutto perché cerca di risolvere un problema di pubblica rilevanza. Non sempre le azioni intraprese e le decisioni assunte seguono una netta concatenazione mezzi/fini o un percorso coerente. Politica Pubblica: alcune definizioni (5) “Le politiche pubbliche sono un modo per collegare tra loro eventi eterogenei, che avvengono in differenti contesti istituzionali, che spesso si dipanano per lunghi periodi di tempo, con molteplici protagonisti, ma che, nonostante questi sfasamenti, possono essere ricondotti ad un tratto comune: i tentativi messi in atto per fronteggiare l’insorgere di un problema collettivo, mobilitando risorse pubbliche per avviarne la soluzione, oppure, all’opposto, adoperandosi per negarne la rilevanza e accantonare ogni provvedimento”. Gloria Regonini, Capire le politiche pubbliche, Bologna, Il Mulino, 2001, p. 22. Politica Pubblica: alcune definizioni (6) Una politica pubblica è un concatenamento di decisioni e di attività, intenzionalmente coerenti, prese da diversi attori pubblici, e talvolta privati […] al fine di risolvere in maniera mirata un problema definito politicamente come collettivo Knoepfel, Larrue e Varone, 2001 In sintesi, una politica pubblica è caratterizzata da: un processo decisionale, un insieme di azioni (e non azioni)… …in qualche modo correlate (non sempre siamo in grado di delineare una netta concatenazione mezzi-fini)… …poste in essere da una pluralità di attori, tra cui i governi detengono un ruolo particolarmente importante… …e rivolte alla soluzione di un problema (percepito) di pubblica rilevanza. Crucialità del processo decisionale Lo studio del processo decisionale come una delle principali differenze tra analisi (sps/04) e valutazione delle politiche pubbliche (Secss/05) Capire i processi decisionali per capire come massimizzare le probabilità di successo/di far adottare una proposta Capire chi decide per capire chi comanda Potere, politiche pubbliche e processo decisionale Il potere come relazione tra un soggetto e altri soggetti Nelle società democratiche comportamenti collettivi ed elettorali orientati dalle preferenze degli individui Il potere come capacità di modellare le preferenze degli individui Il potere come capacità di impedire decisioni sgradite Quindi: potere come capacità d’influenzare e determinare la scelta di politiche pubbliche Nella lingua inglese, due termini distinti per due concetti diversi POLITICS: designa la sfera della lotta per la conquista del potere e per la definizione degli orientamenti generali del governo POLICY: designa le misure per rispondere a uno specifico problema pubblico Il continuum descrittivo/prescrittivo (1) Studio del policy-making: analisi descrittiva delle politiche pubbliche. La domanda cruciale è: che cosa succede durante i processi decisionali? Chi partecipa? Con quali risorse? (Lasswell: “who gets what, when and how”) Idea centrale: lo studio delle politiche ci aiuta a capire meglio come funzionano le istituzioni pubbliche Ruolo dell’analista: ricostruire empiricamente i contorni, le fasi, gli attori e le loro relazioni nell’ambito dei processi decisionali (Metafora del biologo). Es. accademici Proposito: Formulare modelli più realistici per l’interpretazione di come le società complesse affrontano situazioni critiche, e riguardo ai rapporti tra cittadini e istituzioni politiche negli Stati contemporanei (è il polo più vicino alla scienza politica). Il continuum descrittivo/prescrittivo (2) Studio per il policy-making: analisi prescrittiva delle politiche pubbliche La domanda cruciale è: Come migliorare le politiche e i loro risultati? Idea centrale: studiare le politiche pubbliche è necessario perché esse talvolta mancano i loro obiettivi, e spesso producono risultati non del tutto soddisfacenti Ruolo dell’analista: esaminare i processi di formulazione delle politiche pubbliche in chiave diagnostica/terapeutica + interesse ad approfondire gli aspetti tecnici della progettazione e della valutazione delle politiche (Metafore del medico e dell’ingegnere). Es. consulenti, think tanks, istituti di ricerca (periodo iniziale anche accademici) Proposito: migliorare i risultati dell’azione pubblica e/o ridurne i fallimenti. Dare suggerimenti ai decisori rispetto alle possibili soluzioni, agli strumenti utilizzabili, alla formulazione degli obiettivi di policy. Gli esordi della disciplina: la policy analysis Esordio prescrittivo, anni ’50, USA (influenza dell’idea di Lasswell portata agli estremi). Comincia a farsi strada l’idea che la conoscenza possa svolgere un ruolo cruciale rispetto alle decisioni pubbliche. Finalità applicativa. È il polo più distante dalla scienza politica. Nagel Analisi delle politiche pubbliche come attività di INDIVIDUAZIONE delle politiche governative che meglio raggiungeranno un dato insieme di fini/obiettivi. La ricerca applicata: prime esperienze degli anni ’60 (aumento degli specialisti di politiche pubbliche del 163%) I governi democratici di Kennedy e Johnson e i programmi contro la povertà e la discriminazione razziale. Mc Namara e il PPBS Esigenze politiche: Necessità di legittimare questi interventi con motivazioni scientifico-razionali, per giustificare ogni cent speso e vincere la diffidenza dei cittadini. Ma come? Premesse della policy analysis (1) Analisi di tipo “razionale”, considerata scientifica in quanto basata sul calcolo e sul raffronto tra dati quantitativi. Influenza di discipline come l’economia e le scienze del management. Approccio scientifico, razionale, economico, necessario per individuare le migliori tecniche di intervento per un decisore pubblico. Approccio deduttivo: se le premesse sono buone, e le procedure seguite correttamente, il risultato sarà buono. Selezione della politica pubblica “migliore” = risultato di una serie di operazioni razionalmente fondate e correttamente eseguite. Attore (o istituzione) razionale (homo economicus), che agisce sulla base di un calcolo costi/benefici Premesse della policy analysis (2) Come procede l’analista? Agenda di ricerca eterodiretta: le priorità sono quelle individuate dal committente. Sulla base delle priorità del committente, individua e formula gli obiettivi, collegandoli poi alle poste di bilancio e definendo le procedure da seguire per la messa in opera. Valuta la cost-effectiveness dei programmi proposti Quali domande si pone? Quali procedure logiche/strumenti occorre adottare per massimizzare le probabilità di successo e minimizzare le possibilità di fallimento? La “scatola degli attrezzi” della policy analysis Analisi costi/benefici I costi e i benefici di ciascuna politica devono essere tradotti in termini monetari, in modo da vedere se conviene agire in una certa direzione. Il calcolo deve avvenire per diversi aspetti: impatto sui destinatari ed effetti indiretti sui non destinatari; periodo temporale di realizzazione; fattore rischio e grado di incertezza degli effetti. I criteri di scelta devono essere sempre esplicitati e giustificati. Il PPBS (Planning Programming Budgeting System): Applicazione su larga scala dell’analisi costi/benefici Applicato in un primo tempo all’interno del Dipartimento della Difesa USA, poi esteso temporaneamente ad altri settori Obiettivo: Evitare sprechi e inefficienze. Allocare nella maniera più efficiente ed efficace possibile le risorse pubbliche Tecniche di indagine di tipo prevalentemente quantitativo I “talloni d’Achille” della policy analysis Utopia” razionale, illusione di controllo tecnocratico. Non si tiene conto della complessità e del carattere negoziale e “politico” dei processi decisionali. Si considera l’attività di produzione delle politiche negli stessi termini di un’attività economica privata. Difficoltà oggettiva di monetarizzare certi effetti e di calcolare la redditività di certe politiche. Aspettative deluse e fallimenti concreti, evidenziati dagli studi sull’implementazione nati attorno agli anni ’70 (es. Wildavsky, ricerca su programmi contro la povertà a Oakland: la montagna partorisce il topolino) Le reazioni alla policy analysis Critiche all’assunto della razionalità assoluta del decisore e dell’analista Critiche all’ambizione prescrittiva Critiche di estrema semplificazione della realtà Critiche di pregiudizio politico Critiche di vulnerabilità politica (conflitto con principi democratici; ignoranza dei costi politici)