DIRER
Martedì, 27 ottobre 2015
DIRER
Martedì, 27 ottobre 2015
Pubblica Amministrazione
27/10/2015 Il Messaggero Pagina 3
ANDREA BASSI
Sanatoria per tutti o concorso lo scontro sugli 800 dirigenti
27/10/2015 Corriere della Sera Pagina 32
1
3
Squinzi, Ilva e gli errori della cattiva politica
27/10/2015 Corriere della Sera Pagina 2
4
«L' Agenzia funziona, vogliono smontarla»
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 11
6
Boeri: la riforma serviva subito, era possibile farla nel 2015
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 7
7
«Milano motore della ripartenza per tutto il Paese»
27/10/2015 Italia Oggi Pagina 31
ROSARIO DE LUCA
Modernizzazzione e p.a., due mondi lontani
9
Normativa Comuni
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 47
CRISTOFORO MORETTIMARIA ALESSANDRA TOMASI
Il lavoro accessorio ora è più facile
10
Normativa Enti Locali
27/10/2015 Il Messaggero Pagina 16
12
L' ASSEMBLEA ROMA Premere sull' acceleratore della ripresa si può e...
Normativa Province
27/10/2015 Italia Oggi Pagina 37
La cattedra non si divide per favorire i prof interni
ANTIMO DI GERONIMO
14
Sindacati
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 17
I NUMERI
16
27 ottobre 2015
Pagina 3
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Sanatoria per tutti o concorso lo scontro sugli 800
dirigenti
Pressing dell' Agenzia sul governo per avere posizioni "speciali" per i funzionari
degradati Ma Palazzo Chigi spinge sul bando pubblico e la vigilanza passerà dall'
Economia a Renzi
LA VICENDA ROMA L' ultima mossa l'
Agenzia delle Entrate l' ha compiuta ieri.
Ha tagliato le sue dotazioni dirigenziali,
portandole da 1.095 a 995 e,
contemporaneamente, ha aumentato le
cosiddette Pos, le posizioni organizzative
speciali, una sorta di via di mezzo tra il
dirigente e il funzionario, facendole salire da
325 a 339. Le Pos le aveva inventate il
governo Monti nella sua spending review, ma l'
Agenzia le aveva poco usate. Si sono rivelate
oro dopo la sentenza della Consulta che ha
eliminato 800 posti da dirigente su oltre mille.
Non saranno la stessa cosa rispetto a una vera
posizione dirigenziale, ma quanto meno
permettono di dare uno stipendio maggiorato.
Non è un dettaglio, considerando che molti dei
funzionari degradati si sono trovati dalla
mattina alla sera con una retribuzione tagliata
di quasi 2 mila euro. Una buona parte di
queste Pos sono già state assegnate e, in due
casi su tre, sarebbero state restituite agli ex
dirigenti. Il problema è che, comunque, le 339
Pos non bastano a ridare posto e stipendio a
tutti coloro che sono stati retrocessi. Così da
settimane, l' Agenzia sta facendo pressione sul
governo per aumentare il numero di queste
posizioni speciali.
LE SOLUZIONI Un tentativo c' era stato a inizio settembre, quando in consiglio dei ministri sono arrivati
i decreti fiscali. Nei testi era spuntata una norma per creare altre 200 Pos, con una retribuzione annua di
67 mila euro. Il governo aveva stoppato il tentativo. Non solo Palazzo Chigi, di traverso si è messo
anche il Tesoro, considerando questa strada come una palese violazione della sentenza della Consulta,
che ha chiaramente indicato che l' unica via per diventare dirigente nella pubblica amministrazione è
quella di sostenere un concorso pubblico.
Esattamente quel concorso che il governo ha imposto all' Agenzia di bandire entro la fine del 2016, ma
sul quale l' amministrazione della Orlandi continua a nicchiare. Una circostanza, quest' ultima, che è
emersa da una lettera inviata nelle settimane scorse proprio dal Tesoro all' Agenzia delle Entrate, nella
quale si chiede di accelerare le procedure per la selezione pubblica.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
1
27 ottobre 2015
Pagina 3
<­­ Segue
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
GLI ATTRITI Insomma, nonostante la netta presa di posizione a sostegno della Orlandi da parte del
ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, sulla vicenda dei dirigenti illegittimi nelle scorse settimane,
tensioni ci sono state anche tra gli uffici di via XX settembre e quelli del Fisco. Ufficialmente l' Agenzia
delle Entrate, motiva i ritardi nel concorso con il fatto che prima di bandirlo vuole attendere la sentenza
del Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi sul bando per l' assunzione di 403 dirigenti dal quale è
nato il quesito alla Consulta. In realtà l' esito è scontato. È difficile che i magistrati amministrativi
possano dar corso a quella selezione dopo le pesanti censure della Corte Costituzionale e soprattutto,
dopo che hanno già bocciato un identico concorso per l' Agenzia delle dogane. Il governo, in realtà, ha
dato gli strumenti all' Agenzi per accelerare il bando, prevedendo che i concorsi già banditi possano
essere cancellati. Ma, almeno a sentire i sindacati, sembrerebbe che la strada che l' Agenzia vuol
seguire non sia questa. La volontà, per esempio, sarebbe quella di resuscitare il concorso a 175 posti
da dirigente, bandito cinque anni fa. Un concorso per soli titoli e colloqui, che potrebbe permettere di
dare una chance a qualcun altro dei dirigenti illegittimi. L' impressione, insomma, è che ci sia la corsa a
trovare una soluzione per dare una sistemazione al maggior numero degli ex funzionari. Ma è difficile
tutti possano riavere i loro posti.
Da questa considerazione sarebbe nato anche la decisione di molti di circa 400 dei dirigenti decaduti di
chiedere i danni all' amministrazione e ricorrere contro Palazzo Chigi. Una strada complicata, anche
perché ben 600 di loro, hanno appoggiato l' Agenzia nella controversia davanti a Consiglio di Stato e
Consulta di fatto avallandone i comportamenti. Per le Agenzie, comunque, sta per arrivare la fine di un'
era. Non solo, come ha ricordato la Orlandi, non avranno più un comparto a loro dedicato.
Ma tra i decreti attuativi della riforma della Pa, ce n' è uno che porterà la vigilanza dal Tesoro
direttamente sotto Palazzo Chigi.
Tra qualche mese a occuparsi del Fisco sarà Matteo Renzi in prima persona.
Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
ANDREA BASSI
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
2
27 ottobre 2015
Pagina 32
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Squinzi, Ilva e gli errori della cattiva politica
di Rita Querzé
Confindustria «apprezza lo sforzo che il
governo ha compiuto su alcune riforme
importanti», Jobs act, istruzione, pubblica
amministrazione. M a n e l l o s t e s s o t e m p o
«attende di esprimere una valutazione più
complessiva sulla legge di Stabilità, anche a
seguito delle scelte che verranno operate dal
parlamento». A differenza del presidente di
Assolombarda Gianfelice Rocca, ieri all'
assemblea degli industriali di Milano e Monza
il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
non ha approvato tout court la legge di
Stabilità. Al contrario, ha preferito mantenere
un margine di valutazione rispetto alla
Finanziaria.
Inoltre il leader di Confindustria ha incalzato l'
esecutivo su una questione chiave: la politica
industriale. «Di una politica per l' innovazione
e per l' industria c' è bisogno, e c' è bisogno
adesso», ha detto Squinzi. Anche per stare al
passo con gli altri Paesi europei. «La
Germania rilancia il progetto Industry 4.0 , la
Gran Bretagna spinge i programmi di
reshoring e innovazione manifatturiera, la
Francia lancia le reti territoriali di
innovazione», ha esemplificato il presidente di
viale dell' Astronomia.
Ma, a monte di tutto, secondo Squinzi «il primo
intervento che va chiesto allo Stato è quello di
liberare spazio al mercato e alla concorrenza». «La politica non ha dato bella manifestazione di sé in
alcuni aspetti della vita pubblica economica ­ ha detto Squinzi ­ ricordo solo una sorta di occupazione
indebita degli spazi che aprivano lo Stato o le Regioni quando si sono fatti imprenditori e quando le
emergenze sono state inseguite malamente, vedi il caso Ilva». Punto dolente, quello dell' acciaieria, che
è stato toccato anche da Gianfelice Rocca: «Non possiamo più permetterci che impianti vitali per il
Paese vengano bloccati dalla giustizia». Per finire, la domanda interna. Da potenziare attraverso settori
chiave come costruzioni, turismo e distribuzione. Perché il Paese non può andare avanti appoggiandosi
solo alla gamba dell' export.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
3
27 ottobre 2015
Pagina 2
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
«L' Agenzia funziona, vogliono smontarla»
di Lorenzo Salvia Visco: «Scelta civica cerca visibilità» Lo scambio di sms con Palazzo
Chigi
ROMA «Certo che l' Agenzia delle Entrate
rischia di morire. La vogliono smontare, mi
sembra evidente. E sarebbe un suicidio,
perché quella è l' unica riforma della pubblica
amministrazione che ha funzionato negli ultimi
15 anni». Nel ramo tasse e dintorni Vincenzo
Visco non avrebbe bisogno di presentazioni.
Ma ci sono due cose importanti da sapere,
visto il momento. L' Agenzia delle Entrate è
una sua creatura diretta, pensata quando era
ministro delle Finanze alla fine degli anni 90
con i governi Prodi e D' Alema. Anche
Rossella Orlandi è considerata a lui molto
vicina, si disse pure che era stato lo stesso
Visco a suggerirne il nome a Renzi.
Resterà al suo posto la Orlandi?
«Me lo auguro e ne sono convinto. Si è trovata
a gestire una situazione difficile che non ha
creato. E lo sta facendo benissimo, con un
grande senso dell' interesse pubblico».
Non sembra avere più l' appoggio del
governo.
«Il ministro Padoan ha ribadito pubblicamente
il suo sostegno».
Ma Renzi non ha detto neanche mezza parola
su di lei, pur parlando di tasse ed evasione.
Non è un caso.
«Conoscendo tutti e due suppongo si siano
consultati».
Il sottosegretario Zanetti ne chiede da giorni le dimissioni. Forse è Renzi che lo manda avanti,
non crede?
«Mi sembra che il sottosegretario Zanetti abbia una certa autonomia di movimento. È il segretario di un
piccolo partito, cerca visibilità. E comunque, guardi, dietro queste piccole guerre personali c' è una
questione molto più importante, un punto fondamentale per il futuro del Paese».
E quale sarebbe?
«Le agenzie fiscali garantiscono le risorse a tutto il sistema pubblico. È per questo che vanno portate
fuori dalla pubblica amministrazione e devono funzionare come un' azienda».
Come un' azienda, lei dice.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
4
27 ottobre 2015
Pagina 2
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
<­­ Segue
Ma non c' è il rischio che finiscano per andare al di là dei loro compiti?
«Non si tratta di lasciare fare all' Agenzia quello che vuole ma di consentirle di organizzarsi al meglio.
Ancora oggi, per una serie di resistenze, l' Agenzia è strutturata su base provinciale. Il che vuol dire
mettere sullo stesso piano Catanzaro ed Enna con Milano».
Così funziona la pubblica amministrazione.
«E invece bisogna essere più forti dove ci sono più contribuenti, cioè a Milano ma anche a Varese.
Altrimenti si torna al vecchio ministero delle Finanze, un elefante paralizzato che produceva solo cartelle
pazze.
Se lo ricorda? Persino Sabino Cassese ammise di essersi sbagliato».
In che senso?
«Quando facemmo la riforma delle agenzie fiscali disse che stavamo sbagliando tutto.
Poi dopo anni riconobbe pubblicamente che i risultati c' erano stati. Un signore».
Dopo la nomina della Orlandi lei si complimentò con Renzi via sms. Avevate un rapporto diretto.
«Sì, diretto ma limitato ad alcuni argomenti. Naturalmente il Fisco».
Vi messaggiate ancora?
«Non capita più. Da un po' di tempo».
E cosa è successo?
«Non lo so, non qualcosa di preciso. Diciamo che c' è stato un cambiamento nella linea fiscale del
governo».
All' inizio lei era d' accordo con le misure del governo Renzi, ad esempio sul bonus da 80 euro.
«Sì quella misura era condivisibile dal punto di vista politico anche se non sul piano tecnico. Ma ci sono
stati anche altri buoni interventi, come l' aumento dell' aliquota sul reddito da capitali o ancora...».
Poi sono arrivati il taglio della Tasi e l' aumento del tetto per i contanti.
«Cose che non condivido.
Ma ci può stare, per carità».
Anche la Orlandi avrebbe manifestato le sue perplessità. Paga per questo, secondo lei?
«Lei non c' entra niente in questa storia. La Orlandi applica le direttive del governo come fanno i
funzionari dello Stato. E lei è un ottimo funzionario».
Dicono che Renzi non abbia sopportato quel grido d' allarme sull' Agenzia che sta morendo, lanciato dal
palco di un convegno della Cgil, dove c' era anche lei.
«Non credo. E mi auguro davvero che il problema non sia questo. Lei difendeva la sua struttura, come è
giusto che faccia chi ne ha la responsabilità. Adesso basta, però. Se no mi faccio prendere la mano. E
non mi pare il momento».
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
5
27 ottobre 2015
Pagina 11
Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Pensioni. Presidente Inps
Boeri: la riforma serviva subito, era possibile farla
nel 2015
La partita sulle pensioni non si è ancora
chiusa. La minoranza Pd spinge per arricchire
lo scarno pacchetto previdenziale della legge
di stabilità approdata al Senato. Non a caso a
Palazzo Madama si sta cominciando a
valutare l' ipotesi di recuperare il prestito
previdenziale per arricchire il capitolo pensioni
della manovra. In ogni caso un piano organico
sulla flessibilità in uscita non dovrebbe
arrivare. E per il presidente dell' Inps, Tito
Boeri si tratta di una sorta di occasione
mancata.
Nella legge di Stabilità «sulle pensioni ci
aspettavamo di più», dice Boeri. Che di
dichiara convinto che era possibile realizzare
una una riforma della previdenza subito, già
nel 2015.
«Speravamo fosse il 2015 l' anno della riforma
delle pensioni», afferma il presidente dell'
Inps. Che sottolinea: «È davvero molto
importante farla, non solo per la flessibilità in
uscita» ma anche «per il ricambio all' interno
della pubblica amministrazione» soprattutto
«per la ricongiunzione delle carriere
discontinue per persone che hanno una parte
di carriera nel pubblico e una parte nel privato
e sono ingiustamente penalizzate».
Secondo Boeri un «intervento organico sarebbe stato possibile anche nel quadro di una manovra
espansiva ma fiscalmente responsabile», come quella varata dal Governo. Il presidente dell' Inps
osserva che un intervento che va nella direzione «di un' uscita flessibile comporta inizialmente dei
disavanzi più ampi ma poi, nel corso del tempo, se la misura è disegnata nel modo giusto questo
porterà in futuro a dei disavanzi limitati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
6
27 ottobre 2015
Pagina 7
Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Il sindaco. L' intervento di Giuliano Pisapia
«Milano motore della ripartenza per tutto il Paese»
MILANO Milano non è solo pronta per la
ripresa. È pronta anche ad assumersi il ruolo
di «motore» della ripartenza dell' intero paese.
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha
rivendicato ieri con orgoglio il ruolo di città
«più smart d' Italia» per il capoluogo
lombardo, «un luogo ­ ha detto ­ dove è più
facile innovare e scommettere sul futuro». Un
ruolo riconosciuto, domenica sulle pagine del
Sole 24 Ore, anche dal presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella.
«Eravano coscienti di avere raggiunto dei
risultati, ma l' analisi del presidente ­ ha detto
Pisapia ­ ci ha riempito il cuore. È un' analisi ­
ha aggiunto ­ che riconosce il lavoro svolto con
certosina pazienza in questi anni. Sentiamo di
avere fatto qualcosa di bene per il paese».
Un lavoro comune che ora, secondo il primo
cittadino di Milano, deve essere un metodo
anche per il futuro, con particolare attenzione
alle categorie produttive. «Le imprese
associate ad Assolombarda ­ ha spiegato
Pisapia ­ sono la spina dorsale di questo
primato milanese: è da qui che può e deve
ripartire la ripresa».
Ringraziando l' amministratore delegato di
Expo 2015, Giuseppe Sala, il sindaco ha ricordato che Milano in questi mesi è stata in grado di
garantire «ospitalità, sicurezza e bellezza» a milioni di visitatori, «riuscendo a interpretare anche un'
evoluzione di esposizione universale» (Pisapia ha citato, tra le iniziative, la Carta di Milano ed Expo in
città, dedicando un ricordo in particolare al tavolo Asean, definito «emozionante»). Un lavoro svolto che
«resta ­ ha detto il sindaco ­ come eredità materiale e immateriale per il futuro non solo del paese, ma
dell' intero pianeta».
Ora è arrivato il momento di gestire il potenziale del dopo Expo. «Le imprese devono fare e fanno la loro
parte ­ ha spiegato Giuliano Pisapia ­, ma anche la pubblica amministrazione deve essere fattore di
dinamismo. Stiamo lavorando per un futuro credibile di lungo periodo: Milano è pronta a fare la sua
parte per essere uno dei fattori di sviluppo del paese».
Nel giudizio del primo cittadino il Comune di Milano ha raccolto qualche risultato, ma molto si può
ancora fare e da questo punto di vista «sono improcrastinabili ­ ha spiegato appellandosi al Governo ­
interventi legislativi in grado di garantire legalità e trasparenza».
A margine dell' assemblea di Assolombarda, Giuliano Pisapia si è soffermato anche sulla prossima
visita di Papa Francesco in città, attesa per maggio. «È un periodo di grandi e importanti notizie ­ ha
detto ­, che non possono che dare la conferma ancora una volta che, per il Papa, Milano è un punto di
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
7
27 ottobre 2015
Pagina 7
Il Sole 24 Ore
<­­ Segue
Pubblica Amministrazione
riferimento. Incontrarlo e confrontarci a Milano ­ ha sottolineato il sindaco ­, sapendo che abbiamo gli
stessi obiettivi anche se partiamo da punti di partenza diversi, è veramente fondamentale per la città e
anche dal punto di vista personale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
8
27 ottobre 2015
Pagina 31
Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
l' editoriale
Modernizzazzione e p.a., due mondi lontani
Il tema della modernizzazione della pubblica
amministrazione è certamente uno di quegli
argomenti centrali per il futuro del paese. Non
c' è alcun dubbio che se si vuole guardare con
ottimismo al futuro delle nuove generazioni
non si può restare inattivi su un terreno che
però si presenta ricco di insidie. Lo stato
attuale dell' innovazione tecnologica e della
sua applicazione nella p.a. è testimoniabile
dalle numerose indagini statistiche elaborate e
dall' esperienza diretta dei professionisti,
chiamati ogni giorno (gratuitamente) a cercare
di far fronte ai pubblici disservizi nel tentativo
di mettere il cittadino in condizione di poter
godere dei propri diritti. Il nocciolo del
problema sta proprio in quest' ultima
allocuzione: al giorno d' oggi qualsiasi
cittadino italiano può usufruire dei servizi della
p.a. senza avvalersi di intermediari? La
società italiana si può disintermediare? La
risposta sta nei fatti che si vivono
quotidianamente e che purtroppo ci parlano di
un apparato burocratico dove c' è ancora
molto da scrostare. Ad esempio, i consulenti
del lavoro, che gestiscono nel loro studi oltre 7
milioni di rapporti di lavoro relativi a oltre
1.300.000 aziende, devono giornalmente
combattere con le disfunzioni tecnologiche
dell' Inps, istituto lungi dall' essere al passo con i tempi e idoneo a soddisfare le esigenze dei cittadini.
Disfunzioni che complicano le attività degli studi e delle aziende, pesantemente penalizzati dallo
sperpero di risorse umane e di tempo, necessarie per tamponare le frequentissime disfunzioni del
sistema informatico e di archiviazione dell' Istituto. Duplicazione di richieste, mancato aggiornamento di
archivi, erronee contabilizzazioni sono l' amara realtà con cui si deve confrontare. E questo nonostante
che i consulenti del lavoro fungano mensilmente da data entry gratuito e precisissimo, con l'
imputazione dei dati che permettono l' aggiornamento automatico della posizione previdenziale dei
lavoratori subordinati. Sulla risoluzione di queste disfunzioni che si dovrebbero concentrare le attenzioni
della nuova governance Inps senza disperdersi in chimere e polemiche sterili fini a se stesse.
ROSARIO DE LUCA
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
9
27 ottobre 2015
Pagina 47
Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
Voucher. Via gli aspetti burocratici sulla sicurezza
Il lavoro accessorio ora è più facile
Un' importante novità legislativa per le
prestazioni accessorie in condominio,
compensate attraverso i buoni lavoro
(voucher) arriva dal Jobs Act: riguarda la
modalità di pagamento che offre coperture
Inps e Inail in assenza di una qualsiasi
tipologia di contratto. Uno dei decreti attuativi
del Jobs Act, infatti, il Dlgs 151/2015 ,vigente
dal 24 settembre, ha significativamente
modificato il testo dell' articolo 3, comma 8 del
Dlgs 81/2008 (sulla sicurezza dei luoghi di
lavoro), che ora prevede, nei confronti del
lavoro accessorio, l' applicazione di tutte le
norme speciali su salute e sicurezza dei
lavoratori solo nei casi in cui la prestazione sia
svolta a favore di un committente imprenditore
o professionista. Mentre negli altri casi ­ tra cui
appunto i lavori condominiali ­ si applicano
esclusivamente le disposizioni di cui all'
articolo 21 del decreto 81/2008, che impone i
soli obblighi di attrezzature e dispositivi di
protezione individuale "a norma", al pari dei
lavoratori autonomi. La novità è significativa e
permette, finalmente, di utilizzare lavoratori
accessori in condominio senza temere
violazioni della normativa sulla tutela della loro
sicurezza.
In precedenza, infatti il Dlgs 81/2008, in modo misconosciuto ma molto chiaro, all' articolo 3, comma 8
contemplava che per tali lavoratori le norme di sicurezza si applicassero tutte e completamente,
rendendo cioè un amministratore di condominio "datore di lavoro" del lavoratore con voucher e quindi
soggetto alla redazione del documento di valutazione dei rischi, alla nomina delle figure di legge (Rspp,
addetti alle emergenze, forse medico competente), alle relative formazioni, in una escalation di obblighi
anche economicamente rilevanti, praticamente inapplicabili e ovunque inapplicati.
Un quadro ben più pesante dell' assunzione di un lavoratore con contratto collettivo nazionale da
proprietari di fabbricati, soggetto a un' applicazione ristretta della normativa (articolo 3, comma 9 del
Dlgs 81/2008).
Il problema voucher per il condominio c' era, reale e diffuso, e negli anni scorsi era stato segnalato nei
suoi risvolti più preoccupanti, che di fatto portavano a sconsigliare il lavoro con voucher nei condomini.
La modifica del Jobs Act (si veda anche il Sole 24 Ore dell' 8 settembre scorso) ne permette ora un uso
più tranquillo. È giusto però approfondire le considerazioni e usare cautela. Senza dubbio in condominio
non ci si dovrà più preoccupare della necessità di nomine, documenti, corsi, rimossa opportunamente
dal legislatore; il voucher per la prima volta diventa un' opzione economicamente conveniente per lavori
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
10
27 ottobre 2015
Pagina 47
<­­ Segue
Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
su parti comuni. Altrettanto continua a valere il principio di effettività, tante volte affermato dalla
giurisprudenza e ribadito dall' articolo 299 del Dlgs 81/2008: chi comanda, tutela. Quindi, se il
"voucherista" è privo di autonomia, con materiali, attrezzature e abbigliamento forniti dal condominio, e
viene sostanzialmente trattato da lavoratore dipendente (e questo avviene pressoché sempre), deve
essere tutelato.
Non ci si dimentichi, dunque, di accertare l' idoneità del lavoratore e di effettuare una idonea
formazione­informazione, in funzione del tipo di lavoro e delle sue competenze e/o esperienze
pregresse. Se ora possiamo lecitamente equiparare il lavoratore con voucher a un tradizionale
dipendente di condominio ­ anche applicando un articolo che riguarda i lavoratori autonomi ­ gli obblighi
base sulla sicurezza del lavoro devono essere tutti scrupolosamente assolti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
CRISTOFORO MORETTIMARIA ALESSANDRA TOMASI
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
11
27 ottobre 2015
Pagina 16
Il Messaggero
Normativa Enti Locali
L' ASSEMBLEA ROMA Premere sull' acceleratore
della ripresa si può e si deve.
L' ASSEMBLEA ROMA Premere sull'
acceleratore della ripresa si può e si deve. Gli
industriali italiani sono pronti a raccogliere la
sfida. All' Expo, dove si è tenuta l' assemblea
straordinaria di Assolombarda, la più grande e
potente territoriale di Confindustria, si respira
finalmente una ventata di ottimismo.
Anche se non mancano le frecciate "ad alcuni
sindacati irrealistici" che frenano un motore
che ha appena ripreso a girare e che avrebbe
bisogno di più benzina. La strada da fare per
«aggredire la crescita» è infatti ancora lunga.
E tra le altre cose è necessario ­ dice nel suo
intervento il presidente di Confindustria,
Giorgio Squinzi ­ che il governo metta in atto
«una politica per l' industria e l' innovazione».
Così come sarebbe auspicabile ­ dice il
numero uno di Assolombarda, Gianfelice
Rocca ­ «una grande alleanza trasversale, una
partnership pubblico­privato che mobiliti
coscienze e saperi, etica e legalità, profit e no­
profit».
La platea è quella delle grandissime occasioni,
ci sono quattro ministri, il sindaco di Milano e il
presidente della Regione, oltre al gotha dell'
imprenditoria. Soprattutto c' è il Capo dello
Stato, Sergio Mattarella, che da qui invita l'
Italia a «fare squadra». Uno sforzo «non
sempre facile, ma possibile» osserva il presidente. E dirlo ad Expo, non è ovviamente un caso.
C' è molta sintonia tra palco e platea. Un feeling sancito dalla promozione da parte degli industriali della
legge di Stabilità, pur con una sana cautela in attesa dell' iter parlamentare. Squinzi plaude allo sforzo
riformatore del governo. E ricorda «gli importanti risultati» su jobs act, istruzione, pubblica
amministrazione. Ora ­ dice ­ «bisogna difenderli e ampliarne il più possibile la forza di discontinuità
che rompe la crosta conservatrice della società italiana». Importante è il varo di una nuova politica
industriale che faccia tesoro «degli errori del passato» e «liberi spazio al mercato e alla concorrenza». A
sua volta Rocca ribadisce: «Sappiamo che riformare in profondità il nostro Paese non è cosa facile.
Ridurre le tasse è un gesto coraggioso». E così quando tocca al ministro dell' Economia, Pier Carlo
Padoan, è quasi naturale sentirgli dire che «il governo ha l' attività delle imprese come punto di
riferimento da sostenere per favorire crescita e occupazione».
I CONTRATTI Per correre sulla strada della crescita è fondamentale migliorare la competitività, l'
efficienza e la produttività. Un obiettivo che sta diventando più arduo del previsto per l' atteggiamento di
«alcuni sindacati "irrealistici"» avverte Rocca. L' accusa è fortissima: in questo modo ­ continua Rocca ­
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
12
27 ottobre 2015
Pagina 16
<­­ Segue
Il Messaggero
Normativa Enti Locali
«rischiano di diventare nemici dei loro stessi iscritti e dei lavoratori».
Al centro del contendere c' è la partita contrattuale, i rinnovi (dopo la chiusura dei chimici, sta per aprirsi
la partita pesantissima dei metalmeccanici) e la revisione del modello. Che dovrebbe portare ­ spiega ­
a «un negoziato nazionale che si concentri sugli aspetti normativi dei contratti», spostando il discorso
sulla produttività «a livello aziendale, tenendo intelligentemente conto della profonda differenza
strutturale fra settori e fra imprese».
Giusy Franzese © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
13
27 ottobre 2015
Pagina 37
Italia Oggi
Normativa Province
il vademecum per i presidi dell' ufficio di cuneo
La cattedra non si divide per favorire i prof interni
I dirigenti scolastici non possono frazionare le
cattedre per attribuire ore eccedenti ai docenti
interni. La precisazione viene dall' ufficio
scolastico provinciale di Cuneo ed è contenuta
in una nota inviata ai dirigenti scolastici della
provincia il 16 ottobre 2015 (prot.7388). Il
provvedimento è un vero e proprio
vademecum che può essere utili a tutti i capi di
istituto.
Perché spiega varie questioni legate alla
gestione delle ore eccedenti e alla
compilazione delle graduatorie di istituto.
Citando direttamente ampi passi della
normativa vigente, l' amministrazione ha
spiegato che gli spezzoni utili ai fini del
conferimento di ore eccedenti ai docenti delle
secondarie sono quelli che residuano dopo la
compilazione dell' organico di fatto. In buona
sostanza, le ore che rimangono inutilizzate
dopo le operazioni di mobilità annuale
(utilizzazioni e assegnazioni provvisorie). E in
ogni caso, gli spezzoni utili sono quelli che non
superano le 6 ore. In buona sostanza, dunque,
le ore eccedenti possono essere attribuite solo
se nascono come spezzoni. E mai se derivano
dal frazionamento di cattedre. Frazionamento
che, è bene precisarlo, è legittimo solo ed
esclusivamente ad esito del conferimento di
incarichi part time. Pertanto, »il dirigente scolastico» recita il provvedimento »non può frantumare la
cattedra e assegnare le ore ai docenti interni già con 18 ore e fino a 24».
L' ufficio ha ribadito che il frazionamento della cattedra è previsto dalla normativa solo in un caso:
quando un docente precario, già titolare di uno spezzone, matura il diritto al completamento dell' orario
di cattedra. In questo caso, se si tratta di un docente interno, qualora vi sia la disponibilità di uno
spezzone anche solo fino a 6 ore, bisognerà assegnarlo con precedenza al docente precario. Se invece
il supplente spezzonista è in servizio in altra scuola, il diritto al completamento dovrà essere corrisposto
anche frazionando una cattedra. Ma solo in quest' ultimo caso. Salvo che l' avente titolo alla supplenza
chieda di essere assunto in regime di part time. L' ufficio scolastico di Cuneo ha ricordato, inoltre, che
nelle scuole dove vi siano aspiranti docenti che abbiano conseguito il titolo per l' accesso alla II fascia, le
segreterie dovranno rielaborare il punteggio degli interessati. E dovranno tenere conto che, a differenza
che negli elenchi di III fascia, nella II fascia non è possibile far valere contemporaneamente, in più
graduatorie, gli stessi servizi di insegnamento come specifici e aspecifici.
© Riproduzione riservata.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
Continua ­­>
14
27 ottobre 2015
Pagina 37
Italia Oggi
<­­ Segue
Normativa Province
ANTIMO DI GERONIMO
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
15
27 ottobre 2015
Pagina 17
Il Sole 24 Ore
Sindacati
I NUMERI
400mila Gli occupati I lavoratori tutelati dal
contratto nazionale dell' industria alimentare. Il
testo ha una durata triennale ma, nella nuova
p i a t t a f o r m a , i sindacati p r o p o n g o n o l '
allungamento a quattro anni, così da attribuire
maggiore peso alla contrattazione di secondo
livello.
150 euro La richiesta L' aumento salariale
richiesto da Fai, Flai e Uila in piattaforma.
Altre proposte, la costituzione di un fondo
mutualistico che accompagni senza traumi alla
pensione i lavoratori espulsi dal sistema
produttivo e nascita di un modello inclusivo
che preveda gli stessi diritti per l' intera platea
di addetti di un sito. lavoratori tutelati dal
contratto.
Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016
16
Scarica

Rassegna stampa DIRER del 27.10.2015