DIRER
Mercoledì, 26 marzo 2014
Mercoledì, 26 marzo 2014
Pubblica Amministrazione
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
1
Tarare le retribuzioni in base ai risultati e alla responsabilità
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
3
La struttura della retribuzione, accanto alle voci fisse (stipendio...
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
FABRIZIO FORQUET
Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1
FABRIZIO FORQUET
RETRIBUZIONI DELLA PA Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
MARIOLINA SESTO
Le «docenze d' oro» degli alti burocrati
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
NICOLETTA PICCHIO
«Dirigenti Pa licenziabili come nel privato»
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 7
MARCO LUDOVICO, MARCO ROGARI
La spending punta gli enti locali
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
CLAUDIO TUCCI, MARCO ROGARI
Stipendi pubblici, ecco tutti gli eccessi
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 9
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 39
MAURO EVANGELISTI
Mobilità e pensionamenti ecco la cura sul personale
ANDREA BASSI
«Statali, esuberi in pensione e la mobilità sarà la...
26/03/2014 La Repubblica Pagina 6
ROBERTO PETRINI
Stretta sui compensi dei dirigenti Statali, prepensionamenti e...
26/03/2014 MF Pagina 4
ANDREA PIRA
Per Poletti serve 1 mld per la cassa in deroga
26/03/2014 Italia Oggi Pagina 8
DOMENICO CACOPARDO
La Madia, anziché vietare ai pensionati attività retribuite,...
26/03/2014 Italia Oggi Pagina 32
MASSIMO TOSTI
La pancia di Formigli
26/03/2014 Italia Oggi Pagina 4
ALESSANDRA RICCIARDI
Madia, il Tesoro ha già detto no
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5
Antonella Baccaro
Partito l' iter per i pagamenti, il problema è accelerare
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 1
Baccaro, De Bac, Piccolillo
le Riforme promesse e cosa resta degli Annunci
26/03/2014 La Stampa Pagina 6
FRANCESCA SCHIANCHI
Madia: prepensionamenti per far lavorare i giovani
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 8
Enrico Marro
«Statali prepensionati, spazio ai giovani»
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 21
Elvira Serra
Dare lavori utili ai cassintegrati
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5
Al. T.
Soldi ai partiti, stop ma dal 2017 Ora l' attacco ai superstipendi
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 9
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che cosa Resta di tanti Annunci Dai tentativi avviati da Monti e Letta...
26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5
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«Scivolo» per il 20% dell' organico
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 9
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Madia: avanti con la riforma non servono tavoli sindacali
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 39
4
Fabio Savelli
Auto blu, le Maserati di La Russa su eBay
37
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Normativa Comuni
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 37
GIANNI TROVATI
La Tari dribbla il blocco Iuc
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 16
GABRIELE MEONI
Libero scambio Usa­Ue Ecco i vantaggi per le Pmi
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 8
26/03/2014 Il Messaggero Pagina 49
46
Sigilli al Ciak Village: «Abusivo da sempre»
LUCA GUALTIERI
Bpm, 16 indagati per BPlus
26/03/2014 Italia Oggi Pagina 36
42
45
Lavoro, stop alle dimissioni in bianco Sì della Camera
26/03/2014 MF Pagina 14
40
SERGIO TROVATO
Rifiuti assimilati, no Tari per le superfici produttive
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50
Normativa Enti Locali
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 39
Contratti a tempo anche negli studi
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 39
Formazione regionale facoltativa
MATTEO PRIOSCHI
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Sindacati
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15
Lite sul trasloco di Lineapelle
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 14
In breve
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 27
SINDACATI «IN ALLARME» Banca Etruria,...
26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 27
Banca Etruria, assemblea il 4 maggio
NATASCIA RONCHETTI
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Gli interventi possibili.
Tarare le retribuzioni in base ai risultati e alla
responsabilità
Mariella Mainolfi Il dibattito sulla riforma della
dirigenza pubblica sta ruotando in questi giorni
sulla questione degli stipendi, che va senz'
altro posta. Ma perché non sia solo uno sfogo
alla demagogia deve tener conto di fattori
importanti dello svolgimento della funzione
dirigenziale, quali sono le responsabilità, i
risultati e, quindi, il merito. Anche perché uno
degli obiettivi primari della riforma, al di là dei
risparmi, deve essere la qualità dei servizi ai
cittadini, che va garantita e migliorata. Oggi è
g i u s t o c h e s i c h i e d a a l l a pubblica
amministrazione di essere più efficiente, ma
come si fa ad ottenerlo se invece di creare
sana competitività si determina un livellamento
verso il basso di tutte le retribuzioni? Occorre,
invece, differenziare in ragione delle
responsabilità e dei risultati. È da qui che
bisogna partire, distinguendo tra dirigenti che
producono risultati e dirigenti che non lo fanno.
La struttura della retribuzione lo permette,
perché accanto alle voci fisse (stipendio
tabellare e posizione di parte fissa) ci sono la
posizione di parte variabile e l' indennità di
risultato.
Esaminiamo in concreto cosa è accaduto nel
sistema retributivo dei dirigenti dei ministeri. Per i dirigenti di seconda fascia il Ccnl per il secondo
biennio economico 2000­2001 del personale dirigente del comparto Dirigenza area I ha previsto all'
articolo 4 che le amministrazioni determinino (articolandoli in tre fasce) i valori economici della
retribuzione di posizione delle funzioni dirigenziali, tenendo conto di parametri connessi alla
collocazione nella struttura, alla complessità organizzativa, alle responsabilità gestionali interne ed
esterne, all' interno dei parametri indicati dallo stesso Ccnl. Analogo procedimento, invece, non è stato
seguito per gli incarichi dirigenziali di prima fascia, la cui retribuzione di posizione è identica per tutti, a
prescindere dal grado di responsabilità e dalle risorse umane e finanziarie assegnate.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: direttori generali a capo di strutture complesse per
dimensioni, funzioni e connesse responsabilità percepiscono lo stesso trattamento economico di un
dirigente di prima fascia con incarico di studio. Questo se circoscriviamo l' analisi all' ambito di uno
stesso ministero, ma se confrontiamo amministrazioni con differenti livelli di retribuzione il paradosso
diventa un' ingiustizia sociale.
Ben venga allora la proposta, già presentata sul Sole­24 Ore del 21 febbraio 2014 e riproposta ieri da
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
Tabellini e Valotti, volta al superamento della distinzione tra la prima e la seconda fascia; ma ove ciò
non avvenga o richieda tempi più lunghi, perché intanto non intervenire con una norma di rango
primario che imponga anche per la dirigenza di prima fascia la distinzione di livelli retributivi della
posizione di parte variabile? E perché ancora non aumentare la percentuale di retribuzione collegata ai
risultati?
In caso contrario a beneficiare non saranno i migliori, anzi questi verranno solo demotivati, a danno dei
cittadini.
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Pubblica Amministrazione
LA PAROLA CHIAVE.
La struttura della retribuzione, accanto alle voci fisse
(stipendio tabellare e posizione di ...
La struttura della retribuzione, accanto alle
voci fisse (stipendio tabellare e posizione di
parte fissa) pone la posizione di parte variabile
e l' indennità di risultato.
Per avere una pubblica amministrazione più
efficiente bisognerebbe creare più
competitività nelle retribuzioni, differenziarle in
ragione delle responsabilità e dei risultati.
L' obiettivo sarebbe distinguere tra dirigenti
che producono risultati e dirigenti che non lo
fanno.
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Il Sole 24 Ore
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RETRIBUZIONI DELLA PA.
Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato
Fabrizio Forquet Non è dato sapere quante
ore abbiano dedicato all' insegnamento, ma di
certo saranno state molto dense di
informazioni per gli studenti. Tanto dense da
meritare stipendi fino a 300mila euro all' anno.
A tanto ammontano, infatti, le retribuzioni
garantite dalla Scuola di formazione del Mef e
dalla Scuola superiore della Pa a dirigenti
ministeriali di lungo corso, come ­ per citarne
alcuni ­ Francesco Tomasone, Vincenzo
Fortunato, Giuseppe Nerio Carugno, Marco
Pinto. Tutti alti burocrati dalle tante relazioni e
dagli infiniti incarichi. Tutti accomunati da
questa passionaccia per l' insegnamento.
Ovviamente molto ben retribuita.
È davanti a cifre come queste che si capisce
come, nell' affrontare il tema delle retribuzioni
ai vertici della Pa, è fondamentale innanzitutto
conoscere i numeri. Tutti i numeri. Ci si
accorge allora che gli abusi più insopportabili,
e soprattutto onerosi per le finanze pubbliche,
vanno ben al di là di quella ventina di incarichi
apicali che sono sotto i riflettori dei media.
Quello delle scuole è un caso limite,
giustamente sollevato da un articolo del Fatto
quotidiano di qualche giorno fa sulla scuola del
Mef, e rilanciato dall' inchiesta di Mariolina Sesto a pagina 2.
Una vera vergogna nazionale per la quale tutti i dirigenti coinvolti dovrebbero chiedere scusa al Paese.
È stato, ed è ancora, un vero e proprio saccheggio di risorse pubbliche, perpetuato nell' arroganza del
potere e nell' opacità del sistema.
Ma i dati che il Sole 24 Ore pubblica oggi rivelano una realtà di privilegi e incongruenze che va al di là
dei casi singoli.
Coinvolgendo interi comparti e intere categorie della pubblica amministrazione. È giusto che chi
esercita funzioni di altissima responsabilità, e consegue risultati per la collettività, sia premiato con uno
stipendio adeguato. Quello che non è tollerabile è un sistema per cui in alcune categorie si accede
sempre e comunque a trattamenti elevati. Todos caballeros, si direbbe. E poco importa se il servizio
offerto ai cittadini è scadente, se i risultati sono inesistenti, se le responsabilità esercitate sono di poco
conto.
I dati che pubblichiamo (anno 2012) parlano da soli. Sul totale dei dipendenti statali solo il 14%
guadagna più di 40mila euro lordi l' anno. Ma alla presidenza del Consiglio nessuno, dicasi nessuno,
guadagna meno di quella cifra. Sempre a Palazzo Chigi, poi, il 16% dei dipendenti, 384 persone per l'
esattezza, guadagnano più di 80mila euro, contro una media dei ministeri del 2%. Anche presso le
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autorità indipendenti nessuno ha la sventura di guadagnare meno di 40mila euro e addirittura il 43%
porta a casa uno stipendio che supera gli 80mila. Ma i veri record si toccano tra le magistrature e al
ministero degli Esteri. Il 90% dei magistrati italiani guadagna oltre 80mila euro lordi all' anno (la media
ponderata in questa fascia è di 149mila euro), per un totale di 9.123 persone, con un esborso per lo
Stato di 1,8 miliardi di euro. Per molti di quei magistrati è certamente un trattamento più che meritato,
ma anche qui una progressione e una differenziazione legata ai risultati sarebbe più equa e foriera di un
servizio migliore per i cittadini. Per non parlare della carriera diplomatica: perché qui vieni proiettato
automaticamente oltre gli 80mila euro (nel 96% dei casi), a prescindere dall' anzianità e dall' incarico.
Quello che manca, in particolare per i dirigenti di prima fascia, è il collegamento tra le retribuzioni, da
una parte, e le responsabilità esercitate e i risultati conseguiti dall' altra. Paradossalmente il capo della
Polizia o il direttore dell' Agenzia delle Entrate possono ritrovarsi a guadagnare come il titolare di un
insegnamento presso le scuole di formazione. D' altra parte oggi un direttore generale per le politiche
attive e passive del ministero del Lavoro, settore strategico, ha uno stipendio annuo lordo (circa 148mila
euro) inferiore a dirigenti che ricoprono incarichi di studio o al responsabile di un settore della Scuola
nazionale dell' amministrazione (oltre i 230mila euro). Sono incongruenze che fanno capire quanto sia
difficile il lavoro per riportare ordine nelle retribuzioni della pubblica amministrazione. Ma è qui che
Renzi dovrà dimostrare di saper compiere la sua rivoluzione. Perché è in queste cifre l' iniquità di un
sistema dove le rendite di posizione e i ricatti delle corporazioni saccheggiano lo Stato e fanno strame
del servizio al cittadino. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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26 marzo 2014
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RETRIBUZIONI DELLA PA Le rendite di posizione e
il saccheggio dello Stato
Fabrizio Forquet Non è dato sapere quante
ore abbiano dedicato all' insegnamento, ma di
certo saranno state molto dense di
informazioni per gli studenti. Tanto dense da
meritare stipendi fino a 300mila euro all' anno.
A tanto ammontano, infatti, le retribuzioni
garantite dalla Scuola di formazione del Mef e
dalla Scuola superiore della Pa a dirigenti
ministeriali di lungo corso, come ­ per citarne
alcuni ­ Francesco Tomasone, Vincenzo
Fortunato, Giuseppe Nerio Carugno, Marco
Pinto. Tutti alti burocrati dalle tante relazioni e
dagli infiniti incarichi. Tutti accomunati da
questa passionaccia per l' insegnamento.
Ovviamente molto ben retribuita.
È davanti a cifre come queste che si capisce
come, nell' affrontare il tema delle retribuzioni
ai vertici della Pa, è fondamentale innanzitutto
conoscere i numeri. Tutti i numeri. Ci si
accorge allora che gli abusi più insopportabili,
e soprattutto onerosi per le finanze pubbliche,
vanno ben al di là di quella ventina di incarichi
apicali che sono sotto i riflettori dei media.
Quello delle scuole è un caso limite,
giustamente sollevato da un articolo del Fatto
quotidiano di qualche giorno fa sulla scuola del
Mef, e rilanciato dall' inchiesta di Mariolina Sesto a pagina 2.
Una vera vergogna nazionale per la quale tutti i dirigenti coinvolti dovrebbero chiedere scusa al Paese.
È stato, ed è ancora, un vero e proprio saccheggio di risorse pubbliche, perpetuato nell' arroganza del
potere e nell' opacità del sistema.
Ma i dati che il Sole 24 Ore pubblica oggi rivelano una realtà di privilegi e incongruenze che va al di là
dei casi singoli.
Coinvolgendo interi comparti e intere categorie della pubblica amministrazione. È giusto che chi
esercita funzioni di altissima responsabilità, e consegue risultati per la collettività, sia premiato con uno
stipendio adeguato. Quello che non è tollerabile è un sistema per cui in alcune categorie si accede
sempre e comunque a trattamenti elevati. Todos caballeros, si direbbe. E poco importa se il servizio
offerto ai cittadini è scadente, se i risultati sono inesistenti, se le responsabilità esercitate sono di poco
conto.
Continua u pagina 3.
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Il Sole 24 Ore
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Dove la spending non arriva. Con gli incarichi nelle scuole di formazione per dirigenti, i già lauti
stipendi si «arrotondano» anche di 300mila euro.
Le «docenze d' oro» degli alti burocrati
LA SCUOLA DELLA PA Figurano come docenti l' ex consigliere economico di Prodi
Efisio Espa con 80mila euro e l' ex viceministro al Lavoro di Monti Martone LA SCUOLA
DELLE FINANZE L' ex capo di gabinetto del Tesoro Fortunato guadagna 301mila euro,
Tomasone con carriera al Lavoro 295mila euro, Milanese 97mila euro.
Mariolina Sesto ROMA Mentre sui manager
pubblici cala o sta per calare la mannaia del
tetto agli stipendi e del divieto di cumulo, c' è
una fitta selva di burocrati statali che arrotonda
lo stipendio con docenze iperpagate nelle
scuole di formazione per i dirigenti pubblici. Ex
capi di gabinetto di superministeri che adesso
insegnano i regimi speciali Iva piuttosto che la
r e s p o n s a b i l i t à n e l pubblico i m p i e g o . E
guadagnano fino a oltre 300mila euro annui,
che cumulano ai loro già lauti stipendi.
Scuole che tante volte si è tentato di accorpare
ma senza risultati. A tutt' oggi sono ancora
cinque: la Scuola superiore di economia e
finanze, la Scuola superiore della pubblica
amministrazione, quella dell' amministrazione
locale, quella dell' Interno e l' istituto
diplomatico Mario Toscano. Strutture simili che
moltiplicano per cinque spese di
funzionamento, stipendi per i docenti e per i
dirigenti e magari anche affitti d' oro per le
sedi.
Quest' anno, ad esempio, la sola Scuola
nazionale dell' amministrazione (Sna) presso
la Presidenza del Consiglio costerà quasi 21
milioni di euro. E distribuirà ai suoi docenti 3
milioni di euro tondi (leggermente in aumento rispetto all' anno scorso). Diciotto i docenti a tempo pieno
il cui compenso annuo varia dai 217mila euro di Alberto Heimler ai 25mila euro di Fabrizio Cafaggi.
Scorrendo l' elenco dei professori si scopre che il consigliere parlamentare Marcello Degni, nonché
assessore al bilancio del comune di Rieti che ha da poco rassegnato le dimissioni per trasferirsi a
Venezia, risulta il fortunato possessore di uno stipendio da 70mila euro l' anno. Sul suo profilo twitter
Degni si definisce «economista, di sinistra, disilluso dei partiti italiani», sogna di andare a Londra e di
fare «reading groups sul Capitale e studiare filosofia». Intanto però la docenza romana alla scuola di
Palazzo Chigi gli frutta uno stipendio vero. C' è poi il dirigente Istat Efisio Gonario Espa, consigliere
economico a Palazzo Chigi sotto Prodi, che a fronte di lezioni sull' analisi di impatto della
regolamentazione mette insieme oltre 80mila euro all' anno. E poi, accanto ai 140mila euro di Fabio
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26 marzo 2014
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Il Sole 24 Ore
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Cintioli, ai 95mila di Maria Rosaria Ferrarese, ai quasi 179mila di Francesca Gagliarducci e ai 100mila
tondi di Luigi Paganetto e di Renzo Turatto, ecco spuntare i soli 32mila euro di Michel Martone, vice di
Elsa Fornero al ministero del Lavoro sotto Mario Monti. Sempre online si scopre inoltre che i dirigenti di
stanza al Sna superano spesso i 230mila euro annui lordi. Insomma, stipendi di tutto rispetto. Con l'
unica prospettiva ottimistica di un taglio di budget che dovrebbe portare a partire dal 2015 a un
dimezzamento del bilancio.
Ma non è tutto qui. Una dettagliatissima inchiesta del «Fatto quotidiano» ha gettato luce sulla scuola che
afferisce per competenza al ministero del Tesoro. La Ssef distribuisce ben 2,7 milioni dei 16 di budget
2013 a soli 13 docenti. In vetta alla classifica dei professori meglio retribuiti c' è ­ guarda caso ­ l' ex
capo di gabinetto del ministero delle Finanze sotto Giulio Tremonti, Mario Monti e Vittorio Grilli,
Vincenzo Fortunato. La Scuola gli stacca ogni anno un assegno da 301mila euro, vicino a quel tetto di
311mila euro che è la retribuzione del primo presidente della Cassazione. Fortunato, in qualità di
presidente dell' Invimit, società al 100% del Tesoro ma fuori del perimetro della Pa, non rientra neppure
nel novero di coloro i quali devono rispettare il divieto di cumulo. E dunque ha il via libera all' accumulo
di un doppio, lauto stipendio. Di pari importo il salario di Marco Pinto, consigliere di Stato anche lui di
casa negli uffici della burocrazia ministeriale, con un cursus honorum conclusosi proprio come vice di
Fortunato al Tesoro. E non va certo peggio a Francesco Tomasone, magistrato della Corte dei conti ed
ex capo dell' ufficio legislativo del ministero del Lavoro: come capo del dipartimento delle scienze
aziendali guadagna ogni anno 295mila euro. Poco meno incassa l' avvocato dello Stato e docente Luiss
Maurizio Mensi: 272mila euro. Sempre al top lo stipendio di Maurizio Giuseppe Nerio Carugno, capo di
gabinetto di Alfonso Pecoraro Scanio e poi consigliere giuridico di Silvio Berlusconi: carriera bipartisan
e ora cedolino da 246mila euro annui lordi. E certo non poteva mancare il chiacchieratissimo e pluri­
indagato ex consigliere di Tremonti, Marco Milanese, il cui stipendio ammontava a 194mila euro l' anno
ma che il 17 dicembre scorso se l' è visto decurtare a 97.166 euro.
Insegna al dipartimento di Scienze tributarie.
Di certo non un esempio di economia e di oculato uso delle finanze per una scuola nata nel 1957, uno
anno dopo la morte di uno statista e studioso di scienza delle finanze e di diritto finanziario del calibro di
Ezio Vanoni e, inizialmente, a lui intitolata.
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MARIOLINA SESTO
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26 marzo 2014
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Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Confindustria. Il dg Panucci: non crediamo più alla parola «riforma» spesso usata come mezzo
di marketing.
«Dirigenti Pa licenziabili come nel privato»
Nicoletta Picchio ROMA Le riforme della
Pubblica amministrazione c h e s i s o n o
succedute finora non hanno funzionato. «Ne
abbiamo viste tante, da ultimo la riforma
Brunetta, ma nemmeno una è stata attuata.
Non crediamo più alla parola riforma, che
spesso è stata usata come mezzo di
marketing». Marcella Panucci, direttore
generale di Confindustria, bolla così gli
interventi dei passati governi in materia di
semplificazione della burocrazia. L' occasione
è stata un convegno organizzato dalla Scuola
nazionale dell' amministrazione, d o v e l a
Panucci ha affrontato anche il tema della
licenziabilità dei dirigenti pubblici: «Anche il
d i r i g e n t e pubblico d e v e p o t e r e s s e r e
licenziabile come nel privato», ha detto il
direttore generale di Confindustria.
Oggi, ha precisato, «il dirigente pubblico non
può essere licenziato se non raggiunge gli
obiettivi, perché verrebbe reintegrato ai sensi
dell' articolo 18». Invece, a suo parere «va
bene equiparare gli stipendi dei dirigenti
pubblici a quelli dei privati, però onori e oneri,
ovvero valgano tanti privilegi quanto le
sanzioni».
In ogni caso, tornando alla riforma della Pubblica amministrazione «riteniamo positivo ­ ha aggiunto ­
che il presidente del Consiglio e il ministro Madia abbiano deciso di finalizzare l' attenzione sulla
dirigenza pubblica». Il personale pubblico e in particolare la dirigenza secondo il direttore generale di
Confindustria rappresentano il punto di snodo tra la legge o la decisione politica e la sua attuazione
concreta. Il tema dunque ha un' incidenza molto forte sulla vita dell' impresa. «Non solo le decisioni
politiche passano attraverso la cinghia di trasmissione della dirigenza, ma dirigenza e personale sono
titolari di prerogative amministrative che tradizionalmente incidono sull' accesso e sull' operatività dell'
impresa nel mercato».
A questo proposito, ha aggiunto, si pensi alle semplificazioni amministrative che rappresentano uno dei
cardini dell' impegno del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sin dal suo insediamento.
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26 marzo 2014
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Il Sole 24 Ore
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Le vie della ripresa IL CONTENIMENTO DELLA SPESA.
La spending punta gli enti locali
Tagli di 3 miliardi in 2 anni sugli acquisti ­ Alfano frena sul riordino dei commissariati
SEDI PERIFERICHE Nel menu anche la riduzione di prefetture, ragionerie territoriali,
soprintendenze artistiche e uffici scolastici provinciali.
Marco Ludovico Marco Rogari ROMA Tagli ai
centri di spesa meno virtuosi. A cominciare da
quelli a livello territoriale anche attraverso un
nuovo meccanismo di controlli sui contratti
stipulati fino a tutto il 31 luglio di quest' anno.
È questo il pilastro portante del piano di
razionalizzazione degli acquisti di beni e
servizi che costituirà una delle tessere chiave
nel mosaico delle coperture del provvedimento
taglia­tasse in arrivo nelle prossime settimane.
Nei prossimi due anni dalla stretta sugli
a p p r o v v i g i o n a m e n t i d e l l a pubblica
amministrazione dovranno arrivare più di 3
miliardi. Quasi 1 miliardo è atteso per quest'
anno. Altri 2,3­2,5 miliardi dovrebbero essere
recuperati il prossimo anno facendo leva su
una trasformazione radicale del sistema degli
acquisti nella Pa: il passaggio dalle attuali
32mila stazioni appaltanti a non più di 30­40
"centrali". Con la Consip a capo di una nuova
costellazione di cui dovrebbero far parte le
centrali regionali e un "centro" per ogni città
metropolitana.
Un' operazione che dovrebbe marciare di pari
passo con la potatura delle sedi periferiche
dello Stato. Dalla riduzione di prefetture,
ragionerie territoriali, soprintendenze artistiche, uffici scolastici provinciali e altre strutture dovrebbe
arrivare più di 1 miliardo nei prossimi tre anni.
Nel mirino del Governo ci sono anche le capitanerie di porto, le commissione tributarie regionali le sedi
del Cnr e le direzioni territoriali del lavoro.
Sul riordino dei presìdi delle forze dell' ordine, invece, il ministro dell' Interno, Angelino Alfano ha
mostrato ampie aperture in un incontro, insieme ad Alessandro Pansa, direttore del Dipartimento Ps,
con i sindacati. Anche se le sigle più agguerrite ­ Sap e Ugl in prima linea, più il Siulp ­ non
indietreggiano. La riduzione dei commissariati e delle postazioni di polizia ferroviaria e postale «è un'
ipotesi di riflessione» ha garantito il ministro; Alfano si rende comunque disponibile a tutte le proposte
delle sigle sindacali.
L' idea di accorpare le forze dell' ordine, poi, è ormai priva di ogni fondamento: l' assetto della legge n.
121/1981 che definisce gli attuali assetti della pubblica sicurezza «non si tocca» ha sottolineato il titolare
del Viminale. Nessuna fusione tra Polizia di Stato e Carabinieri, dunque (e i bene informati non ci hanno
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Il Sole 24 Ore
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mai creduto).
Poi il ministro dell' Interno ha calato due carte di valore. Annunciando il rilancio di un tavolo
interministeriale alla Funzione pubblica per scongiurare dal 2015 «qualunque ipotesi di ulteriore blocco
degli automatismi stipendiali» scattato nel 2011 per il comparto sicurezza (e difesa). Proprio oggi, tra l'
altro, la Corte costituzionale decide sul ricorso di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza contro il blocco
stipendiale, che ha prodotto aberrazioni a pioggia nel sistema militare e di pubblica sicurezza. La più
diffusa è quella del superiore (ufficiale o sottufficiale), colpito dal blocco, alla guida di gradi inferiori che
guadagnano di più del loro comandante perché promossi prima del 2011. L' altra carta di Alfano è il
possibile riutilizzo dei beni confiscati per rilanciare la politica degli alloggi di servizio per le forze dell'
ordine.
Intanto a palazzo Chigi, dove si è trasferito il commissario straordinario, Carlo Cottarelli, e al ministero
dell' Economia si sta continuando a lavorare per definire il pacchetto dei tagli per i prossimi tre anni. Al
momento l' ipotesi più probabile è quella di recuperare con la "spending" 4 miliardi per il 2014, dai 12 ai
15 miliardi nel 2015 per poi avvicinare il più possibile quota 30 miliardi nel 2016. Il Dap (dipartimento
dell' amministrazione penitenziaria), ha fatto sapere di avere già avviato i tagli al suo parco macchine in
linea con le misure annunciate dal premier Matteo Renzi. Ma il grosso della riduzione di spesa per
quest' anno arriverà dal taglio degli stipendi di dirigenti e manager pubblici, dalla razionalizzazione dei
trasferimenti alle aziende di autotrasporto (e alle imprese in genere) e dal giro di vite sugli acquisti della
Pa. Sul fronte delle forniture già quest' anno dovrebbe scattare una riduzione degli stanziamenti agli enti
risultati poco virtuosi, ovvero lontani dai parametri della Consip e delle centrali di acquisto regionali. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Nel mirino dell' Economia BENI E SERV IZI Stretta sugli acquisti Pa con
il taglio delle «centrali» Poggerà sui tagli ai centri di spesa meno virtuosi il piano di razionalizzazione
degli acquisti di beni e servizi. Nei prossimi due anni dalla stretta sugli approvvigionamenti della
pubblica amministrazione dovranno arrivare più di 3 miliardi. Quasi 1 miliardo è atteso per quest' anno.
Altri 2,3­2,5 miliardi dovrebbero essere recuperati il prossimo anno facendo leva su una trasformazione
radicale del sistema: il passaggio dalle attuali 32mila stazioni appaltanti a non più di 30­40 "centrali".
Con la Consip a capo di una nuova costellazione di cui dovrebbero fare parte le centrali regionali e un
"centro" per ogni città metropolitana 3 miliardi SEDI PERIFERICHE Cura dimagrante in arrivo dalle
prefetture al Cnr Nel pacchetto di tagli a cui sta lavorano il Mef ­ e che in tre anni dovrebbero consentire
di recuperare complessivamente 4 miliardi per il 2014, dai 12 ai 15 il prossimo anno fino a 30 nel 2016 ­
c' è anche la potatura delle sedi periferiche dello Stato. Dalla riduzione di prefetture, Ragionerie
territoriali, soprintendenze artistiche, uffici scolastici provinciali e altre strutture dovrebbe arrivare più di
un miliardo nel triennio. Nel mirino del Governo ci sono anche le Capitanerie di porto, le Commissioni
tributarie regionali le sedi del Cnr e le direzioni territoriali del lavoro 1 miliardo.
MARCO LUDOVICO, MARCO ROGARI
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Pagina 3
Il Sole 24 Ore
Pubblica Amministrazione
Pubblico impiego LE RETRIBUZIONI.
Stipendi pubblici, ecco tutti gli eccessi
Le retribuzioni oltre gli 80mila euro lordi sono il 9,5% dei redditi Pa ­ A Palazzo Chigi
nessuno sotto i 40mila AL TOP Sono in tutto circa 118mila i dipendenti pubblici, tra
funzionari, dirigenti o semplici addetti, che superano 80mila euro annui LA CARRIERA
DIPLOMATICA Il 96,4% del personale in servizio nel corpo diplomatico, 890 persone su
un totale di 923, è in cima alla classifica delle buste paga.
Marco Rogari Claudio Tucci ROMA Lavorare
per meno di 4mila­4.500 euro netti al mese?
Per i funzionari del corpo diplomatico è
sostanzialmente impensabile. Anche perché il
96,4% del personale in servizio, ovvero 890
"unità" sulle 923 monitorate nel 2012 dalla
Ragioneria generale dello Stato, guadagna più
di 80mila euro lordi l' anno. E altrettanto
accade per la quasi totalità dei magistrati che
in circa 9 casi su 10 superano questa soglia
retributiva. Una soglia considerata un limite
assolutamente valicabile nella carriera
prefettizia dove praticamente tutti, con rare
eccezioni, percepiscono una retribuzione lorda
superiore ai 60mila euro all' anno (tra i 3mila e
i 3.500 euro netti al mese), che in oltre il 60%
dei casi va oltre gli 80mila euro. In tutto il
variegato pianeta del pubblico impiego sono
117.838 i funzionari, i dirigenti o i semplici
addetti che guadagnano oltre 80mila euro lordi
annui per un "costo" che rappresenta il 9,55%
della spesa complessiva per redditi nella Pa.
Si sale al 16,52% sotto la spinta dei 224.273
"travet" con retribuzioni superiori ai 60mila
euro: tra i 3mila e i 3.500 euro netti al mese.
Tra questi i funzionari delle Authority.
Nelle Autorità indipendenti a livello dirigenziale gli stipendi non scendono quasi mai sotto i 60mila euro
lordi e superano per il 43,8% delle posizioni gli 80mila euro. Con punte di oltre 270mila euro, come nel
caso, ad esempio, del segretario generale dell' Agcom, Francesco Sclafani, o di quello dell' Antitrust,
Roberto Chieppa, almeno sulla base dei dati riportati nei siti web delle Autorità.
Retribuzioni che, come quelle dei commissari e dei presidenti delle Authority, sono al di sotto del tetto
agli stipendi dei vertici della Pa introdotto dal 2012, ma che risultano abbondantemente al di sopra di
quella del capo dello Stato (239.181 euro lordi) che il governo Renzi vuole utilizzare come parametro di
riferimento per i super­manager di Stato. Un limite retributivo al quale è di fatto allineato lo stipendio del
segretario generale dell' Ivass (l' Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), Corrado Baldinelli (il sito
web indica 240mila euro annui). Dall' ultima fotografia scattata dalla Ragioneria con il «Conto annuale
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26 marzo 2014
Pagina 3
Il Sole 24 Ore
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Pubblica Amministrazione
2012» emergono chiaramente gli elevati livelli retributivi di un' ampia fascia dirigenziale: il 17,7% della
spesa complessiva per redditi nel pubblico impiego (in tutto 147,5 miliardi che diventano circa 158
miliardi tenendo conto del costo del lavoro) è assorbita da stipendi superiori ai 50mila euro lordi (tra i
2.500 e i 2.900 euro netti mensili). Una questione, quella degli stipendi mediamente elevati in quasi tutti
i comparti della pubblica amministrazione che si va ad aggiungere a quella delle singole mega­
retribuzioni dei super manager dello Stato. Sulle retribuzioni dei 156mila dirigenti pubblici ha già
puntato i suoi riflettori l' Ocse con un report del novembre scorso con cui ha evidenziato che nel 2011 lo
stipendio di un senior manager del settore pubblico era di 650mila dollari, quasi il triplo di quello medio
di tutti i membri dell' Organizzazione (232mila dollari) e nettamente superiore a quelli di Gran Bretagna
(348mila), Stati Uniti (275mila), Francia (260mila) e Germania (231mila).
Il Governo Letta aveva replicato che l' analisi Ocse non teneva conto del "tetto" 303mila euro introdotto
dal 2012.
Tornando ai dati della Ragioneria, dal monitoraggio emerge, ancora, che alla presidenza del Consiglio
tutto il personale guadagna più di 40mila euro lordi l' anno e che 1.892 dipendenti sui circa 2.400 in
servizio beneficiano di una retribuzione superiore ai 50mila euro l' anno che in 488 casi supera i 70mila
euro annui. Ma nel variegato pianeta Pa c' è anche chi, come i vigili del fuoco, considera un miraggio
una retribuzione superiore ai 2.200 euro netti al mese: nel 2012 sugli oltre 30mila "pompieri" e assimilati
solo 1.421 sono riusciti nell' impresa. Senza considerare che appena 187 vigili del fuoco hanno superato
quota 60mila euro l' anno lordi. Nella scuola poi soltanto 39 dipendenti Miur guadagnano più di 70mila
euro lordi l' anno e appena lo 0,8% del personale (7.815 "unità") va oltre i 40mila euro lordi annui.
Questa soglia è superata dal 26,2% delle forze di polizia che solo in 5.480 casi su circa 320mila unità in
servizio riesce a portare a casa oltre 60mila euro lordi. Uno stipendio, quest' ultimo, più alla portata
delle Forze armate (il 6,6% del comparto) e, soprattutto, dei professori universitari: uno su quattro
supera il livello retributivo dei 60mila euro lordi annui e il 12,3% arriva a più di 80mila euro l' anno. ©
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CLAUDIO TUCCI, MARCO ROGARI
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26 marzo 2014
Pagina 9
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Madia: avanti con la riforma non servono tavoli
sindacali
STIPENDI MANAGER: PER LE SOCIETÀ QUOTATE IL LIMITE DEI 300 MILA EURO
SARÀ SUPERATO CON LA PARTE VARIABILE.
LA POLEMICA ROMA La riforma della
pubblica amministrazione «non è detto» che
vedrà il confronto con i sindacati. A
confermare che per il governo Renzi la parola
concertazione non ha più significato, stavolta è
il ministro Marianna Madia. La sua rivoluzione
nel pubblico impiego ­ che dovrebbe passare
attraverso una «sana mobilità obbligatoria», un
massiccio piano di esuberi/prepensionamenti,
stipendi dei manager ridotti ­ non sarà
necessariamente concordata con i sindacati.
Anzi. «Non è detto che ci saranno dei tavoli,
perché abbiamo tempi molto stretti» ha
dichiarato ieri il ministro.
D' altronde incontri con i sindacati ci sono già
stati nei giorni scorsi. E «sono stati incontri
molto importanti, in cui noi abbiamo chiesto di
darci proposte per andare oltre il piano
Cottarelli» ha sottolineato la Madia. Immediata
la replica delle organizzazioni sindacali.
Particolarmente duro il leader Cisl, Raffaele
Bonanni: «Se il governo Renzi non vuole
confrontarsi con il sindacato, e le altre parti
sociali, ce ne faremo anche noi una ragione.
Non ci strapperemo le vesti e andremo tra la
gente». Per Rossana Dettori, leader della Fp­
Cgil, quella del ministro «è una posizione
fortemente sbagliata. I processi virtuosi si
governano con il consenso, non con provvedimenti calati dall' alto». Detto ciò la sindacalista si dice
favorevole ai prepensionamenti «purché si discuta di riorganizzazione dei servizi e si assumano i
giovani qualificati, a partire dai vincitori di concorso non ancora assunti e dai precari».
Ieri il ministro ha anche fornito nuovi dettagli sulla riforma in cottura. A proposito degli 85.000 esuberi
previsti dal commissario per la spending review Cottarelli, Madia ha spiegato che «l' idea sarà quella di
provare ad avere delle uscite anche con dei prepensionamenti». Confermato il piano di mobilità interna
e confermato anche il tetto agli stipendi dei manager. Anche se per le società quotate «si può ragionare
su una parte fissa e una variabile», in modo da evitare «eccessi» ma comunque restare sopra la soglia
di 300.000 euro lordi annui. Per le altre società pubbliche, invece, il ministro Madia ha reso noto di aver
appena firmato una circolare che ­ facendo riferimento a una norma del governo Letta ­ chiarisce che
nella soglia massima (pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione) «vanno
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26 marzo 2014
Pagina 9
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
cumulati tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi».
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26 marzo 2014
Pagina 39
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
«Scivolo» per il 20% dell' organico
La cifra che circola è importante: 4.000
dipendenti, vale a dire poco meno del 20 per
cento dell' organico del Campidoglio.
Dunque, una delle strade per ridurre lo
squilibrio di bilancio di Roma Capitale, in
modo strutturale, porta ai prepensionamenti,
che in termini economici vale 160 milioni di
euro. Anche di questo si è parlato ieri con il
m i n i s t r o d e l l a Pubblica amministrazione,
Marianna Madia. Serve un intervento
complessivo, come ha spiegato il relatore del
Salva Roma, Fabio Melilli (Pd): «Quello dei
prepensionamenti è un tema nazionale, non
riguarda solo il comune di Roma, e credo che
il governo lo affronterà in maniera
significativa». Altro tassello importante è
quello della mobilità tra le municipalizzate, una
soluzione che sarà resa possibile con un
emendamento al Salva Roma. Tenendo conto
che solo all' Atac sono ipotizzati 300 esuberi,
questo consentirebbe di riciclare il personale
dove serve.
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26 marzo 2014
Pagina 39
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Mobilità e pensionamenti ecco la cura sul personale
Il Campidoglio punta ad abbattere i costi e alla possibilità di spostare i dipendenti Per l'
uscita anticipata di 4mila impiegati si pensa a una norma varata dal governo Monti LA
FACOLTÀ DI TRASFERIMENTI INTERESSA SESSANTAMILA LAVORATORI DEL
GRUPPO ROMA.
IL PIANO Per Roma sarà una rivoluzione.
Per fare uscire dal pantano di uno squilibrio di
bilancio ben oltre il miliardo, oltre all' intervento
sulle partecipate con dismissioni e
privatizzazioni, si punta a ridurre il costo del
personale. Due le mosse più importanti:
prepensionamento per 4.000 dipendenti di
Roma Capitale (su un totale di 25.000).
Per farlo servirà l' applicazione di una norma
che risale al governo Monti. C' è poi il tema
della mobilità interaziendale, per spostare i
dipendenti dalle municipalizzate in cui il
personale in esubero a quelle invece dove è
necessario (Campidoglio compreso). In totale,
il meccanismo interessa oltre 60 mila persone.
Su questo ieri, nella riunione della cabina di
r e g i a , i l m i n i s t r o d e l l a Pubblica
amministrazione, M a r i a n n a M a d i a , h a
spiegato: «La riunione è andata bene.
Abbiamo parlato della mobilità interaziendale
e di eventuali emendamenti che proporremo al
Salva Roma». «Quello dei prepensionamenti è
un tema nazionale, il Governo lo affronterà in
maniera molto significativa» ha confermato
Fabio Melilli, relatore del Salva Roma e
segretario regionale Pd.
Mauro Evangelisti Fabio Rossi ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.
MAURO EVANGELISTI
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26 marzo 2014
Pagina 9
Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
«Statali, esuberi in pensione e la mobilità sarà la
regola»
Grazie ad una norma già in vigore i dipendenti in eccesso lasceranno il servizio in
anticipo Novara è il primo Comune autorizzato, si valuta con il Tesoro l' allargamento del
piano IL PASSAGGIO TRA AMMINISTRAZIONI CON LA RIFORMA NON SARÀ PIÙ L'
ECCEZIONE SOPRATTUTTO PER I DIRIGENTI.
ROMA Ancora poche settimane. Poi il piano di
riforma della pubblica amministrazione, uno
dei punti cardine del programma di Renzi,
sarà pronto.
«Contiamo di presentarlo tra la fine di aprile e
la prima metà di maggio», dice a Il
Messaggero Angelo Rughetti, sottosegretario
del ministero della Pubblica amministrazione.
Il commissario Cottarelli chiede 3 miliardi
d i r i s p a r m i d a l pubblico i m p i e g o . I l
ministro Madia ha parlato di
prepensionamenti e mobilità obbligatoria
per gli statali, conferma?
«Confermo. Abbiamo intenzione di utilizzare
sia il meccanismo degli scivoli che quello dei
prepensionamenti per svecchiare la pubblica
amministrazione e far entrare giovani».
Come funzioneranno i prepensionamenti?
«Intanto abbiamo iniziato ad applicare una
norma già prevista dal governo Monti che
consente ai Comuni con piani di esubero di
effettuare prepensionamenti applicando le
regole precedenti alla riforma Fornero. Il primo
ad essere autorizzato è stato il Comune di
Novara».
In pratica, generalizzando, 62 anni e 3 mesi con 36 di contributi invece dei 66 anni attuali. Vale
solo per Novara?
«Abbiamo aperto un tavolo con il ministero dell' Economia e con l' Inps per estendere l' utilizzo della
norma ad altri Comuni che ne stanno facendo richiesta. Vorremmo studiare anche altre soluzioni per le
altre amministrazioni e che si basano sullo stesso concetto, ossia favorire l' uscita del personale che è
più vicino alla pensione per assumere giovani. È chiaro che tutto questo va reso compatibile
finanziariamente. Insieme a Tesoro e Inps stiamo effettuando delle simulazioni per capire quanti nuovi
assunti possiamo fare ogni ?tot? di persone che mandiamo in pensione».
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26 marzo 2014
Pagina 9
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
C' è già un risultato di queste simulazioni?
«Ci stiamo ancora lavorando, anche perché molto dipende da quanto tempo si anticipa la pensione. Più
apro la forbice, più risparmia lo Stato ma più costa per l' Inps».
Anche la mobilità obbligatoria già esiste ma non è praticamente stata mai applicata?
«Per farlo stiamo attivando un tavolo interistituzionale insieme a Comuni e Regioni.
Dovremo mettere a punto una tabella di equiparazione che chiarisca che, per fare un esempio, un
dipendente che è un C1 in un Comune diventa un D3 in un ministero».
La mobilità sarà possibile, come chiede per esempio il Comune di Roma, anche tra
amministrazione e società controllate?
«Sì, ci stiamo lavorando e potrebbe essere introdotta come emendamento al salva Roma. La capitale e
gli altri Comuni che hanno piani di ristrutturazione potranno essere un modello, un laboratorio. Ma
questa norma ha una sua ratio all' interno della riforma complessiva che abbiamo in mente».
Quale sarebbe la ragione?
«I dipendenti del pubblico impiego, siano essi di un Comune, di una Regione, di un ministero, ma anche
di un' azienda pubblica, andranno tutti considerati come dipendenti della Repubblica che prestano la
loro attività pro tempore presso un determinato ente. In questo modo la mobilità non sarà più l'
eccezione, ma l' ordinario. Soprattutto sulla parte alta, per i dirigenti».
Il ministro Madia ha detto che non ci sarà tempo per trattare con i sindacati?
«Chiariamo. Non abbiamo i tempi per la concertazione lunga e rituale. I sindacati ci possono mandare
le proposte e possiamo incontrarci, come abbiamo già fatto, informalmente. Il confronto rituale, quello è
morto».
L ' amministratore delle Ferovie Mauro Moretti è tornato all' attacco sulla questione degli
stipendi. Andate avanti comunque anche su manager e dirigenti?
«Sulle controllate c' è già un tetto previsto dalla legge e ridotto del 25% da Letta. Pochissime aziende lo
hanno applicato. Per le società quotate come Eni e Enel, o che emettono obbligazioni come Ferrovie e
Poste , i tetti non sono stati applicati. Ma una regola ci deve essere anche per loro, non si possono
lasciare le decisioni sulle retribuzioni solo ai consigli di amministrazione e alle assemblee».
Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
ANDREA BASSI
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26 marzo 2014
Pagina 6
La Repubblica
Pubblica Amministrazione
Pubblico impiego.
Stretta sui compensi dei dirigenti Statali,
prepensionamenti e mobilità
Retribuzioni e pensioni entro 311 mila euro. Moretti: Renzi saprà convincermi.
ROMA ­ Il ciclone Marianna si abbatte sui
grandi burocrati di Stato. Il tetto di tutti gli
stipendi e i compensi erogati dalla pubblica
amministrazione s a r à t o t a l e e
omnicomprensivo: nessuno potrà riscuotere,
per nessun motivo, più di 311 mila euro lordi
annui, ovvero la remunerazione del primo
presidente della Corte di Cassazione.
Il nuovo ministro per la Pubblica
amministrazione, M a r i a n n a M a d i a l o h a
annunciato a sorpresa, nel corso di un
convegno organizzato dalla Bocconi e dalla
Eief: «Il tetto per gli stipendi dei manager», ha
detto, «è già tarato su quello del primo
presidente della Corte di Cassazione: ma io ho
firmato una circolare dove si esplicita che in
questo tetto debbano essere compresi anche
tutti i trattamenti, compresi quelli
pensionistici».
In altre parole: la circolare trasforma il tetto agli
stipendi e agli emolumenti vari dei dirigenti
pubblici, già introdotto dai governi Monti e
Letta, in un limite «tutto compreso» nel quale
vanno computate pensioni, vitalizi, indennità
accessorie, collaborazioni occasionali e
consulenze.
Tirate le somme la nuova regola dice: a
nessuno più di 311 mila euro lordi annui.
La «tagliola» blocca con effetto immediato pratiche molto diffuse tra gli «alti papaveri» della burocrazia
statale: dirigenti in pensione, chiamati a collaborare con lo Stato, cumulavano l' assegno previdenziale e
un congruo compenso. Altri mettevano insieme collaborazioni con vari ministeri ed enti; altri ancora
stipendi e consulenze. Ora basta: scatta la norma­catenaccio.
Dall' intervento della Madia non si salva nessuno. La circolare specifica che ai limiti di remunerazione
sono soggetti i dirigenti centrali e regionali, i membri dei consigli di amministrazione degli enti, delle
autorità di vigilanza e di controllo. Tutti dovranno restare all' interno del tetto dei 311 mila euro, almeno
fino a quando non sarà introdotto il nuovo limite, annunciato dal premier Renzi, che vuole che nessuno
guadagni più del presidente della Repubblica, ovvero 248 mila euro lordi all' anno.
Gli effetti ci saranno. Gli stipendi medi lordi dei dirigenti dello Stato, secondo il rapporto della Bocconi,
sono elevati: arrivano fino 243 mila euro al ministero della Salute, a 218 mila a Palazzo Chigi, a 217 mila
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26 marzo 2014
Pagina 6
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La Repubblica
Pubblica Amministrazione
euro agli Interni. Lo stipendio medio non incapperà nel limite, ma numerose remunerazioni apicali
dovranno essere adeguate. Inoltre molti di coloro che percepiscono stipendi alti, intorno ai 200 mila euro
lordi, dovranno fare i conti con collaborazioni e consulenze percepite sempre nell' ambito della pubblica
amministrazione e dovranno limare i guadagni per stare all' interno del tetto.
La cura taglia­stipendi non finisce qui. Dopo la circolare sui dirigenti, è in fase avanzata anche la misura
sui manager delle società e delle aziende controllate dallo Stato: la Madia ha annunciato che la
«proposta» del governo è in dirittura d' arrivo Del resto la polemica sul caso Moretti, il manager delle
Ferrovie che guadagna a 850 mila euro e che ha minacciato di andarsene se gli sarà tagliato lo
stipendio, è ancora calda. E ieri il manager è tornato sull' argomento: «Lo stipendio? Aspetto la
proposta di Renzi, farò le mie valutazioni e, come dice lui, saprà convincermi ». Intanto i tagli vanno
avanti.
Cambiano verso anche le pratiche di reclutamento dei manapiano ger pubblici. Da poche ore il sito del
ministero della Pubblica amministrazione ha messo in rete un «avviso per la manifestazione d'
interesse» per l' incarico di presidente dell' Istat, attualmente vacante: si invia curriculum e programma
di lavoro per via telematica e ci si candida. Una inedita procedura di trasparenza che bypassa
segreterie politiche e relazioni personali e allarga le possibilità di scelta.
Se l' operazione­dirigenti è già scattata altre novità, più controverse, sono in arrivo: il ministro della
Pubblica amministrazione ha anche annunciato un piano per incentivare i prepensionamenti degli statali
per far posto ai giovani. La Madia ha minacciato una «sana mobilità obbligatoria» all' interno della
pubblica amministrazione per gestire gli esuberi. Mentre ha parlato di «numeri e metodologia sbagliati»
a proposito dell' esistenza, emersa dal Cottarelli, di 85 mila esuberi tra gli statali. Dove la Madia ha
toccato un nervo scoperto è tuttavia il rapporto con i sindacati. «Non è detto che ci saranno dei tavoli,
perché abbiamo tempi molto stretti», ha replicato la ministra a chi le chiedeva se fosse previsto un
confronto con Cgil­Cisl­Uil. «Non lo so, può anche darsi, ma non per forza», ha dichiarato.
L' atteggiamento non è piaciuto ai sindacati: per la leader della Cgil Susanna Camusso, già ai ferri corti
con il premier Renzi, c' è una «gara tra ministri» per spiegare che dal sindacati «si attendono al
massimo dei consigli ma non una discussione ». «Ci rivolgeremo ai lavoratori», ha allargato le braccia il
segretario della Cisl Raffaele Bonanni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Madia firma una circolare e annuncia misure per fare
entrare i giovani Il ministero ha messo sul suo sito un annuncio per trovare il presidente Istat Il tetto,
fissato sulla retribuzione del primo presidente di Cassazione, sarà omnicomprensivo REPUBBLICA.IT
On demand su Rep Tv l' intervento di Mauro Moretti sul suo stipendio FOTO:A3 AL TIMONE Il ministro
della PA, Marianna Madia.
ROBERTO PETRINI
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26 marzo 2014
Pagina 4
MF
Pubblica Amministrazione
Per Poletti serve 1 mld per la cassa in deroga
Per il ministro del Welfare, Giuliano Poletti,
anche il 2014 sarà un anno di grande
sofferenza sul fronte del lavoro, In audizione
alla Camera ha sollevato il nodo del miliardo di
euro che manca quest' anno per la cassa
integrazione in deroga che, con le casse
ordinaria e straordinaria in esaurimento,
rischia di diventare un rifugio per ciò che non
ha coperture. Il ministro prevede però la
riduzione entro maggio degli oneri Inail, il 14%
in meno per l' 80% delle imprese. Se Poletti
non chiude al dialogo con le parti sociali, pur
rimarcando che le decisioni spettano al
g o v e r n o , l a c o l l e g a a l l a Pubblica
amministrazione, Maria Anna Madia, dice che
nella riforma del settore pubblico non è detto ci
siano tavoli. Madia ha inoltre annunciato la
firma della circolare sul tetto agli stipendi nella
P.a. tarati su quello del primo presidente della
Corte di Cassazione. Nel computo saranno
cumulati tutti i trattamenti pensionistici,
compresi i vitalizi. (riproduzione riservata)
ANDREA PIRA
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26 marzo 2014
Pagina 8
Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
Oltrettutto farebbe il suo vero mestiere di ministro, ammesso che sia interessata a farlo.
La Madia, anziché vietare ai pensionati attività
retribuite, dovrebbe dare un' occhiata dalla parte dei
Beni culturali: provare per credere
L' ineluttabile successo del luogo comune,
della retorica italiota e della peggiore routine
burocratica lo si constata da tempo. Facciamo
qualche esempio. Nei giorni scorsi la graziosa
pregnant Marianna Madia ha partorito l' idea di
vietare ai pensionati attività retribuite. A parte
ogni considerazione di tipo umanitario e
sociale (l' impegno degli anziani ritarda il loro
decadimento fisico e mentale), la giovane
marmotta incaricata della riforma della
pubblica amministrazione rivela la mentalità
illiberale e proibizionista che tanti irreparabili
danni ha già prodotto.
Altro esempio interessante, testimonianza di
approssimazione nella spesa dei fondi dello
Stato, si può trovare nella piazza Tienanmen
di Pechino. Nel luogo più frequentato della
Cina, c' è il Museo nazionale, e l' Italia, dopo
12 anni di trattativa, ha ottenuto uno spazio
interessante (500 mq). In cambio, abbiamo
concesso al governo cinese una analoga
disponibilità nel palazzo Venezia di Roma. A
Tienanmen, inaugurata dal ministro dei beni
culturali Ornaghi, è andata in scena, il 6 luglio
2012, la mostra dedicata al Rinascimento a
Firenze: purtroppo era la terza mostra sul
Rinascimento realizzata in quel Paese e l'
affluenza ne ha risentito. Secondo l' ormai
larga colonia italiana, si sarebbe trattato di un mezzo flop, visto che la stampa locale non le ha dato l'
importanza che meritava e che il botteghino non è stato pari alle attese né ai normali flussi cinesi.
Sarebbe un' importante innovazione (il ministro Dario Franceschini potrebbe deciderlo) che i Beni
culturali, alla fine di questo genere di esibizioni, comunicassero costi, contributi degli sponsor e risultati
di botteghino, in modo che si possa valutare l' efficacia e l' utilità della spesa.
L' ultima idea, per Pechino, è di presentare il Barocco romano: un evento a impatto zero, che può far
felice qualche mercante, non di certo la curiosità che da quelle parti ci viene riservata.
Domanda: ma perché il ministero dei Beni culturali non approfondisce il tema per capire quali siano le
iniziative che possano mobilitare, in Cina, il più vasto pubblico, facendo da traino al prodotto italiano?
Per renderci conto di questo perché, abbiamo preso in esame il sito del ministero, scoprendo che c' è
una specifica direzione per la valorizzazione del patrimonio culturale. Alla sua testa la dottoressa Anna
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Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
Maria Buzzi. Spulciato il suo curriculum (ministeriale), abbiamo scoperto che la signora dichiara di
parlare in modo fluente il francese. Per l' inglese ha una conoscenza scolastica (che, data la qualità dell'
insegnamento italiano, significa zero o quasi). Già questa constatazione, unitamente al fatto che la
signora non si sia sentita in obbligo di imparare bene la lingua globale, ci ha fatto venire i brividi. Poi, è
venuto fuori che la dottoressa Buzzi è laureata in pedagogia e che, tra i corsi di specializzazione vantati,
non ce n' è uno che riguardi la valorizzazione del patrimonio culturale né il management di settore. A
questo punto ci siamo fermati, per non accentuare i motivi di depressione.
Insomma, al di là dei propositi roboanti, nella pubblica amministrazione, come sappiamo, ci sarebbe
molto da fare (eh? Marianna Madia!).
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DOMENICO CACOPARDO
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Pagina 32
Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
digitale extraterrestre.
La pancia di Formigli
«È stata una puntata di pancia», ha detto alla
fine di Piazzapulita (La 7, lunedì, ore 21,15) il
conduttore Corrado Formigli, memore delle
difficoltà incontrate nelle tre ore di diretta per
domare l' esuberanza di Vittorio Sgarbi (ospite
insieme a Matteo Salvini, Simona Bonafè,
Antonio Padellaro, Luigi Angeletti e all'
imprenditore Gianluca Brambilla). Sgarbi
(appoggiato dal segretario della Lega, e
viceversa) ha sparato a zero contro l' euro che
ci ha ridotti in miseria, sostenendo che uscire
dalla moneta unica si può, restando nell'
Unione. Ha ricordato come l' Inghilterra e la
Norvegia abbiano conservato la loro moneta
(la sterlina e la corona) e ha accusato Carlo
Azeglio Ciampi e Romano Prodi di aver
confezionato il pacco dell' adesione all' euro
all' insaputa degli italiani. Va sottolineato che
Formigli è apparso più imparziale ed
equidistante del solito, forse anche perché
impressionato dall' aggressività del critico d'
arte e di Salvini. Il dibattito è scivolato poi sui
tagli alla spesa che Matteo Renzi sta mettendo
a p u n t o e s u l l e c o l p e d e l l a pubblica
amministrazione che vessa i cittadini e non
accetta di migliorare le sue prestazioni. È stato
citato, come esemplare, il caso del Cnel, un
ente del tutto inutile che nessuno, fino ad oggi,
ha avuto la forza di abolire. Gli sprechi sono tanti e la riduzione della spesa pubblica potrebbe essere
semplice, se non si scontrasse con le difese corporative di chi è inutile, ma rifiuta di ammetterlo.
Concreto e pratico, il segretario della Uil, Luigi Angeletti, ha sottolineato il rischio che i licenziamenti nel
pubblico finiscano per colpire non i fannulloni ma i non protetti da questo o quel parlamentare. Perché il
clientelismo è stata la radice della moltiplicazione dei posti fissi, e il clientelismo difenderà a oltranza i
propri favoriti.
Conclusione (più o meno condivisa da tutti i presenti): il pesce puzza dalla testa. Gira e rigira è sempre
la classe politica la responsabile di tutti i mali. La chiave per mettere d' accordo l' Italia intera.
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MASSIMO TOSTI
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Pagina 4
Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
Il ministro della pa annuncia un piano di svecchiamento dei dipendenti pubblici, nodo coperture.
Madia, il Tesoro ha già detto no
Bloccati 4 mila prepensionamenti nella scuola: costano.
L' annuncio del ministro della funzione
pubblica, Marianna Madia, «stiamo pensando
a prepensionamenti per immettere energie
nuove nella pubblica amministrazione», ha
fatto rumore.
Perché un piano per un' uscita anticipata dei
dipendenti pubblici p r o s s i m i a l l ' e t à d a
pensione, realizzato attraverso una deroga alla
riforma Fornero e finalizzato a far entrare
giovani, lo auspicano in tanti e da tanto. Da
ultimo il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che
non vede l' ora di scaricare un po' di costi per
il personale dipendente dal disastrato bilancio
capitolino a quello dell' Inps.
Peccato che l' operazione costi. Perché i
risparmi derivanti dall' inasprimento dei
requisiti per l' accesso alla pensione realizzato
con la riforma Fornero sono stati messi a
bilancio e, nel caso di decida di farne a meno,
vanno indicate coperture alternative e di certa
entità.
A maggior ragione se si tratta non solo di
pagare per un periodo più lungo le pensioni,
ma anche di mettere a bilancio nuovi stipendi
per i dipendenti che copriranno anche solo una
quota parte dei posti lasciati liberi. Carlo
Cottarelli, commissario straordinario per la
Spending review, avrebbe voluto utilizzare l'
arma dei prepensionamenti per tagliare la platea dei circa 3milioni di travet, del resto sono previsti 85
mila esuberi che con la mobilità sono di difficile e lento smaltimento. Ma nel suo programma di lavoro
presentato al premier Matteo Renzi si è mantenuto sul generico indicando il tema dei
«prepensionamenti con eliminazione di posizioni» tra quelli da approfondire. E precisando che «il
risparmio sarebbe più limitato nell' immediato» e comunque comporterebbe il «rischio di effetti
imitazione per il privato». Al Tesoro, dove non mancano le fibrillazioni per la tenuta del vincolo europeo
del 3%, il dossier è sotto osservazione da tempo. Sul tema il ministero guidato da Pier Carlo Padoan è
stato già chiamato a esprimersi, e lo ha fatto in continuità con il suo predecessore, Fabrizio
Saccomanni: in questa legislatura sono stati presentati e riscritti vari disegni di legge trasversali ai
partiti politici per consentire a circa 4 mila insegnanti, rimasti ingabbiati nella riforma Fornero per «un
errore tecnico», di andarsene in pensione con i vecchi requisiti.
La Ragioneria generale dello stato ha sempre negato l' autorizzazione. Solo nei giorni corsi il
sottosegretario all' economia, Pier Paolo Baretta, ha spiegato i motivi in parlamento: non ci sono
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26 marzo 2014
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Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
coperture certe per dare l' ok all' operazione. Si tratta di coprire la maggiore spesa dell' Inps, stimata in
35 milioni di euro per il 2014, 105 per il 2015 e così via. E poi i posti lasciati liberi andrebbero
riassegnati.
Un onere, insomma, quando c' è da risolvere ancora la vicenda esodati. La scelta ovviamente è politica.
Intanto i sindacati mordono il freno. «Non so se ci sarà un tavolo con i sindacati, il tempo stringe», ha
detto il ministro Madia. «Non credo che un ministro intelligente come la Madia, che ci ha chiesto di
aiutarla nel difficile compito di riorganizzare e innovare le amministrazioni pubbliche, non trovi l'
interesse e il tempo di farlo insieme ai lavoratori», replica Giovanni Faverin, segretario generale della
Cisl Fp. Avverte Rossana Dettori, segretaria generale della Fp­Cgil nazionale: «Sul prepensionamenti,
come tutta la riforma della pa, serve confronto, i processi virtuosi si governano con il consenso,
soprattutto con quello dei lavoratori, non con provvedimenti calati dall' alto».
E ricorda Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil e profondo conoscitore della macchina
pubblica: «Le riforme della pa, ogni volta che si sono proposte senza il coinvolgimento dei lavoratori e
di chi li rappresenta, hanno raggiunto sempre l' obiettivo del fallimento». Intanto il confronto è nel
governo.
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ALESSANDRA RICCIARDI
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26 marzo 2014
Pagina 5
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Partito l' iter per i pagamenti, il problema è
accelerare
L' ANNUNCIO È il 22 maggio 2012 quando il
premier Mario Monti annuncia l' adozione di
quattro decreti per pagare i crediti delle
imprese verso la Pubblica amministrazione:
20­30 miliardi nel 2012. I crediti vanno
certificati e compensati con eventuali debiti
iscritti a ruolo oppure scontati presso le
banche. Dieci mesi dopo, il meccanismo
funziona con il contagocce. Serve che
Bruxelles ci consenta di pagare i debiti
facendo più deficit ma soprattutto più debito. Il
via libera Ue arriva il 20 marzo 2013. Il
ministro del Tesoro Vittorio Grilli predispone
un decreto per rimborsare 20 miliardi di euro
di debiti nel 2013 e altrettanti nel 2014. Più
tardi i miliardi del 2013 diventeranno 30 .
I RISULTATI L' operazione, gestita dal
governo Letta, si chiude nel 2013 con 23
miliardi pagati e 4 già autorizzati. Per la metà
di quest' anno ne saranno pagati altri 20. Ma il
meccanismo, che si basa da un verso sull'
erogazione da parte Cassa depositi e prestiti
(Cdp) di anticipazioni di denaro a enti locali e
Regioni, dall' altro sull' allentamento dei vincoli
del Patto di stabilità interno, è ancora lento per
Renzi. Che rilancia e promette di pagare 68
miliardi entro settembre. Come si arrivi a 68 miliardi non lo dice. Mentre il nuovo meccanismo dovrebbe
essere quello della cessione dei debiti alle banche garantita dalla Cdp.
Antonella Baccaro.
Antonella Baccaro
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28
26 marzo 2014
Pagina 1
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
le Riforme promesse e cosa resta degli Annunci
Quante delle promesse fatte dai governial loro
insediamento trovano realizzazione?
Dalla riforma elettoralea quella della
giustizia,dai pagamenti dei debiti della
Pubblica amministrazione all' abolizione della
tassa sulla prima abitazione.
Il dossier del Corrieresugli ultimi due governi,
quelli di Monti e Letta.
Ci sono casi in cui la promessa viene disattesa
a causa della mancanza di risorse e altri in cui
il dibattito politico vanifica l' intento di
raggiungere un risultato tangibile.
A PAGINA 5 Baccaro, De Bac, Piccolillo.
Baccaro, De Bac, Piccolillo
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26 marzo 2014
Pagina 6
La Stampa
Pubblica Amministrazione
Madia: prepensionamenti per far lavorare i giovani
Il ministro della P.A.: "Non è detto che ci saranno tavoli sindacali"
Al ministero della Pubblica amministrazione
sanno di avere un mese o poco più: entro la
fine di aprile l' annunciata riforma dovrà essere
pronta. «Abbiamo tempi molto stretti», spiega
il ministro, Marianna Madia, «non è detto che
ci saranno dei tavoli» con i sindacati, «può
anche darsi, ma non per forza». E a poco
serve che il ministro, a margine di un
convegno dal profetico titolo «I manager
pubblici che vogliamo», chiarisca però come si
augura «che i sindacati siano i primi a
collaborare con noi», e di aver già chiesto loro,
in singoli faccia a faccia, «proposte oltre il
piano Cottarelli», insomma «di aiutarci a
t r o v a r e r i s o r s e p e r l a Pubblica
amministrazione» , p e r a p r i r e a « n u o v e
energie, ragazze e ragazzi che da troppo
tempo non riescono ad entrare in modo sano
nella P.A.»: la reazione dei confederali alle sue
parole, a quell' ipotesi lasciata aperta ma non
considerata necessaria di tavoli di confronto, è
quasi ovunque contrariata.
Si rivolge con un secco rimprovero al ministro
il leader della Cisl Bonanni, richiamandola a
«umilmente» lavorare «nell' interesse generale
anziché della chiacchiera generale». Il
segretario della Fp­Cgil, Rosanna Dettori, la
invita a non dire «che non c' è tempo per
confrontarsi sulla riforma. È una posizione paternalistica che stride con la sua giovane età. Per altro una
posizione fortemente sbagliata», e alla sua voce si aggiunge quella del segretario generale Susanna
Camusso, già da giorni in rotta di collisione con il premier Renzi: «Oggi nel Paese e nel dibattito politico
­ lamenta ­ il sindacato confederale è considerato un ostacolo da rimuovere». Meno allarmato il leader
della Uil, Angeletti: «L' importante è che il governo faccia le cose giuste».
Per quanto riguarda un aspetto che preoccupa particolarmente i sindacati, il ministro ha cercato di dare
delle rassicurazioni: non si parli, dice, di 85 mila esuberi del comparto, «un numero e una terminologia
assolutamente sbagliati e distorti anche rispetto al piano Cottarelli». La proposta su cui sta lavorando «è
quella di provare ad avere delle uscite, anche con prepensionamenti», con l' obiettivo di «aiutare i
giovani a entrare», visto che «ci sono generazioni che non hanno avuto un canale sano di accesso nella
P.A.: vincitori di concorsi non assunti e precari, vittime di uno Stato che non ha concesso canali sani e
trasparenti di accesso, come dice la nostra Costituzione». Quello che ha in mente lo definisce una
«sana mobilità obbligatoria, dove il rispetto è quello del diritto del lavoratore, ma dove non ci siano
ostacoli burocratici».
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La Stampa
Pubblica Amministrazione
E, per quanto riguarda il tetto agli stipendi dei manager pubblici, su cui si è accesa una polemica con l'
ad delle Ferrovie Moretti («trovo che sia sbagliato, per l' importanza del tema, metterci a discutere delle
singole persone», taglia corto sul punto), Madia annuncia una proposta del governo, che starà dentro
«un progetto complessivo sulla P.A.», in cui si prenderanno in considerazione i temi «dell' accesso,
della formazione e degli incarichi a termine. Poi, vista anche la situazione del Paese, ci potrà essere un
contributo di solidarietà che non riguardi solo i dirigenti, ma che deve partire dalla politica». Lei, ricorda,
come primo atto ha firmato una circolare che mette un tetto al cumulo tra redditi e pensioni dei
dipendenti pubblici. E la volontà di andare avanti è ribadita quotidianamente anche dal premier. Entro
un mese, è la promessa, la riforma sarà pronta.
FRANCESCA SCHIANCHI
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26 marzo 2014
Pagina 8
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
«Statali prepensionati, spazio ai giovani»
Madia: sono per una sana mobilità obbligatoria. Bonanni: poche chiacchiere.
ROMA ­ Prepensionamenti, mobilità
obbligatoria, rotazione dei dirigenti e tetto agli
stipendi dei manager. Sono queste le novità
annunciate ieri dal ministro della Pubblica
amministrazione M a r i a n n a M a d i a c h e , a d
aprile, come previsto dal cronoprogramma del
governo, presenterà la sua riforma. Il ministro,
rispondendo a margine di un convegno ad una
domanda sugli 85 mila dipendenti pubblici in
esubero quantificati dal commissario per la
revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli,
ha detto che non si sta pensando ad uscite
traumatiche di personale ma piuttosto a
«prepensionamenti» anche «per aiutare i
g i o v a n i a d e n t r a r e n e l l a Pubblica
amministrazione» . E v e n t u a l i c a r e n z e d i
organico, ha aggiunto Madia, potranno essere
coperte anche con «una sana mobilità
obbligatoria» del personale. Queste decisioni,
ha spiegato, visti i tempi stretti, potrebbero
essere prese senza aprire un tavolo di
trattativa con i sindacati. Che ovviamente non l'
hanno presa bene».
«Noi pensiamo che il ministro farebbe bene
umilmente ad adoperare il suo compito nell'
interesse generale anziché della chiacchiera
generale», ha commentato Raffaele Bonanni per la Cisl. Ma nel merito la proposta dei
prepensionamenti ha ricevuto apprezzamenti dal segretario della Funzione pubblica Cgil, Rossana
Dettori (sì se si assumono i giovani, a partire dai vincitori di concorso e dai precari) e dal leader della
Uil, Luigi Angeletti: «Ottima idea far entrare i giovani». Un' idea questa dei prepensionamenti per
svecchiare la Pubblica amministrazione, che a ben vedere risale al 14 giugno 2006 quando a lanciarla
con un' intervista al Corriere fu Nicola Rossi, già consigliere economico di Massimo D' Alema a Palazzo
Chigi, che propose appunto di prepensionare 100 mila dipendenti pubblici per assumere 20 mila
giovani, con notevoli risparmi e un aumento della produttività. In questi 8 anni, invece, il combinato
disposto dell' aumento dell' età pensionabile e del blocco del turnover ha prodotto sì una riduzione del
numero dei dipendenti pubblici, scesi da 3,4 a 3,2 milioni, ma ha aggravato l' invecchiamento della
burocrazia italiana, tanto che solo il 10% ha un' età inferiore a 35 anni, contro il 28% in Francia e il 25%
nel Regno Unito mentre il 44% ha più di 50 anni (29% Francia, 30% Regno Unito). E gli over 60, quelli
più vicini alla pensione dunque, sono circa 200 mila.
Madia ha quindi annunciato che «ci sarà sicuramento una proposta del governo» sui tagli ai super
stipendi dei manager delle aziende pubbliche e ha sottolineato che per i dirigenti pubblici è già vigente
la circolare che attua il tetto fissato dal governo Letta pari alla retribuzione del primo presidente di
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Cassazione, cioè 311 mila euro lordi. La riforma, secondo il ministro, riguarderà anche «l' accesso, la
formazione e gli incarichi a termine» dei dirigenti. Infine non ha escluso l' arrivo di un «contributo di
solidarietà» sulle retribuzioni più alte, «che non riguardi solo i dirigenti, ma che deve partire dalla
politica». Nessun commento invece sul caso Moretti, l' amministratore delegato che non vuole subire
tagli al suo stipendio di 873.666 euro lordi e che ieri ha detto di non temere di essere sostituito: «Se il
governo trova un' alternativa migliore, ben venga».
Al ministero dell' Economia, intanto, procede la preparazione del Def, il Documento di economia e
finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio
delle tasse per i lavoratori dipendenti, i famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti
promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Anche qui c' è una novità.
Il sottosegretario all' Economia, Giovanni Legnini, ieri infatti ha aperto alla possibilità che lo sgravio vada
anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso
elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è difficile da risolvere perché
mentre sopra 8 mila euro lo sconto può essere messo in busta paga con un aumento delle detrazioni da
lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) sotto gli 8 mila non operano le detrazioni e quindi
bisognerebbe erogare una somma attraverso l' Inps, per esempio, o ridurre i contributi previdenziali. I
pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal
taglio delle tasse. Infine, il viceministro dell' Economia, Luigi Casero, ha annunciato che nell' attuazione
della delega fiscale si partirà dalle dichiarazioni dei redditi precompilate che dal prossimo anno
potrebbero essere mandate ai pensionati e ai dipendenti pubblici.
Enrico Marro.
Enrico Marro
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26 marzo 2014
Pagina 21
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Modello Alessi In Senato il ddl Ichino.
Dare lavori utili ai cassintegrati
La cassa integrazione può essere socialmente
utile? Sì. Lo ha dimostrato lo scorso anno
Michele Alessi, l' imprenditore piemontese
che, in piena crisi economica, anziché
ricorrere alla Cig nei mesi fisiologici di minor
produzione, mise i suoi dipendenti a
disposizione della comunità di Omegna, dove
sorge la fabbrica. Aderì l' 85% dei dipendenti:
furono dedicate 10.017 ore di lavoro per
ritinteggiare il terzo piano della scuola De
Amicis, pulire il verde pubblico e assistere
disabili e anziani.
Alessi investì di tasca propria.
Cioè pagò come di consueto manager e
operai e, paradossalmente, continuò a versare
la percentuale obbligatoria per il fondo di
cassa integrazione. Il modello, però, era ormai
fissato.
Ed è confluito nel disegno di legge bipartisan
depositato in Senato con l' atto numero 1221 e
assegnato alla XI Commissione permanente
su lavoro e previdenza sociale.
L' estensore e primo firmatario è Pietro Ichino.
Spiega il professore: «Abbiamo provato a
delineare un modello di sospensione dal
lavoro socialmente utile, e anche a dotare i
Centri per l' impiego di un know how specifico per mettere in contatto domanda e offerta anche in luoghi
e occasioni dove esse per lo più non si incontrano».
Anzitutto, chi interessa: le aziende da una parte, Regioni ed enti locali dall' altra. In un caso, è l' impresa
che, se ci sono le condizioni per la cassa integrazione ordinaria o straordinaria, propone di far
impiegare i dipendenti, su base volontaria, per attività di pubblica utilità: il datore di lavoro, che
organizza il servizio, dovrà pagare un quarto della integrazione salariale a carico della Cig, mentre tre
quarti resteranno a carico dell' Inps.
Negli altri casi, potranno essere gli enti locali a fare richiesta al Centro per l' impiego di una serie di
figure; i cassintegrati che decideranno di aderire continueranno a ricevere l' integrazione salariale per
intero dall' Inps. Le misure possono durare tre mesi, rinnovabili per altri tre. «Siamo orgogliosi di essere
stati in parte di ispirazione per questo disegno di legge, la nostra esperienza ha dato una carica
speciale al nostro gruppo», racconta Michele Alessi.
Il nuovo schema potrebbe essere attivato nelle cancellerie dei tribunali, negli ispettorati, per la vigilanza
fuori dalle scuole, nelle biblioteche, per la manutenzione ordinaria degli edifici pubblici, nei musei.
Spiega Ichino: «Bisogna essere realisti: al momento la pubblica amministrazione impiega oltre
duecentomila contrattisti a termine. È verosimile che nei prossimi tre anni ne riesca a immettere in ruolo
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26 marzo 2014
Pagina 21
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
non più di uno su venti. È sbagliatissimo incoraggiare i giovani a puntare su questa soluzione
occupazionale: semmai andrebbero assistiti nel reinserimento nel tessuto produttivo ordinario con i
nuovi strumenti come il contratto di ricollocazione. Quando, invece, in una amministrazione si verifica
una necessità occasionale, ha più senso e costa meno utilizzare risorse che altrimenti resterebbero
ferme».
Il pluripremiato «Modello Alessi» (sette riconoscimenti nel 2013: anche da Confindustria ed
Ernst&Young) ha incoraggiato un' altra grande industria metalmeccanica piemontese a seguirne l'
esempio: partirà ad aprile con attività sul territorio per i servizi sociali. Hanno aderito 70 dipendenti su
duecento. Il messaggio ai lavoratori è: l' azienda non vi abbandona.
Elvira Serra @elvira_serra.
Elvira Serra
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26 marzo 2014
Pagina 5
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
che cosa Resta di tanti Annunci Dai tentativi avviati
da Monti e Letta all' agenda di Renzi la strada a
Ostacoli delle Riforme
Annunci e realizzazioni. Quante delle
promesse fatte dai governi al loro
insediamento trovano realizzazione? Abbiamo
provato a fare un riepilogo sui temi principali:
dalla riforma elettorale a quella della giustizia,
d a i p a g a m e n t i d e i d e b i t i d e l l a Pubblica
amministrazione all' abolizione della tassa
sulla prima abitazione. Ci siamo soffermati
sugli ultimi due governi: quello Monti, durato
un anno e cinque mesi, e quello Letta,
esauritosi in quasi dieci mesi. Certo la durata
di questi esecutivi non ha giovato alla
realizzazione delle promesse: alcuni
programmi sono ancora da completare e
rispetto a alcuni di questi dossier il governo
Renzi ha già dichiarato l' intenzione di
procedere. Ci sono casi in cui la promessa
viene completamente disattesa a causa della
mancanza di risorse e altri in cui il dibattito
politico vanifica l' intenzione di portare a casa
un risultato tangibile. Talvolta il problema sono
i provvedimenti attuativi che restano soltanto
sulla carta e impediscono alle decisioni di
raggiungere l' obiettivo. Sempre più spesso gli
iter degli atti vengono rallentati dal controllo in
sede europea. Un controllo che a volte è solo
formale, più spesso è preventivo e vincolante, al punto da cambiare il corso delle decisioni.
e © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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26 marzo 2014
Pagina 5
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Soldi ai partiti, stop ma dal 2017 Ora l' attacco ai
superstipendi
L' ANNUNCIONel settembre 2012 il premier
Mario Monti annuncia: «Sui costi della politica
serve un colpo d' ala, bisogna agire subito».
Un mese dopo, il presidente del Consiglio
agisce per decreto legge e approva tagli
drastici alle poltrone degli enti locali e al
finanziamento dei gruppi. Il dl prevede controlli
più rigidi sull' operato di Comuni e Regioni con
sanzioni finanziarie pesanti e tagli di vitalizi .
I RISULTATINel febbraio del 2014, il governo
Letta procede all'«abolizione» del
finanziamento pubblico ai partiti (contestato
dai 5 Stelle), che avverrà solo
progressivamente, fino a esaurirsi nel 2017. La
nuova legge abolisce i rimborsi pubblici a i
partiti e li sostituisce con agevolazioni fiscali
per la contribuzione volontaria attraverso
detrazioni per le erogazioni liberali e
destinazione volontaria del 2 per mille Irpef. Il
24 marzo il ministro Graziano Delrio promette
«uno tsunami antiburocrazia». È in arrivo per
f i n e a p r i l e l a r i f o r m a d e l l a pubblica
amministrazione, che prevede il taglio degli
stipendi dei supermanager.
Secondo Renzi nessun manager pubblico
dovrebbe prendere uno stipendio superiore a
quello del capo dello Stato, cioè 239.181 euro lordi l' anno.
Al. T.
Al. T.
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26 marzo 2014
Pagina 9
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Auto blu, le Maserati di La Russa su eBay
All' asta le prime 25 berline dei ministeri di Giustizia, Interni e Difesa.
«Venghino signori, venghino». La
#svoltabuona ­ come ama definirla Matteo
Renzi ­ a ben vedere comincia oggi con un
profilo eBay. Ad aprirlo sarà Palazzo Chigi e
anche questo è un segno dei tempi che
cambiano. Sul popolare sito di ecommerce e
sul sito della presidenza del Consiglio
comparirà un banner recante l' elenco di circa
170 auto blu (in uso da diversi ministeri tra cui
gli Interni, la Giustizia e la Difesa) che saranno
messe all' asta a cadenza settimanale fino al
16 aprile. Verranno suddivise in 6 tranche da
25 (la prima ­ assicurano a Palazzo Chigi ­
sarà bandita tra qualche giorno dopo aver
sistemato tutti gli adempimenti tecnici del
caso, come il via libera da parte dell' Agenzia
del Demanio e degli uffici legislativi
competenti). Poi i fanatici della Maserati 139
Quattroporte (nel 2011 l' ex ministro della
Difesa, Ignazio La Russa, ne fece acquistare
15 a 117 mila euro ciascuna suscitando più di
qualche critica per il presunto sperpero di
denaro pubblico) potranno ambire a diventare
proprietari di queste berline «ministeriali» il cui
prezzo di mercato attuale è di circa 50 mila
euro, secondo le rilevazioni della rivista
Quattroruote . Tra le vetture all' asta su eBay anche alcuni modelli che avranno quasi il sapore di un
cimelio, come le Lancia K di Interni e Giustizia (l' ultima prodotta risale al 2001 e il valore attuale oscilla
tra i mille e 1.500 euro), la Lancia Thesis diffusa un po' tra tutti (in un range che oscilla tra i 2.500 e i 12
mila euro a seconda dell' anno di produzione e della versione) e la Volvo S60 del Viminale (la prima
serie arriva fino al 2009 e può valere dai 3 mila ai 9.500 euro; la seconda, attualmente in produzione,
può raggiungere anche i 30 mila euro). Dovrebbero essere inserite nell' elenco anche le Bmw 525d
alcune delle quali in servizio al dicastero di via Arenula guidato da Andrea Orlando, le potentissime
Audi A6 il cui valore può toccare i 50 mila euro, infine le Alfa Romeo 159 (valore compreso tra i 5 mila e
i 16 mila euro) e 156 in dotazione agli Interni, che ne avrebbe messe a disposizione la parte più
consistente per volere del ministro Angelino Alfano. Complicato calcolare il ritorno economico per lo
Stato (al netto della spesa di nove euro per l' inserzione, oltre ai 35 di commissione per ogni auto
venduta), anche perché non si conoscono ancora le basi d' asta, ma difficilmente si scosteranno molto
dalle rilevazioni di Quattroruote . Soprattutto è prematuro calcolare l' effetto emotivo della prima
procedura di messa in vendita pubblica di auto blu.
La scelta della presidenza del Consiglio di privilegiare eBay risponde a due motivazioni: dare un
messaggio di trasparenza e al tempo stesso sperare nel massimo introito possibile considerato il
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
bacino potenziale di 3,5 milioni di utenti attivi di eBay in Italia che potranno sfidarsi in un' insolita corsa al
rialzo. Rileva Irina Pavlova, responsabile comunicazione della filiale italiana di eBay, che la cosiddetta
«offerta per procura» (la funzione prevista dal sito di ecommerce di dare all' utente la possibilità di
definire all' inizio dell' asta la somma che si vuole impegnare senza dover stare poi fisicamente davanti
al pc vista la procedura automatica di rilancio) potrebbe far salire il prezzo teoricamente all' infinito.
Al netto delle tecnicalità resta la volontà dell' esecutivo Renzi di dare un messaggio simbolico ai cittadini
e di ridurre i costi della macchina amministrativa. Proprio il presidente del Consiglio si è reso
protagonista di un episodio a suo modo esemplificativo due anni fa quando era sindaco di Firenze: per
dare un segnale alla cittadinanza aveva deciso la vendita di quattro auto di servizio di grossa cilindrata
(una berlina Volvo e tre Alfa Romeo a gasolio) ma il ricavato alla fine è stato inferiore alle attese (17.774
euro) anche perché era stato utilizzato il modello della busta chiusa che non consentiva il rilancio. Visto
il precedente, ecco spiegato il perché della scelta di eBay.
D' altronde anche il commissario alla spending review , Carlo Cottarelli, qualche giorno fa in un'
audizione al Senato ha fissato l' asticella: «Non più di cinque auto per dicastero» e l' uso consentito solo
a ministri e viceministri.
Se qui siamo nel campo delle intenzioni, i numeri finora raccontano una realtà ancora diversa. La
contabilità delle auto di servizio della Pubblica amministrazione e degli enti locali la fornisce da anni il
centro studi Formez alle dipendenze del ministero della Funzione pubblica. Al 31 dicembre 2012 ­ l'
ultimo bilancio fornito dall' ente ­ le cosiddette «auto blu» sono 58.688 (al netto delle vetture in uso dalla
Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato) per un esborso complessivo di quasi 950 milioni di
euro tra spese di acquisto, noleggio, gestione di personale: 118 milioni di euro in meno rispetto al 2011.
Rileva Carlo Flamment, presidente del Formez, che il tema delle auto di servizio investe soprattutto gli
enti locali più che ministeri e amministrazione centrale: «Le Regioni hanno oltre 51 mila auto, oltre il
90% del totale e sono proprio loro i centri di spesa più evidenti». A confermarlo anche la quantità di
consiglieri regionali indagati in questi anni per i rimborsi gonfiati sotto la dicitura «spese di trasporto».
Altro tema è quello degli acquisti di nuove vetture sotto la regia di Consip, la centrale acquisti della
pubblica amministrazione. All' attivo ora ci sono un paio di convenzioni stipulate dall' ente dal valore di
40 e 15 milioni di euro per l' acquisto complessivo di 5.500 tra berline e utilitarie da qui al 2015.
Beninteso: sono soltanto accordi quadro, delineano cioè i limiti (anche di prezzo) entro i quali gli enti
centrali e locali potranno acquistare nuove auto per esigenze di servizio. Ecco non si vorrebbe che tutto
si tramutasse in una partita di giro. In quel caso non ci salverebbe neanche eBay e la #svoltabuona.
Fabio Savelli fabiosavelli.
Fabio Savelli
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
Enti locali. Il via libera del dipartimento delle Finanze nella risposta a una richiesta di
chiarimenti.
La Tari dribbla il blocco Iuc
L' acconto sarà calcolato in percentuale su Tares, Tarsu o Tia 2013 LA TASI IN ALTO
MARE Il presidente dell' Anci, Piero Fassino, ha chiesto al ministro Angelino Alfano il
provvedimento di proroga dei preventivi a fine luglio.
Gianni Trovati La Tari dribbla il "blocco" agli
acconti della nuova imposta unica comunale
determinato dal ritardo dei bilanci preventivi
dei Comuni, che sono impantanati nelle tante
incertezze normative s u l F i s c o 2 0 1 4 e s i
preparano a veder slittare al 31 luglio la
propria scadenza. La nuova data in
programma (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri)
complica la vita agli incassi attesi a giugno,
perché l' Imu può continuare a basarsi sulle
aliquote decise lo scorso anno, rimandando a
dicembre i conguagli con le delibere 2014, ma
Tasi e Tari mancano di parametri di
riferimento.
Per la Tari, però, diventa possibile "ripescare"
la norma ponte utilizzata lo scorso anno,
quando la Tares annaspava e Comuni e
aziende, per evitare crisi di liquidità, hanno
ottenuto la chance di chiedere le prime rate
sulla base dei parametri utilizzati nel 2012 da
Tarsu e Tia. Il via libera è arrivato dal
dipartimento Finanze, che rispondendo a un
Comune (nota prot. 5648/2014) ha delineato la
massima libertà concessa dall' autonomia
regolamentare dei Comuni, espressamente
richiamata dalla nuova disciplina del tributo sui
rifiuti.
Due rate per Tari e Tasi In pratica il dipartimento ha spiegato che nel nuovo quadro delle regole i
Comuni hanno un unico obbligo esplicito, quello di prevedere per Tari e Tasi almeno due rate (anche in
date diverse per i due tributi) a distanza di sei mesi l' una dall' altra. Soddisfatta questa condizione, non
esisterebbero altri vincoli sulla disciplina delle rate, e per chiedere acconti fondati sui parametri 2013
non serve nemmeno una norma esplicita: l' anno scorso, la "resurrezione" dei vecchi tributi era stata
disposta per legge, dall' articolo 10 del decreto "sblocca­pagamenti" (Dl 35/2013). Nel nuovo contesto,
in base alla lettura ministeriale, non si tratta invece di far rivivere vecchie sigle, ma più semplicemente
di chiedere acconti Tari calcolati in percentuale sul conto presentato a ogni contribuente da Tares,
Tarsu o Tia nel 2013.
Una volta decise, le nuove tariffe determineranno invece il saldo di dicembre.
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
La flessibilità della Tari Un passaggio così "indolore" è reso possibile dalla pronunciata flessibilità della
Tari che, dopo la lezione impartita dal fallimento dell' esperimento Tares, assume il "metodo
normalizzato" di determinazione delle tariffe semplicemente come uno dei parametri da tenere in
considerazione e imbarca tutte le deroghe introdotte via via nel 2013. Anche l' ampio ventaglio di
strumenti di pagamento della Tari, che oltre all' F24 contemplano bollettino, Rid, Mav e così via, attenua
molto il problema dettato dall' assenza di un codice tributo (indispensabile) solo per l' F24. Questa
libertà, naturalmente, non significa che il tributo sui rifiuti possa "disinteressarsi" delle novità che la
distinguono dalla disciplina 2013, a partire dal fatto che il decreto "salva­Roma" ter ha reintrodotto l'
esenzione totale per i rifiuti speciali assimilati agli urbani e smaltiti autonomamente dai produttori: una
novità che interessa da vicino le imprese e gli esercizi commerciali medio­grandi, e che era stata prima
proposta e poi affossata da una contraddizione normativa nella legge di Stabilità. Il decreto salva­Roma
è solo all' inizio del proprio iter di conversione (ieri scadeva il termine per gli emendamenti in
commissione alla Camera), ma l' esenzione è pienamente in vigore e quindi incide anche sugli acconti
liberi concessi dal ministero.
I preventivi al 31 luglio Il via libera agli acconti Tari "modello 2013" offre un grosso aiuto ai Comuni e alle
aziende di igiene urbana, che grazie a questo intervento tempestivo potranno evitare il rischio liquidità
vissuto lo scorso anno, ma non risolve gli altri problemi della Iuc. Anche perché il rinvio dei preventivi
comunali al 31 luglio, anticipato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, sta ora cominciando a percorrere le
vie ufficiali: ieri il presidente dell' Anci, il sindaco di Torino Piero Fassino, lo ha chiesto per lettera al
ministro dell' Interno Angelino Alfano, e il provvedimento è ormai instradato. A renderlo indispensabile è
l' alto mare in cui naviga la Tasi, che proprio nel "salva­Roma" ter incontra i correttivi legati all' aliquota
aggiuntiva dello 0,8 per mille per finanziare le detrazioni sulle abitazioni principali.
Sulla gestione e sugli effetti concreti di questi correttivi la discussione è aperta, perché alcuni Comuni li
stanno ignorando (e prevedono aliquote entro il 2,5 per mille senza detrazioni) e altri stanno studiando
meccanismi che concentrano gli sconti esclusivamente sulle fasce più basse di valori catastali.
Il problema Tasi Sta di fatto, comunque, che far pagare gli acconti sulla base dei parametri standard,
con l' aliquota all' 1 per mille per tutti senza detrazioni, oltre a essere momentaneamente impossibile
(manca la norma) è anche politicamente complicato, perché costringerebbe al versamento anche
contribuenti che si vedrebbero poi azzerare l' imposta dalle future detrazioni.
Nemmeno la strada del rinvio, però, è priva di ostacoli: decidere a luglio le aliquote significherebbe far
pagare gli acconti a settembre, e quindi far slittare al 2014 il saldo, che deve essere separato dalla
prima rata da almeno sei mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA La denuncia Per la Iuc l' acconto diventa impossibile. Questo il titolo
dell' articolo del Sole 24 Ore di ieri con cui si lanciava l' allarme sulle conseguenze che avrebbe
prodotto la proroga al 31 luglio dei bilanci preventivi sulle prime rate di Tasi (servizi) e Tari (rifiuti).
GIANNI TROVATI
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
I negoziati transatlantici. Si lavora all' azzeramento dei dazi e alla riduzione dei costi.
Libero scambio Usa­Ue Ecco i vantaggi per le Pmi
La chiave sarà l' omologazione di standard e certificazioni.
Gabriele Meoni WASHINGTON. Dal nostro
inviato Le auto europee sono sicure come
quelle americane. Eppure per poter essere
vendute negli Usa devono ottenere una
certificazione ad hoc. I macchinari prodotti
nella Ue devono avere la marcatura CE ma
oltre Oceano la certificazione più comune è
quella UL. La lista potrebbe proseguire ma il
concetto non cambia: una maggiore
cooperazione tra Europa e Stati Uniti in
materia di regole e standard tecnici farebbe
risparmiare non poco alle imprese. La
questione interessa certamente le
multinazionali, le cui componenti fanno la
spola da una parte all' altra dell' Atlantico
prima di "partorire" il prodotto finale, ma
riguarda anche le piccole e medie imprese.
Anzi, a ben vedere i costi delle
regolamentazioni incidono di più sulle Pmi,
che hanno volumi di affari nettamente inferiori.
Ue e Stati Uniti stanno negoziando da otto
mesi un accordo, chiamato Transatlantic
Trade and Investment Partnership (Ttip) che in
cima all' agenda ha messo proprio la riduzione
delle barriere non tariffarie, cioè tutte le
normative che ostacolano il commercio tra le
parti. I temi sul tavolo sono molti, l' esito non è per niente scontato (si punta a un' intesa nel 2015) ma in
caso di successo l' impatto sulle aziende italiane sarebbe rilevante. Per sottolineare come questo
accordo non è fatto a misura di multinazionali i negoziatori vogliono inserire nel testo del Trattato un
capitolo dedicato alle Pmi, una novità assoluta per un accordo commerciale europeo.
Per il made in Italy gli Stati Uniti sono già oggi il primo mercato di sbocco extra­Ue, con un export che
nel 2013 è arrivato a 27 miliardi di euro (+1,5%) e che nei primi due mesi del 2014 ha continuato a
crescere (+7,6%) mentre Russia, India, Turchia e Medio Oriente segnavano il passo. Eppure per le
nostre imprese, in particolare le Pmi, ci sono ancora grandi margini di crescita e il Ttip può dare un
contributo. Dazi azzerati o quasi, riduzione delle barriere non tariffarie, accesso agli appalti pubblici,
protezione delle indicazioni geografiche. Questi gli ambiziosi obiettivi dell' accordo. Vediamoli uno per
uno.
Abbattimento dei dazi Oltre l' 85% dei prodotti dei prodotti italiani entra negli Usa con un dazio inferiore
al 10%. I settori dove invece le tariffe pesano per il 10­20% sono tessile­abbigliamento, alimentare e
calzaturiero. Una loro riduzione consentirebbe alle imprese di aumentare i margini o di ridurre i prezzi.
Finora la Ue ha messo sul piatto un' offerta più generosa, che prevede di azzerare i dazi sul 95% dei
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
prodotti importati dagli Usa, contro il 70% degli Stati Uniti. Il divario è stato criticato dai negoziatori
europei che hanno chiesto un' offerta migliore. «Nel nostro settore ­ spiega Tom Sharkey, managing
director di Selden Masts, gruppo svedese che produce alberi per barche, presente negli Usa con uno
stabilimento ­ i dazi sono del 6% e una loro eliminazione ci garantirebbe un grande vantaggio rispetto ai
concorrenti non europei sul mercato americano».
Gli standard tecnici È forse il capitolo più importante dei negoziati. L' idea è arrivare a un' omologazione
delle normative, ma non sarà facile.
All' ultimo round di colloqui, che si è svolto a Bruxelles dal 10 al 14 marzo, gli europei hanno insistito per
prendere in esame le regole settore per settore: dalla farmaceutica all' auto, dalla chimica all'
alimentare. Gli americani invece preferiscono un approccio orizzontale che fissi un metodo comune per
tutti i comparti. Ci sono due modi per arrivare a una convergenza: il reciproco riconoscimento della
regolamentazione o l' adesione a standard internazionali comuni. Un accordo sarebbe prezioso
soprattutto per le aziende italiane che producono macchinari, componenti auto, materiali elettrici. «Le
aziende ­ denuncia Markus Beyrer, direttore generale di Business Europe, l' associazione delle imprese
europee ­ in molti casi sono costrette a creare due famiglie di prodotti per poter vendere in entrambi i
mercati. Una duplicazione di costi che il Ttip può eliminare».
Gli standard fito­sanitari I controlli fito­sanitari sono un incubo per il made in Italy. Le norme Usa sono
molto severe e difformi da quelle europee. Nel maggio scorso è stato tolto il veto ai salumi
semistagionati del Nord Italia dopo oltre 15 anni, ma quelli delle altre regioni restano proibiti. Un
riconoscimento reciproco degli standard sanitari sarebbe un grande successo per la nostra filiera
alimentare.
Le indicazioni geografiche L' Italia, con oltre 750 marchi, è leader nelle indicazioni geografiche
alimentari registrate nella Ue. Il problema è che negli Usa non vengono riconosciute. Il tema è sensibile
perché esistono molti produttori americani che praticano l'"Italian sounding", cioè utilizzano nomi e
simboli che evocano l' origine italiana del prodotto. Il tema è già stato discusso a livello tecnico ma,
come ha ammesso il capo negoziatore Ue Ignacio Bercero­Garcia, «siamo in una fase iniziale».
Accesso agli appalti Poco più del 30% del mercato americano degli appalti pubblici è aperto alla
concorrenza internazionale. Una formidabile barriera eretta sia attraverso normative statali o locali, sia
tramite il "Buy American", la clausola inserita nel pacchetto di stimoli federali del 2009 secondo cui l'
acciaio e gli altri materiali usati nei lavori pubblici finanziati dalla legge devono essere americani.
«Noi produciamo cavi di acciaio speciale per le costruzioni ­ spiega Francesco Giardina, managing
director di Strand Tech Martin, filiale Usa del gruppo bresciano Ori Martin ­. Qui esistono due mercati
degli appalti, uno riservato alle aziende locali e uno aperto a quelle internazionali.
Noi possiamo partecipare a entrambi solo perché abbiamo uno stabilimento nel South Carolina e
dunque rispettiamo le norme del "Buy American". È comunque una norma penalizzante perché ci
impedisce di selezionare i materiali più convenienti sul mercato, facendo salire i costi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA L' ATTRATTIVITÀ DELLA PARTNERSHIP TRANSATLANTICA Il
38,6% delle merci italiane è già a dazio zero negli Usa e il 47,4% paga tariffe inferiori al 10 per cento. In
alcuni settori però, a partire da calzature, tessile­abbigliamento e alimentare, i dazi incidono in maniera
più consistente 342 I settori più esposti Il numero di categorie merceologiche italiane colpite da dazi Usa
tra il 10,2 e il 19,9% MEDIA EFFICACIA Il reciproco riconoscimento degli standard tecnici e di sicurezza
taglierebbe del 25% i costi a carico delle imprese europee, secondo stime della Commissione. L' 80%
dei benefici dell' accordo deriverebbe dall' abbattimento dei costi legati alla regolamentazione ALTRE
BARRIERE 119 In miliardi di euro Il beneficio economico annuo del Ttip per la Ue nel caso di un
accordo ambizioso EFFICACIA La Ue preme sugli Usa perché includano gli appalti pubblici nell'
accordo di libero scambio. Non sarà facile perché il Governo americano, a livello federale e ancora di
più a livello sub­federale, tende a dare la preferenza alle aziende Usa con norme ad hoc APPALTI 70%
Poca concorrenza La quota del mercato americano degli appalti che resta chiusa alle imprese
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26 marzo 2014
Pagina 16
Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
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internazionali ALTA EFFICACIA.
GABRIELE MEONI
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26 marzo 2014
Pagina 8
Il Messaggero
Normativa Comuni
Lavoro, stop alle dimissioni in bianco Sì della
Camera
IL CASO ROMA Cala il sipario sulle dimissioni
in bianco. L' Aula della Camera ha approvato
la proposta di legge che mette fine alla pratica
sulla base della quale al lavoratore, e più
spesso alla donna lavoratrice, si chiede di
firmare una lettera di dimissioni al momento
dell' assunzione.
Una lettera che può essere successivamente
utilizzata dal datore di lavoro: il più delle volte
in caso di gravidanza, ma anche per una
malattia prolungata o per la partecipazione ad
uno sciopero. Il testo, approvato a Montecitorio
con 300 sì, 101 no e 21 astenuti, passa ora al
Senato.
In base al testo approvato, la lettera di
dimissioni volontarie deve essere sottoscritta,
pena la sua nullità, dal lavoratore su appositi
moduli, con tanto di numero progressivo che
accerta la data, resi disponibili gratuitamente
dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici
comunali e dai centri per l' impiego.
La nuova normativa si riferisce a qualsiasi
contratto. E la nuova disciplina assicura una
semplificazione degli oneri amministrativi
connessi alla risoluzione del contratto per
dimissioni volontarie, salvaguardando, tuttavia,
l' esigenza di garantire la certezza dell' identità
del lavoratore richiedente e il rispetto del
termine di validità del modulo di dimissioni. Qualora la lavoratrice o il lavoratore si assentino dal lavoro,
senza fornire comunicazioni, per oltre sette giorni, il rapporto si intende risolto per dimissioni volontarie.
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26 marzo 2014
Pagina 49
Il Messaggero
Normativa Comuni
Sigilli al Ciak Village: «Abusivo da sempre»
Il locale della movida a Tor Di Quinto chiuso dai carabinieri L' INCHIESTA AVVIATA
DOPO UN' AGGRESSIONE HA RIVELATO GRAVI VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA DI
SICUREZZA.
IL SEQUESTRO Chiuso il «Ciak Village», la
struttura abusiva della movida in viale di Tor di
Quinto 57 B, ha i sigilli. Dopo mesi di indagini i
carabinieri di Ponte Milvio sono tornati e hanno
messo i catenacci al cancello dell'
associazione culturale.
PICCHIATO Il primo sopralluogo dei
carabinieri al «Ciak Village», risale al 31
ottobre del 2012, la notte di Halloween c' era
una festa evento, un ragazzo allora minorenne
venne aggredito senza motivo da una banda,
pestato a sangue sotto gli occhi della
fidanzatina e dei buttafuori. Gli aggressori
probabilmente erano sotto l' effetto di alcol e
droga, si accanirono sul giovane spaccandogli
la faccia con un tirapugni. Nessuno chiamò le
forze dell' ordine e nemmeno l' ambulanza, il
giovane venne trascinato fuori dai cancelli e
lasciato lì. La storia di sangue fece scattare le
indagini, uno degli aggressori venne arrestato,
un altro si suicidò pochi mesi dopo. L'
inchiesta sull' aggressione fece puntare i
riflettori agli investigatori sulla struttura che
ospitava eventi organizzati di solito con il
passaparola sui social network. LA
STRUTTURA Completamente abusivo e
senza nessuna norma di sicurezza, il «Ciak» è
un' area gigantesca allestita oltre due anni fa
con tubi innocenti, alta circa 10 metri e con la copertura in ferro. Gli investigatori dicono che è un vero
miracolo «se fino ad oggi non c' è scappato il morto». Il «Village» era un luogo di ritrovo dove, a
seconda del tema dell' evento, si suonava musica dal vivo, si faceva cabaret, venivano proiettati film,
ma si organizzavano anche serate dedicate alla gastronomia e incontri di pugilato e di kick boxing.
Quando ieri mattina sono arrivati i carabinieri hanno trovato il custode che dormiva nella roulotte
parcheggiata quasi davanti all' ingresso. Oltre il cancello niente era a norma, cavi elettrici volanti, bagni
sporchi e uscite di sicurezza ostruite.
DEMANIO Apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento è il reato ipotizzato nell'
inchiesta coordinata dal pm Tiziana Cugini e la presidente è stata indagata. Ma l' indagine sul «Village»
non è finita con i sigilli. La gigantesca struttura è stata costruita su un terreno che appartiene al demanio
comunale ed è destinato a verde pubblico. I carabinieri oltre a verificare le condizioni delle strutture
vicino, dovranno anche scoprire perché in più di due anni nessuno si è mai accorto della costruzione
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26 marzo 2014
Pagina 49
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Il Messaggero
Normativa Comuni
abusiva. L' inchiesta ora punta ad appurare chi avrebbe dovuto eseguire i controlli sul demanio, se
questi controlli sono mai stati fatti ed eventuali responsabili.
Paola Vuolo © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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26 marzo 2014
Pagina 14
MF
Normativa Comuni
chiusa l' indagine sui finanziamenti concessi sotto la presidenza di ponzellini.
Bpm, 16 indagati per BPlus
Oltre all' ex presidente, al factotum Cannalire e a Corallo, nel mirino politici e
imprenditori. Tra i reati ipotizzati associazione per delinquere e appropriazione indebita.
Ma cade la corruzione tra privati.
Arriva al termine l' inchiesta che nel 2011
scosse dalle fondamenta la vecchia Banca
Popolare di Milano. La Procura di Milano ha
chiuso l' indagine sui finanziamenti sospetti
elargiti dai precedenti vertici di Piazza Meda.
Le indagini condotte dai pm Roberto Pellicano
e Mauro Clerici sono partite dal rapporto
ispettivo della Banca d' Italia e hanno ruotato
principalmente intorno alla società di
scommesse B Plus (ex Atlantis) alla quale nel
2009 la Bpm concesse linee di credito per 148
milioni (prima 90 milioni, poi altri 58 in una
seconda tranche). Ieri la Guardia di Finanza ha
notificato l' avviso di fine indagini all' ex
presidente Massimo Ponzellini, al suo ex
braccio destro Antonio Cannalire e al patron di
Atlantis/B Plus, Francesco Corallo. Le accuse
a vario titolo ipotizzate dalla magistratura sono
associazione per delinquere, appropriazione
indebita, riciclaggio e altri reati per la vicenda
dei presunti finanziamenti illeciti concessi da
Bpm nell' era di Ponzellini.
Tra le altre 14 persone indagate figurano
anche Onofrio Amoruso Battista, avvocato ed
ex consigliere regionale della Lombardia,
Emilio Santomauro, ex consigliere comunale
milanese, Giorgio Bianchini Scudellari, che era
nel cda dell' istituto di credito, gli imprenditori
Rosario Scuteri e Camillo Colella, il commercialista di Ponzellini, Guido Rubbi, Maurizio Mondani in
qualità di ad di Capgemini. E poi ancora Luigi Simeoni della società Lk RealEstate, Emilio Sacchi della
Binda 4 srl, Alberto Tripi del gruppo Almaviva, Paolo Golzio, Maria Grazioli, Francesco Franzoni e
Alessandro La Monica, che era nel gruppo di Corallo.
Ponzellini era finito agli arresti domiciliari il 29 maggio 2012 con le accuse di associazione per
delinquere e corruzione privata (accusa quest' ultima poi caduta sia per lui sia per Corallo, quando l'
istituto di credito ha ritirato la querela nei loro confronti). Corallo, invece, era rimasto latitante per 14
mesi a Santo Domingo prima di costituirsi la scorsa estate e poi essere scarcerato.
Dalle carte dell' inchiesta, oltre a una lunga serie di finanziamenti sospetti (150 milioni, in particolare, a
Atlantis) concessi grazie all' opera di Antonio Cannalire e in cambio di presunte tangenti, era emersa
anche una vera e propria «struttura parallela» dentro la banca: una «associazione affaristico­criminale»,
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26 marzo 2014
Pagina 14
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MF
Normativa Comuni
secondo i pm, che curava anche un «fascio di interessi di origine politica e imprenditoriale». Secondo
quanto ricostruito dai pm, Ponzellini riceveva personalmente alcune richieste di credito e faceva forti
pressioni affinché le pratiche fossero evase dal comitato crediti anche senza avere tutte le
caratteristiche richieste dalla normativa. Dal provvedimento d' arresto per l' ex presidente erano emersi
anche nomi di politici (non indagati): dagli ex ministri Paolo Romani, Aldo Brancher e Ignazio La Russa
ai parlamentari Daniela Santanchè e Alfredo Messina.
(riproduzione riservata)
LUCA GUALTIERI
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26 marzo 2014
Pagina 36
Italia Oggi
Normativa Comuni
Rifiuti assimilati, no Tari per le superfici produttive
Non sono più soggette al pagamento della Tari
le superfici in cui vengono prodotti rifiuti
speciali assimilati agli urbani che il produttore
dimostri di avviare al recupero. È quanto
prevede l' articolo 1, comma 661, della legge
di Stabilità (147/2013) in seguito alle modifiche
apportate dall' articolo 2, comma 1, lettera e)
del dl 16/2014.
Il dl sulla finanza locale, dunque, ha risolto la
questione dei rifiuti speciali assimilati agli
urbani.
Nonostante il ministero dell' ambiente fosse
intervenuto nelle settimane scorse con una
circolare per fornire dei chiarimenti, sussisteva
un contrasto insanabile tra i commi 649 e 661
che affermavano regole diverse. In base a
quanto disposto dall' articolo 1, comma 649,
erano soggette alla Tari le superfici produttive
di rifiuti speciali assimilati agli urbani.
In questo caso l' amministrazione comunale
poteva prevedere riduzioni tariffarie
proporzionali alle quantità di rifiuti che le
imprese produttrici dimostrassero di avviare al
recupero. L' agevolazione fiscale non si
applicava alla quota fissa, ma solo alla parte
variabile della tariffa. Mentre, per gli stessi
rifiuti il comma 661 stabilisce che il tributo non
è dovuto se il produttore dimostri di avviarli al
recupero. Era del tutto evidente il conflitto tra le due norme. La seconda disposizione, in realtà, sottrae
al comune qualsiasi potere decisionale riconosciuto dalla prima in ordine alla concessione dell'
eventuale riduzione tariffaria, tra l' altro ex lege limitata solo alla parte variabile della tariffa.
Il contrasto tra le due disposizioni è stato superato con l' ultimo intervento normativo. L' articolo 2,
comma 1, lettere e) del dl 16/2014 ha abrogato il secondo periodo del comma 649, non riconoscendo al
comune alcun potere decisionale sulla scelta di concedere o meno la riduzione tariffaria. Viene invece
mantenuta ferma la previsione contenuta nel comma 661, in base al quale il tributo non è dovuto per le
quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di avviare al recupero. Tuttavia, nonostante le
regole siano ormai chiare, in consiglio regionale lombardo, a larga maggioranza, è stata lo stesso
approvata ieri una mozione con la quale viene chiesto alla giunta di sollecitare il Governo a rivedere la
normativa sui rifiuti speciali assimilati agli urbani.
Nella mozione presentata in consiglio regionale si sollecita la giunta a intervenire per rivedere il
trattamento della Tari sui rifiuti speciali assimilati che le imprese smaltiscono autonomamente senza
utilizzare il servizio comunale. Viene infatti evidenziato che nella legge di stabilità «convivono due
disposizioni contraddittorie», in cui una nega e l' altra afferma l' esclusione dalla tassazione per i
produttori che avviano i rifiuti al recupero.
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26 marzo 2014
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Italia Oggi
Normativa Comuni
Disposizioni contraddittorie che, come si è visto, in realtà non esistono più © Riproduzione riservata.
SERGIO TROVATO
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26 marzo 2014
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Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
INTERVISTAMarina CalderonePresidente dei consulenti del lavoro.
Contratti a tempo anche negli studi
Matteo Prioschi «L' eliminazione della
causalità per i contratti a termine va verso la
buona flessibilità dei rapporti di lavoro
rimuovendo, nei fatti, pratiche molto diffuse di
aggiramento dei limiti della proroga. Inoltre,
sono convinta che la permanenza in azienda
per tre anni da più chance ai lavoratori che nel
frattempo hanno acquisito una professionalità
e sono inseriti fattivamente nel processo
organizzativo».
Per Marina Calderone, presidente del
consiglio nazionale dell' Ordine dei consulenti
del lavoro, le novità introdotte dal decreto
legge 34 non sono però tutte positive.
Gli studi professionali sembrerebbero esclusi
dalla possibilità di assumere un dipendente a
tempo determinato se hanno fino a cinque
dipendenti.
Condivide questa lettura?
Mi rifiuto di pensare che questa possa essere
la lettura della norma e questo per almeno due
motivi: il primo di equità, si creerebbe sul
territorio una distinzione tra micro studi e
aziende che non avrebbe un senso logico e si
baserebbe solo su una lettura capziosa; la
seconda è giuridica, oramai in Europa non c' è più una differenza in questo senso tra gli studi
professionali e le imprese o aziende. Quindi mi aspetto anche su questo che il ministero del Lavoro ne
prenda atto.
Le nuove regole per l' apprendistato professionalizzante rischiano di svuotare l' aspetto
formativo di questo contratto?
La modifica in tema di apprendistato non ci convince. La semplificazione vera non è il piano formativo
individuale, bensì la facoltà della formazione pubblica.
In verità, al di là degli annunci, a nostro avviso il testo normativo su questo punto, per come è scritto, si
presta a due possibili letture.
La prima, che attribuisce la facoltà al datore di lavoro di effettuare o meno la formazione pubblica.
Questa soluzione, certamente darebbe al contratto la semplificazione che aspettavamo, ma è a rischio
di incostituzionalità. Una seconda lettura, priva di rischio costituzionale, è che la facoltà sia rimessa alla
Regioni: questa soluzione sarebbe in linea con il titolo V ma non cambierebbe nulla rispetto ai disastri
del passato.
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26 marzo 2014
Pagina 39
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Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
Ritiene necessario un chiarimento?
Sì, e mi auguro che il chiarimento ministeriale sia condiviso dalla conferenza delle Regioni.
Se dobbiamo semplificare non possiamo farlo di nascosto ma deve esserci una chiara presa di
responsabilità da parte delle istituzioni locali che fino a oggi hanno contribuito a non far decollare questo
contratto.
Come giudica le novità in materia di Durc?
Il Durc online non è immediatamente operativo in quanto la sua entrata in vigore è rinviata a una
disciplina ulteriore con decreti interministeriali. Ma questa novità non sarà risolutiva dell' attuale pessima
situazione esistente. Mettere in linea il Durc per la stampa non risolve i problemi esistenti a monte del
rilascio. Se non saranno variate le procedure gestionali dell' Inps, si continueranno ad avere archivi non
aggiornati e quindi posizioni non corrette.
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MATTEO PRIOSCHI
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26 marzo 2014
Pagina 39
Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
Apprendistato. Il decreto legge 34/2012 ha eliminato il vincolo di frequenza dei corsi pubblici
per il «professionalizzante»
Formazione regionale facoltativa
Cancellato l' obbligo di stabilizzazione salvi gli effetti degli accordi collettivi L'
AGEVOLAZIONE Non è più necessaria la forma scritta per dimostrare l' esistenza del
piano formativo individuale.
Giampiero Falasca La riforma dell'
apprendistato professionalizzante si sviluppa
lungo tre principali linee. Viene meno l' obbligo
di usare la forma scritta per il piano formativo,
cambiano le regole per la formazione
regionale, e si cancella l' obbligo di
stabilizzare una quota minima di apprendisti.
La misura che ha fatto più discutere riguarda il
rapporto tra formazione aziendale e
formazione professionalizzante. Prima del
decreto legge 34/2014, il Testo unico
assegnava al contratto collettivo un ruolo
centrale nella disciplina del percorso
formativo. Questa scelta veniva tuttavia
bilanciata dalla salvaguardia di un ruolo,
seppure marginale, per le Regioni, che
avevano la possibilità di organizzare la
formazione pubblica (di recente erano state
approvate delle linee guide uniformi a livello
nazionale). Il sistema si reggeva, quindi, su
due gambe: la formazione prevista dal
contratto collettivo, finalizzata all' acquisizione
delle competenze tecnico­professionali e
specialistiche, e quella pubblica, per acquisire
competenze di base e trasversali.
Con il Dl 34/2014 questo meccanismo viene
messo in discussione, con la dichiarata finalità di rendere meramente facoltativa la formazione
regionale. Questa scelta ­ fondata su valide ragioni, connesse ai troppi disguidi che la frammentazione
locale ha creato su questa materia ­ dovrà fare i conti con due tipi di problemi tecnici. Il primo è di tipo
testuale: la nuova formulazione del Testo unico non dice con chiarezza che l' azienda è libera di saltare
la formazione regionale. Si dice una cosa diversa e cioè che la formazione aziendale «può essere
integrata» da quella regionale, ma non viene meno la delega alle Regioni a disciplinare la materia.
Questa considerazione si lega con il secondo problema tecnico della riforma: la norma sembra porsi in
conflitto con il Titolo V della Costituzione, che assegna alle Regioni competenze rilevanti in materia di
formazione professionale.
Meno dubbia è la disposizione che cancella l' obbligo di usare la forma scritta per il piano formativo.
Questa innovazione, infatti, non fa venire meno ­ non potrebbe mai farlo, in quanto gli sgravi contributivi
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26 marzo 2014
Pagina 39
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Il Sole 24 Ore
Normativa Enti Locali
non possono essere concessi senza un collegamento con la formazione ­ l' obbligo di realizzare un
percorso formativo coerente con la qualifica che si vuole conseguire. Viene solo ampliata la facoltà di
provare con qualsiasi mezzo l' esistenza del piano, ma l' impatto concreto dovrebbe essere minimo:
pare difficile immaginare, infatti, che un datore di lavoro intenzionato a investire sull' apprendistato
rinunci a mettere per iscritto un piano formativo.
Non suscita alcun dubbio ­ e pare destinata a stimolare concretamente l' utilizzo del contratto ­ la
cancellazione con effetto immediato degli obblighi di stabilizzazione. Va tuttavia considerato che gli
accordi collettivi che stabiliscono impegni di questo tipo resteranno in vita fino all' eventuale modifica.
È importante che in fase di conversione questi dettagli tecnici vengano chiariti. La riforma, infatti, può
aiutare a togliere definitivamente l' alibi dell' eccessiva complessità dell' apprendistato, a condizione che
non apra la strada a nuove incertezze e che non renda necessario, tra qualche mese, un altro
intervento. Dal 2011 a oggi, la normativa ha subito più di dieci ritocchi legislativi (oltre ai rinnovi collettivi
e alle norme regionali). La spiegazione del mancato decollo dell' apprendistato sta in gran parte dentro
questo numero.
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26 marzo 2014
Pagina 15
Il Sole 24 Ore
Sindacati
Fiere/2. Nel cda di ieri sei consiglieri su undici a favore dello spostamento a Milano, ma il
capoluogo emiliano prepara le carte bollate.
Lite sul trasloco di Lineapelle
LA QUERELLE Mercogliano (Unic): «Imprese e sindacati sono con noi per salvare la
rassegna» Campagnoli (BolognaFiere): «Non ci hanno informati»
Natascia Ronchetti BOLOGNA Adesso è
guerra giudiziaria: il trasloco di Lineapelle da
Bologna a Milano diventa un fascicolo per i
legali. Da un lato l' amministratore delegato di
Lineapelle, Salvatore Mercogliano, che ha già
firmato il contratto con Fiera Milano, per
spostare la più importante vetrina dedicata alla
pelle nel capoluogo lombardo. Dall' altro
BolognaFiere, che non indietreggia e di fronte
alla perdita della manifestazione è decisa a
ricorrere alle carte bollate.
Come era ampiamente prevedibile, ieri il cda
di Lineapelle si è spaccato. La maggioranza
dei consiglieri ­ sei su undici ­ ha votato per il
trasloco. Ma la società fieristica bolognese,
presieduta da Duccio Campagnoli, è pronta a
far valere quel 47,3% di quote che ne fa un
socio di peso, anche se di minoranza. Nulla
cambia però rispetto a una decisione che
appare già presa.
«Abbiamo il sostegno di tutto il settore
conciario ­ dice Mercogliano ­ e abbiamo il
dovere di salvare la manifestazione».
A fianco dell' ad di Lineapelle si sono schierati,
oltre ai sindacati, dalla Cgil alla Uil, le imprese
del settore conciario. E, per dare man forte al
trasferimento, sono scesi in campo anche i sindaci dei comuni delle regioni dove è più forte il
radicamento delle imprese del settore, la Toscana, feudo del sistema moda che ruota intorno alla pelle,
e il Veneto, ad alta concentrazione di aziende conciarie.
A nome dei sindaci di Fucecchio, San Miniato, Montopoli (Toscana), il primo cittadino di Santa Croce
sull' Arno ha scritto al sindaco di Bologna Virginio Merola (il comune è tra i soci di BolognaFiere)
chiedendogli, di fatto, di non ostacolare il trasferimento. Più o meno lo stesso tono usato dai primi
cittadini di Chiampo, Arzignano, Montorso (Veneto) per perorare con Merola il trasloco. L' associazione
di settore, Unic, aveva del resto già dichiarato la volontà di abbandonare Bologna, che non è
considerata un crocevia internazionale per la moda. Lo ha ribadito, durante l' assemblea dei soci che ha
preceduto il cda e che si è conclusa con il via libera a maggioranza allo spostamento.
Per BolognaFiere «l' annunciato accordo con Fiera Milano è stato preso in mancanza di informazione e
mandato dell' organo di amministrazione e, quindi, in palese violazione di norme statutarie». Il contratto
con la società fieristica lombarda è quindi considerato inefficace. BolognaFiere e i suoi consiglieri nella
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56
26 marzo 2014
Pagina 15
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Il Sole 24 Ore
Sindacati
società Lineapelle «si riservano quindi, ognuno per la loro parte, ogni azione ulteriore».
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NATASCIA RONCHETTI
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57
26 marzo 2014
Pagina 14
Il Sole 24 Ore
Sindacati
In breve
PRIVATIZZAZIONI Lavoratori Cri verso lo
sciopero I lavoratori della Croce rossa italiana
pronti a scendere in piazza e a mobilitarsi con
le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil e
Cisal per non avere ottenuto certezze
lavorative e salariali date dal passaggio da
ente pubblico ad associazione di diritto
privato. «Non c' è nessuna garanzia ­ tuonano
i sindacati dopo l' incontro di ieri con i vertici
della Cri ­. Il 31 marzo sono previsti presidi
regionali e il 4 aprile una manifestazione
nazionale». Nei prossimi giorni potrebbe
anche essere fissata la data di uno sciopero.
ELECTROLUX Uilm: azienda cambi piano
«Electrolux deve cambiare il piano
industriale». A chiederlo è il segretario
generale della Uilm, Rocco Palombella, che in
occasione dell' incontro al Mise ha sottolineato
c h e s u q u e s t o p u n t o i l sindacato s a r à
"irremovibile". «Ci vuole un piano vero,
consolidato,con investimenti certi, tutela
occupazionale e niente esuberi», spiega
Palombella.
LATTERIE FRIULANE Cigs per 104 addetti
per 24 mesi Nell' incontro al ministero del
Lavoro con sindacati e istituzioni, Latterie
Friulane ha annunciato che presenterà una richiesta di Cigs per 24 mesi per crisi aziendale per un
numero massimo di 104 lavoratori.
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26 marzo 2014
Pagina 27
Il Sole 24 Ore
Sindacati
SINDACATI «IN ALLARME» Banca Etruria,
assemblea il 4 maggio
I sindacati interni di Banca Etruria (ieri +0,43%
a 0,82 euro) esprimono «il loro allarme» il
giorno dopo la diffusione della notizia degli
avvisi di garanzia recapitati ai vertici dell'
istituto. Da parte di alcune sigle sindacali ­ tra
cui Uilca e Fisac­Cgil ­ si fa presente che
«laddove l' attuale dirigenza acquisisse chiara
consapevolezza di poter rappresentare
elemento di criticità per superare il
delicatissimo momento, potrebbe essa stessa
valutare una scelta di discontinuità». Gli occhi
sono puntati al Cda di domenica prossima
quando verrà approvato il bilancio 2013 e
dovrebbe arrivare un prima indicazione sulla
lista in vista dell' assemblea che, in occasione
del Cda di ieri, è stata convocata per il 4
maggio.
L.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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26 marzo 2014
Pagina 27
Il Sole 24 Ore
Sindacati
SINDACATI «IN ALLARME»
Banca Etruria, assemblea il 4 maggio
I sindacati interni di Banca Etruria (ieri +0,43%
a 0,82 euro) esprimono «il loro allarme» il
giorno dopo la diffusione della notizia degli
avvisi di garanzia recapitati ai vertici dell'
istituto. Da parte di alcune sigle sindacali ­ tra
cui Uilca e Fisac­Cgil ­ si fa presente che
«laddove l' attuale dirigenza acquisisse chiara
consapevolezza di poter rappresentare
elemento di criticità per superare il
delicatissimo momento, potrebbe essa stessa
valutare una scelta di discontinuità». Gli occhi
sono puntati al Cda di domenica prossima
quando verrà approvato il bilancio 2013 e
dovrebbe arrivare un prima indicazione sulla
lista in vista dell' assemblea che, in occasione
del Cda di ieri, è stata convocata per il 4
maggio.
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Rassegna stampa DIRER del 26.3.2014