DIRER Mercoledì, 26 marzo 2014 Mercoledì, 26 marzo 2014 Pubblica Amministrazione 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 1 Tarare le retribuzioni in base ai risultati e alla responsabilità 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 3 La struttura della retribuzione, accanto alle voci fisse (stipendio... 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3 FABRIZIO FORQUET Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1 FABRIZIO FORQUET RETRIBUZIONI DELLA PA Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 MARIOLINA SESTO Le «docenze d' oro» degli alti burocrati 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 NICOLETTA PICCHIO «Dirigenti Pa licenziabili come nel privato» 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 7 MARCO LUDOVICO, MARCO ROGARI La spending punta gli enti locali 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3 CLAUDIO TUCCI, MARCO ROGARI Stipendi pubblici, ecco tutti gli eccessi 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 9 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 39 MAURO EVANGELISTI Mobilità e pensionamenti ecco la cura sul personale ANDREA BASSI «Statali, esuberi in pensione e la mobilità sarà la... 26/03/2014 La Repubblica Pagina 6 ROBERTO PETRINI Stretta sui compensi dei dirigenti Statali, prepensionamenti e... 26/03/2014 MF Pagina 4 ANDREA PIRA Per Poletti serve 1 mld per la cassa in deroga 26/03/2014 Italia Oggi Pagina 8 DOMENICO CACOPARDO La Madia, anziché vietare ai pensionati attività retribuite,... 26/03/2014 Italia Oggi Pagina 32 MASSIMO TOSTI La pancia di Formigli 26/03/2014 Italia Oggi Pagina 4 ALESSANDRA RICCIARDI Madia, il Tesoro ha già detto no 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5 Antonella Baccaro Partito l' iter per i pagamenti, il problema è accelerare 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 1 Baccaro, De Bac, Piccolillo le Riforme promesse e cosa resta degli Annunci 26/03/2014 La Stampa Pagina 6 FRANCESCA SCHIANCHI Madia: prepensionamenti per far lavorare i giovani 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 8 Enrico Marro «Statali prepensionati, spazio ai giovani» 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 21 Elvira Serra Dare lavori utili ai cassintegrati 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5 Al. T. Soldi ai partiti, stop ma dal 2017 Ora l' attacco ai superstipendi 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 9 9 10 12 17 18 20 22 23 25 26 28 29 30 32 34 36 che cosa Resta di tanti Annunci Dai tentativi avviati da Monti e Letta... 26/03/2014 Corriere della Sera Pagina 5 7 16 «Scivolo» per il 20% dell' organico 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 9 6 14 Madia: avanti con la riforma non servono tavoli sindacali 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 39 4 Fabio Savelli Auto blu, le Maserati di La Russa su eBay 37 38 Normativa Comuni 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 37 GIANNI TROVATI La Tari dribbla il blocco Iuc 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 16 GABRIELE MEONI Libero scambio UsaUe Ecco i vantaggi per le Pmi 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 8 26/03/2014 Il Messaggero Pagina 49 46 Sigilli al Ciak Village: «Abusivo da sempre» LUCA GUALTIERI Bpm, 16 indagati per BPlus 26/03/2014 Italia Oggi Pagina 36 42 45 Lavoro, stop alle dimissioni in bianco Sì della Camera 26/03/2014 MF Pagina 14 40 SERGIO TROVATO Rifiuti assimilati, no Tari per le superfici produttive 48 50 Normativa Enti Locali 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 39 Contratti a tempo anche negli studi 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 39 Formazione regionale facoltativa MATTEO PRIOSCHI 52 54 Sindacati 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15 Lite sul trasloco di Lineapelle 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 14 In breve 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 27 SINDACATI «IN ALLARME» Banca Etruria,... 26/03/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 27 Banca Etruria, assemblea il 4 maggio NATASCIA RONCHETTI 56 58 59 60 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Gli interventi possibili. Tarare le retribuzioni in base ai risultati e alla responsabilità Mariella Mainolfi Il dibattito sulla riforma della dirigenza pubblica sta ruotando in questi giorni sulla questione degli stipendi, che va senz' altro posta. Ma perché non sia solo uno sfogo alla demagogia deve tener conto di fattori importanti dello svolgimento della funzione dirigenziale, quali sono le responsabilità, i risultati e, quindi, il merito. Anche perché uno degli obiettivi primari della riforma, al di là dei risparmi, deve essere la qualità dei servizi ai cittadini, che va garantita e migliorata. Oggi è g i u s t o c h e s i c h i e d a a l l a pubblica amministrazione di essere più efficiente, ma come si fa ad ottenerlo se invece di creare sana competitività si determina un livellamento verso il basso di tutte le retribuzioni? Occorre, invece, differenziare in ragione delle responsabilità e dei risultati. È da qui che bisogna partire, distinguendo tra dirigenti che producono risultati e dirigenti che non lo fanno. La struttura della retribuzione lo permette, perché accanto alle voci fisse (stipendio tabellare e posizione di parte fissa) ci sono la posizione di parte variabile e l' indennità di risultato. Esaminiamo in concreto cosa è accaduto nel sistema retributivo dei dirigenti dei ministeri. Per i dirigenti di seconda fascia il Ccnl per il secondo biennio economico 20002001 del personale dirigente del comparto Dirigenza area I ha previsto all' articolo 4 che le amministrazioni determinino (articolandoli in tre fasce) i valori economici della retribuzione di posizione delle funzioni dirigenziali, tenendo conto di parametri connessi alla collocazione nella struttura, alla complessità organizzativa, alle responsabilità gestionali interne ed esterne, all' interno dei parametri indicati dallo stesso Ccnl. Analogo procedimento, invece, non è stato seguito per gli incarichi dirigenziali di prima fascia, la cui retribuzione di posizione è identica per tutti, a prescindere dal grado di responsabilità e dalle risorse umane e finanziarie assegnate. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: direttori generali a capo di strutture complesse per dimensioni, funzioni e connesse responsabilità percepiscono lo stesso trattamento economico di un dirigente di prima fascia con incarico di studio. Questo se circoscriviamo l' analisi all' ambito di uno stesso ministero, ma se confrontiamo amministrazioni con differenti livelli di retribuzione il paradosso diventa un' ingiustizia sociale. Ben venga allora la proposta, già presentata sul Sole24 Ore del 21 febbraio 2014 e riproposta ieri da Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione Tabellini e Valotti, volta al superamento della distinzione tra la prima e la seconda fascia; ma ove ciò non avvenga o richieda tempi più lunghi, perché intanto non intervenire con una norma di rango primario che imponga anche per la dirigenza di prima fascia la distinzione di livelli retributivi della posizione di parte variabile? E perché ancora non aumentare la percentuale di retribuzione collegata ai risultati? In caso contrario a beneficiare non saranno i migliori, anzi questi verranno solo demotivati, a danno dei cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione LA PAROLA CHIAVE. La struttura della retribuzione, accanto alle voci fisse (stipendio tabellare e posizione di ... La struttura della retribuzione, accanto alle voci fisse (stipendio tabellare e posizione di parte fissa) pone la posizione di parte variabile e l' indennità di risultato. Per avere una pubblica amministrazione più efficiente bisognerebbe creare più competitività nelle retribuzioni, differenziarle in ragione delle responsabilità e dei risultati. L' obiettivo sarebbe distinguere tra dirigenti che producono risultati e dirigenti che non lo fanno. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 26 marzo 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione RETRIBUZIONI DELLA PA. Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato Fabrizio Forquet Non è dato sapere quante ore abbiano dedicato all' insegnamento, ma di certo saranno state molto dense di informazioni per gli studenti. Tanto dense da meritare stipendi fino a 300mila euro all' anno. A tanto ammontano, infatti, le retribuzioni garantite dalla Scuola di formazione del Mef e dalla Scuola superiore della Pa a dirigenti ministeriali di lungo corso, come per citarne alcuni Francesco Tomasone, Vincenzo Fortunato, Giuseppe Nerio Carugno, Marco Pinto. Tutti alti burocrati dalle tante relazioni e dagli infiniti incarichi. Tutti accomunati da questa passionaccia per l' insegnamento. Ovviamente molto ben retribuita. È davanti a cifre come queste che si capisce come, nell' affrontare il tema delle retribuzioni ai vertici della Pa, è fondamentale innanzitutto conoscere i numeri. Tutti i numeri. Ci si accorge allora che gli abusi più insopportabili, e soprattutto onerosi per le finanze pubbliche, vanno ben al di là di quella ventina di incarichi apicali che sono sotto i riflettori dei media. Quello delle scuole è un caso limite, giustamente sollevato da un articolo del Fatto quotidiano di qualche giorno fa sulla scuola del Mef, e rilanciato dall' inchiesta di Mariolina Sesto a pagina 2. Una vera vergogna nazionale per la quale tutti i dirigenti coinvolti dovrebbero chiedere scusa al Paese. È stato, ed è ancora, un vero e proprio saccheggio di risorse pubbliche, perpetuato nell' arroganza del potere e nell' opacità del sistema. Ma i dati che il Sole 24 Ore pubblica oggi rivelano una realtà di privilegi e incongruenze che va al di là dei casi singoli. Coinvolgendo interi comparti e intere categorie della pubblica amministrazione. È giusto che chi esercita funzioni di altissima responsabilità, e consegue risultati per la collettività, sia premiato con uno stipendio adeguato. Quello che non è tollerabile è un sistema per cui in alcune categorie si accede sempre e comunque a trattamenti elevati. Todos caballeros, si direbbe. E poco importa se il servizio offerto ai cittadini è scadente, se i risultati sono inesistenti, se le responsabilità esercitate sono di poco conto. I dati che pubblichiamo (anno 2012) parlano da soli. Sul totale dei dipendenti statali solo il 14% guadagna più di 40mila euro lordi l' anno. Ma alla presidenza del Consiglio nessuno, dicasi nessuno, guadagna meno di quella cifra. Sempre a Palazzo Chigi, poi, il 16% dei dipendenti, 384 persone per l' esattezza, guadagnano più di 80mila euro, contro una media dei ministeri del 2%. Anche presso le Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 4 26 marzo 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione autorità indipendenti nessuno ha la sventura di guadagnare meno di 40mila euro e addirittura il 43% porta a casa uno stipendio che supera gli 80mila. Ma i veri record si toccano tra le magistrature e al ministero degli Esteri. Il 90% dei magistrati italiani guadagna oltre 80mila euro lordi all' anno (la media ponderata in questa fascia è di 149mila euro), per un totale di 9.123 persone, con un esborso per lo Stato di 1,8 miliardi di euro. Per molti di quei magistrati è certamente un trattamento più che meritato, ma anche qui una progressione e una differenziazione legata ai risultati sarebbe più equa e foriera di un servizio migliore per i cittadini. Per non parlare della carriera diplomatica: perché qui vieni proiettato automaticamente oltre gli 80mila euro (nel 96% dei casi), a prescindere dall' anzianità e dall' incarico. Quello che manca, in particolare per i dirigenti di prima fascia, è il collegamento tra le retribuzioni, da una parte, e le responsabilità esercitate e i risultati conseguiti dall' altra. Paradossalmente il capo della Polizia o il direttore dell' Agenzia delle Entrate possono ritrovarsi a guadagnare come il titolare di un insegnamento presso le scuole di formazione. D' altra parte oggi un direttore generale per le politiche attive e passive del ministero del Lavoro, settore strategico, ha uno stipendio annuo lordo (circa 148mila euro) inferiore a dirigenti che ricoprono incarichi di studio o al responsabile di un settore della Scuola nazionale dell' amministrazione (oltre i 230mila euro). Sono incongruenze che fanno capire quanto sia difficile il lavoro per riportare ordine nelle retribuzioni della pubblica amministrazione. Ma è qui che Renzi dovrà dimostrare di saper compiere la sua rivoluzione. Perché è in queste cifre l' iniquità di un sistema dove le rendite di posizione e i ricatti delle corporazioni saccheggiano lo Stato e fanno strame del servizio al cittadino. © RIPRODUZIONE RISERVATA. FABRIZIO FORQUET Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 26 marzo 2014 Pagina 1 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione RETRIBUZIONI DELLA PA Le rendite di posizione e il saccheggio dello Stato Fabrizio Forquet Non è dato sapere quante ore abbiano dedicato all' insegnamento, ma di certo saranno state molto dense di informazioni per gli studenti. Tanto dense da meritare stipendi fino a 300mila euro all' anno. A tanto ammontano, infatti, le retribuzioni garantite dalla Scuola di formazione del Mef e dalla Scuola superiore della Pa a dirigenti ministeriali di lungo corso, come per citarne alcuni Francesco Tomasone, Vincenzo Fortunato, Giuseppe Nerio Carugno, Marco Pinto. Tutti alti burocrati dalle tante relazioni e dagli infiniti incarichi. Tutti accomunati da questa passionaccia per l' insegnamento. Ovviamente molto ben retribuita. È davanti a cifre come queste che si capisce come, nell' affrontare il tema delle retribuzioni ai vertici della Pa, è fondamentale innanzitutto conoscere i numeri. Tutti i numeri. Ci si accorge allora che gli abusi più insopportabili, e soprattutto onerosi per le finanze pubbliche, vanno ben al di là di quella ventina di incarichi apicali che sono sotto i riflettori dei media. Quello delle scuole è un caso limite, giustamente sollevato da un articolo del Fatto quotidiano di qualche giorno fa sulla scuola del Mef, e rilanciato dall' inchiesta di Mariolina Sesto a pagina 2. Una vera vergogna nazionale per la quale tutti i dirigenti coinvolti dovrebbero chiedere scusa al Paese. È stato, ed è ancora, un vero e proprio saccheggio di risorse pubbliche, perpetuato nell' arroganza del potere e nell' opacità del sistema. Ma i dati che il Sole 24 Ore pubblica oggi rivelano una realtà di privilegi e incongruenze che va al di là dei casi singoli. Coinvolgendo interi comparti e intere categorie della pubblica amministrazione. È giusto che chi esercita funzioni di altissima responsabilità, e consegue risultati per la collettività, sia premiato con uno stipendio adeguato. Quello che non è tollerabile è un sistema per cui in alcune categorie si accede sempre e comunque a trattamenti elevati. Todos caballeros, si direbbe. E poco importa se il servizio offerto ai cittadini è scadente, se i risultati sono inesistenti, se le responsabilità esercitate sono di poco conto. Continua u pagina 3. FABRIZIO FORQUET Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 6 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Dove la spending non arriva. Con gli incarichi nelle scuole di formazione per dirigenti, i già lauti stipendi si «arrotondano» anche di 300mila euro. Le «docenze d' oro» degli alti burocrati LA SCUOLA DELLA PA Figurano come docenti l' ex consigliere economico di Prodi Efisio Espa con 80mila euro e l' ex viceministro al Lavoro di Monti Martone LA SCUOLA DELLE FINANZE L' ex capo di gabinetto del Tesoro Fortunato guadagna 301mila euro, Tomasone con carriera al Lavoro 295mila euro, Milanese 97mila euro. Mariolina Sesto ROMA Mentre sui manager pubblici cala o sta per calare la mannaia del tetto agli stipendi e del divieto di cumulo, c' è una fitta selva di burocrati statali che arrotonda lo stipendio con docenze iperpagate nelle scuole di formazione per i dirigenti pubblici. Ex capi di gabinetto di superministeri che adesso insegnano i regimi speciali Iva piuttosto che la r e s p o n s a b i l i t à n e l pubblico i m p i e g o . E guadagnano fino a oltre 300mila euro annui, che cumulano ai loro già lauti stipendi. Scuole che tante volte si è tentato di accorpare ma senza risultati. A tutt' oggi sono ancora cinque: la Scuola superiore di economia e finanze, la Scuola superiore della pubblica amministrazione, quella dell' amministrazione locale, quella dell' Interno e l' istituto diplomatico Mario Toscano. Strutture simili che moltiplicano per cinque spese di funzionamento, stipendi per i docenti e per i dirigenti e magari anche affitti d' oro per le sedi. Quest' anno, ad esempio, la sola Scuola nazionale dell' amministrazione (Sna) presso la Presidenza del Consiglio costerà quasi 21 milioni di euro. E distribuirà ai suoi docenti 3 milioni di euro tondi (leggermente in aumento rispetto all' anno scorso). Diciotto i docenti a tempo pieno il cui compenso annuo varia dai 217mila euro di Alberto Heimler ai 25mila euro di Fabrizio Cafaggi. Scorrendo l' elenco dei professori si scopre che il consigliere parlamentare Marcello Degni, nonché assessore al bilancio del comune di Rieti che ha da poco rassegnato le dimissioni per trasferirsi a Venezia, risulta il fortunato possessore di uno stipendio da 70mila euro l' anno. Sul suo profilo twitter Degni si definisce «economista, di sinistra, disilluso dei partiti italiani», sogna di andare a Londra e di fare «reading groups sul Capitale e studiare filosofia». Intanto però la docenza romana alla scuola di Palazzo Chigi gli frutta uno stipendio vero. C' è poi il dirigente Istat Efisio Gonario Espa, consigliere economico a Palazzo Chigi sotto Prodi, che a fronte di lezioni sull' analisi di impatto della regolamentazione mette insieme oltre 80mila euro all' anno. E poi, accanto ai 140mila euro di Fabio Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 7 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione Cintioli, ai 95mila di Maria Rosaria Ferrarese, ai quasi 179mila di Francesca Gagliarducci e ai 100mila tondi di Luigi Paganetto e di Renzo Turatto, ecco spuntare i soli 32mila euro di Michel Martone, vice di Elsa Fornero al ministero del Lavoro sotto Mario Monti. Sempre online si scopre inoltre che i dirigenti di stanza al Sna superano spesso i 230mila euro annui lordi. Insomma, stipendi di tutto rispetto. Con l' unica prospettiva ottimistica di un taglio di budget che dovrebbe portare a partire dal 2015 a un dimezzamento del bilancio. Ma non è tutto qui. Una dettagliatissima inchiesta del «Fatto quotidiano» ha gettato luce sulla scuola che afferisce per competenza al ministero del Tesoro. La Ssef distribuisce ben 2,7 milioni dei 16 di budget 2013 a soli 13 docenti. In vetta alla classifica dei professori meglio retribuiti c' è guarda caso l' ex capo di gabinetto del ministero delle Finanze sotto Giulio Tremonti, Mario Monti e Vittorio Grilli, Vincenzo Fortunato. La Scuola gli stacca ogni anno un assegno da 301mila euro, vicino a quel tetto di 311mila euro che è la retribuzione del primo presidente della Cassazione. Fortunato, in qualità di presidente dell' Invimit, società al 100% del Tesoro ma fuori del perimetro della Pa, non rientra neppure nel novero di coloro i quali devono rispettare il divieto di cumulo. E dunque ha il via libera all' accumulo di un doppio, lauto stipendio. Di pari importo il salario di Marco Pinto, consigliere di Stato anche lui di casa negli uffici della burocrazia ministeriale, con un cursus honorum conclusosi proprio come vice di Fortunato al Tesoro. E non va certo peggio a Francesco Tomasone, magistrato della Corte dei conti ed ex capo dell' ufficio legislativo del ministero del Lavoro: come capo del dipartimento delle scienze aziendali guadagna ogni anno 295mila euro. Poco meno incassa l' avvocato dello Stato e docente Luiss Maurizio Mensi: 272mila euro. Sempre al top lo stipendio di Maurizio Giuseppe Nerio Carugno, capo di gabinetto di Alfonso Pecoraro Scanio e poi consigliere giuridico di Silvio Berlusconi: carriera bipartisan e ora cedolino da 246mila euro annui lordi. E certo non poteva mancare il chiacchieratissimo e pluri indagato ex consigliere di Tremonti, Marco Milanese, il cui stipendio ammontava a 194mila euro l' anno ma che il 17 dicembre scorso se l' è visto decurtare a 97.166 euro. Insegna al dipartimento di Scienze tributarie. Di certo non un esempio di economia e di oculato uso delle finanze per una scuola nata nel 1957, uno anno dopo la morte di uno statista e studioso di scienza delle finanze e di diritto finanziario del calibro di Ezio Vanoni e, inizialmente, a lui intitolata. © RIPRODUZIONE RISERVATA. MARIOLINA SESTO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 26 marzo 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Confindustria. Il dg Panucci: non crediamo più alla parola «riforma» spesso usata come mezzo di marketing. «Dirigenti Pa licenziabili come nel privato» Nicoletta Picchio ROMA Le riforme della Pubblica amministrazione c h e s i s o n o succedute finora non hanno funzionato. «Ne abbiamo viste tante, da ultimo la riforma Brunetta, ma nemmeno una è stata attuata. Non crediamo più alla parola riforma, che spesso è stata usata come mezzo di marketing». Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, bolla così gli interventi dei passati governi in materia di semplificazione della burocrazia. L' occasione è stata un convegno organizzato dalla Scuola nazionale dell' amministrazione, d o v e l a Panucci ha affrontato anche il tema della licenziabilità dei dirigenti pubblici: «Anche il d i r i g e n t e pubblico d e v e p o t e r e s s e r e licenziabile come nel privato», ha detto il direttore generale di Confindustria. Oggi, ha precisato, «il dirigente pubblico non può essere licenziato se non raggiunge gli obiettivi, perché verrebbe reintegrato ai sensi dell' articolo 18». Invece, a suo parere «va bene equiparare gli stipendi dei dirigenti pubblici a quelli dei privati, però onori e oneri, ovvero valgano tanti privilegi quanto le sanzioni». In ogni caso, tornando alla riforma della Pubblica amministrazione «riteniamo positivo ha aggiunto che il presidente del Consiglio e il ministro Madia abbiano deciso di finalizzare l' attenzione sulla dirigenza pubblica». Il personale pubblico e in particolare la dirigenza secondo il direttore generale di Confindustria rappresentano il punto di snodo tra la legge o la decisione politica e la sua attuazione concreta. Il tema dunque ha un' incidenza molto forte sulla vita dell' impresa. «Non solo le decisioni politiche passano attraverso la cinghia di trasmissione della dirigenza, ma dirigenza e personale sono titolari di prerogative amministrative che tradizionalmente incidono sull' accesso e sull' operatività dell' impresa nel mercato». A questo proposito, ha aggiunto, si pensi alle semplificazioni amministrative che rappresentano uno dei cardini dell' impegno del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sin dal suo insediamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA. NICOLETTA PICCHIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 26 marzo 2014 Pagina 7 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Le vie della ripresa IL CONTENIMENTO DELLA SPESA. La spending punta gli enti locali Tagli di 3 miliardi in 2 anni sugli acquisti Alfano frena sul riordino dei commissariati SEDI PERIFERICHE Nel menu anche la riduzione di prefetture, ragionerie territoriali, soprintendenze artistiche e uffici scolastici provinciali. Marco Ludovico Marco Rogari ROMA Tagli ai centri di spesa meno virtuosi. A cominciare da quelli a livello territoriale anche attraverso un nuovo meccanismo di controlli sui contratti stipulati fino a tutto il 31 luglio di quest' anno. È questo il pilastro portante del piano di razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi che costituirà una delle tessere chiave nel mosaico delle coperture del provvedimento tagliatasse in arrivo nelle prossime settimane. Nei prossimi due anni dalla stretta sugli a p p r o v v i g i o n a m e n t i d e l l a pubblica amministrazione dovranno arrivare più di 3 miliardi. Quasi 1 miliardo è atteso per quest' anno. Altri 2,32,5 miliardi dovrebbero essere recuperati il prossimo anno facendo leva su una trasformazione radicale del sistema degli acquisti nella Pa: il passaggio dalle attuali 32mila stazioni appaltanti a non più di 3040 "centrali". Con la Consip a capo di una nuova costellazione di cui dovrebbero far parte le centrali regionali e un "centro" per ogni città metropolitana. Un' operazione che dovrebbe marciare di pari passo con la potatura delle sedi periferiche dello Stato. Dalla riduzione di prefetture, ragionerie territoriali, soprintendenze artistiche, uffici scolastici provinciali e altre strutture dovrebbe arrivare più di 1 miliardo nei prossimi tre anni. Nel mirino del Governo ci sono anche le capitanerie di porto, le commissione tributarie regionali le sedi del Cnr e le direzioni territoriali del lavoro. Sul riordino dei presìdi delle forze dell' ordine, invece, il ministro dell' Interno, Angelino Alfano ha mostrato ampie aperture in un incontro, insieme ad Alessandro Pansa, direttore del Dipartimento Ps, con i sindacati. Anche se le sigle più agguerrite Sap e Ugl in prima linea, più il Siulp non indietreggiano. La riduzione dei commissariati e delle postazioni di polizia ferroviaria e postale «è un' ipotesi di riflessione» ha garantito il ministro; Alfano si rende comunque disponibile a tutte le proposte delle sigle sindacali. L' idea di accorpare le forze dell' ordine, poi, è ormai priva di ogni fondamento: l' assetto della legge n. 121/1981 che definisce gli attuali assetti della pubblica sicurezza «non si tocca» ha sottolineato il titolare del Viminale. Nessuna fusione tra Polizia di Stato e Carabinieri, dunque (e i bene informati non ci hanno Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 26 marzo 2014 Pagina 7 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione mai creduto). Poi il ministro dell' Interno ha calato due carte di valore. Annunciando il rilancio di un tavolo interministeriale alla Funzione pubblica per scongiurare dal 2015 «qualunque ipotesi di ulteriore blocco degli automatismi stipendiali» scattato nel 2011 per il comparto sicurezza (e difesa). Proprio oggi, tra l' altro, la Corte costituzionale decide sul ricorso di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza contro il blocco stipendiale, che ha prodotto aberrazioni a pioggia nel sistema militare e di pubblica sicurezza. La più diffusa è quella del superiore (ufficiale o sottufficiale), colpito dal blocco, alla guida di gradi inferiori che guadagnano di più del loro comandante perché promossi prima del 2011. L' altra carta di Alfano è il possibile riutilizzo dei beni confiscati per rilanciare la politica degli alloggi di servizio per le forze dell' ordine. Intanto a palazzo Chigi, dove si è trasferito il commissario straordinario, Carlo Cottarelli, e al ministero dell' Economia si sta continuando a lavorare per definire il pacchetto dei tagli per i prossimi tre anni. Al momento l' ipotesi più probabile è quella di recuperare con la "spending" 4 miliardi per il 2014, dai 12 ai 15 miliardi nel 2015 per poi avvicinare il più possibile quota 30 miliardi nel 2016. Il Dap (dipartimento dell' amministrazione penitenziaria), ha fatto sapere di avere già avviato i tagli al suo parco macchine in linea con le misure annunciate dal premier Matteo Renzi. Ma il grosso della riduzione di spesa per quest' anno arriverà dal taglio degli stipendi di dirigenti e manager pubblici, dalla razionalizzazione dei trasferimenti alle aziende di autotrasporto (e alle imprese in genere) e dal giro di vite sugli acquisti della Pa. Sul fronte delle forniture già quest' anno dovrebbe scattare una riduzione degli stanziamenti agli enti risultati poco virtuosi, ovvero lontani dai parametri della Consip e delle centrali di acquisto regionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel mirino dell' Economia BENI E SERV IZI Stretta sugli acquisti Pa con il taglio delle «centrali» Poggerà sui tagli ai centri di spesa meno virtuosi il piano di razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi. Nei prossimi due anni dalla stretta sugli approvvigionamenti della pubblica amministrazione dovranno arrivare più di 3 miliardi. Quasi 1 miliardo è atteso per quest' anno. Altri 2,32,5 miliardi dovrebbero essere recuperati il prossimo anno facendo leva su una trasformazione radicale del sistema: il passaggio dalle attuali 32mila stazioni appaltanti a non più di 3040 "centrali". Con la Consip a capo di una nuova costellazione di cui dovrebbero fare parte le centrali regionali e un "centro" per ogni città metropolitana 3 miliardi SEDI PERIFERICHE Cura dimagrante in arrivo dalle prefetture al Cnr Nel pacchetto di tagli a cui sta lavorano il Mef e che in tre anni dovrebbero consentire di recuperare complessivamente 4 miliardi per il 2014, dai 12 ai 15 il prossimo anno fino a 30 nel 2016 c' è anche la potatura delle sedi periferiche dello Stato. Dalla riduzione di prefetture, Ragionerie territoriali, soprintendenze artistiche, uffici scolastici provinciali e altre strutture dovrebbe arrivare più di un miliardo nel triennio. Nel mirino del Governo ci sono anche le Capitanerie di porto, le Commissioni tributarie regionali le sedi del Cnr e le direzioni territoriali del lavoro 1 miliardo. MARCO LUDOVICO, MARCO ROGARI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 26 marzo 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Pubblico impiego LE RETRIBUZIONI. Stipendi pubblici, ecco tutti gli eccessi Le retribuzioni oltre gli 80mila euro lordi sono il 9,5% dei redditi Pa A Palazzo Chigi nessuno sotto i 40mila AL TOP Sono in tutto circa 118mila i dipendenti pubblici, tra funzionari, dirigenti o semplici addetti, che superano 80mila euro annui LA CARRIERA DIPLOMATICA Il 96,4% del personale in servizio nel corpo diplomatico, 890 persone su un totale di 923, è in cima alla classifica delle buste paga. Marco Rogari Claudio Tucci ROMA Lavorare per meno di 4mila4.500 euro netti al mese? Per i funzionari del corpo diplomatico è sostanzialmente impensabile. Anche perché il 96,4% del personale in servizio, ovvero 890 "unità" sulle 923 monitorate nel 2012 dalla Ragioneria generale dello Stato, guadagna più di 80mila euro lordi l' anno. E altrettanto accade per la quasi totalità dei magistrati che in circa 9 casi su 10 superano questa soglia retributiva. Una soglia considerata un limite assolutamente valicabile nella carriera prefettizia dove praticamente tutti, con rare eccezioni, percepiscono una retribuzione lorda superiore ai 60mila euro all' anno (tra i 3mila e i 3.500 euro netti al mese), che in oltre il 60% dei casi va oltre gli 80mila euro. In tutto il variegato pianeta del pubblico impiego sono 117.838 i funzionari, i dirigenti o i semplici addetti che guadagnano oltre 80mila euro lordi annui per un "costo" che rappresenta il 9,55% della spesa complessiva per redditi nella Pa. Si sale al 16,52% sotto la spinta dei 224.273 "travet" con retribuzioni superiori ai 60mila euro: tra i 3mila e i 3.500 euro netti al mese. Tra questi i funzionari delle Authority. Nelle Autorità indipendenti a livello dirigenziale gli stipendi non scendono quasi mai sotto i 60mila euro lordi e superano per il 43,8% delle posizioni gli 80mila euro. Con punte di oltre 270mila euro, come nel caso, ad esempio, del segretario generale dell' Agcom, Francesco Sclafani, o di quello dell' Antitrust, Roberto Chieppa, almeno sulla base dei dati riportati nei siti web delle Autorità. Retribuzioni che, come quelle dei commissari e dei presidenti delle Authority, sono al di sotto del tetto agli stipendi dei vertici della Pa introdotto dal 2012, ma che risultano abbondantemente al di sopra di quella del capo dello Stato (239.181 euro lordi) che il governo Renzi vuole utilizzare come parametro di riferimento per i supermanager di Stato. Un limite retributivo al quale è di fatto allineato lo stipendio del segretario generale dell' Ivass (l' Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), Corrado Baldinelli (il sito web indica 240mila euro annui). Dall' ultima fotografia scattata dalla Ragioneria con il «Conto annuale Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12 26 marzo 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore < Segue Pubblica Amministrazione 2012» emergono chiaramente gli elevati livelli retributivi di un' ampia fascia dirigenziale: il 17,7% della spesa complessiva per redditi nel pubblico impiego (in tutto 147,5 miliardi che diventano circa 158 miliardi tenendo conto del costo del lavoro) è assorbita da stipendi superiori ai 50mila euro lordi (tra i 2.500 e i 2.900 euro netti mensili). Una questione, quella degli stipendi mediamente elevati in quasi tutti i comparti della pubblica amministrazione che si va ad aggiungere a quella delle singole mega retribuzioni dei super manager dello Stato. Sulle retribuzioni dei 156mila dirigenti pubblici ha già puntato i suoi riflettori l' Ocse con un report del novembre scorso con cui ha evidenziato che nel 2011 lo stipendio di un senior manager del settore pubblico era di 650mila dollari, quasi il triplo di quello medio di tutti i membri dell' Organizzazione (232mila dollari) e nettamente superiore a quelli di Gran Bretagna (348mila), Stati Uniti (275mila), Francia (260mila) e Germania (231mila). Il Governo Letta aveva replicato che l' analisi Ocse non teneva conto del "tetto" 303mila euro introdotto dal 2012. Tornando ai dati della Ragioneria, dal monitoraggio emerge, ancora, che alla presidenza del Consiglio tutto il personale guadagna più di 40mila euro lordi l' anno e che 1.892 dipendenti sui circa 2.400 in servizio beneficiano di una retribuzione superiore ai 50mila euro l' anno che in 488 casi supera i 70mila euro annui. Ma nel variegato pianeta Pa c' è anche chi, come i vigili del fuoco, considera un miraggio una retribuzione superiore ai 2.200 euro netti al mese: nel 2012 sugli oltre 30mila "pompieri" e assimilati solo 1.421 sono riusciti nell' impresa. Senza considerare che appena 187 vigili del fuoco hanno superato quota 60mila euro l' anno lordi. Nella scuola poi soltanto 39 dipendenti Miur guadagnano più di 70mila euro lordi l' anno e appena lo 0,8% del personale (7.815 "unità") va oltre i 40mila euro lordi annui. Questa soglia è superata dal 26,2% delle forze di polizia che solo in 5.480 casi su circa 320mila unità in servizio riesce a portare a casa oltre 60mila euro lordi. Uno stipendio, quest' ultimo, più alla portata delle Forze armate (il 6,6% del comparto) e, soprattutto, dei professori universitari: uno su quattro supera il livello retributivo dei 60mila euro lordi annui e il 12,3% arriva a più di 80mila euro l' anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA. CLAUDIO TUCCI, MARCO ROGARI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 13 26 marzo 2014 Pagina 9 Il Messaggero Pubblica Amministrazione Madia: avanti con la riforma non servono tavoli sindacali STIPENDI MANAGER: PER LE SOCIETÀ QUOTATE IL LIMITE DEI 300 MILA EURO SARÀ SUPERATO CON LA PARTE VARIABILE. LA POLEMICA ROMA La riforma della pubblica amministrazione «non è detto» che vedrà il confronto con i sindacati. A confermare che per il governo Renzi la parola concertazione non ha più significato, stavolta è il ministro Marianna Madia. La sua rivoluzione nel pubblico impiego che dovrebbe passare attraverso una «sana mobilità obbligatoria», un massiccio piano di esuberi/prepensionamenti, stipendi dei manager ridotti non sarà necessariamente concordata con i sindacati. Anzi. «Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti» ha dichiarato ieri il ministro. D' altronde incontri con i sindacati ci sono già stati nei giorni scorsi. E «sono stati incontri molto importanti, in cui noi abbiamo chiesto di darci proposte per andare oltre il piano Cottarelli» ha sottolineato la Madia. Immediata la replica delle organizzazioni sindacali. Particolarmente duro il leader Cisl, Raffaele Bonanni: «Se il governo Renzi non vuole confrontarsi con il sindacato, e le altre parti sociali, ce ne faremo anche noi una ragione. Non ci strapperemo le vesti e andremo tra la gente». Per Rossana Dettori, leader della Fp Cgil, quella del ministro «è una posizione fortemente sbagliata. I processi virtuosi si governano con il consenso, non con provvedimenti calati dall' alto». Detto ciò la sindacalista si dice favorevole ai prepensionamenti «purché si discuta di riorganizzazione dei servizi e si assumano i giovani qualificati, a partire dai vincitori di concorso non ancora assunti e dai precari». Ieri il ministro ha anche fornito nuovi dettagli sulla riforma in cottura. A proposito degli 85.000 esuberi previsti dal commissario per la spending review Cottarelli, Madia ha spiegato che «l' idea sarà quella di provare ad avere delle uscite anche con dei prepensionamenti». Confermato il piano di mobilità interna e confermato anche il tetto agli stipendi dei manager. Anche se per le società quotate «si può ragionare su una parte fissa e una variabile», in modo da evitare «eccessi» ma comunque restare sopra la soglia di 300.000 euro lordi annui. Per le altre società pubbliche, invece, il ministro Madia ha reso noto di aver appena firmato una circolare che facendo riferimento a una norma del governo Letta chiarisce che nella soglia massima (pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione) «vanno Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 14 26 marzo 2014 Pagina 9 < Segue Il Messaggero Pubblica Amministrazione cumulati tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 15 26 marzo 2014 Pagina 39 Il Messaggero Pubblica Amministrazione «Scivolo» per il 20% dell' organico La cifra che circola è importante: 4.000 dipendenti, vale a dire poco meno del 20 per cento dell' organico del Campidoglio. Dunque, una delle strade per ridurre lo squilibrio di bilancio di Roma Capitale, in modo strutturale, porta ai prepensionamenti, che in termini economici vale 160 milioni di euro. Anche di questo si è parlato ieri con il m i n i s t r o d e l l a Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Serve un intervento complessivo, come ha spiegato il relatore del Salva Roma, Fabio Melilli (Pd): «Quello dei prepensionamenti è un tema nazionale, non riguarda solo il comune di Roma, e credo che il governo lo affronterà in maniera significativa». Altro tassello importante è quello della mobilità tra le municipalizzate, una soluzione che sarà resa possibile con un emendamento al Salva Roma. Tenendo conto che solo all' Atac sono ipotizzati 300 esuberi, questo consentirebbe di riciclare il personale dove serve. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 16 26 marzo 2014 Pagina 39 Il Messaggero Pubblica Amministrazione Mobilità e pensionamenti ecco la cura sul personale Il Campidoglio punta ad abbattere i costi e alla possibilità di spostare i dipendenti Per l' uscita anticipata di 4mila impiegati si pensa a una norma varata dal governo Monti LA FACOLTÀ DI TRASFERIMENTI INTERESSA SESSANTAMILA LAVORATORI DEL GRUPPO ROMA. IL PIANO Per Roma sarà una rivoluzione. Per fare uscire dal pantano di uno squilibrio di bilancio ben oltre il miliardo, oltre all' intervento sulle partecipate con dismissioni e privatizzazioni, si punta a ridurre il costo del personale. Due le mosse più importanti: prepensionamento per 4.000 dipendenti di Roma Capitale (su un totale di 25.000). Per farlo servirà l' applicazione di una norma che risale al governo Monti. C' è poi il tema della mobilità interaziendale, per spostare i dipendenti dalle municipalizzate in cui il personale in esubero a quelle invece dove è necessario (Campidoglio compreso). In totale, il meccanismo interessa oltre 60 mila persone. Su questo ieri, nella riunione della cabina di r e g i a , i l m i n i s t r o d e l l a Pubblica amministrazione, M a r i a n n a M a d i a , h a spiegato: «La riunione è andata bene. Abbiamo parlato della mobilità interaziendale e di eventuali emendamenti che proporremo al Salva Roma». «Quello dei prepensionamenti è un tema nazionale, il Governo lo affronterà in maniera molto significativa» ha confermato Fabio Melilli, relatore del Salva Roma e segretario regionale Pd. Mauro Evangelisti Fabio Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA. MAURO EVANGELISTI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 17 26 marzo 2014 Pagina 9 Il Messaggero Pubblica Amministrazione «Statali, esuberi in pensione e la mobilità sarà la regola» Grazie ad una norma già in vigore i dipendenti in eccesso lasceranno il servizio in anticipo Novara è il primo Comune autorizzato, si valuta con il Tesoro l' allargamento del piano IL PASSAGGIO TRA AMMINISTRAZIONI CON LA RIFORMA NON SARÀ PIÙ L' ECCEZIONE SOPRATTUTTO PER I DIRIGENTI. ROMA Ancora poche settimane. Poi il piano di riforma della pubblica amministrazione, uno dei punti cardine del programma di Renzi, sarà pronto. «Contiamo di presentarlo tra la fine di aprile e la prima metà di maggio», dice a Il Messaggero Angelo Rughetti, sottosegretario del ministero della Pubblica amministrazione. Il commissario Cottarelli chiede 3 miliardi d i r i s p a r m i d a l pubblico i m p i e g o . I l ministro Madia ha parlato di prepensionamenti e mobilità obbligatoria per gli statali, conferma? «Confermo. Abbiamo intenzione di utilizzare sia il meccanismo degli scivoli che quello dei prepensionamenti per svecchiare la pubblica amministrazione e far entrare giovani». Come funzioneranno i prepensionamenti? «Intanto abbiamo iniziato ad applicare una norma già prevista dal governo Monti che consente ai Comuni con piani di esubero di effettuare prepensionamenti applicando le regole precedenti alla riforma Fornero. Il primo ad essere autorizzato è stato il Comune di Novara». In pratica, generalizzando, 62 anni e 3 mesi con 36 di contributi invece dei 66 anni attuali. Vale solo per Novara? «Abbiamo aperto un tavolo con il ministero dell' Economia e con l' Inps per estendere l' utilizzo della norma ad altri Comuni che ne stanno facendo richiesta. Vorremmo studiare anche altre soluzioni per le altre amministrazioni e che si basano sullo stesso concetto, ossia favorire l' uscita del personale che è più vicino alla pensione per assumere giovani. È chiaro che tutto questo va reso compatibile finanziariamente. Insieme a Tesoro e Inps stiamo effettuando delle simulazioni per capire quanti nuovi assunti possiamo fare ogni ?tot? di persone che mandiamo in pensione». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 18 26 marzo 2014 Pagina 9 < Segue Il Messaggero Pubblica Amministrazione C' è già un risultato di queste simulazioni? «Ci stiamo ancora lavorando, anche perché molto dipende da quanto tempo si anticipa la pensione. Più apro la forbice, più risparmia lo Stato ma più costa per l' Inps». Anche la mobilità obbligatoria già esiste ma non è praticamente stata mai applicata? «Per farlo stiamo attivando un tavolo interistituzionale insieme a Comuni e Regioni. Dovremo mettere a punto una tabella di equiparazione che chiarisca che, per fare un esempio, un dipendente che è un C1 in un Comune diventa un D3 in un ministero». La mobilità sarà possibile, come chiede per esempio il Comune di Roma, anche tra amministrazione e società controllate? «Sì, ci stiamo lavorando e potrebbe essere introdotta come emendamento al salva Roma. La capitale e gli altri Comuni che hanno piani di ristrutturazione potranno essere un modello, un laboratorio. Ma questa norma ha una sua ratio all' interno della riforma complessiva che abbiamo in mente». Quale sarebbe la ragione? «I dipendenti del pubblico impiego, siano essi di un Comune, di una Regione, di un ministero, ma anche di un' azienda pubblica, andranno tutti considerati come dipendenti della Repubblica che prestano la loro attività pro tempore presso un determinato ente. In questo modo la mobilità non sarà più l' eccezione, ma l' ordinario. Soprattutto sulla parte alta, per i dirigenti». Il ministro Madia ha detto che non ci sarà tempo per trattare con i sindacati? «Chiariamo. Non abbiamo i tempi per la concertazione lunga e rituale. I sindacati ci possono mandare le proposte e possiamo incontrarci, come abbiamo già fatto, informalmente. Il confronto rituale, quello è morto». L ' amministratore delle Ferovie Mauro Moretti è tornato all' attacco sulla questione degli stipendi. Andate avanti comunque anche su manager e dirigenti? «Sulle controllate c' è già un tetto previsto dalla legge e ridotto del 25% da Letta. Pochissime aziende lo hanno applicato. Per le società quotate come Eni e Enel, o che emettono obbligazioni come Ferrovie e Poste , i tetti non sono stati applicati. Ma una regola ci deve essere anche per loro, non si possono lasciare le decisioni sulle retribuzioni solo ai consigli di amministrazione e alle assemblee». Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA. ANDREA BASSI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 19 26 marzo 2014 Pagina 6 La Repubblica Pubblica Amministrazione Pubblico impiego. Stretta sui compensi dei dirigenti Statali, prepensionamenti e mobilità Retribuzioni e pensioni entro 311 mila euro. Moretti: Renzi saprà convincermi. ROMA Il ciclone Marianna si abbatte sui grandi burocrati di Stato. Il tetto di tutti gli stipendi e i compensi erogati dalla pubblica amministrazione s a r à t o t a l e e omnicomprensivo: nessuno potrà riscuotere, per nessun motivo, più di 311 mila euro lordi annui, ovvero la remunerazione del primo presidente della Corte di Cassazione. Il nuovo ministro per la Pubblica amministrazione, M a r i a n n a M a d i a l o h a annunciato a sorpresa, nel corso di un convegno organizzato dalla Bocconi e dalla Eief: «Il tetto per gli stipendi dei manager», ha detto, «è già tarato su quello del primo presidente della Corte di Cassazione: ma io ho firmato una circolare dove si esplicita che in questo tetto debbano essere compresi anche tutti i trattamenti, compresi quelli pensionistici». In altre parole: la circolare trasforma il tetto agli stipendi e agli emolumenti vari dei dirigenti pubblici, già introdotto dai governi Monti e Letta, in un limite «tutto compreso» nel quale vanno computate pensioni, vitalizi, indennità accessorie, collaborazioni occasionali e consulenze. Tirate le somme la nuova regola dice: a nessuno più di 311 mila euro lordi annui. La «tagliola» blocca con effetto immediato pratiche molto diffuse tra gli «alti papaveri» della burocrazia statale: dirigenti in pensione, chiamati a collaborare con lo Stato, cumulavano l' assegno previdenziale e un congruo compenso. Altri mettevano insieme collaborazioni con vari ministeri ed enti; altri ancora stipendi e consulenze. Ora basta: scatta la normacatenaccio. Dall' intervento della Madia non si salva nessuno. La circolare specifica che ai limiti di remunerazione sono soggetti i dirigenti centrali e regionali, i membri dei consigli di amministrazione degli enti, delle autorità di vigilanza e di controllo. Tutti dovranno restare all' interno del tetto dei 311 mila euro, almeno fino a quando non sarà introdotto il nuovo limite, annunciato dal premier Renzi, che vuole che nessuno guadagni più del presidente della Repubblica, ovvero 248 mila euro lordi all' anno. Gli effetti ci saranno. Gli stipendi medi lordi dei dirigenti dello Stato, secondo il rapporto della Bocconi, sono elevati: arrivano fino 243 mila euro al ministero della Salute, a 218 mila a Palazzo Chigi, a 217 mila Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 26 marzo 2014 Pagina 6 < Segue La Repubblica Pubblica Amministrazione euro agli Interni. Lo stipendio medio non incapperà nel limite, ma numerose remunerazioni apicali dovranno essere adeguate. Inoltre molti di coloro che percepiscono stipendi alti, intorno ai 200 mila euro lordi, dovranno fare i conti con collaborazioni e consulenze percepite sempre nell' ambito della pubblica amministrazione e dovranno limare i guadagni per stare all' interno del tetto. La cura tagliastipendi non finisce qui. Dopo la circolare sui dirigenti, è in fase avanzata anche la misura sui manager delle società e delle aziende controllate dallo Stato: la Madia ha annunciato che la «proposta» del governo è in dirittura d' arrivo Del resto la polemica sul caso Moretti, il manager delle Ferrovie che guadagna a 850 mila euro e che ha minacciato di andarsene se gli sarà tagliato lo stipendio, è ancora calda. E ieri il manager è tornato sull' argomento: «Lo stipendio? Aspetto la proposta di Renzi, farò le mie valutazioni e, come dice lui, saprà convincermi ». Intanto i tagli vanno avanti. Cambiano verso anche le pratiche di reclutamento dei manapiano ger pubblici. Da poche ore il sito del ministero della Pubblica amministrazione ha messo in rete un «avviso per la manifestazione d' interesse» per l' incarico di presidente dell' Istat, attualmente vacante: si invia curriculum e programma di lavoro per via telematica e ci si candida. Una inedita procedura di trasparenza che bypassa segreterie politiche e relazioni personali e allarga le possibilità di scelta. Se l' operazionedirigenti è già scattata altre novità, più controverse, sono in arrivo: il ministro della Pubblica amministrazione ha anche annunciato un piano per incentivare i prepensionamenti degli statali per far posto ai giovani. La Madia ha minacciato una «sana mobilità obbligatoria» all' interno della pubblica amministrazione per gestire gli esuberi. Mentre ha parlato di «numeri e metodologia sbagliati» a proposito dell' esistenza, emersa dal Cottarelli, di 85 mila esuberi tra gli statali. Dove la Madia ha toccato un nervo scoperto è tuttavia il rapporto con i sindacati. «Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti», ha replicato la ministra a chi le chiedeva se fosse previsto un confronto con CgilCislUil. «Non lo so, può anche darsi, ma non per forza», ha dichiarato. L' atteggiamento non è piaciuto ai sindacati: per la leader della Cgil Susanna Camusso, già ai ferri corti con il premier Renzi, c' è una «gara tra ministri» per spiegare che dal sindacati «si attendono al massimo dei consigli ma non una discussione ». «Ci rivolgeremo ai lavoratori», ha allargato le braccia il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Madia firma una circolare e annuncia misure per fare entrare i giovani Il ministero ha messo sul suo sito un annuncio per trovare il presidente Istat Il tetto, fissato sulla retribuzione del primo presidente di Cassazione, sarà omnicomprensivo REPUBBLICA.IT On demand su Rep Tv l' intervento di Mauro Moretti sul suo stipendio FOTO:A3 AL TIMONE Il ministro della PA, Marianna Madia. ROBERTO PETRINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 26 marzo 2014 Pagina 4 MF Pubblica Amministrazione Per Poletti serve 1 mld per la cassa in deroga Per il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, anche il 2014 sarà un anno di grande sofferenza sul fronte del lavoro, In audizione alla Camera ha sollevato il nodo del miliardo di euro che manca quest' anno per la cassa integrazione in deroga che, con le casse ordinaria e straordinaria in esaurimento, rischia di diventare un rifugio per ciò che non ha coperture. Il ministro prevede però la riduzione entro maggio degli oneri Inail, il 14% in meno per l' 80% delle imprese. Se Poletti non chiude al dialogo con le parti sociali, pur rimarcando che le decisioni spettano al g o v e r n o , l a c o l l e g a a l l a Pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, dice che nella riforma del settore pubblico non è detto ci siano tavoli. Madia ha inoltre annunciato la firma della circolare sul tetto agli stipendi nella P.a. tarati su quello del primo presidente della Corte di Cassazione. Nel computo saranno cumulati tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi. (riproduzione riservata) ANDREA PIRA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 22 26 marzo 2014 Pagina 8 Italia Oggi Pubblica Amministrazione Oltrettutto farebbe il suo vero mestiere di ministro, ammesso che sia interessata a farlo. La Madia, anziché vietare ai pensionati attività retribuite, dovrebbe dare un' occhiata dalla parte dei Beni culturali: provare per credere L' ineluttabile successo del luogo comune, della retorica italiota e della peggiore routine burocratica lo si constata da tempo. Facciamo qualche esempio. Nei giorni scorsi la graziosa pregnant Marianna Madia ha partorito l' idea di vietare ai pensionati attività retribuite. A parte ogni considerazione di tipo umanitario e sociale (l' impegno degli anziani ritarda il loro decadimento fisico e mentale), la giovane marmotta incaricata della riforma della pubblica amministrazione rivela la mentalità illiberale e proibizionista che tanti irreparabili danni ha già prodotto. Altro esempio interessante, testimonianza di approssimazione nella spesa dei fondi dello Stato, si può trovare nella piazza Tienanmen di Pechino. Nel luogo più frequentato della Cina, c' è il Museo nazionale, e l' Italia, dopo 12 anni di trattativa, ha ottenuto uno spazio interessante (500 mq). In cambio, abbiamo concesso al governo cinese una analoga disponibilità nel palazzo Venezia di Roma. A Tienanmen, inaugurata dal ministro dei beni culturali Ornaghi, è andata in scena, il 6 luglio 2012, la mostra dedicata al Rinascimento a Firenze: purtroppo era la terza mostra sul Rinascimento realizzata in quel Paese e l' affluenza ne ha risentito. Secondo l' ormai larga colonia italiana, si sarebbe trattato di un mezzo flop, visto che la stampa locale non le ha dato l' importanza che meritava e che il botteghino non è stato pari alle attese né ai normali flussi cinesi. Sarebbe un' importante innovazione (il ministro Dario Franceschini potrebbe deciderlo) che i Beni culturali, alla fine di questo genere di esibizioni, comunicassero costi, contributi degli sponsor e risultati di botteghino, in modo che si possa valutare l' efficacia e l' utilità della spesa. L' ultima idea, per Pechino, è di presentare il Barocco romano: un evento a impatto zero, che può far felice qualche mercante, non di certo la curiosità che da quelle parti ci viene riservata. Domanda: ma perché il ministero dei Beni culturali non approfondisce il tema per capire quali siano le iniziative che possano mobilitare, in Cina, il più vasto pubblico, facendo da traino al prodotto italiano? Per renderci conto di questo perché, abbiamo preso in esame il sito del ministero, scoprendo che c' è una specifica direzione per la valorizzazione del patrimonio culturale. Alla sua testa la dottoressa Anna Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 23 26 marzo 2014 Pagina 8 < Segue Italia Oggi Pubblica Amministrazione Maria Buzzi. Spulciato il suo curriculum (ministeriale), abbiamo scoperto che la signora dichiara di parlare in modo fluente il francese. Per l' inglese ha una conoscenza scolastica (che, data la qualità dell' insegnamento italiano, significa zero o quasi). Già questa constatazione, unitamente al fatto che la signora non si sia sentita in obbligo di imparare bene la lingua globale, ci ha fatto venire i brividi. Poi, è venuto fuori che la dottoressa Buzzi è laureata in pedagogia e che, tra i corsi di specializzazione vantati, non ce n' è uno che riguardi la valorizzazione del patrimonio culturale né il management di settore. A questo punto ci siamo fermati, per non accentuare i motivi di depressione. Insomma, al di là dei propositi roboanti, nella pubblica amministrazione, come sappiamo, ci sarebbe molto da fare (eh? Marianna Madia!). © Riproduzione riservata. DOMENICO CACOPARDO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 24 26 marzo 2014 Pagina 32 Italia Oggi Pubblica Amministrazione digitale extraterrestre. La pancia di Formigli «È stata una puntata di pancia», ha detto alla fine di Piazzapulita (La 7, lunedì, ore 21,15) il conduttore Corrado Formigli, memore delle difficoltà incontrate nelle tre ore di diretta per domare l' esuberanza di Vittorio Sgarbi (ospite insieme a Matteo Salvini, Simona Bonafè, Antonio Padellaro, Luigi Angeletti e all' imprenditore Gianluca Brambilla). Sgarbi (appoggiato dal segretario della Lega, e viceversa) ha sparato a zero contro l' euro che ci ha ridotti in miseria, sostenendo che uscire dalla moneta unica si può, restando nell' Unione. Ha ricordato come l' Inghilterra e la Norvegia abbiano conservato la loro moneta (la sterlina e la corona) e ha accusato Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi di aver confezionato il pacco dell' adesione all' euro all' insaputa degli italiani. Va sottolineato che Formigli è apparso più imparziale ed equidistante del solito, forse anche perché impressionato dall' aggressività del critico d' arte e di Salvini. Il dibattito è scivolato poi sui tagli alla spesa che Matteo Renzi sta mettendo a p u n t o e s u l l e c o l p e d e l l a pubblica amministrazione che vessa i cittadini e non accetta di migliorare le sue prestazioni. È stato citato, come esemplare, il caso del Cnel, un ente del tutto inutile che nessuno, fino ad oggi, ha avuto la forza di abolire. Gli sprechi sono tanti e la riduzione della spesa pubblica potrebbe essere semplice, se non si scontrasse con le difese corporative di chi è inutile, ma rifiuta di ammetterlo. Concreto e pratico, il segretario della Uil, Luigi Angeletti, ha sottolineato il rischio che i licenziamenti nel pubblico finiscano per colpire non i fannulloni ma i non protetti da questo o quel parlamentare. Perché il clientelismo è stata la radice della moltiplicazione dei posti fissi, e il clientelismo difenderà a oltranza i propri favoriti. Conclusione (più o meno condivisa da tutti i presenti): il pesce puzza dalla testa. Gira e rigira è sempre la classe politica la responsabile di tutti i mali. La chiave per mettere d' accordo l' Italia intera. © Riproduzione riservata. MASSIMO TOSTI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 25 26 marzo 2014 Pagina 4 Italia Oggi Pubblica Amministrazione Il ministro della pa annuncia un piano di svecchiamento dei dipendenti pubblici, nodo coperture. Madia, il Tesoro ha già detto no Bloccati 4 mila prepensionamenti nella scuola: costano. L' annuncio del ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, «stiamo pensando a prepensionamenti per immettere energie nuove nella pubblica amministrazione», ha fatto rumore. Perché un piano per un' uscita anticipata dei dipendenti pubblici p r o s s i m i a l l ' e t à d a pensione, realizzato attraverso una deroga alla riforma Fornero e finalizzato a far entrare giovani, lo auspicano in tanti e da tanto. Da ultimo il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che non vede l' ora di scaricare un po' di costi per il personale dipendente dal disastrato bilancio capitolino a quello dell' Inps. Peccato che l' operazione costi. Perché i risparmi derivanti dall' inasprimento dei requisiti per l' accesso alla pensione realizzato con la riforma Fornero sono stati messi a bilancio e, nel caso di decida di farne a meno, vanno indicate coperture alternative e di certa entità. A maggior ragione se si tratta non solo di pagare per un periodo più lungo le pensioni, ma anche di mettere a bilancio nuovi stipendi per i dipendenti che copriranno anche solo una quota parte dei posti lasciati liberi. Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la Spending review, avrebbe voluto utilizzare l' arma dei prepensionamenti per tagliare la platea dei circa 3milioni di travet, del resto sono previsti 85 mila esuberi che con la mobilità sono di difficile e lento smaltimento. Ma nel suo programma di lavoro presentato al premier Matteo Renzi si è mantenuto sul generico indicando il tema dei «prepensionamenti con eliminazione di posizioni» tra quelli da approfondire. E precisando che «il risparmio sarebbe più limitato nell' immediato» e comunque comporterebbe il «rischio di effetti imitazione per il privato». Al Tesoro, dove non mancano le fibrillazioni per la tenuta del vincolo europeo del 3%, il dossier è sotto osservazione da tempo. Sul tema il ministero guidato da Pier Carlo Padoan è stato già chiamato a esprimersi, e lo ha fatto in continuità con il suo predecessore, Fabrizio Saccomanni: in questa legislatura sono stati presentati e riscritti vari disegni di legge trasversali ai partiti politici per consentire a circa 4 mila insegnanti, rimasti ingabbiati nella riforma Fornero per «un errore tecnico», di andarsene in pensione con i vecchi requisiti. La Ragioneria generale dello stato ha sempre negato l' autorizzazione. Solo nei giorni corsi il sottosegretario all' economia, Pier Paolo Baretta, ha spiegato i motivi in parlamento: non ci sono Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 26 26 marzo 2014 Pagina 4 < Segue Italia Oggi Pubblica Amministrazione coperture certe per dare l' ok all' operazione. Si tratta di coprire la maggiore spesa dell' Inps, stimata in 35 milioni di euro per il 2014, 105 per il 2015 e così via. E poi i posti lasciati liberi andrebbero riassegnati. Un onere, insomma, quando c' è da risolvere ancora la vicenda esodati. La scelta ovviamente è politica. Intanto i sindacati mordono il freno. «Non so se ci sarà un tavolo con i sindacati, il tempo stringe», ha detto il ministro Madia. «Non credo che un ministro intelligente come la Madia, che ci ha chiesto di aiutarla nel difficile compito di riorganizzare e innovare le amministrazioni pubbliche, non trovi l' interesse e il tempo di farlo insieme ai lavoratori», replica Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl Fp. Avverte Rossana Dettori, segretaria generale della FpCgil nazionale: «Sul prepensionamenti, come tutta la riforma della pa, serve confronto, i processi virtuosi si governano con il consenso, soprattutto con quello dei lavoratori, non con provvedimenti calati dall' alto». E ricorda Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil e profondo conoscitore della macchina pubblica: «Le riforme della pa, ogni volta che si sono proposte senza il coinvolgimento dei lavoratori e di chi li rappresenta, hanno raggiunto sempre l' obiettivo del fallimento». Intanto il confronto è nel governo. © Riproduzione riservata. ALESSANDRA RICCIARDI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 27 26 marzo 2014 Pagina 5 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione Partito l' iter per i pagamenti, il problema è accelerare L' ANNUNCIO È il 22 maggio 2012 quando il premier Mario Monti annuncia l' adozione di quattro decreti per pagare i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione: 2030 miliardi nel 2012. I crediti vanno certificati e compensati con eventuali debiti iscritti a ruolo oppure scontati presso le banche. Dieci mesi dopo, il meccanismo funziona con il contagocce. Serve che Bruxelles ci consenta di pagare i debiti facendo più deficit ma soprattutto più debito. Il via libera Ue arriva il 20 marzo 2013. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli predispone un decreto per rimborsare 20 miliardi di euro di debiti nel 2013 e altrettanti nel 2014. Più tardi i miliardi del 2013 diventeranno 30 . I RISULTATI L' operazione, gestita dal governo Letta, si chiude nel 2013 con 23 miliardi pagati e 4 già autorizzati. Per la metà di quest' anno ne saranno pagati altri 20. Ma il meccanismo, che si basa da un verso sull' erogazione da parte Cassa depositi e prestiti (Cdp) di anticipazioni di denaro a enti locali e Regioni, dall' altro sull' allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno, è ancora lento per Renzi. Che rilancia e promette di pagare 68 miliardi entro settembre. Come si arrivi a 68 miliardi non lo dice. Mentre il nuovo meccanismo dovrebbe essere quello della cessione dei debiti alle banche garantita dalla Cdp. Antonella Baccaro. Antonella Baccaro Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 28 26 marzo 2014 Pagina 1 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione le Riforme promesse e cosa resta degli Annunci Quante delle promesse fatte dai governial loro insediamento trovano realizzazione? Dalla riforma elettoralea quella della giustizia,dai pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione all' abolizione della tassa sulla prima abitazione. Il dossier del Corrieresugli ultimi due governi, quelli di Monti e Letta. Ci sono casi in cui la promessa viene disattesa a causa della mancanza di risorse e altri in cui il dibattito politico vanifica l' intento di raggiungere un risultato tangibile. A PAGINA 5 Baccaro, De Bac, Piccolillo. Baccaro, De Bac, Piccolillo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 29 26 marzo 2014 Pagina 6 La Stampa Pubblica Amministrazione Madia: prepensionamenti per far lavorare i giovani Il ministro della P.A.: "Non è detto che ci saranno tavoli sindacali" Al ministero della Pubblica amministrazione sanno di avere un mese o poco più: entro la fine di aprile l' annunciata riforma dovrà essere pronta. «Abbiamo tempi molto stretti», spiega il ministro, Marianna Madia, «non è detto che ci saranno dei tavoli» con i sindacati, «può anche darsi, ma non per forza». E a poco serve che il ministro, a margine di un convegno dal profetico titolo «I manager pubblici che vogliamo», chiarisca però come si augura «che i sindacati siano i primi a collaborare con noi», e di aver già chiesto loro, in singoli faccia a faccia, «proposte oltre il piano Cottarelli», insomma «di aiutarci a t r o v a r e r i s o r s e p e r l a Pubblica amministrazione» , p e r a p r i r e a « n u o v e energie, ragazze e ragazzi che da troppo tempo non riescono ad entrare in modo sano nella P.A.»: la reazione dei confederali alle sue parole, a quell' ipotesi lasciata aperta ma non considerata necessaria di tavoli di confronto, è quasi ovunque contrariata. Si rivolge con un secco rimprovero al ministro il leader della Cisl Bonanni, richiamandola a «umilmente» lavorare «nell' interesse generale anziché della chiacchiera generale». Il segretario della FpCgil, Rosanna Dettori, la invita a non dire «che non c' è tempo per confrontarsi sulla riforma. È una posizione paternalistica che stride con la sua giovane età. Per altro una posizione fortemente sbagliata», e alla sua voce si aggiunge quella del segretario generale Susanna Camusso, già da giorni in rotta di collisione con il premier Renzi: «Oggi nel Paese e nel dibattito politico lamenta il sindacato confederale è considerato un ostacolo da rimuovere». Meno allarmato il leader della Uil, Angeletti: «L' importante è che il governo faccia le cose giuste». Per quanto riguarda un aspetto che preoccupa particolarmente i sindacati, il ministro ha cercato di dare delle rassicurazioni: non si parli, dice, di 85 mila esuberi del comparto, «un numero e una terminologia assolutamente sbagliati e distorti anche rispetto al piano Cottarelli». La proposta su cui sta lavorando «è quella di provare ad avere delle uscite, anche con prepensionamenti», con l' obiettivo di «aiutare i giovani a entrare», visto che «ci sono generazioni che non hanno avuto un canale sano di accesso nella P.A.: vincitori di concorsi non assunti e precari, vittime di uno Stato che non ha concesso canali sani e trasparenti di accesso, come dice la nostra Costituzione». Quello che ha in mente lo definisce una «sana mobilità obbligatoria, dove il rispetto è quello del diritto del lavoratore, ma dove non ci siano ostacoli burocratici». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 30 26 marzo 2014 Pagina 6 < Segue La Stampa Pubblica Amministrazione E, per quanto riguarda il tetto agli stipendi dei manager pubblici, su cui si è accesa una polemica con l' ad delle Ferrovie Moretti («trovo che sia sbagliato, per l' importanza del tema, metterci a discutere delle singole persone», taglia corto sul punto), Madia annuncia una proposta del governo, che starà dentro «un progetto complessivo sulla P.A.», in cui si prenderanno in considerazione i temi «dell' accesso, della formazione e degli incarichi a termine. Poi, vista anche la situazione del Paese, ci potrà essere un contributo di solidarietà che non riguardi solo i dirigenti, ma che deve partire dalla politica». Lei, ricorda, come primo atto ha firmato una circolare che mette un tetto al cumulo tra redditi e pensioni dei dipendenti pubblici. E la volontà di andare avanti è ribadita quotidianamente anche dal premier. Entro un mese, è la promessa, la riforma sarà pronta. FRANCESCA SCHIANCHI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 31 26 marzo 2014 Pagina 8 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione «Statali prepensionati, spazio ai giovani» Madia: sono per una sana mobilità obbligatoria. Bonanni: poche chiacchiere. ROMA Prepensionamenti, mobilità obbligatoria, rotazione dei dirigenti e tetto agli stipendi dei manager. Sono queste le novità annunciate ieri dal ministro della Pubblica amministrazione M a r i a n n a M a d i a c h e , a d aprile, come previsto dal cronoprogramma del governo, presenterà la sua riforma. Il ministro, rispondendo a margine di un convegno ad una domanda sugli 85 mila dipendenti pubblici in esubero quantificati dal commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, ha detto che non si sta pensando ad uscite traumatiche di personale ma piuttosto a «prepensionamenti» anche «per aiutare i g i o v a n i a d e n t r a r e n e l l a Pubblica amministrazione» . E v e n t u a l i c a r e n z e d i organico, ha aggiunto Madia, potranno essere coperte anche con «una sana mobilità obbligatoria» del personale. Queste decisioni, ha spiegato, visti i tempi stretti, potrebbero essere prese senza aprire un tavolo di trattativa con i sindacati. Che ovviamente non l' hanno presa bene». «Noi pensiamo che il ministro farebbe bene umilmente ad adoperare il suo compito nell' interesse generale anziché della chiacchiera generale», ha commentato Raffaele Bonanni per la Cisl. Ma nel merito la proposta dei prepensionamenti ha ricevuto apprezzamenti dal segretario della Funzione pubblica Cgil, Rossana Dettori (sì se si assumono i giovani, a partire dai vincitori di concorso e dai precari) e dal leader della Uil, Luigi Angeletti: «Ottima idea far entrare i giovani». Un' idea questa dei prepensionamenti per svecchiare la Pubblica amministrazione, che a ben vedere risale al 14 giugno 2006 quando a lanciarla con un' intervista al Corriere fu Nicola Rossi, già consigliere economico di Massimo D' Alema a Palazzo Chigi, che propose appunto di prepensionare 100 mila dipendenti pubblici per assumere 20 mila giovani, con notevoli risparmi e un aumento della produttività. In questi 8 anni, invece, il combinato disposto dell' aumento dell' età pensionabile e del blocco del turnover ha prodotto sì una riduzione del numero dei dipendenti pubblici, scesi da 3,4 a 3,2 milioni, ma ha aggravato l' invecchiamento della burocrazia italiana, tanto che solo il 10% ha un' età inferiore a 35 anni, contro il 28% in Francia e il 25% nel Regno Unito mentre il 44% ha più di 50 anni (29% Francia, 30% Regno Unito). E gli over 60, quelli più vicini alla pensione dunque, sono circa 200 mila. Madia ha quindi annunciato che «ci sarà sicuramento una proposta del governo» sui tagli ai super stipendi dei manager delle aziende pubbliche e ha sottolineato che per i dirigenti pubblici è già vigente la circolare che attua il tetto fissato dal governo Letta pari alla retribuzione del primo presidente di Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 32 26 marzo 2014 Pagina 8 < Segue Corriere della Sera Pubblica Amministrazione Cassazione, cioè 311 mila euro lordi. La riforma, secondo il ministro, riguarderà anche «l' accesso, la formazione e gli incarichi a termine» dei dirigenti. Infine non ha escluso l' arrivo di un «contributo di solidarietà» sulle retribuzioni più alte, «che non riguardi solo i dirigenti, ma che deve partire dalla politica». Nessun commento invece sul caso Moretti, l' amministratore delegato che non vuole subire tagli al suo stipendio di 873.666 euro lordi e che ieri ha detto di non temere di essere sostituito: «Se il governo trova un' alternativa migliore, ben venga». Al ministero dell' Economia, intanto, procede la preparazione del Def, il Documento di economia e finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti, i famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Anche qui c' è una novità. Il sottosegretario all' Economia, Giovanni Legnini, ieri infatti ha aperto alla possibilità che lo sgravio vada anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è difficile da risolvere perché mentre sopra 8 mila euro lo sconto può essere messo in busta paga con un aumento delle detrazioni da lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) sotto gli 8 mila non operano le detrazioni e quindi bisognerebbe erogare una somma attraverso l' Inps, per esempio, o ridurre i contributi previdenziali. I pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal taglio delle tasse. Infine, il viceministro dell' Economia, Luigi Casero, ha annunciato che nell' attuazione della delega fiscale si partirà dalle dichiarazioni dei redditi precompilate che dal prossimo anno potrebbero essere mandate ai pensionati e ai dipendenti pubblici. Enrico Marro. Enrico Marro Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 33 26 marzo 2014 Pagina 21 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione Modello Alessi In Senato il ddl Ichino. Dare lavori utili ai cassintegrati La cassa integrazione può essere socialmente utile? Sì. Lo ha dimostrato lo scorso anno Michele Alessi, l' imprenditore piemontese che, in piena crisi economica, anziché ricorrere alla Cig nei mesi fisiologici di minor produzione, mise i suoi dipendenti a disposizione della comunità di Omegna, dove sorge la fabbrica. Aderì l' 85% dei dipendenti: furono dedicate 10.017 ore di lavoro per ritinteggiare il terzo piano della scuola De Amicis, pulire il verde pubblico e assistere disabili e anziani. Alessi investì di tasca propria. Cioè pagò come di consueto manager e operai e, paradossalmente, continuò a versare la percentuale obbligatoria per il fondo di cassa integrazione. Il modello, però, era ormai fissato. Ed è confluito nel disegno di legge bipartisan depositato in Senato con l' atto numero 1221 e assegnato alla XI Commissione permanente su lavoro e previdenza sociale. L' estensore e primo firmatario è Pietro Ichino. Spiega il professore: «Abbiamo provato a delineare un modello di sospensione dal lavoro socialmente utile, e anche a dotare i Centri per l' impiego di un know how specifico per mettere in contatto domanda e offerta anche in luoghi e occasioni dove esse per lo più non si incontrano». Anzitutto, chi interessa: le aziende da una parte, Regioni ed enti locali dall' altra. In un caso, è l' impresa che, se ci sono le condizioni per la cassa integrazione ordinaria o straordinaria, propone di far impiegare i dipendenti, su base volontaria, per attività di pubblica utilità: il datore di lavoro, che organizza il servizio, dovrà pagare un quarto della integrazione salariale a carico della Cig, mentre tre quarti resteranno a carico dell' Inps. Negli altri casi, potranno essere gli enti locali a fare richiesta al Centro per l' impiego di una serie di figure; i cassintegrati che decideranno di aderire continueranno a ricevere l' integrazione salariale per intero dall' Inps. Le misure possono durare tre mesi, rinnovabili per altri tre. «Siamo orgogliosi di essere stati in parte di ispirazione per questo disegno di legge, la nostra esperienza ha dato una carica speciale al nostro gruppo», racconta Michele Alessi. Il nuovo schema potrebbe essere attivato nelle cancellerie dei tribunali, negli ispettorati, per la vigilanza fuori dalle scuole, nelle biblioteche, per la manutenzione ordinaria degli edifici pubblici, nei musei. Spiega Ichino: «Bisogna essere realisti: al momento la pubblica amministrazione impiega oltre duecentomila contrattisti a termine. È verosimile che nei prossimi tre anni ne riesca a immettere in ruolo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 34 26 marzo 2014 Pagina 21 < Segue Corriere della Sera Pubblica Amministrazione non più di uno su venti. È sbagliatissimo incoraggiare i giovani a puntare su questa soluzione occupazionale: semmai andrebbero assistiti nel reinserimento nel tessuto produttivo ordinario con i nuovi strumenti come il contratto di ricollocazione. Quando, invece, in una amministrazione si verifica una necessità occasionale, ha più senso e costa meno utilizzare risorse che altrimenti resterebbero ferme». Il pluripremiato «Modello Alessi» (sette riconoscimenti nel 2013: anche da Confindustria ed Ernst&Young) ha incoraggiato un' altra grande industria metalmeccanica piemontese a seguirne l' esempio: partirà ad aprile con attività sul territorio per i servizi sociali. Hanno aderito 70 dipendenti su duecento. Il messaggio ai lavoratori è: l' azienda non vi abbandona. Elvira Serra @elvira_serra. Elvira Serra Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 35 26 marzo 2014 Pagina 5 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione che cosa Resta di tanti Annunci Dai tentativi avviati da Monti e Letta all' agenda di Renzi la strada a Ostacoli delle Riforme Annunci e realizzazioni. Quante delle promesse fatte dai governi al loro insediamento trovano realizzazione? Abbiamo provato a fare un riepilogo sui temi principali: dalla riforma elettorale a quella della giustizia, d a i p a g a m e n t i d e i d e b i t i d e l l a Pubblica amministrazione all' abolizione della tassa sulla prima abitazione. Ci siamo soffermati sugli ultimi due governi: quello Monti, durato un anno e cinque mesi, e quello Letta, esauritosi in quasi dieci mesi. Certo la durata di questi esecutivi non ha giovato alla realizzazione delle promesse: alcuni programmi sono ancora da completare e rispetto a alcuni di questi dossier il governo Renzi ha già dichiarato l' intenzione di procedere. Ci sono casi in cui la promessa viene completamente disattesa a causa della mancanza di risorse e altri in cui il dibattito politico vanifica l' intenzione di portare a casa un risultato tangibile. Talvolta il problema sono i provvedimenti attuativi che restano soltanto sulla carta e impediscono alle decisioni di raggiungere l' obiettivo. Sempre più spesso gli iter degli atti vengono rallentati dal controllo in sede europea. Un controllo che a volte è solo formale, più spesso è preventivo e vincolante, al punto da cambiare il corso delle decisioni. e © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 36 26 marzo 2014 Pagina 5 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione Soldi ai partiti, stop ma dal 2017 Ora l' attacco ai superstipendi L' ANNUNCIONel settembre 2012 il premier Mario Monti annuncia: «Sui costi della politica serve un colpo d' ala, bisogna agire subito». Un mese dopo, il presidente del Consiglio agisce per decreto legge e approva tagli drastici alle poltrone degli enti locali e al finanziamento dei gruppi. Il dl prevede controlli più rigidi sull' operato di Comuni e Regioni con sanzioni finanziarie pesanti e tagli di vitalizi . I RISULTATINel febbraio del 2014, il governo Letta procede all'«abolizione» del finanziamento pubblico ai partiti (contestato dai 5 Stelle), che avverrà solo progressivamente, fino a esaurirsi nel 2017. La nuova legge abolisce i rimborsi pubblici a i partiti e li sostituisce con agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef. Il 24 marzo il ministro Graziano Delrio promette «uno tsunami antiburocrazia». È in arrivo per f i n e a p r i l e l a r i f o r m a d e l l a pubblica amministrazione, che prevede il taglio degli stipendi dei supermanager. Secondo Renzi nessun manager pubblico dovrebbe prendere uno stipendio superiore a quello del capo dello Stato, cioè 239.181 euro lordi l' anno. Al. T. Al. T. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 37 26 marzo 2014 Pagina 9 Corriere della Sera Pubblica Amministrazione Auto blu, le Maserati di La Russa su eBay All' asta le prime 25 berline dei ministeri di Giustizia, Interni e Difesa. «Venghino signori, venghino». La #svoltabuona come ama definirla Matteo Renzi a ben vedere comincia oggi con un profilo eBay. Ad aprirlo sarà Palazzo Chigi e anche questo è un segno dei tempi che cambiano. Sul popolare sito di ecommerce e sul sito della presidenza del Consiglio comparirà un banner recante l' elenco di circa 170 auto blu (in uso da diversi ministeri tra cui gli Interni, la Giustizia e la Difesa) che saranno messe all' asta a cadenza settimanale fino al 16 aprile. Verranno suddivise in 6 tranche da 25 (la prima assicurano a Palazzo Chigi sarà bandita tra qualche giorno dopo aver sistemato tutti gli adempimenti tecnici del caso, come il via libera da parte dell' Agenzia del Demanio e degli uffici legislativi competenti). Poi i fanatici della Maserati 139 Quattroporte (nel 2011 l' ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ne fece acquistare 15 a 117 mila euro ciascuna suscitando più di qualche critica per il presunto sperpero di denaro pubblico) potranno ambire a diventare proprietari di queste berline «ministeriali» il cui prezzo di mercato attuale è di circa 50 mila euro, secondo le rilevazioni della rivista Quattroruote . Tra le vetture all' asta su eBay anche alcuni modelli che avranno quasi il sapore di un cimelio, come le Lancia K di Interni e Giustizia (l' ultima prodotta risale al 2001 e il valore attuale oscilla tra i mille e 1.500 euro), la Lancia Thesis diffusa un po' tra tutti (in un range che oscilla tra i 2.500 e i 12 mila euro a seconda dell' anno di produzione e della versione) e la Volvo S60 del Viminale (la prima serie arriva fino al 2009 e può valere dai 3 mila ai 9.500 euro; la seconda, attualmente in produzione, può raggiungere anche i 30 mila euro). Dovrebbero essere inserite nell' elenco anche le Bmw 525d alcune delle quali in servizio al dicastero di via Arenula guidato da Andrea Orlando, le potentissime Audi A6 il cui valore può toccare i 50 mila euro, infine le Alfa Romeo 159 (valore compreso tra i 5 mila e i 16 mila euro) e 156 in dotazione agli Interni, che ne avrebbe messe a disposizione la parte più consistente per volere del ministro Angelino Alfano. Complicato calcolare il ritorno economico per lo Stato (al netto della spesa di nove euro per l' inserzione, oltre ai 35 di commissione per ogni auto venduta), anche perché non si conoscono ancora le basi d' asta, ma difficilmente si scosteranno molto dalle rilevazioni di Quattroruote . Soprattutto è prematuro calcolare l' effetto emotivo della prima procedura di messa in vendita pubblica di auto blu. La scelta della presidenza del Consiglio di privilegiare eBay risponde a due motivazioni: dare un messaggio di trasparenza e al tempo stesso sperare nel massimo introito possibile considerato il Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 38 26 marzo 2014 Pagina 9 < Segue Corriere della Sera Pubblica Amministrazione bacino potenziale di 3,5 milioni di utenti attivi di eBay in Italia che potranno sfidarsi in un' insolita corsa al rialzo. Rileva Irina Pavlova, responsabile comunicazione della filiale italiana di eBay, che la cosiddetta «offerta per procura» (la funzione prevista dal sito di ecommerce di dare all' utente la possibilità di definire all' inizio dell' asta la somma che si vuole impegnare senza dover stare poi fisicamente davanti al pc vista la procedura automatica di rilancio) potrebbe far salire il prezzo teoricamente all' infinito. Al netto delle tecnicalità resta la volontà dell' esecutivo Renzi di dare un messaggio simbolico ai cittadini e di ridurre i costi della macchina amministrativa. Proprio il presidente del Consiglio si è reso protagonista di un episodio a suo modo esemplificativo due anni fa quando era sindaco di Firenze: per dare un segnale alla cittadinanza aveva deciso la vendita di quattro auto di servizio di grossa cilindrata (una berlina Volvo e tre Alfa Romeo a gasolio) ma il ricavato alla fine è stato inferiore alle attese (17.774 euro) anche perché era stato utilizzato il modello della busta chiusa che non consentiva il rilancio. Visto il precedente, ecco spiegato il perché della scelta di eBay. D' altronde anche il commissario alla spending review , Carlo Cottarelli, qualche giorno fa in un' audizione al Senato ha fissato l' asticella: «Non più di cinque auto per dicastero» e l' uso consentito solo a ministri e viceministri. Se qui siamo nel campo delle intenzioni, i numeri finora raccontano una realtà ancora diversa. La contabilità delle auto di servizio della Pubblica amministrazione e degli enti locali la fornisce da anni il centro studi Formez alle dipendenze del ministero della Funzione pubblica. Al 31 dicembre 2012 l' ultimo bilancio fornito dall' ente le cosiddette «auto blu» sono 58.688 (al netto delle vetture in uso dalla Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato) per un esborso complessivo di quasi 950 milioni di euro tra spese di acquisto, noleggio, gestione di personale: 118 milioni di euro in meno rispetto al 2011. Rileva Carlo Flamment, presidente del Formez, che il tema delle auto di servizio investe soprattutto gli enti locali più che ministeri e amministrazione centrale: «Le Regioni hanno oltre 51 mila auto, oltre il 90% del totale e sono proprio loro i centri di spesa più evidenti». A confermarlo anche la quantità di consiglieri regionali indagati in questi anni per i rimborsi gonfiati sotto la dicitura «spese di trasporto». Altro tema è quello degli acquisti di nuove vetture sotto la regia di Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. All' attivo ora ci sono un paio di convenzioni stipulate dall' ente dal valore di 40 e 15 milioni di euro per l' acquisto complessivo di 5.500 tra berline e utilitarie da qui al 2015. Beninteso: sono soltanto accordi quadro, delineano cioè i limiti (anche di prezzo) entro i quali gli enti centrali e locali potranno acquistare nuove auto per esigenze di servizio. Ecco non si vorrebbe che tutto si tramutasse in una partita di giro. In quel caso non ci salverebbe neanche eBay e la #svoltabuona. Fabio Savelli fabiosavelli. Fabio Savelli Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 39 26 marzo 2014 Pagina 37 Il Sole 24 Ore Normativa Comuni Enti locali. Il via libera del dipartimento delle Finanze nella risposta a una richiesta di chiarimenti. La Tari dribbla il blocco Iuc L' acconto sarà calcolato in percentuale su Tares, Tarsu o Tia 2013 LA TASI IN ALTO MARE Il presidente dell' Anci, Piero Fassino, ha chiesto al ministro Angelino Alfano il provvedimento di proroga dei preventivi a fine luglio. Gianni Trovati La Tari dribbla il "blocco" agli acconti della nuova imposta unica comunale determinato dal ritardo dei bilanci preventivi dei Comuni, che sono impantanati nelle tante incertezze normative s u l F i s c o 2 0 1 4 e s i preparano a veder slittare al 31 luglio la propria scadenza. La nuova data in programma (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) complica la vita agli incassi attesi a giugno, perché l' Imu può continuare a basarsi sulle aliquote decise lo scorso anno, rimandando a dicembre i conguagli con le delibere 2014, ma Tasi e Tari mancano di parametri di riferimento. Per la Tari, però, diventa possibile "ripescare" la norma ponte utilizzata lo scorso anno, quando la Tares annaspava e Comuni e aziende, per evitare crisi di liquidità, hanno ottenuto la chance di chiedere le prime rate sulla base dei parametri utilizzati nel 2012 da Tarsu e Tia. Il via libera è arrivato dal dipartimento Finanze, che rispondendo a un Comune (nota prot. 5648/2014) ha delineato la massima libertà concessa dall' autonomia regolamentare dei Comuni, espressamente richiamata dalla nuova disciplina del tributo sui rifiuti. Due rate per Tari e Tasi In pratica il dipartimento ha spiegato che nel nuovo quadro delle regole i Comuni hanno un unico obbligo esplicito, quello di prevedere per Tari e Tasi almeno due rate (anche in date diverse per i due tributi) a distanza di sei mesi l' una dall' altra. Soddisfatta questa condizione, non esisterebbero altri vincoli sulla disciplina delle rate, e per chiedere acconti fondati sui parametri 2013 non serve nemmeno una norma esplicita: l' anno scorso, la "resurrezione" dei vecchi tributi era stata disposta per legge, dall' articolo 10 del decreto "sbloccapagamenti" (Dl 35/2013). Nel nuovo contesto, in base alla lettura ministeriale, non si tratta invece di far rivivere vecchie sigle, ma più semplicemente di chiedere acconti Tari calcolati in percentuale sul conto presentato a ogni contribuente da Tares, Tarsu o Tia nel 2013. Una volta decise, le nuove tariffe determineranno invece il saldo di dicembre. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 40 26 marzo 2014 Pagina 37 < Segue Il Sole 24 Ore Normativa Comuni La flessibilità della Tari Un passaggio così "indolore" è reso possibile dalla pronunciata flessibilità della Tari che, dopo la lezione impartita dal fallimento dell' esperimento Tares, assume il "metodo normalizzato" di determinazione delle tariffe semplicemente come uno dei parametri da tenere in considerazione e imbarca tutte le deroghe introdotte via via nel 2013. Anche l' ampio ventaglio di strumenti di pagamento della Tari, che oltre all' F24 contemplano bollettino, Rid, Mav e così via, attenua molto il problema dettato dall' assenza di un codice tributo (indispensabile) solo per l' F24. Questa libertà, naturalmente, non significa che il tributo sui rifiuti possa "disinteressarsi" delle novità che la distinguono dalla disciplina 2013, a partire dal fatto che il decreto "salvaRoma" ter ha reintrodotto l' esenzione totale per i rifiuti speciali assimilati agli urbani e smaltiti autonomamente dai produttori: una novità che interessa da vicino le imprese e gli esercizi commerciali mediograndi, e che era stata prima proposta e poi affossata da una contraddizione normativa nella legge di Stabilità. Il decreto salvaRoma è solo all' inizio del proprio iter di conversione (ieri scadeva il termine per gli emendamenti in commissione alla Camera), ma l' esenzione è pienamente in vigore e quindi incide anche sugli acconti liberi concessi dal ministero. I preventivi al 31 luglio Il via libera agli acconti Tari "modello 2013" offre un grosso aiuto ai Comuni e alle aziende di igiene urbana, che grazie a questo intervento tempestivo potranno evitare il rischio liquidità vissuto lo scorso anno, ma non risolve gli altri problemi della Iuc. Anche perché il rinvio dei preventivi comunali al 31 luglio, anticipato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, sta ora cominciando a percorrere le vie ufficiali: ieri il presidente dell' Anci, il sindaco di Torino Piero Fassino, lo ha chiesto per lettera al ministro dell' Interno Angelino Alfano, e il provvedimento è ormai instradato. A renderlo indispensabile è l' alto mare in cui naviga la Tasi, che proprio nel "salvaRoma" ter incontra i correttivi legati all' aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille per finanziare le detrazioni sulle abitazioni principali. Sulla gestione e sugli effetti concreti di questi correttivi la discussione è aperta, perché alcuni Comuni li stanno ignorando (e prevedono aliquote entro il 2,5 per mille senza detrazioni) e altri stanno studiando meccanismi che concentrano gli sconti esclusivamente sulle fasce più basse di valori catastali. Il problema Tasi Sta di fatto, comunque, che far pagare gli acconti sulla base dei parametri standard, con l' aliquota all' 1 per mille per tutti senza detrazioni, oltre a essere momentaneamente impossibile (manca la norma) è anche politicamente complicato, perché costringerebbe al versamento anche contribuenti che si vedrebbero poi azzerare l' imposta dalle future detrazioni. Nemmeno la strada del rinvio, però, è priva di ostacoli: decidere a luglio le aliquote significherebbe far pagare gli acconti a settembre, e quindi far slittare al 2014 il saldo, che deve essere separato dalla prima rata da almeno sei mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA La denuncia Per la Iuc l' acconto diventa impossibile. Questo il titolo dell' articolo del Sole 24 Ore di ieri con cui si lanciava l' allarme sulle conseguenze che avrebbe prodotto la proroga al 31 luglio dei bilanci preventivi sulle prime rate di Tasi (servizi) e Tari (rifiuti). GIANNI TROVATI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 41 26 marzo 2014 Pagina 16 Il Sole 24 Ore Normativa Comuni I negoziati transatlantici. Si lavora all' azzeramento dei dazi e alla riduzione dei costi. Libero scambio UsaUe Ecco i vantaggi per le Pmi La chiave sarà l' omologazione di standard e certificazioni. Gabriele Meoni WASHINGTON. Dal nostro inviato Le auto europee sono sicure come quelle americane. Eppure per poter essere vendute negli Usa devono ottenere una certificazione ad hoc. I macchinari prodotti nella Ue devono avere la marcatura CE ma oltre Oceano la certificazione più comune è quella UL. La lista potrebbe proseguire ma il concetto non cambia: una maggiore cooperazione tra Europa e Stati Uniti in materia di regole e standard tecnici farebbe risparmiare non poco alle imprese. La questione interessa certamente le multinazionali, le cui componenti fanno la spola da una parte all' altra dell' Atlantico prima di "partorire" il prodotto finale, ma riguarda anche le piccole e medie imprese. Anzi, a ben vedere i costi delle regolamentazioni incidono di più sulle Pmi, che hanno volumi di affari nettamente inferiori. Ue e Stati Uniti stanno negoziando da otto mesi un accordo, chiamato Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) che in cima all' agenda ha messo proprio la riduzione delle barriere non tariffarie, cioè tutte le normative che ostacolano il commercio tra le parti. I temi sul tavolo sono molti, l' esito non è per niente scontato (si punta a un' intesa nel 2015) ma in caso di successo l' impatto sulle aziende italiane sarebbe rilevante. Per sottolineare come questo accordo non è fatto a misura di multinazionali i negoziatori vogliono inserire nel testo del Trattato un capitolo dedicato alle Pmi, una novità assoluta per un accordo commerciale europeo. Per il made in Italy gli Stati Uniti sono già oggi il primo mercato di sbocco extraUe, con un export che nel 2013 è arrivato a 27 miliardi di euro (+1,5%) e che nei primi due mesi del 2014 ha continuato a crescere (+7,6%) mentre Russia, India, Turchia e Medio Oriente segnavano il passo. Eppure per le nostre imprese, in particolare le Pmi, ci sono ancora grandi margini di crescita e il Ttip può dare un contributo. Dazi azzerati o quasi, riduzione delle barriere non tariffarie, accesso agli appalti pubblici, protezione delle indicazioni geografiche. Questi gli ambiziosi obiettivi dell' accordo. Vediamoli uno per uno. Abbattimento dei dazi Oltre l' 85% dei prodotti dei prodotti italiani entra negli Usa con un dazio inferiore al 10%. I settori dove invece le tariffe pesano per il 1020% sono tessileabbigliamento, alimentare e calzaturiero. Una loro riduzione consentirebbe alle imprese di aumentare i margini o di ridurre i prezzi. Finora la Ue ha messo sul piatto un' offerta più generosa, che prevede di azzerare i dazi sul 95% dei Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 42 26 marzo 2014 Pagina 16 < Segue Il Sole 24 Ore Normativa Comuni prodotti importati dagli Usa, contro il 70% degli Stati Uniti. Il divario è stato criticato dai negoziatori europei che hanno chiesto un' offerta migliore. «Nel nostro settore spiega Tom Sharkey, managing director di Selden Masts, gruppo svedese che produce alberi per barche, presente negli Usa con uno stabilimento i dazi sono del 6% e una loro eliminazione ci garantirebbe un grande vantaggio rispetto ai concorrenti non europei sul mercato americano». Gli standard tecnici È forse il capitolo più importante dei negoziati. L' idea è arrivare a un' omologazione delle normative, ma non sarà facile. All' ultimo round di colloqui, che si è svolto a Bruxelles dal 10 al 14 marzo, gli europei hanno insistito per prendere in esame le regole settore per settore: dalla farmaceutica all' auto, dalla chimica all' alimentare. Gli americani invece preferiscono un approccio orizzontale che fissi un metodo comune per tutti i comparti. Ci sono due modi per arrivare a una convergenza: il reciproco riconoscimento della regolamentazione o l' adesione a standard internazionali comuni. Un accordo sarebbe prezioso soprattutto per le aziende italiane che producono macchinari, componenti auto, materiali elettrici. «Le aziende denuncia Markus Beyrer, direttore generale di Business Europe, l' associazione delle imprese europee in molti casi sono costrette a creare due famiglie di prodotti per poter vendere in entrambi i mercati. Una duplicazione di costi che il Ttip può eliminare». Gli standard fitosanitari I controlli fitosanitari sono un incubo per il made in Italy. Le norme Usa sono molto severe e difformi da quelle europee. Nel maggio scorso è stato tolto il veto ai salumi semistagionati del Nord Italia dopo oltre 15 anni, ma quelli delle altre regioni restano proibiti. Un riconoscimento reciproco degli standard sanitari sarebbe un grande successo per la nostra filiera alimentare. Le indicazioni geografiche L' Italia, con oltre 750 marchi, è leader nelle indicazioni geografiche alimentari registrate nella Ue. Il problema è che negli Usa non vengono riconosciute. Il tema è sensibile perché esistono molti produttori americani che praticano l'"Italian sounding", cioè utilizzano nomi e simboli che evocano l' origine italiana del prodotto. Il tema è già stato discusso a livello tecnico ma, come ha ammesso il capo negoziatore Ue Ignacio BerceroGarcia, «siamo in una fase iniziale». Accesso agli appalti Poco più del 30% del mercato americano degli appalti pubblici è aperto alla concorrenza internazionale. Una formidabile barriera eretta sia attraverso normative statali o locali, sia tramite il "Buy American", la clausola inserita nel pacchetto di stimoli federali del 2009 secondo cui l' acciaio e gli altri materiali usati nei lavori pubblici finanziati dalla legge devono essere americani. «Noi produciamo cavi di acciaio speciale per le costruzioni spiega Francesco Giardina, managing director di Strand Tech Martin, filiale Usa del gruppo bresciano Ori Martin . Qui esistono due mercati degli appalti, uno riservato alle aziende locali e uno aperto a quelle internazionali. Noi possiamo partecipare a entrambi solo perché abbiamo uno stabilimento nel South Carolina e dunque rispettiamo le norme del "Buy American". È comunque una norma penalizzante perché ci impedisce di selezionare i materiali più convenienti sul mercato, facendo salire i costi». © RIPRODUZIONE RISERVATA L' ATTRATTIVITÀ DELLA PARTNERSHIP TRANSATLANTICA Il 38,6% delle merci italiane è già a dazio zero negli Usa e il 47,4% paga tariffe inferiori al 10 per cento. In alcuni settori però, a partire da calzature, tessileabbigliamento e alimentare, i dazi incidono in maniera più consistente 342 I settori più esposti Il numero di categorie merceologiche italiane colpite da dazi Usa tra il 10,2 e il 19,9% MEDIA EFFICACIA Il reciproco riconoscimento degli standard tecnici e di sicurezza taglierebbe del 25% i costi a carico delle imprese europee, secondo stime della Commissione. L' 80% dei benefici dell' accordo deriverebbe dall' abbattimento dei costi legati alla regolamentazione ALTRE BARRIERE 119 In miliardi di euro Il beneficio economico annuo del Ttip per la Ue nel caso di un accordo ambizioso EFFICACIA La Ue preme sugli Usa perché includano gli appalti pubblici nell' accordo di libero scambio. Non sarà facile perché il Governo americano, a livello federale e ancora di più a livello subfederale, tende a dare la preferenza alle aziende Usa con norme ad hoc APPALTI 70% Poca concorrenza La quota del mercato americano degli appalti che resta chiusa alle imprese Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 43 26 marzo 2014 Pagina 16 Il Sole 24 Ore Normativa Comuni < Segue internazionali ALTA EFFICACIA. GABRIELE MEONI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 44 26 marzo 2014 Pagina 8 Il Messaggero Normativa Comuni Lavoro, stop alle dimissioni in bianco Sì della Camera IL CASO ROMA Cala il sipario sulle dimissioni in bianco. L' Aula della Camera ha approvato la proposta di legge che mette fine alla pratica sulla base della quale al lavoratore, e più spesso alla donna lavoratrice, si chiede di firmare una lettera di dimissioni al momento dell' assunzione. Una lettera che può essere successivamente utilizzata dal datore di lavoro: il più delle volte in caso di gravidanza, ma anche per una malattia prolungata o per la partecipazione ad uno sciopero. Il testo, approvato a Montecitorio con 300 sì, 101 no e 21 astenuti, passa ora al Senato. In base al testo approvato, la lettera di dimissioni volontarie deve essere sottoscritta, pena la sua nullità, dal lavoratore su appositi moduli, con tanto di numero progressivo che accerta la data, resi disponibili gratuitamente dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici comunali e dai centri per l' impiego. La nuova normativa si riferisce a qualsiasi contratto. E la nuova disciplina assicura una semplificazione degli oneri amministrativi connessi alla risoluzione del contratto per dimissioni volontarie, salvaguardando, tuttavia, l' esigenza di garantire la certezza dell' identità del lavoratore richiedente e il rispetto del termine di validità del modulo di dimissioni. Qualora la lavoratrice o il lavoratore si assentino dal lavoro, senza fornire comunicazioni, per oltre sette giorni, il rapporto si intende risolto per dimissioni volontarie. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 45 26 marzo 2014 Pagina 49 Il Messaggero Normativa Comuni Sigilli al Ciak Village: «Abusivo da sempre» Il locale della movida a Tor Di Quinto chiuso dai carabinieri L' INCHIESTA AVVIATA DOPO UN' AGGRESSIONE HA RIVELATO GRAVI VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA DI SICUREZZA. IL SEQUESTRO Chiuso il «Ciak Village», la struttura abusiva della movida in viale di Tor di Quinto 57 B, ha i sigilli. Dopo mesi di indagini i carabinieri di Ponte Milvio sono tornati e hanno messo i catenacci al cancello dell' associazione culturale. PICCHIATO Il primo sopralluogo dei carabinieri al «Ciak Village», risale al 31 ottobre del 2012, la notte di Halloween c' era una festa evento, un ragazzo allora minorenne venne aggredito senza motivo da una banda, pestato a sangue sotto gli occhi della fidanzatina e dei buttafuori. Gli aggressori probabilmente erano sotto l' effetto di alcol e droga, si accanirono sul giovane spaccandogli la faccia con un tirapugni. Nessuno chiamò le forze dell' ordine e nemmeno l' ambulanza, il giovane venne trascinato fuori dai cancelli e lasciato lì. La storia di sangue fece scattare le indagini, uno degli aggressori venne arrestato, un altro si suicidò pochi mesi dopo. L' inchiesta sull' aggressione fece puntare i riflettori agli investigatori sulla struttura che ospitava eventi organizzati di solito con il passaparola sui social network. LA STRUTTURA Completamente abusivo e senza nessuna norma di sicurezza, il «Ciak» è un' area gigantesca allestita oltre due anni fa con tubi innocenti, alta circa 10 metri e con la copertura in ferro. Gli investigatori dicono che è un vero miracolo «se fino ad oggi non c' è scappato il morto». Il «Village» era un luogo di ritrovo dove, a seconda del tema dell' evento, si suonava musica dal vivo, si faceva cabaret, venivano proiettati film, ma si organizzavano anche serate dedicate alla gastronomia e incontri di pugilato e di kick boxing. Quando ieri mattina sono arrivati i carabinieri hanno trovato il custode che dormiva nella roulotte parcheggiata quasi davanti all' ingresso. Oltre il cancello niente era a norma, cavi elettrici volanti, bagni sporchi e uscite di sicurezza ostruite. DEMANIO Apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento è il reato ipotizzato nell' inchiesta coordinata dal pm Tiziana Cugini e la presidente è stata indagata. Ma l' indagine sul «Village» non è finita con i sigilli. La gigantesca struttura è stata costruita su un terreno che appartiene al demanio comunale ed è destinato a verde pubblico. I carabinieri oltre a verificare le condizioni delle strutture vicino, dovranno anche scoprire perché in più di due anni nessuno si è mai accorto della costruzione Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 46 26 marzo 2014 Pagina 49 < Segue Il Messaggero Normativa Comuni abusiva. L' inchiesta ora punta ad appurare chi avrebbe dovuto eseguire i controlli sul demanio, se questi controlli sono mai stati fatti ed eventuali responsabili. Paola Vuolo © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 47 26 marzo 2014 Pagina 14 MF Normativa Comuni chiusa l' indagine sui finanziamenti concessi sotto la presidenza di ponzellini. Bpm, 16 indagati per BPlus Oltre all' ex presidente, al factotum Cannalire e a Corallo, nel mirino politici e imprenditori. Tra i reati ipotizzati associazione per delinquere e appropriazione indebita. Ma cade la corruzione tra privati. Arriva al termine l' inchiesta che nel 2011 scosse dalle fondamenta la vecchia Banca Popolare di Milano. La Procura di Milano ha chiuso l' indagine sui finanziamenti sospetti elargiti dai precedenti vertici di Piazza Meda. Le indagini condotte dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici sono partite dal rapporto ispettivo della Banca d' Italia e hanno ruotato principalmente intorno alla società di scommesse B Plus (ex Atlantis) alla quale nel 2009 la Bpm concesse linee di credito per 148 milioni (prima 90 milioni, poi altri 58 in una seconda tranche). Ieri la Guardia di Finanza ha notificato l' avviso di fine indagini all' ex presidente Massimo Ponzellini, al suo ex braccio destro Antonio Cannalire e al patron di Atlantis/B Plus, Francesco Corallo. Le accuse a vario titolo ipotizzate dalla magistratura sono associazione per delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio e altri reati per la vicenda dei presunti finanziamenti illeciti concessi da Bpm nell' era di Ponzellini. Tra le altre 14 persone indagate figurano anche Onofrio Amoruso Battista, avvocato ed ex consigliere regionale della Lombardia, Emilio Santomauro, ex consigliere comunale milanese, Giorgio Bianchini Scudellari, che era nel cda dell' istituto di credito, gli imprenditori Rosario Scuteri e Camillo Colella, il commercialista di Ponzellini, Guido Rubbi, Maurizio Mondani in qualità di ad di Capgemini. E poi ancora Luigi Simeoni della società Lk RealEstate, Emilio Sacchi della Binda 4 srl, Alberto Tripi del gruppo Almaviva, Paolo Golzio, Maria Grazioli, Francesco Franzoni e Alessandro La Monica, che era nel gruppo di Corallo. Ponzellini era finito agli arresti domiciliari il 29 maggio 2012 con le accuse di associazione per delinquere e corruzione privata (accusa quest' ultima poi caduta sia per lui sia per Corallo, quando l' istituto di credito ha ritirato la querela nei loro confronti). Corallo, invece, era rimasto latitante per 14 mesi a Santo Domingo prima di costituirsi la scorsa estate e poi essere scarcerato. Dalle carte dell' inchiesta, oltre a una lunga serie di finanziamenti sospetti (150 milioni, in particolare, a Atlantis) concessi grazie all' opera di Antonio Cannalire e in cambio di presunte tangenti, era emersa anche una vera e propria «struttura parallela» dentro la banca: una «associazione affaristicocriminale», Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 48 26 marzo 2014 Pagina 14 < Segue MF Normativa Comuni secondo i pm, che curava anche un «fascio di interessi di origine politica e imprenditoriale». Secondo quanto ricostruito dai pm, Ponzellini riceveva personalmente alcune richieste di credito e faceva forti pressioni affinché le pratiche fossero evase dal comitato crediti anche senza avere tutte le caratteristiche richieste dalla normativa. Dal provvedimento d' arresto per l' ex presidente erano emersi anche nomi di politici (non indagati): dagli ex ministri Paolo Romani, Aldo Brancher e Ignazio La Russa ai parlamentari Daniela Santanchè e Alfredo Messina. (riproduzione riservata) LUCA GUALTIERI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 49 26 marzo 2014 Pagina 36 Italia Oggi Normativa Comuni Rifiuti assimilati, no Tari per le superfici produttive Non sono più soggette al pagamento della Tari le superfici in cui vengono prodotti rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostri di avviare al recupero. È quanto prevede l' articolo 1, comma 661, della legge di Stabilità (147/2013) in seguito alle modifiche apportate dall' articolo 2, comma 1, lettera e) del dl 16/2014. Il dl sulla finanza locale, dunque, ha risolto la questione dei rifiuti speciali assimilati agli urbani. Nonostante il ministero dell' ambiente fosse intervenuto nelle settimane scorse con una circolare per fornire dei chiarimenti, sussisteva un contrasto insanabile tra i commi 649 e 661 che affermavano regole diverse. In base a quanto disposto dall' articolo 1, comma 649, erano soggette alla Tari le superfici produttive di rifiuti speciali assimilati agli urbani. In questo caso l' amministrazione comunale poteva prevedere riduzioni tariffarie proporzionali alle quantità di rifiuti che le imprese produttrici dimostrassero di avviare al recupero. L' agevolazione fiscale non si applicava alla quota fissa, ma solo alla parte variabile della tariffa. Mentre, per gli stessi rifiuti il comma 661 stabilisce che il tributo non è dovuto se il produttore dimostri di avviarli al recupero. Era del tutto evidente il conflitto tra le due norme. La seconda disposizione, in realtà, sottrae al comune qualsiasi potere decisionale riconosciuto dalla prima in ordine alla concessione dell' eventuale riduzione tariffaria, tra l' altro ex lege limitata solo alla parte variabile della tariffa. Il contrasto tra le due disposizioni è stato superato con l' ultimo intervento normativo. L' articolo 2, comma 1, lettere e) del dl 16/2014 ha abrogato il secondo periodo del comma 649, non riconoscendo al comune alcun potere decisionale sulla scelta di concedere o meno la riduzione tariffaria. Viene invece mantenuta ferma la previsione contenuta nel comma 661, in base al quale il tributo non è dovuto per le quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di avviare al recupero. Tuttavia, nonostante le regole siano ormai chiare, in consiglio regionale lombardo, a larga maggioranza, è stata lo stesso approvata ieri una mozione con la quale viene chiesto alla giunta di sollecitare il Governo a rivedere la normativa sui rifiuti speciali assimilati agli urbani. Nella mozione presentata in consiglio regionale si sollecita la giunta a intervenire per rivedere il trattamento della Tari sui rifiuti speciali assimilati che le imprese smaltiscono autonomamente senza utilizzare il servizio comunale. Viene infatti evidenziato che nella legge di stabilità «convivono due disposizioni contraddittorie», in cui una nega e l' altra afferma l' esclusione dalla tassazione per i produttori che avviano i rifiuti al recupero. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 50 26 marzo 2014 Pagina 36 < Segue Italia Oggi Normativa Comuni Disposizioni contraddittorie che, come si è visto, in realtà non esistono più © Riproduzione riservata. SERGIO TROVATO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 51 26 marzo 2014 Pagina 39 Il Sole 24 Ore Normativa Enti Locali INTERVISTAMarina CalderonePresidente dei consulenti del lavoro. Contratti a tempo anche negli studi Matteo Prioschi «L' eliminazione della causalità per i contratti a termine va verso la buona flessibilità dei rapporti di lavoro rimuovendo, nei fatti, pratiche molto diffuse di aggiramento dei limiti della proroga. Inoltre, sono convinta che la permanenza in azienda per tre anni da più chance ai lavoratori che nel frattempo hanno acquisito una professionalità e sono inseriti fattivamente nel processo organizzativo». Per Marina Calderone, presidente del consiglio nazionale dell' Ordine dei consulenti del lavoro, le novità introdotte dal decreto legge 34 non sono però tutte positive. Gli studi professionali sembrerebbero esclusi dalla possibilità di assumere un dipendente a tempo determinato se hanno fino a cinque dipendenti. Condivide questa lettura? Mi rifiuto di pensare che questa possa essere la lettura della norma e questo per almeno due motivi: il primo di equità, si creerebbe sul territorio una distinzione tra micro studi e aziende che non avrebbe un senso logico e si baserebbe solo su una lettura capziosa; la seconda è giuridica, oramai in Europa non c' è più una differenza in questo senso tra gli studi professionali e le imprese o aziende. Quindi mi aspetto anche su questo che il ministero del Lavoro ne prenda atto. Le nuove regole per l' apprendistato professionalizzante rischiano di svuotare l' aspetto formativo di questo contratto? La modifica in tema di apprendistato non ci convince. La semplificazione vera non è il piano formativo individuale, bensì la facoltà della formazione pubblica. In verità, al di là degli annunci, a nostro avviso il testo normativo su questo punto, per come è scritto, si presta a due possibili letture. La prima, che attribuisce la facoltà al datore di lavoro di effettuare o meno la formazione pubblica. Questa soluzione, certamente darebbe al contratto la semplificazione che aspettavamo, ma è a rischio di incostituzionalità. Una seconda lettura, priva di rischio costituzionale, è che la facoltà sia rimessa alla Regioni: questa soluzione sarebbe in linea con il titolo V ma non cambierebbe nulla rispetto ai disastri del passato. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 52 26 marzo 2014 Pagina 39 < Segue Il Sole 24 Ore Normativa Enti Locali Ritiene necessario un chiarimento? Sì, e mi auguro che il chiarimento ministeriale sia condiviso dalla conferenza delle Regioni. Se dobbiamo semplificare non possiamo farlo di nascosto ma deve esserci una chiara presa di responsabilità da parte delle istituzioni locali che fino a oggi hanno contribuito a non far decollare questo contratto. Come giudica le novità in materia di Durc? Il Durc online non è immediatamente operativo in quanto la sua entrata in vigore è rinviata a una disciplina ulteriore con decreti interministeriali. Ma questa novità non sarà risolutiva dell' attuale pessima situazione esistente. Mettere in linea il Durc per la stampa non risolve i problemi esistenti a monte del rilascio. Se non saranno variate le procedure gestionali dell' Inps, si continueranno ad avere archivi non aggiornati e quindi posizioni non corrette. © RIPRODUZIONE RISERVATA. MATTEO PRIOSCHI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 53 26 marzo 2014 Pagina 39 Il Sole 24 Ore Normativa Enti Locali Apprendistato. Il decreto legge 34/2012 ha eliminato il vincolo di frequenza dei corsi pubblici per il «professionalizzante» Formazione regionale facoltativa Cancellato l' obbligo di stabilizzazione salvi gli effetti degli accordi collettivi L' AGEVOLAZIONE Non è più necessaria la forma scritta per dimostrare l' esistenza del piano formativo individuale. Giampiero Falasca La riforma dell' apprendistato professionalizzante si sviluppa lungo tre principali linee. Viene meno l' obbligo di usare la forma scritta per il piano formativo, cambiano le regole per la formazione regionale, e si cancella l' obbligo di stabilizzare una quota minima di apprendisti. La misura che ha fatto più discutere riguarda il rapporto tra formazione aziendale e formazione professionalizzante. Prima del decreto legge 34/2014, il Testo unico assegnava al contratto collettivo un ruolo centrale nella disciplina del percorso formativo. Questa scelta veniva tuttavia bilanciata dalla salvaguardia di un ruolo, seppure marginale, per le Regioni, che avevano la possibilità di organizzare la formazione pubblica (di recente erano state approvate delle linee guide uniformi a livello nazionale). Il sistema si reggeva, quindi, su due gambe: la formazione prevista dal contratto collettivo, finalizzata all' acquisizione delle competenze tecnicoprofessionali e specialistiche, e quella pubblica, per acquisire competenze di base e trasversali. Con il Dl 34/2014 questo meccanismo viene messo in discussione, con la dichiarata finalità di rendere meramente facoltativa la formazione regionale. Questa scelta fondata su valide ragioni, connesse ai troppi disguidi che la frammentazione locale ha creato su questa materia dovrà fare i conti con due tipi di problemi tecnici. Il primo è di tipo testuale: la nuova formulazione del Testo unico non dice con chiarezza che l' azienda è libera di saltare la formazione regionale. Si dice una cosa diversa e cioè che la formazione aziendale «può essere integrata» da quella regionale, ma non viene meno la delega alle Regioni a disciplinare la materia. Questa considerazione si lega con il secondo problema tecnico della riforma: la norma sembra porsi in conflitto con il Titolo V della Costituzione, che assegna alle Regioni competenze rilevanti in materia di formazione professionale. Meno dubbia è la disposizione che cancella l' obbligo di usare la forma scritta per il piano formativo. Questa innovazione, infatti, non fa venire meno non potrebbe mai farlo, in quanto gli sgravi contributivi Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 54 26 marzo 2014 Pagina 39 < Segue Il Sole 24 Ore Normativa Enti Locali non possono essere concessi senza un collegamento con la formazione l' obbligo di realizzare un percorso formativo coerente con la qualifica che si vuole conseguire. Viene solo ampliata la facoltà di provare con qualsiasi mezzo l' esistenza del piano, ma l' impatto concreto dovrebbe essere minimo: pare difficile immaginare, infatti, che un datore di lavoro intenzionato a investire sull' apprendistato rinunci a mettere per iscritto un piano formativo. Non suscita alcun dubbio e pare destinata a stimolare concretamente l' utilizzo del contratto la cancellazione con effetto immediato degli obblighi di stabilizzazione. Va tuttavia considerato che gli accordi collettivi che stabiliscono impegni di questo tipo resteranno in vita fino all' eventuale modifica. È importante che in fase di conversione questi dettagli tecnici vengano chiariti. La riforma, infatti, può aiutare a togliere definitivamente l' alibi dell' eccessiva complessità dell' apprendistato, a condizione che non apra la strada a nuove incertezze e che non renda necessario, tra qualche mese, un altro intervento. Dal 2011 a oggi, la normativa ha subito più di dieci ritocchi legislativi (oltre ai rinnovi collettivi e alle norme regionali). La spiegazione del mancato decollo dell' apprendistato sta in gran parte dentro questo numero. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 55 26 marzo 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore Sindacati Fiere/2. Nel cda di ieri sei consiglieri su undici a favore dello spostamento a Milano, ma il capoluogo emiliano prepara le carte bollate. Lite sul trasloco di Lineapelle LA QUERELLE Mercogliano (Unic): «Imprese e sindacati sono con noi per salvare la rassegna» Campagnoli (BolognaFiere): «Non ci hanno informati» Natascia Ronchetti BOLOGNA Adesso è guerra giudiziaria: il trasloco di Lineapelle da Bologna a Milano diventa un fascicolo per i legali. Da un lato l' amministratore delegato di Lineapelle, Salvatore Mercogliano, che ha già firmato il contratto con Fiera Milano, per spostare la più importante vetrina dedicata alla pelle nel capoluogo lombardo. Dall' altro BolognaFiere, che non indietreggia e di fronte alla perdita della manifestazione è decisa a ricorrere alle carte bollate. Come era ampiamente prevedibile, ieri il cda di Lineapelle si è spaccato. La maggioranza dei consiglieri sei su undici ha votato per il trasloco. Ma la società fieristica bolognese, presieduta da Duccio Campagnoli, è pronta a far valere quel 47,3% di quote che ne fa un socio di peso, anche se di minoranza. Nulla cambia però rispetto a una decisione che appare già presa. «Abbiamo il sostegno di tutto il settore conciario dice Mercogliano e abbiamo il dovere di salvare la manifestazione». A fianco dell' ad di Lineapelle si sono schierati, oltre ai sindacati, dalla Cgil alla Uil, le imprese del settore conciario. E, per dare man forte al trasferimento, sono scesi in campo anche i sindaci dei comuni delle regioni dove è più forte il radicamento delle imprese del settore, la Toscana, feudo del sistema moda che ruota intorno alla pelle, e il Veneto, ad alta concentrazione di aziende conciarie. A nome dei sindaci di Fucecchio, San Miniato, Montopoli (Toscana), il primo cittadino di Santa Croce sull' Arno ha scritto al sindaco di Bologna Virginio Merola (il comune è tra i soci di BolognaFiere) chiedendogli, di fatto, di non ostacolare il trasferimento. Più o meno lo stesso tono usato dai primi cittadini di Chiampo, Arzignano, Montorso (Veneto) per perorare con Merola il trasloco. L' associazione di settore, Unic, aveva del resto già dichiarato la volontà di abbandonare Bologna, che non è considerata un crocevia internazionale per la moda. Lo ha ribadito, durante l' assemblea dei soci che ha preceduto il cda e che si è conclusa con il via libera a maggioranza allo spostamento. Per BolognaFiere «l' annunciato accordo con Fiera Milano è stato preso in mancanza di informazione e mandato dell' organo di amministrazione e, quindi, in palese violazione di norme statutarie». Il contratto con la società fieristica lombarda è quindi considerato inefficace. BolognaFiere e i suoi consiglieri nella Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 56 26 marzo 2014 Pagina 15 < Segue Il Sole 24 Ore Sindacati società Lineapelle «si riservano quindi, ognuno per la loro parte, ogni azione ulteriore». © RIPRODUZIONE RISERVATA. NATASCIA RONCHETTI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 57 26 marzo 2014 Pagina 14 Il Sole 24 Ore Sindacati In breve PRIVATIZZAZIONI Lavoratori Cri verso lo sciopero I lavoratori della Croce rossa italiana pronti a scendere in piazza e a mobilitarsi con le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Cisal per non avere ottenuto certezze lavorative e salariali date dal passaggio da ente pubblico ad associazione di diritto privato. «Non c' è nessuna garanzia tuonano i sindacati dopo l' incontro di ieri con i vertici della Cri . Il 31 marzo sono previsti presidi regionali e il 4 aprile una manifestazione nazionale». Nei prossimi giorni potrebbe anche essere fissata la data di uno sciopero. ELECTROLUX Uilm: azienda cambi piano «Electrolux deve cambiare il piano industriale». A chiederlo è il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che in occasione dell' incontro al Mise ha sottolineato c h e s u q u e s t o p u n t o i l sindacato s a r à "irremovibile". «Ci vuole un piano vero, consolidato,con investimenti certi, tutela occupazionale e niente esuberi», spiega Palombella. LATTERIE FRIULANE Cigs per 104 addetti per 24 mesi Nell' incontro al ministero del Lavoro con sindacati e istituzioni, Latterie Friulane ha annunciato che presenterà una richiesta di Cigs per 24 mesi per crisi aziendale per un numero massimo di 104 lavoratori. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 58 26 marzo 2014 Pagina 27 Il Sole 24 Ore Sindacati SINDACATI «IN ALLARME» Banca Etruria, assemblea il 4 maggio I sindacati interni di Banca Etruria (ieri +0,43% a 0,82 euro) esprimono «il loro allarme» il giorno dopo la diffusione della notizia degli avvisi di garanzia recapitati ai vertici dell' istituto. Da parte di alcune sigle sindacali tra cui Uilca e FisacCgil si fa presente che «laddove l' attuale dirigenza acquisisse chiara consapevolezza di poter rappresentare elemento di criticità per superare il delicatissimo momento, potrebbe essa stessa valutare una scelta di discontinuità». Gli occhi sono puntati al Cda di domenica prossima quando verrà approvato il bilancio 2013 e dovrebbe arrivare un prima indicazione sulla lista in vista dell' assemblea che, in occasione del Cda di ieri, è stata convocata per il 4 maggio. L.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 59 26 marzo 2014 Pagina 27 Il Sole 24 Ore Sindacati SINDACATI «IN ALLARME» Banca Etruria, assemblea il 4 maggio I sindacati interni di Banca Etruria (ieri +0,43% a 0,82 euro) esprimono «il loro allarme» il giorno dopo la diffusione della notizia degli avvisi di garanzia recapitati ai vertici dell' istituto. Da parte di alcune sigle sindacali tra cui Uilca e FisacCgil si fa presente che «laddove l' attuale dirigenza acquisisse chiara consapevolezza di poter rappresentare elemento di criticità per superare il delicatissimo momento, potrebbe essa stessa valutare una scelta di discontinuità». Gli occhi sono puntati al Cda di domenica prossima quando verrà approvato il bilancio 2013 e dovrebbe arrivare un prima indicazione sulla lista in vista dell' assemblea che, in occasione del Cda di ieri, è stata convocata per il 4 maggio. L.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 60