COMUNE DI ANZOLA
Martedì, 05 agosto 2014
Martedì, 05 agosto 2014
Politica locale
05/08/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 9
ZANCHI ANDREA
«Pd, il futuro è solo metropolitano»
05/08/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 15
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Camion di Hera per un giorno in un fosso
05/08/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 15
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Un sito internet per valorizzare i parchi naturali
Pubblica amministrazione
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 1
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Se la politica industriale significa Pa più efficiente
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
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Padoan: occorre evitare la manovra
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
GIANNI TROVATI
Spa locali, fusioni incentivate e chiusure
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
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Nella Pa in 240mila verso l' uscita
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
DAVIDE COLOMBO
Pensioni, salta «quota 96» per i docenti
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6
GIORGIO SANTILLI
Patto di stabilità Le Regioni diano...
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 29
GIANNI TROVATI
Comuni, via ai tagli con «tetto» al 20%
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 29
FRANCESCA MILANO
Valido il tirocinio professionale svolto in uno Stato della Ue
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 31
FRANCO ADRIANO E EMILIO GIOVENTÙ
Mai più senatori stipendiati a vita
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 28
ANTONIO G. PALADINO
Il ritorno al full time non incide sul Patto
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 28
LUIGI OLIVERI
Pensioni p.a., Madia ci ripensa
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 33
ALESSANDRA RICCIARDI
Il gran pasticcio delle pensioni
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 33
ALESSANDRA RICCIARDI
Pagliari (Pd): il governo chiarisca Così si getta discredito sulla...
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 37
Educazione permanente flop
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Poletti: fondo rischi per le Casse
05/08/2014 Italia Oggi Pagina 4
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Imu e Tasi, spunta l' ipotesi del modello F24 a domicilio
05/08/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 29
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GIORGIO CANDELORO
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Politica locale
LA PROPOSTA AMMINISTRATORI E DIRIGENTI PER CAMBIARE IL PARTITO, ETÀ MEDIA
30­40 ANNI.
«Pd, il futuro è solo metropolitano»
Fusione con Imola e un nome per la nuova segreteria: ecco i ?+Dem'
di ANDREA ZANCHI UN PD che esca dai
confini territoriali per diventare davvero
metropolitano, come la città che nascerà dal 1°
gennaio 2015. E che sappia interpretare sul
territorio la «spinta del cambiamento portata
avanti da Matteo Renzi». Sono questi i
traguardi a cui punta ?+Dem', la nuova area
del partito che conta già sul sostegno di circa
60 amministratori democratici di Bologna e
provincia. Ma non chiamatela corrente (anche
se l' imprimatur renziano è evidente), perché,
come sottolinea il consigliere comunale
Benedetto Zacchiroli, tra i promotori dell'
iniziativa, «le correnti dividono e noi siamo
uniti solo dai contenuti».
LA PROPOSTA politica dei ?+Dem' ­ alcuni
dei quali, più di un anno fa, lanciarono l'
iniziativa ?#ResetPd' dopo l' affossamento di
Prodi al Quirinale ­ parte da un manifesto di 12
punti e da due sfide di non poco conto. La
prima è il superamento del dualismo di
federazione nell' area metropolitana,
attraverso la fusione tra il Pd di Bologna e
quello di Imola. La seconda, invece, è la corsa
alla segreteria provinciale che si aprirà qualora il segretario in carica, Raffaele Donini, dovesse lasciare
via Rivani in caso di elezione all' Assemblea Legislativa regionale. Per la segreteria provinciale, l' idea
dell' area ?+Dem' non è tanto quella di appoggiare un candidato, «ma di fare una nostra proposta», ha
detto l' assessore comunale Matteo Lepore, tra i promotori dell' iniziativa insieme con il collega di giunta
Luca Rizzo Nervo. Tra gli altri ?fondatori' ci sono anche la senatrice Francesca Puglisi, il vice segretario
provinciale Simone Gamberini, Marco Lombardo (segreteria provinciale), Saverio Vecchia (direzione
del Pd bolognese), Manuela Marsano (assemblea Pd) e diversi sindaci della provincia: Isabella Conti
(San Lazzaro), Renato Mazzuca (San Giovanni in Persiceto) e Stefano Mazzetti (Sasso Marconi). Di
peso anche le prime adesioni: gli assessori comunali Andrea Colombo e Nadia Monti e i primi cittadini
di Casalecchio (Massimo Bosso) e Valsamoggia (Daniele Ruscigno). Tratto comune: l' esperienza
amministrativa e l' età, essendo tutti tra i 30 e i 40 anni.
IL PRIMO banco di prova della nuova area sarà portare i propri temi (diritti civili, sanità, ambiente,
sviluppo economico senza più dipendere solo dalle grandi opere) dentro il Pd, a partire dalle Regionali.
I ?+Dem' non appoggeranno in modo compatto un unico candidato nel dopo Errani, ma sottoporranno il
loro programma ad ogni candidato, dando fiducia «a chi saprà affrontare senza ambiguità, ipocrisie e
tentennamenti il cambiamento di cui abbiamo bisogno», perché «non siamo nati sulla base delle
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Il Resto del Carlino (ed.
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Politica locale
prossime scadenze elettorali». Il documento con i 12 punti (condiviso nei contenuti anche dal deputato
modenese Matteo Richetti) sarà illustrato durante la prossima Festa dell' Unità provinciale, come
concordato con Donini, e verrà inviato a tutti gli iscritti di Bologna e Imola.
ZANCHI ANDREA
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Il Resto del Carlino (ed.
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Politica locale
PERSICETO.
Camion di Hera per un giorno in un fosso
UN CAMION della raccolta dei rifiuti di Hera è
finito nel fossato di via Budrie, strada che
collega San Giovanni in Persiceto alla frazione
de Le Budrie senza conseguenze per l' autista.
L' incidente si è verificato ieri mattina presto,
ma il mezzo pesante, che procedeva in
direzione della frazione, è rimasto nel fossato
praticamente tutto il giorno anche perché è
intervenuto un carro gru per riportarlo in
carreggiata ma durante le operazioni di
rimozione si è rotto un pezzo del braccio
meccanico. Rottura che ha causato una ampia
perdita di olio sull' asfalto e qualche disagio
alla circolazione.
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Il Resto del Carlino (ed.
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Politica locale
PERSICETO PROMOZIONE AMBIENTALE.
Un sito internet per valorizzare i parchi naturali
WWW.NATURADIPIANURA.IT' : i parchi
naturali ora anche in punta di mouse. E' il
nuovissimo sito internet che illustra le aree
naturalistiche delle pianure bolognese e
modenese raggruppate sotto il nome di ?
Natura di pianura'. Che è nato grazie all'
impegno di ben 19 comuni, tra cui San
Giovanni i n Persiceto, riunitisi attraverso la
convenzione ?Giapp? (Gestione integrata
delle aree protette della pianura) per gestire le
aree di interesse naturalistico, di proprietà o
uso pubblico. E adesso è stato attivato anche il
relativo sito web su cui trovare informazioni e
curiosità. Tra strade, aree urbanizzate e campi
coltivati, tante piccole e grandi isole naturali
della nostra pianura sono inaspettatamente
sopravvissute. Grazie appunto all' impegno
degli enti ?Giapp? queste isole di biodiversità
sono tornate a vivere e insieme formano il
parco, seppur diffuso, della pianura bolognese
e modenese. Queste aree sono infatti costituite
da boschi e da zone umide dove oltre alla
bellezza dei luoghi è possibile osservare una
moltitudine di piante e animali appartenenti a
tantissime specie diverse. Nel territorio di San Giovanni i n Persiceto si contano diverse aree
naturalistiche: ?La Bora?, ?Tivoli e Manzolino?, la ?Cassa di espansione del Torrente Samoggia?,
quella del ?Canale collettore delle acque alte? e quella del ?Cavone?. Sempre a Persiceto è stata poi
costruita e inaugurata nel marzo scorso una apposita struttura che si chiama la Casa della Natura.
Struttura che si dedica, con numerose attività, all' educazione ambientale. Si tratta di un fabbricato con
caratteristiche di elevate prestazioni in termini di risparmio energetico e di antisismica. Che ospita
laboratori per la moltiplicazione e l' allevamento in condizioni controllate delle specie animali e vegetali
da tutelare; nonché eventi pubblici, conferenze, lezioni e moduli didattici per un pubblico di una
cinquantina di persone.
Pier Luigi Trombetta.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
CRESCITA E FONDI UE.
Se la politica industriale significa Pa più efficiente
Stefano Manzocchi Le determinanti e i processi economici e
sociali che conducono alla crescita economica nel medio
periodo sono diversi a seconda delle condizioni di partenza e
dello stadio di sviluppo di un Paese e dipendono
naturalmente dal l' ambiente economico internazionale. Vi
sono tuttavia pochi dubbi tra gli analisti e i ricercatori sull'
influenza cruciale che rivestono le istituzioni del Paese in
questione, e tra queste la "macchina" e le procedure della
Pubblica amministrazione.
E il nostro Paese ci mostra spesso, accanto ad esempi
virtuosi di come la Pa sia in grado di operare con efficienza e
qualità dei risultati, esempi di come quella "macchina" sia
spesso mal progettata, disegnata su incentivi distorti, e di
conseguenza poco efficace per svolgere i compiti che le sono
affidati. La gestione dei fondi Ue è uno di questi.
Negli scorsi mesi e settimane, abbiamo assistito ad un
traffico di documenti relativi all' Accordo di Partenariato che il
nostro Paese deve inviare a Bruxelles per avviare le
procedure d' impiego dei nuovi fondi Ue per il 2014­2020.
Per ben due volte la Commissione ha rispedito al mittente i
documenti indicando la carenza di competenze nella Pa e lo
scarso coordinamento tra i singoli ministeri, e tra ministeri e
Regioni, tra i principali deficit di quei documenti. Ora che la
terza versione del documento è partita alla volta di Bruxelles,
c' è da sperare che riceva migliore accoglienza. Perché è
importante e necessario che il Governo rivendichi lo scorporo
dal cofinanziamento nazionale di alcune poste di investimenti
finanziati dai fondi Ue, ma a patto che quei fondi siamo in
grado di destinare per tutti quegli impieghi, dalle infrastrutture
all' istruzione al recupero del territorio, che ci servono
davvero e non per i mille confusi rivoli della spesa localistica
e spesso clientelare. Altrimenti è fatuo ragionare di politiche
industriali di "nuova generazione", di cluster tecnologici: tutti
obiettivi per i quali la qualità e le competenze richieste alla Pa
devono essere ancora più eccellenti.
Stefano Manzocchi Tra le novità rilevanti vi è la recente
nomina del vertice della Agenzia per la Coesione territoriale
che ora potrà finalmente diventare operativa, dopo che tre
governi si sono esercitati nel progettarla e dopo che la
Commissione Europea la richiedeva con sempre più urgenza. Si tratta di un passo importante a
condizione che davvero crei quelle sinapsi tra le istituzioni della Pa coinvolte nella programmazione e
gestione dei fondi Ue (ministeri e Regioni, soprattutto) che rendano il processo amministrativo più f
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
luido ed "intelligente". Il capitale immateriale non è meno reale di quello tangibile, tutt' altro. Le
competenze sono il vero fattore "immobile" dello sviluppo: sempre più il capitale finanziario ed il lavoro
ad alto valore aggiunto si sposteranno verso le regioni dove si concentra la disponibilità di intelligenze
esclusive e di competenze molto specializzate. In molti Paesi lo si è capito, noi siamo in ritardo. In Italia,
c' è da correggere una distorta visione presso le classi dirigenti, specie quelle pubbliche da Nord a Sud,
che consiste ad esempio nel ritenere che l' investimento materiale sia più agevolmente rendicontabile, e
nel non chiedersi come esso si debba combinare
con quello immateriale. A cosa serve la Smart Grid, innovazione assai promettente che consentirebbe
di utilizzare la rete elettrica per l' accesso ad Internet veloce, se la Pa non trasferisce poi la sua attività
su supporti immateriali invece che cartacei? A cosa serve che i Comuni investano molto, da Nord a
Sud, in hardware ma poco nelle competenze informatiche dei dipendenti, il ve
ro capitale immateriale? Il retaggio di una cultura formalistica, più attenta alle procedure che ai risutltati,
sembra ancora condizionare l' operato della nostra Pa anche quando si tratti di stabilire il giusto mix di
investimenti materiali e immateriali. Semplicemente, non possiamo più permettercelo. Per questo è
decisivo che si affermi una solida cultura della valutazione della qualità e degli effetti dell' operare della
Pubblica amministrazione, a partire dai dirigenti, rispetto ai suoi "clienti": famiglie, imprese, lavo
ratori, risparmiatori. . © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
I conti 2014 nella stretta fra spending review e crescita insufficiente.
Padoan: occorre evitare la manovra
Dino Pesole Prima la frenata sulla possibile
estensione del bonus Irpef a incapienti,
pensionati e partite Iva, accompagnata dall'
esplicita ammissione da parte del premier
Matteo Renzi che la crescita quest' anno sarà
sensibilmente inferiore alle attese. Poi lo stop
alla norma inserita nel decreto sulla Pa, che
sbloccava 4mila prepensionamenti nella
scuola (anche se il premier annuncia un
intervento più ampio a fine mese), criticata
senza mezzi termini dal commissario alla
spending review, Carlo Cottarelli. Alla vigilia
dell' informativa urgente alla Camera del
ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan
(rinviata, probabilmente a domani, a causa del
voto di fiducia), e in attesa che domani l' Istat
comunichi i dati relativi al Pil del secondo
trimestre, s' impone all' interno del governo
una linea di estrema prudenza, ispirata dallo
stesso Padoan.
Obiettivo prioritario resta evitare il ricorso a
una manovra correttiva in autunno. Eventualità
che lo stesso Renzi continua a escludere.
L' unica possibilità per evitarlo è utilizzare il
margine di deficit (lo 0,4% del Pil) che separa
la stima del Def di aprile (il 2,6%) dal tetto
massimo del 3 per cento. Basterà? Tutto dipende dal livello cui si attesterà il Pil a fine anno.
Quindi ogni valutazione in merito è al momento sospesa, e lo sarà fino all' aggiornamento delle stime di
metà settembre, atto che prelude alla predisposizione della legge di stabilità.
Si va verso il dimezzamento della variabile macroeconomica attorno a cui ruota l' intero quadro di
finanza pubblica: non più lo 0,8% previsto in aprile, ma un modesto 0,3%, con il deficit che scivolerà dal
2,6% verso il 2,8­2,9%, dunque a un passo dal limite oltre il quale scatterebbe la procedura per
disavanzo eccessivo.
Renzi ribadisce (e Padoan lo sosterrà anch' egli oggi alla Camera) che il tetto del 3% non sarà valicato,
anche grazie al possibile sostegno che potrebbe derivare dalla minore spesa per interessi, grazie al
calo dello spread (attorno ai 2,5 miliardi). Per essere credibili in Europa ­ questa la tesi di fondo ­
occorre presentarsi con le carte in regola, soprattutto nel semestre di guida italiana della Ue: riforme,
dunque (se si riuscirà a realizzarle) e barra diritta sul fronte dei conti pubblici.
Precondizioni essenziali per aprire in novembre la trattativa con la nuova Commissione europea sui
possibili margini di flessibilità da spuntare nel 2015, soprattutto in relazione al percorso di rientro dal
debito.
Se a ottobre, in presenza di una crescita piatta o peggio ancora sotto lo zero, fosse necessario
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
correggere i tendenziali di finanza pubblica, la partita sarebbe affidata alla legge di stabilità, e in ogni
caso la mini­manovra non dovrebbe superare lo 0,1­0,2% del Pil (da 1,6 a 3,2 miliardi). L' impegno del
governo è a non ricorrere ad aumenti di imposta, ma in quella fase dell' anno alternative reali non ve ne
sono. Anche perché ­ e le tensioni emerse tra Cottarelli e Palazzo Chigi lo attestano ­ sarà tutt' altro che
agevole realizzare il volume di risparmi sul versante della spesa necessari per far fronte a tutti gli
impegni in agenda.
Il tutto, senza considerare che la frenata del Pil allontana di fatto il rispetto dell' impegno ­ chiesto
esplicitamente da Bruxelles lo scorso 8 luglio ­ a «sforzi aggiuntivi» già quest' anno così da colmare lo
scarto tra la riduzione del deficit strutturale chiesta dalla Commissione (0,7%) e quella prevista dal
governo (0,1%). Lo stesso Padoan si è impegnato a correggere le «dinamiche tendenziali» di finanza
pubblica nel 2015, attraverso «una manovra di consolidamento» in grado di migliorare il saldo
strutturale di 0,5 punti percentuali di Pil. Al momento l' asticella della manovra di bilancio per il 2015
ancora non è stata fissata, ma si ragiona su un piano di interventi non inferiore ai 20 miliardi. Si tratta di
rendere strutturale il bonus Irpef dal 2015 ed evitare nel contempo che scattino le clausole di
salvaguardia per 4,4 miliardi previste dall' attuale quadro a legislazione vigente. Circa 14,3 miliardi, cui
occorrerà aggiungere spese correnti indifferibili per circa 6 miliardi.
Non potrà essere evidentemente una manovra tutta composta da tagli. Ci si dovrà affidare a un mix di
misure, anche sul fronte delle entrate (nel menu l' avvio della prima fase di revisione delle agevolazioni
fiscali). Partita da giocare su più fronti dunque, nel l' aspettativa di una crescita nel 2015 quanto meno in
linea con il target stimato dalla Banca d' Italia (1,3%).
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Le vie della ripresa.
Spa locali, fusioni incentivate e chiusure
Pronto il piano Cottarelli sulle partecipate: privatizzazioni, vincoli sulle perdite e
liquidazioni.
Gianni Trovati MILANO Incentivi alle aggregazioni e
vincoli sulle perdite nelle società di servizi pubblici
locali, cioè quelle che si occupano di trasporti, rifiuti,
acqua ed energia, e una drastica potatura per la
«giungla» (copyright di Carlo Cottarelli) di partecipazioni
negli altri settori. Viaggerà su due binari il piano sulla
spending review d e l l e s o c i e t à p u b b l i c h e c h e i l
commissario Cottarelli sta per presentare al Governo; le
scintille della scorsa settimana e le voci (non smentite)
di dimissioni del commissario a luglio non hanno
cambiato l' agenda dei tecnici, che hanno ultimato il
lavoro e sono pronti a trasferirlo al Governo. Il piano è
quello previsto dal decreto sul «bonus Irpef» (articolo 23
del Dl 66/2014), che ha chiesto al commissario un
programma per la «liquidazione o trasformazione per
fusione» delle partecipate, «l' efficientamento della loro
gestione» e la «cessione di rami d' azienda o anche di
personale». Per passare dal linguaggio burocratico a
quello degli slogan, si tratta di passare «da 8mila a
mille» società come annunciato dal premier Matteo
Renzi nella conferenza stampa del 18 aprile scorso,
quella con le slide sul bonus da 80 euro e sulle misure
per finanziarlo. Misure che, come spiega sempre il decreto Irpef, dovranno essere rese vincolanti (con
tanto di sanzioni per chi non le rispetta) dalla prossima legge di stabilità, anche perché di norme
inattuate è piena la storia recente delle partecipate.
Il primo capitolo degli interventi riguarda i servizi pubblici locali, che abbracciano una minoranza di
società, ma cumulano quasi la metà del fatturato totale. Questi settori, con l' eccezione del trasporto
locale, sono complessivamente in utile (la Corte dei conti parla di 600 milioni di guadagni all' anno), ma
ospitano anche le aziende con le perdite più consistenti. L' Atac di Roma, che da sola ha registrato nel
2012 il 14% del rosso complessivo delle partecipate (160 milioni su 1,2 miliardi) è nel piano di rientro
del Campidoglio che conta di riportarla in pareggio in tre anni.
Un obbligo analogo potrebbe secondo il piano essere applicato anche agli altri maxi­generatori di
perdite, perché la metà delle perdite delle partecipate sono nei bilanci di 20 società.
Per rendere più efficienti i servizi locali, la parola d' ordine è «aggregazione», e qui le analisi del
commissario e i piani del Governo sembrano convergere. Nel cantiere del decreto sblocca­Italia si è
infatti lavorato anche a una norma che rafforza l' obbligo di gestire i servizi in ambiti territoriali, come
chiesto ormai da tre anni da una regola (articolo 3­bis del Dl 138/2011) rimasta sulla carta, e arriva a
prevedere il commissariamento per chi non si adegua. Per gli trazioni che dismettono quote per far
confluire le proprie aziende in aggregazioni più grandi, però, si studiano incentivi misurati in base al
valore della dismissione e svincolati dal Patto d i stabilità, con un meccanismo che potrebbe essere
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
convincente per molti e aiutare la ripresa degli investimenti locali; anche perché questi strumenti si
aggiungono alla disponibilità, già rilanciata da Cdp, di mettere sul piatto più di 500 milioni per aiutare
leaggregazioni.
Per ridurre drasticamente il numero delle aziende locali, però, bisogna agire di forbice soprattutto sulle
migliaia di aziende strumentali, o peggio «commerciali», censite anche dalla Corte dei conti.
Per fermare questa deriva una norma ci sarebbe già, scritta nella Finanziaria 2008 (articolo 3, comma
27 della legge 244/2007), dove si vieta alle Pa di costituire o di avere partecipazioni in società che
producono beni e servizi «non strettamente necessari alle attività istituzionali» dell' ente. È difficile da
sostenere che le attività istituzionali di un ente locale contemplino il «commercio» (187 partecipate
secondo la Corte dei conti), la «ristorazione» (383 società) o le «agenzie di viaggio» (149). Un' ipotesi è
quella di rivitalizzare quella regola, che nessuno ha abrogato, e dare a un "arbitro" (il candidato naturale
è l' Antitrust) il potere di fermare lo spirito d' impresa regionale e locale: basterebbe già questo per fare
un buon pezzo di strada verso l' obiettivo delle «mille società».
A moltiplicarne il numero, portandolo in realtà a quota 10mila secondo lo stesso Cottarelli (si veda Il
Sole 24 Ore del 27 giugno), è anche la ragnatela di partecipate "indirette", vale a dire le società
possedute da altre aziende pubbliche.
L' idea­guida del lavoro sulla spending review, come ribadito dal commissario in più di un' occasione, è
di far muovere le forbici soprattutto nei settori meno controllabili, dove si possono nascondere i
problemi maggiori, e anche qui si pensa di intervenire rafforzando regole che già esistono. Il decreto
Bersani (articolo 13 del Dl 223/2006) vieta partecipazioni indirette alle società strumentali.
Estendere questo divieto ad altri settori, quindi, potrebbe ridurre di molto i rami della «giungla», e lo
stesso potrebbe accadere con interventi sulle mini­società: Unioncamere ha contato quasi 3mila realtà
con meno di sei dipendenti, metà delle quali non arriva a 100mila euro di fatturato all' anno.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
La staffetta generazionale. Resta l' abolizione del trattenimento in servizio, il pensionamento
automatico per chi ha raggiunto i requisiti contributivi pieni e la semplificazione del turn over.
Nella Pa in 240mila verso l' uscita
ROMA Con il colpo di spugna alla norma su
«Quota 96» nella scuola e le altre misure
previdenziali introdotte alla Camera il decreto
90 non perde la sua capacità propulsiva. Nei
prossimi anni, grazie alle nuove misure
introdotte dal ministro Marianna Madia, la
cosiddetta "staffetta generazionale" nella Pa ci
sarà. I motori dell' operazione saranno tre, in
attesa della quarta possibile spinta che
potrebbe arrivare dal part­time volontario
previsto nel disegno di legge delega per i
dipendenti prossimi alla quiescenza.
Resta innanzitutto l' abolizione del
«trattenimento in servizio», cioè i tempi
supplementari che potevano mantenere in
ufficio il personale dopo aver raggiunto i
requisiti previdenziali.
La regola, in realtà, è tutt' altro che
rivoluzionaria, perché i limiti progressivi al turn
over (un trattenimento in servizio in un ente
locale, per esempio, andava conteggiato come
nuova assunzione) e le tante incertezze
previdenziali hanno ridotto i numeri di chi
chiedeva di rimandare la pensione. La stessa
relazione tecnica al provvedimento spiega che
i trattenimenti nel 2012 erano circa 1.200, la
metà dei quali però si concentra nel settore della magistratura che incontra nello stesso decreto regole
un po' più flessibili.
C' è poi la misura che prevede il pensionamento automatico per chi ha raggiunto i requisiti contributivi
pieni e, infine, la famosa semplificazione del turn over, che nel prossimo triennio, a spesa invariata,
consentirà alle amministrazioni di procedere a una nuova pianificazione dei reclutamenti grazie al
calcolo dei tetti assunzionali sulle teste e non sul budget disponibile.
Difficile dire quanta forza avranno, nel loro insieme, queste misure in termini di posti sui quali
effettivamente si determinerà un ricambio generazionale.
Nelle Pubbliche amministrazioni, esclusa la magistratura e i docenti universitari, sappiamo che ci sono
240mila persone che avevano già compiuto 60 anni a fine 2012, e quindi sono destinate ad andare in
pensione entro il 2018. A queste si potrà aggiungere una quota di dipendenti che, anche se più giovani,
hanno debuttato presto nel mondo del lavoro, e quindi raggiungeranno l' anzianità massima nello stesso
periodo.
Il ministro Madia aveva quantificato in 60mila i posti che si libereranno nel prossimo triennio con il
pensionamento automatico da parte delle amministrazioni dei dipendenti che hanno raggiunto la
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
contribuzione piena. Si vedrà strada facendo se la cifra verrà confermata, anche perché
contemporaneamente alla «staffetta generazionale» le amministrazioni dovrebbero misurarsi con la
sperimentazione del piano delle mobilità volontaria e obbligatoria.
Le altre misure per il ricambio generazionale nella Pa fanno per il momento da contorno: come il divieto
di incarichi dirigenziali o di consulenze nella Pa ai soggetti in pensione. Una boccata d' ossigeno arriva
infine con la riduzione della durata dei corsi di formazione specialistica per i medici. Secondo la
relazione tecnica il fabbisogno annuo di specializzandi è di 8.500 unità. Con le risorse attuali si arrivava,
per il prossimo anno accademico, a circa 3.300 borse, meno della metà del fabbisogno. Grazie all'
articolo 15 del dl 90 e le risorse aggiuntive messe in campo si salirà a cinquemila unità. Per completare
il quadro bisogna poi tener conto delle nuove assunzioni prevista per il corpo dei Vigili del Fuoco (1.030
nuove unità) al costo previsto di 42 milioni di euro aggiuntivi a partire dal 2016.
D.Col.
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Le vie della ripresa.
Pensioni, salta «quota 96» per i docenti
Tensione Renzi­Ragioneria ­ Retromarcia sulle deroghe alla Fornero, ma il premier:
intervento più ampio a fine mese.
Davide Colombo ROMA Contrordine al Senato sul
"pacchetto previdenziale" che Montecitorio aveva
introdotto a forza nel dl Pa in fase di prima lettura. Con
quattro emendamenti soppressivi presentati in
Commissione Affari costituzionali dal Governo sono
state cancellate le norme su «quota 96» nella scuola e
quella sui pensionamenti d' ufficio a 68 anni per docenti
universitari e i primari. Via anche la misura sulle
penalizzazioni al trattamento pensionistico in caso di
ritiro anticipato e quella sulle pensioni di reversibilità per
le vittime del terrorismo.
Per Matteo Renzi è stato giusto lo stop a "quota 96"
perché la misura non c' entrava nulla con la "ratio" del
decreto e ha fatto sapere che sulla scuola è in
preparazione un intervento entro fine agosto assai più
ampio, come perimetro di riferimento, della platea dei
4mila interessati dalla misura cancellata. Insomma le
tensioni con la Ragioneria, che ci sono, non impediranno
alla politica di prevalere sulle obiezioni tecniche.
Ieri sera, dopo aver incassato il via libera sui
presupposti di costituzionalità del disegno di legge di
conversione del decreto, è partita la discussione
generale sul testo dove entro questa mattina verrà posto il voto di fiducia. I tempi per la terza lettura alla
Camera a questo punto sono molto stretti: si dovrebbe arrivare al voto finale (con terza fiducia) entro
venerdì, in parallelo con l' approvazione del dl competitività al Senato e il primo via libera al Ddl
costituzionale.
Dopo un tira e molla durato tutto il week­end l' Esecutivo ha dunque deciso di non andare al muro
contro muro con la Ragioneria generale dello Stato, che aveva sollevato rilievi di copertura nel
documento presentato venerdì scorso.
Nel dettaglio, secondo la Ragioneria, la norma su «quota96», che avrebbe regalato il pensionamento a
settembre a 4mila insegnanti e addetti della scuola (platea che potrebbe allargarsi), risulta «scoperta in
termini di fabbisogno e indebitamento netto». E quindi per assicurare «la neutralità degli effetti per il
2014 la riduzione da apportare si deve attestare a 45 milioni di euro» (e non 34 milioni come indica la
relazione tecnica del provvedimento).
Le coperture ipotizzate, approvate dalla Camera, e che consistono in un aumento degli obiettivi di
spending review e tagli lineari, comportano «criticità», sempre secondo i tecnici del Mef, perché
«connesse all' entità del ricorso a forme di copertura operate già con precedenti interventi attraverso l'
accantonamento o la riduzione degli stanziamenti relativi alle spese rimodulabili». Solo per il 2014 tali
riduzioni ammontano già a circa un miliardo di euro (che vengono presi con tagli a oneri rimodulabili dei
ministeri). E perciò l' ulteriore riduzione di queste spese porta con sé «l' elevato rischio di determinare la
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
formazione di debiti fuori bilancio in relazione a spese difficilmente comprimibili, soprattutto in una fase
già avanzata della gestione».
Analoghi i rilievi per quanto riguarda il pensionamento d' ufficio a 68 anni dei professori universitari
(oggi la legge Gelmini consente l' uscita obbligatoria a 70 anni ­ avendo abolito il cosiddetto "biennio
Amato"). Questa anticipazione di due anni, sottolinea la Ragioneria, «determina oneri non quantificati né
coperti in termini di anticipazione della corresponsione dei trattamenti di pensione e di fine servizio».
Sulla base dei dati forniti dal Miur il costo dell' intervento è di 34,2 milioni solo nel 2015 (dal 2015 al
2021 è di circa 113 milioni). Nel mirino anche i conti per la cancellazione dei disincentivi introdotti da
Elsa Fornero per chi lascia prima il lavoro. La relazione tecnica al dl Madia ha stimato un esborso di un
milione per il 2014, 3 milioni per il 2015, 7 milioni per il 2016. I conti rivisti dalla Ragioneria sono però
maggiori: 5 milioni per il 2014, 15 milioni per il 2015, 35 milioni per il 2016, 50 milioni per il 2017 e 60
milioni dal 2018. E sottostimata è anche la quantificazione delle spese (un milione per quest' anno) della
norma che prevede dei benefici per le vittime degli atti di terrorismo. Una copertura, quest' ultima, che
poi sarebbe stata trovata da Poletti e Delrio ma la misura entrerà in un altro provvedimento.
Il dietrofront naturalmente ha scatenato un putiferio politico, soprattutto tra le componenti del Pd che alla
Camera avevano sostenuto le correzioni. «Sarebbe scandaloso non risolvere "quota 96" degli
insegnanti, ma soprattutto utilizzare argomenti falsi per non fare questa scelta. Chi dice che vogliamo
introdurre quota 96 per estenderla a tutti i lavoratori sa di mentire o non conosce l' argomento» hanno
rilevato Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi. Ma anche Forza Italia non è per nulla convinta: una
decisione «vergognosa in cui vince la burocrazia». Mentre per Sel «il Governo dei soli annunci ha
colpito ancora».
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DAVIDE COLOMBO
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
L' ANALISI.
Patto di stabilità Le Regioni diano priorità alla difesa
del suolo
Giorgio Santilli Il patto d i stabilità interno ha
certamente frenato e frena gli investimenti
delle Regioni e degli enti locali ed è, sul piano
quantitativo, una delle principali cause della
drastica riduzione (dell' ordine del 30%) dei
livelli di investimenti pubblici degli ultimi 5­6
anni. In questo senso, ha ragione chi dice ­ tra
questi anche il presidente del consiglio Matteo
Renzi ­ che è un patto «sciocco».
Altra cosa è però usare l' argomento del patto
d i stabilità interno come alibi per qualunque
scelta politica facciano Regioni e comuni.
Non bisogna confondere l' azione dell'
a u t o m a t i s m o s c i o c c o d e l patto c o n l e
responsabilità di una politica che non sa o non
vuole decidere.
Occorre ricordare infatti che Regioni ed enti
locali dispongono di «spazi di libertà» dal
patto che possono gestire con una certa dose
di autonomia. Da qui nasce una fotografia tutt'
altro che omogenea sulla qualità di spesa e sui
settori di investimento che ogni Regione o ente
locale privilegia quando si tratta di assegnare
questi «spazi di patto» (o addirittura di non
assegnarli).
Si può decidere (e dire) che la spesa sanitaria
o quella per il trasporto locale vadano considerate prioritarie rispetto a quella contro le frane e le
alluvioni o per la manutenzione del territorio. Ogni territorio ha esigenze distinte ed è legittima questa
articolazione che implica le discrezionalità e le responsabilità della politica.
Dire che il patto di stabilità interno impedisce di investire in difesa del suolo, invece, non è corretto e
tanto meno lo è invocare il patto a ogni disgrazia o alluvione.
Ci sono alcune Regioni che da tempo hanno deciso di fare degli investimenti in dissesto idrogeologico
una priorità e hanno mantenuto livelli di spesa coerenti, costanti, sufficienti. L' Emilia­Romagna, la
Puglia, la Lombardia, la Toscana sono fra queste regioni virtuose. Questo non significa ­ sia chiaro ­ che
in queste regioni non ci siano o non si rischino calamità naturali. Il livello generale di manutenzione del
territorio è oggi ancora troppo basso in Italia e alcune regioni sono virtuose perché hanno saputo
individuare in questi investimenti una priorità, non perché non ci sia più altro da fare.
Con il decreto Ambiente­competività che dovrebbe avere il via libera definitivo in settimana i presidenti
di regioni diventano anche commissari politici e condivideranno responsabilità politiche e tecniche con
Palazzo Chigi che ha appena lanciato l' unità di missione «Italia sicura» guidata da Erasmo D' Angelis.
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
Questo è il momento, quindi, non solo per avviare centinaia di opere che erano rimaste bloccate dal
piano straordinario del 2010 con lo sblocco delle vecchie risorse, il superamento dei colli di bottiglia
autorizzativi, l' individuazione di priorità aggiornate. È il momento anche per un' assunzione di
responsabilità generalizzata, sotto la spinta nuova della regìa di Palazzo Chigi e dei poteri straordinari
messi in capo ai governatori. Gli alibi, a questo punto, non servono più. Serve darci sotto e rendere
conto ai cittadini elettori per quel che si è fatto e quel che si è deciso di non fare.
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GIORGIO SANTILLI
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Pubblica amministrazione
Spending review. In attuazione la stretta chiesta dal decreto Irpef.
Comuni, via ai tagli con «tetto» al 20%
Gianni Trovati MILANO Arriva oggi in
Conferenza Stato­Città la distribuzione fra i
Comuni dei tagli da 360 milioni previsti dalla
spending review del decreto sul «bonus Irpef»
(articolo 47, comma 9 del Dl 66/2014). I
s a c r i f i c i c h i e s t i a o g n i ente s a r a n n o
proporzionali alle spese per i «consumi
intermedi» registrati nel 2011­2013, e certificati
dalle amministrazioni (in base però ai dati
Siope già in possesso dell' Economia) entro il
25 luglio scorso. L' applicazione di questo
meccanismo prevede però una clausola di
salvaguardia, per evitare troppe oscillazioni
nei tagli delle diverse fasi di spending review
che si stratificano sui conti locali: quella
targata Monti, prevista dal Dl 95/2012, chiede
quest' anno ai Comuni 2,5 miliardi, mentre
quella targata Renzi, imposta dal decreto sul
bonus Irpef, ne vuole 360, cioè il 14,4 per
cento.
I criteri però sono cambiati, e nell' attuazione si
prevede che a nessun Comune possa essere
chiesto più del 20% del taglio imposto dalla
spending prima maniera. Questo limite in
verità potrà essere superato (di poco) per le
penalità, pari al 5% del taglio, imposte agli enti
troppo lenti nei pagamenti; l' altra sanzione, prevista per chi si rivolge troppo poco a Consip e agli altri
«soggetti aggregatori» negli acquisti, dovrebbe invece essere sterilizzata per i Comuni fino a 10mila
abitanti. Non è nell' ordine del giorno, invece, il nuovo elenco dei Comuni montani (dove i terreni non
pagano l' Imu), che però è in cantiere.
Ieri intanto il dipartimento Finanze ha diffuso le istruzioni per l' invio telematico della dichiarazione Imu
per gli enti non commerciali. Nel caso di uso promiscuo, le regole chiedono di calcolare la porzione di
utilizzo commerciale in relazione a superficie, durata e platea, ma curiosamente impongono poi di
sommare i tre parametri (invece di rapportarli) con un sistema che può portare la somma sopra il 100%.
In questi casi, spiega il decreto, l' immobile va considerato totalmente imponibile.
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GIANNI TROVATI
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Pubblica amministrazione
Tributi locali. Al lavoro per superare il patto di stabilità in due anni.
Imu e Tasi, spunta l' ipotesi del modello F24 a
domicilio
ROMA Il Governo rilancia sulle semplificazioni
e dopo la dichiarazione dei redditi
precompilata è pronto ad aprire il cantiere dell'
F24 precompilato direttamente dai Comuni per
il saldo delle imposte locali. È l o s t e s s o
sottosegretario all' Economia Enrico Zanetti ad
annunciare l' ambizioso obiettivo che intende
portare al tavolo di confronto tra Mef (oltre a
Zanetti saranno presenti il viceministro Luigi
Casero e il sottosegretario all' Economia Pier
Paolo Baretta) e Anci che prenderà il via oggi
per arrivare a una più ampia semplificazione
della fiscalità locale sulla casa, a un' analisi
approfondita del patto di stabilità interno e dei
nuovi fabbisogni standard. E anche qui con un
altro importante obiettivo da centrare: nell'
arco di due anni ­ precisa il sottosegretario
Pier Paolo Baretta (Pd) ­ dovremo superare il
patto l i b e r a n d o r i s o r s e p e r i c o m u n i e
introducendo il pareggio di bilancio a tutti i
livelli.
Da qui ai prossimi 30 giorni, confermano i due
sottosegretari, dovremmo essere in grado di
formulare soluzioni concrete, condivise con i
Comuni da tradurre in norme nella prossima
legge di stabilità. Gli obiettivi, come detto,
sono quelli di semplificare le imposte locali a partire da quelle che oggi gravano sugli immobili e che
negli ultimi due anni sono state al centro di un vero e proprio turbillon. Del resto, nei giorni scorsi era
stato lo stesso neodirettore dell' agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, a sottolineare la complessità
del calcolo delle imposte sulla casa («io che sono una esperta di fisco ­ ha raccontato ­ ho perso un
pomeriggio per cercare di capire che dovevo fare con l' mu di casa mia»).
La semplificazione, in primo luogo, dovrà riguardare gli adempimenti dei contribuenti e in questo senso,
spiega il sottosegretario di Scelta civica, già dal 2015 dovremmo essere in grado di mettere i Comuni
nelle condizioni di poter inviare direttamente a domicilio ai loro cittadini il modello F24 di pagamento
dell' imposta sulla casa. «A patto però, che anche da parte dei primi cittadini ­ prosegue Zanetti, ci sia la
volontà di semplificare e non di complicare l' adempimento e il calcolo del tributo.
La flessibilità gestionale dei tributi non si dovrà tradurre in un numero troppo elevato di deroghe,
esenzioni e modifiche alla regole di base e rinvii degli adempimenti».
La semplificazione della tassazione locale sulla casa non si limita al solo F24 precompilato. Nel
confronto con i sindaci i rappresentanti del Governo sono pronti a riaprire il dossier Imu­Tasi. Con la
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
possibilità di arrivare anche a un accorpamento in un unico tributo di Tsi e Imu. Un accorpamento che
non dovrà essere solo formale come già oggi accade con la Iuc (imposta unica comunale che include
Imu, Tasi e Tari). Anche se difficile da raggiungere già dal prossimo anno d' imposta ­ ammette Zanetti
­ occorre completare il percorso di istituire una vera e propria service tax, soltanto avviato con la nascita
della Tasi e interrotto dalle fibrillazioni della maggioranza che sosteneva il Governo Letta.
Una service tax vera, spiega infine Zanetti, in grado di saper pesare correttamente il prelievo sugli
immobili tra componete patrimoniale e componente dei servizi erogati dai Comuni.
M. Mo.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Regole europee. La novità è contenuta nel Ddl di delegazione 2014 in attesa dell' approvazione
definitiva del Cdm.
Valido il tirocinio professionale svolto in uno Stato
della Ue
Francesca Milano MILANO Sta per arrivare
anche in Italia la tessera professionale
europea che faciliterà la libera circolazione dei
professionisti. La direttiva europea che la
prevede, la 2013/55/Ue, sarà recepita
attraverso il disegno di legge di delegazione
europea 2014, esaminato in via preliminare dal
Consiglio dei ministri e adesso in attesa del
passaggio alla Conferenza Stato­Regioni.
Dopodiché, bisognerà attendere l'
approvazione definitiva del Consiglio dei
ministri e l' esame parlamentare.
Per recepire la direttiva sul riconoscimento
delle qualifiche professionali l' Italia ha tempo
fino al 18 gennaio 2016 (si veda Il Sole 24 Ore
del 31 dicembre 2013).
Con questa direttiva, per la prima volta, le
regole sul riconoscimento delle qualifiche
invadono anche il campo dei tirocini. Dopo il
recepimento della direttiva, le autorità
nazionali saranno tenute a riconoscere i tirocini
qualificanti svolti per l' accesso a una
professione in uno Stato membro diverso da
quello in cui è stato conseguito il titolo di
studio.
Dall' ambito di applicazione della direttiva
sono esclusi i notai nominati con atto ufficiale della pubblica amministrazione.
«Il recepimento della direttiva ­ spiega Sandro Gozi, sottosegretario alle Politiche europee ­
semplificherà le procedure di riconoscimento delle qualifiche professionali, favorendo la mobilità
soprattutto dei giovani». L' intero iter ­ dal rilascio della tessera all' aggiornamento periodico dei dati del
singolo professionista ­ sarà regolato sul sistema di informazione del mercato interno (Imi), per evitare
la duplicazione di procedure amministrative.
La legge di delegazione europea 2014 ­ insieme alla legge di delegazione 2013, alla comunitaria bis
2013 e alla legge europea 2014 che sarà discussa a settembre ­ completa quello che Gozi definisce
«pacchetto semestre»: «Il Governo Renzi ­ sottolinea ­ ha ereditato 120 procedure di infrazione. Adesso
siamo già scesi a 101. Questo "pacchetto" ci permetterà di scendere sotto quota 100 e di raggiungere
auspicabilmente gli altri Stati come Francia, Germania, Spagna e Belgio, che contano circa 80­90
procedure di infrazione».
Le deleghe inserite nella legge di delegazione europea 2014 riguardano numerosi altri settori: dalla
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
sanità alla lotta alla mafia, dall' ingresso degli stagionali alla sicurezza sul lavoro, dalla collaborazione
tra Stati nelle investigazioni al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale. Anche in
ambito fiscale il Ddl apporterà delle novità, con il recepimento della direttiva 2011/96/Ue sul regime
fiscale comune applicabile alle società madri e figlie di Stati comunitari diversi.
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FRANCESCA MILANO
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5 agosto 2014
Pagina 31
Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
L' ipotesi. Intervista del ministro alla rivista dei ragionieri.
Poletti: fondo rischi per le Casse
Le Casse private come Giano bifronte. La
privatizzazione non ha mutato la funzione
pubblicistica dell' attività di previdenza e
assistenza. La privatizzazione è «un'
innovazione di carattere essenzialmente
organizzativo». Si spiega sulla base di questi
principi ­ parola del ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti ­ il sistema dei controlli
pubblici per le Casse e, in via definitiva, la
partecipazione degli enti alle esigenze di
«risparmio dell' economia nazionale».
Poletti, in una intervista alla rivista online della
Cassa di previdenza dei ragionieri, difende le
ragioni della spending review applicata alle
Casse di previdenza. La generalità degli enti ­
anticipa ­ ha espresso l' opzione «verso il
riversamento forfettario onnicomprensivo che,
nel ribadire il concorso del settore della
previdenza privata alle esigenze di risparmio
dell' economia nazionale, riafferma al tempo
stesso il principio di una solidarietà
intercategoriale e pluralistica».
L a l e g g e d i Stabilità per il 2014 ha infatti
previsto un' alternativa ai tagli del 10% delle
spese per consumi intermedi e al
riversamento di quanto risparmiato all' Erario.
Si tratta della scelta, entro il 30 giugno di ciascun anno, di versare un contributo pari al 12% della spesa
sostenuta per consumi intermedi nel 2010. La misura della legge di Stabilità ­ spiega nell' intervista
Poletti ­ «affievolisce i vincoli operativi, mantenendo fermo il progetto partecipativo alla finanzia
pubblica». Insomma, una tassa sull' autonomia, o un buon compromesso a seconda dei punti di vista.
Poletti approfondisce anche il tema della sostenibilità dei trattamenti e del sistema privato. «Credo che
sia innanzi tutto da valutare la costituzione di un apposito Fondo di garanzia per assicurare la stabilità
finanziaria e la certezza dei trattamenti previdenziali, quale attuazione di un principio di solidarietà
intercategoriale e di autonomia responsabile del sistema di previdenza privato, in grado di scongiurare
l' intervento di ultima istanza dello Stato».
Sulle modalità di costituzione del Fondo e sulle regole di funzionamento Poletti non si esprime, ma il
dibattito ­ rispetto alla solidarietà tra le categorie professionali per rispondere a eventuali situazioni
critiche ­ può aprirsi.
Il ministro, infine, parla di welfare, intesa come la capacità, da parte delle Casse, di sostenere il reddito
dei propri iscritti. Prima di tutto, durante la vita lavorativa con il sostegno alla formazione continua per
favorire la crescita professionale. Poi, con l' attenzione ai «servizi di cura e di assistenza per un
inveccchiamento attivo».
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5 agosto 2014
Pagina 31
Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
M.C.D.
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5 agosto 2014
Pagina 4
Italia Oggi
Pubblica amministrazione
Sprint sulle riforme e Renzi vede il traguardo. M5S sull' Aventino, pure la Lega diserta i lavori.
Mai più senatori stipendiati a vita
Riforma p.a, un decreto ad hoc su docenti e primari.
L' Aula del Senato accelera e approva gli
articoli dal 3 al 9 del ddl Boschi.
M5S sceglie l' Aventino: «È una porcata» (lo
ha annunciato il capogruppo grillino al Senato,
Vito Petrocelli, intervenendo in Aula alla
ripresa dei lavori). Ed anche la Lega diserta i
lavori. Tra le principali novità approvate, che
daranno un nuovo volto al parlamento, c' è
quella riguardante i senatori a vita che saranno
al massimo 5, scelti dal presidente della
repubblica e dureranno in carica per 7 anni.
Come tutti gli altri colleghi senatori di palazzo
Madama non percepiranno alcuna indennità.
Va detto che ora vanno avanti spediti i lavori
dell' assemblea di palazzo Madama. In sole
due ore hanno ricevuto il via libera ben 7
articoli dopodiché è partito il dibattito sull'
immunità che sarà estesa anche ai nuovi
senatori.
Sono intervenuti a favore la relatrice Anna
Finocchiaro, Pier Ferdinando Casini, Gaetano
Quagliariello; contrari invece Loredana De
Petris, Vannino Chiti, Enrico Buemi, Felice
Casson. In attesa che oggi rientri l' altro
relatore della riforma, Roberto Calderoli la
Lega Nord (assente per lutto) ha deciso di
continuare a non partecipare ai lavori. Al
termine della riunione tra il ministro Maria
Elena Boschi, il capogruppo dei senatori del Carroccio Gian Marco Centinaio ha sottolineato che «al
momento le risposte del governo sono insoddisfacenti».
Nel corso del dibattito Finocchiaro ha difeso la soluzione sull' immunità adottata in commissione
spiegando che «l' immunità è una materia particolarmente delicata perché regola i rapporti tra i poteri e
il bilanciamento tra gli stessi. Difendo la soluzione che abbiamo adottato in commissione, in
considerazione di quello che è stato il dibattito sull' articolo 68. Essa è allo stato quella che meglio
garantisce, ovviamente in una logica di mediazione e di bilanciamento e quindi dove nessuna delle
soluzioni estreme vincano, una ragionevole ed equilibrata composizione salvaguardando un principio ai
quali i relatori tengono tantissimo, ovvero quello di un pari trattamento tra deputati e senatori. E ricordo
che questa scelta non è uno sconfinamento verso una autorizzazione a procedere ante riforma del '93
ma solamente un riconoscimento dell' importanza del Senato a cui la fine del bicameralismo», conclude
Finocchiaro, «non toglie certo prestigio e autorevolezza».
Così è stato. L' assemblea del Senato, infatti, ha respinto tutti gli emendamenti presentati al ddl Riforme
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5 agosto 2014
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Italia Oggi
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che chiedevano di cancellare l' immunità parlamentare per i futuri senatori.
Non c' è nessuna manovra in vista, né tantomeno un autunno caldo. Il premier Matteo Renzi ostenta
sicurezza sulla stabilità dei conti pubblici italiani, escludendo, dalle colonne di Repubblica, un nuovo
intervento di finanza pubblica così com' era stato pronosticato da molti osservatori. «È vero», ammette
Renzi, «la ripresa è debole ma non siamo messi male. Il prossimo non sarà un autunno caldo, la Troika
non arriverà e se mai ci fosse bisogno di una manovra non imporremo nuove tasse». Renzi si dice in
sostanza sicuro che l' Italia «rimarrà sotto il 3% del deficit/Pil». Per Renzi la Troika «è una negazione
della politica, qui in Italia non verrà».
Spiega Renzi che il punto è che bisogna «smetterla con il clima di rassegnazione e con i gufi: ci sono
gufi professore, gufi indovini e gufi brontoloni. E questi, dopo le elezioni europee del 25 maggio, parlano
di meno». Il premier affronta poi la questione del bonus degli 80 euro e del suo impatto sulla ripresa dei
consumi. A chi dice che gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi dice di aspettare.
E dopo aver smentito attriti con il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan: «Un cattivo rapporto? Non
me ne sono accorto, credo nemmeno lui». il presidente del Consiglio è tornato sugli obiettivi di
spending review, al centro del dibattito dopo le voci di addio del commissario Carlo Cottarelli che nei
giorni scorsi aveva espresso dubbi sull' utilizzo dei risparmi.
«Abbiamo un impegno di ridurre le spese di 16 miliardi, che vuol dire circa il 2% della spesa.
Cercheremo di mantenerlo. In ogni caso non toccheremo le tasse e tutti i denari che servono verranno
dalla riduzione della spesa».
Parlando poi delle possibili modifiche alla legge elettorale, Renzi ha sottolineato in ogni caso come il Pd
sia «pronto a trattare sulla base elettorale per l' elezione del Capo dello Stato e sulla possibilità di
commissariare le Regioni che non tengono i conti in ordine. Altri punti di discussione sono poi le
preferenze e le soglie di sbarramento».
Di certo, avverte Renzi, «non c' è alcuno scambio con Silvio Berlusconi nel patto del Nazareno», dice
sgombrando il campo da possibili sospetti circa uno scambio di favori, in tema di giustizia, con il leader
di Forza Italia nell' ambito dell' accordo sulle riforme. «Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e
la metta nel cassetto?
Questa è la tipica cultura del sospetto di una parte della sinistra». A proposito il capogruppo FI al
Senato Paolo Romani ha fatto sapere che «l' incontro tra Renzi e Berlusconi è in agenda per questa
settimana, ma le agende ancora non si sono incrociate quindi non si conoscono ancora giorno e luogo.
Gaetano Quagliariello parla ancora oggi di soglie, ma se vogliamo fare una coalizione, ponga con
chiarezza il problema di soglie.Io ho detto che soglia dal 4% è possibile e si puo' discutere». «Sulle
schede elettorali vogliamo preferenze vere», ha ribadito nella maggioranza il Nuovo centrodestra che,
per bocca del presidente Renato Schifani svela una sorta di scambio: «Noi rinunciamo all' elezione dei
senatori, questo non può passare inosservato».
«Credo che la questione sarà affrontata con un decreto ad hoc perché bisogna risolvere a monte un
problema che era stato causato dalla legge Fornero sugli insegnanti. È un passaggio che affronteremo
perché non è corretto che siano i lavoratori a pagare».
Lo ha detto ieri sera il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini intervenendo alla Festa dell' Unità sulla
«quota 96».
Disastro ambientale e omicidio colposo plurimo: sono questi i reati ipotizzati dalla procura di Treviso,
che ha aperto un fascicolo sulla tragedia del 2 agosto a Refrontolo, dove sono morte 4 persone.
«Abbiamo aperto», ha spiegato il pm Laura Reale, «un fascicolo per disastro colposo e omicidio
colposo plurimo.
Ovviamente a carico di ignoti perché bisognerà fare una serie di accertamenti anche relativi alla tenuta
del luogo, che è competenza di più Comuni. Dovremo fare tutti gli accertamenti tecnici del caso con
esperti che stiamo individuando».
Ampliamento delle possibilità di ricorso da parte del cittadino vittima del «cattivo uso del potere
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5 agosto 2014
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Italia Oggi
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giudiziario», innalzamento della soglia economica di rivalsa fino a meta' stipendio, superamento del
filtro, obbligo di azione in caso di negligenza grave: il nuovo impianto per rendere piu' stringente la
responsabilità civile dei magistrati, tassello fondamentale della riforma della giustizia, prende forma.
Prevedendo anche un rafforzamento del rapporto tra la responsabilità civile del magistrato e quella
disciplinare. Il ministero della Giustizia ha pubblicato le linee guida. E le prime reazioni delle toghe non
si sono fatte attendere: le novità annunciate hanno il senso di una «stretta» nei confronti dei magistrati,
afferma il presidente dell' Anm Rodolfo Sabelli, anche se trattandosi di una «materia delicata,
aspettiamo il testo definitivo per esprimere un giudizio».
Da via Arenula spiegano che se da una parte sarà più facile per il cittadino ottenere il risarcimento danni
dallo Stato, dall' altra questo non si tradurrà sempre e automaticamente in una conseguenza per il
singolo magistrato sul piano della responsabilità civile. Una quota di dibattito su una questione come
questa è prevedibile. Le misure allo studio modificano in maniera sostanziale la legge Vassalli.
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FRANCO ADRIANO E EMILIO GIOVENTÙ
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
Il ritorno al full time non incide sul Patto
Nessuna sanzione in materia di sforamento
delle spese di personale può essere posta a
carico degli enti locali soggetti al Patto d i
stabilità i n t e r n o , p e r i l f a t t o c h e a l c u n i
dipendenti, che hanno scelto di voler lavorare
in part­time optino, esercitando una facoltà
prevista dal contratto, per il ritorno al full­time.
Infatti, la riespansione dell' orario di lavoro dei
predetti dipendenti è da ricondurre all'
adempimento di disposizioni normative e
contrattuali su cui l' ente non ha alcun potere di
incidere. È quanto ha specificato la sezione
regionale di controllo della Corte dei conti per
la regione Veneto, nel testo del parere n.
406/2014, con cui fa chiarezza sulle
conseguenze sanzionatorie in materia di
sforamento delle spese di personale, previste
dall' articolo 1, comma 557 e seguenti della
legge finanziaria del 2007, in particolare
quando tale sforamento è dovuto alla
rimodulazione dell' orario di lavoro in full­time,
richiesta da dipendenti che esplicano la loro
attività lavorativa a tempo parziale. Come si
ricorderà, le sanzioni per gli enti c h e n o n
limano le spese di personale, si traducono nel
divieto di assunzioni nell' esercizio successivo,
nonché, per il venir meno del parametro di
«virtuosità», nell' impossibilità di integrare le
risorse finanziarie destinate alla contrattazione integrativa. Su questa fattispecie si è mosso il comune di
San Pietro in Cairano che ha richiesto l' intervento della Corte, in quanto il rispetto del vincolo della
riduzione della spesa di personale dell' ente, rispetto a quella sostenuta nell' esercizio precedente, è
posto in dubbio dall' incremento conseguente agli oneri derivanti dalla riespansione di più rapporti di
lavoro da tempo parziale a tempo pieno. Sul punto, il collegio della magistratura contabile ha
sottolineato che la possibilità di ottenere la riconduzione del rapporto alle condizioni originarie è
regolamentata dall' articolo 4 del Ccnl. Possibilità che, viene evidenziato, sembra un vero e proprio
diritto potestativo, riconosciuto anche normativamente, tenuto conto che l' articolo 6, comma 4 del dl n.
79/1997, prevede che i dipendenti del settore pubblico che abbiano trasformato il rapporto da tempo
pieno a parziale «hanno diritto a ottenere il ritorno al tempo pieno alla scadenza di un biennio dalla
trasformazione, nonché alle successive scadenze previste dai contratti collettivi». In parole povere, le
pubbliche amministrazioni non possono non dar seguito alla richiesta del dipendente di ricondurre il
rapporto di lavoro alle modalità originarie, anche nell' evenienza in cui tale comportamento conduca ad
un aumento della spesa di personale.
ANTONIO G. PALADINO
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Emendamenti del governo al dl 90 per accogliere i rilievi della Ragioneria sulle coperture.
Pensioni p.a., Madia ci ripensa
Niente anticipo per docenti universitari, toghe e primari.
Niente più anticipo di pensione per professori
universitari, magistrati e medici primari. Con il
pacchetto di quattro emendamenti del governo
al dl p.a., approvati ieri dalla commissione
affari costituzionali del senato, il ministro della
funzione pubblica, Marianna Madia, pubblica
fa e disfa come la tela di Penelope la «staffetta
generazionale» nel pubblico impiego. Il
dietrofront dell' esecutivo, che dà
implicitamente ragione ai rilievi mossi nei
giorni scorsi dalla Ragioneria dello stato sull'
assenza di copertura delle misure, costringerà
le camere a un superlavoro perché, dopo l' ok
del senato, il dl 90 dovrà ritornare alla camera
per l' approvazione definitiva entro il 23
agosto. Ragion per cui sarà scontato il ricorso
alla fiducia a palazzo Madama.
L' assenza di coperture sufficienti, forza,
dunque, il governo a escludere dalla facoltà
delle p.a. di risolvere unilateralmente il
contratto per i dipendenti con anzianità
contributiva di 42 anni e sei mesi il contratto
nei confronti di magistrati, professori
universitari e primari, che, diversamente da
quanto disposto dal senato, resteranno al
lavoro con le vecchie decorrenze. Per i
dirigenti medici e del ruolo sanitario, l' anticipo
della pensione potrà avvenire non prima del
compimento dei 65 anni.
Il passo indietro è su tutti i fronti nei confronti del personale della scuola, dal momento che gli
emendamenti del governo cancellano del tutto l' articolo 1­bis, introdotto al senato, per ripristinare la
cosiddetta «quota 96» per circa 4.000 docenti.
Insomma, la storia della riforma della p.a. rischia di diventare davvero infinita. Attesa per aprile, è
slittata al 13 giugno, quando venne solo presentata nelle grandi linee e ci vollero 11 giorni perché
vedesse la luce, dopo le rampogne del Quirinale, che pretese sostanziali modifiche all' impianto iniziale
della norma, considerato troppo eterogeneo.
A ben vedere, l' anticipazione del pensionamento dei professori universitari (dai 70 ai 68 anni) o dei
primari, non poteva sortire un effetto di vera e propria «staffetta generazionale», visto che per un verso il
numero dei pensionamenti risulta comunque piuttosto contenuto e, soprattutto, per altro verso, anche se
entro il 2018 si prevede un' estensione del turnover al 100%, la presenza dei pesantissimi vincoli
finanziari alle assunzioni di personale di fatto impedisce alle amministrazioni di espletare i concorsi,
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presupposto necessario per l' accesso dei giovani al pubblico impiego. Peraltro, anche se fossero
andate in porto le misure di anticipazione del pensionamento dei dipendenti pubblici, il risultato
immaginato dal ministro di facilitare l' ingresso dei giovani (se per giovani si intendono gli under 30,
come indica la normativa sul lavoro) nella pubblica amministrazione non sarebbe stato affatto garantito.
Visto che nei ruoli pubblici si entra per concorso, in assenza di procedure o contratti specificamente
dedicati ai giovani (come l' apprendistato, che nella p.a. non è ancora operativo) nulla vieta che a
vincere i concorsi siano anche e (forse) soprattutto gli over 30 che si annidano fra i tanti precari
ovviamente molto interessati ai concorsi e particolarmente agguerriti per superarli.
La cancellazione delle manovre sui pensionamenti, se per un verso è uno smacco politico per il ministro
Madia, nella sostanza comunque incide poco sui numeri, perché comunque il tasso di sostituzione dei
dipendenti pubblici sarebbe rimasto bassissimo. Mentre la deroga rispetto alle regole generali imposte
dalla normativa Fornero avrebbe causato un comprensibile risentimento da parte dei lavoratori del
settore privato.
LUIGI OLIVERI
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Dietrofront del governo su quota 96. Marcucci­Puglisi (Pd): nuovo decreto del governo.
Il gran pasticcio delle pensioni
La Ragioneria già alla camera non aveva dato l' ok.
Ora è caccia aperta al responsabile. Un
pasticcio, quello andato in scena ieri al senato
con il ritiro delle norme sul pensionamento dei
docenti nella scuola, simile per dimensioni a
quello che fu innescato, sempre sulla scuola e
sempre a seguito di un braccio di ferro con il
Tesoro («disguido informativo», provò a
declassare l' allora ministro dell' istruzione,
Maria Chiara Carrozza), con la decisione
prima di dare e poi di revocare l' aumento per
anzianità di servizio ad alcuni docenti.
Per il premier, Matteo Renzi, che dell'
efficienza del proprio governo ha fatto
bandiera, proprio una brutta figura, che mette
a nudo quantomeno un' assenza di
coordinamento nell' azione dell' esecutivo in
parlamento.
La motivazione del ritiro della norma,
introdotta alla camera e che consentiva a circa
4mila docenti di andare in pensione con
qualche anno di anticipo rispetto a quanto
previsto dalla riforma Fornero (i cosiddetti
docenti di quota 96), è che semplicemente non
ci sono le coperture, e il ministro della pa,
Marianna Madia con emendamento del
governo l' ha soppressa. Ma già alla camera,
al momento del voto sia in commissione che in
aula, la norma era priva della bollinatura della
Ragioneria generale dello stato. Condizione che avrebbe dovuto sconsigliare il via libera e che
evidentemente il governo e i partiti di maggioranza, dal Pd a Ncd, contavano fosse sanata al senato. E
invece, in prima commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, la doccia fredda: la Ragioneria
ha scritto per dire che no, la copetura non c' è per 45 milioni di euro.
Insomma, sembra proprio avesse ragione l' ormai ex commissario alla spending review, Carlo
Cottarelli, che aveva detto chiaro e tondo che la coperta era corta e che proprio sui 4mila docenti della
scuola c' erano problemi di copertura. Ora c' è da capire se della carenza di relazione positiva alla
camera fosse stato avvertito il ragioniere generale, Daniele Franco, e il ministro dell' economia, Pier
Carlo Padoan, oppure se anche in questo caso si sia trattato di un disguido tecnico. Un disguido che fa
gridare allo scandalo i diretti interessati e i sindacati tutti:«Siamo su scherzi a parte?», si chiede il
segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, «questa è una beffa di stato», dice Rino Di Meglio,
numero uno della Gilda, «il governo è stato messo in ginocchio dal superpotere burocratico», ragiona il
numero uno della Uil scuola, Massimo Di Menna, «si intervenga con un provvedimento ad hoc», chiede
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Marco Paolo Nigi, segretario Snals­Confsal, «il governo trovi le risorse tagliando dove ci sono gli
sprechi», attacca Mimmo Pantaleo, numero uno della Flc­Cgil.
A tentare di porre rimedio alla figuraccia sono intervenuti il presidente della commissione istruzione del
senato, Andrea Marcucci, e la capogruppo del pd Francesca Puglisi: «Il governo interverrà con un
decreto ad hoc». Già, perché, nel decreto pa non c' è più spazio per nessuna modifica, il testo deve
essere approvato, pena la decandenza, entro il 23 agosto con un nuovo passaggio alla camera, «non c'
è più tempo», ha detto la Madia, «sulla scuola non si poteva fare diversamente».
© Riproduzione riservata.
ALESSANDRA RICCIARDI
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il relatore: quanto avvenuto è inaccettabile.
Pagliari (Pd): il governo chiarisca Così si getta
discredito sulla politica
«Si chiariscano le responsabilità di ciascuno,
quanto avvenuto non è accettabile», scandisce
Giorgio Pagliari, senatore del Pd, relatore al
senato del ddl di conversione in legge del
decreto legge sulla pa. Spettatore della
retromarcia del governo sui docenti della
scuola e i risarcimenti per le vittime del
terrorismo, norme introdotte alla camera e
saltate a Palazzo Madama perché l' esecutivo
si è reso conto essere prive di copertura. «Non
ho potuto che prendere atto di quanto deciso
dal ministro della pubblica amministrazione,
Marianna Madia, le norme inserite alla camera
vanno soppresse perché non c' è copertura
finanziaria».
Domanda. Perché questa retromarcia? Su
quota '96 il governo si era impegnato a
risolvere la situazione. E anche il Pd.
Risposta. Dalla camera, dove il testo ha avuto
una lunga gestazione, è giunta una
formulazione che non aveva la bollinatura della
Ragioneria. La relazione del Tesoro è giunta al
senato, e dice che non c' è copertura. Si è
creata una situazione inaccettabile, si sono
alimentate aspettative che ora non si possono
mantenere. Così si getta discredito sulla
politica.
D. Qualcuno rema contro?
R. Io dico che va fatta chiarezza. La Ragioneria è un organo tecnico, che deve dire in modo obiettivo se
sulle norme ci sono o meno le risorse.
Questo alla camera non è stato detto. Vanno chiarite le responsabilità, quanto avvenuto non è serio.
ALESSANDRA RICCIARDI
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5 agosto 2014
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Firmato l' accordo stato­regioni. Serve un successivo atto per indicare gli standard.
Educazione permanente flop
Enunciati i principi, le azioni concrete non ci sono.
Firmato nella Conferenza Stato­Regioni l'
accordo tra Governo, Regioni ed enti locali che
approva le linee di intervento sull'
apprendimento permanente e sull'
organizzazione delle relative reti territoriali. Si
tratta, in sostanza, di un insieme di indicazioni
per realizzare percorsi di apprendimento
basati della sinergia tra soggetti pubblici e
privati di istruzione, formazione e lavoro.
Nello specifico l' accordo definisce ruolo e
tipologia degli enti che comporranno le reti :
servizi pubblici e privati di istruzione e
formazione, centri provinciali per l' istruzione
degli adulti, poli tecnico­professionali, centri
per l' Alta formazione artistica e musicale,
organismi con finalità di istruzione, formazione
e lavoro, inclusi quelli del Terzo Settore,
servizi di orientamento professionale, camere
di industria, commercio, artigianato e
agricoltura, organizzazioni sindacali dei
lavoratori e dei datori di lavoro.
La modalità organizzativa per fornire l'
apprendimento permanente sarà appunto
quella delle reti territoriali, le cui leve
strategiche di funzionamento saranno i centri
per l' impiego e i servizi per il lavoro
accreditati dalle Regioni. Questi dovrebbero
essere in grado di offrire i servizi di
orientamento, rilevazione dei fabbisogni e messa in trasparenza delle competenze, così da rendere
davvero integrato il sistema.
Tutto questo, però in teoria. Nella pratica l' accordo resta poco più che una dichiarazione di intenti e una
individuazione di criteri generali sull' educazione degli adulti e dei giovani adulti: per il momento infatti l'
accordo demanda ad un successivo atto normativo l' individuazione degli standard minimi di servizio
per la realizzazione delle reti, la cui creazione resta ancora nelle mani delle Regioni e non degli enti
territoriali, in barba allo sbandierato principio strategico della costruzione dal basso dei percorsi di
apprendimento permanente e della cosiddetta governance multilivello. Insomma l' accordo si limita ad
indicare chi dovrà mettere in moto l' operazione, ma le concrete modalità di coordinamento fra i vari enti
risultano ancora piuttosto nebulose. Quello che è certo è che le reti dovranno partire mantenendo
inalterati gli attuali assetti istituzionali e servendosi delle (scarse) risorse finanziarie e umane disponibili.
Anche i continui richiami, presenti nel testo dell' accordo, alla necessità di certificare rigorosamente le
competenze rischiano di rimanere lettera morta, visto che i vari enti che dovranno comporre il macro­
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sistema dell' apprendimento permanente o non dispongono ancora di sistemi di rilevazione e di
autovalutazione, o ne hanno d sensibilmente diversi da regione a regione.
Un altro problema significativo può essere rappresentato dall' insistenza sulla parificazione tra
apprendimento formale, non formale e informale, il primo istituzionalizzato e certificato gli altri due di
natura più "sociale", ma i cui percorsi potranno essere inseriti nel libretto formativo del cittadino. Come
integrarli e armonizzarli nel nuovo sistema e nella difficile coesistenza tra apprendimento come diritto e
apprendimento come formazione al lavoro?
L' accordo insomma tenta, anche coraggiosamente, di indicare una direzione di marcia verso un
ampliamento della platea dei soggetti destinatari di apprendimento permanente e verso un' idea di
educazione e formazione come servizio alla persona per tutta la durata della vita, ma le azioni concrete
per realizzare questi obiettivi restano ancora sostanzialmente sulla carta © Riproduzione riservata.
GIORGIO CANDELORO
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