DIRER
Venerdì, 13 febbraio 2015
DIRER
Venerdì, 13 febbraio 2015
Pubblica Amministrazione
13/02/2015 Il Messaggero Pagina 3
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Madia: «Niente più casi Roma colpiremo le assenze di...
13/02/2015 Corriere della Sera Pagina 45
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Beccaria, l' Adam Smith italiano al crocevia tra diritto e mercato
13/02/2015 Corriere della Sera Pagina 15
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«Gli ex politici ricollocati e quel divieto necessario»
13/02/2015 Italia Oggi Pagina 34
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Renzi assolto perché non addetto ai lavori
13/02/2015 Italia Oggi Pagina 26
BEATRICE MIGLIORINI
Catasto autocertificato
13/02/2015 La Stampa Pagina 9
FRANCESCO GRIGNETTI
Falso in bilancio, ci sarà sconto di pena a chi collabora
13/02/2015 La Stampa Pagina 8
FRANCESCO MAESANO
Il governo dice no, la Camera lo smentisce Un emendamento fa cambiare idea...
13/02/2015 La Stampa Pagina 10
ILARIO LOMBARDO
Il ministro Madia lancia la sua riforma "Un Grande Fratello contro gli...
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Normativa Comuni
13/02/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 38
16
Il Patto «premia» i tagli
13/02/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 21
18
Il governo potrà sostituirsi a regioni e comuni
13/02/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 13
20
Poste conferma il piano: chiuderanno 455 sportelli
13/02/2015 Italia Oggi Pagina 36
22
Permessi ai capigruppo
13/02/2015 MF Pagina 4
Unicredit cede Uccmb, sindacati sul piede di guerra
ANDREA DI BIASE
24
Sindacati
13/02/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 13
Lo stop alle relazioni blocca anche Bper
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
Madia: «Niente più casi Roma colpiremo le assenze
di massa»
Parla il ministro della Funzione Pubblica: «Sanzioni inadeguate, rivedremo le regole»
Norme più severe per i malati "seriali" La riforma della Pa sarà legge entro l' estate.
IL COLLOQUIO L' epidemia dei vigili romani
alla vigilia di Capodanno ha lasciato un segno
nel governo. La linea di Palazzo Chigi è stata
subito di reagire duramente a una protesta che
sin dall' inizio è apparsa premeditata. E l'
annuncio di nuove misure contro l'
assenteismo di massa proprio nel giorno dello
sciopero dei vigili, sta a dare il segno di
quanto ancora alta sia l' attenzione del
governo sulla vicenda. Ma mentre la procura
indaga sull' ipotesi che dietro gli oltre 800 vigili
che hanno marcato visita alla vigilia del nuovo
anno possa esserci una regia, il governo si è
reso conto di avere le armi spuntate. Gli
ispettori inviati dal ministro della Funzione
pubblica, M a r i a n n a M a d i a , a g i o r n i
consegneranno l' esito dei loro controlli.
C' è il rischio concreto che possano rivelarsi
un buco nell' acqua.
LE VERIFICHE «Gli ispettori stanno chiudendo
la verifica sulle assenze di massa dei vigili di
Roma alla fine dell' anno ma», spiega il
ministro a Il Messaggero , «una volta tirate le
somme potrebbero essere pochi quelli che
non hanno una giustificazione formalmente
legittima».
Insomma, «ci potrebbe essere qualcuno che
non ha prodotto il certificato medico, o magari
qualche dirigente che non ha disposto le visite fiscali, ma da un punto di vista numerico», ragiona il
ministro, «è chiaro che la maggior parte dei vigili che si è assentato lo ha fatto nel rispetto formale delle
norme vigenti». Se la forma della legge, come spiega Madia, è rispettata, non c' è allo stato attuale delle
norme la possibilità di sanzionare disciplinarmente il comportamento scorretto dei dipendenti dello
Stato.
«Questo», dal punto di vista del ministro, «pone un problema: è necessario avere degli strumenti per
colpire anche le assenze di massa come nel caso dei vigili di Roma, o quelle reiterate, come per
esempio un dipendente che si ammala ogni lunedì». In che modo potrà avvenire? L' idea alla quale si
lavora è quella di «agire all' interno della delega sulla Pubblica amministrazione, utilizzando i decreti
attuativi che», spiega il ministro, «in base all' articolo 13 del provvedimento in discussione al Senato, ci
permettono di rendere concreto l' esercizio dei procedimenti disciplinari».
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Il Messaggero
Pubblica Amministrazione
LE MISURE Lo strumentario tecnico e le sanzioni che verranno messe in campo per gli scioperi bianchi
o per le assenze reiterate, sono ancora oggetto di approfondimento da parte degli esperti che stanno
collaborando con il ministero alla stesura dei decreti di attuazione della delega. Il risultato finale,
tuttavia, è già in qualche modo delineato. «Anche in Italia», spiega Madia, «introdurremo strumenti che
già esistono in altri ordinamenti e che permettono di perseguire comportamenti dei dipendenti pubblici
che, pur essendo formalmente dentro le regole, all' interno della legge, comportano un danno per la
collettività». Il caso dell' assenteismo di massa dei vigili della Capitale alla vigilia di Capodanno, ne è un
esempio.
«Dobbiamo evitare nuovi casi come quello di Roma», spiega Madia, «dove purtroppo l' ispezione
potrebbe finire con sanzioni che non sono adeguate». Quelle future saranno più dure, anche sul tipo di
provvedimenti possibili contro gli assenteisti seriali e di massa gli esperti sono ancora al lavoro. Anche
in questo caso, tuttavia, potrebbe esserci una graduazione, da sanzioni di carattere economico fino, per
i casi più gravi, al licenziamento.
I tempi per la riforma tuttavia, non sono brevi. Madia punta ad avere il disco verde del Parlamento entro
l' estate. Ma itanto al ministero già lavorano ai decreti attuativi. Le sanzioni sulle assenze reiterate sarà
la seconda delle reazioni del governo al caso dei vigili di Roma. La prima è il passaggio, sempre
contenuto nella delega, del controllo sulle assenze per malattia dalle Asl all' Inps.
Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
Beccaria, l' Adam Smith italiano al crocevia tra diritto
e mercato
Di Cesare Beccaria tutti sanno che è stato il
nonno di Alessandro Manzoni e conoscono Dei
delitti e delle pene , l' opera scritta a 25 anni
che gli ha dato fama universale in un mondo
allora più globale di quel che oggi si pensi.
Meno note invece sono le sue «fatiche» di
economista e civil servant. A questi capitoli
poco esplorati Carlo Scognamiglio Pasini ha
dedicato il libro L' arte della ricchezza.
Cesare Beccaria economista (Mondadori
Università, pagine 328, e 22). Professore
emerito alla Luiss di Roma, già presidente del
Senato e ministro della Difesa, Scognamiglio
riesce in un' impresa tutt' altro che semplice:
quasi con lo stile di un romanzo intreccia
vicende umane ed evoluzione professionale e
del pensiero di Beccaria. Il risultato fa giustizia
di una evidente sottovalutazione ed è un
affresco della Milano dei Lumi, tra le prove e i
tormenti della sua élite, le tipicità sociali, il
rapporto con il «dominatore» austriaco.
«Quest' oblio merita una riflessione. Nel
campo dell' economia è difficile per noi italiani
poter contare più di un autore per secolo che
abbia raggiunto una posizione di massimo
rilievo sul piano internazionale», scrive
Scognamiglio, che sottolinea come la
ricostruzione della figura di Beccaria sia stata
resa possibile grazie in particolare all' edizione
completa delle sue opere promossa da Mediobanca. E sull' oblio occorre meditare, tanto più se si
considera che Joseph Schumpeter definisce Beccaria «l' Adam Smith italiano»: «Le somiglianze fra
questi due uomini e i loro risultati sono impressionanti». E in effetti il suo libro Elementi di economia
pubblica , dato alle stampe nel 1804, 10 anni dopo la morte dell' autore e 35 dopo le lezioni di Economia
a Milano, che rappresentano il periodo in cui sarebbe stato scritto, presenta grande sintonia con La
ricchezza delle nazioni di Smith.
Scrive Scognamiglio che in entrambi i campi, giustizia ed economia, il pensiero di Beccaria risulta
«eversivo». Laicizza la giustizia penale, introducendo la distinzione fra «peccati» e «crimini» che sarà
fondamentale per il pensiero illuminista. In economia sostiene che la fonte della ricchezza delle nazioni
non è costituita da risorse naturali e agricoltura, come affermava la scuola di pensiero dominante nel
Settecento, ma dal lavoro umano. E ritiene che «l' economia pubblica sarà l' arte di fornire con pace e
sicurezza non solamente le cose necessarie, ma ancora le comode, alla moltitudine riunita». Annota l'
autore che questa base del pensiero, elaborata da Beccaria dalle sue lezioni nel 1768, si troverà nell'
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Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
incipit della Ricchezza delle nazioni , pubblicato nel 1776. In entrambi i casi viene disegnata la svolta
che rivoluziona il sapere economico e recide il fondamento della rendita che sosteneva i ceti dominanti:
aristocratici e proprietari terrieri.
Beccaria, eclettico tra mercantilismo e fisiocrazia, sostegno al libero mercato e anticipazioni del
moderno welfare, lascia però incompiuto il capolavoro economico. Forse lo frena anche il carattere (che
gli farà scrivere, come propria immaginaria epigrafe: «Visse la vita tranquillamente, con poca
ambizione»). Incline alla depressione, Beccaria si reca su invito a Parigi nei salotti illuministi, ma mal
sostiene l' ira dei fratelli Verri; rifiuta l' incarico di consigliere di Caterina II di Russia, coltivando la
promessa di una cattedra di Economia «creata» per lui; lascia l' insegnamento guardato con sospetto di
«eversione» ed entra nella pubblica amministrazione; si muove insomma con una prudenza non
sempre in linea con il suo «genio». Ma non può che destare stupore l' originalità dei suoi atti di governo:
i documenti redatti in 23 anni sono oltre 6 mila. La sua azione di riforma ha basi liberiste ma anticipa il
keynesismo: abolisce le corporazioni; dà vita al Monte delle sete, primo istituto di credito industriale;
propone rimedi alla disoccupazione, da una sorta di cassa integrazione alla spesa in lavori pubblici;
prefigura l' introduzione di un sistema metrico decimale di misure e pesi; porta a una riforma monetaria
ammirata in Europa.
Anche questi provvedimenti restano in ombra per lungo tempo. Il racconto di Scognamiglio diventa
dunque un tributo più che dovuto al «nostro Adam Smith».
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Pagina 15
Corriere della Sera
Pubblica Amministrazione
«Gli ex politici ricollocati e quel divieto necessario»
Caro direttore, il bell' articolo­inchiesta di
Sergio Rizzo uscito sul Corriere della Sera di
domenica 8 febbraio («Ex parlamentari
ricollocati in enti ed authority») propone un
accurato aggiornamento di un problema,
quello del post­employment di coloro che
hanno ricoperto cariche politiche, che si
presenta un po' ovunque. Lo dimostra l'
esistenza di termini equivalenti per descrivere
il fenomeno dell' occupazione delle istituzioni
da parte del ceto politico e di pregiudizio per l'
esercizio imparziale ed efficiente delle cariche
dispensate per sistemare amici e per
compensare favori: da noi sottogoverno, in
Francia pantouflage, nel mondo anglosassone
patronage , revolving doors ...
La questione è stata affrontata recentemente in
più Paesi (Gran Bretagna,Canada, Spagna) e
dalla Unione europea (relativamente agli ex
commissari) con soluzioni differenti, ma
accomunate dall' intento di frenare
malcostume e lobbismo. Una volta tanto, l'
Italia non è però indietro agli altri: il decreto
legislativo 39 del 2013, attuativo della legge
anticorruzione, stabilisce (articolo 7) che
coloro che sono stati componenti dei consigli e
delle giunte regionali e provinciali nonché dei
comuni che superino una soglia dimensionale
(15.000 abitanti), nei due anni successivi alla
cessazione dalla carica o dalle dimissioni non possano diventare dirigenti per nomina nelle pubbliche
amministrazioni o ricevere cariche di amministratore di enti pubblici e di società controllate. Le cariche
di vertice delle Asl (art.8) non possono essere attribuite per tre anni ai candidati non eletti, agli ex
parlamentari, agli ex membri del governo, agli ex componenti dei consigli e delle giunte regionali, etc. Il
decreto n.
39 «raffredda», quindi, la pressione della politica sulla amministrazione, frenando le trasmigrazioni
immediate da un incarico all' altro (l' Autorità anticorruzione svolge una intensa e proficua supervisione,
collaborando con regioni, enti locali, enti pubblici, società pubbliche), ma presenta un limite rilevante:
sebbene la legge anticorruzione del 2012 lo richiedesse, esso non si applica a livello nazionale,
«risparmiando» così gli ex parlamentari e gli ex membri del governo.
L' augurio è di poter correggere questa lacuna attraverso la riforma, in corso di esame in Parlamento,
della Pubblica Amministrazione.
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Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
Renzi assolto perché non addetto ai lavori
Assolto perché «non addetto ai lavori». Così la
Corte dei conti in sede d' appello modifica la
sentenza di condanna disposta in primo grado
nei confronti dell' allora presidente della
provincia di Firenze, Matteo Renzi, per l'
assunzione nel suo staff e della giunta di
collaboratori privi di laurea, ma pagati come
fossero laureati. Così la sentenza 4 febbraio
2011, n. 107, della prima sezione centrale d'
appello della Corte dei conti. La sezione ha
ritenuto di rivedere la condanna comminata in
primo grado all' attuale premier sulla base di
una visione che sembra anticipare la riforma
della responsabilità erariale contenuta nel ddl
sulla pubblica amministrazione, all' esame del
senato.
Il principio posto, in sostanza, è che il politico
non risponde sul piano psicologico di danno
erariale, se le decisioni, pur adottate
direttamente, siano sorrette da pareri e atti
dirigenziali che le lascino ritenere legittime.
L' appello non nega che l' evento dannoso si
sia verificato. Esclude, tuttavia, che l' attuale
premier possa avervi dato causa, anche solo
in parte. Non basta, per la Corte d' appello, ai
fini della responsabilità erariale, che l' allora
presidente Renzi avesse indicato
nominativamente i componenti della propria
segreteria da assumere (cosa ritenuta naturale, dalla Corte, nell' ambito di un rapporto fiduciario); né è
bastato che abbia preso visione dei curricula, acquisendo consapevolezza dell' assenza del titolo di
studio della laurea; non è bastato nemmeno che avesse sottoscritto la proposta di delibera per l'
assunzione e l' inquadramento sbagliato, poi adottata dalla giunta.
Per la sezione occorre considerare che «l' istruttoria amministrativa, i pareri (ben quattro) resi nell'
ambito dei procedimenti interessati e i relativi contratti sono stati curati dall' entourage amministrativo e
dalla struttura amministrativa provinciale che hanno sottoposto all' organo politico una documentazione
corredata da sufficienti, apparenti garanzie tanto da indurre a una valutazione generale di legittimità dei
provvedimenti in fase di perfezionamento». In particolare, le garanzie apparenti hanno tratto in inganno
l' allora presidente della provincia perché gli eventuali vizi di legittimità sarebbero stati «di difficile
percezione da parte di un «non addetto ai lavori» qual è un politico, a differenza di un tecnico.
Dunque, l' allora presidente della provincia, da non addetto ai lavori, sarebbe stato indotto in errore
dalle valutazioni, a loro volta erronee, di legittimità espresse dalla struttura. Pertanto, la sezione «ritiene
di poter rilevare l' assenza dell' elemento psicologico», e, dunque, assolvere l' attuale premier, non
senza precisare che nel caso di specie tuttavia non ricorrono gli estremi della cosiddetta «esimente
politica». Si tratta dell' istituto previsto dall' articolo 1, comma 1­ter, della legge 20/1994, ai sensi del
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Italia Oggi
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quale «nel caso di deliberazioni di organi collegiali la responsabilità si imputa esclusivamente a coloro
che hanno espresso voto favorevole. Nel caso di atti che rientrano nella competenza propria degli uffici
tecnici o amministrativi la responsabilità non si estende ai titolari degli organi politici che in buona fede li
abbiano approvati ovvero ne abbiano autorizzato o consentito l' esecuzione».
L' esimente politica non è applicabile, nel caso di specie, perché l' atto da cui è scaturita l' assunzione
illegittima dei collaboratori è stata una deliberazione di giunta, non un provvedimento dell' apparato
tecnico. Tuttavia, se non è applicabile l' esimente politica allora l' esclusione da responsabilità erariale
disposta dalla Corte d' appello non appare del tutto in linea con l' assetto delle responsabilità fissato
dalla normativa vigente. Infatti ci si rifugia nell' assenza di elemento psicologico, cagionato dal non
essere «addetti ai lavori». Ma, allora, nessun politico potrebbe mai essere chiamato a rispondere delle
decisioni adottate, sempre e comunque sorrette da istruttorie tecniche, in quanto nessuno sarebbe
(nonostante la carica assunta, si presume, anche in base a requisiti di competenza) mai un addetto ai
lavori.
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Italia Oggi
Pubblica Amministrazione
Nuovi valori patrimoniali e rendite pubblicati nell' albo pretorio.
Catasto autocertificato
Per immobili ordinari i dati dai proprietari.
Riforma del catasto verso l' autocertificazione.
Per la nuova categoria degli immobili ordinari
(abitazioni familiari, abitazioni tipiche, uffici,
studi, cantine, posti auto, negozi, magazzini) i
dati mancanti per dare avvio alla riforma del
catasto potranno essere forniti ad Agenzia
delle entrate e comuni direttamente dai
possessori degli immobili. Questi, infatti,
saranno chiamati a compilare un modulo ad
hoc in cui autocertificheranno determinate
caratteristiche dell' immobile.
Per gli immobili rientrati nella categoria
speciale (in via residuale tutto ciò che non
rientra nella categoria ordinaria), invece,
questo compito sarà affidato a professionisti.
Questa una delle procedure che, in base a
quanto risulta a ItaliaOggi, contribuirà a
formare la base di dati necessaria per dare
impulso alla prima fase di ricognizione legata
alla riforma del catasto prevista dall' art. 2
della delega fiscale la cui scadenza sarà
proroga a settembre. Dopo l' annuncio da
parte del viceministro dell' economia Luigi
Casero giunto mercoledì pomeriggio (si veda
ItaliaOggi del 12 febbraio 2014), ieri, «il
sottosegretario all' economia Enrico Zanetti
(Sc) «ha ufficializzato la presentazione di un
emendamento nel corso dell' esame del dl Imu
sui terreni agricoli, per modificare i termini di esercizio della delega e», ha sottolineato il presidente
della Commissione finanze di palazzo Madama, Mauro Maria Marino (Pd), «automaticamente, quelli per
l' espressione del parere da parte delle Commissioni competenti». Un meccanismo, quello messo in
piedi da amministrazione finanziaria e Mef che segue la falsa riga di quanto previsto per il vecchio Isee
e che rischia di porsi come una via percorribile data la mancanza di risorse a disposizione dei comuni.
Per la gran parte delle categorie ordinarie, quindi, la nuova base dati sarà sostanzialmente
autocertificata senza che, al momento, nulla sia dato sapere circa eventuali modalità di controllo, di
rettifica o di eventuali conseguenze in caso di dichiarazioni non veritiere. Le informazioni, però, in via
residuale potranno essere richieste all' amministratore di condominio. Un sistema, quindi, che si pone
come un ulteriore onere a carico dei cittadini e che non si accinge a essere biunivoco. Mentre, infatti,
sarà compito dei proprietari comunicare i dati, altrettanto non saranno tenuti a fare comuni e
amministrazione finanziaria.
Una volta che a ogni immobile saranno attribuiti la nuova rendita e il nuovo valore patrimoniale la
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Italia Oggi
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notifica ai cittadini avverrà tramite la pubblicazione presso l' albo pretorio per una durata non inferiore a
90 giorni. E solo entro questo termine il cittadino potrà eventualmente fare reclamo presso la pubblica
amministrazione.
In alternativa, avrà a disposizione 120 giorni a partire dalla data di pubblicazione in G.U. dell' avviso da
parte delle Entrate della pubblicazione presso l' albo pretorio, per adire la Commissione tributaria
provinciale. Compito dei comuni, invece, quello di trasmettere alle Entrate le informazioni già disponibili
e di rilevare le caratteristiche posizionale ed edilizie delle unità immobiliari produttive. Ma anche in
questo casa la strada rischia di non essere in discesa. «I comuni rivestiranno un ruolo importante nella
dinamica complessiva della riforma», ha spiegato a ItaliaOggi Mirco Mion, presidente di Agefis
(Associazione geometri fiscalisti), «ragion per cui se non verranno definiti in modo chiaro e preciso non
solo gli stanziamenti ma anche le risorse umane a disposizione i comuni rischiano di non poter operare
al meglio». I tempi, comunque, non saranno brevi. Il testo del dlgs di riforma, infatti, avrebbe dovuto
essere esaminato ieri nel corso della prima seduta del nuovo comitato ristretto informale composto da
governo e dai membri delle commissioni finanze di camera e senato. La seduta, però, per impegni
parlamentari è slittata alla prossima settimana.
BEATRICE MIGLIORINI
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Pagina 9
La Stampa
Pubblica Amministrazione
Falso in bilancio, ci sarà sconto di pena a chi
collabora
Orlando: siamo alle ultime limature.
Sul reato del falso in bilancio «stiamo ancora
mettendo a punto le ultime puntualizzazioni»,
parola del ministro della Giustizia Andrea
Orlando. Il testo è ancora oggetto di limature e
concretamente non se ne riparlerà prima della
prossima settimana in commissione giustizia
al Senato, nell' ambito del ddl Anticorruzione.
Deciso che ogni falso in bilancio, anche il più
lieve, merita la punibilità, si ragiona se lasciare
delle soglie (il 3%?) per stabilire se un reato
sia da punire da 1 a 4 anni oppure da 2 a 6.
In generale, però, dopo la riunione di
maggioranza dei giorni scorsi, si profila un
serio inasprimento delle norme su tutto il
v e r s a n t e d e i r e a t i c o n t r o l a Pubblica
amministrazione. È deciso che ci sarà uno
sconto di pena per il pentito: il premio per chi
denuncia un accordo corruttivo di cui è parte,
oscillerà da un terzo a metà della pena. «Un
premio fortissimo che ci permetterà, penso, un
balzo in avanti nelle inchieste», spera il
senatore Beppe Lumia, capogruppo Pd in
commissione Giustizia. È noto che le denunce
sono poche.
Si mette anche fine a un anacronismo: oltre al
pubblico u f f i c i a l e , a n c h e l ' i n c a r i c a t o d i
pubblico servizio (platea nel tempo divenuta
larghissima) potrà essere imputato di
concussione. Era un gap nella legislazione che i magistrati avevano evidenziato da tempo.
Matteo Renzi aveva enunciato il seguente principio: il corrotto dovrà restituire il maltolto per accedere al
patteggiamento, altrimenti si sarebbe perpetuato il malcostume italico di ladri che scontano pene
minime e poi si godono i proventi del furto. Nel frattempo è intervenuto il reato di autoriciclaggio che
limita fortemente il trucchetto. Con la restituzione obbligatoria, si scoraggeranno molti patteggiamenti di
comodo. Non solo.
Un emendamento su cui la maggioranza concorda riguarda anche l' esecuzione penale: il condannato
non potrà avere la sospensione condizionale se, al pari del patteggiamento, non restituisce quanto
rubato.
Infine le sanzioni. Il dipendente pubblico che sia condannato per corruzione verrà licenziato anche con
pene di 2 anni (attualmente, come previsto dalla legge Severino, il minimo di pena per rischiare il
licenziamento erano 3 anni).
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13 febbraio 2015
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La Stampa
Pubblica Amministrazione
Guai anche per il corruttore: se un imprenditore in affari con la pubblica amministrazione, caso tra i più
frequenti, gli sarà impossibile stipulare appalti pubblici per 5 anni. Secondo la legge Severino, l'
allontanamento dagli appalti era di 3 anni. Prevista una raffica di aumenti di pena per quasi tutti i reati
contro pubblica amministrazione, con conseguenti allungamento dei tempi di prescrizione.
FRANCESCO GRIGNETTI
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13 febbraio 2015
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La Stampa
Pubblica Amministrazione
Il governo dice no, la Camera lo smentisce Un
emendamento fa cambiare idea a tutti
Così passa il progetto per la pubblica amministrazione sul web.
Miracolo a Montecitorio. Sono le dieci della
sera di martedì, la maggioranza sta provando
a portare a casa la riforma costituzionale e gli
emendamenti delle opposizioni vengono
bocciati a decine. In un' aula tesa e stanca la
presidente Sereni sta per mettere in votazione
l' ennesimo emendamento, il 31.26. Parere
contrario di commissione e governo: destino
segnato.
Ma una mano si alza e chiede di parlare. È
quella dell' autore, Stefano Quintarelli, oggi
parlamentare di Scelta Civica ma per anni
semplicemente «Quinta», uno che a
ventiquattro anni ha realizzato la prima rete
indipendente di posta elettronica nel Paese;
tra i padri dell' avvento di Internet in Italia.
Il suo emendamento vuole inserire nella
Costituzione l' obbligo di comunicazione delle
piattaforme informatiche per tutta la Pubblica
Amministrazione. Un pezzo neanche tanto
piccolo di rivoluzione digitale. Quintarelli è
stato lontano dal Parlamento per mesi a causa
di un brutto incidente ed è la prima volta che si
alza in aula per parlare dall' inizio della
legislatura. Lo fa per annunciare il ritiro dell'
emendamento. «Lo faccio per dimostrare il
mio concreto sostegno al governo», spiega
prima di difendere il suo testo, dandosi la
colpa di non essere stato capace di spiegare l' utilità del testo.
Sembra finita. E invece no.
Si alza Antonio Palmieri di Forza Italia e raccoglie l' emendamento facendolo suo, provando a
convincere innanzitutto il governo della bontà della proposta di Quintarelli. A lui si aggiungono uno per
uno gli altri gruppi. Cambia idea persino la Lega che aveva espresso parere contrario e quando
Marazziti annuncia il voto favorevole di Per l' Italia resta solo il Pd contro la proposta di Quintarelli. A
quel punto il ministro Boschi si alza e annuncia che il governo ha cambiato idea.
«La quinta cosa più bella della mia vita, dopo le mie figlie, mia moglie, l' essere vivo e le aziende che ho
contribuito a creare», racconta Quintarelli.
«Ora il governo potrà emanare i decreti per l' attuazione di Italia Login. Un unico portale per tutti i servizi
della Pa che riguardano il cittadino. Un progetto che sta seguendo Paolo Barberis, consigliere del
presidente Renzi. Ieri per festeggiare i commessi mi hanno offerto persino le chiacchiere».
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13 febbraio 2015
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La Stampa
Pubblica Amministrazione
Con 364 voti a favore, quattro astenuti e nessun contrario la Camera ha approvato. Al suo primo
intervento in aula, Stefano Quintarelli ha fatto cambiare idea a governo, Commissione e Parlamento,
riuscendo a inserire il suo emendamento nella riforma della Costituzione.
@unodelosBuendia.
FRANCESCO MAESANO
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13 febbraio 2015
Pagina 10
La Stampa
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Pubblica amministrazione.
Il ministro Madia lancia la sua riforma "Un Grande
Fratello contro gli assenteisti"
Vigilate sui vigili. Mentre l' eco dei fischietti
rimbomba per le strade del centro di Roma, il
m i n i s t r o d e l l a Pubblica Amministrazione
Marianna Madia annuncia misure più rigide
contro i furbetti della malattia. Lo fa nel giorno
dello sciopero nazionale dei vigili urbani. Una
scelta puntuale. Una precisa indicazione delle
nuove rotte che seguirà il governo per
monitorare e punire le assenze ingiustificate.
La protesta dei pizzardoni che a Roma nella
notte di Capodanno si sono allegramente dati
malati in massa, è considerata dal governo l'
apogeo di un malcostume non più tollerabile,
lo svelamento di una piaga che finora è parsa
inguaribile.
«Non voglio entrare nel merito della vicenda
capitolina», specifica Madia, ma di fatto sarà
quella vicenda a entrare nei provvedimenti
della delega di riforma della Pa, che dalla
prossima settimana dovrebbe approdare in
commissione al Senato. Impossibile non tener
presente il sabotaggio della notte del 31
dicembre, tanto più con un' inchiesta in corso
della procura di Roma che punta sui certificati
facili rilasciati dai medici.
Ci vorranno mesi, ancora, per l' approvazione
definitiva della riforma. Madia spera di farcela
«entro l' estate», intanto però l' esecutivo è già
al lavoro sui decreti legislativi.
Ed è là dentro che il ministero conta di confezionare misure più stringenti, per non lasciare impunite le
assenze. Innanzitutto: i controlli. Le competenze dovrebbero passare dalle Asl all' Inps, che ha già
potere di vigilanza sui dipendenti privati. L' Istituto presieduto da Tito Boeri, fresco di nomina,
affiderebbe il monitoraggio a una sorta di Grande Fratello elettronico capace di accertamenti mirati e
immediati. Una filiera computerizzata in grado di individuare in tempo reale l' assenza e il motivo.
Secondo fonti dell' Inps, questo tipo di sorveglianza, uniformando le procedure con il privato, farebbe
anche risparmiare un bel po' di quattrini.
Gli emendamenti al ddl non tralasciano anche il capitolo più delicato delle azioni disciplinari. Qui, l'
architettura della riforma si complica, anche perché dopo il caso della polizia locale di Roma è ovvio ci
sia «una maggiore attenzione all' assenteismo di massa e reiterato». In pratica, il governo metterà mano
alla legge Brunetta, rivedendo, fa sapere Madia, la fattispecie del comportamento sanzionabile. Nel
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La Stampa
Pubblica Amministrazione
solco della guerra di Brunetta ai fannulloni, i provvedimenti dovranno essere «più concreti», senza il
timore di colpire, anche con il licenziamento, chi dichiara il falso e si assenta senza motivo.
ILARIO LOMBARDO
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
Enti locali. Obiettivi alleggeriti per gli enti virtuosi ­ Si profila il rinvio dei bilanci preventivi al 30
giugno.
Il Patto «premia» i tagli
Accordo Governo­sindaci sui vincoli, ma è stallo su «fondo Tasi» e Città.
milano Arriva il Patto di stabilità «intelligente»,
arricchito da "premi" per le amministrazioni
locali che hanno tagliato di più la spesa e
riscosso meglio le entrate, e raffinato da
meccanismi che permetteranno di evitare gli
effetti collaterali dei picchi congiunturali di
spesa; il tutto mentre si profila un nuovo rinvio
dei bilanci preventivi degli enti locali al 30
giugno prossimo.
Sul nuovo Patto ieri Governo e amministratori
locali hanno raggiunto in Conferenza Stato­
Città la preintesa che ora dovrà essere
tradotta in un decreto, con un correttivo
normativo che allunghi i termini perché la
legge di stabilità dava tempo solo fino al 31
gennaio (ma per questo basta una riga nel
Milleproroghe). Non si risolve, invece, la
questione della replica del fondo­Tasi da 625
milioni che i Comuni chiedono da quando la
manovra ha congelato regole e aliquote del
Fisco immobiliare. Il punto è stato al centro di
un incontro ieri pomeriggio fra il ministro dell'
Economia Pier Carlo Padoan e i vertici dell'
Anci, incontro che il presidente dell'
Associazione dei Comuni Piero Fassino ha
definito «interlocutorio»: l' impegno politico a
rimettere sul piatto i fondi che nel 2014 hanno aiutato a quadrare i conti in 1.800 Comuni (solo a Milano
la partita vale quasi 90 milioni) era stato già assunto nelle scorse settimane, ma i soldi sono ancora da
trovare.
Sul versante del Patto, invece, settimane di trattativa hanno prodotto un accordo che mette insieme l'
esigenza, rilanciata da Palazzo Chigi, di premiare chi ha ridotto di più la spesa corrente con quella,
sollevata dai Comuni, di correggere una serie di storture dei vecchi meccanismi. In pratica, per
individuare la base di calcolo bisognerà considerare tre dei quattro anni dal 2010 al 2013, togliendo l'
anno con la spesa più alta. In questo modo, la spesa corrente media a cui applicare i moltiplicatori non
sarà gonfiata dai picchi congiunturali, dovuti per esempio a un intervento straordinario o allo sblocca­
debiti. Da questa base, poi, escono le spese per il trasporto pubblico locale e quelle per i rifiuti, che
erano rientrate nei bilanci di migliaia di Comuni dopo il tramonto della tariffa d' igiene urbana. Su questi
presupposti saranno ripartiti gli obiettivi del Patto, per metà sulla spesa e per metà in base alla capacità
di riscossione. Sul primo versante, circa 350 milioni si trasformeranno in premi per chi ha tagliato di più
la spesa corrente (sempre con l' esclusione di trasporto pubblico e rifiuti), con sconti sul Patto che si
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
trasformeranno in aumenti degli obiettivi per i meno "virtuosi". Sulla riscossione, invece, tutto dipenderà
dal fondo di riscossione crediti che ogni ente è chiamato a costituire in base alla riforma della
contabilità, proporzionale al tasso di mancata riscossione. Nel nuovo meccanismo, il fondo crediti sarà
scontato dall' obiettivo lordo di Patto ma gli enti più efficienti nella riscossione, dunque con poco fondo
crediti, avrebbero pochi vantaggi dalla novità: per questa ragione, interverrà un meccanismo premiale a
loro favore.
Mentre si affinano le regole del Patto, però, rimangono le nubi sulle risorse, soprattutto per le Città
metropolitane. Su di loro si concentra l' esigenza del fondo Tasi e il fatto che la manovra le tratta come
le Province, anche se nelle Città le funzioni sono in crescita e non in diminuzione. Nell' incontro di ieri
Fassino è tornato a chiedere «una rimodulazione dei tagli, altrimenti si rischia che i nuovi enti decollino
in una situazione di dissesto» che mette a rischio anche interventi urgenti come l' edilizia scolastica.
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianni Trovati.
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13 febbraio 2015
Pagina 21
Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
Titolo V. L' addio alle materie concorrenti rafforza i poteri sostitutivi che finora sono stati usati
raramente.
Il governo potrà sostituirsi a regioni e comuni
roma Non solo tordi, cesene e beccacce. Da
quando il nuovo titolo V sarà in vigore il
governo potrà sostituirsi con più efficacia alle
regioni e agli enti locali. Rispetto ai pochi e
limitati casi in cui l' ha fatto finora. L' ultima
volta il 20 gennaio scorso quando l' ha fatto
per bloccare la caccia delle tre razze di uccelli
selvatici citati.
Modificando ­ su richiesta del ministro dell'
Ambiente, Gian Luca Galletti ­ il calendario
venatorio in sei Regioni: Liguria, Toscana,
Umbria, Friuli­Venezia Giulia, Veneto e
Marche.
La scelta di eliminare le materie concorrenti ­ e
dunque di stabilire con più precisione tra Stato
e Regioni "chi fa che cosa" ­ sembra rafforzare
implicitamente i poteri sostitutivi che l' articolo
120 della Costituzione affida dal 2001 all'
Esecutivo. E che continuerà ad affidargli anche
in futuro grazie all' articolo 34 del ddl che ha
incassato ieri sera (senza modifiche) l' ok dell'
aula di Montecitorio.
Respingendo tutti gli emendamenti presentati,
l' assemblea della Camera ha di fatto
confermato le novità che erano state introdotte
al Senato durante il precedente giro
parlamentare. Nel continuare ad assicurare al livello centrale la possibilità di intervenire al posto di
quelli territoriali (da intendersi come Regioni, Città metropolitane e Comuni visto che con la riforma le
Province spariscono dalla Carta, ndr ) la disposizione introduce l' obbligo, tranne che nei casi di
«motivata urgenza», di richiedere un parere preventivo del Senato. Parere da emanare entro 15 giorni.
Immutati rispetto al testo attuale sono invece i casi in cui la sostituzione potrà essere esercitata. Vale a
dire il «mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di
pericolo grave per l' incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell' unità
giuridica o dell' unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali».
A stabilire le procedure e i termini per l' esercizio del potere sostitutivo continuerà a essere la legge
ordinaria. Che ­ per effetto di una modifica introdotta a Palazzo Madama e confermata a Montecitorio ­
dovrà anche individuare «i casi di esclusione dei titolari di organi di governo regionali e locali dall'
esercizio delle rispettive funzioni quando è stato accertato lo stato di grave dissesto finanziario dell'
ente». Insomma far decadere gli amministratori responsabile di un eventuale default.
Fin qui l' articolo 120. Ma nel testo c' è un' altra norma (anche in questo caso già prevista al Senato) che
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
va nella stessa direzione.
Si tratta del comma 5 dell' articolo 117 che consente alla legge statale di intervenire in materie di ambito
esclusivo regionale «quando lo richiede la tutela dell' unità giuridica o economica della Repubblica,
ovvero la tutela dell' interesse nazionale». E che va letta come una vera e propria clausola di
supremazia del centro sulla periferia.
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
Nel 2015. La società coinvolgerà anche Regioni e Comuni.
Poste conferma il piano: chiuderanno 455 sportelli
Poste Italiane corregge il tiro sul piano di
chiusura degli sportelli postali in tutta Italia e si
impegna a coinvolgere le realtà locali, comuni
e regioni, nel processo di razionalizzazione
della rete. «Il confronto con regioni e comuni
precederà la fase attuativa del piano di
razionalizzazione degli uffici postali», recita
una nota diffusa ieri al termine dell' incontro
con l' ad Francesco Caio e il presidente dell'
Autorità per le comunicazioni, Angelo Cardani,
chiesto dal sottosegretario per il ministero
dello Sviluppo economico, Antonello
Giacomelli, dopo le proteste giunte dall' Anci e
dalla Conferenza delle regioni.
Non si tratta di un dietrofront rispetto ai tagli
annunciati: per il 2015 sono 455 sportelli in
tutto il territorio nazionale. Cardani ha spiegato
che la richiesta, pervenuta all' Autorità lo
scorso anno, è in linea con quanto previsto
dalla legge Scajola del 2008 e con la delibera
dell' Authority in materia.
Laddove esigenze di economicità lo
richiedano, è questo il senso, è possibile la
chiusura degli sportelli a condizione di
lasciarne aperto almeno uno nel territorio
comunale. Caio ha ribadito la logica che ha
portato a questa scelta, ma ha ricordato che le chiusure camminano di pari passo con il lancio di nuovi
servizi a domicilio o telematici che Poste sta lanciando. Ad esempio, la possibilità di chiamare a casa il
postino "telematico" per la consegna di pacchi o il pagamento dei bollettini. E ancora: la card abbinata
al libretto postale che consente ai pensionati di prelevare al postamat la pensione. Il manager ha inoltre
ribadito che il piano non ha alcun impatto occupazionale, perchè il personale viene spostato su altri
sportelli che aumentano gli orari di apertura.
Le proteste di questi giorni sono nate a fronte delle lettere di Poste che i sindaci si sono visti recapitare
dalla sera alla mattina in cui si annunciavano le chiusure.
Giacomelli ha convinto il management della società a condividere le strategie con le realtà interessate
anche in vista delle altre novità che arriveranno con l' approvazione del nuovo contratto di programma, e
cioè l' aumento dei costi della posta prioritaria che ridurrà il servizio in alcune aree e la reintroduzione
della posta ordinaria con tempi molto più lunghi di consegna. Le preoccupazioni, però, guardano anche
alle previsioni del piano industriale per i prossimi due anni. Secondo indiscrezioni sono previsti nuovi
consistenti tagli. La legge oggi consente a Poste di chiudere altri 171 sportelli, dunque non oltre 626
complessivi dopo i 455 che si vanno a tagliare quest' anno. Il timore, però, è che intervengano modifiche
normative che facciano saltare quel tetto in vista della privatizzazione.
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13 febbraio 2015
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Il Sole 24 Ore
Normativa Comuni
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13 febbraio 2015
Pagina 36
Italia Oggi
Normativa Comuni
Le attività svolte dall' amministratore devono essere correlate alle funzioni.
Permessi ai capigruppo
Possono assentarsi dal lavoro per 24 h mensili.
Un amministratore locale, consigliere e
capogruppo consiliare di un comune, nonché
dirigente medico presso la locale Asl, di quanti
permessi può usufruire ai sensi dell' art. 79 del
dlgs 18 agosto 2000, n. 267?
L' art. 79 del citato decreto legislativo n.
267/2000 dispone, ai commi 1 e 3, che i
consiglieri comunali ovvero i membri delle
conferenze dei capogruppo hanno diritto di
assentarsi per la partecipazione alle riunioni
consiliari per l' effettiva durata delle stesse e,
tale diritto, comprende il tempo necessario per
raggiungere il luogo della riunione e rientrare
al posto di lavoro. Il successivo comma 4 del
medesimo articolo prevede, inoltre, che il
Presidente del consiglio e i presidenti dei
gruppi consiliari comunali con popolazione
superiore a 15 mila abitanti, oltre ai permessi
di cui al precedente comma, hanno diritto di
assentarsi dal posto di lavoro per un massimo
di 24 ore lavorative mensili, configurando nello
stesso il tempo necessario per raggiungere il
luogo della riunione e il rientro al posto di
lavoro. Ai sensi del comma 5 del citato
articolo, infine, i lavoratori dipendenti hanno
diritto ad ulteriori permessi «non retribuiti»,
sino a un massimo di 24 ore lavorative mensili,
qualora risultino necessari per l' espletamento
del mandato.
L' art. 80 del dlgs n. 267/2000 dispone, infatti, che i permessi di cui all' art. 79 sono retribuiti dal datore
di lavoro, per le ore o giornate di effettiva assenza del lavoratore dal posto di lavoro. Risulta
fondamentale che le attività svolte dall' amministratore in questione siano correlate esclusivamente alle
funzioni ricoperte, desunte da incarichi demandati all' amministratore dall' ente, proprio in forza della
carica rivestita presso lo stesso. Per quanto attiene alle modalità di attestazione dei permessi, l' art. 79,
comma 6 Tuel prevede il preciso obbligo, per il lavoratore dipendente, di documentare, con apposita
certificazione, l' attività e i tempi di espletamento del mandato.
In assenza di specifica norma regolamentare, l' attestazione dell' utilizzo dei permessi può essere
rilasciata dal sindaco, dal segretario comunale, o dal segretario del collegio cui partecipano gli
amministratori interessati, se prestabilito, o da un consigliere facente le veci di segretario, ovvero dal
presidente dell' adunanza. In merito ala possibilità di sostituire l' attestazione per i permessi con una
autocertificazioni, la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui all' art.
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13 febbraio 2015
Pagina 36
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Italia Oggi
Normativa Comuni
47 del dpr 28/12/2000, n. 445, fatte salve le eccezioni espressamente previste per legge, ha la stessa
validità legale dell' atto che sostituisce, tanto più che, nella fattispecie, tale dichiarazione viene effettuata
da un amministratore locale investito di pubbliche funzioni.
INCOMPATIBILITÀ Sussiste l' ipotesi dell' incompatibilità ex art.
63, comma 1, n. 2, del dlgs 18/8/2000, n. 267, nei confronti di un consigliere comunale che all'
epoca delle consultazioni amministrative risultava subappaltatore di lavori pubblici nei
confronti dell' ente?
Nel caso di specie, l' interessato, prima della seduta consiliare finalizzata a verificare le condizioni di
eleggibilità e candidabilità degli eletti, ha rinunciato agli incarichi in questione e il consiglio comunale,
con deliberazione successiva alla consultazione elettorale, ha provveduto a convalidare l' elezione dei
propri componenti e del primo cittadino, ai sensi dell' art.
41 del dlgs 18/8/2000, n. 267.
Pertanto non è ravvisabile la causa ostativa all' espletamento del mandato elettivo, atteso che, per
espressa previsione normativa, l' amministratore locale ha facoltà di rimuovere la situazione d'
incompatibilità in cui eventualmente si trovi e, nella specie, ciò risulta tempestivamente avvenuto per
effetto della rinuncia ai richiamati subappalti (cfr. art. 69 del dlgs n. 267 del 2000). Sotto tale profilo,
appare irrilevante la circostanza che, al momento dell' elezione, non fosse ancora intervenuta l'
approvazione del collaudo finale dei lavori appaltati. Invero, tale approvazione rileva come il momento
finale del rapporto contrattuale, a seguito del quale non è più possibile ravvisare alcuna situazione d'
incompatibilità, ex art.
63, comma 1, n. 2, del dlgs n.
267 del 2000. In merito la giurisprudenza ha precisato che «la partecipazione all' appalto, quale
impedimento all' esercizio della carica elettiva, dura nel tempo fintantoché essa possa dirsi sussistente:
vale a dire, dal momento iniziale della partecipazione stessa e sino al suo esaurimento e, quindi all'
esaurimento del potenziale conflitto d' interessi; e ciò, restando salva, ovviamente, la facoltà del
soggetto incompatibile di rimuovere la relativa causa nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge».
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13 febbraio 2015
Pagina 4
MF
Normativa Comuni
La società specializzata nella gestione dei crediti deteriorati passa a Fortess e Prelios assieme a
2,4 miliardi di sofferenze.
Unicredit cede Uccmb, sindacati sul piede di guerra
«Sono molto soddisfatto per l' accordo che
abbiamo concluso con il gruppo Fortress
Investment per la cessione della nostra
partecipazione in Uccmb; ci consente tra l'
altro di accelerare la riduzione delle
sofferenze, percorso su cui siamo impegnati
con risultati complessivi importanti come
indicano i dati del 2014, e di ottimizzare l'
utilizzo del capitale regolamentare». È
soddisfatto l' ad di Unicredit Federico Ghizzoni
dopo aver condotto in porto con successo la
vendita della società di recupero e gestione
crediti e di un portafoglio di 2,4 miliardi di
crediti deteriorati a Fortress (che ha
contestualmente siglato un accordo di
partnership industriale con Prelios nella
gestione di parte del portafoglio).
Ghizzoni ha poi ringraziato «tutti coloro che
hanno lavorato in questi mesi per costruire
questo accordo. E voglio ringraziare Dino
Crivellari, il management e tutte le persone di
Uccmb per il lavoro di qualità che hanno svolto
in questi anni e per quello che assicureranno
in futuro. Sono certo», ha concluso Ghizzoni,
«che il nuovo contesto operativo porterà
complessivamente a risultati sempre migliori,
nella non facile attività di recupero crediti, nell'
interesse di tutti i soggetti coinvolti». L'
accordo, si legge nella nota congiunta diramata ieri da Unicredit, Fortress e Prelios, «contribuirà a
rendere il mercato italiano del servicing per il recupero dei crediti più indipendente e rappresenta un
passo positivo per lo sviluppo del settore come già avvenuto in altri paesi europei».
Per quanto riguarda invece la banca guidata da Ghizzoni, l' operazione, che si inserisce all' interno del
piano di riorganizzazione della divisione di recupero crediti di Unicredit, permetterà all' istituto milanese
di beneficiare di un accesso ad una piattaforma di recupero crediti specializzata, che farà leva sul know
how di Fortress e Prelios relativamente al settore di gestione dei crediti deteriorati. Il deconsolidamento
dei 2,4 miliardi di sofferenze lorde si conferma inoltre in linea con l' obiettivo di Unicredit di accelerare la
dismissione del suo portafoglio non strategico in Italia, contribuendo ulteriormente a ridurre il rischio
patrimoniale ed ottimizzando l' utilizzo del capitale regolamentare. Si stima che per Unicredit l' impatto
della transazione sul capitale regolamentare e sul conto economico sia sostanzialmente neutrale. L'
operazione (in cui Unicredit è stata assistita da Ubs e Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners,
mentre Fortress e Prelios sono stati seguiti da Mediobanca, Rothschild e da Legance) è soggetta ad
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13 febbraio 2015
Pagina 4
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MF
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autorizzazioni regolamentari. Il closing è atteso per il secondo trimestre del 2015. L' annuncio dell'
operazione è stata accolta con preoccupazione da parte dei sindacati che hanno chiesto un incontro
urgente con il vertice di Unicredit. «Chiediamo a Unicredit un incontro urgente per avere adeguate
garanzie occupazionali e normative di lungo periodo per tutti i 700 lavoratori coinvolti nella cessione»,
ha dichiarato Marco Muratore, del coordinamento Fabi Unicredit con delega a Uccmb. «Esprimiamo,
inoltre, tutta la nostra contrarietà rispetto a un' operazione che consegna nelle mani di un fondo
speculativo un' area strategica per il gruppo, tra l' altro proprio in un momento in cui si stanno
delineando soluzioni comuni per la gestione del credito deteriorato. Ciò dimostra ancora una volta l'
incapacità delle banche italiane a fare sistema».
Intanto gli analisti di Credit Suisse hanno tagliato il target price sul titolo Unicredit da 6 a 5,5 euro,
confermando la raccomandazione neutral. Limata del 3­8% la previsione di utile netto per azione
rettificato relativo al periodo 2015­2017. (riproduzione riservata)
ANDREA DI BIASE
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Il Sole 24 Ore
Sindacati
Credito/2. Entro il 2017 previste 581 uscite e 200 assunzioni.
Lo stop alle relazioni blocca anche Bper
Non ci sarà una presentazione ai sindacati,
dopo quella ai mercati e alla stampa del piano
industriale 2015­2017 di Bper. La rottura delle
trattative per il rinnovo del contratto nazionale
di lavoro tra Abi e i sindacati ha infatti portato a
uno sciopero, il 31 gennaio, ma anche al
blocco delle relazioni nei gruppi. Questo
s i g n i f i c a c h e f i n c h é i sindacati n o n
decideranno di sospendere la protesta nei
gruppi non sarà possibile avviare procedure e
negoziati.
Il primo gruppo a presentare il piano e a
doversi confrontare con la rumorosa assenza
dei sindacati è proprio Bper. Due giorni fa ha
annunciato la chiusura di circa 130 filiali e lo
sviluppo del modello hub & spoke, oltre alla
revisione del modello di back office. E un'
evoluzione con il segno meno della forza
lavoro: i dipendenti che nel 2014 erano 11.407
scenderanno nel 2017 a 10.826. Ci sarà una
riduzione di 581 dipendenti, circa il 5% in
media: la rete perderà il 4,3%, mentre le
strutture centrali il 6,5%. Come confermano
dall' istituto c' è la volontà di ridurre al minimo
l' impatto sociale.
La banca per ottimizzare l' organizzazione del
lavoro prevede un piano di prepensionamento e di ottimizzare il turnover, sostituendo il 50 60% del
personale in uscita con personale interno. Ma anche nuove assunzioni: l' istituto prevede infatti di
assumere 200 profili specializzati, in particolare, per le nuove aree di business.
Per motivare le persone prevede lo sviluppo di un sistema di Mbo (management by objectives), lavoro
da remoto, orari flessibili, part time, rafforzamento delle politiche di welfare, modelli di certificazione
della crescita professionale, riqualificazione delle risorse attraverso training dedicati.
Certo questa volta si pone il problema di come e quando iniziare a discutere degli esuberi e del nuovo
modello organizzativo con i rappresentanti dei lavoratori. Dal gruppo auspicano che presto e
compatibilmente con le prerogative del sindacato si riesca a trovare un accordo sul contratto nazionale,
sostenibile a livello di settore. E si interrompa il blocco delle relazioni nei gruppi. Dal canto suo Bper ha
considerato nel piano, negli oneri per il rinnovo del contratto, solo la previsione inflattiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
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Rassegna stampa del 13.2.2015 - Dirpuglia sindacati dirigenti