====== INVESTIRE INFORMATI ================ Informazione sulla gestione del risparmio. Edito da ADUC, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori. Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze URL: http://investire.aduc.it A cura di: - Alessandro Pedone, pianificatore finanziario - Giuseppe D'Orta, consulente finanziario indipendente Sede Aduc Investire Informati di Napoli Viale Albino Albini 22, 80127 Napoli Email: [email protected] ------------------------------------------Il numero integrale è scaricabile a questi indirizzi in formato TXT o PDF: http://investire.aduc.it/generale/files/file/newsletter/Investire-2013-23.txt http://investire.aduc.it/generale/files/file/newsletter/Investire-2013-23.pdf ------------------------------------------Servizio di consulenza: http://sosonline.aduc.it/info/consulenza.php Archivio dal 31-10-2013 al 13-11-2013 2013-23 EDITORIALI - Analfabetismo finanziario: la soluzione è l'educazione finanziaria? http://investire.aduc.it/editoriale/analfabetismo+finanziario+soluzione+educazione_21754.php LETTERE - Incasso assegno bancario allo sportello http://investire.aduc.it/lettera/incasso+assegno+bancario+allo+sportello_261666.php - Ente Nazionale Microcredito http://investire.aduc.it/lettera/ente+nazionale+microcredito_261662.php - Alle poste non estinguono conti correnti http://investire.aduc.it/lettera/alle+poste+non+estinguono+conti+correnti_261641.php - Alle Poste obbligo di carta per prelevare http://investire.aduc.it/lettera/alle+poste+obbligo+carta+prelevare_261640.php - Blocco dei conti 4Xp http://investire.aduc.it/lettera/blocco+dei+conti+4xp_261639.php - Perché non suggerite la causa sui mutui e prestiti usurai? http://investire.aduc.it/lettera/perche+non+suggerite+causa+sui+mutui+prestiti_261634.php - Avete sbagliato a sconsigliare una polizza http://investire.aduc.it/lettera/avete+sbagliato+sconsigliare+polizza_261612.php ------------------------------------------- EDITORIALI 13-11-2013 18:20 Analfabetismo finanziario: la soluzione è l'educazione finanziaria? Lunedì scorso, in prima pagina de “La Stampa”, Mario Deaglio ha scritto un bel fondo dal titolo “Quanto costa l'analfabetismo finanziario”. Il problema si inserisce in quello più vasto dell'analfabetismo di ritorno che colpisce molto gravemente il nostro Paese. Sono circa 6 milioni le persone, età lavorativa, che non sanno leggere o non hanno alcun titolo di studio (neppure quello elementare!). Un interessante articolo del famoso linguista e politico Tullio De Mauro pubblicato sull' “Internazionale” riporta un quadro drammatico derivante da indagine internazionale sul livello di istruzione nei Paesi sviluppati (recentemente aggiorna e che ha sostanzialmente confermato gli stessi dati). Secondo queste ricerche 5 italiani su 100, fra i 14 ed i 65 anni, non sanno distinguere una lettera da un'altra. Il dato, se possibile, ancora più drammatico è che ben 33 italiani su 100 non riescono a leggere e comprendere un testo appena articolato che riguardi fatti di interesse collettivo. Soltanto il 20% degli italiani, secondo questa indagine, “possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”. Se poi parliamo di finanza poco più che elementare (1) allora possiamo dire che la quasi totalità degli italiani brancola totalmente nel buio comprese persone con un livello culturale elevato o molto elevato. La soluzione a questo problema consiste nell'incentivare l'educazione finanziaria? Ben venga, ma non può bastare! L'educazione finanziaria da sola non può risolvere il problema dei costi connessi all'analfabetismo finanziario e questo per almeno due ragioni. La prima e più importante ragione sta nei numeri sopra citati. Almeno un terzo degli italiani, prima di imparare i rudimenti di finanza dovrebbero imparare a leggere, comprendere e far di conto. Le persone che potrebbero avere accesso ad un corso base di alfabetizzazione finanziaria avendo gli strumenti culturali minimi per poterne trarre profitto sono probabilmente quel 20% degli italiani di cui all'indagine sopra citata. Quand'anche s'incentivassero in ogni modo corsi di finanza di base, il grosso della popolazione non potrebbe accedervi. Per coloro che potrebbero, in teoria, accedervi, c'è il secondo grande ostacolo. Detto in maniera dura e cruda: alla grande maggioranza delle persone la finanza semplicemente non interessa. Parafrasando una frase famosa in economia: puoi portare il cavallo all'abbeveratoio, ma non puoi costringerlo a bere. Una volta organizzati i corsi di alfabetizzazione finanziaria bisogna riempire le aule e per questo bisognerebbe, insieme ai corsi, fare una forte campagna culturale di sensibilizzazione al problema. In ogni caso, anche quando avremo fatto questo ed avremo convinto quelli che avrebbero le competenze culturali per partecipare, rimane il problema che il grosso della popolazione è talmente ignorante che non potrebbe comunque accedervi. Il problema dell'ignoranza degli italiani è uno dei più profondi drammi del nostro Paese e sembra che praticamente nessuno si ponga seriamente il problema. Non compare neppure minimamente nell'agenda politica. Ovviamente è un problema che si può pensare di affrontare e risolvere nell'arco di qualche decennio, non certamente nell'arco di pochi anni. Nel frattempo, quindi, è necessario applicare delle politiche di tutela degli investitori che non partano dal presupposto che viviamo in un mondo ideale. In un mondo normale se ad un cliente di una banca fornisci, per iscritto, tutte le informazioni corrette un determinato prodotto quest'ultimo sarà in grado di “fare una scelta d'investimento consapevole”. Nel mondo reale, questo non è per niente vero! Nella quasi totalità dei casi, fornire le informazioni corrette non è sufficiente, ed in un buon numero di casi è totalmente inutile. Ciò di cui abbiamo tremendamente bisogno, nel campo della tutela degli investitori, è di politiche molto proattive che non lavorino dal lato della domanda di prodotti finanziari (e non, come abbiamo fatto fin qui, dal lato dell'offerta imponendo agli intermediari una serie di obblighi che questi assolvono poi solo formalmente facendo firmare ai clienti un mare di carte inutili). In altre parole abbiamo bisogno di norme che incentivino scelte e comportamenti finanziari non dannosi e possibilmente utili. Il problema vero, però, se ce la vogliamo dire tutta fino in fondo è che l'analfabetismo finanziario fa tremendamente comodo alle banche le quali ingrassano grazie all'ignoranza dei loro clienti. Almeno il 90/95% dei prodotti finanziari, che la così detta industria del risparmio gestito sforna in continuazione, non avrebbero senso di esistere se i clienti sapessero valutare correttamente il rapporto rischio/rendimento così come viene ridefinito dal profilo dei costi a carico di questi prodotti (2) e sapessero riconoscere questi costi. Le banche quindi potranno parlare di educazione finanziaria, potranno perfino promuovere iniziative volte a far conoscere i rudimenti assolutamente minimi di finanza (come l'interesse composto, l'inflazione, ed altre cose assolutamente basilari) ma è chiaro che non potranno mai accettare che i clienti conoscano le cose veramente necessarie per fare scelte d'investimento consapevoli. Purtroppo, per almeno molti decenni, non correranno mai questo rischio. (1) Per “finanza poco più che elementare” intendo qualche concetto superiore a cosa sia il tasso d'interesse composto, cosa sia l'inflazione, ecc, ma comunque nozioni assolutamente basilari tipo: quali sono le differenze fra un investimento azionario ed uno obbligazionario? che cos'è un indice finanziario? quali sono i costi a caricato di un fondo comune d'investimento? (2) In finanza ad ogni rendimento atteso corrisponde un livello di rischio. Il rapporto finanziario rischio/rendimento è relativo al rendimento al lordo dei costi. Quello che però interessa al risparmiatore è il rapporto al netto dei costi. Così, più un prodotto finanziario è costoso, il rapporto rischio/rendimento “netto” sarà peggiore. In finanza, diversamente dalla maggioranza degli altri campi, un maggior costo del prodotto finanziario non corrisponde mai ad una migliore qualità. Ad un maggior costo deve corrispondere o un minor rendimento atteso rispetto ad un altro prodotto con minor costo e stesso grado di rischio, oppure un maggior grado di rischio rispetto ad un altro prodotto con minor costo e pari grado di rendimento atteso. Alessandro Pedone --------------------------------LETTERE 08-11-2013 00:00 Incasso assegno bancario allo sportello Mi sono vista rifiutare il cambio in contanti di un assegno a me intestato, di un valore inferiore ai 1000,00 euro e per giunta dalla banca e filiale emissarie dell'assegno (ossia la banca dove il mio traente ha il conto corrente). La giustificazione è stata quella delle nuove norme antiriciclaggio. Mi sono innervosita perchè ero sicura che non fosse così. La cosa brutta è che i signori cassieri della banca in questione, non avevano fatto storie sul cambio dell'assegno in contanti finchè non hanno visto da chi era stato emesso. Ora, in questi casi come ci dobbiamo comportare? Ho contattato anche la Banca d'Italia per avere delucidazioni in merito, e anche loro mi hanno risposto che se la banca è la stessa, addirittura la filiale è quella che ha emesso l'assegno, l'importo dell'assegno è inferiore ai 1000.00 euro...non ci sono motivi validi perchè mi debba essere negato il cambio in contanti. Se la filiale della banca mi rifiuta il cambio in contanti, anche se non può, cosa devo dire in quei casi? E se il pagamento è rifiutato per uno scoperto bancario, io ho il diritto di saperlo? Visto che i soldi in questione sono i miei? Silvia, da Montevarchi (AR) Risposta: E' molto probabile sia accaduto ciò che ipotizza: il cassiere si è allarmato dopo aver visto il traente dell'assegno, evidentemente un cliente non proprio di quelli tranquilli. L'importo del titolo, infatti, non è tale da insospettire l'addetto allo sportello in merito alla pretesa di incassarlo per contanti. Riguardo il diritto del beneficiario di un assegno bancario di incassare allo sportello, invece, la questione è invece meno semplice. Le frodi bancarie sono talmente diffuse che gli istituti hanno il dovere di attrezzarsi per limitarle. Specie quando si tratta di assegni, in cui vi è un rapporto diretto tra banca e cliente che lo emette. I precedenti sono numerosissimi e vi è assodata giurisprudenza che sancisce come l'obbligazione a pagare da parte della banca sussista unicamente nei confronti del proprio cliente perché scaturisce dal rapporto di provvista e dalla convenzione di assegno. Il beneficiario di un assegno non può quindi vantare l'esistenza di un'obbligazione cambiaria in suo favore. La banca è tenuta a eseguire il pagamento su ordine e per conto del cliente che lo ha emesso e non di chi lo riceve. Di qui la mancanza, in via di principio, di un diritto del portatore dell'assegno sulla provvista e di un obbligo cambiario dello sportello. Anche la Cassazione (esempi: 5 agosto 1974, n. 7307; 14 marzo 1997, n. 2303; 18 agosto 1997, n. 7658) obbliga la banca a identificare il cliente mediante le cautele suggerite dalle circostanze del caso concreto, con particolare riferimento al luogo del pagamento, alla persona del presentatore, all'importo e alla natura del documento. Di conseguenza, in caso di negoziazione di titoli di non irrilevante valore, l'identificazione va effettuata per conoscenza personale o con l' intervento di un notaio. Ciò per adempiere all' obbligazione senza colpa grave. Infatti, l' articolo 1992 del Codice civile dispone che il debitore è liberato dalla sua obbligazione se adempie la prestazione nei confronti del possessore di un titolo di credito senza colpa grave. Per non incorrere in tale responsabilità la banca è tenuta alla verifica dell' integrità fisica del titolo e alla identificazione del possessore presentatore del titolo di credito o per conoscenza personale o con l'intervento di un notaio, mentre non è sufficiente il documento di identificazione. La banca, tornando al quesito, avrebbe quindi degli appigli -sebbene non molto consistenti- per giustificare il diniego del pagamento dell'assegno. E' ovvio però che alla base vi è stato un preciso intento di non mettere in pagamento il titolo presentato allo sportello per un qualche motivo legato al loro cliente. Probabile, in questo caso specifico, che a fronte di una sua forte insistenza avrebbero compreso che sarebbe stato meglio non mostrarsi troppo rigidi. ------------------08-11-2013 00:00 Ente Nazionale Microcredito Sono interessato ad ottenere un micro-finanziamento una mia idea imprenditoriale, ho trovato notizie di un ente pubblico ma pare funzioni solo sulla carta. Potete indirizzarmici? Aaa, da Roma (RM) Risposta: Come troppo spesso accade, lo strumento c'è ma non si vede e, peggio ancora, non funziona quasi per niente. Esiste infatti quasi solo sulla carta l'Ente nazionale per il microcredito, istituito nel 2005 e presieduto dall'ex parlamentare Udc ed ex Ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini. L'ente è considerato al punto tale che il disegno di legge di stabilità per il 2012 ne prevedeva l'abolizione, evitata tramite un emendamento in sede di conversione. Le intenzioni di cancellarlo derivavano dall'assurdo rapporto tra stanziamenti economici ricevuti ed erogazioni effettuate. Basti pensare che il milione ottocentomila euro ricevuti nel 2011 sono stati usati quasi tutti per sostenere spese, pagare gli stipendi e compensare una serie di studi commissionati a soggetti esterni. Soltanto 60.750 euro, quindi appena il 3%, sono materialmente finiti in interventi di microcredito. Chissà quanti degli otto milioni di euro dalla nascita incamerati sono stati realmente usati per gli scopi del fondo. Purtroppo si tratta di informazioni che il sito web dell'Ente, www.microcreditoitalia.org, nemmeno riporta. L'idea del governo precedente, quindi, non appare campata in aria. Già, come in altri campi, non si avverte la necessità di un soggetto pubblico che si occupi di un'attività già svolta da soggetti appositamente preparati. Le cose peggiorano se il soggetto pubblico non brilla per efficienza. ------------------08-11-2013 00:00 Alle poste non estinguono conti correnti Ieri mi sono recato all'ufficio postale dove ho un conto corrente per chiuderlo e mi sono sentito rispondere dall'addetto a questa operazione che non era possibile in quanto in questo periodo stanno procedendo alla chiusura dell'anno finanziario e che solo nel mese di gennaio 2014 potrò chiudere il conto. Mi domando e dico ma ad un consumatore cosa importa dell'organizzazione interna delle Poste? Ma è normale ciò che mi è stato riferito? Pasquale, da Acerra (NA) Risposta: Si tratta di una pratica da sempre in voga tra le banche, che nel mese di dicembre tendono a rinviare le estinzioni di conto corrente per non ridurre i numeri che finiscono nel bilancio di fine anno. Le Poste, come ripetiamo spesso, si sono messe a copiare le banche e pure in peggio. Ed infatti, in questo caso vediamo che già due mesi prima della fine dell'anno non accettano estinzioni. Presenti allo sportello una richiesta scritta, con tanto di loro ricevuta. A quel punto non potranno accampare pretesti. In ogni caso, se anche l'estinzione avvenisse dopo tempo, è importante che non venga applicato alcun genere di costo relativo a periodi successivi a quello in cui il cliente ha chiesto l'estinzione stessa. Ancora, a breve dovrebbe arrivare la totale abolizione delle spese di estinzione del conto corrente. Un suggerimento pratico: meglio bonificare l'importo della giacenza prima di chiedere l'estinzione, lasciando sul conto solo la somma eventualmente occorrente fino alla data di chiusura del rapporto. In questa maniera si evita di rimanere bloccati nel caso in cui avvenga un qualche disguido. ------------------08-11-2013 00:00 Alle Poste obbligo di carta per prelevare Mia madre possiede un libretto di risparmi nominativo presso Poste Italiane. La settimana scorsa si è recata presso l'ufficio postale dove ha il deposito per prelevare una somma che le serviva (circa mille euro), ma l'impiegata all'inizio si è rifiutata di darle la somma richiesta dicendo che doveva attivare una carta di credito per prelevare i SUOI soldi, che era per la sua sicurezza, onde evitare di essere rapinata uscendo dall'ufficio postale. Dopo varie insistenze mia madre è riuscita a farsi dare la somma, ma l'hanno comunque obbligata ad attivare la suddetta carta dicendo che per questa volta le davano la somma richiesta, ma che la prossima volta senza carta di credito non le avrebbero dato un euro. Ora Vi chiedo questa prassi è normale o c'è stato un abuso? Vito, da Fasano (BR) Risposta: Ancora un caso in cui le Poste copiano i metodi delle banche impegnandosi anche a peggiorarli. Probabilmente si tratta non di una carta di credito ma di una carta Postamat, ovvero il servizio delle Poste di carta di debito analogo al bancomat del sistema bancario. Il suggerimento di limitare l'uso di contanti per sicurezza ci può anche stare, come sempre a stonare sono i metodi usati per convincere il pubblico. Qui siamo poi alle minacce vere e proprie di non consentire operazioni di prelevamento invece legittime. ------------------08-11-2013 00:00 Blocco dei conti 4Xp Ecco la lettera, tradotta, che un broker importante nel mondo del forex chiamato 4 xp invia ai suoi correntisti con attivo quando gli stessi richiedono il prelievo dei loro soldi, per giustificare il fatto che non glieli vuole restituire immediatamente. Gentile cliente, Forex Place Limited (d’ora in avanti "Azienda"), con la presente intende informarla di quanto segue: L’Azienda ha ricevuto un’inattesa ingiunzione con effetto immediato emanata dal FSC delle Isole Vergini Britanniche che impone all’Azienda di interrompere le proprie operazioni di trading. L’Azienda ha fatto ricorso contro l’ordine FSC e sta considerando altre possibilità legali per riprendere le proprie operazioni. A causa dell’ordine sopra citato, banche e altre istituzioni finanziarie hanno congelato i conti dell’Azienda. Inoltre, anche i fondi dell’Azienda con Liberty Reserve sono stati congelati a causa delle procedure legali avviate contro Liberty Reserve ed i suoi impiegati. Come anticipato, l’Azienda sta lavorando e procedendo come necessario perché l’ordine FSC sia cancellato e sta negoziando con le proprie banche perché i Conti siano riaperti. Secondo i professionisti della consulenza legale dell’Azienda, queste azioni richiederanno almeno qualche mese. Nel frattempo, l’Azienda è costretta a rispettare l’ordine. Per quanto appena visto, fino a nuova comunicazione l’Azienda è momentaneamente impossibilitata nel processo di elaborazione delle richieste di deposito e prelievo. L’Azienda si augura che detta notifica possa giungere a breve. Come Lei ben saprà, l’Azienda è da sempre orgogliosa della propria onesta ed integrità. L’Azienda è certa che Lei capirà che gli eventi sono oltre il nostro controllo e collaborerà con lo sforzo che l’Azienda sta compiendo. Ci scusiamo per qualsiasi inconveniente causato. Cordialmente, Luca, da Imola (BO) Risposta: E' incappato in una frequente problematica che si riscontra nei rapporti con la miriade di intermediari, specie sul forex, che da alcuni anni imperversa grazie alla libertà di frontiera offerta da internet. E' davvero difficile fornire suggerimenti pratici, poiché di sicuro una causa nelle Isole Vergini Britanniche sarebbe giustificata solo in caso di investimenti di notevole importo. Inoltre, se il broker dovesse fallire, la causa sarebbe pressoché inutile. Da approfondire invece l'eventuale ruolo che un qualche soggetto italiano abbia svolto nell'offerta e commercializzazione del servizio. In tal caso si ha il reato di abusivismo, come minimo. Anche qui il risarcimento dipende dal patrimonio disponibile di questi soggetti ma quantomeno gli si rende la vita assai complicata. Stiamo assistendo alcuni clienti del broker, chiunque fosse interessato può contattarci. ------------------07-11-2013 00:00 Perché non suggerite la causa sui mutui e prestiti usurai? Dopo aver letto su vari blog e vedendo il servizio delle iene citando la sentenza di gennaio di questo anno dice che se gia solo nel contratto si supera il tasso soglia stabilito dalla banca d'italia il contratto è da ritenersi nullo o capestro per i mutui che sono stati aperti dal 1996 ad oggi. Perchè voi invece mi state dicendo che non è cosi o meglio che si possono solo avere gli eventuali interessi in piu del tasso soglia eventualmente pagati quando la legge parla anche del rimborso degli interessi pagati e l'annullamento dei futuri? Domenico, da Francavilla Fontana (BR) Risposta: Il motivo è stato da noi indicato in precedenti risposte ed anche nell'articolo più volte citato: http://investire.aduc.it/comunicato/mutui+usurari+come+fare+verifica+proprio+mutuo+aduc_21382.php In alcuni paesi, specie anglosassoni, vige il sistema "common law", vale a dire che una volta pervenuta una sentenza su un caso, questa si applica a tutti i casi analoghi e si può cambiare orientamento solo in determinate circostanze. Fossimo negli Stati Uniti d'America, quindi, probabilmente suggeriremmo di fare immediatamente causa alla banca ed anzi organizzeremmo una class action contro gli istituti di credito (altro strumento che altrove funziona e qui no). In Italia, invece, una sentenza anche di Cassazione non può essere considerata come fonte certa di vittoria in Tribunale. Da qui la nostra cautela. Inoltre, come anche detto in altre risposte e pure in quell'articolo, potrebbe arrivare -e pure ciò è avvenuto in passato- un intervento del legislatore che provveda a modificare il tenore della legge a favore delle banche. Sappiamo che le nostre risposte stanno deludendo coloro i quali credono che non debbono più pagare interessi ed anzi debbono anche ricevere il rimborso di quelli già pagati ma anche questa volta non facciamo parte dei soggetti che puntualmente anche in quest'occasione si sono lanciati a promettere (a pagamento, guarda caso) cose che al momento non è sicuro arrivino ed a speculare sui sogni altrui. Se e quando le condizioni saranno diverse, saremo i primi a suggerire di fare causa alle banche ed alle finanziarie. Il "business" facile sui sogni altrui lo lasciamo per ora volentieri ad altri. ------------------06-11-2013 00:00 Avete sbagliato a sconsigliare una polizza Vi seguo da molto tempo anche se non direttamente ma tramite amici e chiaramente apprezzo molto il vostro operato. C'è una cosa però che mi ha lasciato molto perplesso relativamente ad una risposta che avete dato alcuni anni fa ad una mail che chiedeva delucidazioni sul prodotto in oggetto (http://investire.aduc.it/lettera/nuovo+prodotto+banco+posta+index+dop pio+stacco_184407.php). Io avevo acquistato quel prodotto da voi FORTEMENTE sconsigliato (sulla base di cosa non si sa)ed ora, a dispetto dei vostri consigli, è rivalutato del 39% lordo. Vuol dire che se si sono investiti 10.000 €, ora ne porti a casa 13.900 lordi (dopo 5 anni). Volevo chiedere se è mai possibile rifiutare categoricamente dei prodotti che si rivelano invece ottimi investimenti? Forse un po' di cautela in più ci poteva essere. Davide, da Padova (PD) Risposta: Se il prodotto che ha comprato avesse reso zero oppure molto poco, considererebbe sbagliato il nostro suggerimento di allora? Oppure ci scriverebbe lamentandosi di essere stato fregato da chi le ha venduto la polizza, e magari ci chiederebbe se c'è modo per rivalersi? Qualcosa ci dice che l'ipotesi giusta è la seconda... E non vogliamo nemmeno "infierire" ipotizzando lei avesse comprato una delle sei analoghe polizze delle Poste i cui sottostanti hanno seriamente rischiato di finire in default. Questo genere di critiche, che da sempre ci perviene, si riassume nell'accusa di non sapere PRIMA come andranno le cose DOPO! A parte il fatto che se sapessimo con certezza come si comporteranno in futuro i vari strumenti finanziari saremmo le persone più ricche del pianeta, la domanda si pone su dei concetti davvero sbagliati rispetto a quelle che sono le basi del nostro servizio. Questo sito nasce per evitare al grosso pubblico le trappole dei prodotti inefficienti e le vere e proprie truffe. Evitando ciò, ci si risparmierebbe il 90% dei guai e delle delusioni che accadono di frequente. Noi parliamo prima di tutto dell'efficienza degli strumenti finanziari. L'efficienza è un concetto molto più ampio del solo rendimento. Davvero non accettiamo, quindi, quel suo "sulla base di cosa non si sa" avremmo sconsigliato la polizza. Abbiamo sconsigliato quella polizza, e lo faremmo ancora oggi nonostante quel 39% lordo di rendimento in cinque anni, perché si tratta di un prodotto non efficiente. Allocando in maniera efficiente avrebbe potuto ottenere un rendimento anche maggiore e comunque avrebbe potuto evitare rischi inutili come quelli in cui sono incappati i possessori delle sei polizze Postevita di cui parlavamo prima. Ultima cosa: trattandosi di una polizza index, il rendimento è assoggettato alla ritenuta del 20% sull'intero importo, anche se l'aliquota è in realtà cambiata solo il 1 gennaio 2012. Un costo che non avrebbe sostenuto con altri strumenti finanziari. Ecco un altro esempio concreto di efficienza, ed anche qui con effetti concreti sulle sue tasche. ------------------------------------------NON DARE PER SCONTATA LA NOSTRA ESISTENZA! Senza il sostegno economico di persone come te non saremmo in grado di informarti. Se ci ritieni utili, sostienici con una donazione da 25, 50, 100, 250, o 500 euro o con un contributo a tua scelta: - con carta di credito sul nostro sito sicuro https://ssl.sitilab.it/aduc.it/ - CC/postale 10411502, IBAN: IT81 F 07601 02800 000010411502 - CC/bancario CRF Ag. 17 Firenze n. 7977, IBAN: IT11 O 06160 02817 000007977C00 (N.B. il carattere a sé stante è la lettera O e non la cifra zero) -------------------------------------------