IL CAFFÈ
27 aprile 2008
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Progetti e
per far ripartire
la locomotiva
FATTI
idee
“Ci serve un pizzico di utopia”
Le nuove proposte dei lettori per il Ticino di domani
Promozione della società civile, creatività, sviluppo della cultura e dello spirito d’impresa. Dopo il confronto
teorico, il dibattito del Caffè sui dieci progetti per far
ripartire la “locomotiva Ticino”, si sofferma su due idee
concrete. E con cinque stimolanti contributi dei lettori
con un comune denominatore: senza un pizzico di uto-
pia non c’è futuro. Una piattaforma galleggiante sul
Ceresio, come spettacolare estensione di Lugano, l’idea
di Finzi Pasca anticipata da uno studio concreto, e un
parco giardino per valorizzare il patrimonio storico
monumentale del Ticino. Idee la cui carica utopica pare, però, essersi scontrata con l’ordinarietà delle scelte
della politica. Un volo pindarico di dinamismo che coinvolge anche la ‘creatività ecologica’, cioè arrivare ad
un’autoproduzione energetica condominiale. Qualche
possibilità concretezza in più puntare sulle piste ciclabili per rampichini, progetto lanciato da Rocco Cattaneo
e sottoscritto da altri due nostri lettori.
LA LETTERA/13
LA LETTERA/14
Rene Bossi © Caffè
UNA PIATTAFORMA SUL CERESIO
PER IL CANTONE DEL FUTURO
UN PARCO VERDE
PER IL RILANCIO
FRITZ MONACO
RENZO MOLINA
E
gregio direttore,
lode al “Caffe” per aver sollevato un dibattito urgente. Un esempio dello stagno ticinese lo illustra l’ esperienza avuta
con le autorità luganesi tre anni fa. Come
progettista e inventore tentavamo, assieme al
mio socio ingegnere, di presentare una concetto altamanente innovativo basato su moduli collegabili gallegianti di alta mobilità,
con lo scopo di sfruttare le superfici di acque
stagne, in questo caso sul Ceresio nel golfo
di Lugano. Un progetto mirato per la città
cronicamente limitata nello spazio e potenzialmente per poter organizzare eventi culturali o simili di una certa dimensione (un’anticipazione, insomma, dell’idea di Daniele
Finzi Pasca publicata tra i progetti presentati
dal Caffé.) Pur avendo avuto in mano un progetto di alta maturità (preomologazione Empa) e con grande potenziale avanguardistico,
non riuscimmo nanche a passare la soglia del
dicastero guidato da Giuliano Bignasca, e ci
siamo dovuti “accontentare” dei complimenti
E
di un funzionario dell’ ente turistico (…)
Eclatante esempio e dimostrazione della plurennale coalizione Giudici-Bignasca sul territorio del primario centro economico ticinese. Uno spirito attento a non perdersi nessun
briciolo dei sussidi di Berna per poter arricchire il territorio con qualche nuova e superflua rotonda stradale, rendendosi subito invisibile, però, al primo cenno di impulso economico di natura postindustriale. Una coalizione che facilmente organizza risottate,
piuttosto che incoraggiarsi nell’ ordinarsi un
“benchmarking” con parametri contemporanei focalizzati su proiezioni a misura del territorio. Cito Bignasca poichè, mentre si infieriva sul Ticino (e sua presunta visione) per
esser quasi arrivato al livello del Canton Zugo, (anche se soltanto nella pressione fiscale), non ha palesemente capito, prigioniero di
inconsapevole modestia, che il cantone si
meriterebbe assai più, e non solo con le parole, di essere la California della confederazione o la Babylon del Meditarraneo.
gregio direttore,
mi riferisco all’interessante inchiesta che
il suo giornale ha pubblicato settimanalmente per sottoporle un particolare progetto
che era stato commissionato dal municipio di
Bellinzona, nella passata legislatura sotto la
mia direzione, e dall’Associazione svizzera
maestri giardinieri alla “Deutsche Bundesgartenschau di Bonn (Knoll Oekoplan di Sindelfingen) per la creazione di un parco-giardino
d’interesse cantonale a Bellinzona, tramite
l’organizzazione di un “Esposizione insubrica”.
Si tratta di un’idea coraggiosa che vuole caratterizzare, all’interno della Città Ticino, il Sopraceneri in particolare il Bellinzonese, come
territorio ricco di valori storici (monumenti
Unesco: Castelli, murate, centro storico) abbinato ad una zona di verde (parco-giardino) unico in Svizzera.
Il progetto può essere letto come un’utopia, ma
sono proprio i progetti con questo carattere che
segnano epocalmente il territorio e una società.
LA LETTERA/15
LA LETTERA/16
LA LETTERA/17
ENERGIA
RICAVATA
DAI TETTI
PISTE LIBERE
PER TURISTI
SU DUE RUOTE
GENTE PIÙ SANA
IN MOUNTAINBIKE
VITO ROBBIANI
E
gregio direttore,
incentiviamo-spingiamoaiutiamo i privati cittadini
a diventare produttori di elettricità. Sfruttando i tetti delle case,
ponendo pannelli e minicentrali
eoliche, così come per i fiumi
sotto casa e il calore geotermico
dei laghetti. I cittadini diventano
produttori di elettricità, l’esubero viene rimesso in rete e venduto (come si faceva nell’agricultura: prima per se il resto al mercato). Un po’ quello che succede
su internet quando si mette a disposizione il proprio calcolatore
per fare dei calcoli, milioni di
PC in Rete sono più potenti del
Centro di Calcolo di Manno...
E
gregio direttore,
Ho letto con molto piacere l’articolo dedicato al mondo a due
ruote, e ho apprezzato le iniziative di
Rocco Cattaneo, ma vorrei fare alcune
considerazioni in merito alla disciplina della Mountain bike in Ticino.
La maggior parte dei fuoristradisti ticinesi pedala in sella a bici da Cross
Country o Marathon, bici leggere che
favoriscono lunghe pedalate e faticose
salite.
Il fenomeno è ben conosciuto e abbastanza considerato. Vi sono alcuni
percorsi o sentieri segnalati, sono
pubblicate alcune mappe ed opuscoli.
Sconosciuto o addirittura disprezzato
è il Freeride (il quale appare timidamente nell’illustrazione dell’articolo
citato). Gli appassionati di tale disciplina scendono sentieri e percorsi appositi con bici dai 15 ai 20 kg, alcune
addirittura impedalabili in salita;
spesso utilizzano risalite meccanizzate o procedono lentamente su strade di
STEFANO SALA
montagna per raggiungere l’agognata
discesa.
Una volta in cima: casco, protezioni, e
via a tutta birra, discesa, curve, qualche salto e un pizzico d’adrenalina.
Se si varca il Gottardo o ci si reca nella Svizzera romanda, si ha l’imbarazzo della scelta di Bike Parks e paradisi
del Freeride.
In Ticino? Niente, zero assoluto! Anzi, spesso il freerider viene giudicato
come ragazzino ribelle e teppista. Ma
i bikers che scendono su bici che
sembrano delle moto senza motore,
vestiti come gladiatori non sono solo
ragazzini ma anche 40enni e 50enni.
Ora non capisco perché non si vuole
considerare una disciplina sportiva a
tutti gli effetti (anche se non competi-
tiva), in un territorio a dir poco ideale, una disciplina che sfrutterebbe
ampiamente gli impianti di risalita
esistenti, contribuendo non poco a sostenere le finanze delle stazioni turistiche anche durante le stagioni senza
neve.
Invece pare che il trend spesso sia
quello delle proibizioni. Eppure la costruzione di percorsi dedicati con
strutture e tracciati studiati per il freeride, e utilizzabili per competizioni
del campionato nazionale di Downhill, non richiederebbe nè disboscamenti nè impianti supertecnologici
(vedi slittovie).
L’esempio, lo ripeto, lo si può vedere
nei vari Portes du Soleil, Verbier, Bellwald, Crans Montana, Lenzerheide,
Flims/Laax, Filzbach,… e molti altri
ancora, per non parlare delle stazioni
turistiche austriache, tedesche, francesi e del nord italia.
Ticino! Crediamoci, guardiamo un
po’ più in la del nostro naso.
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GUIDO UHR
E
gregio direttore,
l’idea di un Bike-Park Ticinese è un’idea eccellente che comporterebbe una serie di vantaggi che voglio elencare qui di seguito:
1 - Popolazione più sana poiché incentivata all’esercizio fisico.
2 - Persone più soddisfatte, l’esercizio fisico favorisce la gestione dello stress, ciò comporta un maggior
benessere psico fisico, meno malattie meno assenteismo dal lavoro.
3 - Permette alle famiglie Ticinesi con bambini piccoli e grandi di proporre delle attività fisiche salutari
in sicurezza senza la preoccupazione dei pericoli legati alla circolazione stradale.
4 - Promuovere la conoscenza delle bellezze naturalistiche del nostro cantone da un lato alle famiglie, al
cittadino e agli studenti ticinesi (escursioni con le
classi), e dasll’altro ai turisti che giungono in vacanza da noi.
Questo mio pensiero nasce dalla mia esperienza professionale di infermiere ma credo che ve ne siano altre se si valuta questo progetto da più punti di vista.
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