Corriere del Ticino 22 SABATO 6 SETTEMBRE 2014 BORSA SVIZZERA SMI (–0,52%) 8.788 USD/CHF (ore 18.00) 0,9312 0,9319 8.834 0,9312 8.803 8.788 8.746 LU 8.757 MA GIO VE LU 1,2060 EURO/USD (ore 18.00) 1,2068 1,2067 1,3123 1,2060 1,2949 1,2059 1,2942 0,9184 MA 1,2949 1,3139 1,3130 1,2070 0,9194 0,9190 ME EURO/CHF (ore 18.00) ME GIO VE LU MA ME GIO VE LU MA ME GIO VE ECONOMIA NOTIZIEFLASH Variazione % rispetto all’anno precedente BNS Danthine lascerà a fine giugno 2015 ❚❘❙ Il vicepresidente della Direzione della Banca nazionale svizzera (BNS), Jean-Pierre Danthine, lascerà l’incarico a fine giugno 2015, per andare in pensione. Il 64enne faceva parte della Direzione della BNS dal gennaio 2010, quando ha assunto la guida del terzo dipartimento (mercato monetario, operazioni bancarie, informatica). In tale veste è stato fra l’altro responsabile dell’attuazione operativa della soglia minima di cambio fra euro e franco fissata il 6 settembre 2011. NEW YORK Un fondo pensioni cita in giudizio UBS e CS Ticino Luglio grigio per il turismo Nel cantone pernottamenti in calo del 7,7%, contro un –2,7% a livello nazionale Frapolli: «Dipendiamo troppo dal meteo, la parola d’ordine è diversificazione» ROBERTO GIANNETTI ❚❘❙ In luglio il cattivo tempo ha avuto un effetto particolarmente negativo sul turismo ticinese. Nel nostro cantone infatti il numero di pernottamenti è diminuito del 7,7% a 338.951 unità rispetto allo stesso mese del 2013, contro una flessione del 2,7% (a 3,9 milioni) registrata a livello svizzero. Nei Grigioni il calo è stato del 6,2% a 561.577 notti. Sul piano nazionale la flessione più importante è stata registrata dagli ospiti indigeni (–3,7% a 1,7 milioni), mentre per gli stranieri la diminuzione si è limitata all’1,9% (a 2,2 milioni), ha reso noto ieri l’Ufficio federale di statistica (UST). Le abbondanti piogge e il clima poco favorevole del mese di luglio non sono certamente estranei a questi risultati, hanno commentato gli esperti di Neuchâtel. Nel periodo da gennaio a luglio il numero cumulato di pernottamenti ha raggiunto quota 21 milioni, con una contrazione su base annua dello 0,6%. Il calo è stato praticamente identico sia per gli svizzeri (–0,6% a 9,3 milioni) che per gli stranieri (–0,5% a 11,7 milioni). Anche in questo periodo i dati ticinesi sono molto peggiori rispetto a quelli a livello nazionale: nel cantone il calo è stato del 4,4% a 1.306.412 notti. Abbiamo chiesto a Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo, quali sono le particolarità che hanno portato il Ticino ad un così cattivo risultato. «Normalmente – spiega – noi di TicinoTurismo non commentiamo l’andamento dei singoli mesi, vista l’elevata volatilità dei dati. Comunque è chiaro che sia in giugno che in luglio il motivo alla base della forte flessione dei pernottamenti è stata la meteorologia, che è stata particolarmente negativa. Ho sentito dire che è stato il peggior luglio da quando si fanno le statistiche. Il Ticino rappresenta una destinazione molto meteodipendente. Infatti numerosi turisti vengono da noi per le nostre bellezze paesaggistiche e naturali, e quindi quando è brutto tempo ne risentiamo parecchio. Questa non è una novità». In generale, il settore turistico ticinese sta cercando di attuare delle strategie per diventare meno dipendente dalla meteorologia. «Il nostro cantone – continua Frapolli – è molto apprezzato per le sue attività all’aria aperta. E quindi è difficile cambiare la sua struttura turistica. Però il settore cerca di affrontare questa sfida, soprattutto perseguendo una strategia di diversificazione, e questo su più ambiti. Da una parte a livello di stagionalità, con l’obiettivo di allungare la stagione turistica in modo da non puntare tutto sui mesi estivi di luglio e agosto. Quindi l’obiettivo è di cercare portare più turisti da noi in primavera e in autunno, e tentare anche la carta dell’inverno, che non è poi così impossibile. A questo livello possiamo per esempio contare sulle iniziative legate all’enogastronomia, che comunque attirano parecchia gente sul nostro territorio. Poi occorre diversificare i mercati di provenienza. Per esempio sappiamo che certi tipi di clienti, come gli svizzero-tedeschi, per quanto molto fedeli al Ticino quando è brutto tempo sono rapidi nel cambiare destinazione all’ultimo minuto. E infatti quest’estate sono calati parecchio. Per questo po- tremmo cercare di attirare turisti provenienti da mercati diversi, più lontani e meno dipendenti dal meteo, oppure indiani e cinesi, che viaggiano molto nella bassa stagione, ossia primavera e autunno». Comunque non mancano anche alcuni motivi di speranza. «Per il turismo ticinese io vedo un futuro positivo – afferma Frapolli – e questo lo dico non tanto osservando l’andamento volatile delle statistiche, ma perchè noto in Ticino un cambiamento strutturale, con l’apertura di nuovi alberghi e il rinnovo di hotel datati. Spesso inoltre si fa strada una nuova gestione, magari attraverso un cambio generazionale. Vedo anche investimenti milionari, come lo Splash&Spa o il Lido di Locarno. Tutti questi elementi, uniti al fatto che il Ticino offre comunque dei luoghi spettacolari, mi fanno credere in un futuro positivo per il nostro turismo. In questo momento mi trovo nel parco divertimenti dell’Europa Park, in Germania, dove è stata allestita una piazza ticinese, e vedo centinaia e centinaia di per- sone interessate al nostro cantone. Insomma, il Ticino resta attrattivo». Tornando al dato di luglio, a livello svizzero spicca la forte diminuzione di ospiti provenienti dalla Germania: un –9,1% che in cifre assolute significa 43.000 notti in meno. Importante è risultata anche diserzione degli olandesi (–6.300, pari a un –6,2%), dei russi (–5,0%), dei francesi (–3,1%) e degli inglesi (–1,2%). In controtendenza sono invece gli italiani (+2.600, +2,7%). A salvare il mese ci hanno pensato gli asiatici (+3,8%), con in prima fila i cinesi (+19.000, +14,1%). Ancora una volta assai dinamica si è mostrata anche la Corea del Sud (+8.300, +33,8%), mentre in netto calo sono risultati i giapponesi (–22.000, –16,2%). Focalizzando l’attenzione sulle singole regioni turistiche si nota che le bizze del tempo oltre al Ticino e ai Grigioni hanno fatto soffrire anche Oberland bernese (–6,0%) e Vallese (–5,1%). Hanno invece approfittato della situazione la zona del Lemano (+3,1%) e Zurigo (+1,6%). CSB Il fattore banche centrali ❚❘❙ Un fondo pensioni USA ha citato in giudizio presso la Corte federale di Manhattan, a New York, tredici grandi banche d’investimento, tra cui UBS e Credit Suisse, per presunte manipolazioni del tasso di riferimento dei prodotti derivati ISDAfix. L'Alaska Electrical Pensions Fund accusa gli istituti di essersi messi d’accordo, almeno tra il 2009 e il 2012, e di aver così mantenuto artificialmente basso tale tasso. AERONAUTICA Ruag firma un contratto con il gigante Airbus ❚❘❙ Ruag, gruppo specializzato negli armamenti e nell’aerospazio controllato dalla Confederazione, rafforza la sua collaborazione con il gigante aeronautico Airbus: le parti hanno firmato un contratto pluriennale per un valore di circa 350 milioni di dollari. ZURIGO La Cantonale vende la filiale Adamant ❚❘❙ La Banca cantonale di Zurigo (ZKB) ha deciso di vendere la filiale Adamant, specializzata negli investimenti nel settore biomedico, alla Bellevue Group. Il prezzo della transazione, che verrà completata il 30 settembre e deve essere approvata dalla Finma, non è stato reso noto. A causa della liquidità creata i loro bilanci si sono ingigantiti Svizzera L’attività dell’industria registra una crescita ❚❘❙ Incertezza e rischio fanno parte della «nuova normalità» con cui il settore finanziario si confronta, come ha sostenuto Bruno Oppliger, partner di Ernst&Young a Zurigo, aprendo l’Annual Forum Risk Management presso il Centro di Studi Bancari di Vezia. Una situazione che richiede trasformazioni strutturali profonde agli operatori, incidendo su costi e margini di profitto. Le tendenze puntano a maggiore capitalizzazione, più liquidità e minor leverage, ma in realtà le regole sono applicate in modo diverso nei diversi Paesi, e la Svizzera ha gli standard più restrittivi. Mentre gli stress tests bancari appaiono spesso troppo «benevoli», altre fonti di rischio non ricevono, per Oppliger, sufficiente attenzione. È il caso delle ❚❘❙ L’industria svizzera è in fase di espansione: stando ai dati pubblicati ieri dall’Ufficio federale di statistica (UST) nel secondo trimestre il settore secondario ha visto crescere – su base annua – la produzione (+3,1%), il fatturato (+2,5%), le nuove commesse (+5,1%) e gli ordinativi in portafoglio (+1,8%). L’incremento maggiore sul fronte della produzione è stato registrato dal ramo farmaceutico (+7,8%), mentre la diminuzione più marcata è stato subito dal settore attività estrattive (–3,8%). La produzione complessiva è cresciuta del 4,5% in aprile, ha registrato un calo in maggio (–0,4%) per poi riprendere a salire in giugno (+5,5%). La stessa tendenza si riscontra anche a livello del giro d’affari (+3,7%, –0,9%, +4,9%). infrastrutture tecnologiche vulnerabili, del cosiddetto «shadow banking», insieme di attività finanziarie poco o nulla regolamentate che ha raggiunto la dimensione di 67 trilioni di dollari USA, cui concorrono fondi, prestiti extra-bancari, home banking ed altre innumerevoli strutture. Fattore di rischio è anche la liquidità creata dalle banche centrali i cui bilanci sono divenuti «bolle mostruose», per non dire dei 600 trilioni di dollari di strumenti derivati trattati «over the counter». Altro aspetto delicato è come le banche valutano i titoli che detengono in portafoglio. Per Didier Marteau, docente all’École superieure de commerce di Parigi, i criteri adottati sono spesso arbitrari: il prezzo è riferito ad una piccola parte negoziata, in condizioni di mercato liquido, ma le variabili aleatorie sono molte ed una crisi può mutare radicalmente la quotazione. Anche per Marteau le banche centrali sono un problema: «La crisi è ben lontana dall’essere superata e cadute drammatiche dei prezzi posso aversi al cambiare della politica monetaria». Per gestire i rischi gli istituti hanno creato sofisticati modelli, come quelli illustrati da Donato Abbate di Banca Vontobel a Zurigo e da Patrick Hauri di Lombard Odier & Cie. a Ginevra. Elio Moroni, risk manager di BSI, ha considerato l’aspetto delicato della regolarizzazione dei patrimoni non dichiarati e dell’attività cross-border. GIAN LUIGI TRUCCO