Il sostegno al familiare Lucia Paciaroni, Susy Paolini Unità di Neurologia INRCA Ancona Il familiare, anche se non presenta i sintomi fisici della malattia, si trova a vivere tutte le ramificazioni di essa nella vita quotidiana Tutta la famiglia vive la Malattia di Parkinson Processo di adattamento del “caregiver” Diagnosi Comunicazione della diagnosi Ricevere informazioni sulla malattia Come affrontare la malattia Rifiuto (ritardare l’inizio delle cure) Processo di adattamento del “caregiver” • Negazione: i familiari tendono a giustificare le mancanze del congiunto, attribuendole al normale processo di invecchiamento, allo stress o al pensionamento •Coinvolgimento eccessivo: i familiari cercano di compensare i deficit del congiunto spesso sostituendosi a lui Processo di adattamento del “caregiver” • Collera: i familiari sperimentano sentimenti di collera verso se stessi, verso il paziente, verso gli operatori professionali • Colpa: i familiari sperimentano sensi di colpa per l’impazienza e la rabbia che hanno nei confronti del paziente. Processo di adattamento del “caregiver” • Accettazione: considerato il decorso lento e progressivo della malattia, il familiare arriva con difficoltà ad una fase di accettazione. Ma l’accettazione è un processo continuo di fronte ai continui cambiamenti della malattia In questo periodo sono facilmente riscontrabili sentimenti di franca impronta depressiva. Ruolo di “caregiver” • Costi occupazionali e finanziari (contratti lavorativi part-time, pensionamento anticipato) • Costi sociali (isolamento sociale, perdita di interessi) • Costi emotivi (preoccupazioni legate ad una assistenza continua) • Costi fisici (problemi di salute, depressione) Fattori secondari di stress Fattori primari di stress •Conflitti familiari •Accudimento del malato: attività di base •Sintomi psichici e cognitivi del paziente •Problematiche economiche lavorative Caregiver •Fattori intrapsichici (tratti del carattere) Fattori protettivi Strategie di coping Adeguato supporto sociale Fattori intrapsichici (ottimismo, assertività) “Caregiver burden” Si intendono i disturbi fisici, psicologici ed emozionali, o i disagi di ordine sociale e finanziario sperimentati dagli individui, solitamente i familiari, che si occupano di persone affette da malattie croniche. Il programma educativo dovrebbe essere centrato su alcuni aspetti principali INFORMAZIONE Miglioramento delle competenze PRECOCITA’ DELL’INTERVENTO Inutile intervenire nella situazione di crisi SUPPORTO Lavoro in piccoli gruppi, le problematiche individuali possono emergere più facilmente I “caregiver” non sono un gruppo omogeneo. Sebbene ci siano somiglianze nelle problematiche che vengono affrontate, la situazione di ogni persona è unica!!! Attitudini al caregiving Contesto (tipo Il programma educativo deve tenere di relazione, Stato di salute presente i seguenti aspetti: stato psico-fisico del Percezione che il finanziario, caregiver caregiver ha della ambiente fisico) salute e dello stato funzionale Conseguenze del del paziente caregiving EDUPARK (2010) - Programma educativo psico-sociale sulla MP rivolto a pazienti e familiari - 7 paesi europei - Intervento di 8 settimane in piccoli gruppi - 7 temi affrontati (informazioni sulla malattia, auto-osservazione, potenziamento delle attività piacevoli, gestione dello stress, capacità di far fronte all’ansia e alla depressione, competenze sociali e supporto sociale) EDUPARK (2010) Risultati - La maggior parte dei pazienti e familiari giudicava il programma positivamente, in particolare lo scambio di informazioni tra i partecipanti era valutato come molto utile (effetto positivo del gruppo) - Il programma è risultato efficace nel migliorare le problematiche psico-sociali del paziente e del familiare - No miglioramento della qualità della vita e dello stato dell’umore. Mutuo-aiuto La metodica parte dalla consapevolezza che l’esistenza umana non è solo un essere al mondo, ma un essere con gli altri Zoon politikon aristotelico Gruppi di persone che condividono lo stesso problema e/o obiettivo E’ basato sul potere curativo della relazione con gli altri, che aiuta a superare l’isolamento e la ghettizzazione Mutuo-aiuto FORMALE Sessioni di 1 ora e 30’ settimanali o bimensili guidate da un facilitatore Il confronto stimola migliori strategie per affrontare i problemi INFORMALE Associazionismo Incontri sociali e attività ricreative (pranzi, cene, spettacoli, corso di canto, feste di carnevale, ecc….) Con il tempo le persone si rendono conto di non essere affatto sole, ma che altri provano le loro stesse esperienze. La miglior cosa che un operatore può fare è quella di metter in contatto ogni caregiver con un altro. Grazie all’aiuto degli altri il caregiver trova anche il modo giusto per affrontare i problemi