Storia economica, agricoltura,ambiente: qualche aspetto di lungo periodo Accademia delle erbe spontanee SAN BENEDETTO DEL TRONTO 31 maggio 2010 La mezzadria : tutto è coltivato • L’agricoltura mezzadrile, che si impone sul territorio ad iniziare dalla seconda metà del XVI secolo, disciplina la natura. • La piega ad una visione dell’agricoltura che fa di ogni podere un perfetto microcosmo costruito dall’uomo. • Non le colture si adattano ai profili naturali del territorio, ma sono questi ad essere adattati alle colture. • E’ il trionfo dell’antropocentrismo: il selvatico, l’incolto vanno piegati alla grande capacità dominatrice e plasmatrice dell’uomo. Fino a tutto il XV secolo le colture erano distribuite sul territorio in funzione delle attitudini naturali di questo: le aree golenali o quelle più impervie e scoscese erano per lo più destinate al bosco ed al pascolo; le fasce collinari intermedie e fertili venivano prevalentemente sfruttate con la coltivazione di cereali; le colture più esigenti ortofrutticole e viticole trovavano ospitalità negli appezzamenti più vicini ai centri abitati, più soleggiati, meglio esposti e più facilmente raggiungibili dai lavoratori insediati dentro le mura urbane. Selve e macchie coprivano una ampia porzione della superficie agraria e costituivano riserve di erbe e vegetali spontanei per l’alimentazione e per le attività delle comunità locali. Nei secoli XVI- XX (seconda metà) progressiva estensione del coltivato e tensione all’integrale dominio sull’incolto e sullo spontaneo • diboscamenti; • messa a coltura aree golenali, fluviali, impervie, pedemontane e montane; • accentuazione del processo con lavorazione meccanica, concimi chimici etc. . Aree e ceti “marginali”: microeconomie di recupero e raccolta aree montane e costiere: beni demaniali; relitti di mare; proprietà pubbliche (selva Giurata, selva Folcaria,); usi civici : (proprietà collettive, comunanze); ceti marginali urbani (braccianti, casanolanti, etc.) donne erbe officinali e commestibili funzione alimentare • companatico irrinunciabile in certi regimi alimentari (pastori, braccianti, poveri e miserabili); • alimento di sopravvivenza in periodo di carestia; • ingredienti o succedanei per autoconsumi voluttuari funzione di monetizzazione ed accesso al mercato • specialità per i ceti abbienti • erbe officinali per le manifatture e le attività artigianali • erboristeria farmaceutica e cosmetica •Come hanno dimostrato studi recenti, la raccolta di tali erbe costituiva attività rilevante ai fini dell’autosufficienza per i ceti urbani •ma non era estranea neppure a quelli contadini. Soprattutto le donne attingevano a tali risorse e con esse alimentavano una economia tutta femminile, parallela a quella del libretto colonico (il conto della vergara), sottratta al controllo padronale ed in grado di aprire relazioni con il mercato spesso uniche e fondamentali per i consumi e i “lussi” dell’intera famiglia contadina. La liquirizia è presente lungo tutto il litorale piceno ma risulta essere di particolare qualità a Porto d’Ascoli ed a Cupra Marittima Mirto e mortella sono raccolte e ricercate per le attività conciarie e costituiscono una risorsa importante della grande Selva Giurata che copriva l’intera foce del Tronto e l’area della cosiddetta Sentina dove peraltro le industrie manifatturiere di Ascoli, città proprietaria dell’intera Selva, reperivano erbe tintorie necessarie a realizzare la loro produzione. Corteccia di quercia, da cui si estrae il tannino per la concia delle pelli Bacche di lauro da cui si estraeva l’olio laurino, destinato soprattutto alla medicina ed alla veterinaria, venivano raccolte su tutta la costa. Robbia e ginestra tintoria di particolare qualità erano raccolte sui Sibillini lamponi, fragole, funghi, tartufi, visciole carlina, un tipo di cardo spontaneo i cui capolini giovani, colti nella stagione opportuna, si mangiano come carciofi. La carlina candita di Amandola è tanto rinomata che viene presentata all’Esposizione agricola ed industriale di Fermo del 1869 come produzione di straordinaria qualità erbe per specialità locali liquoristiche e farmaceutiche (Varnelli, Ciucci)