. USUS PAUPER Gerhoh di Reichesberg , . • • • • • . USO: lecito, e anzi più cristiano del POSSESSO e della PROPRIETA’ La ricchezza UTILE è «etica» La degenerazione dell’ «uso»: dall’uso all’usura Tra 1179 e 1215: «nella testualità ecclesiastica di questo periodo in accordo con la tradizione (anche dei capitolari) vediamo comparire una rinnovata associazione semantica tra infidelitas, come trasgressione complessivamente religiosa e politica, e usura: entrambe appaiono come forme della disobbedienza e dell’indisciplina». • Già in GRAZIANO 1140: • «l’usurarius è colui che usa malamente (male) ossia per fini perversi quanto in natura o in arte viene usato a buon fine da chi fa parte del regno dei fideles». • Questa posizione presente nel DECRETUM assumerà una grande importanza quando nella riflessione bassomedievale verrà delineandosi l’idea di una economia cristiana «Fedele» e di una circolazione economica usuraria in quanto tipicamente eterodossa, INFIDELIS ed ebraica . • L’usurarius nell’ambito della sua attività economica usurpa i criteri di definizione del valore che avrebbero dovuto spettare ai consacrati (i monaci nell’alto e nel pieno medioevo, i vescovi e il papa, i francescani a loro solidali) • Ecclesia ideo vocatur civitas, quia in ea convenit fidelium civium unanimitas (Gerhoh di Reichesberg) • La Chiesa come istituzione è come una città costituita e resa reale dall’accordo unanime dei cittadini ossia di coloro che possiedono la fides • L’usuraio che esercita abitualmente e pubblicamente una pratica economica ripudiata dagli esperti (cioè dai sacerdoti) rinuncia a ciò che gli deriverebbe dalla cittadinanza cristiana, non è più un cittadino . • Tra 1179 e 1215 (concilii lateranensi) si definisce l’ideologia del pontificato romano, e il sistema dei possessi ecclesiali comincia ad apparire un ‘tesoro’ unico e indivisibile, il cui «USO» da parte dei chierici va regolato • Differenze fra l’uso del denaro e dei beni immobili fatto da laici, da ebrei e infedeli, e quello fatto dai legittimi amministratori dei beni delle chiese e dei monasteri • (pagamenti periodici: decime oblationes redditus pedagia) • Cessione legittima e vantaggiosa di una ricchezza ecclesiastica, o dilapidazione in cambio di beni irrisori? . • Povertà francescana e usus pauper • Rispetto all’idea di povertà «in spirito» che animava gli ecclesiastici del XII secolo, (atteggiamento mentale povero), il francescanesimo opta per • Una ideologia della povertà come atteggiamento oltre che mentale «fisico» e quotidiano nei confronti dei beni economici • Il perfetto vive in prima personala povertà, traduce la povertà mentale in una povertà esistenziale • Assume nel quotidiano le condizioni dei poveri laici mimetizzandosi con loro , • Imitare il Cristo significa imparare da lui il distacco dall’avere, imparare un modo di usare che fa dello spossessamento una forma del controllo di sé e di ciò che è fuori da sé • Bernardo di Chiaravalle: indifferente alle ricchezze • Francesco: distacco dai beni economici e loro controllo attraverso una conoscenza sempre più ravvicinata della loro utilità relativa . • I francescani propongono alla società duecentesca dell’Occidente una modalità di perfezione cristiana fondata su un’idea povertà come rinuncia alla proprietà che però sottolinea nell’uso contingente dei beni e delle cose il , • Nel contempo la povertà francescana è un momento ‘intensamente economico’ di fruizione pura dei beni materiali, • Pane, vino, acqua, frutti: il rapporto cristianamente corretto è l’uso funzionale all’esistenza terrena come esistenza sociale • La povertà è la concreta sperimentaizone delle modalità d’uso delle cose, la conoscenza delle loro utilità specifiche