SICUREZZA A SCUOLA PROBLEMATICHE PSICOLOGICHE E RELAZIONALI ALL’INTERNO DEI NOSTRI ISTITUTI SCOLASTICI RISCHI • sicurezza: sono quelli responsabili di incidenti o infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche in conseguenza di un impatto fisico-traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, termica...) •salute o igienico-ambientali: sono quelli responsabili della compromissione dell’equilibrio biologico dei lavoratori addetti a operazioni o lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di lavoro di fattori nocivi, di natura chimica, fisica e biologica con conseguente esposizione dei lavoratori stessi. • trasversali: sono stati così definiti appunto perché una disfunzione nelle interazioni di tipo ergonomico, organizzativo e psicologico può produrre danni sia per la salute che per la sicurezza. Il rischio La valutazione del rischio, così come prevista dal D.Lgs. 626/94, va intesa come insieme di tutte quelle operazioni conoscitive ed operative che devono essere attuate per pervenire ad una “stima” del rischio di esposizione a fattori di pericolo per la sicurezza e la salute dei lavoratori, in relazione alle lavorazioni svolte. la legge 626 ha introdotto aspetti importanti in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro per quanto riguarda le misure specifiche da adottare per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori in relazione ai fattori di rischio e alla gestione della sicurezza stessa Obbiettivi condivisi Prevenzione Protezione per raggiungere il miglioramento della sicurezza e salute dei lavoratori durante il lavoro. Rischi Psicosociali “quegli aspetti di progettazione, organizzazione, e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici” (Cox&Griffiths 1995) Definizione: interazione tra le caratteristiche e il contesto del lavoro e le caratteristiche soggettive del lavoratore Insieme delle caratteristiche del lavoro potenzialmente pericolose R=GxP/K R = rischio, G =gravità P = probabilità K = formazione / informazione I principali rischi psicosociali • Stress • Burnout • Violenza (Mobbing) Possono avere delle serie conseguenze sia sulla salute del lavoratore in modo diretto, sia on modo indiretto aumentando la possibilità di infortunio. Stress stato di eccitazione e tensione Aspetto fisso della vita di ognuno di noi. All’origine di questo fenomeno concorrono molteplici fattori come: Risposta: fisica, mentale, emotiva Stimoli: ambientali e relazionali la capacita’ di adattamento ad esso, ossia la reattivita’ determina la suddivisione dello stress in positivo e negativo EUSTRESS propensione all’azione DISTRESS sensazione negativa che produce senso di malessere DISTRESS Per il soggetto in questione è importante saper rispondere a tale richiesta o sfida. Questa tensione continua si manifesta a livello emotivo sotto forma di paura, rabbia, frustrazione; a livello di comportamento si manifesta sotto forma di attività febbrile ed "esplosiva" e a livello fisico come uno stato di continua tensione, insonnia, disturbi gastro-intestinali o mal di testa. Questo significa che il rischio d'infortunio aumenta in misura esponenziale con danni alla salute a lungo andare. BURN-OUT sindrome che si può sviluppare in seguito a una o più condizioni stressogene particolarmente intense e/o protratte nel tempo (Maslach 1982) • Stati d’animo (ansia, irritabilità, panico, stanchezza fisica, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, ridotta empatia e capacità di ascolto). • Somatizzazione (emicrania, sudorazione, insonnia, disturbi gastrointestinali, parestesie) • Reazioni comportamentali (assenze, ritardi, chiusura al dialogo, apatia, ridotta creatività) 4 elementi principali - affaticamento fisico ed emotivo sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro per effetto di un inaridimento emotivo del rapporto con gli altri. - atteggiamento distaccato e apatico nei confronti di studenti colleghi e in generale nei rapporti interpersonali - sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative - perdita della capacità del controllo cioè di quel senso critico che consente di attribuire all’esperienza lavorativa la giusta dimensione. HELPING PROFESSION Professioni legate al rapporto continuo interpersonale, definite a rischio di burnout in quanto sottoposte a un duplice livello di stress dovuto alla propria persona e al continuo relazionarsi con l’utente (medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti…) Stress legati allo scenario scolastico italiano - PECULIARITA’ DELLA PROFESSIONE (rapporti con lo studente e i genitori, classi numerose, situazioni di precariato, conflittualità tra colleghi e costante necessità di aggiornamento) - TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETA’ verso uno stile di vita sempre piu multietnico e multiculturale - CONTINUA EVOLUZIONE DEI VALORI SOCIALI (deleghe educative da parte delle famiglie, famigle monoparentali) - EVOLUZIONE SCIENTIFICA (nuove tecnologie) - SUSSEGUIRSI CONTINUO DI RIFORME - PASSAGGIO DALL’INDIVIDUALISMO AL LAVORO D’EQUIPE - INADEGUATO RUOLO SOCIALE ATTRIBUITO E RICONOSCIUTO ALLA PROFESSIONE (retribuzione insoddisfacente, precarietà) LE 3 CATEGORIE CHE RACCHIUDONO I 40 FATTORI RESPONSABILI DEL BURN-OUT (Nagy 1992) fattori sociali e personali del sogetto: caratteristiche individuali come personalità, sesso, età, ideali, aspettative, suscettibilità, stile cognotivo, cultura, razza, religione, tempra tenacia, arrendevolezza, stle di vita, eventi familiari etc…) fattori relazionali: rapportI interpersonali con gli studenti, direzione scolastica, colleghi, competitività, affollamento delle classi.. fattori oggettivi organizzativi: riguardano l’organizzazione scolastica e le condizioni di lavoro (riforme scolastiche, precariato, ubicazione della scuola, carico di lavoro, risorse didattiche, attrezzature, orari, programma da svolgere, flussi di comunicazione interna come riunioni, feedback inefficaci…) REAZIONE INDIVIDUALE AL BURN-OUT reazioni di adattamento (coping strategies), che i singoli insegnanti adottano nel tentativo di reagire a una situazione che, se non affrontata per tempo e adeguatamente, può degenerare in malattia psico-fisica. • diretta, miranti ad affrontare positivamente la situazione • diversiva cioè tese a schivare l’evento assumendo un atteggiamento apatico impersonale, distaccato nei confronti di terzi • di fuga o abbandono delle attività per sottrarsi alla situazione stressogena • palliative ossia incentrate sul ricorso a sostanze come il caffè, il fumo, l’alcool, i farmaci. Come intervenire? • diminuire la componente onirico-idealista rispetto al proprio lavoro ridimensionando le proprie aspettative e riconducendole ad un piano più attinente alla realtà • evidenziare gli aspetti positivi del lavoro e non concentrarsi solo su quelli negativi • coltivare interessi al di fuori del lavoro per distrarsi e non focalizzare l’attenzione esclusivamente sui problemi professionali • lavorare in compagnia di altre persone per non sentirsi soli e condividere lo stress MOBBING il termine mobbing vuol dire assalire con violenza, le osservazioni di questo fenomeno nascono nell’ambito dei comportamenti tra animali, come difesa di gruppo. 1. negare alla vittima la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, addirittura con la negazione di diritto di manifestazione del pensiero 2. isolarla 3. calunniarla 4. sminuire la professionalità con mansioni umilianti 5. minare la salute psicofisica anche attraverso reiterati procedimenti disciplinari In Italia si inizia a parlare di mobbing solo negli anni '90 grazie allo psicologo del lavoro Haraid Ege che delinea il fenomeno come "una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte dei colleghi o superiori" attuati in modo ripetitivo e protratti nel tempo per un periodo di almeno sei mesi. In seguito a questi attacchi la vittima progressivamente precipita verso una condizione di estremo disagio che cronicizzandosi si ripercuote negativamente sul suo equilibrio psico-fisico. Non esistono casistiche precise, ma il numero di casi di mobbing sembra essere in continuo aumento. In Europa tale fenomeno sta assumendo dimensioni sociali di notevole rilievo. In Italia circa il 6% della popolazione attiva (approssimativamente un milione e mezzo di lavoratori) ne sarebbe vittima con conseguenti effetti negativi che ricadono sull'individuo colpito, sul suo nucleo familiare, sulle aziende per le quali il deterioramento delle dinamiche lavorative di gruppo comporta inevitabilmente un aumento dei costi aziendali e sulla collettività con il conseguente incremento dei costi sanitari e previdenziali. TIPI DI MOBBING • verticale: quando è attuato da un superiore nei confronti di un • • • • subordinato o viceversa da parte di un gruppo di dipendenti nei confronti di un superiore; orizzontale: tra pari grado; collettivo: spesso attuato come strategia aziendale mirata a ridurre gli organici e rivolto a gruppi numerosi di persone; doppio mobbing: si realizza, quando il mobbizzato carica la famiglia di tutte le sue problematiche. Ad una prima fase di comprensione dei familiari segue una condizione di distacco che, quando la situazione si aggrava, porta ad un ulteriore isolamento dell'individuo dal nucleo familiare; esterno: la vittima è il datore di lavoro che subisce pressioni attuate sotto forma di minacce di denuncia per comportamenti mobbizzanti, sia da parte di organizzazioni sindacali che da dipendenti con velleità carrieristiche. il mobbing si attua attraverso fasi ambientali e comportamentali ben codificate • Segnali premonitori: fase breve e sfumata nella quale si notano le • • • “ANOMALIE" dinamico-relazionali tra la vittima e i colleghi o il superiore. Tali screzi si scatenerebbero in seguito a cambiamenti nel normale ritmo lavorativo quali ad esempio per una nuova assunzione oppure in seguito ad una promozione. Iniziano le prime critiche e i primi rimproveri. Mobbing e stigmatizzazione: si rende MANIFESTO il comportamento mobbizzante attraverso incalzanti e reiterati attacchi nei confronti della vittima al fine di screditarne la reputazione, isolarla dal contesto lavorativo, dequalificarla professionalmente e, attraverso continue critiche e richiami, demotivarla psicologicamente. Ufficializzazione del caso: la vittima DENUNCIA le vessazioni, ma viene colpevolizzata dai suoi "persecutori" che la considerano responsabile, a causa del suo modo di essere, della situazione che si è venuta a creare. Allontanamento: è la fase conclusiva dell'azione mobbizzante che culmina con il completo ISOLAMENTO della vittima che inizia a manifestare depressione del tono dell'umore e somatizzazioni. Il lavoratore è stremato e, non riuscendo a trovare una soluzione al problema, sceglie la strada delle dimissioni volontarie quale estremo tentativo di salvezza. Perché si verifica il mobbing? Si possono distinguere due tipi di mobbing: 1) quale conseguenza dell'escalation di un conflitto interpersonale; 2) quando la vittima non è coinvolta in un conflitto, ma si trova accidentalmente in una situazione in cui vengono compiuti atti di aggressione da parte di un "mobber". Fare della vittima un "capro espiatorio" è un esempio di questo tipo di mobbing. Alcuni fattori suscettibili di aumentare la probabilità del mobbing comprendono: 1. una cultura organizzativa che tollera il mobbing o non lo riconosce come un problema; un cambiamento repentino nell'organizzazione; 2. l'insicurezza del posto di lavoro; 3. la scarsa qualità del rapporto tra il personale e la direzione, nonché un basso livello di soddisfazione nei confronti della leadership; 4. la scarsa qualità del rapporto tra i colleghi; 5. i livelli estremamente elevati delle richieste che vengono avanzati al lavoratore; 6. una politica del personale carente e valori comuni insufficienti; 7. un aumento generalizzato del livello di stress legato all'attività lavorativa; 8. conflitti di ruolo. Come intervenire? • Non isolarsi e restare in silenzio, il mobbing mira proprio a questo, indurre nella vittima la convinzione di essere solo e l’unico a subire certi soprusi. • Cercare, per quanto possibile, alleati nell’ambito del posto di lavoro, anche se è molto difficile. • Parlarne con i familiari e con gli amici senza creare l’ossessione di questa persecuzione. In questo ambito occorre rafforzare se stessi e documentarsi, mettere in campo la propria calma e determinazione e far notare agli “aggressori” che stanno attuando una vera e propria molestia morale • Si possono richiedere l’aiuto degli organismi sindacali,di avvocati, di medici e psicologi. Le vie legali, che di solito, sono l’ultima soluzione, si ricercano qualora non si sia potuto giungere ad un composizione “pacifica” della questione. anche se manca una legge specifica, il lavoratore può fare riferimento allo Statuto dei Lavoratori - Legge N° 300 del 1970 e precisamente a : Art. 9: Tutela della Salute e dell’Integrità fisica. Art.15: Atti discriminatori “per motivi politici e religiosi". Art. 18: Reintegrazione nel posto di lavoro, nel caso di ingiusto licenziamento Il “mobbizzato” ha a disposizione strumenti legislativi, nel caso in cui la persecuzione psicologica porti a malattie professionali. Gli abusi vengono difatti equiparati a lesioni personali colpose Legge 626/94 - Sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ESERCITAZIONE Indichi quelle che reputa essere le principali cause di stress negli insegnanti (non barrare più di 3 opzioni) Rapporto con gli studenti □ Rapporto con i genitori □ Classi numerose □ Conflittualità tra colleghi □ Studenti extracomunitari □ Studenti portatori di handicap □ Avvento dell’informatizzazione □ Retribuzione insoddisfacente □ Scarso riconoscimento sociale della professione □ Scarsa disponibilità di supporti didattici tecnico/scientifici □ Rapporto con la Direzione scolastica □ Altro……