Le proteine si possono PURIFICARE sfruttando DIMENSIONE SOLUBILITA’ CARICA ELETTRICA AFFINITA’ PER ALTRE MOLECOLE L'invenzione della cromatografia viene attribuita al biochimico russo Mikhail Cvet che riuscì, nel 1906, a separare la clorofilla da un estratto vegetale. Con il termine cromatografia oggi si indicano tutte le varie tecniche separative e/o analitiche che si basano sulla distribuzione fra due fasi: una fase stazionaria (fissa) ed una mobile che passa attraverso la fase stazionaria. Il coefficiente di partizione o di distribuzione (Kd) definisce come un composto si distribuisce tra due fasi non miscibili. Date due fasi non miscibili A e B, il valore di questo coefficiente ad una data temperatura è costante ed è rappresentato dalla seguente espressione: [campione] nella fase A Kd = [campione] nella fase B In linea generale, tutti i sistemi cromatografici consistono di una fase stazionaria immobilizzata (solida, gel, liquida, o una miscela solido/liquido) e di una fase mobile (liquida o gassosa) Il campione, costituito da una miscela di molecole, è miscelato alla fase mobile ed è fatto fluire attraverso la fase stazionaria Le fasi mobile e stazionaria devono essere scelte in modo tale che i composti da separare siano caratterizzati da coefficienti di distribuzione differenti E’ il metodo cromatografico maggiormente adoperato La fase stazionaria è immobilizzata su una matrice adatta (un supporto inerte ed insolubile) ed impaccata all’interno di una colonna di vetro o di metallo La fase mobile liquida è fatta passare nella colonna per gravità, tramite un sistema di pompe, oppure applicando gas sotto pressione Kd = 1 5 cm La colonna, di altezza pari a 5 cm, è riempita con una fase stazionaria solida e circondata da una fase mobile liquida (1 cm3 per cm di colonna). Sono applicati 32 mg di un certo composto disciolti in 1 cm3 di fase mobile. Quando questo volume passa ad occupare la posizione A, 1 cm3 di fase mobile uscirà dalla base della colonna. Kd = 1 5 cm Se un altro cm3 di fase mobile viene introdotto in colonna, la fase mobile che era in A si sposterà in B, portando con sé 16 mg di composto e lasciandone una quantità uguale in A (stadio 2). Sia in A che in B, però, si avrà una ridistribuzione del composto tale che ci saranno 8 mg nella fase stazionaria ed 8 mg nella fase mobile. Aggiunte ulteriori della medesima quantità di fase mobile daranno le distribuzioni mostrate negli stadi 3, 4 e 5. Dopo un numero relativamente basso di equilibramenti, il composto si distribuisce simmetricamente a formare una banda. Le colonne cromatografiche possono immaginarsi costituite da un certo numero di zone adiacenti in ognuna delle quali c’è spazio a sufficienza affinchè il soluto raggiunga un completo equilibramento tra fase mobile e stazionaria Ecco come il numero di piatti teorici influenza la distribuzione di un soluto con coefficiente di distribuzione pari ad 1 Un picco ben risolto non è l’equivalente di una sostanza pura A parità di volume di fase stazionaria, colonne più lunghe e strette determinano una separazione migliore (risoluzione) di proteine simili. Quando l’analita si muove in colonna, esso si distribuisce in una banda che presenta una distribuzione gaussiana In alcuni casi, però, il picco risulta asimmetrico, mostrando un allargamento sia della parte iniziale sia della parte finale (tailing) L’asimmetria dei picchi può essere dovuta a numerosi fattori Il caricamento in colonna di concentrazioni troppo elevate di analita L’imperfetto impaccamento della colonna La presenza di interazioni soluto-supporto Un’applicazione del campione mal eseguita Colonna Serbatoio per la fase mobile Dispositivo che consente l’identificazione degli analiti a mano a mano che essi lasciano la colonna nell’eluato Registratore Raccoglitore di frazioni La cromatografia liquida su colonna si divide in diversi tipi a seconda della pressione generata all’interno del dispositivo durante il processo di separazione Cromatografia liquida a bassa pressione (LPLC: low pressure liquid chromatography): le pressioni sono inferiori ai 5 bar (1 bar = 0.1 MPa) poiché la resistenza opposta dalla fase stazionaria (per la sua natura fisica) al flusso della fase mobile è minima Cromatografia liquida a media pressione (MPLC: medium pressure liquid chromatography): si generano pressioni tra 6 e 50 bar Cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC: high pressure liquid chromatography): si lavora con pressioni superiori ai 50 bar Nella pratica le differenze tra MPLC ed HPLC sono insignificanti e vengono adoperate le stesse apparecchiature e procedure. Entrambe le tecniche forniscono un eccellente grado di risoluzione, per cui si preferisce definirle con il termine di cromatografia liquida ad alta risoluzione. Tempo di ritenzione (tR): tempo impiegato da ciascun analita per emergere dalla colonna Volume di eluizione o ritenzione (VR): volume di fase mobile richiesto per eluire l’analita I due parametri sono in relazione l’uno con l’altro tramite la velocità di flusso (Fc) della fase mobile in colonna: VR = tRFc La velocità di flusso dipende dalle dimensioni della colonna (diametro interno, lunghezza), dalle caratteristiche fisiche delle particelle che compongono la fase stazionaria (dimensioni, forma, porosità) e dalla viscosità della fase mobile.