L.S. in Scienze e tecnologie alimentari Anno Accademico 2008/2009 Corso integrato: Controllo delle modificazioni chimiche negli alimenti (7 CFU) Modulo: Chimica analitica strumentale (4 CFU) Giorgio Bonaga CROMATOGRAFIA TEORIA GENERALE (CAS-2) Giorgio Bonaga CROMATOGRAFIA (Tswett’s writing = Tswett’s analysis) … ma chi è Tswett ? Giorgio Bonaga CROMATOGRAFIA (chromos = colore + graphos = scrittura mediante il colore) PER I PIU’ CURIOSI: Mikhail Semynovich Tswett (1872-1919) Karlo Ivanovich Sakodynskii:”Michael Tswett: life russo, and work”. Nasce ad Asti (Italia) il 14 maggio 1872, da Siméon, e Maria de Derozza,L’8 italiana. a Losanna, poi all’Università di Ginevra, mar Studia Carlo Erba Edizioni, Milano (gratuito, a richiesta) dove si laurea in Scienze nel 1896, discutendo una tesi sulla struttura delle cellule vegetali (protoplasmi e cloroplasti). Nello stesso anno si trasferisce a San Pietroburgo, ma in Russia non gli è riconosciuto il titolo di studio svizzero e pertanto nel 1901 sostiene una nuova tesi di laurea dal titolo “Struttura fisico-chimica della particella di clorofilla. Studio sperimentale e critico”. Nel 1901 si trasferisce a Varsavia, in qualità di assistente presso il Dipartimento di Anatomia e Fisiologia Vegetale, per divenire poi “Lettore” in Botanica e Agricoltura presso l’Istituto di Veterinaria ed infine “Lettore Senior” al Dipartimento di Chimica e Mineralogia. Il 21 marzo 1903 Tswett presenta il lavoro che di fatto costituisce la data di nascita della “cromatografia”: l’occasione è un Convegno presso la Sezione di Biologia della Società Naturalistica dell’Università di Varsavia ed il titolo della sua relazione è “Sulla nuova categoria di fenomeni di adsorbimento e sulle loro applicazioni nell’analisi chimica”. Nel 1915 ritorna a Mosca, per trasferirsi poi, due anni dopo, all’Università di Tartu (Estonia) in qualità di Full Professor e nel 1918 all’Università di Voronezh (Estonia), città nella quale muore il 26 giugno 1919. Giorgio Bonaga L’IDEA DI TSWETT Il primo “cromatografo” di Tswett (1903) eluente (etere di petrolio) d = 2-3 cm L = 30-40 cm materiale adsorbente (CaCO3) xantofilla clorofilla clorofilla xantofilla ‘ xantofilla P = 0,5 Atm Il primo “cromatogramma” Giorgio Bonaga Il “cromatografo” di Tswett per colonne multiple, con sistema di pressione Giorgio Bonaga In uno dei suoi ultimi lavori M. S. Tswett ha scritto (profeticamente): L’8 mar “…tuttavia, è auspicabile un grande sviluppo, nell’ambito dell’analisi cromatografica, di colonne capillari “ Giorgio Bonaga CROMATOGRAFIA allumina granulare (fase stazionaria) segnale del detector eluente (fase mobile) V R cromatogramma setto di vetro poroso DETECTOR Giorgio Bonaga CROMATOGRAFO A BLOCCHI introduzione rivelazione serbatoio colonna del -fase - degli fase campione stazionaria mobile analiti - – gas o liquido iniettori (injector) solido o liquido rivelatori (detector) Giorgio Bonaga Le tecniche cromatografiche permettono la separazione e l’analisi qualiquantitativa dei componenti di matrici complesse. Nell’indagine biologica sono particolarmente preziose le loro numerose applicazioni nel campo alimentare. In tutti i metodi cromatografici, seppure con alcune differenze, i componenti di una miscela si separano distribuendosi tra due fasi: una FASE STAZIONARIA (un solido o un liquido su un supporto solido inerte) una FASE MOBILE (un gas o un liquido) che fluisce in modo continuo sulla fase stazionaria. La separazione è dovuta principalmente a due effetti: 1 . distribuzione dei soluti fra la fase stazionaria e la fase mobile; 2. effetto di trascinamento dei soluti da parte della fase mobile. Giorgio Bonaga CLASSIFICAZIONE DEI PROCESSI CROMATOGRAFICI Giorgio Bonaga Denominazione del metodo Cromatografia liquida (fase mobile: liquido) (LC) Gascromatografia (fase mobile: gas) (GC) Cromatografia con fluidi supercritici (fase mobile: fluido supercritico) Metodo specifico Fase stazionaria Tipo di equilibrio liquido/liquido (LLC = LC) liquido adsorbito su solido partizione tra due liquidi immiscibili liquido/fase legata (BPLC) specie organiche legate alla superficie solida partizione tra liquido e fase legata liquido/solido (LSC e TLC) solido adsorbimento scambio ionico (IEC/SIC) resina scambiatrice di ioni scambio di ioni esclusione (SEC/GPC/GFC) liquido negli interstizi di un polimero solido partizione/setacciamento gas/liquido (GLC = GC) liquido adsorbito su solido partizione tra gas e liquido gas/fase legata (BPGC) specie organiche legate alla superficie solida partizione tra gas e fase legata gas/solido (GSC) solido adsorbimento specie organiche legate alla superficie solida partizione tra fluido supercritico e fase legata fluido supercritico/ fase legata (SFC) CROMATOGRAFIA DI RIPARTIZIONE (LC o GC) fase mobile (liquido o gas) fase stazionaria (liquido) supporto (solido) Le molecole di soluti diversi si ripartiscono in modo diverso tra la fase stazionaria liquida (supportata da un solido) e la fase mobile liquida o gassosa. Giorgio Bonaga CROMATOGRAFIA DI ADSORBIMENTO (LSC o GSC) fase mobile (liquido o gas) siti attivi fase stazionaria (solido) I siti attivi della fase stazionaria solida “legano” le molecole dei solventi e dei soluti con legami reversibili non polari e polari di “forza” diversa: 1) forze deboli (tipo Van der Waals) e dipolo istantaneo-dipolo istantaneo per solventi e soluti non polari; 2) dipoli permanenti per solventi e soluti polari; 3) legami H per molecole con H su eteroatomi (N, O, F); 4) interazioni dielettriche per solventi polarizzabili. Giorgio Bonaga PRINCIPI TEORICI DELLA CROMATOGRAFIA La fase stazionaria è costituita da particelle solide o da un film liquido che riveste un supporto solido, contenute all’interno di un tubo lungo e sottile (cromatografia su colonna) o depositate su una superficie (cromatografia planare). Nel passaggio attraverso la colonna ogni componente X si distribuisce fra la fase stazionaria (s) e la fase mobile (m): Xm tempo Xs Le due caratteristiche del processo cromatografico sono: 1. Migrazione differenziale 2. Allargamento della banda Giorgio Bonaga MIGRAZIONE DIFFERENZIALE Costituisce la base del processo di separazione cromatografica ed è strettamente legata alla differenza dei tempi di ritenzione di soluti diversi (selettività). In sintesi, è diversa la velocità di migrazione di soluti diversi lungo la fase stazionaria della colonna. Simuliamo gli equilibri tra i 3 soluti A B C, la fase mobile e una singola particella di fase stazionaria: [Cm] [Bm] [Am] [Cs]>[Bs]>[As] [Bs] [As] [Am]>[Bm]>[Cm] [Cs] Giorgio Bonaga Nell’esempio illustrato, all’equilibrio (in realtà i processi cromatografici sono processi di “non equilibrio”, ma per ora è utile considerarli equilibri nella descrizione qualitativa dei fenomeni che intervengono), l’analità A è prevalentemente nella fase mobile, B si ripartisce in modo uguale nelle due fasi e C è prevalentemente nella fase stazionaria. La velocità con cui un analita si muove lungo la colonna dipende dalla frazione di molecole che si trova nella fase mobile ad ogni istante (quelle che interagiscono con la fase stazionaria non si muovono lungo la colonna, se non al sopraggiungere di un nuovo volume di fase mobile). La migrazione differenziale dipende dall’equilibrio di distribuzione di ogni analita tra la fase stazionaria e la fase mobile e perciò essa è controllata dalle 3 variabili sperimentali che influenzano la distribuzione (ossia le variabili che influenzano l’equilibrio di distribuzione termodinamico del soluto tra le due fasi): • COMPOSIZIONE DELLA FASE MOBILE • COMPOSIZIONE DELLA FASE STAZIONARIA • TEMPERATURA Per modificare la migrazione differenziale allo scopo di migliorare la separazione tra soluti, si deve operare su queste 3 variabili. Giorgio Bonaga COEFFICIENTE DI PARTIZIONE (O DI DISTRIBUZIONE) Esprime la COSTANTE TERMODINAMICA Kd, ovvero il rapporto tra la concentrazione molare dell’analita X nella fase stazionaria e la concentrazione molare dell’analita X nella fase mobile. Cs Kd(X) = Cm Nell’esempio precedente i coefficienti di partizione degli analiti A, B e C sono: Kd(A) = 1/3 = 0,33 Kd(B) = 2/2 = 1,00 Kd(C) = 3/1 = 3,00 (più veloce di B e C) (3 volte più lento di A) (9 volte più lento di A) Giorgio Bonaga Anche le molecole dello stesso soluto si muovono lungo la colonna con velocità differenti: la loro dispersione genera un profilo (banda di eluizione) di tipo gaussiano, il cui apice rappresenta la velocità media del soluto. Il termine comune della banda di eluzione è picco cromatografico. t velocità media Giorgio Bonaga TEMPO DI RITENZIONE detector signal tR t0 W 0 0 t • Tempo di ritenzione (tR): tempo necessario ad un soluto per eluire da una estremità all’altra della colonna (ed essere “visto” dal detector). • Tempo morto (t0 o tM): tempo di ritenzione di un soluto che non è trattenuto dalla fase stazionaria e pertanto fluisce alla stessa velocità della fase mobile. Giorgio Bonaga • Volume di ritenzione (VR): volume di fase mobile necessario per eluire il soluto da un’estremità all’altra della colonna. • Volume morto (V0 o VM): volume di ritenzione di un soluto che non è trattenuto dalla fase stazionaria. Esso coincide con il volume di fase mobile che occupa la colonna. (es.: colonna di r = 0,5 cm e di lunghezza 100 cm, V0 = 0,5 cm x 0,5 cm x 3,14 x 100 cm = 25 cm3 = 25 ml). VR e tR sono tra loro proporzionali se il flusso della fase mobile è costante, in base alla relazione: V R = tR x F F = flusso della fase mobile (volume nell’unità di tempo, espresso in ml/min) (es.: soluto con tR = 5 min, a F = 30 ml/min, il VR = 5 min x 25 ml/min = 125 ml) Giorgio Bonaga RELAZIONE TRA FLUSSO (F) E VELOCITA’ MEDIA LINEARE (v) La relazione tra F (in ml/min) e v (in cm/sec) della fase mobile è: F v = (A x 60) A = area effettiva della sezione media della colonna (area disponibile per il flusso della fase mobile) A = Ag . e Ag = area geometrica della sezione della colonna e = (interparticle porosity) rapporto tra la sezione disponibile per la fase mobile e la sezione totale della colonna ESEMPIO Dati F = 1,0 ml/min e una colonna di sezioni: e = 2,5 mm/5,0 mm = 0,5 Ag = 2,5 mm2 . 3,14 20 mm2 = 0,2 cm2 A = 0,2 cm2 . 0,5 = 0, 1 cm2 da cui: 1,0 cm3 . min-1 v = 10,0 cm/sec 0,1 cm2 . 60 2,5 mm 5,0 mm Giorgio Bonaga La velocità lineare media v (in cm/sec) di flusso della fase mobile è anche espressa dalla relazione: v = L t0 Nell’esempio precedente, se la lunghezza della colonna L = 100 cm, misurando sul cromatogramma il valore di t0 = 10” si ottiene: da cui, anche: v = 100 cm 10,0 cm/sec 10” F = 10,0 cm . sec-1 . (0,1 cm2 . 60) 1,0 ml/min È intuitivo che la velocità media lineare (in cm/sec) del soluto è espresso dalla relazione: v(soluto) = L tR Nell’esempio precedente, con L = 100 cm, misurando sul cromatogramma il valore di tR = 100” si ottiene: v (soluto) = 100 cm 1,0 cm/sec 100” Giorgio Bonaga FATTORE DI CAPACITA’ (k’) Retention Factor Il parametro più significativo per descrivere la velocità di migrazione del soluto lungo la colonna è il fattore di capacità (k’), che esprime il tempo di ritenzione (tR) di un soluto in funzione del tempo morto (t0): tR – t0 k’ = t0 tR A t0 0 1’ k’A = 6 – 1 = 5 1 6’ t Giorgio Bonaga Dunque k’ rappresenta un tempo di ritenzione relativo (al segnale del solvente) e consente di confrontare il comportamento di due colonne differenti rispetto le quali un soluto non rivela gli stessi tR e t0. Il fattore k’ può essere espresso anche utilizzando il volume di ritenzione e il volume morto: VR – V0 k’ = V0 (es.: dati VR = 250 ml e V0 = 50 ml, il k’ = 250 – 50/50 = 200/50 = 4) Il fattore k’ è anche espresso dal rapporto tra la concentrazione molare del soluto nel volume di fase stazionaria e la concentrazione molare del soluto nel volume di fase mobile (ammesso che si possa parlare di concentrazione in mol/l del soluto in un materiale solido): CS . VS k’ = CM . V0 (es.: dati CS = 20 mol/l, CM = 10 mol/l, VS = 100 ml, V0 = 50 ml, il k’ = 20/10 x 100/50 = 4) Giorgio Bonaga Ricordando che: Kd = CS CM (es.: dati CS = 20 mol/l e CM = 10 mol/l, Kd = 2,0) si ottiene: k’ = Kd . VS V0 (es.: dati VS = 100 e V0 = 50, k’ = 2,0 x 100/50 = 4) Eguagliando le due espressioni di k’: VR – V0 V0 da cui: = Kd . VS V0 VR = V0 + Kd . VS (es.: dati V0 = 50 ml, Kd = 2, VS = 100, VR = 50 + 2,0 x 100 = 250 ml) Giorgio Bonaga Se il soluto ha un valore della Kd molto basso (tendente a 0) risulterà VR = V0 , cioè quel soluto è indifferente al processo di ripartizione (analogamente alla fase mobile). Ogni soluto ha un valore caratteristico di k’ in una determinata colonna, dal momento che k’ e Kd sono legate dalla relazione: ponendo: VS =F V0 k’ = Kd . V0 VS V0 si ottiene: k’ = Kd . F VS VS =F V0 con V0 = VS , K’ = Kd con V0 = 0,5VS , K’ = 2 . Kd F è detto rapporto di fase ed è diverso da colonna a colonna; pertanto ogni soluto ha un k’ caratteristico in funzione della colonna utilizzata. Il k’ ottimale è compreso tra 3-4 Giorgio Bonaga ALLARGAMENTO DELLA BANDA Oltre alla migrazione differenziale dei soluti, il processo cromatografico comporta una allargamento della banda del soluto (cioè di molecole uguali che hanno lo stesso coefficiente termodinamico di partizione Kd) rispetto la sua larghezza iniziale. L’entità dell’allargamento è funzione del tempo che il soluto trascorre nella colonna, ovvero quanto maggiore è il suo tempo di ritenzione tanto maggiore è l’allargamento della banda. t0 t1 t2 Giorgio Bonaga L’allargamento della banda, che corrisponde al picco nel cromatogramma, è dovuto alla diversa velocità di migrazione delle molecole del soluto, per effetto di fattori fisici e cinetici la cui entità dipende dal valore del fattore di capacità k’ del soluto. tR h t0 W 2 h 2 W iniezione I fattori fisici e cinetici che determinano l’allargamento della banda sono: 1. 2. 3. 4. 5. TORTUOSITA’ DEI PERCORSI DIFFUSIONE LONGITUDINALE TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE MOBILE TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE MOBILE STAGNANTE TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE STAZIONARIA Giorgio Bonaga 1. TORTUOSITA’ DEI PERCORSI Le molecole di soluto non seguono lo stesso percorso e pertanto impiegano tempi diversi per percorrere la stessa lunghezza di colonna, ovvero nello stesso tempo percorrono lunghezze diverse della colonna. B A v t0 l dp t2 t1 Giorgio Bonaga Giorgio Bonaga 2. DIFFUSIONE LONGITUDINALE È la diffusione delle molecole del soluto, con direzione parallela all’asse longitudinale della colonna, nei versi che vanno dalle zone a maggiore concentrazione di fase mobile alle zone a minore concentrazione. fase mobile fase mobile (meno concentrata) g v fase mobile (più concentrata) Dm fase mobile (meno concentrata) Giorgio Bonaga 3. TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE MOBILE W Dm v dp Giorgio Bonaga 4. TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE MOBILE STAGNANTE Dm W v dp Giorgio Bonaga 5. TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE STAZIONARIA v DS dliq Q U Giorgio Bonaga OTTIMIZZAZIONE DEL PROCESSO CROMATOGRAFICO Sono stati discussi la MIGRAZIONE DIFFERENZIALE e, soltanto dal punto di vista qualitativo, l’ALLARGAMENTO DELLA BANDA. Per la loro trattazione quantitativa, i parametri che influenzano il processo cromatografico possono essere riuniti in macrocategorie, ciascuna delle quali contribuisce, seppure in modo differente, all’aspettopiù importante della performance di una separazione cromatografica, la RISOLUZIONE. 1. FATTORE DI EFFICIENZA 2. FATTORE DI SELETTIVITA’ 3. FATTORE DI CAPACITA’ RISOLUZIONE Giorgio Bonaga FATTORE DI EFFICIENZA L’efficienza di una colonna è definita dalla forma e dall’allargamento dei picchi cromatografici. Per comprendere nei dettagli il fattore di efficienza occorre introdurre due concetti fondamentali: A) ALTEZZA EQUIVALENTE DI UN PIATTO TEORICO • definizione • fenomeni fisici e cinetici che contribuiscono al valore dell’HETP • equazione di Van Deemter B) NUMERO DI PIATTI TEORICI DI UNA COLONNA • definizione • equazioni Giorgio Bonaga A) ALTEZZA EQUIVALENTE DI UN PIATTO TEORICO (Height Equivalent to the Theoretical Plate = HETP) Consideriamo l’avanzamento di un soluto nella colonna cromatografica. Se non vi fosse flusso di fase mobile nel I° tratto di colonna si instaurerebbe un equilibrio di partizione (nel nostro caso Kd = 2/8 = 0,25). In realtà la fase mobile fluisce e pertanto il processo di partizione procede lungo la colonna senza il raggiungimento di uno stato di equilibrio permanente. Nel II° tratto di colonna una parte del soluto trasportato dalla fase mobile migra nella fase stazionaria (con una Kd = 1,6/6,4 = 0,25). Anche nel III° tratto una parte del soluto migra nella fase stazionaria (con una Kd = 1,28/5,12 = 0,25). E così di seguito. HETP I° 2,0 M 10,0 8,0 M II° 1,6 M 6,4 M III° 1,28 M 5,12 M Giorgio Bonaga Non bisogna dimenticare che la quantità di soluti presenti nella fase mobile e nella fase stazionaria sono espresse dalla concentrazione molare (numero di moli di soluto in un litro di soluzione). È ovvio che la concentrazione molare nella fase stazionaria del I° piatto teorico (M = 2,0) si modifica quando sopraggiunge un volume di fase mobile priva di soluti (M = 0). Dunque avviene una migrazione inversa, che va dalla fase stazionaria alla fase mobile, fino a quando il rapporto tra le concentrazioni molari nelle due fasi non eguaglia il Kd = 0,25 (0,4/1,6). In modo analogo avverrà nel II°, III°, ecc., piatto teorico. HETP I° 2,0 M II° 1,6 M III° 1,28 M 0,4 M 0,32 M 0,256 M 0M 1,6 M 0M 1,28 M 0M 1,024 M Giorgio Bonaga Il tratto di colonna nel quale si realizza una condizione “corrispondente” ad uno stato di equilibrio (cioè un equilibrio reversibile di partizione) è detto “altezza equivalente di un piatto teorico” (HETP), come se la fase mobile fosse ferma. L’espressione altezza del piatto teorico è mutuata dalla teoria delle colonne di frazionamento per distillazione, data l’analogia tra il processo di distillazione frazionata e il processo di ripartizione cromatografica, entrambi utilizzati per separare i componenti di una miscela. A (vapore) percorso liquido in ascesa miscela (A+B) altezza del piatto teorico piatto sfioratore B (liquido) Giorgio Bonaga FENOMENI FISICI E CINETICI CHE CONTRIBUISCONO AL VALORE DELL’HETP 1. DIFFUSIONE EDDY (tortuosità dei percorsi) È riassunta nell’espressione: He = 2 dp . l l = costante legata alla regolarità dell’impaccamento della colonna dp = diametro delle particelle di fase stazionaria La diffusione eddy: • dipende dalla regolarità dell’impaccamento (“column packing”) • è direttamente proporzionale al diametro delle particelle di fase stazionaria • è indipendente dalla velocità lineare media di flusso della fase mobile Giorgio Bonaga 2. DIFFUSIONE LONGITUDINALE È riassunta nell’espressione: Hd = 2 g Dm v g = coefficiente dipendente dalla distribuzione delle particelle di fase stazionaria (fattore di ostruzione = 0,6 per impaccate; 1,0 per capillari) Dm = coefficiente di diffusione del soluto nella fase mobile = kT 6phr v = velocità lineare media di flusso della fase mobile La diffusione longitudinale: • dipende dalla distribuzione delle particelle della fase stazionaria; • è direttamente proporzionale al Dm del soluto nella fase mobile; • è inversamente proporzionale alla velocità lineare media di flusso della fase mobile (maggiore velocità minore tempo disponibile alla diffusione longitudinale). NOTA: la Hd è di scarsa importanza nella LC perché i coefficienti di diffusione nei liquidi sono bassi, ma è molto importante nella GC per i valori elevati dei coefficienti di diffusione nei gas. Giorgio Bonaga RELAZIONE TRA v E DIFFUSIONE LONGITUDINALE v bassa v alta Giorgio Bonaga 3. e 4. TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE MOBILE E IN FASE MOBILE STAGNANTE È riassunto nell’espressione: v Hm = W dp2 Dm W = fattore dipendente dal diametro della colonna (= dc2 ) dp = diametro delle particelle di fase stazionaria Dm = coefficiente di diffusione del soluto nella fase mobile v = velocità lineare media di flusso della fase mobile Il trasferimento di massa in fase mobile (e in fase mobile stagnanate): • dipende dal diametro della colonna; • è direttamente proporzionale al quadrato del diametro delle particelle; • è direttamente proporzionale alla velocità del flusso della fase mobile; • è inversamente proporzionale al Dm del soluto nella fase mobile; Giorgio Bonaga 5. TRASFERIMENTO DI MASSA IN FASE STAZIONARIA È riassunta nell’espressione: 2 Hs = Q U dliq v Ds Q = fattore dipendente dal tipo e dalla forma delle particelle della fase stazionaria U = costante relativa alla velocità di migrazione del soluto dalla fase stazionaria verso la fase mobile (interazione soluto/fase stazionaria) dliq = spessore del rivestimento liquido depositato sul supporto solido Ds = coefficiente di diffusione del soluto nella fase stazionaria v = velocità lineare media di flusso della fase mobile Il trasferimento di massa in fase stazionaria: • dipende dal diametro e dalla forma delle particelle di fase stazionaria; • dipende dalla velocità di migrazione (desorbimento) del soluto dalla fase stazionaria verso la fase mobile; • è direttamente proporzionale alla velocità lineare media di flusso della fase mobile; • è inversamente proporzionale al Dm del soluto nella fase stazionaria. Giorgio Bonaga RAPPRESENTAZIONE DEI TERMINI l, g, W, Q, dp, dliq dp g l Q dliq W e g Giorgio Bonaga RAPPRESENTAZIONE DEI TERMINI Dm, Ds, U Dm o Ds = kT 6phr k = costante di Boltzmann T = temperatura h = viscosità del soluto 3 r = raggio della particella = √ Vp Dm Ds k = R/N = 1,38 . 10-23 J/K R = costante universale dei gas N = numero di Avogadro K = temperatura assoluta U= velocità di trasferimento del soluto dalla fase stazionaria alla fase mobile (dipende dall’antagonismo tra le interazioni soluto/ fase stazionaria e le interazioni soluto/fase mobile), ovvero dalla velocità di desorbimento del soluto dalla fase stazionaria U Giorgio Bonaga Dai contributi all’HETP dei vari fenomeni fisici e cinetici si ottiene il valore dell’HETP totale: HETP = He+ Hd+ Hm+ Hs = 2 dp. l + 2 g Ponendo: Dm W d 2 v 2 v + + Q Udliq p v Dm Ds 2 dp l = A 2 g Dm 2 W dp Dm costanti caratteristiche per ogni singola colonna e per una data fase mobile = B 2 + Q U dliq Ds = C L’equazione diviene: HETP = A + B + C . v v equazione di Van Deemter Giorgio Bonaga HETP (cm) Diagrammando l’equazione di Van Deemter si ottiene un’iperbole che correla il valore dell’HETP alla velocità lineare media v di flusso della fase mobile, ma nel diagramma sono identificabili anche le 3 costanti (A, B e C) caratteristiche di una certa colonna e di una data fase mobile. altezza minima iperbole equilatera retta con coefficiente angolare C B v C.v retta parallela all’asse x A velocità ideale (v = √ B/C ) v (cm/sec) Giorgio Bonaga CORRELAZIONE TRA v E HETP HETP (mm) Liquid Chromatography HETP (mm) v (cm/s) Gas Chromatography v (cm/s) Giorgio Bonaga CORRELAZIONE TRA v E SEPARAZIONE 4,0 ml/min 1,0 ml/min 1 1 2,0 ml/min 1 2 1 2 2 3 5,0 ml/min 2 3 3 3 0 4 8 0 2 4 0 minuti 1 2 0 0,5 1 1,5 Giorgio Bonaga HETP NELLA HPLC TRADIZIONALE, FAST HPLC, UPLC 10 mm (1970) 30 HPLC HETP (mm) 25 5 mm (1980) HPLC 20 3 mm (2000) 15 FAST HPLC 10 1,7 mm (2004) 5 UPLC 0 0 1 2 3 4 v (mm/sec) 5 6 Giorgio Bonaga EFFETTI DELL’HETP SULL’EFFICIENZA E SUL TEMPO • • • • • • flusso: 1,0 ml/min colonna: 4,6 mm i.d. x 150 mm fase stazionaria: C18 (5,0 mm) fase mobile: H2O/CH3CN (50/50) lunghezza d’onda: 254 nm campione (20 ml): 1. uracile 2. alcol benzilico 3. benzene 4. toluene 5. alcol etilico HPLC mV 1 300 2 200 3 100 4 5 rrr0 - 25 0 2 4 6 8 10 18 t (min) • • • • • • flusso: 0,6 ml/min colonna: 2,1 mm i.d. x 50 mm fase stazionaria: C18 (1,8 mm) fase mobile: H2O/CH3CN (50/50) lunghezza d’onda: 254 nm campione (1 ml): 1. uracile 2. alcol benzilico 3. benzene 4. toluene 5. alcol etilico mV 2 300 3 200 100 4 5 rrr0 - 25 0 Giorgio Bonaga UPLC 1 2 4 6 8 10 12 t (min) B) NUMERO DI PIATTI TEORICI (N) Il numero di piatti teorici N (ha soltanto un significato matematico, perché il processo cromatografico non è una singola separazione, ma una sequenza continua di stati di equilibrio reversibili) è definito dall’espressione: N= da cui: L HETP HETP = L N L = 10 cm HETP = 1 cm N = 10 Tenendo conto che l’effetto dell’eluizione di un soluto è una curva gaussiana, si può correlare l’ampiezza della curva con la varianza s2 o con la deviazione standard s di una misura. In sintesi si può esprimere il piatto teorico in termini di varianza o di deviazione standard per unità di misura di lunghezza della colonna: HETP = 1 cm HETP = Giorgio Bonaga s2 L HETP . L = s2 L = 10 cm s2 = 10 cm2 da cui: 2 s = 10 cm 3,15 cm La relazione tra la deviazione standard s (espressa in centimetri) e la deviazione standard t (espressa in secondi) è data dalla velocità lineare media v del soluto (v = L/tR , espressa in cm/sec). t = s v = s (cm) tR (sec) L (cm) Nel caso precedente, con v = L/tR = 1 (cm/sec), si ottiene che la deviazione standard t = 3,15 secondi, corrispondente alla deviazione standard, che per la colonna considerata è s = 3.15 centimetri Si prenda il tracciato cromatografico con in ascissa il tempo t: la varianza del soluto si ottiene mediante una procedura grafica sul picco del cromatogramma. Si traccino le tangenti al punto di flesso della gaussiana in entrambi i lati del picco e si congiungano: si ottiene un triangolo che ha come base la linea di base e come area il 96% dell’area totale sottesa al picco. Questo 96% è compreso tra due deviazioni standard (± 1s) rispetto l’apice del picco. Le intercette sono a ± t dal massimo e pertanto l’ampiezza della base del triangolo isoscele risulta essere Wb = 4t, ovvero t = Wb/4. Giorgio Bonaga tR L punti di flesso Wi = 2s -1 s +1 s Wh = 2, 35 s 96% -2s +2s Wb=4s=4t t t t t t Sostituiamo il valore di t nella t = s tR/L e risolviamo per s: Wb 4 = s tR L ovvero s = L Wb 4 tR Giorgio Bonaga Nell’equazione: HETP = s2 L sostituiamo il valore trovato di s: HETP = Nell’equazione: L2 Wb2 L 42 tR2 = L Wb2 16 tR2 L N= HETP sostituiamo il valore di HETP: N = L L Wb 2 16 tR2 = L 16 tR2 L Wb 2 = 16 tR Wb 2 = 5,54 tR 2 Wh La relazione tra Wb e Wh (full width at half maximum) è: Wh = 2,35 s = 2,35 . Wb/4 Giorgio Bonaga ESEMPIO tR = 17’ Wh = 1’ h 2 Wb = 1’42” N = 16 N = 5,54 17’ 1’42” 17’ 1’ 2 = 1600 2 = 1600 Il numero di piatti teorici (N), ovvero l’altezza equivalente di un piatto teorico (HETP) consente di confrontare l’efficienza di due colonne cromatografiche di differente lunghezza (L). Giorgio Bonaga ESEMPIO In 2 colonne, rispettivamente di L = 75 mm e L = 100 mm, si introduca la stessa quantità di una soluzione contenente il soluto A e si registrino i rispettivi tracciati cromatografici. La colonna più corta risulta più efficiente. tR = 5’ A N = 16 5 1 2 = 400 HETP = 75 mm/400 = 0,19 mm W = 1’ tR = 9” A N = 16 9 2 2 = 300 HETP = 100 mm/300 = 0,33 mm W = 2” Giorgio Bonaga ALLARGAMENTI DEL PICCO NON DOVUTI ALLA COLONNA In un cromatografo, oltre alla colonna, sono presenti i tubi di connessione e le giunzioni della linea di flusso della fase mobile che generano dei fenomeni di turbolenza, ai quali si sommano i fenomeni di diffusione longitudinale. L’effetto finale è un allargamento del picco cromatografico che risulta proporzionale al volume dei circuiti entro i quali passa la fase mobile e quindi anche alla lunghezza dei tubi di connessione. Dunque all’allargamento della banda concorrono numerosi fattori che, sebbene poco influenti rispetto quello dovuto alla colonna, possono essere così riassunti: WT = Wj + Wf + We + Wd + Wc dove: WT = larghezza totale del picco Wj = allargamento dovuto ai volumi morti e alla dispersione del soluto nell’injector Wf = allargamento dovuto alle connessioni dopo l’injector e prima del detector We = allargamento dovuto ai capillari di connessione injector/colonna e colonna/detector Wd = allargamento dovuto al detector Wc = allargamento dovuto alla colonna Giorgio Bonaga FATTORE DI SELETTIVITA’ È la misura quantitativa dell’entità di separazione tra due soluti e dunque rappresenta la capacità di un “sistema cromatografico” di distinguere tra due sostanze. Una colonna cromatografica è tanto più selettiva tra due soluti quanto maggiore è la loro MIGRAZIONE DIFFERENZIALE (sulla quale è utile ricordare che influiscono 3 variabili: composizione della fase mobile, composizione della fase stazionaria, temperatura). In sintesi la selettività è la capacità di una colonna di differenziare i tempi di ritenzione di due soluti diversi. Il fattore di selettività è definito dall’espressione: dove: (tR)B – t0 k’B = = k’A (tR)A – t0 k’A = fattore di capacità del soluto A k’B = fattore di capacità del soluto B (con tempo di ritenzione maggiore) Per modificare il fattore di selettività si può agire in 5 modi (modificazione della fase mobile, variazione del pH della fase mobile, modificazione della fase stazionaria, variazione della temperatura, ricorso a effetti chimici specifici di un determinato soluto). Giorgio Bonaga ESEMPIO Data il cromatogramma dei due soluti A e B, di cui sono noti i tempi di ritenzione tRA e tRB e il tempo di ritenzione del solvente t0, si può calcolare il fattore di selettività . La variazione di modifica il tR di uno dei due soluti. tRB = 6’ tRA = 5’ = t0= 1’ 6-1 5-1 = 1,25 tRB = 7’ tRA = 5’ = t0= 1’ 7-1 5-1 = 1,50 Giorgio Bonaga FATTORE DI CAPACITA’ Il fattore di capacità k’ è funzione della composizione della fase mobile. Il soluto interagisce con la fase stazionaria, ma la sua migrazione si ottiene con una fase mobile verso la quale le caratteristiche fisiche e chimiche del soluto risultino intermedie tra quelle della fase mobile e quelle della fase stazionaria. In queste condizioni il soluto si ripartisce tra le due fasi e la variazione del suo k’ è in relazione al tempo che il soluto trascorre nella fase stazionaria. I valori di K’ sono compresi tra 0 e 10 (ottimali: 3-4). tR = 4’ t0 = 1’ tR = 6’ t0 = 1’ k’A = 4 – 1 = 3 A 1 k’A = 6 – 1 = 5 A 1 Giorgio Bonaga RISOLUZIONE (R) È l’abilità di una colonna cromatografica di separare soluti diversi, ovvero di produrre cromatogrammi in cui i soluti compaiono come picchi con profili molto stretti e ben separati tra loro. Il fattore di risoluzione (o risoluzione), in generale, si riferisce ai due soluti più difficilmente separabili. Dati i picchi A e B di un cromatogramma, la risoluzione R è espressa da: 2 Dt 2 (tRB –tRA) Dt R = = = (WA + WB) 2W W ESEMPIO Nel primo caso WA = WB, nel secondo WA WB tRA = 24’ tRB = 36’ tRA = 24’ tRB = 33’ R = 2 . 33 - 24 = 1,5 4+8 R = 36 - 24 = 1,5 8 WA = 8’ WB = 8’ WA = 4’ WB = 8’ Giorgio Bonaga La risoluzione dipende da 3 fattori: 1. fattore di efficienza (N): minimo allargamento della banda (He, Hd, Hm e Hs) espresso dall’equazione di van Deemter (N e HETP); 2. fattore di selettività (): cambiamento dei tempi di ritenzione dei soluti con miglioramento della loro separazione (composizione fase mobile, composizione fase stazionaria, temperatura); 3. fattore di capacità (k’): variazione delle caratteristiche della fase mobile per determinare una variazione dei fattori di capacità k’ dei soluti. La espressione completa della RISOLUZIONE è: R= 1 N . 4 -1 . fattore di efficienza fattore di selettività k’B k’B + 1 fattore di capacità Giorgio Bonaga ESEMPIO (tR)B = 7’ (tR)A= 6’ A B t0= 1’ Giorgio Bonaga WB = 1’ Dal cromatogramma in cui compaiono i picchi A e B, possiamo calcolare N, e k’B: N = 16 . (7/1)2 = 784 = 7 - 1/6 - 1 = 1,2 k’(B) = 7 - 1/1 = 6,0 e da questi tre fattori calcolare la risoluzione R: R = 1 4 784 . 1,2 -1 . 6 = 28 . 0,2 . 6 = 7,0 . 0,17 . 0, 86 = 1,02 1,2 6+1 4 1,2 7 RISOLUZIONE E PERCENTUALE DI OVERLAPPING DI DUE PICCHI DI AREA 1:1 R = 0,4 100% .. R = 0,8 60% . . R = 0,5 92% R = 0,6 88% R = 0,7 84% . . . . . . R = 1,0 20% . . R = 1,25 5% . . . R = 1,5 0% . Giorgio Bonaga ESEMPIO Con una colonna di 10 cm è stato ottenuto il seguente cromatogramma, nel quale è visibile la sovrapposizione dei picchi A e B. Dal cromatogramma si possono facilmente calcolare i valori di N, HETP, e k’B e da questi il valore della risoluzione, che risulta essere R 1,0. Ammettendo che per separare al 100% i due picchi occorra una R = 1,5 che colonna bisogna utilizzare ? tRB = 5’ tRA= 4’ A B t0= 1’ N = 400 [16 . (5/1)2] HETP = 0,25 mm [100mm/400] = 1,33 [(5-1)/(4-1)] k’B = 4 [5-1] WB = 1’ Giorgio Bonaga Preliminarmente si può verificare che: . R= 1 N 4 . -1 k’B 1,0 k’B + 1 ma dall’espressione della R si può isolare il termine N: N= 4R . . -1 N = 16 R2 . k’B + 1 k’B 2 . k’B + 1 -1 2 k’B scegliendo una R = 1,5 per una separazione dei picchi = 100%, si ottiene: N = 16 . 1,5 2 . 1,33/0,33 dalla relazione: si ottiene: da cui: 2 . 4+1/4 2 900 HETP = L/N L = N . HETP L = 900 . 0,25 mm = 225 mm = 22,5 cm Giorgio Bonaga OTTIMIZZAZIONE DELLA RISOLUZIONE Come modificare i valori di N, e k’, in modo da ottenere il fattore di risoluzione idoneo alla separazione della miscela analizzata ? Per semplicità consideriamo una miscela di due soli componenti A e B i cui picchi cromatografici appaiono sovrapposti (è mostrata l’area di sovrapposizione). tRB tRA A B Giorgio Bonaga A) VARIAZIONE DEL FATTORE DI EFFICIENZA N Se si aumenta N si ottiene un restringimento dei picchi (lasciando però inalterato il valore di tRA e tRB) con un miglioramento della risoluzione. L’aumento di N si ottiene: • diminuendo le costanti A (l e dp della diffusione eddy) e C (W e dp del trasferimento di massa in fase mobile; Q del trasferimento di massa in fase stazionaria) dell’equazione di Van Deemter. La diminuzione delle costanti A e C si ottiene utilizzando delle particelle di fase stazionaria di piccolo diametro o particelle porose solo in superficie, e con un impaccamento uniforme della colonna (diminuisce l’altezza dell’HETP); • utilizzare una colonna più lunga (aumentando N aumenta il numero di piatti teorici); • diminuendo v in modo da ridurre l’altezza dell’HETP e, a parità di lunghezza della colonna, aumentare il numero di piatti teorici. Giorgio Bonaga EFFETTO DELLE DIMENSIONI E DELLA FORMA DELLE PARTICELLE DI FASE STAZIONARIA SULL’ALLARGAMENTO DEI PICCHI particelle grandi di forma sferica picco simmetrico medio-alto e medio-stretto particelle grandi di forma irregolare particelle piccole di forma irregolare picco simmetrico basso e largo picco simmetrico alto e stretto Giorgio Bonaga DIMENSIONI E POROSITA’ DELLA PARTICELLA DI FASE STAZIONARIA 20 mm 5 mm 400 Å = 0,04 mm 100 Å = 0,01 mm Ø particella Ø poro = 500:1 Ø particella Ø poro = 500:1 A parità di rapporto tra diametro della particella e diametro del poro, la particelle di dimensione più ridotta (specialmente se di forma irregolare) riducono i fenomeni di trasferimento di massa in fase mobile e in fase mobile stagnante (W e dp) e in fase stazionaria (Q) Giorgio Bonaga PICCHI ASIMMETRICI Finora, al di là della loro forma e dell’altezza, sono stati considerati soltanto picchi simmetrici (gaussiani). Non di rado, però, il cromatogramma mostra picchi asimmetrici dovuti alla criticità della quantità di soluto rispetto la quantità di fase stazionaria (ovvero al sovraccarico della fase stazionaria), rapporto generico noto come carico di campione. La saturazione di tutti i siti attivi della fase stazionaria produce due conseguenze possibili: • buona parte del soluto si lega più stabilmente alla fase stazionaria, producendo una eluizione “ritardata” di soluto sulla coda del picco (“tailing”); • la maggior parte del soluto, per effetto cooperativo, si lega e si slega più rapidamente alla fase stazionaria, producendo una euizione “anticipata” di soluto sul fronte del picco (“fronting”). Il tailing è comune, il fronting molto meno. Per evitare l’asimmetria dei picchi, che peggiora ovviamente la risoluzione di una colonna, si può operare in due modi: 1) ridurre la quantità di campione introdotta (piccoli volumi di soluzioni dilute); 2) aumentare la superficie di siti attivi della fase stazionaria (riduzione della sua granulometria). Giorgio Bonaga DISTRIBUZIONE DEI SOLUTI RISPETTO LA VELOCITA’ MEDIA symmetric tailing fronting Giorgio Bonaga L’asimmetria (As) dei picchi è dovuta alla deviazione della costante termodinamica di ripartizione Kd (= CS/Cm) dei soluti e può essere cosi rappresentata: As = > < = 1 h 10% h symmetric tailing fronting As = 1,0 As > 1,0 As < 1,0 Giorgio Bonaga B) VARIAZIONE DEL FATTORE DI SELETTIVITA’ Se si aumenta si aumenta la differenza tra il tRB e il tRA, ovvero si modifica la ripartizione dei soluti tra la fase stazionaria e la fase mobile. L’aumento di si ottiene: 1. 2. 3. 4. 5. modificando la fase mobile; modificando il pH della fase mobile; modificando la fase stazionaria; modificando la temperatura; facendo ricorso ad interazioni chimiche caratteristiche di un solo soluto. 1. MODIFICAZIONE DELLA FASE MOBILE È la modificazione selettiva del tR di un soluto che produce un aumento del fattore . ESEMPIO I Le LC a fase diretta (silice non funzionalizzata) di una miscela di acetonaftalene e dinitronaftalene effettuate con le due miscele eluenti riportate in tabella, mostrano valori di k’ e tali che soltanto con pentano/piridina (95/5) si separano i picchi, per effetto della diminuzione della k’ dell’acetonaftalene (probabilmente per l’interazione tra l’N della piridina e il =CO dell’acetonaftalene) che determina un Giorgio Bonaga aumento di . O C CH3 1 2 NO2 NO2 1 N .. O C 2 CH3 MISCELA ELUENTE C5H12/CH2Cl2 77/23 COMPOSTO k’ 1 acetonaftalene 5,5 2 dinitronaftalene 5,8 1,05 C5H12/piridina 95/5 k’ 2,3 5,4 2,04 Giorgio Bonaga ESEMPIO II Le LC a fase inversa (silice C:18) di una miscela di cinque composti benzenici, effettuata con tre diverse miscele eluenti, mostrano valori di k’ e tali che soltanto con H2O/THF (63/37) si separano i picchi delle coppie critiche anilina/fenolo e anisolo/benzene. MISCELA ELUENTE H2O/CH3OH 50/50 COMPOSTO k’ 1 anilina 1,3 2 fenolo 1,6 3 anisolo 4,5 4 benzene 4,7 5 clorobenzene 9,2 1,23 1,04 H2O/AcCN 60/40 k’ 1,5 1,4 4,3 4,7 7,7 1,07 1,09 H2O/THF 63/37 K’ 1,7 2,3 3,9 4,7 1,35 1,20 6,5 Giorgio Bonaga NH2 OH 1 2 3 4 2 1 1 Cl OCH3 5 3 4 2 3 4 5 5 Giorgio Bonaga 2. MODIFICAZIONE DEL pH DELLA FASE MOBILE I tR di soluti contenenti gruppi acidi o basici dissociabili sono influenzati dal pH della fase mobile; pertanto modificando il pH si può aumentare il fattore . ESEMPIO I seguenti nucleotidi: NH 2 O N -O O P O N O H N N -O O C H2 O P O HO N H 2N - O N N O C H2 HO OH adenina monofosfato (A) N OH guanina monofosfato (G) NH2 O N -O O P O O- N CH2 HO N O O OH citidina monofosfato (C) -O O P O- N O CH2 HO H O O OH uracile monofosfato (U) contengono dei gruppi acidi la cui dissociazione dipende dal pH del mezzo e pertanto i loro tR dipendono dal pH della miscela eluente. Giorgio Bonaga A tR G 4 C 3 U 2 1 0 0 1 2 3 4 5 6 7 pH A+U C G pH = 3,5 C A pH = 3,0 U G La cromatografia di scambio anionico (IEC) condotta con fase mobile tamponata a pH 3,0 anziché a pH 3,5 consente la separazione della coppia critica A/U. Giorgio Bonaga 3. MODIFICAZIONE DELLA FASE STAZIONARIA Il fattore può essere innalzato scegliendo una fase stazionaria che produca interazioni selettive soltanto con uno dei soluti della coppia critica. ESEMPIO La separazione per LC a fase diretta della coppia acido benzoico/benzoato di metile, con fase stazionaria non polare risulta critica. Se, tenendo costante la miscela eluente, si utilizza una colonna con fase stazionaria polare si ottiene la separazione della coppia critica, per effetto dell’interazione tra i siti polari della fase stazionaria e il gruppo carbossilico dell’acido benzoico. 1 2 O C O OCH3 2 C OH 1 Giorgio Bonaga 4. MODIFICAZIONE DELLA TEMPERATURA Non è molto influente nella LC, ma rilevantissima nella GC. In generale un aumento di temperatura produce un incremento della forza eluente della fase mobile, quindi una diminuzione dei fattori di capacita k’ di tutti i soluti e in ultima analisi un aumento del fattore . ESEMPIO Molti composti acidi hanno il valore della costante di dissociazione acida Ka dipendente dalla temperatura; pertanto la variazione di temperatura produce un effetto selettivo. Nella cromatografia a coppie ioniche (fase stazionaria: silice porosa, fase mobile: acqua/metanolo + perclorato di triottilammonio) di una miscela di sei sostanze il cromatogramma a 25°C mostra soltanto 4 picchi, mentre quello a 43°C mostra sei picchi debitamente separati. OH COOH OH OH HO3S SO3H CH3 SO3H SO3H 1 OH 2 3 CH3 CH3 4 OH CH3 H3C CH3 5 6 Giorgio Bonaga 1+2 3 5+6 4 25°C 1 2 1 = acido salicilico 2 = acido 2-naftol-3,6-disolfonico 3 = acido 1-naftol-5-solfonico 4 = 4.metilfenolo 5 = acido 2,3,4-trimetil-benzensolfonico 6 = 2,5-dimetil-fenolo 3 4 5 6 43°C Giorgio Bonaga 5. EFFETTI CHIMICI SPECIFICI DI UN DETERMINATO SOLUTO Si sfruttano le interazioni chimiche di un solo soluto per modificarne il tR e di conseguenza aumentare il fattore . ESEMPIO La LC a fase inversa (silice C18) che utilizza una fase mobile arricchita di Ag+ consente la separazione della vitamina D2 dalla D3 (in seguito alla complessazione p) e rivela anche la presenza di un’impurezza, mentre nella cromatografia senza Ag+ è visibile un solo picco cromatografico irrisolto. D 2 + D3 Ag+ D2 D3 impurezza HO D2 HO D3 (ergocalciferolo) (colecalciferolo) 0 5 10 15 Giorgio Bonaga C. VARIAZIONE DEL FATTORE DI CAPACITA’ k’ Nella LC il valore del fattore k’ è funzione della composizione della fase mobile. La fase stazionaria interagisce con il soluto e la migrazione del soluto - cioè la sua ripartizione tra le due fasi - si realizza impiegando una fase mobile tale che il soluto mostri proprietà chimiche e fisiche intermedie tra quelle della fase mobile e quelle della fase stazionaria (competitività tra le fasi). Se ci riferiamo alla polarità delle molecole di soluto, ci sono due possibilità: FASE STAZIONARIA: polare (allumina o silice attiva) FASE MOBILE: apolare (esano, tetracloruro di carbonio) FASE STAZIONARIA: apolare (polistirene, silice C18) FASE MOBILE: polare (acqua, metanolo, tetraidrofurano e loro miscele) Se facciamo riferimento al secondo caso (RPC), per migliorare la separazione il parametro che incide sulla risoluzione è la composizione della fase mobile. È evidente che minore è la polarità del soluto maggiore è il suo tR, ovvero se il tR del soluto è troppo elevato lo si può diminuire riducendo la polarità della fase mobile. Il fattore di capacità k’, che si ottiene dal valore del tR , è correlato alla risoluzione mediante il rapporto k’/k’+1. Giorgio Bonaga Analizziamo la curva che correla i valori di k’ con i valori del rapporto k’/k’+1 k’ k ’+1 1,0 0,5 0 0 1 2 3 4 5 k’ si osserva che il rapporto aumenta rapidamente per poi tendere ad un asintoto = 1. I valori di k’ ottimali sono compresi tra 3 e 4 (a cui corrispondono dei valori k’/k’+1 di 0,75 e 0,80) perché per valori superiori corrispondono incrementi poco significativi del rapporto. Se il valore del tR del soluto è molto basso l’incremento di k’ ha un senso, altrimenti conviene agire sugli altri fattori della risoluzione (N o ). Giorgio Bonaga A B A B Giorgio Bonaga cromatogramma iniziale variazione di N • soluti con gli stessi tR • minore allargamento dei picchi variazione di • varia il tR di un soluto • stesso allargamento dei picchi variazione di k’ • variano i tR dei due soluti • maggior allargamento dei picchi A B A B ACRONIMI DELLA CROMATOGRAFIA a) TECNICHE CROMATOGRAFICHE AF BPC CC CGC CLC 2DGC FGC GC GFC GPC GSC HPCE HPLC HPTLC HRGC IEC IPC LC LEC LLC LSC = Affinity Chromatography = Bonded Phase Chromatography = Column Chromatography = Chiral Gas Chromatography = Chiral Liquid Chromatography = Two Dimensional Gas Chromatography = Fast Gas Chromatography = Gas Chromatography (= Gas Liquid Chromatography) = Gel Filtration Chromatography = Gel Permeation Liquid Chromatography = Gas Solid Chromatography = High Performance Capillary Electrophoresis = High Performance Liquid Chromatography = High Performance Thin Layer Chromatography = High Resolution Gas Chromatography = Ion Exchange Chromatography = Ion Pair Chromatography = Liquid Chromatography = Ligand Exchange Chromatography = Liquid Liquid Chromatography = Liquid Solid Chromatography Giorgio Bonaga MGC NPC PC PLOT RPC SCOT SEC SIC SFC TLC UFGC UPLC WCOT = Multidimentional Gas Chromatography (Comprehensive GC) = Normal Phase Chromatography = Paper Chromatography = Porous Layer Open Tubular = Reverse Phase Chromatography = Support Coated Open Tubular = Size Exclusion Chromatography = Suppressed Ion Chromatography = Supercritical Fluid Chromatography = Thin Layer Chromatography = Ultra Fast Gas Chromatography = Ultra Performance Liquid Chromatography = Wall Coated Open Tubular B) RIVELATORI PER CROMATOGRAFIA DAD ECD ED FD FID MS NPD RID TCD UV-VIS = Diode Array Detector (LC) = Electron Capture Detector (GC) = Electrochemical Detector (GC) = Fluorescence Detector (LC) = Flame Ionization Detector (GC e LC) = Mass Spectrometry Detector (GC e LC) = Nitrogen Phosphorus Detector (GC) = Refractive Index Detector (LC) = Thermo Conductivity Detector (GC) = UltraViolet-Visible Detector (LC) Giorgio Bonaga