Pasquino, Nuovo corso di scienza politica, Il Mulino, 2009
Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Gruppi e movimenti
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Teoria del pluralismo
Critiche alla teoria del pluralismo
Tipologia dei gruppi di interesse
Le risorse dei gruppi
I movimenti collettivi
Le teorie sui movimenti collettivi
Tipologie di movimenti collettivi
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Teoria del PLURALISMO
La pluralità dei gruppi e la competizione
fra loro sono gli elementi essenziali della
democrazia.
Caratteristiche dei gruppi funzionali a un regime democratico:
•
overlapping membership: gli individui che appartengono a più gruppi
avranno una maggiore consapevolezza della necessità di dover conciliare
diversi interessi;
•
cross-cutting membership: individui che si incontrano e interagiscono
con altre persone di diversa provenienza sociale, economica, religiosa,
culturale, etnica tendono a stemperare le proprie differenze e a frenare le
tendenze distruttive dell’ordine sociale.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Le CRITICHE al pluralismo democratico
- Critica neo-conservatrice (Olson, 1965)
i gruppi creano un diaframma fra cittadini e governanti, sostituendo il
perseguimento di un interesse particolare al conseguimento del
bene pubblico.
Secondo Olson, i gruppi di interesse e le collusioni che
si instaurano tra loro riducono l’efficienza e il
reddito aggregato della società in cui operano,
creando rigidità sociali che finiscono per soffocare
la competizione e creare maggiori divisioni.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
- Critica neo-progressista (Schmitter 1983)
i gruppi nella teoria pluralista sono frammentati, in concorrenza
tra loro e relativamente poveri di risorse, perciò incapaci di
proporre e sviluppare programma di lungo periodo.
Schmitter delinea e propone l’introduzione di un modello neo-corporativo
dove i gruppi di interesse sono:
- riconosciuti e autorizzati dallo Stato;
- non in concorrenza tra loro, ma gerarchicamente ordinati in relazione alle
rispettive categorie professionali o di interesse;
- coinvolti in regolari consultazioni con il governo, finalizzate alla stipula
unanime di accordi vincolanti fra gli attori coinvolti (es. sindacati,
associazioni imprenditoriali e governo).
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Tipi di gruppi di interesse
Almond e Powell (1966), assumendo la prospettiva dell’articolazione degli interessi,
cioè delle modalità attraverso cui i membri di una comunità comunicano ai
detentori del potere politico le loro domande, preferenze ed esigenze, individuano
4 tipi di gruppi di interesse:
1.
anomici: emergono fuori dalle regole/senza regole e non dispongono di canali
sperimentati attraverso i quali manifestarsi (es. movimenti studenteschi,
organizzazioni terroristiche ecc.);
2.
non associativi: si riferiscono ad appartenenze primarie o tradizionali, legate alla
comunanza di religione, di etnia, di provenienza geografica (es. organizzazioni
legate a identità etniche, linguistiche, religiose ecc.);
3.
istituzionali: si appartiene a questi gruppi soltanto entrando a far parte di una
specifica istituzione (es. burocrazia, Chiesa, esercito ecc.);
4.
associativi: sono gruppi che si organizzano, creando adeguati staff professionali,
per autoproteggersi e autopromuoversi (es. sindacati, associazioni imprenditoriali
o professionali ecc.).
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Le risorse dei gruppi di interesse
1.
Dimensione della membership
2.
Rappresentatività del gruppo
3.
Risorse finanziare
4.
Conoscenze tecniche o expertise
5.
Collocazione strategica nel processo produttivo
o nelle attività essenziali del sistema politico
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
I movimenti collettivi
Le letteratura scientifica sui movimenti sociali o collettivi presenta
ancora molto dilemmi interpretativi concernenti:
- il rapporto tra le componenti psicologiche e quelle sociologiche
dell’agire sociale;
- la “normalità” o “l’eccezionalità” dei movimenti collettivi;
- le caratteristiche dei partecipanti: emarginati o integrati;
- le modalità di istituzionalizzazione o dissoluzione dei movimenti.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
I più noti tentativi di comprensione teorica sulla comparsa, sulla composizione,
sul funzionamento e sulla scomparsa dei movimenti collettivi sono essenzialmente
4 e si collegano alle ricerche di altrettanti sociologi contemporanei:
• Neil Smelser
• Francesco Alberoni
• Alain Touraine
• Charles Tilly
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Neil Smelser e lo schema analitico struttural-funzionalista
(1963)
Secondo Smelser, i movimenti collettivi nascono
quando «l’azione sociale strutturata è sotto
tensione e quando i mezzi istituzionalizzati per
dominare la tensione sono inadeguati».
I movimenti sociali vengono interpretati come la
spia di una DISFUNZIONE SOCIALE e il prodotto
di tensioni presenti all’interno della società.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Francesco Alberoni e lo “stato nascente”
(1981)
Per Alberoni, un movimento è «il processo storico che
ha inizio con lo stato nascente e che termina con la
ricostituzione del momento quotidiano istituzionale»,
dopo averne subito una trasformazione.
Chi innesca questo processo?
I membri delle CLASSI MINACCIATE DI DECLASSAMENTO e quelli
delle CLASSI IN ASCESA, perché condividono la stessa delusione
nei confronti dalla situazione attuale “istituzionalizzata”.
Non sono né gli EMARGINATI né gli ALIENATI a dar vita al movimento collettivo,
bensì coloro che si trovano alla “periferia del centro”, ovvero i più politicizzati,
poiché possiedono gli interessi, le conoscenze e le risorse per auto-organizzarsi.
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Alain Touraine: il movimento nel conflitto
(1975)
I cardini della teoria di Touraine sono costituiti da 3 principi:
1.
2.
3.
identità: l’attore si caratterizza rispetto ad altri attori nel
mezzo di un conflitto;
opposizione: dal conflitto emerge l’avversario, formando la
coscienza degli attori coinvolti;
totalità: è il sistema d’azione storica di cui gli avversari, situati
nella doppia dialettica delle classi, si disputano il dominio.
Capovolgendo la spiegazione di Smelser, Touraine giunge alla conclusione
che un movimento sociale «non è l’espressione di una contraddizione;
esso FA SCOPPIARE IL CONFLITTO».
Non è il prodotto, ma l’ARTEFICE DELLE TENSIONI presenti nella
società.
Il movimento sociale nasce nella società e, attraverso il conflitto, ne
promuove la trasformazione.
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Charles Tilly e lo squilibrio di potere
(1978)
Tilly spiega l’insorgenza dei movimenti collettivi riconoscendo
l’esistenza, in tutte le società, di uno SQUILIBRIO nella
distribuzione del potere.
La teoria di Tilly prevede diverse fasi:
1) i gruppi entrano in contatto tra loro, definendo i propri interessi;
2) gli interessi vengono organizzati, creando anche un senso di
appartenenza al gruppo;
3) l’organizzazione può comportare la mobilitazione delle risorse da
parte dei singoli gruppi;
4) la mobilitazione, infine, induce all’azione collettiva per il
perseguimento di fini comuni.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
TIPI DI MOVIMENTI
Melucci (1977) distingue tra movimenti:
-
-
rivendicativi: hanno come obiettivo quello di imporre mutamenti
nelle norme, nei ruoli e nelle procedure di assegnazione delle
risorse socio-economiche;
politici: mirano a incidere sulle modalità d’accesso ai canali di
partecipazione politica e nello spostare i rapporti di forza;
di classe: cercano di capovolgere l’assetto sociale, trasformare il
modo di produzione e sconvolgere i rapporti di classe.
Tuttavia questa classificazione, a causa dei mutamenti sociali e
internazionali intervenuti negli ultimi anni, non riesce a includere
efficacemente alcuni nuovi movimenti sorti di recente, come
quelli no/new global o quelli integralisti/fondamentalisti.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Per superare questa impasse teorica, Sidney Tarrow
ha introdotto il concetto di
«STRUTTURA DELLE OPPORTUNITÀ POLITICHE».
Le caratteristiche dell’ambiente politico e le modalità
di funzionamento del sistema politico incoraggiano o
scoraggiano il coinvolgimento degli attori in forme di
azione collettiva, aumentandone o riducendone i costi.
Le «FINESTRE DI OPPORTUNITÀ» che si troveranno
di fronte i gruppi serviranno, dunque, per valutare la
presenza di eventuali gruppi alleati, la praticabilità
dell’azione collettiva e il grado di vulnerabilità dei
detentori del potere politico.
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Capitolo IV. Gruppi e movimenti
Tarrow giunge così a esporre una nuova
tipologia dei movimenti collettivi, prendendo in considerazione
sia il loro rapporto con le istituzioni che il livello di opposizione nei
confronti delle istituzioni.
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