NATURA ED EVOLUZIONE
DELLA SCIENZA POLITICA
Ovvero:
•La scienza politica nella storia
• Gli oggetti di studio della scienza politica
• L’analisi sistemica della politica
• Il comportamentismo
• I difetti della scienza politica
• Gli approdi contemporanei della disciplina
• Filosofia e scienza politica
• L’utilità del sapere politologico
Prof. Roberto De Rosa
Pasquino, Nuovo corso di scienza politica, Il Mulino, 2009
Capitolo I. Natura ed evoluzione della scienza politica
Scienza Politica
La scienza politica vanta al tempo stesso
RADICI PROFONDE in un lontano passato e
ORIGINI RECENTI
Le sue riflessioni hanno accompagnato tutte le
fasi di sviluppo dell’esperienza di organizzazione
del mondo occidentale in comunità e collettività,
dalle città-Stato greche ai processi di
unificazione sovranazionale e di globalizzazione.
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GLI OGGETTI DI STUDIO DELLA SCIENZA POLITICA
All’inizio, l’oggetto qualificante della scienza politica fu
individuato nel POTERE
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Le modalità di acquisizione e di utilizzazione
del potere, la sua concentrazione e la sua
distribuzione, la sua origine e la legittimità
del suo esercizio sono state al centro di ogni
analisi politica da Aristotele a Machiavelli
e Hobbes, da Max Weber ai politologi
contemporanei (Lasswell, Kaplan, Barry)
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In seguito, l’oggetto di studio nell’analisi politica è
diventato lo STATO, un fenomeno meno pervasivo ed
esteso rispetto al potere
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Gli studi politici sullo Stato si sono
essenzialmente concentrati sulla
creazione di uno stato pluralista (Locke),
democratico (Toqueville e i Federalisti
statunitensi), forte (Hegel e gli storicisti
tedeschi), capace di assicurare un
compromesso tra le classi sociali
(Kelsen) oppure in grado di decidere in
situazioni di emergenza (Schmitt)
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Una volta consolidatesi le formazioni statuali, gli
studiosi continentali rivolsero la loro attenzione alle
ELITES
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In particolare, studiosi come Mosca,
Pareto e Michels si sono concentrati
sull’analisi delle modalità di formazione,
ricambio e sostituzione delle classi
dirigenti. Questi studi rappresentano gli
ultimi contributi classici e prescientifici
per ciò che riguarda l’analisi della
politica.
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INFINE, NEL TENTATIVO DI DEFINIRE UN OGGETTO DELL’ANALISI POLITICA CHE
NON FOSSE NÉ ECCESSIVAMENTE GENERICO (COME IL POTERE) NÉ
INOPPORTUNAMENTE RIDUTTIVO E CONTINGENTE (COME LO STATO E LE SUE
ÉLITES), LA SCIENZA POLITICA HA INDIVIDUATO IL PROPRIO, PRINCIPALE
SISTEMA POLITICO.
David Easton (1965) definisce il sistema politico come
«un sistema di interazioni, astratte dalla totalità dei
comportamenti sociali, attraverso le quali i valori
vengono assegnati in modo imperativo per una società».
La SCIENZA POLITICA diviene, perciò, LO STUDIO DELLE MODALITÀ,
COMPLESSE E MUTEVOLI, CON LE QUALI I DIVERSI SISTEMI POLITICI
PROCEDONO ALL’ASSEGNAZIONE IMPERATIVA DEI VALORI.
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OGGETTO DI STUDIO NEL
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L’ANALISI SISTEMICA DELLA POLITICA
L’analisi sistemica si fonda su un modello
che vede:


INPUTS: domande e sostegni provenienti
dalla società
OUTPUTS: risposte e decisioni, che
possono avere effetti sulle nuove domande
attraverso un complesso processo di
conversione, che avviene all’interno del
sistema politico
Easton afferma che ogni sistema politico ha 3 componenti:
1.
la COMUNITÀ POLITICA, composta da tutti coloro che sono esposti alle
procedure, alle norme, alle regole, alle istituzioni del sistema politico;
2.
le AUTORITÀ, i detentori del potere politico, coloro che sono autorizzati
dalle procedure, dalle norme, dalle regole e dalle istituzioni del regime a
produrre assegnazioni imperative di valori;
3.
il REGIME, composto da:
- princìpi (norme, regole, procedure, valori, la Costituzione)
- rendimento (l’attività effettuata nell’ambito e nei limiti dei princìpi)
- istituzioni (strutture di rappresentanza, di governo, di amministrazione)
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SECONDO EASTON, L’ANALISI DELLA POLITICA PUÒ
APPROSSIMARSI A ESSERE “SCIENZA”, DOTANDOSI DI
METODI E TECNICHE SCIENTIFICHE, ATTRAVERSO
L’INTRODUZIONE NELLA DISCIPLINA DEL
COMPORTAMENTISMO
Il comportamentismo (behavioralism), nato e sviluppatosi in
psicologia, si caratterizza per:


l’accento che pone sulla necessita di osservare e analizzare i
comportamenti concreti degli attori politici (individui, gruppi,
movimenti, organizzazioni);
l’utilizzo e l’elaborazione di tecniche specifiche di analisi
(interviste, sondaggi d’opinione, analisi del contenuto,
simulazioni, quantificazioni ecc.)
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Nell’ottica comportamentista, secondo easton, la scienza
politica deve tenere presente e cercare di conseguire i
seguenti obiettivi:
rilevare regolarità nei comportamenti politici che si prestino a essere espresse in
generalizzazioni o teorie esplicative e predittive;

sottoporre queste teorie a verifica;

elaborare rigorose tecniche di osservazione, raccolta, registrazione e
interpretazione dei dati;

procedere alla quantificazione, cioè alla “misurazione” dei fenomeni politici, per
ottenere una maggiore precisione analitica;

tenere distinti i valori dai fatti;

procedere a una sistematizzazione delle conoscenze acquisite e a una maggiore
interconnessione fra teoria e ricerca;

mirare alla scienza pura, poiché la comprensione e l’interpretazione del
comportamento politico precedono l’applicazione;

integrarsi maggiormente con le altre scienze sociali.
Scienza Politica

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I DIFETTI DELLA SCIENZA POLITICA
In una sintetica ricostruzione degli studi politologici alla fine degli anni ’50,
Almond e Powell (1978) rimproverano alla scienza politica, in
particolare a quella statunitense, 3 difetti fondamentali:
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1)
il PROVINCIALISMO: la tendenza a concentrarsi essenzialmente su
pochi sistemi dell’area europea e occidentale, sulle grandi democrazie e
sull’Unione Sovietica;
2)
il DESCRITTIVISMO: la tendenza a limitarsi a descrivere le
caratteristiche dei sistemi politici analizzati, senza nessuna
preoccupazione teorica e senza nessuna ambizione di elaborare ipotesi e
generalizzazioni;
3)
il FORMALISMO: indica una eccessiva attenzione alle variabili formali,
alle istituzioni, alle norme e alla procedure, e una parallela disattenzione
per il funzionamento reale dei sistemi politici.
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GLI APPRODI CONTEMPORANEI DELLA
DISCIPLINA
1.
il NEO-ISTITUZIONALISMO, nelle sue due varianti
(storica e sociologica) ha “riscoperto” il ruolo delle
istituzioni, non soltanto formali, ma come
comportamenti ritualizzati, come costrizioni e come
aspettative di ruolo;
2.
la TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE, pone
l’accento sui comportamenti, sui calcoli e sulle
aspettative degli attori politici individuali.
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Nel corso degli ultimi anni, si è instaurato una sorta di duello
fra 2 prospettive che, se non esclusive, appaiono
dominanti:
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RAPPORTO TRA FILOSOFIA POLITICA E
SCIENZA POLITICA
(BOBBIO, 1971)
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La tradizione di pensiero della filosofia politica contiene almeno 4
componenti significative:
1.
ricerca della miglior forma di governo;
2.
ricerca del fondamento dello Stato;
3.
ricerca della natura della politica;
4.
analisi del linguaggio politico e metodologia della
scienza politica.
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Solamente quest’ultima componente soddisfa le
3 CONDIZIONI che Bobbio ritiene fondamentali
per fondare una scienza politica empirica:
1. l’AVALUTATIVITÀ dello scienziato e delle sue ricerche;
2. il PRINCIPIO DELLA VERIFICA EMPIRICA come criterio di validità;
3. la SPIEGAZIONE come scopo principale della ricerca scientifica.
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L’UTILITÀ DELLA SCIENZA POLITICA
Anche per questa ragione, è possibile affermare che la scienza
politica è OPERATIVA: chi si impadronisce delle sue
competenze e del suo sapere è in grado di applicarle
efficacemente ovvero, quantomeno, di segnalare a ragion
veduta le conseguenze di determinati interventi.
In conclusione, il sapere politologico va considerato come
un sapere effettivamente, concretamente, efficacemente
APPLICABILE.
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La scienza politica contemporanea ha saputo documentare
convincentemente l’importanza cruciale delle variabili politiche
nelle collettività organizzate.
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