Pasquino, Nuovo corso di scienza politica, Il Mulino, 2009
Capitolo III. La partecipazione politica
La partecipazione politica
• Che cosa è la partecipazione politica
• Modalità di partecipazione in politica
• Tipologia dei partecipanti
• Spiegazioni della partecipazione
• Razionalità della partecipazione politica
• Partecipazione nelle organizzazioni
• Partecipazione elettorale
• Tipi di voto
• Partecipazione e democratizzazione: Rokkan e Deutsch
• Hirschman e i cicli di coinvolgimento
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Capitolo III. La partecipazione politica
Che cos’è la partecipazione politica?
È quell’insieme di AZIONI e COMPORTAMENTI
che mirano a influenzare, in maniera più o
meno diretta e più o meno legale, le
decisioni, nonché la stessa selezione dei
detentori del potere nel sistema politico o in
singole organizzazione politiche.
La partecipazione può essere:
latente:
visibile:
si riferisce alla presenza di un’opinione
pubblica interessata alla politica che, per
svariate ragioni, si attiva raramente e in
maniera non continuativa
quando si estrinseca in
comportamenti
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Modalità di partecipazione politica
• CLASSICHE ORTODOSSE
-
prendere parte alle campagne elettorali;
svolgere attività di collaborazione in gruppi;
votare;
prendere contatti con dirigenti politici o partitici (per questioni personali o sociali).
• RECENTI ETERODOSSE (non convenzionali)
-
aderire a un boicottaggio;
propagandare l’astensione o l’annullamento della scheda elettorale;
occupare edifici, strade, fabbriche;
effettuare sit-in o aderire a uno sciopero selvaggio.
• ILLEGALI
-
bruciare le schede elettorali;
saccheggiare negozi e banche;
picchettare con la violenza;
rovesciare e incendiare automobili.
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Tipi di partecipanti
(Kaase e Marsh, 1979)
• Gli INATTIVI: coloro che al massimo leggono di politica e sono
disposti a firmare una petizione se glielo si chiede;
• i CONFORMISTI: coloro che si impegnano soltanto in forme
convenzionali di partecipazione;
• i RIFORMISTI: quelli che utilizzano le forme di partecipazione
convenzionali, ma il cui repertorio politico comprende anche forme di
protesta, boicottaggi e dimostrazioni;
• gli ATTIVISTI: coloro che si spingono fino ad abbracciare le forme
non legali o illegali di azione politica;
• i CONTESTATORI: sono simili ai riformisti e agli attivisti per ciò che
riguarda le forme di protesta, ma differiscono da questi due gruppi
perché non prendono parte alle azioni convenzionali di attività politica.
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Perché le persone partecipano in politica?
Le principali risposte e spiegazioni suggerite dalla letteratura
scientifica sono sostanzialmente tre:
1. status socio-economico e “centralità” (Milbrath, 1965)
Le persone con uno status socio-economico elevato e con un buon
grado di istruzione partecipano maggiormente all’attività politica
spinte dal desiderio di conservare le risorse a loro disposizione, di
mantenere la loro posizione privilegiata e di ottenere le politiche
pubbliche preferite.
2. la coscienza di classe (Pizzorno, 1966)
«La partecipazione è maggiore quanto maggiore (più intensa, più
chiara, più precisa) è la coscienza di classe».
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3.
Il modello del volontariato civico
(Verba, Schlozman e Brady, 1995)
I cittadini non partecipano per 3 possibili motivazioni:
perché non possono;
perché non vogliono;
perché nessuno glielo ha chiesto.
Quei cittadini che vivono in società ricche di capitale sociale, dove
è presente una rete organizzativa/associativa diffusa e vivace e in
cui le capacità civiche possono essere acquisite in una varietà di
sedi, riceveranno maggiori incentivi alla partecipazione.
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La razionalità della partecipazione politica
Per molti autori e studiosi la partecipazione politica è irrazionale,
poiché le probabilità che possiede un singolo cittadino di
modificare o influenzare le decisioni o la selezione dei decisori
sono limitate, se non nulle.
Questa posizione considera solamente le MOTIVAZIONI
STRUMENTALI della partecipazione politica, finalizzata
esclusivamente al perseguimento di un obiettivo preciso e
specifico (eleggere un candidato, far vincere il proprio partito,
favorire l’attuazione di una politica gradita ecc.).
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Tuttavia, la partecipazione politica contiene anche
MOTIVAZIONI ESPRESSIVE
Il cittadino PRENDE PARTE all’attività
politica per
SENTIRSI PARTE ed esserne partecipe
Dunque chi partecipa lo fa anche per ribadire o
rafforzare la propria gratificante appartenenza a
una classe sociale, a una comunità, a un gruppo
(etnico, religioso, culturale, politico) o all’intero
sistema politico
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Partecipazione e organizzazioni
Le organizzazioni hanno bisogno di creare INCENTIVI alla
partecipazione degli individui.
Clark e Wilson (1961) individuano 3 tipi di incentivi alla
partecipazione:
1.
materiali: sono ricompense tangibili, ad es. stipendi,
rimborsi, cariche ecc.;
2.
di solidarietà: riguardano il senso di identità fra i membri
dell’organizzazione, il prestigio derivante dall’esserne parte,
i rapporti amicali ecc.;
3.
orientati allo scopo: si riferiscono a elementi intangibili,
spesso di carattere ideale/ideologico come la trasformazione
dei rapporti sociali, l’eguaglianza fra gruppi, la supremazia
di una razza ecc.
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Albert Hirschman individua, invece, 3 modalità attraverso cui i componenti di una
organizzazione (partito, associazione, impresa, Stato) possono influenzare le scelte o le
non scelte dell’organizzazione stessa:
1.
LEALTÀ (loyalty), questo comportamento implica
un’affermazione di sostegno all’organizzazione,
specialmente in momenti di crisi o di scelte controverse;
2.
DEFEZIONE (exit), i componenti di un’organizzazione
possono abbandonare o uscire dall’organizzazione stessa;
3.
PROTESTA (voice), di fronte a scelte sgradite, i componenti
dell’organizzazione possono attivare la loro protesta esplicita
attraverso i canali esistenti, nel tentativo di modificare
quelle scelte.
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La partecipazione elettorale
La partecipazione elettorale è certamente la modalità
di partecipazione politica più diffusa e universale,
poiché viene praticata in un numero crescente di
sistemi politici, spesso anche molto diversi fra loro.
La possibilità di esprimere il
proprio VOTO, benché sia in sé
un atto relativamente semplice, è
spesso stata il prodotto di
significative lotte fra i detentori
del potere politico e i loro sfidanti.
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TIPI DI VOTO
(Parisi e Pasquino, 1977)
•
Voto di opinione: l’elettore si ritene capace di scegliere di volta in
volta fra le proposte partitiche e le candidature. Presuppone di
norma un alto grado di integrazione nel sistema politico, una
sostanziale fiducia nelle procedure elettorali e un discreto controllo
dei termini che definiscono l’ambito della scelta;
•
Voto di appartenenza: l’elettore si sente parte di un’area socioculturale che automaticamente si traduce in un comportamento
elettorale stabile nel corso del tempo. Questo tipo di voto
presuppone una forte determinazione, una scarsa esposizione alla
congiuntura politica e una continuità nel tempo;
•
Voto di scambio: prevede l’instaurazione di un rapporto
clientelare continuativo nel tempo con gruppi di elettori, attraverso
la promessa di favori e risorse. É caratterizzato da un altro grado di
specificità e da una assenza di continuità nel tempo.
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La partecipazione elettorale, così come quella politica in senso lato, è
strettamente collegata con i processi di democratizzazione che hanno
coinvolto i sistemi politici occidentali.
Stein Rokkan
mette in relazione il processo di democratizzazione
con il fenomeno della partecipazione politica e identifica
4 SOGLIE ISTITUZIONALI, superando le quali si esercita e si
amplia la partecipazione:
1.
soglia di legittimazione: vengono riconosciuti i diritti civili di
associazione, espressione, di critica e di opposizione al regime;
2.
soglia di incorporazione: riguarda l’espansione del suffragio
elettorale e il riconoscimento dei diritti politici;
3.
soglia di rappresentanza: vengono abbassate le barriere per il
riconoscimento dei partiti e per il loro ingresso in parlamento;
4.
soglia di accesso al potere esecutivo: il governo diventa
responsabile nei confronti del parlamento e della sua maggioranza.
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La diffusione e l’ampliamento delle opportunità di esercizio della partecipazione politica,
collegate ai processi di democratizzazione, sono state plasmate anche dalle dinamiche
presenti nella sfera socio-economica.
La MOBILITAZIONE SOCIALE (Deutsch, 1961), caratterizzata
da:
-
spostamenti di popolazione dalla campagna alla città;
spostamenti di popolazione dal settore agricolo al settore industriale e poi al terziario;
aumento della popolazione e mutamento della sua composizione;
crescita dell’alfabetizzazione;
maggiore esposizione ai mezzi di comunicazione di massa
… ha spinto gli individui nella direzione di una maggiore
disponibilità a partecipare, per influenzare processi e
decisioni che li riguardano più da vicino, modificando la
STRUTTURA DELLE LORO OPPORTUNITÀ POLITICHE.
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Partecipazione NON significa mobilitazione
Si tratta di un processo
relativamente spontaneo e
autonomo, che nasce dal
basso, dai cittadini, per
influenzare i detentori del
potere politico.
Si tratta di un processo indotto ed
eteronomo e riflette il tentativo dei
detentori del potere politico di
organizzare e tenere sotto
controllo il consenso e il sostegno
dei sudditi/cittadini.
Gino Germani (1975) distingue fra:
mobilitazione primaria, comporta la rottura degli antichi e
tradizionali schemi di comportamento;
mobilitazione secondaria, riguarda il rilancio dell’attività di gruppi
già mobilitati in passato;
smobilitazione, avviene quando alcuni gruppi sociali si oppongono
alla mobilitazione di altri gruppi.
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Hirschman e i CICLI DI COINVOLGIMENTO
Hirschman (1982) si pone il problema di spiegare i cicli di
coinvolgimento nella partecipazione politica, cioè i motivi
per cui a fasi di RITIRO, RIPIEGAMENTO, RIFLUSSO nel
privato succedono FASI DI IMPEGNO nella sfera pubblica da
parte degli individui.
La chiave esplicativa di queste fasi di coinvolgimento e di
ripiegamento viene individuata nella RICERCA DELLA FELICITÀ
L’oscillazione fra il perseguimento dei propri interessi personali e l’impegno nelle attività
pubbliche si spiega, secondo Hirschman, con la delusione di non riuscire comunque a ottenere
la felicità:
«… la partecipazione alla vita pubblica offre solo questa scelta tra il troppo e il troppo poco, e
che perciò sarà necessariamente deludente, o in un modo e nell’altro».
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