Pasquino, Nuovo corso di scienza politica, Il Mulino, 2009
Capitolo VIII. I governi
I governi
• Che cos’è il governo?
• La formazione degli esecutivi
• La teoria delle coalizioni
• Tipi di governo
• Il Party Government
• Espansione del ruolo governativo
• Forme di governo
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Capitolo VIII. I governi
Prima di chiedersi che cosa fa il governo
è opportuno definire che cosa sia concretamente il governo.
La parola “governo” proviene dal greco e
significa “timone”. In questo senso, il
governo guida la nave del sistema politico.
Il governo è perciò il detentore del
POTERE ESECUTIVO.
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Capitolo VIII. I governi
Per quel che riguarda la formazione e l’esercizio del potere esecutivo
da parte dei governi, è necessario considerare
2 differenti variabili:
VARIABILE ISTITUZIONALE
VARIABILE CONGIUNTURALE
È collegata alla forma di governo e
riguarda le modalità con le quali
vengono formati gli esecutivi.
Fa riferimento agli aspetti
politico-partitici della formazione
e composizione degli esecutivi.
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Capitolo VIII. I governi
La distinzione più chiara è quella che differenzia
tra:
• ELEZIONE POPOLARE DIRETTA dell’esecutivo,
come avviene nei paesi con forme di governo
presidenziale e semi-presidenziale
ed
• ELEZIONE POPOLARE INDIRETTA, dove gli
esecutivi derivano la loro investitura dai partiti e
dai parlamenti, come avviene nei sistemi politici
con forme di governo parlamentare (eccezione:
Israele fino al 2003).
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Capitolo VIII. I governi
Nei sistemi politici con elezione diretta del capo dell’esecutivo,
quanto più il sistema dei partiti è strutturato tanto più è
probabile che i candidati alla carica di capo di governo siano
espressione di partiti singoli oppure di coalizioni di partiti.
Il caso degli Stati Uniti si distingue rispetto a
quello di tutti gli altri casi di elezioni diretta del
capo dell’esecutivo poiché il meccanismo
principale di selezione presidenziale è costituito
dalle elezioni primarie.
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La selezione degli esecutivi nei sistemi parlamentari è
decisamente più complessa rispetto ai paesi in cui il
capo del governo è eletto direttamente.
Nei sistemi MULTIPARTITICI
Nei sistemi BIPARTITICI
la logica della selezione del capo
dell’esecutivo dovrebbe premiare il
leader del partito maggiore della
coalizione di governo, tuttavia esistono
anche altre variabili (potere di
interdizione degli alleati minori, unità
del partito maggiore e sua capacità di
cambiare alleati ecc.), che possono
modificare l’esito finale della selezione.
la selezione del candidato alla
carica di primo ministro è tutta
interna ai singoli partiti: chi
diviene leader del partito è
automaticamente candidato
alla carica di primo ministro.
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LA TEORIA DELLA COALIZIONE
Quali sono i criteri che conducono alla formazione di una
coalizione di governo?
Il primo criterio che viene utilizzato riguarda la
MASSIMIZZAZIONE DEL POTERE: i partiti cercano di
massimizzare il loro potere in termini di cariche ministeriali
(atteggiamento office-seeking).
Questa concezione dei partiti condurrebbe alla formazione di una
COALIZIONE MINIMA VINCENTE, composta dal MINOR
NUMERO DI PARTITI che controllano il MINOR NUMERO DI
SEGGI, purché ammontino alla maggioranza assoluta.
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Durante la formazione dei governi, però, i partiti politici non si comportano
unicamente come massimizzatori di potere/cariche (office-seekers).
Spesso, infatti, soprattutto i partiti ideologicamente più estremi adottano
altri 2 tipi di strategie:
1) POLICY-SEEKING: orientata al perseguimento di determinate politiche
pubbliche, piuttosto che alla semplice massimizzazione in termini di cariche
ministeriali;
2) VOTE-SEEKING: assumendo una prospettiva temporale più lunga, il
partito preferisce non entrare a far parte di una coalizione di governo per
timore di perdere voti o nella speranza di guadagnarne dei nuovi alla
tornata elettorale successiva.
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Oltre quindi alle coalizioni minime vincenti, i governi nei sistemi politici
possono essere di altri 2 tipi:
1. governi di COALIZIONE SOVRADIMENSIONATA
(oversized), quando contiene più partiti di quelli
necessari a dare vita a una coalizione minima
vincente;
2.
governi DI MINORANZA, quei governi che non
dispongono della maggioranza assoluta dei seggi in
parlamento.
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Caratteristiche, frequenza e razionalità dei governi di minoranza
Paese
Governi
minoritari
(%)
Governi monopartitici di
maggioranza (%)
Coalizioni minime
vincenti (%)
Coalizioni
sovradimensionate
(%)
Durata
(giorni)
Austria
4,8
19,0
66,7
9,5
854
Belgio
12,1
9,1
42,4
36,4
520
Danimarca
87,1
-
12,9
-
626
Finlandia
27,0
-
18,9
54,1
398
Francia
30,4
4,3
30,4
34,8
625
Germania
11,5
3,8
65,4
19,2
700
Gran Bretagna
5,0
95,0
-
-
980
Grecia
10,0
70,0
10,0
10,0
685
Irlanda
50,0
27,3
22,7
-
891
Islanda
19,2
-
65,4
15,4
769
Italia
47,9
-
8,2
42,9
346
Lussemburgo
-
-
93,8
6,3
1170
Norvegia
65,4
23,1
11,5
-
755
Olanda
13,6
-
40,9
45,5
808
Portogallo
27,3
18,2
27,3
27,3
486
Spagna
75,0
25,0
-
-
957
Svezia
73,1
7,7
19,2
-
771
media
34,7
13,1
30,5
21,7
726
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Caratteristiche dei governi di minoranza:
- hanno una durata simile a quella delle coalizioni minime vincenti
- la loro formazione è incentivata anche da specifici accorgimenti
istituzionali (es. il cosiddetto “parlamentarismo negativo”)
- sono maggiormente operativi rispetto agli altri tipi di governo
- mettono positivamente sotto pressione gli eventuali, alleati futuri
- servono come veicoli di alternanza al potere in sistemi di
bipartitismo o di bipolarismo imperfetto
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IL PARTY GOVERNMENT
I governi contemporanei sono, con rarissime
eccezioni, governi di partito.
Perciò le differenze più significative riguardano unicamente:
• la possibilità che il governo sia formato da un solo partito
ovvero da una coalizione partitica più o meno ampia;
• la natura dei singoli attori partitici, in particolar modo la
loro unitarietà e la loro disciplina.
La partiticità dei governi non va, però, confusa con la
PARTITICITÀ DELLA SOCIETÀ,
la quale riguarda la presenza dei partiti nell’ambito sociale ed economico,
la possibilità e la pratica della loro penetrazione in settori non
propriamente politici.
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Richard Katz (1987) indica 5 criteri che definiscono
la partiticità dei governi:
1) le decisioni sono prese da personale di partito eletto (a cariche di
governo) o da soggetti sotto il suo controllo;
2a) le politiche pubbliche sono decise all’interno dei partiti che…
2b) … poi agiscono in maniera coesa per attuarle;
3a) i detentori delle cariche sono reclutati e…
3b) … mantenuti responsabili attraverso il partito.
Inoltre la partiticità di un governo sarà più stringente e meglio valutabile
quando l’organizzazione partitica agisce:
• mostrando comportamenti di squadra;
• nel tentativo di acquisire il controllo su tutto il potere politico;
• fondando le sue pretese di legittimità sul successo elettorale.
Il modello del party government funziona al suo meglio quando le elezioni
sono competitive e producono alternanza fra partiti e coalizioni.
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Crescita del ruolo dei governi e crisi di governabilità
Per controllare i cicli economici,
per regolare la concorrenza e
per guidare i processi di
sviluppo, i governi sono entrati
attivamente nella sfera
economica, creando le
condizioni per l’espansione
del ruolo dei governi.
Nel corso degli anni ’70 le capacità dei governi di far fronte ai loro nuovi e maggiori
compiti sembravano diminuire, tant’è che si incominciò a parlare di CRISI DI
GOVERNABILITÀ. Gli studiosi conservatori suggerirono di risolvere la crisi con una
compressione e riduzione della partecipazione politica e delle domande sociali, mentre
gli studiosi di ispirazione progressista suggerirono di aumentare le strutture e le
capacità collettive di partecipazione.
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Le forme di governo
I governi svolgono i loro compiti all’interno di un
sistema istituzionale complessivo che viene
definito “forma di governo”.
Esiste una quadripartizione classica delle forme di governo
esistenti:
1.
2.
3.
4.
PRESIDENZIALE
SEMIPRESIDENZIALE
PARLAMENTARE
DIRETTORIALE
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Caratteristiche della forma di governo PRESIDENZIALE:





il capo dell’esecutivo è eletto direttamente dai cittadini;
il parlamento (Congresso) è anch’esso eletto direttamente dai
cittadini;
il capo dell’esecutivo non ha il potere di sciogliere il parlamento;
il parlamento non può sfiduciare e sostituire il capo dell’esecutivo
(eccezione: impeachment);
esistono istituzioni separate che condividono i poteri.
Punti di forza e di debolezza del presidenzialismo:
• possibilità di “PRESIDENZA IMPERIALE”;
• possibilità di un “GOVERNO DIVISO”, quando un presidente in carica
non ha la maggioranza nei due rami del Congresso;
• nel caso di “governo diviso” viene impedita l’identificabilità dei
responsabili del buongoverno o del malgoverno.
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Caratteristiche della forma di governo SEMIPRESIDENZIALE
 Il presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini;
 il potere esecutivo è duale: lo esercitano sia il capo dello stato che il
capo del governo;
 il capo del governo è nominato dal capo dello stato, ma deve almeno
non essere sfiduciato dal parlamento;
 il primo ministro può chiedere al capo dello stato di sciogliere il
parlamento, al quale spetta, però, la scelta finale e decisiva.
Il caso della COABITAZIONE
Come nel presidenzialismo, anche nel semipresidenzialismo le elezioni disgiunte del capo
dello stato e del capo del governo possono creare esiti differenziati, con il presidente della
repubblica eletto da un maggioranza di colore diverso da quella prevalente in parlamento.
Questa situazione, definita coabitazione, presenta 2 fattori di flessibilità non presenti nei
casi di “governo diviso” dei sistemi presidenziali:
1.
fattore personale, costituito dalle ambizioni dei due leader che si confrontano;
2.
fattore politico-partitico, la forza del primo ministro, eletto e sostenuto da una
maggioranza parlamentare, prevale sull’influenza del capo dello stato. Anche durante la
coabitazione, dunque, c’è sempre qualcuno, identificabile, che governa.
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FORMA DI GOVERNO DIRETTORIALE
Questa forma di governo viene utilizzata in quei paesi in cui la
società presenta numerose divisioni etniche, linguistiche, religiose
(es. Svizzera).
La forma di governo direttoriale o collegiale prevede che:
1. il Parlamento sia eletto con suffragio universale e diretto;
2. l’esecutivo venga eletto dal Parlamento;
3. il Parlamento non possa sfiduciare l’esecutivo;
4. l’esecutivo non possa sciogliere il Parlamento;
La Confederazione elvetica prevede, inoltre, che il capo dell’esecutivo
venga nominato dal Parlamento annualmente e a rotazione tra i sette
componenti dell’esecutivo collegiale.
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Caratteristiche della forma di governo PARLAMENTARE:
 elezione indiretta del capo dell’esecutivo;
 separazione tra capo della stato e capo di governo;
 il governo deve godere della fiducia (esplicita o implicita) del
parlamento;
 il parlamento può essere sciolto anticipatamente.
La forma di governo parlamentare è ritenuta quella più
rappresentativa e flessibile, tuttavia è, forse per i suoi
pregi, maggiormente esposta all’instabilità governativa.
Nel corso del tempo, sono stati previsti alcune meccanismi
di stabilizzazione o razionalizzazione, ad esempio: il voto di
fiducia “implicito” e il voto di sfiducia costruttivo.
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Dal punto di vista dei poteri del governo, le forme
parlamentari sono suscettibili di
2 possibili degenerazioni:
1. eccessi decisionisti, esagerato controllo del
governo sulla sua maggioranza parlamentare;
2. governo per decreto, quando, per tenere legata
una maggioranza, i governi, soprattutto quelli
deboli, utilizzano oltre misura i decreti come
modalità legislativa.
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