Lezione 3
Corso di “Economia Industriale Internazionale”
Davide Arduini
Ripasso di microeconomia (1)
 La teoria microeconomica è l'analisi del comportamento dei
singoli agenti economici, della formazione delle decisioni
(scelte) da parte dei soggetti economici, ad esempio quelle di
consumo (domanda) e quelle di produzione (offerta) e
dell'aggregazione delle loro azioni in un modello istituzionale
 I singoli agenti sono tipicamente i consumatori e le imprese
 Il comportamento di tali agenti viene tradizionalmente
supposto massimizzante (nell'utilità o nel profitto)
 Il modello istituzionale è il meccanismo del prezzo, sia esso
in un mercato impersonale (perfetto o imperfetto) che in
un'impostazione che utilizza la teoria dei giochi
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1. La domanda individuale (1)
 La curva di domanda del consumatore individuale indica le
quantità (di un certo bene) che il consumatore comprerà a
diversi prezzi
 Ipotizziamo di volere costruire la curva di domanda
individuale per il bene abitazione
 Il primo passo consiste nel registrare le combinazioni
rilevanti tra prezzo dell’abitazione (espressa in termini di
$/m2) e la quantità di abitazione domandata (espressa in
termini di m2)
 Esempio:
Prezzo dell’abitazione ($/m2)
Quantità di abitazione domandata (m2)
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2,5
12
7
6
15
4
20
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1. La domanda individuale (2)
 È logico constatare che al diminuire del prezzo
dell’abitazione
corrisponde
una
maggiore
quantità
domandata (ossia il consumatore si può permettere un
appartamento più grande in termini di superficie)
 Il secondo passo consiste nel rappresentare le coppie
prezzo-quantità derivate dalla tabella precedente, ponendo
il prezzo dell’abitazione sull’asse Y e la quantità domandata
sull’asse X
 Con un numero sufficiente di combinazioni prezzo-quantità,
possiamo tracciare la curva di domanda individuale, indicata
con DD nella figura 1
 La sua caratteristica fondamentale è di essere inclinata
verso il basso: quando il P diminuisce, la Q domandata
aumenta (relazione inversa tra P e Q)
 Questa proprietà viene definita legge della domanda
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1. La domanda individuale (3)
 Ci sono due diverse ragioni per le quali la Q richiesta di un
bene diminuisce al crescere del suo P
molti consumatori, al crescere del P di un bene, optano
per beni sostitutivi
con prezzi elevati, i consumatori non possono comprare
le stesse quantità: i salari non permettono di spendere oltre
un certo limite, e, quando il P di un prodotto cresce, non se
ne può acquistare la stessa Q, a meno di ridurre il consumo
di qualche altro bene
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2. La domanda di mercato (1)
 Vediamo adesso come si aggregano le curve di domanda
individuali per formare la curva di domanda di mercato
 Ipotizziamo che il mercato delle abitazioni è formato da
soli due consumatori potenziali
 Nella figura 2 rappresentiamo con D1 e D2 le curve di
domanda dei singoli consumatori
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3. La curva di offerta (1)
 Consideriamo adesso il punto di vista del venditore/impresa
 Lo strumento analitico corrispondente è la curva di offerta
 La curva di offerta di un industria ha pendenza positiva (figura
3)
 Affinché un produttore abbia interesse a vendere il proprio
prodotto bisogna che il prezzo di vendita sia superiore al costo
di produzione
 Ricordiamo che i costi per la produzione di una unità aggiuntiva
di prodotto tendono a crescere al crescere della produzione
totale, sopratutto nel breve periodo
 È chiaro quindi che un aumento di produzione sarà redditizio
solo se anche i P salgono
 In definitiva esiste una relazione positiva tra P e Q
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4. Le determinanti della domanda e dell’offerta (1)
Domanda
 Reddito: è logico pensare che il Reddito (R) di una persona
influenzi la Q di beni acquistata per ogni dato livello dei P
 In generale, a parità di P, la Q domandata di un bene
aumenta all’aumentare del R disponibile: questo è il caso dei
beni normali
 Diverso è il caso per i beni inferiori: per questi beni la Q
domandata, a parità di P, diminuisce al crescere del R
disponibile
 I consumatori abbandonano certi beni di bassa qualità in
favore di altri qualitativamente migliori non appena posso
permetterselo
 Esempio: nel caso della carne, passeranno a tagli di carne
più pregiati e meno grassi
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4. Le determinanti della domanda e dell’offerta (2)
 Prezzi di beni sostitutivi e complementari: nei paesi anglosassoni,
per molte persone, pancetta e uova vanno a braccetto nei consumi
alimentari
 Se il P della pancetta cresce drasticamente, costoro ridurrebbero
non solo il consumo di pancetta, ma anche quello di uova
 Caso tipico di beni complementari
 Nel caso di beni sostitutivi, come pasta e riso, un aumento nel P di
uno dei due tende invece a far aumentare la domanda dell’altro
 Le aspettative: le aspettative su R e P nel prossimo futuro hanno
influenza sulle decisioni correnti di spesa
 Chi si aspetta un notevole aumento di R nel prossimo futuro tende a
spendere di più oggi, rispetto a una persona con lo stesso R ma senza
incrementi attesi
 In modo analogo, i consumatori tendono ad accrescere gli acquisti di
beni i cui P dovrebbero subire aumenti rilevanti nel giro di qualche
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mese
4. Le determinanti della domanda e dell’offerta (3)
Offerta
 Tecnologia: la Q di beni che ogni produttore è disposto a offrire sul
mercato per ogni dato P di vendita dipende innanzi tutto dai suoi
costi di produzione, a loro volta legati alla tecnologia
 Macchinari-impianti più efficienti riducono i costi di produzione o, a
parità di costi, aumentano la Q prodotta
 Questo determina uno spostamento verso destra della curva di
offerta
 Prezzo dei fattori produttivi: una delle componenti fondamentali dei
costi di produzione è il prezzo dei fattori produttivi utilizzati, come
il lavoro (L) e il capitale (K)
 Se aumenta il salario dei lavoratori o il prezzo dei macchinari, la
curva di offerta dell’industria subisce uno spostamento verso
sinistra
 Numero di produttori: all’aumentare del n di produttori di 10un
determinato bene aumenta anche la Q offerta per ogni livello di P
4. L’elasticità della domanda rispetto al P (1)
 L'elasticità della domanda rispetto al prezzo (ε) ci dice di
quanto varia la Q domandata di un bene in seguito alla
variazione del suo P
 Questa variazione è data dalla pendenza della curva di
domanda (derivata di Q rispetto al P)
 Questa variazione si misura con ε
 Vista la relazione inversa tra Q e P (legge della domanda), è
solito mettere il segno meno prima del rapporto
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4. L’elasticità della domanda rispetto al P (2)
Diverse elasticità della domanda
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4. L’elasticità della domanda rispetto al P (3)
Significato di diverse elasticità della domanda
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5. L’elasticità incrociata della domanda rispetto al P
 La Q di un bene che viene acquistata sul mercato non
dipende solo dal P di quel bene, ma anche dal P dei prodotti
a esso correlati
 L’elasticità incrociata della domanda rispetto al P (η)
rappresenta la variazione % della Q domandata di un bene,
in seguito a una variazione % del P di un altro bene
 In generale, per due beni X e Z, η è definita
qx
qx
 xz 
pz
pz
X e Z sono definiti complementari se ηxz < 0
X e Z sono definiti sostituti se ηxz > 0
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6. L’elasticità dell’offerta rispetto al P (1)
 L'elasticità dell’offerta rispetto al prezzo è il rapporto tra
la variazione percentuale della quantità offerta e la
variazione percentuale del prezzo
 Fornisce l'indicazione di quanto varia la quantità offerta ad
una variazione marginale del prezzo
 Se l’offerta è una funzione continua e derivabile in ogni suo
punto la formulazione dell'elasticità diventa:
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6. L’elasticità dell’offerta rispetto al P (2)
Diverse elasticità dell’offerta
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6. L’elasticità dell’offerta rispetto al P (3)
 Per la legge dei rendimenti decrescenti, l’offerta di breve
periodo (bp) in concorrenza perfetta è sempre inclinata
positivamente
 Quindi la sua ε è sempre positiva
 Nei settori che hanno una curva di offerta di lungo periodo
(lp) orizzontale l’ε è infinita
 Ossia si può espandere la produzione all’infinito senza che il
P vari
 A causa di economie e diseconomie pecuniarie, le curve di
offerta di lp in concorrenza perfetta possono essere
rispettivamente inclinate negativamente o positivamente
 La corrispondente ε di lp è in questo caso negativa o
positiva
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7. I costi di produzione (1)
Alcune nozioni di costo:
 Costi fissi (FC): costo che non dipende dal livello di output
prodotto, ossia un costo che nel bp non varia al variare
dell’output
 Costo variabile (VC(q)): il costo totale del fattore di
produzione variabile calcolato per ogni livello di produzione
(costo che si annulla in corrispondenza di un output pari a
zero)
 Costo totale (TC): FC + VC(q), ossia il costo di tutti i fattori
della produzione
 Costo Medio Fisso (AFC) = FC/q (è il costo fisso diviso per la q
di output)
 Costo Medio Variabile (AVC) = VC(q)/q (è il costo variabile
diviso per la q di output)
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7. I costi di produzione (2)
 Costo Medio Totale (ATC) = FC/q + VC(q)/q = AFC + AVC (è il
TC diviso per la q di output)
 ATC è il dato chiave per decidere se produrre
 Costo Marginale (MC(q)) = ΔTC(q)/Δq (indica la variazione nel
costo totale che deriva dalla produzione di una unità
addizionale di output)
 Dato che il TC non varia al variare del livello di output, la
variazione del TC (quando vengono prodotte Δq unità
addizionali di output), coincide con la variazione del VC
 MC(q) = ΔVC(q)/Δq
 MC è il dato chiave per decidere quanto produrre
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7. I costi di produzione (3)
Andamento grafico dei FC e VC
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7. I costi di produzione (4)
Andamento grafico del ATC (o CMT) e del MC (o CMg)
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7. I costi di produzione (5)
Costo opportunità
 Beneficio che si sarebbe potuto trarre dall’impiego di quella
risorsa nel miglior uso possibile alternativo
 Deve essere considerato nelle decisioni economiche
Costo sunk (non recuperabile)
 Investimento in un bene capitale che non ha usi alternativi
 È un costo sostenuto per acquisire un fattore produttivo che
avrà un costo opportunità nullo
 Non va considerato nelle decisioni economiche
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8. Economie di scala (Es)
 In EI è di fondamentale importanza stabilire se la produzione è
più efficiente se avviene su grande scala o su piccola scala
 Grande e piccolo sono definiti relativamente alla dimensione del
mercato
 Da questo dipende se un industria sarà costituita da molte
piccole imprese o da pochi grandi produttori
 Le Es derivano dalla possibilità di ripartire i costi fissi su
volumi produttivi maggiori
1) Economie di scala (rendimenti di scala crescenti) = quando il
AC diminuisce al crescere dell’output
2) Diseconomie di scala (rendimenti di scala decrescenti) =
quando il AC cresce al crescere dell’output
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8. Economie di scala - Es (2)
 A seconda del tipo di Costi Fissi (FC) abbiamo:
- Economie di scala a livello di impianto: se i FC sono
riferiti ad un impianto (es. macchinari)
- Economie di scala a livello di impresa: se i FC variano con
il numero di impianti (es. pubblicità, ricerca e sviluppo,
management, finanziamenti)
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9. Economie di varietà (Ev)
 Abbiamo economie di varietà quando il costo di produrre
congiuntamente q1 unità del bene 1 e q2 unità del bene 2 è
più basso del costo di produrle separatamente
 C(q1, q2) < C(q1, 0) + C(0, q2)
 In presenza di Economie di varietà i costi fissi non
variano con il numero di varietà di prodotti
 Esempio:
- meglio una sola compagnia aerea che collega Roma-MIRoma, piuttosto che due compagnie che collegano solo
Roma-MI e MI-Roma
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10. Massimizzazione dei Profitti (1)
 Se ipotizziamo che l’obiettivo dell’impresa sia la max. del
Π, allora essa sceglierà quel livello di output per cui è
massima la differenza tra i ricavi totali e i costi totali
 I Π dell’impresa sono dati dai ricavi meno i costi:
Π (q) = R (q) – C (q) per un livello di output (q)
 Massimizzare il profitto significa raggiungere il punto in
cui la derivata del profitto rispetto a q è zero
 Ciò corrisponde a dire che:
Ricavo marginale (MR) = Costo Marginale (MC)
 Poiché R = pq, MR = (dp/dq)q + p = p (1 – 1/ε)
 MR = P solo nel caso di concorrenza perfetta (elasticità
della domanda infinita)
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11. Efficienza
1) Efficienza (statica) allocativa
- massimizzazione del surplus totale
consumatore + surplus del produttore)
(surplus
del
- richiede che le risorse siano allocate nel modo più
efficiente possibile
2) Efficienza (statica) produttiva/tecnica
richiede che l’output sia prodotto al minor costo possibile
date le conoscenze tecnologiche disponibili (efficienza
tecnica)
3) Efficienza dinamica
miglioramento nel tempo dei prodotti e delle tecniche
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