Risk management, gestione del capitale e controlli interni Corso di Economia delle Aziende di Credito Prof. Umberto Filotto a.a. 2011/2012 Il capitale a copertura dei rischi Una misura accurata dei rischi a cui una banca è esposta consente di verificare che essi siano adeguatamente coperti dal capitale degli azionisti. Da un punto di vista grafico, il legame tra perdite (nei prossimi 12 mesi) e capitale può essere così rappresentato: Probabilità Perdita attesa Percentile 99,9% Catastrophe loss Peggiore 0,01% Perdite Riserve Capitale Il capitale a copertura dei rischi Verosimilmente, tale distribuzione avrà le seguenti caratteristiche: Una lunga coda a destra, legata all’esistenza un piccolo numero di scenari estremamente negativi, ma poco probabili; Un picco elevato a sinistra, dovuto a perdite di importo contenuto, ma con frequenza elevata La media della distribuzione rappresenta l’ammontare di perdite a cui la banca è “normalmente” destinata nei successivi 12 mesi, ossia la perdita attesa (EL); rappresenta quindi un costo di produzione da coprire con normali riserve, senza alterare i profitti degli azionisti Il capitale a copertura dei rischi Nel caso invece in cui la perdita effettiva sia superiore a quella attesa, occorre che la banca sia dotata di un adeguato “cuscinetto” di capitale, che le permetta di assorbire tali perdite. E’ tuttavia impensato richiedere alle banche di dotarsi di un capitale sufficiente a coprire la distanza fra la perdita attesa e quella massima possibile. E’ quindi necessario accettare che in una piccola parte dei casi (es. lo 0,01%) il capitale di una banca non sia sufficiente a evitare il fallimento di una banca. Il capitale a copertura dei rischi L’Accordo di Basilea 2 adotta un valore pari al 99,9% per determinare il rischio di credito; ogni banca tuttavia è libera di scegliere un valore più elevato se vuole assicurare gli stakeholder circa la propria solidità patrimoniale. La distanza fra percentile e EL è detta Value at Risk (VaR): nel nostro caso avremmo un VaR al 99,9% di confidenza su un orizzonte temporale di un anno. Esso risponde alla domanda: “Quanto può perdere al massimo la banca nel 99,9% dei casi?” Poiché il VaR viene normalmente coperto con capitale, allora può essere anche detto CaR (Capital at Risk) Il capitale a copertura dei rischi - Pregi e limiti del VaR - Il VaR non è la sola misura di perdita inattesa che è possibile calcolare partendo dalla distribuzione delle perdite future: Deviazione standard; Expected shortfall, ossia la media delle perdite, oltre le attese, rispetto al VaR. Il VaR inoltre non è la misura di rischio più solida da un punto di vista matematico; tuttavia è ampiamente diffuso nella pratica perché può essere interpretato come capitale a rischio, ovvero come la dotazione di capitale ottimale che gli azionisti devono versare per limitare ad una percentuale sufficientemente piccola il rischio di dissesto di una banca. Calcolo mediante simulazione Monte Carlo, vista l’asimmetria della distribuzione Capitale a rischio e capitale disponibile Il capitale economico (EC o CaR) rappresenta una stima del capitale ottimale di cui una banca dovrebbe disporre per coprire in maniera adeguata i rischi assunti. Il capitale disponibile (available capital, AC) è dato invece dalla differenza fra il valore di mercato di tutte le attività e quello delle passività e può essere approssimato utilizzando il patrimonio netto contabile rettificato. Possono verificarsi quindi tre casi: Casi Descrizione Possibili interventi AC > EC Il capitale disponibile non è interamente utilizzato Assumere nuovi rischi Restituire il capitale (div., buy-back) AC = EC Il capitale disponibile è interamente utilizzato All’apparenza ideale, ma troppo rigida ottimo con AC>EC AC < EC Il capitale disponibile non copre i rischi Ridurre rischi assunti Raccolta nuovo capitale Capitale a rischio e capitale disponibile La verifica dell’adeguatezza patrimoniale di una banca consiste proprio nel confronto, continuo e prospettico, tra capitale economico e capitale disponibile, tenendo quindi conto anche del possibile incremento del capitale a rischio legato alla crescita futura del business, al possibile deterioramento delle condizioni di mercato o alla reputation che una banca vuole mantenere. La relazione AC > EC deve quindi essere valida non solo ad oggi, ma anche per un ragionevole orizzonte futuro. Pianificare il capitale, significa quindi… …Garantire ad una banca la possibilità di accrescere il capitale disponibile quando necessario …Predisporre canali di cessione attività a rischio quando il loro ammontare è superiore alla capacità di risk-taking della banca Il problema dell’integrazione dei rischi La stima dei rischi bancari procede per classi distinte, utilizzando strumenti differenti, ed in alcuni casi anche orizzonti temporali diversi. Per ogni classe, viene quindi calcolato un differente VaR. Come integrare tali valori per determinare il CaR complessivo di una banca? Elementi di criticità: I. Rendere omogenee le stime dei VaR (livello di confidenza e orizzonte temporale) II. Imperfetta correlazione fra rischi (diversificazione) Misure di risk-adjusted performance Qualunque investimento deve essere valutato non solo alla luce del rendimento, ma anche del rischio corso. E’ per questo motivo che alle misure di redditività tradizionali (es. ROE) si affiancano/sostituiscono misure di performance corrette per il rischio, che prendono in considerazione anche il capitale economico assorbito da una banca. RAROC (risk-adjusted return on capital) E’ calcolato solitamente come rapporto fra utili aziendali e capitale a rischio Misure di risk-adjusted performance Un incremento degli utili aziendali prodotti aumentando in maniera inadeguata il rischio di portafoglio, potrebbe generare addirittura una riduzione del RAROC della banca, diversamente dal ROE che sarebbe in ogni caso salito. Misure di redditività corrette per il rischio, possono essere calcolate inoltre per ciascuna divisione che compone la banca: quelle le cui performance risultano inadeguate al rischio corso potranno essere ridimensionate o addirittura cedute. I controlli interni L’attività di misura dei rischi e di gestione del capitale deve influenzare quotidianamente le procedure operative della banca e deve avvenire sotto il diretto controllo dell’Alta Direzione. In materia di controlli interni le banche italiane devono sottostare alle istruzioni della Banca d’Italia; norme finalizzate a garantire che le banche assumano rischi in maniera compatibile con le proprie condizioni economico-patrimoniali. E’ necessario quindi che le banche si dotino di adeguati sistemi di rilevazione, misurazione e controllo dei rischi, coerentemente con dimensione e tipo di attività svolte, e di un adeguato “sistema di controlli interni”. I controlli interni Con il termine di “sistema di controlli interni” si intende l’insieme di regole, procedure e strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali ed il conseguimento dei seguenti obiettivi: Efficacia ed efficienza dei processi aziendali; Salvaguardia del valore delle attività e protezione dalle perdite; Affidabilità ed integrità delle informazioni contabili e gestionali; Conformità delle operazioni con la legge, la normativa di vigilanza ed i regolamenti interni. I controlli interni Tra i principi dettati dalla Banca d’Italia in materia di controlli interni, tre meritano attenzione: 1. Separatezza Divisione fra funzioni operative e sistemi di controllo, al fine di evitare potenziali conflitti di interesse 2. Escalation Eventuali anomalie devono essere portate a conoscenza dei livelli superiori (CdA, Collegio sindacale) e gestite con immediatezza 3. Tracciabilità Registrazione di ogni fatto di gestione con adeguato grado di dettaglio e corretta collocazione temporale I controlli interni I controlli interni devono coinvolgere il CdA, il collegio sindacale, la direzione e tutto il personale, costituendo parte integrante dell’operatività quotidiana. Si articolano principalmente su tre livelli. I. Controlli di linea Effettuati dalle strutture produttive della banca, incorporati nelle procedure o eseguiti in back office; II. Controlli sulla gestione dei rischi Affidati a strutture diverse da quelle produttive; III. Attività di revisione interna Condotta nel continuo, in maniera periodica o per eccezioni, da strutture diverse da quelle produttive, anche attraverso ispezioni. I controlli interni In materia di controllo dei rischi, le istruzioni della Banca d’Italia prevedono che: Il CdA deve approvare le politiche di assunzione dei rischi della banca Il sistema dei controlli interni deve coprire tutte le principali tipologie di rischio Per i rischi suscettibili a quantificazione, le banche devono disporre di sistemi che misurino e controllino l’esposizione complessiva, tenendo conto di eventuali correlazioni fra rischi Le banche possono concentrare tutte le funzioni di misurazione e controllo dei rischi in una struttura ad hoc indipendente L’ingresso in nuovi mercati deve essere approvato dal CdA dopo preventiva valutazione dei rischi corsi I controlli interni Esempio di collocazione del servizio risk management