Nietzsche: il pensiero della crisi Relazione di: Bruno Maurizio, Contrafatto Silvia, Siciliano Fabio e Teodoro Chiara. La decadenza del presente e l’epoca tragica dei Greci. Nietzsche critica la filosofia scientifica perché non è capace di cogliere il vero significato della vita umana, egli mira al vero distinguendo i falsi preconcetti della storia (filosofia del sospetto), che si basa su una ricerca genealogica per risalire alle cause e alle origini degli errori che determinano la decadenza dell’occidente, la decadenza, secondo lui, ebbe inizio con Socrate che mise la ragione in primo piano, definendola unica guida per l’uomo. Nell’ opera”la nascita della tragedia” distingue due principi opposti che hanno agito nella cultura greca,la ragione (apollineo) e istinto(dionisiaco): - La ragione,esprime ordine, misura, perfezione formale, equilibrio e sogno (inteso come paesaggio da sogno; tutto è perfetto); - L’istinto, esprime impulso vitale, energia caotica, irrazionalità istintiva ed ebbrezza. La decadenza del presente e l’epoca tragica dei Greci. Questi principi risultano disarmonici e squilibrati, se si parte dalla tragedia di Euripide, perché prevale la ragione, cioè l’impulso apollineo,mentre sono armonici ed equilibrati nella tragedia di Sofocle ed Eschilo, perché il principio apollineo è rappresentato dalla vicenda dell’eroe e dai dialoghi e il principio dionisiaco è rappresentato dalla musica e dal coro. Nella tragedia greca l’ istinto viene trasformato in ragione, cioè equilibrato e sereno ciò significa che l’arte può dare un senso al caotico flusso, la quale sarebbe possibile solo cogliendo il contenuto dionisiaco dell’esistenza. Dio è morto Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente,cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,dentro alle stanze da pastiglie trasformate, lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà e un dio che è morto, ai bordi delle strade dio è morto, nelle auto prese a rate dio è morto,nei miti dell'estate dio è morto... Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede in ciò che spesso han mascherato con la fede, nei miti eterni della patria o dell'eroe perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,una politica che è solo far carriera,il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto e un dio che è morto,nei campi di sterminio dio è morto,coi miti della razza dio è morto con gli odi di partito dio è morto... Ma penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perchè noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi risorge, in ciò che noi crediamo dio è risorto, in ciò che noi vogliamo dio è risorto, nel mondo che faremo dio è risorto... Dio è morto perché l’uomo ha perso i valori morali e religiosi che possedeva, lasciandosi dietro un vuoto di significato (NICHILISMO), il quale viene colmato dall’uomo nuovo attraverso menzogne rassicuratrici, definite in passato miti e leggende; adesso vengono,invece, trovate nella tecnologia, inoltre l’uomo nuovo è capace di oltrepassare il bisogno di certezze (NICHILISMO ATTIVO). All’uomo serve la religione per dare un senso al suo esistere e avere uno stile di vita, mentre gli serve la scienza per ordinare in concetti astratti tutto ciò che gli risulta caotico, la scienza non è rappresentazione oggettiva, ma interpretazione della realtà. La morale nasce dalla volontà di un gruppo di uomini di sottomettere un altro gruppo di persone, ad esempio la morale cristiana nasce dall’invidia degli uomini deboli verso gli uomini forti; grazie alla morale abbiamo avuto una diminuzione dei valori corporei e un aumento di importanza dei valori legati al corpo. L’idea di Dio nasce dal bisogno dell’uomo di avere una realtà ordinata e razionale anziché caotica e irrazionale. In passato questa idea era una bugia consolatoria, oggi essa è svanita lasciandoci un vuoto e lasciandoci impreparati all’assenza di Dio. L’oltre - uomo e l’eterno ritorno dell’uguale L’oltre uomo è l’unico essere capace di vivere senza dio; capace di essere libero e indipendente nel suo agire, dalle norme morali e dalle credenze metafisiche; quindi essere se stesso senza influenze esterne, inoltre, egli è capace di sostenere il ciclo della storia, per la quale tutto si ripete. Nietzsche ripropone la concezione ciclica (greco – indiana), rifiutando quella lineare (ebraico – cristiana), perché, secondo lui, il senso della vita si realizza nel futuro: inteso come cammino verso la felicità e essenza dell’essere; si realizza nell’attimo: vivere pienamente l’attimo aiuta l’ uomo ad essere felice e l’essere ad esprimere il suo significato. Infatti lo sviluppo dell’uomo è il senso della storia. La volontà di potenza. Il nichilismo, l’oltre -uomo e l’eterno ritorno sono riassunti nella volontà di potenza, intesa come: - essenza della vita (non passiva ma impulso attivo); - arte (forma suprema della vita capace di esprimere l’ impulso). La volontà di potenza ha la sua massima espressione nell’oltre – uomo,il quale è impulso, cioè manifesta la volontà di potenza. IL CASO WAGNER Wagner è per Nietzsche artista moderno per eccellenza, senza natura, senza coltura, senza istinto. Ma Wagner ha saputo, con acutissima perspicacia, scoprire i bisogni, le necessità interiori, dell'anima dei suoi tempi. Wagner è un ciarlatano che ha suonato insieme tutte le campane:la brutalità, l'idiozia, l'artificio sono le sue armi. Il retore dell'arte massiccia, africanamente fantasioso, preziosamente orientale, informe, scompositore dello stile, col suo coraggio ha saputo teorizzare i propri difetti. Wagner, narcotizzatore misterioso, sbigottisce come un sogno cupo, come un incubo, le anime malate. Gli istinti nichilisti, la fatica, la morte sono glorificati dal Maestro che ha reso musicalmente l'antipotenza e l'antivolontà. Wagner è il decadente per eccellenza, quello che Nietzsche, nella "Volontà di potenza“definirà "un grande punto interrogativo del nostro secolo". La musica secondo Nietzsche é stata privata del suo carattere affermativo e trasfiguratore del mondo per diventare una vera e propria musica di decadenza e non più il flauto di Dioniso: in essa non é più insita una volontà di vivere che si estrinseca in ogni istante, bensì predominano i temi cupi di chi rifiuta la vita. IL CASO WAGNER Nietzsche era particolarmente affascinato dalla musica in quanto forma artistica, per di più tipicamente dionisiaca ed egli arriva più volte a sostenere che l'arte sia più importante della verità. Il grande pensatore tedesco dice di disprezzare in Wagner l'eccessivo spirito religioso e l'antisemitismo sfrenato: e qui abbiamo la conferma decisiva dell'errata interpretazione nazista del pensiero nietzscheano che lo ha sempre fatto passare per antisemita. Wagner secondo Nietzsche ha tutte le istanze dell'uomo moderno: il sovreccitamento l'esaltazione, la pomposità delle rappresentazioni e il teatro rivolto alle masse. E poi non mancano le critiche all'ideale wagneriano secondo il quale la musica non sarebbe un punto di arrivo, ma solo un mezzo per arrivare oltre, a qualcosa di superiore: Nietzsche non può accettare questo, da grande estimatore dell'arte quale egli é: non vi é un "oltre la musica", non vi é una verità recondita cui l'uomo può accedere tramite le leggiadre sinfonie musicali: tutta la verità é insita nella musica stessa, massima espressione artistica di tipo dionisiaco. Certo, Wagner si può ammirare: è un seduttore in grande stile, convince gli incerti senza condurli alla consapevolezza di ciò che viene fatto loro credere, occulta il più nero oscurantismo nei luminosi involucri del l’ “ideale".