incontro dibattito Acqua: Risorsa o Rischio per la Salute? Davoli Borgo, 30 novembre 2012 “La normativa sulle acque destinate al consumo umano” Franco Scicchitano Davoli Borgo, 30 novembre 2012 ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236 Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO La Direttiva 98/83/CE, recepita in Italia con il D.lgs n.31 del 2 febbraio 2001, stabilisce le norme essenziali a livello comunitario per le acque destinate ad uso potabile. ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO (D.lgs 2 febbraio 2001, n.31) “Le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione dei cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori, nonché le acque utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano”. Questo decreto non riguarda le acque minerali naturali. Il D.lgs 31/2001 regolamenta dal punto di vista sanitario gli aspetti “critici “del sistema produttivo dell’acqua: •Aspetti organolettici •Aspetti microbiologici •Aspetti chimici •Aspetti gestionali: competenze, controlli e deroghe. Obiettivo primario della normativa è la protezione della salute del consumatore, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche. I valori di parametro stabiliti dalla normativa devono essere rispettati fino al consumo, responsabilizzando in tal modo anche il consumatore finale. Frequenze dei controlli Mentre precedentemente le frequenze venivano stabilite sulla base della popolazione servita, con la nuova normativa il calcolo viene fatto in funzione del volume d’acqua erogato. I “gestori” del servizio idrico devono fornire l’acqua potabile al punto di consegna (contatore), verificando la potabilità con controlli “interni”. L’ASL deve effettuare controlli analitici con una frequenza minima stabilita in funzione del volume d’acqua erogato dall’acquedotto. La legge prevede un controllo di “routine”, più frequente, e un controllo di “verifica”, meno frequente ma più approfondito. Nel D.lgs 31 i parametri di qualità sono distinti in due categorie: • parametri per i quali il superamento del valore limite comporta sempre un giudizio di “non potabilità” • parametri, detti “indicatori”, per i quali il superamento del valore limite non comporta sempre un giudizio di “non potabilità” IL D.lgs 31/2001 è molto più cautelativo rispetto al D.P.R 236/88 in quanto introduce limiti specifici per singolo composto e in alcuni casi abbassandoli. Composto D.P.R 236/88 D.Lgs 31/2001 Antimonio 10 mg/l 5 mg/l Arsenico 50 mg/l 1 mg/l Benzene 10 mg/l 10 mg/l Piombo 50 mg/l 10 mg/l Nichel 50 mg/l 20 mg/l IPA 0,2 mg/l 0,1 mg/l Tri e Tetra cloroetilene 30 mg/l 10 mg/l 1,2 dicloroetano - 3 mg/l Cloroformio e altri trialometani - 30 mg/l IL D.lgs 31/2001 stabilisce che nei casi in cui sia necessario limitare o interrompere la fornitura bisogna informare i consumatori sui provvedimenti di intervento adottati, sugli eventuali rischi per la salute, sui comportamenti da seguire. Per brevi periodi di tempo è possibile concedere “deroghe” ai valori limite dei parametri di qualità igienica. Le deroghe sono richieste alla Regione e su di esse vigilano le ASL. Il D.Lgs. 31/01 introduce i seguenti nuovi parametri: Parametri chimici Parametri microbiologici Parametro valore limite Parametro valore limite Acrilammide 0,10 mg/l Escherichia coli 0/100 ml 1,2 dicloroetano 3,0 mg/l Enterococchi 0/100 ml Epicloridrina 0,10 mg/l Clostridium perfrigens 0/100 ml Bromato 10 mg/l Benzene 1,0 mg/l Conteggio colonie su agar (22°C) Senza variazioni anomale Tricloroetilene+ tetracloroetilene 10 mg/l cloruro di vinile 0,5 mg/l benzo(a)pirene 0,010 mg/l trialometani totali 30 mg/l Nuovi parametri introdotti dal D.Lgs. 31/01 Nonostante alla popolazione venga fornita acqua potabile di elevata qualità igienica, la sfiducia verso l’acqua dell’acquedotto è ancora molto elevata: il 46,5 % degli italiani non si fida a bere l’acqua del rubinetto (dati ISTAT) Nel 2011, nel nostro Paese sono stati bevuti 196 litri di acqua in bottiglia per abitante, che sono valsi all'Italia il primo posto in Europa e il terzo nel mondo, dopo Arabia Saudita e Messico. Inoltre si ricorre sempre più all’utilizzo di apparecchiature che dichiarano di possedere la capacità di rendere più sicura l’acqua dell’acquedotto da un punto di vista microbiologico e chimico, oltre che di migliorarne la qualità organolettica. Queste dispositivi sono consentiti in Italia solo nel caso in cui l'acqua da trattare sia già potabile e nel rispetto delle prescrizioni emanate dal Ministero della Sanità (D.M. 21/12/90, n. 443) L’utilizzatore di questi dispositivi deve rispettare le previste manutenzioni per non correre inutili rischi quali l’aumento della carica batterica o il rilascio di sostanze trattenute per la saturazione del dispositivo. Sotto il profilo igienico, sostituire l’acqua potabile con altri tipi di acqua è giustificato soltanto quando vi sia una reale carenza quantitativa o un mancato rispetto degli standard di qualità microbiologici e chimici. La qualità dell’acqua potabile deve essere primariamente tutelata attraverso la protezione delle fonti di approvvigionamento e successivamente attraverso la corretta gestione della potabilizzazione e della distribuzione dell’acqua. Tutto ciò consentirà di distribuire alla popolazione un’acqua sempre più pura e quindi sempre più sicura.