speciale trattamento acqua n.272 • giugno 2011 Importante il rispetto della normativa 28 colore bruno scuro nei servizi sanitari, sui tessuti ecc. Inoltre, in caso di presenza di ossido di ferro, dovuto alle corrosioni in atto, l’acqua può anche diventare non più potabile. Per entrambi i casi, comunque, esiste la soluzione. Per le acque dure consigliamo di installare (come indicato in figura) un filtro di sicurezza per eliminare sabbia e corpi estranei presenti nell’acqua, un addolcitore Cillit-Immuno per ridurre la durezza (l’ideale è 7°fr), un sistema di dosaggio proporzionale per neutralizzare l’aggressività dell’acqua, ossia contrastare l’innescarsi di fenomeni di corrosione che possono comunque essere provocati anche con un durezza di 7°fr. In caso di acque dolci, invece, è sufficiente il filtro di sicurezza e il sistema di dosaggio”. E per trattare l’acqua per usi industriali? “L’argomento è più complesso poiché possono esserci differenti esigenze in merito alle caratteristiche chimico fisiche e batteriologice dell’acqua, a seconda delle materie prima da lavorare. Gli impianti, quindi, vengono studiati caso per caso in modo da ottenere una produzione industriale a elevato livello e ridurre il più possibile gli scarti attribuibili alle caratteristiche dell’acqua”. www.infoimpianti.it Sistemi a base di Diossido di cloro I problemi dell’acqua sanitaria potabile - racconta Walter Rimoldi, amministratore di Facot Chemicals sono dovuti essenzialmente al calcare e vengono affrontati, in ottemperanza al Dpr 59/09, con addolcimento o trattamento con Polifosfati uso alimentare. Eventuali proprietà organolettiche non ottimali, dovute alla rete idrica pubblica o privata non sempre in perfette condizioni, vengono affrontate con opportuni sistemi di filtrazione con filtri a vari stadi, in cui gioca un ruolo fondamentale il carbone attivo microfiltrante con porosità a 0,3 mic. arricchito di sali d’argento. Negli ultimi anni, comunque, è stato fatto un grandissimo lavoro, come confermato dall’aumento del consumo di acqua di rete, a discapito di quella in bottiglia, del 65/70% da parte delle famiglie italiane, un dato che ci allinea al resto dell’Europa. Il Dlgs 31/2001, tuttora in vigore, è molto selettivo e serve a monitorare perfettamente le acque destinate a uso umano. Altro discorso è la carica batterica dei bacini di raccolta dell’acqua potabile, i quali hanno una ‘vulnerabilità’ latente verso batteri e virus. I nostri sistemi sono a base di Diossido di cloro (ClO2), un gas inodore che ha proprietà peculiari di efficacia maggiore rispetto ai sistemi tradizionali di clorazione. Il prodotto è disponibile sia in pastiglie per le piccole utenze sia liquido per i sistemi di dosaggio centralizzato. Per le acque per usi industriali il discorso è molto complesso. Sinteticamente direi che per il calcare si può utilizzare l’addolcimento o il trattamento con polifosfati, mentre per il vapore i condizionanti chimici che controllano l’ossigeno. Per gli impianti di riscaldamento, infine, la cosa migliore è prevenire. Quindi, dal decapaggio dell’impianto alla prevenzione anticorrosiva con opportuni condizionanti e la prevenzione batterica con opportuni antialga o battericidi”. “I maggiori problemi che oggi si presentano con l’acqua potabile - afferma Sirmio Tommasi di Gel, che si occupa dei corsi di formazione per i centri assistenza italiani ed esteri per il settore domestico-professionale - sono la presenza di calcare, odori e sapori sgradevoli, sabbia e altri corpuscoli solidi. Pur essendo ottima la normativa italiana in materia di acqua destinata al consumo umano, il problema sorge perché il più delle volte non viene rispettata da tutti i diretti interessati; si veda, ad esempio, il caso della presenza di arsenico nell’acqua delle reti acquedottistiche delle regioni Lazio, Toscana e Umbria, o il mancato rispetto del Dm 174, con il sequestro di 120 mila componenti destinati alla realizzazione di impianti perché non conformi. Infine, spesso non viene rispettata nemmeno la norma Uni 9182 che prevede la pulizia e la disinfezione di un impianto idrico nuovo”. Quali sono le soluzioni che utilizzate? “Per il trattamento dell’acqua potabile, in caso di elevata durezza proponiamo l’addolcimento con l’uso di resine a scambio ionico. Riteniamo, poi, che la filtrazione sia sempre necessaria qualora l’acqua abbia valori vicini ai limiti fissati dal DL 31 e, infine, proponiamo l’osmosi inversa per singolo punto d’uso. Per trattare l’acqua per usi industriali, invece, filtrazione e osmosi inversa, sia da sole sia associate, a seconda delle esigenze”. Necessità dei controlli “Bisogna distinguere - afferma Flavio Acerbi, responsabile commerciale di Manta Ecologica - tra due categorie di problemi legati all’uso dell’acqua: l’uso potabile, che spesso richiede quanto meno l’affinamento, cioè il miglioramento delle caratteristiche di gusto e odore (basti pensare al cloro), o addirittura la diminuzione di sostanze tossiche o indesiderate; l’uso tecnologico, cioè a protezione della caldaia, delle tubazioni, degli elettrodomestici, per mantenere il miglior rendimento dell’impianto termico e consentire un reale risparmio di elettricità, gas, e costi di manutenzione. Normative e leggi in Italia ci sarebbero, però occorrono controlli effettivi per fare in modo che vengano seriamente prese in considerazione dagli utilizzatori e dagli stessi addetti ai lavori, progettisti e installatori”. Quali soluzioni proponete? “Per l’acqua potabile, Smile Filter è un filtro composito approvato dal ministero della Sanità, con grado di filtrazione 0,5 micron (microfiltrazione) più carboni vegetali, più un elemento antibatterico. La sua caratteristica principale è di avere una portata molto elevata, che evita di dover installare un secondo rubinetto dedicato all’acqua depurata e con un costo accessibile. Per trattare l’acqua per usi tecnologici, il nostro fiore all’occhiello è la gamma di addolcitori R-evolution Salvaspazio idrodinamici, senza alimentazione elettrica, con un consumo di sale e acqua ridotto del 90% per ogni rigenerazione e ingombri pari a 1/5 rispetto all’addolcitore “classico” di pari portata. La cosa straordinaria è la possibilità di installarli dappertutto, persino nei pozzetti all’esterno nei giardini, in locali sotterranei, e di arrivare a soddisfare anche esigenze condominiali o industriali con portate oltre i 10 m3/h”. Evitare le frodi “Tutte le acque, anche quando rispettano le più severe norme igienico-sanitarie - dice Andrea Rigamonti, Direttore Marketing di Officine Rigamonti - contengono delle impurità che possono danneggiare gli impianti idraulici, rovinando le guarnizioni di tenuta e corrodendo raccordi e tubazioni. Sono problemi che accomunano sia i piccoli impianti delle abitazioni private sia i grandi siti industriali e che non vanno sottovalutati. L’Italia ha recepito direttive europee che stabiliscono chiaramente quali caratteristiche devono avere materiali e componenti utilizzati negli impianti di distribuzione delle acque destinate al consumo umano. Si tratta di norme estremamente dettagliate che non trascurano la fase di stoccaggio e trasporto di oggetti e materiali, al fine di prevenire eventuali fenomeni di contaminazione delle acque. Le nostre leggi manifestano però una evidente debolezza quando chiedono alle imprese di autocertificare la conformità dei propri prodotti, esponendo così il consumatore al rischio di frodi. Noi di Officine Rigamonti abbiamo voluto sottrarci a questo meccanismo, affidando la certificazione a Enti terzi europei come Acs e Wras, divenuti ormai uno standard di riferimento a livello mondiale per la loro serietà e accuratezza”. Le soluzioni che utilizzate? “Officine Rigamonti progetta e realizza linee di filtri meccanici (Arion, nella foto, e Filt.Or) per l’acqua potabile, facilmente lavabili. Tutti certificati ACS, con una capacità filtrante che va da 50 a 500 micron e pensati per essere installati al ‘Point of Entry’, il punto d’ingresso del circuito, come previsto dalle più severe normative europee (come, ad esempio, quelle tedesche). È in questo modo, infatti, che si rimuovono le impurità più grossolane, garantendo la sicurezza e una migliore resa di tutto l’impianto. Per trattare l’acqua per usi industriali anche in questo caso la soluzione più utilizzata è costituita dai filtri meccanici, una tecnologia semplice ma di grande efficacia: la cartuccia interna infatti non solo è facilmente lavabile, ma negli ultimi modelli può ormai essere sostituita anche senza interrompere l’alimentazione dell’acqua. Il bicchiere di raccolta delle impurità poi è disponibile anche in versione trasparente e questo consente di controllare costantemente lo stato dell’acqua ed evitare interventi inutili, con risparmio di tempo e denaro”. Una soluzione per ogni problematica “Se consideriamo l’acqua per uso potabile - afferma Renato Boldrin, Ceo di Pineco - la problematica principale è l’eccessiva durezza nella maggior parte delle acque rilasciate dagli acquedotti. Altri problemi sono la clorazione e, in casi più limitati, la presenza di sabbia o piccoli detriti. Le acque provenienti da pozzi, invece, presentano problemi a volte più complessi e di vario genere che rendono necessari interventi specifici. L’approccio che preferiamo è intervenire, quando possibile, con soluzioni mirate alla sostanza da rimuovere o ridurre piuttosto che usare tecniche generalizzate. La filtrazione, comunque, deve essere sempre il primo passo per affrontare correttamente il trattamento dell’acqua. Raccomandiamo filtri autopulenti Pineco PIGI di ottone con cartuccia filtrante in acciaio 100 micron, per filtrare i corpi solidi presenti nell’acqua e salvaguardare gli impianti. Hanno un ottimo funzionamento nel tempo e sono di facile manutenzione. Questo è indispensabile perché solo così ci sono buone probabilità che il consumatore provveda alla pulizia delle cartucce. Per contrastare la durezza, invece, consigliamo l’addolcimento con addolcitori a scambio ionico e il dosaggio di polifosfati. Il dimensionamento dell’addolcitore può essere fatto consultando le tabelle che si trovano nel nostro sito o con l’ausilio del nostro servizio tecnico. Per la