COME SI CLASSIFICA In base all'origine, le acque si classificano come: acque superficiali acque meteoriche acque sotterranee sono quelle dei fiumi, dei laghi, dei mari e degli oceani (queste ultime due per essere utilizzate si devono desalificare); quelle superficiali sono il tipo più facilmente inquinabile, in particolare in prossimità dei centri urbani e quindi necessitano di trattamenti per la potabilizzazione. sono dovute alle precipitazioni atmosferiche, come pioggia, neve, grandine; possono inquinarsi al passaggio nelle zone basse dell’atmosfera, dove possono inglobare residui di pulviscolo o fumo (es: nelle grandi città vi è il fenomeno delle piogge acide, a causa della presenza nello smog dell’anidride solforosa). sono quelle delle falde acquifere, accumuli di acqua penetrata nel sottosuolo attraverso strati porosi e depositata su uno strato impermeabile. Sono le più sicure almeno dal punto di vista dell’inquinamento biologico, in quanto gli strati porosi delle rocce fungono da filtro. Non va però sottovalutato il pericolo dell’inquinamento chimico (soprattutto legato all’agricoltura). Questo tipo di acque può sgorgare spontaneamente in superficie dando origine a sorgenti, da cui originano i corsi d'acqua, talvolta sfruttate per scopi terapeutici o per produrre le acque minerali. Il termine di acqua minerale identifica quella che ha proprietà farmacologiche utilizzabili in terapia e quando vengono riconosciute tali dal Ministero della Salute, attraverso analisi chimico-fisiche e microbiologiche (su composizione, purezza e qualità) che determinano le caratteristiche salienti dell'acqua Per essere definita potabile l’acqua deve presentare alcune caratteristiche: organolettiche (cioè percepibili con gli organi di senso); fisiche; chimiche; Limpida: si deve poter vedere un oggetto attraverso uno spessore di 1 m di acqua. Un’eventuale torbidità può essere legata alla presenza di sostanze organiche o inorganiche. Incolore:se osservata in strato sottile; se lo strato è spesso deve essere azzurrognola. Altre colorazioni comuni: rossiccia (dovuta a sali di ferro), bruna (per dissoluzione di materiali torbosi), verdastra (per dissoluzione di clorofilla) Insapore: in realtà il sapore deve essere gradevole. Può assumere vari sapori legati alla presenza di ferro (metallico), anidride carbonica (acidulo), ecc. Inodore: eventuali odori possono essere dovuti a gas (acque sulfuree), minerali o muffe. Temperatura: tra 7° e 15° C. Conducibilità elettrica: connessa alla concentrazione di elettroliti nell’acqua. Portata: deve essere sempre sufficiente; brusche variazioni legate alle precipitazioni non sono positive in quanto indicano un cattivo filtraggio. Reazione: leggermente acida per la presenza di CO2 se rilevata appena raccolta. Residuo fisso: quantità di sostanze disciolte o in sospensione (deve essere tra 100 e 600 mg per litro, perché se è superiore ostacola la digestione, mentre se è inferiore non permette una buona calcificazione di denti e ossa). Si calcola facendo evaporare l’acqua a 110° o a 180°C e poi pesando le sostanze che rimangono sul fondo. Durezza: indica il contenuto di Sali di calcio e magnesio. Si misura in gradi (francesi, inglesi o tedeschi). Per convenzione la durezza non dovrebbe superare i 35 gradi francesi. Un’eccessiva durezza crea incrostazioni alle condutture, difficoltà nella cottura di legumi e nel lavaggio di indumenti. Purezza: dal punto di vista batteriologico; la flora batterica deve essere contenuta entro limiti ben precisi e non devono essere presenti microbi di origine fecale.