Il Servizio idrico integrato tra mercato e valore sociale Elementi per una riforma necessaria Giovanni Taglialatela Gruppo HERA L’attuazione dell’art. 23 bis della legge 133/2008 in materia di servizi pubblici locali Workshop AGCM - Università degli studi di Roma Tor Vergata Roma, 23 gennaio 2009 1 Agenda • • • L’industria idrica in Italia: stato dell’arte a 14 anni dalla legge Galli Efficienza, efficacia e qualità: una roadmap per modernizzare il Servizio Idrico Integrato Concorrenza, regolazione, o un mix delle due? Come rendere più efficienti i servizi idrici, al servizio del Paese 2 Lo stato dell’arte del settore idrico in Italia Il “mercato per decreto” non funziona … • L’apertura “legale” del mercato non sembra aver esercitato una sufficiente attrattiva nei confronti degli investitori privati; ritardi e difficoltà nella realizzazione nel principio di “competizione per il mercato” originano da una debolezza strutturale del quadro regolamentare … soprattutto in assenza di una regolazione tariffaria • L’attuale meccanismo di formazione delle tariffe non produce segnali economici “corretti” ed incentivanti; in alcune realtà il principio della copertura del “costo pieno” è ancora in discussione. Meccanismi incentivanti quali i modelli di “profit sharing” sono applicati di rado e solo su basi volontarie Neanche la tutela dell’ambiente è garantita Le imprese fanno la loro parte? Come programmare gli investimenti? • La regolazione tariffaria non è coerente con gli obiettivi, apparentemente condivisi, di sostenibilità e risparmio idrico: i meccanismi di recupero dei costi sono indipendenti dalla domanda (i ricavi tariffari dei gestori non “reagiscono” a cambiamenti nelle abitudini di consumo). Ne segue l’assenza di incentivi ad investire in tecnologie “watersaving” • La struttura frammentaria dell’industria idrica impedisce il perseguimento di obiettivi d’efficienza (diseconomie di scala). Le imprese vedono l’incremento delle tariffe come il solo strumento per migliorare i bilanci e supportare gli investimenti; in un “mondo ideale” di imprese efficienti, si agirebbe sulla struttura dei costi prendendo per “dato” il livello delle tariffe • Previsioni normative instabili e d’incerta applicazione rendono pressoché impossibile la programmazione degli investimenti; l’estrema diversità di approcci “territoriali” e le contraddizioni tra regolamentazione nazionale e locale (all’origine di conflitti politici e giuridici) creano autentiche barriere all’entrata, non soltanto nei confronti di soggetti esteri che volessero stabilirsi sul mercato italiano ma anche di imprese italiane che volessero espandersi in regioni diverse da quelle originarie 3 Roadmap per la modernizzazione del SII • La gestione pubblica diretta non ha dato mediamente buona prova di sé; manca una struttura credibile di incentivi all’efficienza della gestione Pubblico vs. privato: struttura proprietaria e performance Locale oppure no? Non confondere domanda con offerta • Il modello misto a prevalente controllo pubblico con quotazione ha realizzato un interessante equilibrio tra radicamento territoriale, efficienza e valore sociale dei servizi • Qualunque sia il modello proprietario, la gestione dei servizi pubblici locali dovrebbe informarsi a logiche imprenditoriali • Le “dimensioni contano”: le storie di successo di aggregazione delle utilities rivelano spazi importanti per la realizzazione di sinergie, con vantaggi per tutto il sistema • Aumentare la scala dimensionale delle imprese ha un prezzo: la diluizione del controllo degli enti ed il progressivo abbandono di logiche localistiche • C’è consenso sull’incapacità del sistema tariffario di coprire i costi ed incentivare gli investimenti, ma il “costo del servizio” è di problematica definizione anche senza chiamare in causa nozioni di costo efficiente Tariffe troppo alte o troppo basse? Quale livello di qualità? Serve trasparenza • Fatta eccezione per ambienti regolati da normative speciali (obblighi di trasparenza per le quotate), è molto difficile individuare correttamente ricavi e costi effettivi, che possono manifestarsi anche in “luoghi” apparentemente scollegati dalla gestione • In questa situazione si produce il “dilemma della qualità”: per clienti e collettività la qualità dovrebbe crescere indefinitamente, mentre per le imprese non è possibile aumentarla senza corrispettivo economico (di difficile valutazione in condizioni di asimmetria informativa) 4 Uno strumento per ogni obiettivo Efficienza interna e struttura degli incentivi • Promuovere la progressiva privatizzazione del settore, possibilmente col ricorso al risparmio diffuso, anche con modelli a prevalente proprietà pubblica (PPP) che contemperino tensione ai risultati e tutela delle collettività di riferimento • Favorire regolazioni “economicamente razionali” (incentivanti) della qualità del servizio e delle prestazioni delle imprese rispetto al “command and control” • Sostenere ed incentivare l’aggregazione delle utilities Efficienza esterna • Favorire l’integrazione verticale delle linee di business (ambiente, energia, servizio idrico), anche abbandonando il “principio di sacralità” della proprietà pubblica • Realizzare senza ulteriori ritardi il principio della copertura integrale dei costi, senza per questo trasformarlo in un “piè di lista” (recuperi di produttività con ragionevole suddivisione dei benefici tra imprese e collettività) Regolazione economica, ma non solo • Promuovere e perseguire trasparenza nei conti, per evitare sussidi incrociati e fornire agli stakeholders corretti segnali di costo e di prezzo • Sostenere la capacità del sistema di autofinanziare gli investimenti in infrastrutture, anche per diffondere consapevolezza del rapporto tra costi e benefici • Tutelare utenti e stakeholders con criteri di qualità minimi obbligatori ed omogenei Una regolazione robusta e coerente, esercitata da soggetti indipendenti sia dalla proprietà sia dalla gestione, garantisce efficienza ed economicità superando la necessità (o il mito) del controllo pubblico diretto 5 La sfida della liberalizzazione Obiettivi condivisi … … E strumenti da sviluppare Transizione al mercato: un modello trasferibile a tutti i SPL? • Perseguire l’efficienza delle imprese per fornire servizi di qualità a costi accettabili, incoraggiare trasparenza e confrontabilità • Estrarre rendita a favore delle collettività locali e del sistema economico • È fondamentale disporre di un insieme di regole chiare, applicabili e stabili che garantiscano la corretta gestione a prescindere dalla struttura proprietaria e dalla natura dell’affidamento • Un quadro di regole stabile e trasparente non è essenziale solo nel modello del “monopolio regolato” ma, a maggior ragione, in un modello di mercato • L’esperienza dei mercati dell’energia dimostra che una liberalizzazione “governata” dei servizi di pubblica utilità può determinare esiti favorevoli a condizioni che l’industria sia correttamente strutturata • Qualunque riforma rischia di scontrarsi con le attuali condizioni di frammentazione: in un’agenda ideale, il consolidamento dell’industria e la crescita della sua efficienza dovrebbero avere la massima priorità La riforma attuata dal 23 bis è un punto di partenza: serve una visione “d’insieme” della struttura del mercato e dell’industria che determini le condizioni per un’efficace concorrenza 6 Il Servizio idrico integrato tra mercato e valore sociale Elementi per una riforma necessaria L’attuazione dell’art. 23 bis della legge 133/2008 in materia di servizi pubblici locali Workshop AGCM - Università degli studi di Roma Tor Vergata Roma, 23 gennaio 2009 7 Back-up • • Concentrazione vs. frammentazione: un sistema diviso in due La “concorrenza per il mercato” nel Servizio Idrico integrato 8 Crescita e consolidamento delle utilities VDP del sistema Confservizi 2004-2007 e peso delle maggiori quattro Società 100%: 30 miliardi di euro VDP delle prime quattro società per dimensioni nel 2007, in milioni di euro 100%: 41,9 miliardi di euro Big 10.103 6,4 21,3% Altre Confservizi 43,3% 18,1 78,7% 2004 2.863 56,7% 2007 2.583 A2A HERA ACEA 2.492 IRIDE Le utilities aggregate e quotate crescono più della media dell’industria; aumenta la concentrazione del mercato, ma al netto delle “grandi operazioni” il sistema resta frammentato I risultati del “mercato per decreto”: le criticità della gara per il Servizio Idrico Integrato • Finalizzate 18 procedure di gara, di cui 12 per la scelta del socio privato in società miste di nuova costituzione e solo 6 per l’assegnazione del servizio a soggetti industriali [e tra queste ancora ombre sugli affidamenti in due province siciliane]. • Casi frequenti di fallimenti o interruzioni delle procedure • La maggior parte delle agenzie d’ambito è ricorsa all’affidamento diretto (vietato dall’attuale normativa se non in casi particolari) • Società pubbliche o miste mantengono l’esclusiva della gestione per periodi variabili in vista della futura apertura del mercato (la Regione Emilia Romagna, ad esempio, ha stabilito con legge del 1999 periodi transitori al termine dei quali si indicono le gare d’ambito) • In apparente contrasto col clima generalmente favorevole ai meccanismi di mercato, un numero crescente di ATO ed enti locali ricorre all’affidamento diretto “in house”, ostacolando così ogni prospettiva di apertura nel medio termine 18 gare portate a termine su 23 bandite dal 1998 al 2008 Anni 1998-2008, per Regione 1 5 2 2 1 1 6 10