PERCORSO FORMATIVO
PER LE SCUOLE SUPERIORI
ADERENTI AL PROGETTO
“CITTADINI SENZA FRONTIERE”
“LA NOSTRA VITA SOCIALE”
Franco Chittolina
20 dicembre 2011
IL “MODELLO SOCIALE EUROPEO”
- cultura dei diritti + solidarietà tra i gruppi sociali, le
generazioni e i territori della comunità cui si
appartiene = il MSE avrebbe dovuto garantire a tutti
livelli minimi di sicurezza sociale, di assistenza in
caso di malattia e contro la povertà
- il MSE nacque e si affermò prima in UK e poi in
Germania, per arrivare a quello che oggi chiamiamo
WELFARE STATE: insieme della spesa destinata a
previdenza, sanità, ammortizzatori sociali,
assistenza, istruzione e politiche per la casa
IL “MODELLO SOCIALE EUROPEO”
- la crisi economica-finanziaria ha generato una crisi
sociale caratterizzata da più disoccupazione,
impoverimento della popolazione, vulnerabilità ed
esclusione sociale accompagnata da una riduzione
delle prestazioni di protezione sociale
- siamo a un momento di svolta per i paesi dell’UE e
per il progetto di Unione Europea: se è
fondamentale la sostenibilità economico-finanziaria,
altrettanto fondamentale è la sostenibilità sociale,
basata su coesione e solidarietà, tramite una
adeguata salvaguardia dei sistemi di protezione
sociale
ALCUNI NUMERI SULLA SPESA SOCIALE IN
EUROPA
- Oltre la metà della spesa pubblica è dedicata alla
protezione sociale e all’assistenza sanitaria (i cardini
del MSE): in diminuzione tra il 2003 e il 2007, ha
ricominciato a crescere nel 2010.
- La spesa pubblica dei paesi UE nel 2010 è stata di
6.182 miliardi di euro = 50,3% del PIL. Il 54% di
essa ha riguardato protezione sociale e sanità = alla
protezione sociale è mediamente destinato il 26,4%
del PIL nei Paesi dell’UE
ALCUNI NUMERI SULLA SPESA SOCIALE IN EUROPA
Le differenze tra i Paesi: da Danimarca (25,4% del PIL),
Finlandia (23,9%) e Francia (23,5%) a Cipro (10,9%) e
Slovacchia (12,2%). L’Italia è “nella media” ma distribuisce
diversamente la sua spesa sociale
Se in media (2008) le due voci più consistenti di spesa
sociale nell’UE (“vecchiaia e sussistenza” e “assistenza
sanitaria”) assorbono il 45,4% e il 29,7%. In Italia la voce per
vecchiaia e sussistenza (le pensioni) sale al 60,7%. Risultano
di conseguenza più basse tutte le altre spese per prestazioni
quali la famiglia/infanzia, la disoccupazione, la disabilità,
l’alloggio, l’esclusione sociale.
LA SPESA SOCIALE IN EUROPA E IN ALCUNI PAESI
L’OMBRA DELLA POVERTA’
- Le persone a rischio povertà ( con un reddito disponibile < 60% del
reddito medio nazionale) sono il 16,3% della popolazione UE-27. In Italia
questa percentuale sale al 18,4%
- Le stime fatte in occasione dell’Anno europeo di lotta alla povertà e
all’esclusione sociale dicono che sono 81 milioni le persone a rischio
povertà in Europa e circa 42 milioni quelle che vivono in una condizione
di seria deprivazione materiale. 34 milioni di persone vivono in famiglie a
bassa intensità lavorativa. Complessivamente un quarto della
popolazione europea (116 milioni di persone) vive una situazione di
esclusione sociale
-La Strategia Europa 2020 mira a perseguire una crescita economica e
sociale sostenibile con l’obiettivo di ridurre di almeno 20 milioni le
persone in situazione di povertà entro il 2020
COME SALVARE IL WELFARE EUROPEO?
- Occorre ridurre la spesa pubblica garantendo adeguati livelli di
protezione sociale: questo potrà avvenire tramite un miglioramento
dell’efficienza della spesa sociale e tramite azioni di prevenzione a nuove
povertà e forme di esclusione sociale
- Le strategie di inclusione attiva devono contemplare supporti adeguati al
reddito, e politiche efficaci di accesso al mercato del lavoro e ai servizi
sociali
- Servono politiche di accesso alla formazione e agli altri servizi per
l’impiego
- Vanno migliorate l’efficacia e l’efficienza dei sistemi di reddito minimo
- Combattere le conseguenze che la crisi può avere sulla salute mentale
e fisica delle persone
E LE PENSIONI..
“Forse a voi non interessano
molto le pensioni, ma per
interessarsi alle pensioni non è
indispensabile essere vecchi e
sdentati. Le pensioni interessano
tutti perché non c’è solo chi le
riceve. C’è anche chi le paga”
(Sole 24 ore, Viaggio alla
scoperta del labirinto pensioni,
18.12.2011)
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