DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA) Dott.ssa Simona Di Stefano Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione Specializzata in Psicopatologia dell’Apprendimento Sito: www.simonadistefano.it Introduzione: Secondo i dati dell’Associazione Europea per la dislessia, i DSA, interessano circa l’ 8% della popolazione italiana e, se non vengono affrontati adeguatamente, possono provocare anche conseguenze sul piano psicologico, sociale ed emotivo. Malgrado questo, però, la conoscenza di tali disturbi è ancora così vaga e poco diffusa che, spesso, accade che non vengono neanche riconosciuti. In più il loro modo di manifestarsi: • normale livello intellettivo • assenza di danni neurosensoriali • istruzione idonea • ambiente socio-culturale favorevole • ecc… comporta il fatto che queste difficoltà vengono confuse con comportamenti caratteristici del bambino svogliato che “potrebbe fare di più ma non si impegna abbastanza” quando, invece, si è in presenza di vere e proprie disabilità dell’apprendimento. Tutte queste caratteristica fanno si che, spesso, il problema venga sottovalutato e individuato in ritardo poiché, presentandosi in bambini che apparentemente hanno le potenzialità per apprendere, viene spesso attribuito a mancanza di interesse o scarsa applicazione allo studio, con conseguenze negative sul bambino, sia di tipo psicologico che di rendimento scolastico. Le reazioni possono essere le più disparate: • disturbi somatici quali: nausea, cefalea, mal di pancia ecc… • instabilità attentiva • comportamenti aggressivi • facile irritabilità • problematiche affettivo-relazionali • ecc… Inoltre, da un punto di vista clinico, non riconoscendo la reale difficoltà del bambino si allontana per lui l’inizio di un percorso di riabilitazione (o meglio, “abilitazione”), con conseguenze molto pesanti sulla possibilità di un buon recupero. Infatti, è stato riscontrato che il lavoro rieducativo delle aree compromesse ha un suo periodo sensibile, chiamato finestra evolutiva, in cui l’attività di recupero ha la massima efficacia che, poi, tende a ridursi rapidamente nel tempo fino a scomparire. Dunque, esiste una sola fase in cui è possibile intervenire con successo, in età successive potranno solo essere usate misure compensative. La diagnosi precoce di un DSA costituisce, dunque, un obiettivo importantissimo, sia perché accelera eventuali interventi abilitativi, sia perché rappresenta il momento di presa di coscienza del problema, anche all’interno della stessa famiglia, con ricadute positive per il benessere psicologico del bambino e dei genitori. Gli insegnante spesso sono le prime persone ad accorgersi del problema, quindi il loro intervento è fondamentale; quando nasce il sospetto di trovarsi di fronte ad un bambino con DSA è importante, dunque, che venga fatta, al più presto, una valutazione diagnostica da figure professionali competenti (psicologo o neuropsichiatra infantile) e sono proprio gli insegnanti ad avere la responsabilità di indirizzare i genitori verso un percorso di questo tipo. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento comprendono ciò che rientra nella definizione di “Sindrome Dislessica” e sono: - DISLESSIA - DISGRAFIA - DISORTOGRAFIA - DISCALCULIA F81- La Dislessia Evolutiva (definizione della Orton Dyslexia Society, 1997) La Dislessia Evolutiva è un disturbo specifico su base linguistica, di origine costituzionale, caratterizzato da difficoltà nell’automatizzazione del processo di lettura; tali difficoltà sono inattese in rapporto all’ età e alle abilità cognitive e scolastiche del bambino. Inoltre, non sono attribuibili a un disturbo generalizzato dello sviluppo e ad una menomazione sensoriale. Modello standard di lettura E’ il modello neuropsicologico di lettura ad oggi più accreditato. SINTOMI PIU’ FREQUENTI: • in lettura e scrittura il bambino tende ad invertire lettere e numeri (es. 13-31); • sostituisce lettere simili a livello visivo (es. b-d ; p-q ; b-q ecc…); • sostituisce lettere simili a livello fonologico (es. m-n ; f-v ecc…); • tende ad omettere lettere, intere parole, numeri sia in lettura che in scrittura; • legge male ad alta voce; • perdita della riga in lettura; • risulta molto lento nella lettura e non comprende bene quello che legge; • difficoltà nel copiare dalla lavagna; • difficoltà nella copia da modello; • difficoltà ad utilizzare armoniosamente lo spazio del foglio; • punteggiatura ignorata o inadeguata; • non riesce ad imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza come, ad esempio, le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno ecc… • si evidenziano difficoltà nel memorizzare le procedure delle operazioni aritmetiche; • presenta difficoltà ad imparare e ricordare i termini specifici delle varie discipline; • confonde i rapporti spazio temporali (es. destra – sinistra ; ieri – domani ecc…); • presenta alcune difficoltà in determinate attività motorie (es. allacciarsi le scarpe, allacciarsi i bottoni ecc…); • fatica a mantenere la concentrazione ed appare molto vivace; • è esageratamente oppositivo in determinate attività come, ad esempio, leggere ad alta voce davanti ai compagni; • presenta difficoltà, lamentate dai genitori, nello svolgimento quotidiano dei compiti a casa (es. lentezza, svogliatezza, mancanza di concentrazione); •si evidenziano disturbi della sfera emotivo/motivazionale (es. apatia, disturbi psicosomatici, disturbi comportamentali ecc…); • emerge una significativa incongruenza tra le sue capacità intellettive (perfettamente nella norma) ed il suo scarso rendimento scolastico; • ecc… N.B. E’ molto importante sottolineare che, naturalmente, quando parliamo dei suddetti problemi non ci riferiamo a normali e generiche difficoltà che qualsiasi studente può incontrare nel corso dei suoi studi, ma a quei disturbi così circoscritti e complessi da richiedere l’intervento di uno specialista del settore. ECCO COME IL CERVELLO LEGGE LE PAROLE: 1)Lobo Frontale sinistro: in quest’area cerebrale si dà il via all’analisi dei fonemi, i piccolissimi suoni che compongono le parole; è molto attiva nelle prime fasi scolastiche quando si impara a leggere lettera per lettera. 2)Lobo Parietale sinistro: questa parte è destinata all’analisi completa delle parole scritte; vengono scomposte in sillabe e ognuna viene collegata al relativo suono. 3)Lobo Occipitale sinistro: è la zona incaricata di “vedere” le lettere e rendere automatico il processo di riconoscimento delle parole; il cervelletto pare svolga una funzione importante nel coordinamento delle varie funzioni cognitive e quindi, anche, nell’automatizzazione della lettura. Queste tre aree del cervello lavorano simultaneamente, come un’orchestra in concerto. Formulazione della diagnosi Considerata l’elevata eterogeneità dei profili di sviluppo individuali, una diagnosi vera e propria non dovrebbe essere effettuata prima della 2°/3° elementare. Tuttavia è possibile formulare una ragionevole ipotesi funzionale, già durante le prime fasi del processo di apprendimento quando, oltre al ritardo negli apprendimenti, è presente un pregresso ritardo del linguaggio e una familiarità per il disturbo. LEGGE 170 COSA CAMBIA NEL MONDO DELLA SCUOLA? Tipologie di intervento La tipologia dell’intervento varia in relazione all’eterogeneità dei profili funzionali e di sviluppo. Di conseguenza gli interventi possono essere: Preventivi Abilitativi Compensativi