BUONE PRATICHE PROVINCIALI
PERCORSO
Gruppo Integrazione e referente provinciale
per l’educazione alla salute USP Torino:
FABRIZIA MONFRINO
“ Siamo un po’ speciali ma…diversamente uguali”
24 aprile 2010
LE BUONE PRATICHE
Le buone pratiche sono interventi,
programmi/servizi, strategie o politiche che
hanno dimostrato di ottenere i cambiamenti
desiderati mediante l’utilizzo di ben
documentate metodologie di ricerca o
valutazione. Hanno caratteristiche di
replicabilità, adattabilità e trasferibilità. Una
buona pratica è la migliore possibile alla luce
delle prove disponibili e della particolare
situazione o contesto.
Fonte: Best Practices Portal for Health Promotion and Chronic
Disease Prevention, CBPI Working Group, Public Health Agency
of Canada (2008).
Perché dotarsi di uno strumento comune per selezionare
buone pratiche?
 Non disperdere il patrimonio di esperienze finora maturato
 Aumentare il livello di qualità degli interventi
 Orientare la programmazione non soltanto sulla “qualità
didattica”
( che si lega all’approccio metodologico ),ma sulla “qualità di
sistema” ( metterle a sistema nel POF).
 Coinvolgere gli attori degli interventi in attività sinergiche
intersettoriali
 Facilitare l’accesso alla documentazione, creando banca dati e
archivi di buone pratiche
 Arricchire il repertorio di strumenti validati
Quando si può parlare di buona
pratica?
 Se funziona
 Se funziona qui
 Se funziona con i mezzi che ho
CIOE’
 Se è efficace
 Trasferibile
 Sostenibile
EFFICACE
 Un’esperienza è efficace quando assume una dimensione





collegiale e non individuale.
È frutto di un’analisi e di una ricerca progettuale che combina le
attese e i bisogni degli studenti e del contesto sociale con le
finalità della scuola.
Pone particolare attenzione al funzionamento cognitivo.
È centrata su una modificazione sensibile dell’intero processo
insegnamento/apprendimento e non solo sull’introduzione di
nuove metodologie e tecnologie.
Sa descrivere le modalità, le risorse, i risultati, i punti di forza, di
criticità.
È tempestiva ( nei DSA sembra essere una delle variabili più
rilevanti per il recupero )
TRASFERIBILE
 Se è concreta
 Portatrice di elementi di novità
 Adatta e promuove la logica del “lavoro in rete” in
modo stabile e strutturato
 Si potenzia la documentazione, soprattutto sul web
 Si cura la comunicazione perché, se la distanza fisica
non sembra rappresentare un ostacolo all’instaurarsi di
collaborazioni proficue, la continuità della relazione e
il confronto devono essere promossi e implementati.
SOSTENIBILITA’
 Descrivere le risorse necessarie ( risorse umane,
competenze, strumenti ) per le diverse fasi
dell’intervento ( pianificazione, realizzazione e
valutazione)
 Definire la scansione temporale degli interventi
 Definire le collaborazioni e alleanze tra i servizi della
stessa istituzione.
 Definire le collaborazioni intersettoriali e le alleanze
con enti/organizzazioni esterne, per creare una
responsabilità condivisa
 Individuazione delle risorse economiche necessarie
per la realizzazione dell’esperienza
Analisi di una buona pratica
 Le procedure non devono essere rigide, ma rigorose (
della normativa ) e utilizzate in modo consapevole e
critico
 Identificare gli obiettivi
 Analisi di contesto e identificazione dei determinanti
 Modelli teorici utilizzati
 Valutazione di processo ( risultati intermedi e finali )
 Valutazione di impatto ( con la famiglia, gli altri
organismi della scuola )
Esperienze provinciali
 Cura nei passaggi da un ordine di scuola all’altro
 Gli interventi analizzati sono tutti pluriennali
 Formazione per i referenti DSA per la stesura dei Piani
Personalizzati e della scheda tecnica prevista dalla
circ.Reg.326/2009
 Seminari, incontri e corsi di formazione per docenti, genitori con
specialisti del settore.
 Attivazione sul territorio di sportelli sui DSA.
 Realizzazione nel mese di giugno del II° Campus riservato ai
ragazzi con DSA di 2 media con la partecipazione attiva dei
genitori (presso ITC “Arduino” Torino org. CTS Centro
Territoriale di Supporto per Nuove Tecnologie)
UNA BUONA ESPERIENZA
 Attori coinvolti: alunni ultimo anno Scuola Infanzia
alunni di 1 e 2 Scuola Primaria
insegnanti
funzione strumentale DSA
neuropsichiatra ASL
psicopedagogista specializzata in DSA
 Durata: triennale
serate di informazione per i genitori
convegno
 Obiettivi: individuazione precoce dei soggetti “a rischio”, creare
procedure di lavoro e strumenti da utilizzare nella
quotidianità
 Reti attivate: le istituzioni scolastiche del Polo HC
 Verifiche e valutazioni:in itinere e finali condivise con gli
insegnanti coinvolti e la specialista
UNA BUONA ESPERIENZA PUO’ DIVENTARE UNA BUONA
Protocollo d’Intesa tra MIUR e AID
e Fondazione Telecom Italia
4 MARZO 2010
L’intesa odierna si inquadra in un più ampio programma di interventi già avviato
da Fondazione Telecom Italia e Associazione Italiana Dislessia nel 2009 per la
durata di tre anni scolastici e un investimento, da parte di Fondazione Telecom
Italia, pari a 1,5 milioni di euro …. per riconoscere precocemente e combattere
la dislessia nelle scuole italiane.
…. prevede la realizzazione di quattro progetti operativi:
1.“Non è mai troppo presto” per il riconoscimento precoce della dislessia
2.“A scuola di dislessia” per la formazione specifica degli insegnanti.
3.“Campus informatici” – le tecnologie sono il miglior alleato dei ragazzi
dislessici
4.“Lo zaino multimediale” – la biblioteca digitale sul web
“Non è mai troppo presto”
L’importanza del riconoscimento precoce
Il progetto è mirato al riconoscimento precoce dei disturbi specifici
dell’apprendimento. La ricerca scientifica conferma che una diagnosi tempestiva
è determinante per il recupero di questi disturbi: un intervento corretto entro il
secondo anno della scuola primaria, infatti, permette una riduzione dell’entità del
disturbo significativamente maggiore di quanto può avvenire negli anni
successivi. Il progetto, che avrà durata triennale, si propone quindi di definire e
sperimentare un protocollo di screening scientificamente attendibile, replicabile in
modo omogeneo sul territorio nazionale, per individuare gli indicatori di rischio più
sensibili e verificare l’efficacia di interventi didattici mirati e precoci. Sarà quindi
analizzata per 3 anni l’evoluzione delle competenze di lettura e scrittura di circa
7.000 bambini, coinvolgendo 300 classi e insegnanti della scuola pubblica e
privata
“A Scuola di Dislessia”
La formazione specifica degli insegnanti
Il progetto è finalizzato alla formazione specifica degli insegnanti e alla
sperimentazione di modalità didattiche inclusive basate sull’utilizzo del personal
computer. Sarà attivata una rete di 6.000 insegnanti “referenti” coinvolgendo,
nell’arco di 3 anni, istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado in tutte le Regioni
italiane. I docenti riceveranno una formazione specifica, teorica e pratica, per la
gestione degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento mirata anche ad
introdurre e stimolare l’utilizzo del personal computer nelle classi. L’intesa odierna
si inquadra in un più ampio programma di interventi già avviato da Fondazione
Telecom Italia e Associazione Italiana Dislessia nel 2009 per la durata di tre anni
scolastici e un investimento, da parte di Fondazione Telecom Italia, pari a 1,5
milioni di euro.
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“Campus informatici”
Le tecnologie sono il miglior alleato dei ragazzi dislessici
Obiettivo principale del progetto è formare i ragazzi dislessici all’uso degli
strumenti informatici utili per lo studio e l’apprendimento, attraverso
un’esperienza residenziale di gruppo e la proposta di temi e argomenti stimolanti
e motivanti che permettano di sperimentare un apprendimento attivo, creativo ed
efficace. I Campus saranno realizzati come settimane residenziali, nei mesi estivi,
in gruppi di circa 15 soggetti suddivisi per classe, che integrino attività didattiche
e momenti di confronto personale; ogni gruppo sarà accompagnato da esperti di
didattica e informatica e da animatori con conoscenza specifica di questi disturbi.
Per ogni anno di realizzazione del progetto saranno coinvolti 60 ragazzi
provenienti dalle diverse regioni italiane, di fascia d’età compresa tra i 12 e i 15
anni.
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