Paola Galimberti Archivi istituzionali e valutazione della ricerca: la qualità dei dati Roma 20 ottobre 2010 La crescente importanza della valutazione • Anche in Italia la valutazione della ricerca ha assunto un ruolo sempre più importante nella governance degli atenei e da esercizio confinato ai percorsi di carriera è stata estesa ai gruppi, alle strutture di ricerca e alle istituzioni ed include, almeno potenzialmente, l’attesa dell’impatto dei risultati di ricerca sul contesto sociale ed economico Le fonti dei dati: un monopolio pericoloso e la mancanza di controllo • Raccogliere dati ai fini della valutazione è un processo lungo e costoso che necessita di validazione sia rispetto alla forma che rispetto al contenuto • Le istituzioni di ricerca hanno da tempo affidato questo compito a operatori commerciali che hanno costruito un monopolio e che rivendono a caro prezzo dati sulla cui elaborazione le istituzioni non hanno alcun controllo. Le fonti dei dati: limiti • Database come ISI o Scopus forniscono solo una analisi parziale della produzione scientifica delle istituzioni di ricerca: sia per quanto riguarda le tipologie che per quanto riguarda le discipline coinvolte. Inoltre ci sono problemi di deduplicazione e di affiliazione • Altri strumenti attualmente in uso (Google Scholar, un altro monopolio) forniscono dati troppo “sporchi” e dunque inutilizzabili Le fonti dei dati: in Italia • A livello centrale il sito docente del MIUR non è una fonte attendibile perché i dati sono caricati dai docenti esclusivamente per la richiesta di finanziamenti o per la conferma dei collegi dei dottorati • Manca una anagrafe centrale che contenga i dati delle produzioni scientifiche delle istituzioni relativamente alle tipologie rilevanti per la valutazione: articoli, saggi, monografie, atti, brevetti. Le fonti dei dati: a livello di istituzione • I dati sulla ricerca sono frammentari, dispersi in database diversi, archiviati in formati che non colloquiano fra di loro. I dati per la valutazione • Acquistati dagli operatori commerciali • Senza garanzie sulla loro validazione e qualità • Si spende molto per avere dati parziali che sono poi difficili da comparare (soprattutto per quanto riguarda le aree delle scienze umane e sociali) • C’è la necessità di adottare degli standard nella raccolta dei dati • Tale raccolta spetta in primo luogo alle istituzioni Archivi istituzionali e loro funzione: qual era e come cambia • • • • • Strumenti per la disseminazione dei lavori di ricerca Open source Interoperabili Già in gran parte in rete (DRIVER) Punto di raccolta di informazioni da diverse banche dati dell’istituzione • Punto di raccolta di dati strutturati sulla ricerca potenzialmente utilizzabili per la valutazione Approccio e strumenti Open Access… • Forniscono dati e informazioni strutturati utili alla valutazione “tradizionale” • Per poter essere usati in maniera sistematica necessitano di “validazione” (rispetto alla scelta, correttezza, completezza) • Aprono terreni nuovi per un uso semplificato della valutazione • Ad oggi non rappresentano però un nuovo paradigma a se stante e non possono rappresentare una alternativa Le raccomandazioni della CRUI • Le raccomandazioni della CRUI per la creazione di una rete di archivi istituzionali liberamente accessibili, che colloqui con le anagrafi della ricerca locali e con quella centrale secondo standard che rendano i dati confrontabili a livello nazionale e internazionale si inseriscono male nella frammentata realtà italiana, perché non rispondono con soluzioni chiare alle esigenze di validazione e utilizzo dei dati Ma… • Delineano ipotesi di percorsi possibili. • Tra questi: – Interventi sugli oggetti utilizzabili per l’analisi in termini di universo coperto, elaborazioni sui contenuti testuali, aggiornamento e tracciabilità – Maggior confrontabilità tra aree scientifiche e sperimentazione di nuovi indicatori – Esplorazione più sistematica dei contesti web-based – Definizione nel tempo e nello spazio delle relazioni a rete – Riaggregabilità rispetto a nuove esigenze Alcune esperienze in ambito italiano • Due Atenei hanno attualmente collegato i dati tratti dagli archivi istituzionali alla valutazione della ricerca, le esperienze in atto permettono di tracciare un primo possibile percorso: 1) Completezza ed esaustività dei dati che devono essere validati da personale esperto anche se inseriti dai ricercatori 2) Utilizzo dei dati ai fini della valutazione sperimentando (e condividendo) nuove procedure soprattutto per quanto riguarda le discipline “problematiche” 3) Aumento delle competenze e della consapevolezza di valutatori e committenti • L’utilizzo dell’archivio istituzionale come anagrafe della ricerca ma anche come database bibliometrico minimizza le differenze tra le diverse aree e le diverse tipologie di lavori di ricerca, consentendo elaborazioni non possibili in altri casi e con gli strumenti tradizionali. Conclusioni (1/2) • La presenza di dati “buoni” variamente aggregabili a seconda delle diverse esigenze valutative neutralizza parte dei comportamenti opportunistici legati all’uso di alcuni indici bibliometrici Conclusioni (2/2) • Siamo solo agli inizi, tuttavia una maggiore attenzione da parte degli atenei verso un uso generalizzato degli archivi (come del resto già viene fatto in altri paesi europei) e una armonizzazione nelle modalità e nella forma della raccolta dei dati potrebbe rappresentare in prospettiva una reale alternativa al monopolio degli operatori commerciali, riportando il controllo sui dati della ricerca nelle mani di chi la produce e permettendo un confronto in ambito nazionale e internazionale anche per quelle aree per cui attualmente la comparabilità non è garantita