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Il Cristianesimo aveva cominciato a penetrare nella provincia
romana della Britannia alla fine del II sec.
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Nel IV sec. era
stato accolto
da tutta la
popolazione.
Esisteva anche
un’organizzazi
one
ecclesiastica
con vescovadi.
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Presenti anche
dei tentativi
di
evangelizzare
i Pitti del
nord, oltre il
Vallo Adriano.
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Quando nel 407 i
Romani si
ritirarono
dall’isola, il paese
ripiombò nel
paganesimo per
l’invasione dei
Pitti dal Nord.
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L’isola non fu mai conquistata dai Romani.
Nemmeno coinvolta dalle trasmigrazioni germaniche.
Quindi popolazioni (celtiche) isolate.
Primi semi cristiani attorno al 400 (dal Galles e da
parte di monaci provenienti dalla Gallia).
Papa Celestino I invia nel 431 il diacono Palladio
(“primo vescovo degli Irlandesi”). Missione di
brevissima durata, concentrata nel sud dell’isola.
Vera conversione per opera di Patrizio (e dei suoi
discepoli), missionario e successore di Palladio dal
432.
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Britanno (o Brito)
Figlio del diacono cristiano
Calpurnio di Banna
(Cumberland).
401 (16 anni) fatto schiavo da
pirati Iri e portato in Irlanda. Fu
messo a custodire le pecore.
Conosce la lingua e i costumi
degli Iri.
Si sviluppa il suo profondo
temperamento religioso.
Nel 407 riesce a fuggire e a
tornare in patria.
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Studia in Gallia, nei
monasteri di Lerins (dove
diventa monaco) e di
Auxerre (dove diventa
sacerdote).
A Auxerre consacrato
vescovo (432) e fatto
vescovo missionario per gli
Irlandesi.
Torna come missionario in
Irlanda dopo sogni e visioni.
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Successore di Palladio
per circa 30 anni (432461)
Moltissime
conversioni.
Missione di Patrizio e
dei suoi discepoli con
risultati brillantissimi
tanto che alla sua
morte l’isola risulta
interamente
convertita al
Cristianesimo con una
sede metropolitana,
Armagh (444), il
centro più importante
della vita ecclesiale
dell’isola.
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La realtà sociale irlandese era caratterizzata
dalla pratica assenza di città e dalla presenza di
numerosissimi clan, piuttosto indipendenti tra
loro.
Il Cristianesimo assunse la forma corrispondente: i
vescovadi di solito corrispondono alle città più
importanti qui, invece, sorsero monasteri, uno
per ogni clan (tribù), così numerosi da dare alla
Chiesa iro-scozzese un’impronta tipicamente
monastica.
In ogni clan erano le grandi comunità monastiche
a rappresentare il vero fulcro ecclesiasticoreligioso.
Monasteri = centri di severo ascetismo, ma anche
focolari di cultura erudita secondo il modello
classico (scriptoria: ogni monastero produceva
libri).
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Nell’ambito della produzione libraria alto
medievale, legata ad una fase di intensa
evangelizzazione, si distingue la
particolare solerzia dei monaci irlandesi e
poi britannici. Favolose leggende legate
alla scrittura ammantano di fascino e
mistero le imprese di S.Columba. Si narra,
per esempio che si fosse fatto prestare un
libro da S.Finiano e che l’avese copiato
furtivamente di proprio pugno rimanendo
di notte in chiesa, dove le sue dita
avevano cominciato a brillare riempiendo
l’ambiente di luce. L’emissario di Finiano
che lo scoprì venne accecato dal becco
della gru prediletta del santo missionario
e scrittore. Poiché il locale re si era
pronunciato a favore di Finiano,
S.Columba riunì i nemici del sovrano e lo
sconfisse nella battaglia di Cul Dremhe nel
561, portando con sé e brandendo durante
il combattimento il piccolo codice noto col
nome di Canach, che in antico irlandese
significa “combattente”.
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Per la ricchezza, la varietà e il perfezionamento della sua decorazione
l’evangeliario di Kells segna il culmine dell’ispirazione artistica
irlandese.
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Miniatura: il termine non è in relazione con minus o minimus facendo
riferimento alle dimensioni ridotte che spesso caratterizzano i prodotti
della
decorazione
libraria. Il
termine deriva
da minium, il
colore rosso
con il quale si
eseguivano le
prime versioni
dell’ornamento
della scrittura,
quali titoli,
iniziali o segni
che marcassero
i paragrafi.
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A capo della giurisdizione ecclesiastica c’erano gli abati
e non i vescovi (i quali erano o gli abati stessi o uno dei
loro monaci subalterni).
Cura delle anime del popolo era affidata a quelli che tra
i monaci erano sacerdoti.
Il monastero di ogni tribù provvedeva alla cura spirituale
del clan e non solo (devozioni, celebrazioni, scuole).
Il monachesimo era straordinariamente popolare e ciò
favorì una fioritura monastica straordinaria per tutto il
VI secolo.
I nomi di alcuni grandi fondatori di tali monasteri:
Finiano, Colombano il Vecchio o Columba, Congallo di
Bangor, Brendano, Chevin, Colombano il Giovane.
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Le pratiche ascetiche della vita monastica si diffondono
presso lo scarso clero secolare (celibato, recita
dell’ufficio divino)
ma anche presso la popolazione (vita penitenziale,
mortificazioni della carne, la pratica della confessione
privata con valore sacramentale) (la prassi antica era
diversa: peccati pubblici/penitenza pubblica una volta
in vita).
Libri penitenziali: cataloghi di peccati con le
corrispondenti pene ad uso dei confessori.
Questa sinergia tra monasteri e popolazione portò ad un
miglioramento notevolissimo della vita cristiana
(spirituale e morale) della intera popolazione (cfr. la
situazione totalmente diversa tra i merovingi nella
stessa epoca).
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I monaci irlandesi, nonostante il loro forte carattere
anacoretico, non professavano la fuga dal mondo. La
nativa inclinazione alla vita nomade unita al motivo
ascetico dell’essere senza patria, e al motivo cristiano
che tanto più la fede è viva e vivace e tanto più si
comunica ad altri, usavano pellegrinare in terre lontane
per amore di Cristo (peregrinari pro Christo).
Da qui l’ardente zelo missionario
Percorsero instancabili la Scozia, prima di tutto
Poi la Gallia, la Germania, l’Italia, fino alla Pannonia.
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Forte ascetismo.
Tendenza alla solitudine, a vivere in povertà e in
luoghi isolati.
Non restavano molto tempo fermi nello stesso luogo.
Non molto attenti ai contatti con la realtà
ecclesiastica pre-esistente (dove c’era).
Grande successo dovuto al loro esempio e alla loro
parola che attraeva anche molti ad imitarli.
Monasteri centri di vita cristiana e di ulteriore
missione.
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Primo predicatore tra i
Pitti alla fine del sec.IV il
brito Niniano, ma senza
molto successo.
L’apostolo della terra dei
Pitti sarà S.Columba (o
Colombano il Vecchio).
Partito dall’Irlanda nel
563, fonda il monastero
di Io o Hy (Iona) nello
stesso anno.
Per 34 anni egli fu l’abate
del monastero (+597).
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Dal monastero di Hy
partivano sempre nuovi
monaci missionari che
fondavano nuovi
monasteri nel resto del
territorio, chiamativi
anche dai signori locali
(come si vedrà nella
lezione successiva).
Questa nuova chiesa
scozzese aveva pure lei
una costituzione
monacale.
La direzione suprema
era affidata ai
successori di Columba,
cioè agli abati di Hy,
come lui semplici
sacerdoti (non vescovi).
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E’ il più importante
dei monaci missionari
irlandesi.
Svolse la sua attività
nel continente
europeo, in modo
particolare nel regno
dei Franchi.
Parte dall’Irlanda nel
590 con 12 suoi
compagni; prima si
dirige in Bretagna, poi
in Gallia e Borgogna.
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Nella terra dei Franchi
fondò dei monasteri
(Anegrey, Luxueil,
Fontaine) e dettò una
severa regola
monastica.
La sua persona attirò
moltissimi giovani a
seguirne l’esempio e
ad abbracciare la vita
monastica.
Dai primi tre monasteri
si irradiò presto una
feconda opera
missionaria di altri
monasteri (più di 50) e
tutti che
abbracciavano la regola
di S.Colombano.
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Numerosi discepoli,
dove arrivavano
diventavano a loro
volta punti luminosi
di riferimento.
Colombano si portò
in Alemannia ed
operò attorno al
Lago di Costanza
stabilendosi a
Bregenz.
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Nel 613
scende in
Italia dove
fonda il
monastero
di Bobbio.
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Colombano
muore a
Bobbio
(615)
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La sua influenza sulla vita ecclesiale ed ecclesiastica
del regno dei Franchi è grandissima: grazie anche ai
suoi discepoli, egli risulta essere l’evangelizzatore
del popolo dei Franchi (già formalmente cristiano, ma
non adeguatamente catechizzato e formato).
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Grazie alla sua/loro opera si diffonderà presso il clero
e la popolazione del continente la prassi penitenziale
e i frutti di una vita spiritualmente e moralmente
evoluta, in modo particolare proprio tra la
popolazione franca.
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I monaci iro-scozzesi
furono attivissimi nella
Germania
settentrionale ed
occidentale, in
Turingia (1), in
Franconia (2), in
Alemannia, in Svevia,
in Baviera (3).
Ciliano di Wuerzburg,
Pirmino fondatore di
Reichenau, Corbiniano
(un gallo romano) di
Frisinga, Fridolini di
Saeckingen, Ruperto
apostolo della Baviera,
Emmerano di
Ratisbona, ecc.
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La chiesa iro-scozzese e la sua missione nel