Durkheim Il suicidio. Realizzazione grafica a cura di: Costa Emanuela e Andronico Doriana Classe I C Scienze Sociali, anno scolastico 2004/2005 Verso la fine del XIX secolo, uno studioso francese, E’mile Durkheim Svolse un’indagine sociologica basata su analisi statistiche l’argomento: Il suicidio. Si chiama suicidio qualsiasi tipo di morte che derivi direttamente o indirettamente da un atto positivo o negativo compiuti dalla vittima stessa, la quale sapeva che esso doveva produrre tale risultato. Nato nel 1858, in Francia, Durkheim fu il fondatore della scuola sociologica francese e introdusse nel discorso antropologico i concetti chiave di “conoscenza collettiva”. Secondo Durkheim la “conoscenza collettiva” è sovraindividuale e dotata di una logica di sviluppo autonoma. Le società primitive, tuttavia risultano caratterizzate da una uniformità morale ed intellettuale di maggiore “intentensità”. Le società più evolute sono invece caratterizzate da una solidarietà di tipo “organico”. Egli fece dovute ricerche al Ministero di Giustizia ed arrivò alla conclusione che le cause del suicidio sono sociali, e non solo, come si era sempre pensato, dovute a condizioni di malattia mentale o di pazzia. Pubblicò perciò i risultati delle sue ricerche in un volume che intitolò, appunto, Il suicidio. Secondo Durkheim i suicidi diventano più probabili quando i legami sociali si allentano e l’individuo non ha più la guida morale della società. Egli parla di Anomìa che alla lettera significa “assenza di norme” per indicare la condizione di chi è uscito dalla vita sociale e non ha più chiari riferimenti nella vita. A confermare questa sua teoria vi sono diverse considerazioni. I suicidi sono più frequenti tra i protestanti, meno tra i cattolici e ancora meno tra gli ebrei. Questo non è dovuto alla gravità del peccato, bisogna invece tener conto del diverso grado di coesione delle comunità: La comunità ebraica è la più unita I protestanti sono individualisti I cattolici hanno un grado di coesione intermedio Il suicidio poi è più diffuso nelle società con un grado maggiore di istruzione, di benessere, ed è più frequente nei maschi che nelle femmine. L’istruzione spinge verso l’individualismo, Il benessere “ci dà l’illusione di far capo esclusivamente a noi stessi”, Le donne hanno maggiori occasioni di partecipare alla vita familiare e a quella della comunità religiosa. In occasione di guerre e di crisi economiche i suicidi spesso non aumentano come ci si potrebbe aspettare, ma diminuiscono. Il motivo è che in queste situazioni difficili i legami collettivi della società tendono a rafforzarsi. Nell’ambito dell’indagine sulle cause sociali, Durkheim, servendosi d’una quantità di dati impressionante, conclude,nella prima parte di questa sezione, che l’incidenza della società coniugale sull’immunità degli uomini sposati sia minima; e che siano , invece, la società religiosa,domestica , e politica ad avere un’influenza moderatrice sul suicidio. Durkheim prende in considerazione anche l’idea che esistano dei fattori extra-sociali a cui si possono attribuire le cause del suicidio: Le disposizioni organico-psichiche e La natura dell’ambiente fisico. Seguendo quest’ideale afferma che il suicidio possa essere di quattro tipologie: Suicidio maniaco Suicidio melanconico Suicidio ossessivo Suicidio impulsivo Suicidio maniaco Dovuto ad allucinazioni o concezioni deliranti. Il malato si toglie la vita per motivazioni del tutto immaginarie. È una affezione contraddistinta da una straordinaria mobilità: alterazioni e rovesciamenti della mania sono improvvisi e considerevoli. Suicidio melanconico: Legato a uno stato di estrema depressione. Accompagnato da allucinazioni ed idee deliranti, tendenzialmente non mutevoli. Carattere cronico, estremamente tenace. Suicidio ossessivo: Dovuto all’idea fissa della morte, impadronitasi della mente del malato. Senza motivo alcuno, reale o immaginario che sia. Comporta ansia nel paziente che s’oppone al male: se rinuncia alla lotta, sembra apparentemente tornare alla calma. Suicidio impulsivo: Non è motivato, né sembra avere alcuna ragione d’essere: è l’esito d’un impulso brusco e irresistibile. Nel caso dei non alienati, Durkheim, riflette a proposito dell’incidenza della nevrastenia come “humus” del suicidio”. In una società , la cui organizzazione è definita, l’individuo può mantenersi solo a condizione d’avere una costituzione mentale e morale ugualmente definita. Questo è proprio quello che manca al neuropatico. Nessuno mi pensa… Nessuno mi considera… Che vivo a fare? Lo studioso non manca di ricordare come il suicidio sia più diffuso nelle città che nelle campagne; che sia più frequente nelle classi più colte e agiate; Indipendentemente dalle stagioni,dai climi o dai mesi. Inoltre avviene,tendenzialmente, di giorno: a detta di Durkheim, ciò dipende dal fatto che le ore diurne sono destinate agli affari, alle relazioni umane, all’intensificarsi della socialità. Il suicidio è estraneo a qualunque concetto di “eredità”: è una attitudine, una predisposizione dell’individuo innescata dall’ambiente famigliare e dalle vicissitudini della vita sociale. Fine