Il Suicidio –
SOS PSICHE
il Suicidio
Domande & risposte,
prevenzione, informazioni
Serie di AUTO-AIUTO
-1-
SOS PSICHE – Il Suicidio
Prima edizione: ottobre 2001
© 1997-2001 SOS PSICHE - Disegni e testo non possono
essere duplicati se non sotto espressa autorizzazione scritta
ottenuta da SOS PSICHE.
Traduzione a cura della associazione fondatrice del Comitato
per SOSPSICHE DIAPSI PIEMONTE.
L'opuscolo non è in vendita, costituisce documento interno
delle Associazioni promotrici ed è distribuito gratuitamente
in forma cartacea ai soci.
L'invio gratuito è subordinato al pagamento della quota sociale
e/o all'avvio di campagne informative, di sensibilizzazione o
promozionali.
Il documento non è disponibile per essere reimesso nella rete
Internet se non su espressa autorizzazione del Comitato per
SOS PSICHE.
-2-
Il Suicidio –
SOS PSICHE
PARTE I – DOMANDE E RISPOSTE (FAQ)
Cosa fareste se qualcuno vi dicesse
che pensa al suicidio?
Dovreste prenderlo molto sul serio , senza volerlo giudicare,
e aiutarlo a trovare uno specialista per una diagnosi e una
possibilità di cura. Si pensa al suicidio quando non si hanno
più speranze e non si intravvedono alternative risolutorie.
E’ un comportamento spesso legato a stati depressivi o
abuso di alcool e di droga e può derivare anche da stati
particolarmente stressanti (incarcerazioni e lutti gravi). Non
si devono lasciare mai sole persone che si ritiene potrebbero
autolesionarsi. Ci si potrebbe trovare nella situazione di
dover prendere provvedimenti di emergenza. E’ poi da
evitare quanto possibile alla persona in crisi l’accesso ad
armi o ad altri mezzi letali.
Quali sono le forme più comuni di
suicidio?
Le armi da fuoco causano il 60% dei suicidi, l’ 80% dei
quali è commesso da maschi bianchi. Al secondo posto si
trova l’impiccagione per gli uomini e l’avvelenamento da
farmaci e da overdose per le donne. La presenza di armi in
casa è risultato essere fattore di rischio indipendente ma
-3-
SOS PSICHE – Il Suicidio
addizionale per il suicidio, per cui , in presenza di persona
a concreto rischio, ci si deve assicurare che tali armi
vengano rimosse.
Perché gli uomini si suicidano più
delle donne?
Il suicidio negli uomini è quattro volte maggiore che
nelle donne, tra le quali per contro i tentativi sono molto
più numerosi e per le quali si ha una più alta
percentuale di stato depressivo.
Svariate sono le ragioni:
a) il suicidio è legato a comportamenti aggressivi più
comuni negli uomini , riferibili a differenze biologiche
identificabili proprio nella “suicidabilità”
b) metodi diversi di suicidio. Le donne, ovunque nel mondo,
si avvelenano più degli uomini. In paesi dove si reperiscono
veleni altamente letali e/o le cure scarseggiano, il
salvataggio è raro e di conseguenza i suicidi di donne
superano quelli di maschi. Si deve approfondire l’esame di
fattori socio-culturali per poter proteggere le donne dal
commettere suicidio e per trovare il modo di aiutare gli
uomini a riconoscere il loro stato e intraprendere le cure
alternative al ricorso al suicidio.
-4-
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Chi è a più alto rischio di suicidio
negli Usa?
Si pensa comunemente che la percentuale di rischio sia
maggiore tra i giovani mentre in realtà sono gli anziani quelli
più a rischio e in particolare i maschi bianchi e tra questi
gli ultrasessantacinquenni (il rischio cresce con l’età). Tra
i maschi bianchi ottantacinquenni e oltre la percentuale di
suicidi è talvolta superiore alla media generale. Questo
perché i maschi bianchi sono più deliberati nelle loro
decisioni, usano armi da fuoco sicure e non parlano dei loro
progetti. Si dà anche il caso che nei più anziani manchi la
volontà di curarsi e di sopravvivere. Più del 70% degli
anziani vittime di suicidio sono stati in cura dallo psichiatra
solo nel mese stesso del decesso e molti di loro erano
affetti da malattie depressive non riconosciute. Ciò ha
portato a intensificare le ricerche volte a migliorare la
capacità del medico di diagnosticare per tempo e curare la
depressione negli anziani.
Esistono programmi scolastici che
possono prevenire il fenomeno tra i
giovani?
Nonostante esistano programmi di prevenzione nelle
scuole, manca tuttavia una valutazione sulla loro efficacia.
Molti di questi programmi tendono ad abbattere il tabù del
parlare di suicidio e a incoraggiare i giovani bisognosi di
aiuto a chiederlo. Ma di nessuno si è provata l’efficacia. In
realtà, si son riscontrati effetti negativi non voluti, poiché
nel descrivere il suicidio e i relativi fattori di rischio alcuni
-5-
SOS PSICHE – Il Suicidio
curricula possono involontariamente suggerire che il
suicidio sia un’opzione per molti giovani , nei quali già sono
presenti alcuni dei fattori di rischio, e in tal senso lo
“rendono normale”, il che è esattamente l’opposto del
messaggio che si vuole mandare. Gli sforzi per la
prevenzione devono essere aumentati e scientificamente
testati con la massima attenzione.Dato l’enorme sforzo e
gli altissimi costi di attuazione dei programmi, si dovrebbe
avere la certezza della loro efficacia ancor prima della loro
messa in atto. Esistono varie forme di prevenzione, con
effetti meno negativi e più probabilità di riuscita: una è
quella di promuovere un sistematico, globale monitoraggio
della salute mentale nei bambini in età scolare per evitare
rischi precoci di depressione, abusi di droga e aggressività;
altra è l’individuazione di soggetti inclini al suicidio
mediante test personali e riservati sulla depressione, l’abuso
di stupefacenti e l’intenzione di suicidio. Ove si osservi
nell’adolescente la presenza di una di queste ipotesi, allora
si procederà ad una ulteriore valutazione fatta da specialisti
e seguita dall’indicazione delle cure ritenute necessarie.
Un adeguato trattamento del disordine mentale
nell’adolescente, sia esso propenso o no al suicidio, porta
importanti benefici per la famiglia, per i coetanei e anche
per la ricerca nel settore.
Gli adolescenti omosessuali sono ad
alto rischio di suicidio?
Per quanto attiene al suicidio concretamente attuato non
esistono statistiche a livello nazionale sulla percentuale
-6-
Il Suicidio –
SOS PSICHE
riguardante gay, lesbiche o bisessuali (GLB). L’atto di morte
non prende in considerazione l’inclinazione sessuale e per
stabilire se la percentuale sia più alta fra queste categorie
bisognerebbe sapere in quale proporzione i cittadini US si
considerano gay, lesbiche o bisessuali. L’inclinazione
sessuale è una caratteristica personale che però spesso si
sceglie di tacere e che di conseguenza, anche in casi in cui
vengano esaminati , sotto l’aspetto psicologico e in fase di
autopsia, i fattori di rischio che hanno provocato il suicidio,
difficilmente si riesce a stabilire . E questo poi diventa un
problema negli adolescenti ,i quali possono essere riservati
e molto incerti sui loro orientamenti sessuali. Da studi fatti
, in caso di accertato orientamento sessuale, il rischio di
suicidio per gay o lesbiche non è risultato superiore a quello
degli eterosessuali, una volta presi in considerazione i
disordini mentali e l’abuso di sostanze tossiche.
Circa invece i tentativi di suicidio, parecchi studi a livello
statale e federale riportano che nello scorso anno la
percentuale di studenti di scuola media superiore
omosessuali o bisessuali con propositi o tentativi di suicidio
è stata superiore a quella degli eterosessuali. Non essendoci
però completo accordo sul modo di misurare i tentativi di
suicidio fra adolescenti, o l’inclinazione sessuale, è chiaro
che i dati sono discutibili. Concordano nondimeno sulla
necessità di fornire l’aiuto necessario agli adolescenti gay,
lesbiche e bisessuali perché crescano in salute e in
equilibrio, malgrado gli ostacoli che dovranno affrontare.
Non essendo i programmi di prevenzione scolastica risultati
efficaci per l’adolescente in generale, se non addirittura
deleteri per quelli molto vulnerabili, non stupisce che non
-7-
SOS PSICHE – Il Suicidio
lo siano neppure per gli omosessuali. Poiché i giovani non
dovrebbero essere esposti a programmi che non funzionano,
e che addirittura possono aumentare il rischio, è
chiaramente necessario approfondire la ricerca per
produrre programmi efficaci e sicuri.
Gli adolescenti Afro Americani sono
a serio rischio di suicidio?
Storicamente, la percentuale è inferiore a quella dei
bianchi americani. Tuttavia, all’inizio degli anni 80 la
percentuale nei maschi afro americani cominciò a
crescere più velocemente di quella dei bianchi.
Attualmente la tendenza è per un decremento in entrambi
i gruppi etnici, ma gli esperti delle politiche della salute
sono preoccupati per l’aumento di suicidi da arma da
fuoco fra tutti gli adolescenti maschi.
Il suicidio può essere messo in
relazione con l’impulsività?
L’impulsività è un sintomo di molti disordini mentali e
perciò è stato collegato anche al suicidio in quanto
correlato a specifici comportamenti e ad uso di droga.
Disordini mentali di questo tipo si riscontrano in giovani
donne con personalità ai limiti del normale , giovani
maschi difficili , maschi adulti dal comportamento
antisociale e maschi di mezza età alcolisti o drogati.
-8-
Il Suicidio –
SOS PSICHE
L’impulsività sembra invece non influenzare i suicidi
anziani. L’impulsività è stata correlata anche a
comportamento violento sfociante in omicidio e suicidio.
Comunque, anche senza aggressività, è considerata
fattore di rischio.
Esiste un rischio “razionale”?
Alcuni gruppi di appoggio sostengono che il suicidio,
incluso il suicidio assistito, può essere una decisione
razionale . Altri sostengono che non lo sia e che sia
piuttosto la conseguenza di depressione, ansia e timore di
essere di peso. L’osservazione di malati terminali dice
che pochi pensano di rinunciare a vivere e se lo fanno è a
seguito di depressione. Inoltre è più accettato il suicidio
assistito di anziani malati o disabili che non quello di
giovani malati o disabili. Per ora esiste una ricerca
limitata sulla frequenza delle intenzioni suicide e della
depressione nei malati terminali , sul loro pensare al
suicidio assistito, sulle loro caratteristiche personali, sul
contesto in cui è maturata la depressione, sullo stress in
ambito familiare o altro determinanti l’intenzione suicida
. E neppure è chiaro quali effetti possano avere sul
preferire il suicidio alla vita l’assistenza sociale, la
disponibilità di cure o il lenimento dei dolori. Il dibattito
potrà essere ripreso quando si avranno maggiori dati a
disposizione.
-9-
SOS PSICHE – Il Suicidio
Quali fattori biologici aumentano il
rischio di suicidio?
Gli studiosi ritengono che sia la depressione che il suicidio
siano da collegarsi a una diminuzione di serotonina nel
cervello, trovata infatti in basso tasso, 5-HIAA in individui
che avevano tentato il suicidio e in regioni cerebrali di
suicidi studiate post mortem. Si migliora la comprensione
della biologia del comportamento suicida intensificando
le cure. Pare che i ricettori di serotonina aumentino l’
attività in individui con depressione maggiore e inclini al
suicidio, il che spiega perché farmaci desensibilizzanti o
riducenti tali ricettori (quali gli inibitori SSRIs) siano
risultati inefficaci nella cura per la depressione. Si sta ora
cercando di capire fino a che punto farmaci quali gli inibitori
SSRIs possano ridurre la propensione al suicidio.
Il rischio di suicidio può essere
ereditario?
Ci sono sempre più prove che fattori genetici
contribuiscano in questo senso. Le malattie psichiatriche
maggiori, quali disordine bipolare, depressione
maggiore,schizofrenia, alcoolismo, abuso di droghe e certi
disturbi della personalità, presenti nella famiglia, aumentano
il rischio di suicidio.Ciò non vuol dire che un
comportamento suicida sia inevitabile in individui con una
storia familiare alle spalle; semplicemente essi possono
essere più vulnerabili e perciò in questi casi vanno adottate
- 10 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
misure che riducano il rischio, quali la valutazione e la cura
al primo segnale di malattia mentale.
La depressione aumenta il rischio di
suicidio?
Quantunque la maggioranza dei depressi non arrivi al
suicidio, una depressione maggiore aumenta il rischio.
Recenti dati su individui depressi seguiti per lunghi periodi
di tempo indicano che il 2% di quelli curati fuori da strutture
ospedaliere commettono suicidio. La percentuale
raddoppia
(4%) per quelli curati in degenza ospedaliera. I depressi
curati in degenza ospedaliera in seguito a intenzioni o
tentativi di suicidio si suicidano in percentuale tre volte
maggiore (6%) rispetto a quelli curati fuori dalla struttura.
Nel rischio di sui cidio, impressionante è anche lo scarto
tra uomini e donne con storie di depressione: 7% di suicidi
negli uomini e 1% nelle donne.
Altro utile parametro di studio sul rischio di suicidio e
depressione è l’esaminare la vita dei suicidi e lo stabilire la
proporzione dei depressi fra di essi. Risulta che circa il
60% dei suicidi abbia sofferto di alterazioni di umore
(depressione maggiore, disordine bipolare, distimia). Nei
suicidi in giovane età si riscontrano spesso disordini dovuti
ad abuso di droga, oltre che a depressione.
- 11 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
L’abuso di alcool e di stupefacenti
aumenta il rischio di suicidio?
Recenti indagini condotte su scala nazionale hanno chiarito
la relazione tra abuso di alcool e di droghe e il
comportamento suicida. Un riesame della legge sul limite
minino di età fissato per assunzione di alcolici e il numero
di suicidi fra giovani tra 18 e 20 anni ha messo in evidenza
come un limite più basso si associ ad una più alta
percentuale di suicidi. Un altro studio ha rilevato come
individui che avevano tentato il suicidio erano anche inclini
a stati depressivi e molti anche soffrivano di disordini
causati da abuso di alcool e droga. Una indagine sui decessi
causati da ferite non provocate da incidenti stradali,
associate a intossicazioni da alcool rileva come più del
20% fossero suicidi. E’ stato anche notato che l’uso e abuso
di droghe nei suicidi giovani è più frequente che in suicidi
anziani. In particolari gruppi etnici, quali gli Indiani
d’America e i Nativi dell’Alaska, i fattori principali di rischio
di suicidio sono la depressione e problemi derivanti da uso
o abuso di alcool e droga. Nei drogati si riscontrano in più
altri fattori di rischio quali , spesso, problemi sociali e
finanziari, oltre alla depressione. L’uso e abuso di sostanze
può essere comune tra i soggetti impulsivi e tra quanti
abbiano comportamenti ad alto rischio sfocianti in
autolesionismo. Per fortuna si sta incrementando
efficacemente la prevenzione per ridurre il rischio di uso e
abuso di sostanze nei giovani e già esistono trattamenti
sicuri per questi problemi che i ricercatori stano
attualmente testando sui individui che hanno tentato il
suicidio.
- 12 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Cosa significa “contagio da suicidio”
e cosa si può fare per prevenirlo?
E’ l’esposizione al suicidio o al comportamento suicida nel
nucleo familiare, nell’ambito della classe sociale di
appartenenza o attraverso l’informazione mediatica e può
avere come risultato un aumento degli atti suicidi o di
comportamento suicida. Si è notato che l’esposizione diretta
o indiretta aumenta il comportamento suicida negli
individui a rischio specie fra gli adolescenti e i giovani.
Il rischio di contagio prodotto dall’informazione mediatica
si può ridurre quando essa si limiti al puro resoconto del
fatto; se ripetuta e commentata può aumentare il pericolo
del contagio. Il suicidio è il risultato di vari complessi
fattori, e pertanto i media non dovrebbero dar notizia, ad
esempio, di recenti fatti negativi nella vita del suicida e tanto
meno divulgare descrizioni dettagliate dei metodi usati, e
ciò per evitare il ripetersi del fatto; e neppure dovrebbero
glorificare la vittima e ciò per evitare che il suicidio possa
essere inteso come il mezzo più efficace per attirare
l’attenzione dei media stessi. Andrebbero anche forniti agli
individui a rischio i numeri telefonici di soccorso e i contatti
di emergenza. Il rischio si può anche minimizzare
sottoponendo a valutazione medico-psichiatrica i membri
della famiglia, del gruppo sociale, degli amici e dei colleghi
della vittima. Le persone giudicate a rischio di suicidio
verrebbero allora indirizzate a servizi di salute mentale per
ulteriori cure.
- 13 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
E' possibile prevederlo?
Al momento non esistono ricette efficaci. Vi sono fattori
che individuano soggetti a più alto rischio, i quali peraltro
raramente arriveranno al suicidio. Fra questi si annoverano
malattie mentali, abuso di stupefacenti, precedenti tentativi
di suicidio, precedenti storie familiari, storie di abusi
sessuali subiti, tendenze impulsive o aggressive.
Il suicidio è un evento relativamente raro ed è perciò
difficile prevedere quanti, con dette caratteristiche,
- 14 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
commetteranno l’atto di suicidarsi.
PARTE II – INFORMAZIONI
Il suicidio è un comportamento complesso normalmente
dovuto a una combinazione di fattori. Quasi tutti i suicidi
soffrono di disordini mentali diagnosticabili o disordini
da abuso di stupefacenti o di entrambi, e la maggior parte
soffre di depressione. Studi in merito indicano che i
migliori risultati nella prevenzione dei suicidi si otterranno
mediante individuazione precoce e successivo trattamento
di depressioni e altre malattie mentali.
La maggior parte dei depressi non si uccide. Il suicidio è
considerato una possibile complicazione della depressione
in presenza di altri fattori, in quanto le intenzioni e il
comportamento suicida possono essere sintomi di
peggioramento grave della depressione, sintomi che
rispondono però bene alle cure e che si possono anche
evitare se si interviene subito. Qualsiasi avvisaglia deve però
essere attentamente considerata e subito valutata
clinicamente.
Fattori di rischio
E’ importante notare che molti individui presentano fattori
di rischio e non per questo però si suicidano.
• Uno o più eventi di disordine mentale diagnosticabile
o da abuso di stupefacenti
- 15 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Impulsività
Avversità
Storia familiare di disordine mentale o abuso di
stupefacenti
Storia familiare di suicidio
Violenza nel nucleo familiare, incluso abuso fisico
o sessuale
Precedente tentativo di suicidio
Armi presenti in casa
Incarcerazione
Esposizione ad altrui comportamento suicida, inclusi
membri della famiglia, del propri o ambiente,
informazione attraverso stampa o cinema
Come prestare aiuto
Non è vero che se una persona parla di suicidio poi lo
metta in atto. I potenziali suicidi tengono convinti
discorsi del genere ed è molto importante tenerne
seriamente conto ed aiutarli nella ricerca di una adeguata
valutazione clinica del loro stato di salute mentale, e
conseguente trattamento. La persona in crisi può non
essere consapevole di aver bisogno di aiuto o può non
riuscire a trovarlo da sola. Può anche aver bisogno che gli
si ricordi che può accedere a cure efficaci per la
depressione, dalle quali molti possono trarre beneficio.
Programmi di prevenzione
I programmi di prevenzione con maggiori probabilità di
successo sono quelli focalizzati sulla identificazione e
- 16 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
cura delle malattie mentali e da abuso di stupefacenti
provocate da stress e sul controllo di comportamenti
aggressivi. Tutti i programmi vanno comunque
precedentemente testati per stabilirne l’efficacia e la
sicurezza.
- 17 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
PARTE III - STATISTICHE NEGLI USA
Il suicidio è un tragico e potenzialmente preventivabile
problema di salute pubblica. Nel 1997 si pose all’ottavo
posto fra le cause di morte: 10,6 persone su 100.000
morirono per suicidio. In totale, si ebbero circa 31.000
suicidi, cioè l’ 1,3% dei decessi. Circa 500.000 persone
tentarono il suicidio nel 1996. Il numero dei suicidi e dei
tentati suicidi la dice lunga sulla necessità di una
prevenzione mirata. I fattori di rischio variano con l’età,
il genere, il gruppo etnico e possono variare nel tempo.
Spesso ci si trova in presenza di più di un fattore. Più del
90% dei suicidi soffrono si depressione o di altra
malattia mentale diagnosticata o di disordini per abuso di
stupefacenti. In più la ricerca ha appurato che alterazioni
nei neurotrasmettitori quali la serotonina sono associate
al rischio di suicidio. Si è notata diminuzione dei livelli di
tali sostanze in pazienti in depressione, con disordini
dovuti ad impulsività, storie di violenti tentativi di
suicidio, e anche post-mortem nel cervello dei suicidi.
Avversità abbinate a depressione possono portare al
suicidio, anche se non è la normale risposta allo stress.
Molti presentano più fattori di rischio ma non si
suicidano. Ulteriori fattori sono storie familiari di
disordini mentali o abuso di stupefacenti, precedenti
tentativi, violenza in ambito familiare anche sessuale,
armi presenti in casa, incarcerazione, esposizione a
comportamenti suicidi di altre persone, inclusi famigliari,
membri del proprio ambiente e informazione mediatica.
- 18 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Differenze nei generi
Gli uomini commettono suicidio quattro volte più delle
donne le quali peraltro tentano il suicidio due o tre volte
più dei primi. L’arma da fuoco è la più usata da entrambi i
sessi e nel 1997 è stata la causa del 58% del totale dei
suicidi. Il 72% della totalità dei suicidi e il 79% di quelli
perpetrati con arma da fuoco venne commesso da
bianchi. La percentuale più alta si ebbe negli anziani ultra
ottantacinquenni.- 65 per 100.000 persone.
Bambini, adolescenti e giovani
La percentuale dei suicidi in giovane età è
drammaticamente aumentata negli ultimi decenni. Nel
1997 il suicidio era la terza causa di morte in età tra i 15
e i 18 anni – 11,4 su 100.000 persone – dopo le morti
accidentali e l’omicidio, ed anche la terza in età tra i 10
e 14 anni, con 303 morti su 19.097,000 . Tra gli
adolescenti trai 15 e i 19 i suicidi erano 1802 su
19.146.000. Il rapporto tra maschi e femmine era di 4 a
1. Tra i 20 e 24 anni erano 2384 su 17.488.000 con
rapporto tra maschi e femmine di circa 6 a 1.
Tentati suicidi
I tentativi di suicidio sono 8 rispetto a 1 commesso e la
percentuale è più elevata fra le donne e i giovani e meno
fra uomini e anziani. In questi casi i fattori di rischio negli
adulti includono la depressione, l’abuso di alcool , l’uso di
cocaina, la separazione o divorzio; nei giovani la
depressione, l’alcool o disturbi dovuti a uso di stupefacenti,
abuso sessuale o fisico, comportamento aggressivo o
- 19 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
distruttivo. La maggior parte dei tentativi di suicidio sono
espressione di estrema angoscia. Il potenziale suicida non
deve essere lasciato solo e necessita di cure immediate.
Prevenzione
I programmi di prevenzione necessitano di valutazione
scientifica che ne comprovi la validità. Gli interventi
preventivi , per avere effetti duraturi, devono essere
complessi e intensivi. I programmi informativi nelle scuole,
focalizzati solo sul suicidio non sono stati correttamente
valutati in quanto ad efficacia; analisi fatte dicono che
addirittura possono aumentare lo stato di angoscia nei
giovani più vulnerabili. Potranno essere efficaci a lungo
termine se meglio strutturati e focalizzanti il suicidio come
parte della salute mentale nel suo complesso. Diagnosi
precoce e cura appropriata costituiscono una valida
prevenzione. Per esempio, considerato che la più parte dei
suicidi anziani – 70% - sono stati per la prima volta visitati
dallo psichiatra un mese prima del suicidio, ne deriva che il
potenziare la diagnosi precoce e le cure in strutture cliniche
può essere di grande aiuto. I ricercatori del NIMH che si
prefiggono questo obiettivo stanno studiando l’efficacia di
un intervento educativo sulla depressione da fornire ai
medici di primo intervento e ai loro pazienti anziani.
Il o la potenziale suicida non deve essere lasciato solo. Il
numero da chiamare in momenti di emergenza è il 911.
E’ anche importante limitare l’accesso del malato alle
armi da fuoco, ai medicinali o ad altri mezzi che possono
rivelarsi letali.
- 20 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
PARTE IV : DEPRESSIONE E SUICIDIO
La depressione maggiore, causa significativa di suicidio
negli anziani, è una largamente sottovalutata e poco curata
malattia. Da molti studi risulta infatti che i suicidi anziani
si sono sottoposti a visita medica per la prima volta poco
prima del suicidio: il 20% lo stesso giorno, il 40% una
settimana prima e il 70% un mese prima. Da qui l’urgenza
della diagnosi e del trattamento adeguato come mezzo per
ridurre il rischio. Prendendo in esame solo il 13% della
popolazione degli USA, la percentuale di suicidi in età oltre
i 65 anni era nel 1997 era del 19% su tutti i decessi per
suicidio. La percentuale più alta è fra gli americani bianchi
ultraottanticinquenni: 64,9 su 100.000 nel 97, circa 6 volte
la media nazionale US di 10.6 per 100.000. Si stima che il
6% di americani ultrasessantacinquenni , in un anno,soffra
di depressione diagnosticabile (disordini da depressione
maggiore, disordini bipolari, disordini distimici). In
confronto ad altri normali disturbi emozionali – tristezza,
stati di cattivo umore, angoscia - la depressione può essere
estrema e persistente e può interferire significativamente
con le funzioni e le capacità dell’individuo. Disturbi
distimici o sintomi depressivi, non totalmente
corrispondenti ai criteri diagnostici del disturbo, sono
comuni tra gli anziani e sono associati a un aumento del
rischio di depressione maggiore. In ogni caso, la
depressione non è legata normalmente all’invecchiamento.
Si presenta spesso con altre malattie quali disturbi
cardiovascolari, infarto, diabete e cancro. Poiché molti
- 21 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
anziani devono fronteggiare queste malattie, così come
difficoltà economiche, i medici, spesso equivocando,
concludono che la depressione è una conseguenza di tali
problemi, attitudine questa spesso condivisa dagli stessi
pazienti. Questi fattori possono anche contribuire a fare
diagnosi incomplete e di conseguenza a non curare
sufficientemente la malattia. Tanto il medico che il paziente
possono avere difficoltà nell’identificare i segnali della
depressione.
Ricerca e trattamento
Moderne tecnologie impiegate nel settore hanno messo in
evidenza come, nella depressione, i circuiti neurali non
funzionino bene e i neurotrasmettitori siano sbilanciati. La
ricerca genetica indica che la vulnerabilità alla depressione
risulta dall’influenza di geni multipli che agiscono di
concerto con fattori ambientali. Gli studi sulla chimica del
cervello e sui meccanismi di azione di antidepressivi sono
sempre più di aiuto per l’ottimizzazione dei trattamenti. Gli
antidepressivi vengono largamente assunti. Ne esistono
alcuni
che influenzano la funzione di certi
neurotrasmettitori , in primo luogo serotonina e
“norepinephrine” (nel testo), note come monoamine. Gli
antidepressivi triciclici (TCAs) e gli inibitori “monoamine
oxidase” – MAOIs
(nel testo) interessano invece simultaneamente l’attività
di entrambi questi neurotrasmettitori. Il loro svantaggio è
che sono difficilmente tollerabili causa effetti collaterali
e, nel caso dei MAOIs, causa restrizioni mediche o
dietetiche.Farmaci più nuovi, quali gli inibitori ad
- 22 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
assorbimento serotinico selettivo (nel testo: selective
serotinin reuptake inhibitors – SSRIs ) hanno minori effetti
collaterali e consentono di curare meglio il paziente, anche
se anziano. Entrambi le generazioni di farmaci alleviano
efficacemente la depressione, quantunque alcuni pazienti
rispondano ad una sola di esse. Anche certa psicoterapia
può servire : quella conoscitiva del comportamento (nel
testo: cognitive-behavioral therapy CBT ) e quella
interpersonale sono particolarmente utili. Circa l’ 80% dei
depressi anziani ottengono miglioramenti da cure
combinate di farmaci e psicoterapia. Infatti recenti ricerche
hanno confermato che la combinazione antidepressivipsicoterapia riduce efficacemente la reiterazione degli
episodi depressivi negli anziani. In pazienti sottoposti a
terapia interpersonale combinata con l’antidepressivo
“nortriptyline” (un triciclico) le recidive , in un periodo di
tre anni di cure, sono state molto inferiori che in pazienti
sottoposti solo a terapia o all’assunzione di soli
antidepressivi Sempre per l’età avanzata, proseguono gli
studi sull’efficacia dei SSRIs e di specifiche psicoterapie a
breve termine, e i cui risultati forniranno dati preziosi per
il decorso clinico e le cure; ulteriori ricerche saranno
necessarie per stabilire il ruolo dei fattori ormonali nello
sviluppo della depressione e per verificare se una terapia
con estrogeni o androgeni possa essere utile.
- 23 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
LA VERA PREVENZIONE:
UNA CAMPAGNA NEGLI STATI UNITI
LETTERA DAL “SURGEON GENERAL” - U.S.
DEPARTMENT OF HEALTH AND HUMAN
SERVICES – Il suicidio è un serio problema di salute
pubblica, al nono posto nel 1996, anno delle statistiche
più recenti, nelle cause di mortalità negli USA, con circa
31.000 decessi , il 50% in più degli omicidi (circa
20.000). Molti stentano a credere che in America si
possa morire più per suicidio che per
omicidio.Annualmente 500.000 persone vengono
sottoposte a trattamenti di emergenza in seguito a tentato
suicidio.Il comportamento suicida è tipico in presenza di
disturbi mentali o da abuso di stupefacenti. E’ un trauma
enorme per milioni di americani che perdono un proprio
caro. A livello nazionale lo si deve considerare un grosso
problema di salute pubblica e si devono porre in atto
strategie tese a evitarlo e a rimuoverne le cause. Nel
1996 la World Health Organisation (WHO) riconoscendo
la sempre maggiore gravità del problema, ha
raccomandato ai paesi membri di incentrare l’attenzione
sul suicidio. Il documento, Prevenzione del suicidio:
linee guida per la formulazione e l’amento delle
strategie nazionali, propugnava la creazione di una
partnership pubblico/privata per trovare una strategia a
livello nazionale, che prevedeva agenzie nel US
Department of Health and Human Services, compresi i
- 24 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la
Health Resources and Services Administration (HRSA),
l’ Indian Health Service (IHS), il National Institute of
Mental Health (NIMH), l’Ufficio della Chirurgia
Generale e la Substance Abuse and Mental Health
Services Administration (SAMHSA) e il Suicide
Prevention Advocacy Network (SOAN), una ramificata
organizzazione di appoggio per gli scampati al suicidio
(persone molto vicine a chi avesse commesso suicidio),
per persone che hanno tentato il suicidio, attivisti di
comunità e clinici di malattie mentali. Questo sforzo
collaborativo fu aiutato dalla sponsorizzazione di una
conferenza nazionale sulla prevenzione del suicidio,
tenuta a Reno, Nevada, nell’ottobre 1998. Parteciparono
ricercatori, clinici, politici, scampati al suicidio, attivisti
e leaders di comunità. Venne svolta una accurata analisi
su quanto vi sia di noto e ignoto sul suicidio e la
potenziale risposta a un modello di sanità pubblica che ne
enfatizzi la prevenzione.
Questo appello all’azione dal Surgeon General
introduce una proposta di piano sul come trattare il suicidio
– Informazione, Intervento e Metodologia, o AIM (
Aareness, Interventio and Methodology) – scaturita dalle
deliberazioni condivise dai partecipanti alla conferenza. L’
AIM parte da 15 raccomandazioni supportate dal consenso
e dai fatti provati presentati alla conferenza di Reno.
Riconoscendo che il disordine mentale e da abuso di
stupefacenti costituisce il rischio più grave , le
raccomandazioni suggeriscono di avvicinarsi alla
prevenzione del suicidio e del comportamento suicida
- 25 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
ponendo il problema dei disordini mentali e da abuso di
stupefacenti sullo stesso piano degli altri problemi di salute
pubblica, e di trattarli congiuntamente.
Tali raccomandazioni, così come sono concepite, sono passi
essenziali verso una completa Strategia Nazionale per la
Prevenzione del Suicidio. Altri elementi essenziali
saranno una politica di salute pubblica, obiettivi da preporsi,
monitoraggio e progressiva valutazione degli stessi, e
risorse a disposizione dei gruppi e agenzie preposti alla
realizzazione delle raccomandazioni. Il Paese ha bisogno
di realizzare queste raccomandazioni veramente cruciali e
di appoggiare gli sforzi tesi a ottimizzare le basi scientifiche
della prevenzione del suicidio. Molta persone, da
responsabili della salute pubblica e esperti in malattie
mentali, a avvocati e scampati al suicidio hanno lavorato
insieme per sviluppare e proporre AIM agli americani. AIM
pianifica corsi di prevenzione oggi così come vuole essere
in futuro la base per una più globale Strategia Nazionale
per la Prevenzione del Suicidio. Insieme sono una
componente importante di una più allargata iniziativa per
migliorare la salute pubblica del paese. Io appoggio il lavoro
in corso necessario a completare una Strategia Nazionale
perché credo che un tale approccio coordinato e basato su
prove sia il miglior modo di impiegare le nostre risorse
per prevenire il suicidio in America. Però anche il piano
progettato nel migliore dei modi non si realizza se c’è un
aiuto sostanzioso. Per rendere operativo AIM ciascuno di
noi , sia a livello federale, o di stato o locale, deve tradurre
queste raccomandazioni in programmi che si adattino bene
alle nostre rispettive comunità. Dobbiamo agire ora. Non
- 26 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
possiamo cambiare il passato, ma insieme possiamo dare
un volto nuovo al futuro.
David Satcher, M:D:, Ph.D.
Assistant Secretary for Health and Surgeon General
Il suicidio come problema di salute pubblica.
In media 85 americani al giorno si suicidano. Quantunque
le donne tentino più sovente il suicidio, il numero dei
maschi che ne muoiono risulta quadruplicato. L’arma da
fuoco è il mezzo più usato da uomini e donne e causa il
59% dei decessi. In passato le percentuali di suicidio sulla
generalità della popolazione sono state abbastanza stabili.
Negli ultimi vent’anni, da 12,1 per 100.000 persone nel
1976 era scesa nel 1996 a 10,8 per 100.000. Tuttavvia le
percentuali per età, genere, gruppo etnico sono
sostanzialmente cambiate. Tra il 1952 e il 1996 la
percentuale fra gli adolescenti e i giovani è quasi triplicata.
Fra il 1980 e il 1996 la percentuale di suicidi in età tra i
15 e 19 anni è aumentata del 14% e tra i 10 e 14 anni del
100%. Nella fascia tra i 15 e i 19 anni i suicidi da arma da
fuoco sono aumentati dal 1980 del 96%. Tra i giovani di
15-19 anni il suicidio è al terzo posto nelle cause di morte,
preceduto solo da morte causata da ferite accidentali e
omicidio. I teenagers e i giovani muoiono più per suicidio
che per cancro, malattie cardiovascolari, AIDS, difetti di
nascita, infarti, polmonite e influenza e malattie polmonari
croniche. Negli ultimi dieci anni il numero di suicidi tra
bambini è drammaticamente aumentato: è al momento la
quarta causa di morte tra bambini dai 10 ai 14 anni.
Il suicidio resta un serissimo problema anche per l’età
- 27 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
avanzata: la percentuale aumenta con l’età ed è più alta tra
gli americani bianchi maschi ultrasessantacinquenni. Le
vittime anziane da suicidio, più che le giovani, sono vissute
sole, sono rimaste vedove, e hanno avuto malattie. E più
che i giovani, gli anziani si sono rivolti per curarsi allo
specialista poco prima di suicidarsi, e ciò vuol dire una
opportunità mancata per la prevenzione. Anche altri gruppi
di popolazione hanno specifiche necessità di prevenzione.
In molte comunità di Indiani d’America e di Eschimesi si
sono avuti per molto tempo alte percentuali di suicidio. Tra
il 1980 e il 1996 la percentuale di suicidi tra i Negri
d’America tra i 15 e i 19 anni è aumentata del 105 per
cento e quasi il 100% di aumento è attribuibile all’uso di
arma da fuoco.
Si accetta normalmente la tesi che non tutte le morti che
sono in realtà suicidi sono riferite come tali. Per esempio,
morti classificate come omicidi o incidenti, in cui
l’individuo può essersi esposto intenzionalmente al
pericolo, non sono incluse nelle statistiche dei
suicidi.Considerando una tragedia la perdita della vita, il
suicidio suscita in molti di noi complesse e spiacevoli
reazioni. Troppo spesso si biasimano le vittime e si
stigmatizzano i comportamenti della famiglia e degli amici
ancora viventi. Tali reazioni aumentano solo la pena dei
sopravvissuti, ne aumentano l’isolamento e la tendenza a
tacere sul suicidio avvenuto. Sfortunatamente, segretezza e
silenzio riducono le possibilità di avere esaurienti
informazioni sul suicida – informazioni che potrebbero
- 28 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
servire a prevenire altri suicidi.
Metodologia - Raccomandazioni per una Strategia
Nazionale per la Prevenzione del Suicidio
Lo sviluppo di una Strategia Nazionale per la Prevenzione
del Suicidio dovrebbe portare a una riduzione
significativamente sostanziosa e misurabile dei
comportamenti suicidi. Le azioni da attuare, presentate in
questo documento, sono state considerate prioritarie fra le
varie raccomandazioni
proposte attraverso una
collaborazione pubblico-privata di organizzazioni non
governative, agenzie federali o di stati, associazioni,
fondazioni e specialisti della salute pubblica e della salute
mentale.
Prima della conferenza di Reno, esperti del settore hanno
valutato ricerche, studi, programmi, politiche e interventi
per prevenire il suicidio, effettuati su cinque gruppi di
popolazione statunitense noti per essere ad alto rischio di
suicidio. I più a rischio sono risultati essere i giovani, gruppi
specifici di popolazione, individui con disturbi mentali o
da abuso di stupefacenti, e gli anziani. Dopo ulteriore
riesame, si sono scelte le raccomandazioni per la
prevenzione e gli esperti sono stati incaricati di ponderare
attentamente la concretezza dei dati a disposizione, le
probabilità che un intervento può avere nel ridurre il
suicidio, le reali possibilità di applicazione e il calcolo del
tempo necessario perché vengano messe in atto e
producano dei risultati. Furono anche incaricati di esaminare
le possibili implicazioni etiche e culturali. La relazione
degli esperti venne presentata a Reno. Una importante
- 29 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
sezione della conferenza ebbe il compito di lavorare su
queste raccomandazioni ed esprimere un giudizio su
ciascuna di esse. Il panel copriva diverse aree di
specializzazione e comprendeva ricercatori, scampati al
suicidio, individui che avevano tentato il suicidio,
responsabili istituzionali della salute pubblica, volontari
di comunità, medici, educatori, utenti di servizi di salute
mentale, associazioni di sostegno non profit. Un supporto
economico configurante lo stato socioeconomico della
conferenza permise che non fossero esclusi anche
partecipanti a pagamento. I Regional Health Administrators
del Servizio di Salute Pubblica degli US affiancarono più
di 400 partecipanti nel mettere a punto le raccomandazioni.
Al panel degli esperti pervennero, nel corso dei lavori di
delibera,circa 700 commenti scritti.Le raccomandazioni
furono redatte dopo rigoroso riesame delle ricerche sul
suicidio e sulla prevenzione del medesimo. La ricerca sul
suicidio si basa essenzialmente sull’identificazione dei
rischi, che sono in particolare disordini mentali e abuso di
stupefacenti, è meno sviluppata nella definizione della
prevenzione, e soltanto all’inizio nell’analisi
dell’interazione fra rischio e fattori protettivi. Si sono
associati certi trattamenti per disordini mentali e abuso di
stupefacenti con la diminuzione del comportamento
suicida. Ci vorranno ovviamente ulteriori ricerche per
verificare se questi trattamenti daranno i medesimi benefici
se applicati ad altri, al di fuori del piccolo gruppo di
popolazione studiata.
Le raccomandazioni sviluppate nel panel includono
iniziative passate e presenti, programmi, interventi. Altre,
- 30 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
in base a dati certi, formulano pragmatiche proposte di
applicazione, proposte che gli esperti nella prevenzione del
suicidio ritengono abbiano il maggior potenziale di
efficacia.
Alla fine della conferenza, il panel degli esperti ha
presentato 81 raccomandazioni, da prendere in esame per
poi poterle inserire nella Strategia Nazionale per la
Prevenzione del Suicidio. Queste raccomandazioni sono
state inserite nel sito Web SPAN per ulteriori riflessioni e
pubblici commenti. Le risposte pervenute considerano
prioritarie le raccomandazioni con criteri di fattibilità,
chiarezza, necessità e possibilità di impiego. Quelle
considerate prioritarie in assoluto e che hanno avuto il più
largo supporto sono state pubblicate perché possano servire
come base essenziale per un programma di azioni sulla
prevenzione del suicidio.
Conclusioni
AIM per prevenire il suicidio
Questo Surgeon General’s Call to Action introduce un
primo programma per la riduzione dei suicidi e delle
pesanti conseguenze dovute a disordini mentali e da abuso
di stupefacenti negli Stati Uniti. Basate su dati certi e
considerate prioritarie dagli esperti, le 15 raccomandazioni
sotto elencate serviranno come base per un’azione
immediata, e soprannominate Awareness, Intervention
- 31 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
and Methodology o AIM – Informazione, Intervento e
Metodologia.
Awareness /Informazione:Informazione capillare nella
popolazione sul suicidio e i fattori di rischio
Intervention/Intervento: intensificazione
di servizi e
programmi , sia per la popolazione , sia dal punto di vista
clinico
Methodology/Metodologia: avanzamento nella
scienza della prevenzione del suicidio
Informazione
n rendere la popolazione consapevole del fatto che il
suicidio è un problema di salute pubblica e, come
tale, molti suicidi si possono prevenire. Usare una
appropriata informazione tecnologica perchè il
pubblico e gli addetti alla salute pubblica siano
informati sul suicidio e i suoi fattori di rischio
nonché sui metodi preventivi.
n Far conoscere alle comunità, ed accrescerle, le
ricerche sui programmi di prevenzione e la stima e
il trattamento dei disordini mentali e da abuso di
stupefacenti.
n Sviluppare strategie per ridurre lo stigma nei
confronti di malattie mentali, abuso di
stupefacenti, comportamento suicida, indicando i
- 32 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
mezzi per affrontare tali problemi.
Intervento
n Estendere la collaborazione tra pubblico e privato
per completare la Strategia Nazionale per la
Prevenzione del Suicidio
n Migliorare la capacità di chi eroga le prime cure
di riconoscere e trattare la depressione, l’abuso di
stupefacenti, e altre malattie mentali maggiori
legate al rischio di suicidio. Indirizzare
maggiormente verso cure specialistiche quando
necessario.
n Eliminare le discriminazioni nei programmi di
assicurazione pubblica e privata circa la fornitura
di cure per disordini mentali e da abuso di
sostanze, e incentivare la cura di pazienti in cui
coesistano sia i disordini mentali, sia quelli da
abuso di stupefacenti.
n Istituire corsi per la formazione di professionisti
in salute generale, salute mentale, abuso di
stupefacenti (inclusi clero, insegnanti , addetti in
istituti di correzione, lavoratori in campo sociale)
sul suicidio, sui rischi, il modo di individuarli, le
cure, la gestione dei casi, gli interventi eventuali.
n Sviluppare e aumentare programmi di formazione
per i famigliari di individui a rischio e per cittadini
a contatto col pubblico, e che possono prestare
aiuto, sul come riconoscere, rispondere e
comportarsi con persone che manifestano rischi di
suicidio e al contempo soffrono di disordini
- 33 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
mentali o da abuso di stupefacenti. I suddetti
cittadini possono essere, tra gli altri, educatori,
allenatori sportivi, capi di comunità religiose.
n Sviluppare e aumentare programmi di salvaguardia
in corsi per giovani, per riconoscere gli stati di
angoscia negli adolescenti, intervenire in stati di
crisi e coinvolgere il proprio stesso ambiente
nella ricerca e reperimento di aiuto.
n Incrementare le risorse di cura facendo in modo
che le scuole e i posti di lavoro siano anche punti
di riferimento dove siano a disposizione servizi
di salute fisica e mentale, si seguano programmi
di trattamento per abuso di stupefacenti e si dia
aiuto a quanti hanno avuto una persona cara che si è
suicidata
n Promuovere una collaborazione pubblico-privata
coi mezzi d’informazione perchè nei notiziari e
programmi di varia attualità si diano equilibrate ed
esatte informazioni sui suicidi, e rischi connessi,
comprese malattie mentali e disordini da abuso di
stupefacenti, ed informazioni sul come accedere a
trattamento di prevenzione.
Metodologia: Avanzamento della scienza di
prevenzione del suicidio
n Approfondire la ricerca per capire il rischio e i
fattori protettivi relativi al suicidio, la loro
interazione, i loro effetti sul suicida o sul
comportamento suicida. In più aumentare la
ricerca su programmi di prevenzione effettiva,
- 34 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
trattamenti clinici del possibile suicida e specifici
interventi.
n Sviluppare strategie scientifiche addizionali per
valutare gli interventi di prevenzione e garantire
che questi parametri di valutazione siano presenti
in tutti i programmi di prevenzione.
n Stabilire dei meccanismi di collaborazione
interattiva fra istituzioni federali, regionali e
statali di salute pubblica per incrementare il
sistema di monitoraggio sul suicidio e il
comportamento suicida e promuoverne una
terminologia standard.
n Incoraggiare lo sviluppo e la valutazione di nuove
tecnologie di prevenzione , comprese misure di
sicurezza per le armi da fuoco, per ridurre un
facile accesso a mezzi letali.
Discussione
Fattori di rischio e protettivi.
I fattori di rischio e quelli protettivi e le loro interazioni
formano la base empirica per la prevenzione del suicidio. I
fattori di rischio sono associati a un potenziale maggiore
per il suicidio e il comportamento suicida, mentre i fattori
protettivi sono associati a un potenziale ridotto per il
suicidio. L’età, il genere, l’etnia, le differenze culturali
consentono di capire i diversi ruoli che giocano i fattori di
rischio e quelli protettivi. Tali fattori inglobano
caratteristiche culturali, genetiche, neurobiologiche,
psicologiche, sociali di individui e gruppi, nonché fattori
- 35 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
ambientali quali il facile accesso alle armi da fuoco. Questa
larga base di dati empirici offre buone prospettive sulla
possibilità di cambiare o modificare quanto non funziona
nella prevenzione del suicidio.
Buoni progressi si sono avuti nella comprensione del
suicidio, dei disordini mentali o da abuso di stupefacenti e
nel perfezionamento degli interventi di cura. Per esempio,
una maggior comprensione di sistemi cerebrali regolati da
neurotrasmettitori si spera potrà servire per capire le cause
biologiche della depressione, i disordini da ansia,
l’impulsività, l’aggressività e i comportamenti violenti. C’è
tuttavia ancora molto da imparare sui fattori comuni di
rischio per disordini mentali e da abuso di stupefacenti,
suicidio e altre forme di violenza intenzionale incluso
l’omicidio, le violenze domestiche, l’abuso sui bambini.
Basi scientifiche ed empiriche allargate saranno certo molto
utili per rendere più efficaci gli interventi per tali dannosi
comportamenti.
I passi avanti fatti in neurobiologia e nelle scienze del
comportamento e la loro applicazione efficace nei
trattamenti di disordini mentali e da abuso di stupefacenti
hanno generato molte speranze. Una comprensione pubblica
più allargata della scienza del cervello e del comportamento
può ridurre lo stigma legato alla ricerca di aiuto per disordini
mentali o da abuso di stupefacenti e di conseguenza ridurre
il rischio di comportamento suicida.
Fattori di rischio
Comprendere i fattori di rischio può essere d’aiuto nello
sfatare il mito che il suicidio sia un’azione casuale o sia il
- 36 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
risultato solo di stress. Alcune persone sono
particolarmente vulnerabili al suicidio o a intenzionali
autolesioni in quanto soffrono di più d’un disordine
mentale, ad esempio di depressione unita ad abuso di alcool.
Possono anche essere molto impulsive e/o aggressive e
usare mezzi assolutamente letali per tentare il suicidio.
Come detto, l’importanza di certi fattori di rischio e la loro
combinazione varia con l’età, il genere e l’etnia. L’impatto
di alcuni di questi può venir ridotto da interventi (per
esempio, trattamenti efficaci per malattie depressive).
Quelli invece che non possono essere cambiati (come
precedenti tentativi di suicidio)possono allertare
sull’aumento del pericolo durante periodi di ricorrenza di
un disordine mentale o da abuso di stupefacenti o in seguito
a stati di grave stress.
I fattori di rischio includono:
n Precedente tentativo di suicidio
n Disordini mentali – in particolare dell’umore,
come depressione e disordine bipolare
n Disordini concomitanti mentali, da abuso di
alcool e da abuso di stupefacenti
n Storia familiare di suicidio
n Disperazione
n Tendenze impulsive e/o aggressive
n Barriere frapposte all’accesso a trattamento
clinico
n Perdite di lavoro, finanziarie, di relazioni
amichevoli e sociali
- 37 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
n Malattia fisica
n Facile accesso a mezzi letali, in special modo ad
armi
n Non volontà di cercare aiuto a causa della stigma
nei confronti della malattia mentale, dei disordini
da abuso di stupefacenti e/o delle intenzioni
suicide
n Influenza di persone determinanti – famigliari,
celebrità, compagni morti per suicidio – sia
attraverso diretto contatto personale che attraverso
impropria informazione mediatica
n Credenze religiose e culturali – per esempio, che
il suicidio sia una nobile soluzione di un dilemma
personale
n Epidemie locali di suicidi che hanno una influenza
contagiosa
n Isolamento, sensazione di venire emarginato ed
escluso
Alcune liste di segnali di avvertimento di suicidio sono state
create per identificare e aumentare i riferimenti a persone
a rischio. Tuttavia, questi segnali non sono necessariamente
fattori di rischio e possono riferirsi a comuni
comportamenti fra persone disturbate e non specifici del
suicidio.Queste liste, se applicate su larga scale, per
esempio in seminari nelle scuole, possono essere
controproducenti. Infatti, una conoscenza non accurata ed
attenta del suicidio ed elenchi troppo comprensivi possono
farlo considerare come una possibile soluzione ad ordinarie
afflizioni o suggerire che intenzioni e comportamenti
- 38 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
suicidi siano risposte normali allo stress. Non si deve
assolutamente normalizzare, glorificare o drammatizzare
un comportamento suicida, riferendone i metodi di
attuazione o descrivendolo come una incomprensibile
soluzione a un evento di vita traumatizzante. Il trattare il
fenomeno in maniera sbagliata potrebbe potenzialmente
aumentare il rischio di comportamento suicida in persone
vulnerabili, in particolare fra i giovani.
Fattori protettivi
Possono includere disposizioni genetiche o
neurobiologiche dell’individuo, caratteristiche attitudinali
e comportamentali, situazioni ambientali.Nella prevenzione
del suicidio il loro rafforzamento è altrettanto essenziale
quanto la riduzione del rischio. Poichè una resistenza
positiva al suicidio non è permanente, i programmi di
supporto contro il suicidio andrebbero sostenuti e portati
avanti.
I fattori protettivi includono:
• Effettiva e mirata osservazione clinica verso
disordini mentali,fisici e da abuso di stupefacenti
• Accesso agevole a tutti gli interventi clinici e al
supporto per chi cerca aiuto
• Limitazione dell’accesso a mezzi di suicidio
letali
• Supporto da parte della famiglia e della comunità
• Supporto derivante dall’interazione tra cure
- 39 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
mediche e salute mentale
L’imparare a risolvere i problemi, a pianare i
conflitti, e il gestire le dispute in modo non
violento
• Credenze culturali e religiose che scoraggino il
suicidio e rafforzino l’istinto di sopravvivenza
I succitati fattori di rischio che portano al suicidio e di
fattori protettivi che salvaguardano dal medesimo sono
l’impostazione concettuale delle raccomandazioni per la
prevenzione sviluppate e presentate in questo documento e
nel National Strategy for Suicide Prevention ora in
preparazione.
•
Identificazione e classificazione del rischio
Sfortunatamente è difficile identificare particolari individui
ad altissimo rischio di suicidio o tentativo di suicidio . Le
misure di controllo sulla popolazione in generale a rischio
mancano della precisione necessaria per identificare in
anticipo solo quanti eventualmente morirebbero per
suicidio. E visto che un tale controllo non è fattibile, è molto
importante che i programmi di prevenzione raggiungano
quanta più popolazione possibile e nel contempo si
prefiggano lo scopo di focalizzare i sottogruppi più piccoli,
ad alto rischio, che possono venire identificati . All’interno
di questi sottogruppi, è importante attuare programmi di
controllo per particolari disordini, quale la depressione,
associati al suicidio, al fine di identificare e indirizzare
- 40 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
l’individuo a cure altamente efficaci in grado di diminuire
il loro rischio.
Spesso la prevenzione è diretta principalmente a
intensificare le cure cliniche in chi già ha manifestato
intenzioni o ha già tentato il suicidio. La prevenzione deve
anche però prefiggersi di ridurre l’inclinazione al suicidio
prima che individui vulnerabili raggiungano il punto critico
di pericolo. Se il suicidio negli SU verrà considerato
problema di salute pubblica, i benefici derivanti dagli sforzi
e dalle risorse spese per la prevenzione verranno
massimizzati.
Salute pubblica
Il suicidio è un problema di salute pubblica che richiede di
essere affrontato sulla base della prevenzione.
Congiuntamente all’approccio medico clinico specifico,
che esplora i moventi e le condizioni di salute che possono
portare al suicidio, il coinvolgimento degli organi della
salute pubblica è senz’altro positivo in quanto identifica e
aiuta la comprensione di modelli di suicidio e di
comportamento suicida nella popolazione o in gruppi di
essa, può circostanziare il problema, identificarne i fattori
di rischio e le cause, e sviluppare interventi testati in quanto
ad efficacia e applicarli su larga scala a svariati tipi di
comunità.
Anche se questa descrizione suggerisce una progressione
lineare dal primo passo all’ultimo, in realtà i passi
avvengono simultaneamente e sono dipendenti l’uno
- 41 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
dall’altro. Per esempio, il sistema di raccolta delle
informazione per definire l’esatta natura del problema
suicidio può servire anche nella valutazione dei programmi.
Allo stesso modo, informazioni derivanti dalla valutazione
dei programmi possono portare a nuovi promettenti
interventi. Gli organi di salute pubblica usano per tradizione
questo modello a fronte di epidemie o malattie infettive.
Negli ultimi decenni questo modello è anche servito per
altri problemi ugualmente complessi e ardui da prevenire,
come le malattie croniche e le lesioni.
Coinvolgere la salute pubblica nella prevenzione al
suicidio
— Definizione del problema
Prima fase è la raccolta di informazioni sugli incidenti, al
di là del semplice conteggio. Quindi informazioni sulle
persone coinvolte, sulle circostanze dell’incidente, sugli
eventi che possono averlo causato, sull’adeguatezza
dell’aiuto e delle cure ricevute e sulla gravità e i costi delle
ferite. Questa fase copre il chi, il che cosa, il come, dove,
quando e i quanti relativi al problema esaminato.
—Identificazioni delle cause e dei fattori protettivi
La seconda fase focalizza il perché. Indica i fattori di rischio
quali la depressione, l’uso di alcool e altre droghe, lutti,
perdita di lavoro. Definisce gruppi a più alto rischio di
suicidio. Restano comunque molti interrogativi sulla
matrice interattiva di rischio e i fattori protettivi nel suicidio
- 42 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
e nel comportamento suicida e, cosa più importante, come
tali interazioni possano venir modificate.
—Sviluppo e sperimentazione degli interventi
La fase successiva verte sul come affrontare e trattare le
cause e i fattori di rischio identificati. Testare l’efficacia di
ogni intervento è un punto critico per arrivare a dichiarare
che le strategie sono sicure,etiche e realizzabili. Test pilota
che rivelano differenze fra età particolari, genere, gruppi
etnici e culturali possono essere d’aiuto per determinare
la strategia di prevenzione adatta.
—Incrementare gli interventi
L’ultima fase è quella di sviluppare gli interventi risultati
efficaci nella prevenzione del suicidio e del comportamento
suicida, e i mezzi per andare avanti nella valutazione
dell’efficacia di un intervento sono la raccolta di dati. Ciò
è essenziale, in quanto un intervento rivelatosi efficace in
un esperimento clinico o in uno studio accademico può
avere esiti diversi in altre applicazioni. Le valutazioni in
corso sono la base per perfezionare ed estendere programmi
di prevenzione validi. Altra importante componente di questa
fase è la determinazione costi-efficacia dell’intervento. Ciò
garantisce che grossi benefici siano ottenibili con risorse
limitate. Considerato lo sviluppo e l’aumento degli
interventi di prevenzione, le comunità devono prendere in
considerazione molti fattori chiave. Gli interventi hanno
maggiori possibilità di successo se coinvolgono una varietà
di servizi e fornitori. Ciò sottintende che capi comunità si
coalizzino attraverso settori diversi, quali il sistema della
- 43 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
sanità pubblica, quello della salute mentale, della
distribuzione farmaceutica, scuole, servizi sociali, gruppi
civici . Gli interventi devono venir adattati in modo da
sostenere e riflettere le esperienze dei sopravvissuti e gli
standards, le culture , il valore di specifiche comunità,
nonché trarre vantaggio dalla partecipazione multietnica e
culturale di diversi segmenti della comunità.
La Strategia Nazionale della Prevenzione del Suicidio
dovrà riconoscere ed affermare il valore, la dignità e
l’importanza di ognuno. Chiunque sia interessato alla
prevenzione del suicidio si assume la responsabilità di
favorire il cambiamento e di eliminare le condizioni
sociali e le attitudini che spesso contribuiscono al
suicidio. Lo sviluppo decisivo della Strategia Nazionale
della Prevenzione del Suicidio e il successo delle fasi
indicate per la realizzazione risiedono in ultima analisi
proprio negli individui, nelle comunità, nelle istituzioni e
nei politici dell’intera nazione.
Come realizzare AIM nelle Comunità
Gli stati e le comunità locali devono per prima cosa definire
e descrivere localmente il problema del suicidio e fattori
di rischio relativi e misurarne l’importanza. Poi
identificarne le cause e le condizioni. Quindi intervenire a
livello di comunità per sopperire alle necessità individuate
mediante l’attento esame delle cause. La valutazione
dell’efficacia del progetto permette il perfezionamento
degli interventi e può estenderne i benefici anche al altre
situazioni. La seguente descrizione delle attività di
prevenzione effettuate dalla comunità può servire da
- 44 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
modello:
Età giovanile
Riconoscendo l’aumento in percentuale di abuso di sostanze
e suicidio fra i giovani, il direttore della sanità pubblica
statale e il Regional Health Administrator riunirono i
rispettivi delegati di settore per formare una coalizione
statale per la prevenzione del suicidio, abuso di sostanze e
depressione. I membri della coalizione appartenevano a
svariati settori della comunità, quali sopravvissuti al
suicidio, educatori, servizi sociali, comunità di fede, mondo
degli affari, cooperative statali, docenti di psicologia,
psichiatri per l’infanzia, PTA, esperti di trattamenti per abuso
di sostanze, pubblici ufficiali, e il sistema giudiziario dei
minori. La coalizione si dotò anche di un consiglio
consultivo. Dopo aver raccolto materiale sulle dimensioni
del fenomeno di abuso di stupefacenti, depressione e
suicidio e verificato la scarsezza dei controlli nelle scuole,
dei punti di riferimento, e dei piani di crisi, la coalizione
diede vita a un comitato di studio interdisciplinare per
mettere a punto un modello di piano di prevenzione del
suicidio, che venne preso in esame e approvato da una
cospicua e varia gamma di organizzazioni pubbliche e
professionali. Un partner della comunità industriale fornì i
fondi per la distribuzione del piano unitamente a una guida
sul come identificare i giovani ad alto rischio . Avendo le
scuole adottato e realizzato il piano a livello locale, vennero
eseguite ulteriori indagini per determinarne i modelli d’uso,
l’adattabilità e l’impatto su abuso di stupefacenti,
depressione e comportamento suicida per l’applicazione
- 45 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
in comunità a livello nazionale. In base a dati valutativi,
venne poi revisionato per includere più indicazioni per poter
lavorare anche con i mezzi informativi al fine di
desensazionalizzare i servizi sui suicidi e promuovere
campagne contro l’uso di stupefacenti e incoraggiare i
giovani a cercare la cura sia per la depressione che per
l’abuso di stupefacenti.
Età avanzata
La percentuale dei suicidi è molto alta tra gli anziani e le
vittime più anziane hanno ricevuto per la prima volta cure
specialistiche solo poche settimane prima del suicidio, e
per quello che era il loro primo episodio di media e
leggera depressione. Considerato che la depressione
clinica è una malattia largamente trattabile, ma che il
trattamento non viene ancora adeguatamente propinato
durante le prime sedute,uno stato con una vasta
popolazione anziana mise insieme un gruppo di medici e
legali che progettarono e supportarono un progetto pilota
che prevedeva, in loco,oltre al controllo della
depressione, all’inizio della cura anche l’assistenza di
una infermiera o di assistenti sociali specializzati
.Questi specialisti in loco si accertarono che quei
pazienti anziani, risultati affetti da depressione,
ricevessero il trattamento appropriato e che fossero poi
seguiti dallo specialista, quindi valutarono i progressi
del paziente per far sì che i trattamenti successivi
potessero essere adattati in modo tale da aumentarne
l’efficacia. I risultati ottenuti dai pazienti del progetto
pilota furono comparati con quelli di pazienti che
- 46 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
avevano ricevuto le cure primarie usuali. Questa
valutazione mise in evidenza i vantaggi del programma i
cui benefici vennero estesi ad altri istituti dello stato.
Avanzamento della Strategia Nazionale di
Prevenzione del Suicidio
Le 15 raccomandazioni (AIM) proposte dal Surgeon
General’s Call to Action propongono uno sforzo
collaborativo a livello nazionale per ridurre i comportamenti
suicidi e per prevenire morti premature per suicidio. La
struttura concettuale di AIM include l’analisi del rischio
del suicidio e dei fattori protettivi e pone l’accento sui
benefici derivanti da trattamenti efficaci di disordini mentali
e da abuso di stupefacenti. Una completa Strategia
Nazionale di Prevenzione del Suicidio dovrebbe
includere questi elementi nonché una politica governativa
di appoggio, obiettivi strategici misurabili, mezzi di
monitoraggio e di valutazione dei progressi, aiuti dalle
autorità e risorse per attuarla.
Per ottenere successi nella prevenzione si deve favorire
una collaborazione,sensibilizzata su quella che deve
essere considerata priorità della sanità pubblica , tra una
larga gamma di agenzie, istituzioni, gruppi, e
rappresentanze nazionali. Successivamente i partners
pubblici e privati devono dare informazione che la
migliorata individuazione del rischio e il trattamento dei
disordini mentali e da abuso di stupefacenti
- 47 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
rappresentano un passo importante per la prevenzione del
suicidio. I partners devono garantire la disponibilità di
guide basate su esperimenti , ad uso delle comunità, per
favorire l’effettivo approccio alla prevenzione. Allo
stesso tempo devono fare la massima attenzione perché
inavvertitamente non si crei il pericolo di rendere
affascinante il suicidio , e vigilare affinché ciò non
avvenga. L’avanzare della ricerca, delle politiche e dei
programmi di prevenzione possono allargare il numero di
iniziative e interventi che possono venire inglobati nella
Strategia. Si deve continuare a lavorare per ottenere
obiettivi misurabili, per
fornire meccanismi per il
loro rilevamento , e si devono sviluppare i mezzi per
comunicare i progressi significativi fatti nel prevenire il
suicidio e le autolesioni.
Conclusioni
Si possono notare, dato l’intero territorio statunitense,
differenze significative nella prevenzione del suicidio e
del comportamento suicida. Le raccomandazioni di AIM
forniscono un piano di massima e sollecitano una azione
immediata. Programmi e attività portati avanti e valutati
oggi suggeriranno altre raccomandazioni per efficaci
iniziative di prevenzione in futuro . Un lavoro di gruppo
locale, statale e a livello federale, inteso a completare e
a perfezionare la Strategia Nazionale di Prevenzione
del Suicidio è una importante tappa per affrontare il
problema maggiore di salute pubblica – il suicidio – negli
Stati Uniti.
- 48 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Riferimenti Bibliografici
1. Peters KD, Kochanek KD, Murphy SL. Deaths: final data for 1996. In:
CDC. National vital statistics reports, vol. 47, no. 9. Hyattsville, Maryland:
National Center for Health Statistics, 1998.
2. McCraig LF, Strussman BJ. National Hospital Ambulatory Care Survey:
1996. In: CDC. Emergency department summary. Advance Data from Vital
and Health Statistics, no. 293. Hyattsville, Maryland: National Center for
Health Statistics, 1997.
3. Conwell Y, Brent D. Suicide and aging I: patterns of psychiatric
diagnosis. Int Psychogeriatr 1995;7:149-64.
4. Harris EC, Barraclough BB. Suicide as an outcome for mental disorders.
Br J Psychiatry 1997; 170:205-28.
5. Murray CJL, Lopez, AD. The global burden of disease, vol. I. Boston:
Harvard School of Public Health, 1996.
6. Ness DE, Pfeffer CR. Sequelae of bereavement resulting from suicide.
Am J Psychiatry 1990; 147: 279-85.
7. World Health Organization. Prevention of suicide: guidelines for the
formulation and implementation of national strategies. Geneva: World
Health Organization, 1996.
8. Mó´scicki EK, O’Carroll P, Regier DA, Rae DS, Roy A, Locke BZ.
Suicide attempts in the Epidemiologic Catchment Area Study. Yale J Biol
Med 1988;61:259-68.
9. Kachur S, Potter L, James S, Powell K. Suicide in the United States,
1980-1992. Violence Surveillance Summary Series, no. 1. Atlanta: CDC,
National Center for Injury Prevention and Control, 1995.
10. CDC. National mortality statistics. Available at: http://www.cdc.gov/
ncipc/osp/usmort.htm.
11. CDC. Suicide among children, adolescents, and young adults—United
States, 1980-1992. MMWR Morb Mortal Wkly Rep 1995; 44(15):289-91.
12. CDC. Ten leading causes of death for the United States. Available at:
http://www.cdc.gov/ncipc/osp/leadcaus/10lc96.htm.
13. Carney SS, Rich CL, Burke PA, Fowler RC. Suicide over 60: the San
Diego study. J Am Geriatr Soc 1994;42:174-80.
- 49 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
14. Dorpat TL, Anderson WF, Ripley HS. The relationship of physical
illness to suicide. In: Resnik HP, editor. Suicide behaviors: diagnosis and
management. Boston: Little, Brown, 1968:209-19.
15. Pearson JL, Conwell Y, Lyness JM. Late-life suicide and depression in
the primary care setting. In: Schneider LS, editor. Developments in
geriatric psychiatry. New directions for mental health services (no. 76).
San Francisco: Jossey-Bass:1997:13-38.
16. Wallace LJD, Calhoun AD, Powell KE, O’Neil J, James SP. Homicide
and suicide among Native Americans, 1979-1992. Violence Surveillance
Summary Series, no. 2. Atlanta: CDC, National Center for Injury
Prevention and Control, 1996.
17. Indian Health Service. Trends in Indian Health 1997. Available at http:/
/www.ihs.gov/PublicInfo/Publications/trends97/trends97.asp.
18. CDC. Suicide among black youths, United States, 1980-1995. MMWR
Morb Mortal Wkly Rep 1998;47(10):193-6.
19. Clark DC, Horton-Deutsch SL. Assessment in absentia: the value of
psychological autopsy method for studying antecedents of suicide and
predicting future suicides. In: Maris RW, Berman AL, Maltsberger JT,
Yufit RI, editors. Assessment and prediction of suicide. New York:
Guilford, 1992:144-181.
20. Gibbs J.T. Conceptual, methodological, and sociocultural issues in
black youth suicide: Implications for assessment and early intervention.
Suicide Life Threat Behav 1988;18(1):73-89.
21. O’Carroll PW. Validity and reliability of suicide mortality data. Suicide
Life Threat Beh 1989;19:1-16.
22. Jamison, K, Baldessarini RJ, editors. Effects of medical interventions
on suicidal behavior. J Clin Psychiatry 1999;60(suppl 2):4-6,117-22.
23. Brent DA, Kolko DJ, Birhamer B, et al. Predictors of treatment efficacy
in a clinical trial of three psychosocial treatments for adolescent
depression. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1998;37:906-14.
24. Cornelius JR, Salloum IM, Cornelius MD, et al. Fluoxetine trial in
suicidal depressed alcoholics. Psychopharmacol Bull 1993;29:195-9.
25. Evans K, Tyrer P, Catalan J, et al. Manual-assisted cognitive
behaviour therapy (MACT): a randomized controlled trial of brief
intervention with bibliotherapy in the treatment of deliberate self-harm.
Psychol Med 1999;29:19-25.
- 50 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
26. Hawton K, Arensman E, Townsend E, et al. Deliberate self harm:
systematic review of efficacy of psychosocial and pharmacological
treatments in preventing repetition. Br Med J 1998;317:441-7.
27. Linehan MM, Heard HL, Armstrong HE. Naturalistic follow-up of a
behavioral treatment for chronically parasuicidal borderline patients.
Arch Gen Psychiatry 1993;50:971-4.
28. Meltzer HY, Okayli G. Reduction in suicidality during clozapine
treatment of neuroleptic- resistant schizophrenia: impact on risk-benefit
assessment. Am J Psychiatry 1995;152:183-90.
29. Rhimer Z, Rutz W, Pihlgren H. Depression and suicide on Gotland: an
intensive study of all suicides before and after a depression-training
programme for general practitioners. J Affective Disord 1995;35:147-52.
30. Verkes RJ, Van der Mast RC, Hengevold VW, et al. Reduction by
paroxetine of suicidal behavior in patients with repeated suicide attempts
but not major depression. Am J Psychiatry 1998;155:543-7.
31. Blumenthal SJ. Suicide: a guide to risk factors, assessment, and
treatment of suicidal patients. Med Clin North Am 1988;72:937-71.
32. Jenkins R. Principles of prevention. In: Paykel ES, Jenkins R, editors.
Prevention in psychiatry. London: Gaskell,1994:11-24.
33. Silverman MM, Felner RD. Suicide prevention programs: issues of
design, implementation, feasibility, and developmental appropriateness.
Suicide Life Threat Behav 1995; 25: 92-103.
34. Blumenthal SJ, Kupfer DJ, editors. Suicide over the life cycle.
Washington, DC: American Psychiatric Press, 1990.
35. Gibbs JT. African-American suicide: a cultural paradox. Suicide Life
Threat Behav 1997; 27: 68-79.
36. Mann JJ. The neurobiology of suicide. Nat Med 1988;4:25-30.
37. Mo´scicki EK. Epidemiology of suicide. In: Jacobs DG, editor. Harvard
Medical School guide to suicide assessment and intervention. San
Francisco: Jossey-Bass, 1999:40-51.
38. Roberts RE, Chen YR, Roberts CR. Ethnocultural differences in
prevalence of adolescent suicidal behaviors. Suicide Life Threat Behav
1997;27(2):208-17.
39. Stoff DM, Mann JJ, editors. The neurobiology of suicide. Ann NY
Acad Sci 1997; 836:1- 363.
40. Henriksson M, Marttunen M, Heikkinen M, et al. Mental disorders
- 51 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
and comorbidity in suicide. Am J Psychiatry 1993;150:935.
41. Cornelius JR, Salloum IM, Mezzich J, et al. Disproportionate
suicidality in patients with comorbid major depression and alcoholism.
Am J Psychiatry 1995;152: 358-64.
42. Brent DA, Johnson BA, Perper J, et al. Personality disorder,
personality traits, impulsive violence, and completed suicide in
adolescents. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1994;33(8):1080-6.
43. Isacsson G, Holmgren P, Druid H, Bergman U. The utilization of
antidepressants: a key issue in the prevention of suicide: an analysis of
5281 suicides in Sweden during the period 1992-1994. Acta Psychiatrica
Scandinavia 1997;96:94-100.
44. Oquendo MA, Malone KM, Ellis SP, Sackeim HA, Mann JJ.
Inadequacy of antidepressant treatment for patients with major
depression who are at risk for suicidal behavior. Am J Psychiatry
1999;156:190-4.
45. Vieland V, Whittle B, Garland A, et al. The impact of curriculum-based
suicide prevention programs for teenagers: an eighteen–month follow-up.
J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1991;30:811-5.
46. O’Carroll PW, Potter LB. Suicide contagion and the reporting of
suicide: Recommendations from a national workshop. MMWR
1994;43(No. RR-6): 9-18.
47. Gould M. Suicide clusters and media exposure. In: Blumenthal SJ,
Kupfer DJ, editors. Suicide over the life cycle. Washington, DC: American
Psychiatric Press, 1990:517-32.
48. Potter LB, Rosenberg ML, Hammond WR. Suicide in youth: a public
health framework. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1998;37:484-87.
49. Satcher D. Bringing the public health approach to the problem of
suicide. Suicide Life Threat Behav 1998;28:325-7.
- 52 -
Il Suicidio –
- 53 -
SOS PSICHE
SOS PSICHE – Il Suicidio
Ringraziamenti
Technical assistance and scientific consultation in the preparation of this
document was provided by the CDC, NIMH, Office of the Surgeon
General and SAMHSA.
Support for its publication has been provided by the CDC, National
Center for Injury Prevention and Control. Support for the National
Conference on Suicide Prevention in Reno, Nevada, 1998, was provided
in part by the Centers for Disease Control and Prevention (National
Center for Injury Prevention and Control), the Health Resources and
Services Administration, the National Institute of Mental Health, and the
Substance Abuse and Mental Health Services Administration (Center for
Mental Health Services).
Written by Lucy Davidson, MD, EdS; Lloyd Potter, PhD, MPH; and
Virginia Ross, PhD.
In collaboration with Virginia Trotter Betts, MSN, JD, RN, FAAN; Alex
Crosby, MD, MPH; CDR Robert DeMartino, MD; Rodney Hammond,
PhD; Kay Jamison, PhD; Jane Pearson, PhD; RADM Darrel Regier, MD,
Elsie Weyrauch, RN; and Gerald Weyrauch, MBA.
Office of the Surgeon General scientific review and editing of this
document was provided by: RADM Susan J. Blumenthal, MD, MPA.
Members of the Conference Expert Panel: Morton M. Silverman, MD
(Chairperson); Alex Crosby, MD, MPH; Laurie Flynn; Dequincy A.
Lezine; Jim Moore; Jane Pearson, PhD; Leslie Scallet, JD; David Shaffer,
MD; Scot Simpson; Susan Soule, MA; Karl F. Weyrauch, MD, MPH.
- 54 -
Il Suicidio –
SOS PSICHE
Grazie per il tuo contributo a SOS PSICHE,
con il quale è stato possibile reperire informazioni e
stampare questo opuscolo.
Sostieni le nostre attività e partecipa alle riunioni
contattando l'associazione a te più vicina.
- 55 -
SOS PSICHE – Il Suicidio
Il Comitato Promotore di
Questo opuscolo fa è stato allestito e distribuito dal Comitato promotore composto da alcune associazioni per la salute
mentale, che operano in Italia dagli anni ’80.
La partecipazione al Comitato è sempre aperta; ci sono
alcuni contatti in corso per coinvolgere altre associazioni a
carattere nazionale e locale.
Le associazioni hanno raccolto l’eredità e le finalità di un
precedente sito avviato nel 1994, che è stato il primo sito
Europeo per la salute mentale gestito autonomamente dalle
famiglie.
Il servizio ha come finalità principale quella di fornire una
corretta informazione sulla prevenzione e cura delle malattie
mentali, pubblicando indirizzi utili sulle strutture di ricovero e
segnalando le associazioni di familiari esistenti in Italia.
L’obiettivo principale di questo sito è di raccogliere il maggior
numero di informazioni da mettere a disposizione dei
familiari, cittadini e pazienti.
Le associazioni promotrici offrono la propria esperienza e
disponibilità offrendo spazio web alle associazioni di familiari
che si identificano con le nostre finalità.
Il Comitato Promotore ha steso uno Statuto che regola la
partecipazione alle iniziative, a disposizione degli
interessati.
- 56 -
Scarica

Il suicidio