B
Roma
news
Periodico di comunicazione sanitaria divulgativa della ASL RMB
a cura del Progetto Archimede
settembre/ottobre 2012
Quanto incide l’invecchiamento della popolazione
sui bisogni sanitari?
>> Invecchiamento
attivo, una sfida e
un’opportunità per il Sistema sanitario
nazionale
O
1
ggi più che mai, l’allungamento della vita media rappresenta
“un trionfo e una sfida” per la nostra società. Esso è insieme
parte e conseguenza di un più ampio processo di sviluppo
e di trasformazione legato a conquiste ottenute in campo
medico, sociale, economico, politico e culturale. Diversi studi
epidemiologici e sociologici effettuati anche nel nostro Paese,
mostrano come la maggior parte della popolazione con 65 anni
e più è in buona salute, configurandosi spesso come una risorsa
potenziale per la comunità. D’altra parte, ad un allungamento
della vita non sempre corrisponde un effettivo miglioramento
della sua qualità: con l’aumento dell’età cresce il problema della
mancata autosufficienza aggravata dalla presenza di pluripatologie.
E’ in questo contesto che, già dieci anni fa, l’OMS ha prodotto
un documento di indirizzo a sostegno delle politiche
di “active ageing”, definito come “il processo
di ottimizzazione delle opportunità di
salute, partecipazione e sicurezza al
fine di migliorare la qualità di vita
nell’invecchiamento delle persone”.
Active ageing si può tradurre
con “invecchiamento attivo”: la
parola “active” si riferisce alla
partecipazione
continua
agli
affari sociali, economici, culturali,
spirituali e civici e non solo alla
capacità di essere fisicamente attivo
o di partecipare alla forza lavoro.
Il termine “active ageing” fa quindi
riferimento ad un più ampio concetto
rispetto quello di “healthy ageing” in quanto
riconosce i fattori che, in aggiunta a quelli del
sistema salute, influenzano il modo in cui gli individui
e la popolazione invecchiano.
E’ evidente che tutte le fasi che compongono il corso della
vita sono direttamente interessate dalle conseguenze
dell’allungamento della speranza di vita (ageing is lifelong).
In tale ottica la progettazione e la realizzazione di interventi
di promozione della salute deve avvenire favorendo o
rafforzando, durante tutto il corso della vita, le condizioni per
un invecchiamento attivo. In particolare, occorre partire da
una nuova visione dell’invecchiamento tracciando il passaggio
storico verso politiche di valorizzazione della persona con 65 o
più anni all’interno della società.
Non vi è dubbio che una delle sfide che oggi il SSN deve affrontare
è quella di rispondere adeguatamente ad una domanda crescente
di assistenza che si connota almeno per tre elementi:
• la lunga durata
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•
la necessità di essere erogata in ambiti molto diversi
(domicilio, ambulatorio, residenza intermedia, ospedale)
• la necessità di essere supportata da adeguati servizi sociali
Promuovere la prevenzione terziaria sta allora a significare
promuovere il disegno e la implementazione di percorsi che
garantiscano la continuità della presa in carico - migliorando la
integrazione all’interno dei servizi sanitari e tra questi e i servizi
sociali - di target particolarmente fragili, quali anziani, malati
cronici, portatori di polipatologie, disabili.
Per promuovere e rafforzare le condizioni per un “invecchiamento
attivo” è necessario favorire l’adozione di scelte salutari,
sostenendo, allo stesso tempo, l’azione sui determinanti di
salute di natura sociale. Mentre, però, molto già si è fatto e
si fa in campo di prevenzione universale e di prevenzione
selettiva, sembra, invece, ancora mancare una
consapevolezza diffusa e condivisa su missione
e funzione della prevenzione terziaria, che è
destinata ad avere una rilevanza sempre
maggiore nel futuro anche prossimo.
L’invecchiamento della popolazione,
infatti, incide sui bisogni sanitari
perché il quadro epidemiologico
conseguente vede il prevalere
di alcune tipologie di patologie
quali quelle cronico-degenerative,
cardiovascolari, tumorali (oltre
alle malattie legate direttamente
all’invecchiamento e alle condizioni
socio-economiche) che se non
adeguatamente prese in carico possono
esitare in stati più o meno gravi di non
autosufficienza. In questo quadro, appare
evidente dunque il valore del ruolo della prevenzione
terziaria che è chiamata ad intervenire all’interno dei processi
assistenziali al fine di garantire la continuità ospedale-territorio
e la integrazione degli interventi socio-sanitari. In altri termini:
ferma restando la fondamentale importanza della prevenzione
primaria e secondaria, se la sfida che il sistema fin da ora si
trova a dover affrontare è quella nei confronti del corteo di stati/
condizioni/malattie tipiche dell’invecchiamento, la prevenzione
terziaria deve essere in grado di progettare dei percorsi di
cura che siano in grado di ridurre il peso delle complicanze ed
in particolare della non autosufficienza. Ciò comporterebbe
sicuramente anche un miglioramento dell’efficacia del sistema
ed un considerevole risparmio di spesa.
L’evoluzione della struttura demografica della popolazione e le
attuali difficoltà delle reti familiari e informali di cura richiedono
un significativo potenziamento ed un sostanziale riorientamento
degli interventi sul territorio, anche e soprattutto nei centri
urbani: esiste, infatti, una consistente quota di popolazione
(soprattutto anziana e molto anziana) i cui problemi di salute
sono conosciuti in ritardo dai servizi o non sono conosciuti
affatto.
Al di là delle difficoltà a standardizzare una definizione precisa,
per disabilità si può intendere la condizione personale di chi,
in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta
capacità d’interazione con l’ambiente rispetto a
ciò che è considerata la norma, e pertanto è
meno autonomo nello svolgere le attività
quotidiane ed è spesso in condizioni di
svantaggio nel partecipare alla vita
sociale (handicap). A fronte di tale
definizione, la riabilitazione è l’apporto
specialistico che si occupa del recupero
delle abilità perse o non acquisite (a
causa di una malattia o circostanze
intercorrenti) e consiste in una serie
di interventi finalizzati a diminuire la
disabilità attraverso il recupero della
menomazione, l’ottimizzazione delle abilità
residue e il miglioramento della partecipazione.
L’obiettivo generale della riabilitazione è, dunque,
quello di migliorare la qualità della vita attraverso
il recupero del miglior livello fisico, cognitivo, psicologico,
funzionale e delle relazioni sociali nell’ambito dei bisogni e
delle aspirazioni dell’individuo e della sua famiglia ma esso può
essere avvicinato soltanto con un approccio multidisciplinare
che non focalizzi in maniera statica i soli fattori organici, ma
ne segua l’evoluzione e tenga anche in considerazione le loro
interazioni con i fattori ambientali e di contesto. Considerazioni
di tenore analogo sulla presa in carico possono essere estese
al tema della non autosufficienza - e in special modo della
non autosufficienza dovuta alle patologie/condizioni/stati
connaturati all’invecchiamento della popolazione – con
l’ulteriore aggiunta che, in taluni casi, il sopraggiungere di tale
condizione può essere procrastinato nel tempo per il tramite di
adeguate attività di prevenzione.
• Il decalogo dei diritti degli
anziani
Le linee guida a cura di FederAnziani su
prevenzione, liste d’attesa, farmaci, non
autosufficienza
D
iritto alla prevenzione e alla vaccinazione. Diritto a
visite e diagnosi in tempi ragionevoli. Diritto a ricevere
tempestivamente le cure oncologiche. Diritto ad ambienti
sanitari sicuri. Diritto a ricevere i farmaci essenziali dal SSN.
Diritto di accesso ai farmaci biosimilari, equivalenti, alle cure
personalizzate, ai medical device. Diritto ad una vita dignitosa
per le persone non autosufficienti. Sono questi i punti essenziali
delle linee guida approvate dai circa 1.000 delegati FederAnziani
provenienti da Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo che ha
partecipato alla convention interregionale di Terni, nell’ambito
delle celebrazioni per l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo
e della solidarietà tra le generazioni.
“Diritto alla salute – si legge nel documento approvato –
significa anzitutto diritto alla prevenzione, ovvero a ricevere
informazioni adeguate e ad essere destinatari di
iniziative capaci di motivare le persone a
migliorare la loro alimentazione, a praticare
l’esercizio fisico e ad adottare stili di vita
che migliorino la qualità della salute”.
Le Linee guida affrontano tra l’altro
la questione de i rischi dell’influenza
per la terza età, sottolineando
l’importanza della vaccinazione
e chiedendo l’abbassamento
dell’età vaccinabile; si ribadisce,
inoltre, il diritto a ricevere visite
e diagnosi in tempi ragionevoli,
in particolare quando si tratti di
patologie oncologiche. Il documento
di FederAnziani si sofferma poi
sull’importanza della vaccinazione degli
operatori sanitari, espressamente prevista dal
Piano Nazionale per la prevenzione vaccinale 20122014 ma non sempre praticata, non solo per la protezione del
singolo operatore, ma soprattutto a garanzia dei pazienti, “ai
quali l’operatore potrebbe trasmettere l’infezione, determinando
gravi danni e persino casi mortali”. Le infezioni ospedaliere,
ricorda il documento citando dati del centro studi SIC Sanità
in cifre di FederAnziani, nel triennio 2008-2010 sono state
2.269.045, per un totale di 22.691 decessi, più di quanti ne
siano stati causati dagli incidenti stradali. Uno dei punti del
Decalogo è dedicato alla medicina personalizzata, poiché “grazie
alla diagnostica molecolare e al sequenziamento del genoma
umano, si può migliorare la vita del malato e si possono ridurre i
costi della spesa farmacologica”. Per quanto riguarda i dispositivi
medici, si afferma che “i pazienti hanno diritto di accedere ai
medical device più efficaci, sicuri, e rispondenti alle proprie
esigenze, compatibilmente con la sostenibilità per il SSN”. E c’è
poi il nodo da sciogliere degli anziani discriminati nell’accesso
alle cure. “Sono circa 8,4 milioni gli anziani, su un totale di 12
milioni, che sono affetti da almeno una patologia cronica, e
la metà di loro non riesce ad avere cure adeguate alla propria
condizione clinica. Le malattie cardio-cerebrovascolari, che
riguardano oltre il 60% dei pazienti over 65, nel 76% dei casi
non vengono trattate adeguatamente. Il 12% dei pazienti al di
sotto dei 70 anni e il 30% degli over 85 non riceve prescrizioni
mediche per gli antipertensivi”. In chiusura si affronta problema
della non autosufficienza, prima causa di impoverimento delle
famiglie dopo la perdita del lavoro. Ben due milioni di nuclei
familiari in Italia si fanno carico di costi che diventano ogni
giorno più difficili da sostenere. “Per questo – conclude il
documento – chiediamo che sia costituito un nuovo Fondo per
la non autosufficienza a sostegno dei disabili gravi, delle persone
anziane non autosufficienti e delle famiglie che quotidianamente
prestano loro assistenza”.
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>> “Obesity
Day”, la ASL Roma B partecipa alla
Giornata nazionale di sensibilizzazione sul
sovrappeso e salute
D
ietologi, dietisti e nutrizionisti della ASL Roma B sono stati a
disposizione di quanti hanno chiesto informazioni e consigli
gratuiti sulla cura e la prevenzione dell’obesità in occasione
della edizione 2012 dell’ “Obesity Day”, la Giornata nazionale di
sensibilizzazione sul sovrappeso e salute, organizzata per il 10
ottobre.
L’iniziativa si propone ogni anno varie finalità:
• Sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei rischi
dell’obesità e del sovrappeso;
• Spostare l’attenzione sull’obesità da problema estetico a
•
•
•
•
problema di salute;
Dare visibilità ai Servizi di Dietetica e Nutrizione Clinica
ospedalieri e territoriali sia all’interno sia all’esterno delle
strutture di appartenenza;
Creare rapporti stabili tra i vari Servizi di Dietetica e tra i
centri ADI che si occupano di obesità e sovrappeso;
Fare crescere nella popolazione la consapevolezza di poter
disporre attraverso i centri ADI di validi punti di riferimento
tecnico nella cura di obesità e sovrappeso;
Identificare punti critici dell’attuale modalità di approccio e
PER SENTIRSI PIÙ LEGGERI… IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE
5 suggerimenti utili per ridurre stabilmente un eccesso di peso o prevenire la comparsa nei soggetti adulti
Controlla che tutti i cibi confezionati che comperi abbiano una etichetta nutrizionale (è facoltativa per la maggior parte
dei prodotti).
Il dato delle calorie (Kcal) esprime l’energia che quel prodotto può fornire.
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La voce Kjoule (Kj), spesso stampata vicino a quella delle calorie, dà la stessa informazione con una unità di misura
internazionale. In genere è espressa in 100 g di prodotto al netto, cioè di parte mangiabile.
Per fare i conti di quante calorie mangiamo di quel cibo, dobbiamo moltiplicare quel valore per il peso della porzione che
mangiamo.
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Per avere un’idea quantitativa e qualitativa degli ingredienti che ci sono nei prodotti (obbligatoria) ricorda che l’ordine dei
componenti sull’etichetta è decrescente per peso.
Il primo è quello in maggior quantità, il secondo in quantità minore e cosi’ via.
Dai la preferenza di acquisto a quei prodotti che forniscono informazioni utili per la salute, ad esempio la quantità di
zuccheri, proteine, grassi (meglio se viene segnalata anche la quantità di grassi saturi e colesterolo), fibre alimentari e
sodio.
Dai la preferenza di acquisto a quei prodotti che facilitano le scelte anche quantitative del consumatore, ad esempio
fornendo i valori nutrizionali per singole porzioni (es. per ogni merendina) o per singolo componente (ogni biscotto, ogni
fetta di...).
Nel caso del sodio segnalando le equivalenti quantità di sale, informazione utile per chi ha problemi di pressione.
Per gli snack confezionati scegli quelli con il minor apporto energetico (kcal) per porzione e controlla i grassi in particolare
i grassi saturi (quelli più dannosi per la nostra salute). Se tra gli ingredienti figurano: burro, panna, strutto e grassi vegetali
o idrogenati fai molta attenzione.
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La dizione “grassi vegetali” da solo non è soddisfacente se non è segnalata la quantità di grassi saturi; alcuni grassi
vegetali infatti sono più ricchi di grassi saturi di quelli di origine animale.
Se la quantità di grassi di uno snack supera i 9 g per porzione NON consumarne più di uno al giorno e fai attenzione al
consumo degli altri cibi ricchi in grassi nel corso della giornata.
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trattamento di obesità e sovrappeso.
Recenti indagini epidemiologiche
hanno dimostrato che la prevalenza
del sovrappeso e dell’obesità sono in
progressivo e costante aumento e
superano il 40% della popolazione
nei paesi industrializzati. Sovrappeso
e obesità favoriscono la comparsa
di molte malattie come il diabete,
l’ipertensione,
l’arteriosclerosi,
l’insufficienza
respiratoria,
la
calcolosi ed anche alcuni tipi di tumore.
Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato
già dal 1997 l’obesità “malattia sociale”, la cui prevenzione
e cura deve far parte in modo imperativo delle politiche
sanitarie nazionali. E’ inoltre stata dimostrata l’importanza della
distribuzione del tessuto adiposo: l’eccesso di grasso viscerale
(rilevabile da un aumento della circonferenza vita) favorisce
infatti le malattie cardiovascolari.
patologie è rappresentato dalla chirurgia cosiddetta bariatrica
e metabolica (in grado di ridurre il peso corporeo e modificare
il metabolismo). Ogni anno nel nostro Paese settemila persone
si sottopongono a questo tipo di interventi. Ma i potenziali
candidati sono molti di più, circa un milione. “E’ necessario un
cambiamento culturale – afferma Marcello Lucchese, presidente
della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie
metaboliche (Sicob) – vogliamo far capire ai cittadini che siamo di
fronte a operazioni salvavita, non a ritocchi estetici. L’aspettativa
di vita nella popolazione severamente obesa è ridotta di 9 anni
nelle donne e di 12 negli uomini. Purtroppo pochi sanno che il
bisturi può essere un’arma in grado di allungare la vita di queste
persone e di assicurare una cura definitiva nel 60-80% dei casi.
Invece le terapie non chirurgiche hanno una percentuale di
successo durevole nel tempo compresa tra il 2 e il 4 per cento”.
• Chirurgia contro l’obesità:
un’arma di prevenzione
P
iù del 90% dei pazienti obesi che hanno affrontato un
intervento chirurgico per ridurre il proprio peso è guarito dal
diabete e, secondo una ricerca italiana, il 34% dall’ipertensione
arteriosa. Gli obesi italiani sono circa sei milioni e rappresentano il
10 per cento della popolazione. La loro vita è minacciata in 9 casi
su 10 da gravi malattie come disturbi cardiovascolari e respiratori,
cancro e diabete. Uno strumento di prevenzione contro queste
10 REGOLE PER SCENDERE DI PESO
1. Prima regola: fare movimento
Organizzatevi una regolare attività fisica.
Scegliete attività fattibili in qualsiasi momento e che non
richiedano attrezzature particolari: camminare a passo spedito
per 3 volte per settimana per almeno 45 minuti di seguito e/o
salire e scendere un solo piano di scale, di seguito per 15 minuti
un paio di volte al giorno è più semplice che prenotare campi
da tennis o dover trovare una piscina in cui si possa davvero
nuotare.
Non bisogna strafare e sudare copiosamente; la chiave di lettura
di un buon uso dei propri muscoli è costituita, durante l’attività
fisica, da un ritmo cardiaco accettabile e dalla sensazione di
piacere, con respirazione appena più frequente e profonda.
2. Attenzione ai condimenti
Se siete abituati a condire ad occhio usate il cucchiaio come
unità di misura dell’olio. Lo stesso cucchiaio servirà per misurare
sughi o intingoli particolarmente ricchi in grassi: non più di
uno per pasto. Misurare i grassi solidi con un sistema di misura
a volume: un cubetto di burro grande quanto una zolletta di
zucchero per persona può essere utilizzato saltuariamente per
condire (per 4 persone sarà un pezzetto grande quanto una
scatola di fiammiferi) quando non si esageri con dolciumi,salumi
o formaggi grassi.
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Fate attenzione al consumo di cibi la cui preparazione è
sconosciuta (ad esempio in mensa, al ristorante, al bar); in
questi casi scegliete piatti semplici e riducete le porzioni.
Comunque non fate la scarpetta con i sughi che avanzano sul
fondo dei piatti: anche a casa! Utilizzate tecniche di cottura
semplici, con pochi grassi (non più di un cucchiaino a persona)
insaporendo con erbe o aromi : imparate ricette di cucina
semplice e gustosa.
Ricordate che a parità di quantità e qualità i grassi cotti sono
sempre meno sani di quelli utilizzati a crudo.
3. Com’è distribuito il cibo che mangio nella giornata?
Arrivo con troppa fame ai pasti, soprattutto a cena? Meglio
frazionare in piccoli pasti (4 o 5) e fare la prima colazione.
Concentrare la maggior parte del cibo a cena non è vantaggioso:
poi si vede la tv o si va a riposare: è più facile incamerare
l’eccesso calorico relativo e ingrassare.
Se ci sono particolari orari in cui abbiamo una grande sensazione
di vuoto allo stomaco, valutare come il nostro organismo è stato
“rifornito” nelle 3-5 ore precedenti e ridistribuire la quantità
di cibo senza aggiungerla al totale della giornata, “partendo”
sempre da una colazione adeguata.
4. Masticare con calma e mettere in bocca pezzi piccoli
di alimenti
Digerirete meglio, e soprattutto, resterete sazi più a lungo.
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La “dimensione” del vostro boccone non dovrebbe superare il
volume del vostro pollice..
5. Non eliminate i classici cibi ritenuti “ingrassanti”
È utile quindi limitarsi a un bicchiere di vino o a una birra nelle
occasioni particolari. Meglio bere acqua, anche gasata, a piccoli
sorsi,nella quantità di almeno un litro al giorno.
Ricordate che pane, pasta, patate sono gli alimenti che
maggiormente contribuiscono ad una adeguata sensazione di
sazietà e ,se in porzioni ragionevoli e conditi semplicemente,sono
sani e non eccessivamente calorici. Quindi sì alla pasta ma
occhio alla quantità di sugo o di condimento aggiunto (usate il
sistema dei cucchiai salvo che siano a base di sola componente
vegetale), ed eventualmente riducetene un poco la porzione.
8. Il pesce
6. Verdura a volontà ma attenzione alla frutta
Il primo passo può essere quello di “rientrare” negli ultimi
jeans che avete appena abbandonato e poi proseguite per passi
graduali.
Non usate in modo maniacale la bilancia: è più pratico
controllare la taglia dei vestiti e/o i buchi della cintura.
È utile per la salute un dimagramento lento (circa 500 gr\
settimana),ottenuto con una riduzione dell’introito alimentare
non eccessivamente rigido, ma prolungate
Consumate almeno 3 buone porzioni di verdura al giorno: sono
utili perché contribuiscono a migliorare anche la sensazione di
sazietà.
Bene anche al consumo di frutta ma attenzione: mangiare
troppa frutta per compensare una mancanza di sazietà (magari
perché si “saltano” i cibi del punto 5) può non essere una scelta
vantaggiosa. In genere si dovrebbero assumere non meno di 2
ma non più di 3-4 frutti al giorno. I frutti vanno sempre ben
masticati.
Se si tratta di frutta ben lavata consumarla con la buccia
aumenta l’introito della fibra alimentare e ti aiuta ad evacuare
meglio.
7. L’alcool
L’alcool riduce l’eliminazione dei grassi che il nostro organismo
mette in riserva.
Proponetevi di assumere pesce di mare almeno una o due volte
per settimana, imparando ricette semplici e gradevoli. Se il
sapore del pesce fresco non ti piacce, anche il pesce surgelato
può essere una possibilità. Utilizzate sale iodato o iodurato per
la cottura.
9. Proponetevi obiettivi raggiungibili
10. Mantenete il dimagramento
Evitate le oscillazioni del peso (sindrome dello yoyo); è
importante il calo ponderale ma soprattutto il mantenimento
nel tempo del risultato ottenuto: è
meglio un lieve soprappeso costante a fluttuazioni ponderali,
anche se queste raggiungono un peso normale.
Una perdita di peso del 10% rispetto al peso iniziale garantisce
un sicuro vantaggio per la vs. salute, se viene mantenuto.
5
>>
Come poter mangiare pesce crudo e
marinato riducendo i pericoli
S
oprattutto durante i mesi più caldi è difficile, per i
buongustai amanti del pesce, rinunciare a degustare un
“antipastino” di mare in cui fanno bella mostra sfiziose alici
marinate o altri “crudi”(sushi) che, oltre tutto, per il loro
contenuto in nutrienti, sono così importanti per il nostro
benessere e che, per il loro costo relativamente abbordabile,
lo sono anche per le nostre tasche. Purtroppo tutti i pesci
possono però accogliere tra i loro muscoli le larve di
nematodi (piccoli vermi tondi e translucidi), appartenenti
ai generi Anisakis e
Pseudoterranova (famiglia
Anisakidae), parassiti di
mammiferi marini. Alcune
specie possono essere
considerate più a rischio,
come alici, sarde, sgombri
e tutto il pesce azzurro in
generale, ma lo sono anche,
per esempio il merluzzo, il
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nasello, il pesce spada, così come i cefalopodi (calamari,
seppie)
L’uomo è comunque un ospite accidentale e le larve
raramente giungono a maturità.
Poiché la cottura uccide qualunque forma del parassita,
l’uomo può infestarsi soltanto ingerendo pesci o cefalopodi
crudi, poco cotti o sottoposti a trattamenti blandi
(salagione leggera, affumicatura a freddo, marinatura), nei
quali siano presenti le larve rimaste vitali, con conseguenti
dolorose patologie e forme allergiche.
L’anisakidosi umana si può manifestare in due forme
(invasiva o non invasiva) legate alle caratteristiche
anatomopatologiche delle lesioni, a loro volta distinte
in base alla localizzazione, che, nella maggior parte dei
casi, sono gastrointestinali ma anche esofagee, spleniche,
mesenteriche ed omentali.
Nella forma invasiva le larve penetrano nella mucosa
gastrointestinale mentre in quella non invasiva questo non
si verifica e la diagnosi avviene repertando le larve espulse
(tosse, vomito, feci).
Da alcuni decenni si registra in diversi paesi europei un
aumento della prevalenza di anisakidosi umana e questo
certamente è legato al sinergismo di diversi fattori tra i
quali il miglioramento delle conoscenze sulla malattia e
delle tecniche diagnostiche ma anche l’incremento del
consumo di prodotti della pesca marinati, poco cotti o
crudi che possono aumentare sensibilmente l’esposizione
al parassita.
Il primo caso descritto in Italia risale al 1996 e sino al 2011
sono stati diagnosticati ulteriori 54 casi.
Il rischio sanitario legato alla presenza di larve di Anisakis,
ma anche di altri parassiti zoonosici, nei prodotti della
pesca è oggetto di divere normative, sia nazionali che
comunitarie, che prevedono l’adozione di appropriate
misure di profilassi quali la raccomandazione di pronta
eviscerazione subito dopo la loro pesca, accompagnata
da un corretto smaltimento dei visceri, al fine di evitare il
diffondersi del parassita nelle aree di pesca, nei litorali o
nelle zone portuali.
Gli operatori del settore ittico devono assicurare che i pro-
dotti della pesca siano sottoposti ad un controllo visivo
prima della loro immissione sul mercato, in modo
da contenere al massimo la
possibilità che vengano commercializzati pesci infestati .
Ma le normative, per quanto
puntualmente applicate, non possono escludere in assoluto il rischio che
pesci parassitati giungano fino alle nostre tavole. Pertanto,
al fine di garantire il massimo livello di sicurezza alimentare, è obbligatorio il congelamento a -20 °C per almeno 24
ore di tutti i prodotti della pesca da consumare crudi, poco
cotti o da sottoporre a marinatura, salagione o affumicatura a freddo.
Dopo alcune segnalazioni giunte da consumatori al
Servizio Veterinario dell’Azienda USL Roma B l’UOS
“Controllo distribuzione prodotti di origine animale” sta
implementando un progetto finalizzato ad incrementare
l’attenzione degli operatori di vendita al dettaglio e dei
consumatori sul rischio legato al consumo di
prodotti ittici crudi al fine di assicurare il massimo
livello possibile di prevenzione nei confronti di tale
infestione.
COME MARINARE LE ALICI IN SICUREZZA
1) Acquistare le alici freschissime dal proprio rivenditore di fiducia;
2) Trasportare a casa il pesce nel più breve tempo possibile, possibilmente utilizzando una borsa termica magari con una bottiglietta di
acqua ghiacciata o un apposito mattoncino gelato all’interno (ma il consiglio vale, soprattutto nei mesi caldi, per tutti gli alimenti
deperibili come carne, formaggi freschi, ecc.);
3) Eviscerare prontamente le alici, eliminare la testa e la lisca aprendole a libretto; è questo il momento in cui più facilmente si
possono ritrovare le larve a forma di piccolissimi spaghetti translucidi spesso mobili tra i visceri o nei muscoli;
4) Spremere il limone in una ciotola e immergervi una per volta le alici così preparate;
5) Sgocciolarle a porle aperte in un contenitore o su un vassoio in un unico strato (o, al massimo, su due strati sovrapposti e divisi
da un foglio di carta da forno ) per facilitare la penetrazione del freddo nei muscoli;
6) Coprire con coperchio o pellicola per alimenti e porlo nel congelatore, a contatto con la superficie
congelante per un periodo che tenga conto del rapporto tempo /temperatura secondo il seguente schema:
-35°C = 15 ore
-20°C = 24-48 ore
-10°C = oltre7 giorni
Limitare al massimo l’apertura dello sportello!
7) Scongelare il prodotto trasferendo il vassoio dal congelatore al frigo (NO lo scongelamento a temperatura ambiente!);
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6
>>
Il suicidio può essere prevenuto
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l 10 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per
la Prevenzione del Suicidio. Il motto di quest’anno è stato “la
prevenzione del suicidio nel mondo: rafforzare i fattori protettivi
ed infondere speranza”.
L’obiettivo più importante di questa iniziativa, organizzata dalla
Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio
(IASP) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS), in Italia coordinato dal Servizio per la Prevenzione
del Suicidio dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, è di
aumentare la consapevolezza nella comunità scientifica e nella
popolazione generale che il suicidio può essere prevenuto.
Le campagne di prevenzione svolte in questo decennio si sono
spesso concentrate sul ruolo giocato dai diversi fattori che
possono condurre a comportamenti suicidari, proponendo
strategie di prevenzione volte a ridurre i fattori di rischio per il
suicidio ma anche potenziando i fattori protettivi, con l’obiettivo
di prevenire la vulnerabilità al suicidio e rafforzare le risorse delle
persone a rischio.
Il suicidio è attualmente un grave problema di salute pubblica
nella maggior parte delle nazioni ed è una delle prime cause di
morte nel mondo, in particolare rientra tra le prime tre cause di
morte nella fascia di
età tra i 15 e i 34 anni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS,1999) considera
il suicidio come un problema complesso determinato da una
molteplice interazione di fattori, tra i quali quelli biologici,
genetici, psicologici, sociali,
culturali e ambientali. L’OMS stima che ogni anno nel mondo
siano circa un milione gli individui che commettono suicidio e
stando a questi dati, da un’analisi dei tassi di morte per suicidio
nel corso degli anni, nel 2020 le vittime potrebbero salire fino
a un milione e mezzo. In particolare, nel 2000 circa un milione
di individui ha perso la vita per suicidio, mentre un numero
variabile di soggetti da 10 a 20 volte maggiore ha messo in atto
un tentativo di suicidio. Ciò rappresenta, in media, una morte per
suicidio ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3 secondi.
Questo ci porta a concludere che muoiono più persone a causa
del suicidio che per i conflitti armati di tutto il mondo.
Sempre secondo i dati dell’OMS, il suicidio riguarda maggiormente
i paesi europei, soprattutto i nuovi stati indipendenti dell’Europa
dell’Est. I governi di tutte le nazioni del mondo sono impegnati
nella lotta contro il suicidio promuovendo la consapevolezza,
migliorando gli interventi e le tecniche di prevenzione.
È dunque un fenomeno che non può essere ignorato e vi è la
necessità di infrangere quel silenzio e quel
deleterio sviamento dal tema attuato quotidianamente.
È difficile spiegare perché alcuni individui decidano di suicidarsi
mentre altri, in situazioni simili o persino
peggiori, non lo attuino. Sappiamo però che la maggior parte dei
suicidi può essere prevenuta.
La formazione di operatori della salute in generale e mentale in
particolare, rappresenta un obiettivo importante per identificare,
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valutare e gestire la persona con intento suicida nella comunità.
È necessario che ognuno di noi condivida una parte di
responsabilità nella prevenzione del suicidio attraverso
un’informazione corretta che dia a tutti strumenti pratici per
riconoscere, gestire o indirizzare all’esperto un individuo con
crisi suicidaria.
Abbiamo riassunto di seguito alcune caratteristiche dello
stato mentale della persona suicida e alcuni segnali di allarme
che dovrebbero essere riconosciuti dagli operatori della salute
mentale, e non solo, per
identificare i soggetti a rischio.
1. Ambivalenza: la maggior parte delle persone ha sentimenti
contraddittori circa l’idea di suicidarsi. Il
desiderio di vivere e quello di morire si alternano nell’individuo
suicida. C’è sempre il bisogno di risolvere il dolore psicologico,
sotto il quale si nasconde il desiderio di vivere. Molte
persone suicide in realtà non vogliono morire, ma
sono afflitte da un tormento psichico che, se
risolto, fa allontanare i pensieri e i propositi
suicidari.
2. Impulsività: il suicidio è un atto impulsivo.
Come ogni altro impulso, quello di
commettere il suicidio è transitorio e dura
da minuti ad ore. È generalmente innescato
da eventi negativi nella vita di tutti i giorni.
La risoluzione di queste crisi apre la strada
alla possibilità di poter risolvere alla base
l’impulso suicida.
3. Rigidità: quando gli individui sono suicidi, il
loro pensiero, i loro sentimenti e le loro azioni
sono ristretti. Pensano costantemente al suicidio
e non sono in grado di considerare altre soluzioni al
problema. Hanno pensieri drastici, comunicano il loro
intento, spesso inviano segnali e affermano di “voler
morire”, “sentirsi inutili” o cose simili. Tutte richieste di aiuto
queste che non devono essere ignorate.
• Il suicidio tra i giovani, nuove
strategie di prevenzione: Il Teen Screen Program
L’ incidenza dei suicidi nella popolazione generale secondo vari
studi è di circa 12-20 casi per 100.000, quella dei tentati suicidi
di 215 casi per 100.000, con alcune variazioni a seconda delle
popolazioni. Il rapporto tra suicidi e tentati suicidi è di 1 a 10. Il
suicidio tra gli adolescenti rappresentano il 6% di tutti i suicidi.
In questa fascia di età esso rappresenta la 3a causa di morte
registrata in diversi paesi. Alcuni studi indicano che negli ultimi
20 anni l’incidenza del suicidio tra gli adolescenti sia nettamente
cresciuta. I casi di tentati suicidi vanno da circa 5 per
100.000 tra i 12-14 anni e 6 tra 20 e 24 anni, 15 oltre i
65 anni. Studi longitudinali hanno documentato che il
10% degli adolescenti che hanno tentato il suicidio lo
ritenterà entro i 3 mesi successivi. Il 90% dei giovani
L’Help-line attiva dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore
che muoiono per suicidio soffrono di un disturbo
16:30 al numero 06/33.77.77.40 è una iniziativa promossa
mentale diagnosticabile al momento della loro morte,
dall’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea che intende rivolgersi
e circa il 63% presentava dei sintomi almeno un anno
ai cittadini con un progetto di grande impatto nell’ambito
prima della loro morte. Gli ultimi episodi di cronaca nel
della salute pubblica. Nel nostro paese vi sono solo pochissimi
nostro paese dimostrano come questo fenomeno stia
servizi simili e costituiscono il fiore all’occhiello per le strutture
diventando sempre più rilevante. Attualmente in Italia
che li ospitano. Il servizio non ha la pretesa di sostituirsi a
esistono ancora pochi studi che mettano in evidenza
un intervento medico e psicologico, si rivolge a giovani in
l’esistenza di questo problema nella popolazione
adolescenziale. Ancora meno sono i programmi di
condizioni di disagio, soggetti a rischio di suicidio, adulti con
prevenzione per arginare questo problema. Il Teen Screen
forte vulnerabilità e stress emotivo; offre inoltre supporto a
Program è un programma di prevenzione del disagio
quanti si trovano in una condizione di disagio e di fragilità
e del suicidio in adolescenza usato negli Stati Uniti e
psichica, come i survivor , ovvero coloro che
sviluppato nel Dipartimento di Psichiatria dell’Infanzia e
hanno perso un caro per suicidio.
dell’Adolescenza, presso l’Istituto Psichiatrico
della Columbia University di New York.
In Italia, questo programma
è in fase di validazione
Screen Program è diventato un servizio di
presso il Servizio per la
Sanità Pubblica, previsto in tutte le scuole
Prevenzione del Suicidio,
degli
USA. Lo screening può aver luogo nelle
dell’Azienda Ospedaliera
scuole,
nelle cliniche private, studi medici,
Sant’Andrea di Roma e
chiese,
gruppi
giovanili, rifugi, carceri minorili e
il Dipartimento di Sanità
in
tutte
le
organizzazioni
giovanili. In Italia questo
Pubblica e Biologia Cellulare,
progetto
verrà
condotto
su
scala
nazionale al fine di
Università degli studi di Roma
compiere
uno
screening
di
massa,
per
individuare
all’interno delle
Tor Vergata, sotto il patrocinio
scuole
medie
inferiori
e
superiori,
soggetti
a
rischio
di suicidio e
del Dipartimento della Gioventù.
valutare
la
possibile
presenza
di
rischio
psicopatologico
relativo
Il TeenScreenProgram è un
ad
esperienze
traumatiche
precoci.
programma nazionale di salute
mentale per la prevenzione del L’intento è quello di delineare le aree funzionali durante il
disagio e del suicidio, rivolto ai giovani periodo adolescenziale con il fine di capire quali
dagli 11 ai 22 anni di età con l’intento di potrebbero essere i fenomeni influenzati dalla pressione del
dare la possibilità a tutti i giovani di essere processo di sviluppo tipico in adolescenza e quali invece dovuti a
valutati da operatori esperti della salute fattori traumatici esterni.
mentale al fine di intervenire precocemente sui Verrà, inoltre, creato un database nazionale per verificare
fattori di rischio in adolescenza che potrebbero cronicizzarsi l’incidenza nella popolazione adolescenziale italiana del fenomeno
al fine di pianificare interventi mirati di sensibilizzazione e di
in età adulta.
Le informazioni raccolte attraverso questo programma hanno prevenzione futuri.
contribuito ad infrangere il mito che il suicidio è un evento
casuale e imprevedibile durante l’adolescenza. Questi dati ci
dicono che abbiamo tutto il tempo necessario per intervenire
sui giovani a rischio, inviandoli ai servizi di salute mentale che
possono salvare loro la vita. Il TeenScreen è stato sviluppato in
seguito alla raccolta accurate di queste informazioni ed è stato
testato su circa 2.000 studenti liceali di New York. La ricerca
ha rivelato che il programma ha ottime capacità di identificare
giovani a rischio. È inoltre emerso che la maggior parte dei giovani
identificati attraverso lo screening non erano a conoscenza dei
loro problemi. Dopo la sua validazione il TeenScreen Programm,
è stato proposto nelle scuole come un servizio pubblico gratuito.
Tra il 1991 e il 1999, sono stati condotti 24 progetti di screening
in tutti gli Stati Uniti e migliaia di studenti sono stati sottoposti
a screening. Dopo questi anni ufficialmente nel 2001, il Teen
A Roma uno dei primi servizi di help-line
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>> Acqua,
attenzione agli sprechi
O
gni italiano consuma in media per le sue sole necessità
domestiche 213 litri quotidiani, l ‘equivalente di due vasche
da bagno. Le attività di casa svolte senza pensarci fanno scorrere
una quantità impressionante di acqua: 40-50 litri in cucina per
cucinare e lavare le stoviglie; dagli 8 ai 30 litri ogni volta che
azioniamo lo sciacquone; 100 litri per un bagno nella vasca; 50
litri per la lavastoviglie; 170 litri per la lavatrice, ciclo completo a
90 °C. Solo 2 litri sono utilizzati per bere.
Risparmiare acqua è un imperativo ecologico valido per tutti:
perché l ‘iper-sfruttamento delle risorse idriche è già in atto
anche in regioni apparentemente ricche di acqua. Pompaggi e
canalizzazioni richiedono energia (spesso da combustibili fossili
e fonti non rinnovabili), mentre la depurazione necessaria per
rendere l’acqua idonea
al consumo domestico
impone svariati processi
fisici e chimici, che alla fine
risultano inquinanti. Inoltre,
una volta giunta nelle nostre case,
l ‘acqua è in gran parte usata calda,
con gran consumo di combustibili fossili.
L’Enea ha calcolato che per un anno di docce ciascuno di noi
è responsabile della combustione di 320 litri di petrolio. Per i
7300 litri necessari ad alimentare la lavastoviglie per un anno,
occorrono 250 litri e così via.
ACCORGIMENTI QUOTIDIANI
I consumi domestici di acqua si possono ridurre anche del 50% senza limitare il benessere. Ci sono comportamenti
che, una volta interiorizzati, soprattutto in età infantile, diventano automatici e non richiedono più alcuno sforzo.
• Non aprire l ‘acqua al massimo e non lasciarla scorrere è il principio base.
• Chiudere il rubinetto mentre ci si strofina i denti: basta un bicchiere d ‘acqua per sciacquarli anziché i 15 che scorrono.
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• Per radersi, riempire una bacinella e ne basteranno pochi litri.
• Lavare i piatti mettendoli in un catino, evitando il getto continuo del rubinetto. Chiudere l’acqua ogni volta che si interrompe il risciacquo
per riporre la stoviglia.
• Far la doccia anziché il bagno significa usare 50 litri anziché 100. La doccia deve durare il tempo necessario per lavarsi, e il getto non
serve mentre ci si insapona.
• Far funzionare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di acqua è lo stesso che a carico semivuoto. Una famiglia di tre
persone risparmierà almeno 8000 litri l ‘anno. Un ciclo di lavaggio a 30 °C richiede grosso modo 80 litri di acqua, mentre a 90°C la
richiesta è praticamente doppia.
• Riciclare l’acqua della bollitura della pasta per lavare i piatti: essendo ricca di amidi, oltre a far risparmiare l ‘acqua, sgrasserà le stoviglie,
facendo risparmiare anche il detersivo.
• Lavare le verdure lasciandole a mollo per un pò nell ‘acqua anziché farla scorrere a lungo, poi sciacquarle velocemente sotto un getto. Per
una famiglia di tre persone si risparmieranno almeno 4500 litri l’anno.
• Non sprecare l’acqua potabile per il lavaggio dell’automobile: arriverà la pioggia!
• Chiedere al Comune di dotare di rubinetti antispreco tutte le fontanelle di acqua potabile.
ACCORGIMENTI TECNICI
• Pochi interventi meccanici innescheranno un automatico risparmio idrico in case e luoghi di lavoro.
• Applicare ai rubinetti un “aeratore a basso flusso”, un dispositivo che miscela l’aria al flusso dell’acqua. Il flusso medio di acqua che esce
dal rubinetto si può ridurre fino al 50%.
• Controllare l’impianto idrico. Verificare che a rubinetti chiusi il contatore non giri, far riparare gli eventuali rubinetti che gocciolano.
• Ridurre la portata dello sciacquone, che consuma almeno il 30% dell’acqua domestica: inserire nello scarico un solido (ad esempio una
bottiglia di plastica piena d ‘acqua) che ne ridurrà la capienza.
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>> “Sapete
come mi trattano?”:
concorso contro la discriminazione delle disabilità
C
’è tempo fino al 16 novembre per
partecipare al concorso, nato nel
2010 su idea di FISH (Federazione Italiana
Superamento Handicap) per raccontare
“storie di ordinaria discriminazione”.
Fotografie,
vignette,
cortometraggi,
sceneggiature: sono queste le quattro
categorie in cui si può concorrere per
la produzione di un contenuto contro
la discriminazione di chi è in situazione
di disabilità. Un’occasione per misurare
la propria creatività e al contempo
smascherare quelle situazioni di disagio che
spesso restano nell’ombra.
Il messaggio rappresentato nelle opere deve essere dunque
quello della discriminazione delle persone con disabilità, tenendo
presente che ci si rapporta con menomazioni di qualsiasi natura:
fisica, intellettiva, sensoriale (vista e udito).
E anche il tema può essere analizzato nelle sue più varie
sfaccettature dal pregiudizio, ai luoghi comuni, fino alla
violenza, la segregazione, l’esclusione sociale, l’assenza di pari
opportunità.
Per farsi un’idea, basta guardare sul sito web del concorso le opere
premiate nella passata edizione, immagini e rappresentazioni di
mondi assai diversi (persone con patologie mentali, nanismo,
difficoltà motorie, affettive, sessuali…), eppure feriti nella stessa
misura dal superficialismo diffuso di chi si sente immune e
distante dalle difficoltà del vivere quotidiano di un disabile.
A selezionare i cinque finalisti per ogni categoria sarà un
>> Notizie
Comitato dei valutatori composto da
professionisti ed esperti per ciascuna
delle sezioni in concorso e da leader della
rete di associazioni aderenti a FISH, che
attribuiranno un punteggio per ogni opera
in base all’originalità, all’efficacia e alla
capacità di cogliere e trasmettere i principi
proposti dal bando.
Il regolamento del concorso prevede che il
Comitato d’onore, composto da esponenti
di spicco del mondo della cultura e del
movimento per i diritti delle persone con
disabilità, avrà il compito di selezionare
i vincitori tra i cinque finalisti di ogni
categoria individuati dal Comitato dei valutatori.
Al primo classificato di ogni categoria verrà riconosciuto un
premio di 2.000 euro; al secondo classificato un premio di
1.250 euro. La Cerimonia di premiazione è prevista a Roma il 3
dicembre 2012.
Per partecipare non è richiesta nessuna quota di iscrizione.
Il concorso conta sul patrocinio dell’Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni (UNAR), del Dipartimento della Gioventù
e della Provincia di Roma. È stato richiesto il patrocinio del
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del
Dipartimento per le Pari Opportunità.
Maggiori informazioni sul sito
http://www.sapetecomemitrattano.it
in breve...
Nuovo orario Archivio clinico dell’Ospedale Sandro Pertini
Dal 1° ottobre 2012 lo Sportello dell’Archivio clinico dell’Ospedale Sandro Pertini seguirà il seguente orario:
• Lunedì, Mercoledì, Venerdì ore 8,30-13,00
• Martedì ed il Giovedì ore 8,30-13,00 e ore 14,30-16,30.
Apertura pomeridiana dell’Unità Dialisi di Via Antistio 15
La domanda di trattamento emodialitico mostra un trend in costante aumento, ascrivibile sia a fattori ambientali, consistenza della
popolazione presente nella ASL Roma B, sia demografici, costante crescita dell’età media e delle patologie croniche e degenerative ad essa
legate.
La ASL Roma B ha previsto l’incremento degli orari per i trattamenti dialitici, a partire dal giorno 2 ottobre 2012, attraverso l’apertura
dell’Unità dialitica decentrata presso l’Ambulatorio di Via Antistio, 15 anche in orario pomeridiano.
La struttura afferente al Centro di Riferimento Regionale di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Sandro Pertini eseguirà i trattamenti, oltre ai
due turni mattutini previsti, anche nel pomeriggio di martedì, giovedì e sabato.
Nuova Sede
Dal 1° ottobre 2012, il Centro di Assistenza Domiciliare (CAD) del 4° Distretto Sanitario - X Municipio è trasferito da Viale Bruno Rizzieri
nella nuova sede di Via Cartagine, 85
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10
Numeri utili
AZIENDA
Tel. 06/41431
Fax 06/4143.3220
Direttore Generale:
Dr. Vittorio Bonavita
Tel. 06/41434925
Salute Mentale
V.le B. Bardanzellu, 8
Tel. 06/41434990
Direttore Amministrativo:
Dott.ssa Sabrina Cenciarelli
OSPEDALI
Ospedale Sandro Pertini
Via Monti Tiburtini, 385
Centralino:
Tel. 06/41431
Direzione Sanitaria:
Tel. 06/41433517
Sito Internet:
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Poliambulatori:
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Direttore Sanitario:
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Ufficio Relazioni con il Pubblico
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Fax 06/41433014
I DIPARTIMENTI
Prevenzione
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Policlinico Casilino
Via Casilina, 1049
Centralino:
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Direzione Sanitaria:
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Ufficio Relazioni con il Pubblico
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Poliambulatori:
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I DISTRETTI SANITARI
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Coordinamento editoriale:
Antonia Liguori
Redazione:
Dott. Egidio Sesti
Dott.ssa Cristina Sopranzi
Progettazione, realizzazione e composizione:
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e impaginazione:
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Finito di stampare
Ottobre 2012
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Settembre-Ottobre