B Roma news Periodico di comunicazione sanitaria divulgativa della ASL RMB a cura del Progetto Archimede settembre/ottobre 2012 Quanto incide l’invecchiamento della popolazione sui bisogni sanitari? >> Invecchiamento attivo, una sfida e un’opportunità per il Sistema sanitario nazionale O 1 ggi più che mai, l’allungamento della vita media rappresenta “un trionfo e una sfida” per la nostra società. Esso è insieme parte e conseguenza di un più ampio processo di sviluppo e di trasformazione legato a conquiste ottenute in campo medico, sociale, economico, politico e culturale. Diversi studi epidemiologici e sociologici effettuati anche nel nostro Paese, mostrano come la maggior parte della popolazione con 65 anni e più è in buona salute, configurandosi spesso come una risorsa potenziale per la comunità. D’altra parte, ad un allungamento della vita non sempre corrisponde un effettivo miglioramento della sua qualità: con l’aumento dell’età cresce il problema della mancata autosufficienza aggravata dalla presenza di pluripatologie. E’ in questo contesto che, già dieci anni fa, l’OMS ha prodotto un documento di indirizzo a sostegno delle politiche di “active ageing”, definito come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità di vita nell’invecchiamento delle persone”. Active ageing si può tradurre con “invecchiamento attivo”: la parola “active” si riferisce alla partecipazione continua agli affari sociali, economici, culturali, spirituali e civici e non solo alla capacità di essere fisicamente attivo o di partecipare alla forza lavoro. Il termine “active ageing” fa quindi riferimento ad un più ampio concetto rispetto quello di “healthy ageing” in quanto riconosce i fattori che, in aggiunta a quelli del sistema salute, influenzano il modo in cui gli individui e la popolazione invecchiano. E’ evidente che tutte le fasi che compongono il corso della vita sono direttamente interessate dalle conseguenze dell’allungamento della speranza di vita (ageing is lifelong). In tale ottica la progettazione e la realizzazione di interventi di promozione della salute deve avvenire favorendo o rafforzando, durante tutto il corso della vita, le condizioni per un invecchiamento attivo. In particolare, occorre partire da una nuova visione dell’invecchiamento tracciando il passaggio storico verso politiche di valorizzazione della persona con 65 o più anni all’interno della società. Non vi è dubbio che una delle sfide che oggi il SSN deve affrontare è quella di rispondere adeguatamente ad una domanda crescente di assistenza che si connota almeno per tre elementi: • la lunga durata www.aslromab.it • la necessità di essere erogata in ambiti molto diversi (domicilio, ambulatorio, residenza intermedia, ospedale) • la necessità di essere supportata da adeguati servizi sociali Promuovere la prevenzione terziaria sta allora a significare promuovere il disegno e la implementazione di percorsi che garantiscano la continuità della presa in carico - migliorando la integrazione all’interno dei servizi sanitari e tra questi e i servizi sociali - di target particolarmente fragili, quali anziani, malati cronici, portatori di polipatologie, disabili. Per promuovere e rafforzare le condizioni per un “invecchiamento attivo” è necessario favorire l’adozione di scelte salutari, sostenendo, allo stesso tempo, l’azione sui determinanti di salute di natura sociale. Mentre, però, molto già si è fatto e si fa in campo di prevenzione universale e di prevenzione selettiva, sembra, invece, ancora mancare una consapevolezza diffusa e condivisa su missione e funzione della prevenzione terziaria, che è destinata ad avere una rilevanza sempre maggiore nel futuro anche prossimo. L’invecchiamento della popolazione, infatti, incide sui bisogni sanitari perché il quadro epidemiologico conseguente vede il prevalere di alcune tipologie di patologie quali quelle cronico-degenerative, cardiovascolari, tumorali (oltre alle malattie legate direttamente all’invecchiamento e alle condizioni socio-economiche) che se non adeguatamente prese in carico possono esitare in stati più o meno gravi di non autosufficienza. In questo quadro, appare evidente dunque il valore del ruolo della prevenzione terziaria che è chiamata ad intervenire all’interno dei processi assistenziali al fine di garantire la continuità ospedale-territorio e la integrazione degli interventi socio-sanitari. In altri termini: ferma restando la fondamentale importanza della prevenzione primaria e secondaria, se la sfida che il sistema fin da ora si trova a dover affrontare è quella nei confronti del corteo di stati/ condizioni/malattie tipiche dell’invecchiamento, la prevenzione terziaria deve essere in grado di progettare dei percorsi di cura che siano in grado di ridurre il peso delle complicanze ed in particolare della non autosufficienza. Ciò comporterebbe sicuramente anche un miglioramento dell’efficacia del sistema ed un considerevole risparmio di spesa. L’evoluzione della struttura demografica della popolazione e le attuali difficoltà delle reti familiari e informali di cura richiedono un significativo potenziamento ed un sostanziale riorientamento degli interventi sul territorio, anche e soprattutto nei centri urbani: esiste, infatti, una consistente quota di popolazione (soprattutto anziana e molto anziana) i cui problemi di salute sono conosciuti in ritardo dai servizi o non sono conosciuti affatto. Al di là delle difficoltà a standardizzare una definizione precisa, per disabilità si può intendere la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente rispetto a ciò che è considerata la norma, e pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane ed è spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale (handicap). A fronte di tale definizione, la riabilitazione è l’apporto specialistico che si occupa del recupero delle abilità perse o non acquisite (a causa di una malattia o circostanze intercorrenti) e consiste in una serie di interventi finalizzati a diminuire la disabilità attraverso il recupero della menomazione, l’ottimizzazione delle abilità residue e il miglioramento della partecipazione. L’obiettivo generale della riabilitazione è, dunque, quello di migliorare la qualità della vita attraverso il recupero del miglior livello fisico, cognitivo, psicologico, funzionale e delle relazioni sociali nell’ambito dei bisogni e delle aspirazioni dell’individuo e della sua famiglia ma esso può essere avvicinato soltanto con un approccio multidisciplinare che non focalizzi in maniera statica i soli fattori organici, ma ne segua l’evoluzione e tenga anche in considerazione le loro interazioni con i fattori ambientali e di contesto. Considerazioni di tenore analogo sulla presa in carico possono essere estese al tema della non autosufficienza - e in special modo della non autosufficienza dovuta alle patologie/condizioni/stati connaturati all’invecchiamento della popolazione – con l’ulteriore aggiunta che, in taluni casi, il sopraggiungere di tale condizione può essere procrastinato nel tempo per il tramite di adeguate attività di prevenzione. • Il decalogo dei diritti degli anziani Le linee guida a cura di FederAnziani su prevenzione, liste d’attesa, farmaci, non autosufficienza D iritto alla prevenzione e alla vaccinazione. Diritto a visite e diagnosi in tempi ragionevoli. Diritto a ricevere tempestivamente le cure oncologiche. Diritto ad ambienti sanitari sicuri. Diritto a ricevere i farmaci essenziali dal SSN. Diritto di accesso ai farmaci biosimilari, equivalenti, alle cure personalizzate, ai medical device. Diritto ad una vita dignitosa per le persone non autosufficienti. Sono questi i punti essenziali delle linee guida approvate dai circa 1.000 delegati FederAnziani provenienti da Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo che ha partecipato alla convention interregionale di Terni, nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. “Diritto alla salute – si legge nel documento approvato – significa anzitutto diritto alla prevenzione, ovvero a ricevere informazioni adeguate e ad essere destinatari di iniziative capaci di motivare le persone a migliorare la loro alimentazione, a praticare l’esercizio fisico e ad adottare stili di vita che migliorino la qualità della salute”. Le Linee guida affrontano tra l’altro la questione de i rischi dell’influenza per la terza età, sottolineando l’importanza della vaccinazione e chiedendo l’abbassamento dell’età vaccinabile; si ribadisce, inoltre, il diritto a ricevere visite e diagnosi in tempi ragionevoli, in particolare quando si tratti di patologie oncologiche. Il documento di FederAnziani si sofferma poi sull’importanza della vaccinazione degli operatori sanitari, espressamente prevista dal Piano Nazionale per la prevenzione vaccinale 20122014 ma non sempre praticata, non solo per la protezione del singolo operatore, ma soprattutto a garanzia dei pazienti, “ai quali l’operatore potrebbe trasmettere l’infezione, determinando gravi danni e persino casi mortali”. Le infezioni ospedaliere, ricorda il documento citando dati del centro studi SIC Sanità in cifre di FederAnziani, nel triennio 2008-2010 sono state 2.269.045, per un totale di 22.691 decessi, più di quanti ne siano stati causati dagli incidenti stradali. Uno dei punti del Decalogo è dedicato alla medicina personalizzata, poiché “grazie alla diagnostica molecolare e al sequenziamento del genoma umano, si può migliorare la vita del malato e si possono ridurre i costi della spesa farmacologica”. Per quanto riguarda i dispositivi medici, si afferma che “i pazienti hanno diritto di accedere ai medical device più efficaci, sicuri, e rispondenti alle proprie esigenze, compatibilmente con la sostenibilità per il SSN”. E c’è poi il nodo da sciogliere degli anziani discriminati nell’accesso alle cure. “Sono circa 8,4 milioni gli anziani, su un totale di 12 milioni, che sono affetti da almeno una patologia cronica, e la metà di loro non riesce ad avere cure adeguate alla propria condizione clinica. Le malattie cardio-cerebrovascolari, che riguardano oltre il 60% dei pazienti over 65, nel 76% dei casi non vengono trattate adeguatamente. Il 12% dei pazienti al di sotto dei 70 anni e il 30% degli over 85 non riceve prescrizioni mediche per gli antipertensivi”. In chiusura si affronta problema della non autosufficienza, prima causa di impoverimento delle famiglie dopo la perdita del lavoro. Ben due milioni di nuclei familiari in Italia si fanno carico di costi che diventano ogni giorno più difficili da sostenere. “Per questo – conclude il documento – chiediamo che sia costituito un nuovo Fondo per la non autosufficienza a sostegno dei disabili gravi, delle persone anziane non autosufficienti e delle famiglie che quotidianamente prestano loro assistenza”. www.aslromab.it 2 >> “Obesity Day”, la ASL Roma B partecipa alla Giornata nazionale di sensibilizzazione sul sovrappeso e salute D ietologi, dietisti e nutrizionisti della ASL Roma B sono stati a disposizione di quanti hanno chiesto informazioni e consigli gratuiti sulla cura e la prevenzione dell’obesità in occasione della edizione 2012 dell’ “Obesity Day”, la Giornata nazionale di sensibilizzazione sul sovrappeso e salute, organizzata per il 10 ottobre. L’iniziativa si propone ogni anno varie finalità: • Sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei rischi dell’obesità e del sovrappeso; • Spostare l’attenzione sull’obesità da problema estetico a • • • • problema di salute; Dare visibilità ai Servizi di Dietetica e Nutrizione Clinica ospedalieri e territoriali sia all’interno sia all’esterno delle strutture di appartenenza; Creare rapporti stabili tra i vari Servizi di Dietetica e tra i centri ADI che si occupano di obesità e sovrappeso; Fare crescere nella popolazione la consapevolezza di poter disporre attraverso i centri ADI di validi punti di riferimento tecnico nella cura di obesità e sovrappeso; Identificare punti critici dell’attuale modalità di approccio e PER SENTIRSI PIÙ LEGGERI… IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE 5 suggerimenti utili per ridurre stabilmente un eccesso di peso o prevenire la comparsa nei soggetti adulti Controlla che tutti i cibi confezionati che comperi abbiano una etichetta nutrizionale (è facoltativa per la maggior parte dei prodotti). Il dato delle calorie (Kcal) esprime l’energia che quel prodotto può fornire. 3 1 La voce Kjoule (Kj), spesso stampata vicino a quella delle calorie, dà la stessa informazione con una unità di misura internazionale. In genere è espressa in 100 g di prodotto al netto, cioè di parte mangiabile. Per fare i conti di quante calorie mangiamo di quel cibo, dobbiamo moltiplicare quel valore per il peso della porzione che mangiamo. 2 3 4 Per avere un’idea quantitativa e qualitativa degli ingredienti che ci sono nei prodotti (obbligatoria) ricorda che l’ordine dei componenti sull’etichetta è decrescente per peso. Il primo è quello in maggior quantità, il secondo in quantità minore e cosi’ via. Dai la preferenza di acquisto a quei prodotti che forniscono informazioni utili per la salute, ad esempio la quantità di zuccheri, proteine, grassi (meglio se viene segnalata anche la quantità di grassi saturi e colesterolo), fibre alimentari e sodio. Dai la preferenza di acquisto a quei prodotti che facilitano le scelte anche quantitative del consumatore, ad esempio fornendo i valori nutrizionali per singole porzioni (es. per ogni merendina) o per singolo componente (ogni biscotto, ogni fetta di...). Nel caso del sodio segnalando le equivalenti quantità di sale, informazione utile per chi ha problemi di pressione. Per gli snack confezionati scegli quelli con il minor apporto energetico (kcal) per porzione e controlla i grassi in particolare i grassi saturi (quelli più dannosi per la nostra salute). Se tra gli ingredienti figurano: burro, panna, strutto e grassi vegetali o idrogenati fai molta attenzione. 5 La dizione “grassi vegetali” da solo non è soddisfacente se non è segnalata la quantità di grassi saturi; alcuni grassi vegetali infatti sono più ricchi di grassi saturi di quelli di origine animale. Se la quantità di grassi di uno snack supera i 9 g per porzione NON consumarne più di uno al giorno e fai attenzione al consumo degli altri cibi ricchi in grassi nel corso della giornata. www.aslromab.it trattamento di obesità e sovrappeso. Recenti indagini epidemiologiche hanno dimostrato che la prevalenza del sovrappeso e dell’obesità sono in progressivo e costante aumento e superano il 40% della popolazione nei paesi industrializzati. Sovrappeso e obesità favoriscono la comparsa di molte malattie come il diabete, l’ipertensione, l’arteriosclerosi, l’insufficienza respiratoria, la calcolosi ed anche alcuni tipi di tumore. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato già dal 1997 l’obesità “malattia sociale”, la cui prevenzione e cura deve far parte in modo imperativo delle politiche sanitarie nazionali. E’ inoltre stata dimostrata l’importanza della distribuzione del tessuto adiposo: l’eccesso di grasso viscerale (rilevabile da un aumento della circonferenza vita) favorisce infatti le malattie cardiovascolari. patologie è rappresentato dalla chirurgia cosiddetta bariatrica e metabolica (in grado di ridurre il peso corporeo e modificare il metabolismo). Ogni anno nel nostro Paese settemila persone si sottopongono a questo tipo di interventi. Ma i potenziali candidati sono molti di più, circa un milione. “E’ necessario un cambiamento culturale – afferma Marcello Lucchese, presidente della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob) – vogliamo far capire ai cittadini che siamo di fronte a operazioni salvavita, non a ritocchi estetici. L’aspettativa di vita nella popolazione severamente obesa è ridotta di 9 anni nelle donne e di 12 negli uomini. Purtroppo pochi sanno che il bisturi può essere un’arma in grado di allungare la vita di queste persone e di assicurare una cura definitiva nel 60-80% dei casi. Invece le terapie non chirurgiche hanno una percentuale di successo durevole nel tempo compresa tra il 2 e il 4 per cento”. • Chirurgia contro l’obesità: un’arma di prevenzione P iù del 90% dei pazienti obesi che hanno affrontato un intervento chirurgico per ridurre il proprio peso è guarito dal diabete e, secondo una ricerca italiana, il 34% dall’ipertensione arteriosa. Gli obesi italiani sono circa sei milioni e rappresentano il 10 per cento della popolazione. La loro vita è minacciata in 9 casi su 10 da gravi malattie come disturbi cardiovascolari e respiratori, cancro e diabete. Uno strumento di prevenzione contro queste 10 REGOLE PER SCENDERE DI PESO 1. Prima regola: fare movimento Organizzatevi una regolare attività fisica. Scegliete attività fattibili in qualsiasi momento e che non richiedano attrezzature particolari: camminare a passo spedito per 3 volte per settimana per almeno 45 minuti di seguito e/o salire e scendere un solo piano di scale, di seguito per 15 minuti un paio di volte al giorno è più semplice che prenotare campi da tennis o dover trovare una piscina in cui si possa davvero nuotare. Non bisogna strafare e sudare copiosamente; la chiave di lettura di un buon uso dei propri muscoli è costituita, durante l’attività fisica, da un ritmo cardiaco accettabile e dalla sensazione di piacere, con respirazione appena più frequente e profonda. 2. Attenzione ai condimenti Se siete abituati a condire ad occhio usate il cucchiaio come unità di misura dell’olio. Lo stesso cucchiaio servirà per misurare sughi o intingoli particolarmente ricchi in grassi: non più di uno per pasto. Misurare i grassi solidi con un sistema di misura a volume: un cubetto di burro grande quanto una zolletta di zucchero per persona può essere utilizzato saltuariamente per condire (per 4 persone sarà un pezzetto grande quanto una scatola di fiammiferi) quando non si esageri con dolciumi,salumi o formaggi grassi. 4 Fate attenzione al consumo di cibi la cui preparazione è sconosciuta (ad esempio in mensa, al ristorante, al bar); in questi casi scegliete piatti semplici e riducete le porzioni. Comunque non fate la scarpetta con i sughi che avanzano sul fondo dei piatti: anche a casa! Utilizzate tecniche di cottura semplici, con pochi grassi (non più di un cucchiaino a persona) insaporendo con erbe o aromi : imparate ricette di cucina semplice e gustosa. Ricordate che a parità di quantità e qualità i grassi cotti sono sempre meno sani di quelli utilizzati a crudo. 3. Com’è distribuito il cibo che mangio nella giornata? Arrivo con troppa fame ai pasti, soprattutto a cena? Meglio frazionare in piccoli pasti (4 o 5) e fare la prima colazione. Concentrare la maggior parte del cibo a cena non è vantaggioso: poi si vede la tv o si va a riposare: è più facile incamerare l’eccesso calorico relativo e ingrassare. Se ci sono particolari orari in cui abbiamo una grande sensazione di vuoto allo stomaco, valutare come il nostro organismo è stato “rifornito” nelle 3-5 ore precedenti e ridistribuire la quantità di cibo senza aggiungerla al totale della giornata, “partendo” sempre da una colazione adeguata. 4. Masticare con calma e mettere in bocca pezzi piccoli di alimenti Digerirete meglio, e soprattutto, resterete sazi più a lungo. www.aslromab.it La “dimensione” del vostro boccone non dovrebbe superare il volume del vostro pollice.. 5. Non eliminate i classici cibi ritenuti “ingrassanti” È utile quindi limitarsi a un bicchiere di vino o a una birra nelle occasioni particolari. Meglio bere acqua, anche gasata, a piccoli sorsi,nella quantità di almeno un litro al giorno. Ricordate che pane, pasta, patate sono gli alimenti che maggiormente contribuiscono ad una adeguata sensazione di sazietà e ,se in porzioni ragionevoli e conditi semplicemente,sono sani e non eccessivamente calorici. Quindi sì alla pasta ma occhio alla quantità di sugo o di condimento aggiunto (usate il sistema dei cucchiai salvo che siano a base di sola componente vegetale), ed eventualmente riducetene un poco la porzione. 8. Il pesce 6. Verdura a volontà ma attenzione alla frutta Il primo passo può essere quello di “rientrare” negli ultimi jeans che avete appena abbandonato e poi proseguite per passi graduali. Non usate in modo maniacale la bilancia: è più pratico controllare la taglia dei vestiti e/o i buchi della cintura. È utile per la salute un dimagramento lento (circa 500 gr\ settimana),ottenuto con una riduzione dell’introito alimentare non eccessivamente rigido, ma prolungate Consumate almeno 3 buone porzioni di verdura al giorno: sono utili perché contribuiscono a migliorare anche la sensazione di sazietà. Bene anche al consumo di frutta ma attenzione: mangiare troppa frutta per compensare una mancanza di sazietà (magari perché si “saltano” i cibi del punto 5) può non essere una scelta vantaggiosa. In genere si dovrebbero assumere non meno di 2 ma non più di 3-4 frutti al giorno. I frutti vanno sempre ben masticati. Se si tratta di frutta ben lavata consumarla con la buccia aumenta l’introito della fibra alimentare e ti aiuta ad evacuare meglio. 7. L’alcool L’alcool riduce l’eliminazione dei grassi che il nostro organismo mette in riserva. Proponetevi di assumere pesce di mare almeno una o due volte per settimana, imparando ricette semplici e gradevoli. Se il sapore del pesce fresco non ti piacce, anche il pesce surgelato può essere una possibilità. Utilizzate sale iodato o iodurato per la cottura. 9. Proponetevi obiettivi raggiungibili 10. Mantenete il dimagramento Evitate le oscillazioni del peso (sindrome dello yoyo); è importante il calo ponderale ma soprattutto il mantenimento nel tempo del risultato ottenuto: è meglio un lieve soprappeso costante a fluttuazioni ponderali, anche se queste raggiungono un peso normale. Una perdita di peso del 10% rispetto al peso iniziale garantisce un sicuro vantaggio per la vs. salute, se viene mantenuto. 5 >> Come poter mangiare pesce crudo e marinato riducendo i pericoli S oprattutto durante i mesi più caldi è difficile, per i buongustai amanti del pesce, rinunciare a degustare un “antipastino” di mare in cui fanno bella mostra sfiziose alici marinate o altri “crudi”(sushi) che, oltre tutto, per il loro contenuto in nutrienti, sono così importanti per il nostro benessere e che, per il loro costo relativamente abbordabile, lo sono anche per le nostre tasche. Purtroppo tutti i pesci possono però accogliere tra i loro muscoli le larve di nematodi (piccoli vermi tondi e translucidi), appartenenti ai generi Anisakis e Pseudoterranova (famiglia Anisakidae), parassiti di mammiferi marini. Alcune specie possono essere considerate più a rischio, come alici, sarde, sgombri e tutto il pesce azzurro in generale, ma lo sono anche, per esempio il merluzzo, il www.aslromab.it nasello, il pesce spada, così come i cefalopodi (calamari, seppie) L’uomo è comunque un ospite accidentale e le larve raramente giungono a maturità. Poiché la cottura uccide qualunque forma del parassita, l’uomo può infestarsi soltanto ingerendo pesci o cefalopodi crudi, poco cotti o sottoposti a trattamenti blandi (salagione leggera, affumicatura a freddo, marinatura), nei quali siano presenti le larve rimaste vitali, con conseguenti dolorose patologie e forme allergiche. L’anisakidosi umana si può manifestare in due forme (invasiva o non invasiva) legate alle caratteristiche anatomopatologiche delle lesioni, a loro volta distinte in base alla localizzazione, che, nella maggior parte dei casi, sono gastrointestinali ma anche esofagee, spleniche, mesenteriche ed omentali. Nella forma invasiva le larve penetrano nella mucosa gastrointestinale mentre in quella non invasiva questo non si verifica e la diagnosi avviene repertando le larve espulse (tosse, vomito, feci). Da alcuni decenni si registra in diversi paesi europei un aumento della prevalenza di anisakidosi umana e questo certamente è legato al sinergismo di diversi fattori tra i quali il miglioramento delle conoscenze sulla malattia e delle tecniche diagnostiche ma anche l’incremento del consumo di prodotti della pesca marinati, poco cotti o crudi che possono aumentare sensibilmente l’esposizione al parassita. Il primo caso descritto in Italia risale al 1996 e sino al 2011 sono stati diagnosticati ulteriori 54 casi. Il rischio sanitario legato alla presenza di larve di Anisakis, ma anche di altri parassiti zoonosici, nei prodotti della pesca è oggetto di divere normative, sia nazionali che comunitarie, che prevedono l’adozione di appropriate misure di profilassi quali la raccomandazione di pronta eviscerazione subito dopo la loro pesca, accompagnata da un corretto smaltimento dei visceri, al fine di evitare il diffondersi del parassita nelle aree di pesca, nei litorali o nelle zone portuali. Gli operatori del settore ittico devono assicurare che i pro- dotti della pesca siano sottoposti ad un controllo visivo prima della loro immissione sul mercato, in modo da contenere al massimo la possibilità che vengano commercializzati pesci infestati . Ma le normative, per quanto puntualmente applicate, non possono escludere in assoluto il rischio che pesci parassitati giungano fino alle nostre tavole. Pertanto, al fine di garantire il massimo livello di sicurezza alimentare, è obbligatorio il congelamento a -20 °C per almeno 24 ore di tutti i prodotti della pesca da consumare crudi, poco cotti o da sottoporre a marinatura, salagione o affumicatura a freddo. Dopo alcune segnalazioni giunte da consumatori al Servizio Veterinario dell’Azienda USL Roma B l’UOS “Controllo distribuzione prodotti di origine animale” sta implementando un progetto finalizzato ad incrementare l’attenzione degli operatori di vendita al dettaglio e dei consumatori sul rischio legato al consumo di prodotti ittici crudi al fine di assicurare il massimo livello possibile di prevenzione nei confronti di tale infestione. COME MARINARE LE ALICI IN SICUREZZA 1) Acquistare le alici freschissime dal proprio rivenditore di fiducia; 2) Trasportare a casa il pesce nel più breve tempo possibile, possibilmente utilizzando una borsa termica magari con una bottiglietta di acqua ghiacciata o un apposito mattoncino gelato all’interno (ma il consiglio vale, soprattutto nei mesi caldi, per tutti gli alimenti deperibili come carne, formaggi freschi, ecc.); 3) Eviscerare prontamente le alici, eliminare la testa e la lisca aprendole a libretto; è questo il momento in cui più facilmente si possono ritrovare le larve a forma di piccolissimi spaghetti translucidi spesso mobili tra i visceri o nei muscoli; 4) Spremere il limone in una ciotola e immergervi una per volta le alici così preparate; 5) Sgocciolarle a porle aperte in un contenitore o su un vassoio in un unico strato (o, al massimo, su due strati sovrapposti e divisi da un foglio di carta da forno ) per facilitare la penetrazione del freddo nei muscoli; 6) Coprire con coperchio o pellicola per alimenti e porlo nel congelatore, a contatto con la superficie congelante per un periodo che tenga conto del rapporto tempo /temperatura secondo il seguente schema: -35°C = 15 ore -20°C = 24-48 ore -10°C = oltre7 giorni Limitare al massimo l’apertura dello sportello! 7) Scongelare il prodotto trasferendo il vassoio dal congelatore al frigo (NO lo scongelamento a temperatura ambiente!); www.aslromab.it 6 >> Il suicidio può essere prevenuto I 7 l 10 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio. Il motto di quest’anno è stato “la prevenzione del suicidio nel mondo: rafforzare i fattori protettivi ed infondere speranza”. L’obiettivo più importante di questa iniziativa, organizzata dalla Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio (IASP) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia coordinato dal Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, è di aumentare la consapevolezza nella comunità scientifica e nella popolazione generale che il suicidio può essere prevenuto. Le campagne di prevenzione svolte in questo decennio si sono spesso concentrate sul ruolo giocato dai diversi fattori che possono condurre a comportamenti suicidari, proponendo strategie di prevenzione volte a ridurre i fattori di rischio per il suicidio ma anche potenziando i fattori protettivi, con l’obiettivo di prevenire la vulnerabilità al suicidio e rafforzare le risorse delle persone a rischio. Il suicidio è attualmente un grave problema di salute pubblica nella maggior parte delle nazioni ed è una delle prime cause di morte nel mondo, in particolare rientra tra le prime tre cause di morte nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS,1999) considera il suicidio come un problema complesso determinato da una molteplice interazione di fattori, tra i quali quelli biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali e ambientali. L’OMS stima che ogni anno nel mondo siano circa un milione gli individui che commettono suicidio e stando a questi dati, da un’analisi dei tassi di morte per suicidio nel corso degli anni, nel 2020 le vittime potrebbero salire fino a un milione e mezzo. In particolare, nel 2000 circa un milione di individui ha perso la vita per suicidio, mentre un numero variabile di soggetti da 10 a 20 volte maggiore ha messo in atto un tentativo di suicidio. Ciò rappresenta, in media, una morte per suicidio ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3 secondi. Questo ci porta a concludere che muoiono più persone a causa del suicidio che per i conflitti armati di tutto il mondo. Sempre secondo i dati dell’OMS, il suicidio riguarda maggiormente i paesi europei, soprattutto i nuovi stati indipendenti dell’Europa dell’Est. I governi di tutte le nazioni del mondo sono impegnati nella lotta contro il suicidio promuovendo la consapevolezza, migliorando gli interventi e le tecniche di prevenzione. È dunque un fenomeno che non può essere ignorato e vi è la necessità di infrangere quel silenzio e quel deleterio sviamento dal tema attuato quotidianamente. È difficile spiegare perché alcuni individui decidano di suicidarsi mentre altri, in situazioni simili o persino peggiori, non lo attuino. Sappiamo però che la maggior parte dei suicidi può essere prevenuta. La formazione di operatori della salute in generale e mentale in particolare, rappresenta un obiettivo importante per identificare, www.aslromab.it valutare e gestire la persona con intento suicida nella comunità. È necessario che ognuno di noi condivida una parte di responsabilità nella prevenzione del suicidio attraverso un’informazione corretta che dia a tutti strumenti pratici per riconoscere, gestire o indirizzare all’esperto un individuo con crisi suicidaria. Abbiamo riassunto di seguito alcune caratteristiche dello stato mentale della persona suicida e alcuni segnali di allarme che dovrebbero essere riconosciuti dagli operatori della salute mentale, e non solo, per identificare i soggetti a rischio. 1. Ambivalenza: la maggior parte delle persone ha sentimenti contraddittori circa l’idea di suicidarsi. Il desiderio di vivere e quello di morire si alternano nell’individuo suicida. C’è sempre il bisogno di risolvere il dolore psicologico, sotto il quale si nasconde il desiderio di vivere. Molte persone suicide in realtà non vogliono morire, ma sono afflitte da un tormento psichico che, se risolto, fa allontanare i pensieri e i propositi suicidari. 2. Impulsività: il suicidio è un atto impulsivo. Come ogni altro impulso, quello di commettere il suicidio è transitorio e dura da minuti ad ore. È generalmente innescato da eventi negativi nella vita di tutti i giorni. La risoluzione di queste crisi apre la strada alla possibilità di poter risolvere alla base l’impulso suicida. 3. Rigidità: quando gli individui sono suicidi, il loro pensiero, i loro sentimenti e le loro azioni sono ristretti. Pensano costantemente al suicidio e non sono in grado di considerare altre soluzioni al problema. Hanno pensieri drastici, comunicano il loro intento, spesso inviano segnali e affermano di “voler morire”, “sentirsi inutili” o cose simili. Tutte richieste di aiuto queste che non devono essere ignorate. • Il suicidio tra i giovani, nuove strategie di prevenzione: Il Teen Screen Program L’ incidenza dei suicidi nella popolazione generale secondo vari studi è di circa 12-20 casi per 100.000, quella dei tentati suicidi di 215 casi per 100.000, con alcune variazioni a seconda delle popolazioni. Il rapporto tra suicidi e tentati suicidi è di 1 a 10. Il suicidio tra gli adolescenti rappresentano il 6% di tutti i suicidi. In questa fascia di età esso rappresenta la 3a causa di morte registrata in diversi paesi. Alcuni studi indicano che negli ultimi 20 anni l’incidenza del suicidio tra gli adolescenti sia nettamente cresciuta. I casi di tentati suicidi vanno da circa 5 per 100.000 tra i 12-14 anni e 6 tra 20 e 24 anni, 15 oltre i 65 anni. Studi longitudinali hanno documentato che il 10% degli adolescenti che hanno tentato il suicidio lo ritenterà entro i 3 mesi successivi. Il 90% dei giovani L’Help-line attiva dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore che muoiono per suicidio soffrono di un disturbo 16:30 al numero 06/33.77.77.40 è una iniziativa promossa mentale diagnosticabile al momento della loro morte, dall’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea che intende rivolgersi e circa il 63% presentava dei sintomi almeno un anno ai cittadini con un progetto di grande impatto nell’ambito prima della loro morte. Gli ultimi episodi di cronaca nel della salute pubblica. Nel nostro paese vi sono solo pochissimi nostro paese dimostrano come questo fenomeno stia servizi simili e costituiscono il fiore all’occhiello per le strutture diventando sempre più rilevante. Attualmente in Italia che li ospitano. Il servizio non ha la pretesa di sostituirsi a esistono ancora pochi studi che mettano in evidenza un intervento medico e psicologico, si rivolge a giovani in l’esistenza di questo problema nella popolazione adolescenziale. Ancora meno sono i programmi di condizioni di disagio, soggetti a rischio di suicidio, adulti con prevenzione per arginare questo problema. Il Teen Screen forte vulnerabilità e stress emotivo; offre inoltre supporto a Program è un programma di prevenzione del disagio quanti si trovano in una condizione di disagio e di fragilità e del suicidio in adolescenza usato negli Stati Uniti e psichica, come i survivor , ovvero coloro che sviluppato nel Dipartimento di Psichiatria dell’Infanzia e hanno perso un caro per suicidio. dell’Adolescenza, presso l’Istituto Psichiatrico della Columbia University di New York. In Italia, questo programma è in fase di validazione Screen Program è diventato un servizio di presso il Servizio per la Sanità Pubblica, previsto in tutte le scuole Prevenzione del Suicidio, degli USA. Lo screening può aver luogo nelle dell’Azienda Ospedaliera scuole, nelle cliniche private, studi medici, Sant’Andrea di Roma e chiese, gruppi giovanili, rifugi, carceri minorili e il Dipartimento di Sanità in tutte le organizzazioni giovanili. In Italia questo Pubblica e Biologia Cellulare, progetto verrà condotto su scala nazionale al fine di Università degli studi di Roma compiere uno screening di massa, per individuare all’interno delle Tor Vergata, sotto il patrocinio scuole medie inferiori e superiori, soggetti a rischio di suicidio e del Dipartimento della Gioventù. valutare la possibile presenza di rischio psicopatologico relativo Il TeenScreenProgram è un ad esperienze traumatiche precoci. programma nazionale di salute mentale per la prevenzione del L’intento è quello di delineare le aree funzionali durante il disagio e del suicidio, rivolto ai giovani periodo adolescenziale con il fine di capire quali dagli 11 ai 22 anni di età con l’intento di potrebbero essere i fenomeni influenzati dalla pressione del dare la possibilità a tutti i giovani di essere processo di sviluppo tipico in adolescenza e quali invece dovuti a valutati da operatori esperti della salute fattori traumatici esterni. mentale al fine di intervenire precocemente sui Verrà, inoltre, creato un database nazionale per verificare fattori di rischio in adolescenza che potrebbero cronicizzarsi l’incidenza nella popolazione adolescenziale italiana del fenomeno al fine di pianificare interventi mirati di sensibilizzazione e di in età adulta. Le informazioni raccolte attraverso questo programma hanno prevenzione futuri. contribuito ad infrangere il mito che il suicidio è un evento casuale e imprevedibile durante l’adolescenza. Questi dati ci dicono che abbiamo tutto il tempo necessario per intervenire sui giovani a rischio, inviandoli ai servizi di salute mentale che possono salvare loro la vita. Il TeenScreen è stato sviluppato in seguito alla raccolta accurate di queste informazioni ed è stato testato su circa 2.000 studenti liceali di New York. La ricerca ha rivelato che il programma ha ottime capacità di identificare giovani a rischio. È inoltre emerso che la maggior parte dei giovani identificati attraverso lo screening non erano a conoscenza dei loro problemi. Dopo la sua validazione il TeenScreen Programm, è stato proposto nelle scuole come un servizio pubblico gratuito. Tra il 1991 e il 1999, sono stati condotti 24 progetti di screening in tutti gli Stati Uniti e migliaia di studenti sono stati sottoposti a screening. Dopo questi anni ufficialmente nel 2001, il Teen A Roma uno dei primi servizi di help-line www.aslromab.it 8 >> Acqua, attenzione agli sprechi O gni italiano consuma in media per le sue sole necessità domestiche 213 litri quotidiani, l ‘equivalente di due vasche da bagno. Le attività di casa svolte senza pensarci fanno scorrere una quantità impressionante di acqua: 40-50 litri in cucina per cucinare e lavare le stoviglie; dagli 8 ai 30 litri ogni volta che azioniamo lo sciacquone; 100 litri per un bagno nella vasca; 50 litri per la lavastoviglie; 170 litri per la lavatrice, ciclo completo a 90 °C. Solo 2 litri sono utilizzati per bere. Risparmiare acqua è un imperativo ecologico valido per tutti: perché l ‘iper-sfruttamento delle risorse idriche è già in atto anche in regioni apparentemente ricche di acqua. Pompaggi e canalizzazioni richiedono energia (spesso da combustibili fossili e fonti non rinnovabili), mentre la depurazione necessaria per rendere l’acqua idonea al consumo domestico impone svariati processi fisici e chimici, che alla fine risultano inquinanti. Inoltre, una volta giunta nelle nostre case, l ‘acqua è in gran parte usata calda, con gran consumo di combustibili fossili. L’Enea ha calcolato che per un anno di docce ciascuno di noi è responsabile della combustione di 320 litri di petrolio. Per i 7300 litri necessari ad alimentare la lavastoviglie per un anno, occorrono 250 litri e così via. ACCORGIMENTI QUOTIDIANI I consumi domestici di acqua si possono ridurre anche del 50% senza limitare il benessere. Ci sono comportamenti che, una volta interiorizzati, soprattutto in età infantile, diventano automatici e non richiedono più alcuno sforzo. • Non aprire l ‘acqua al massimo e non lasciarla scorrere è il principio base. • Chiudere il rubinetto mentre ci si strofina i denti: basta un bicchiere d ‘acqua per sciacquarli anziché i 15 che scorrono. 9 • Per radersi, riempire una bacinella e ne basteranno pochi litri. • Lavare i piatti mettendoli in un catino, evitando il getto continuo del rubinetto. Chiudere l’acqua ogni volta che si interrompe il risciacquo per riporre la stoviglia. • Far la doccia anziché il bagno significa usare 50 litri anziché 100. La doccia deve durare il tempo necessario per lavarsi, e il getto non serve mentre ci si insapona. • Far funzionare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di acqua è lo stesso che a carico semivuoto. Una famiglia di tre persone risparmierà almeno 8000 litri l ‘anno. Un ciclo di lavaggio a 30 °C richiede grosso modo 80 litri di acqua, mentre a 90°C la richiesta è praticamente doppia. • Riciclare l’acqua della bollitura della pasta per lavare i piatti: essendo ricca di amidi, oltre a far risparmiare l ‘acqua, sgrasserà le stoviglie, facendo risparmiare anche il detersivo. • Lavare le verdure lasciandole a mollo per un pò nell ‘acqua anziché farla scorrere a lungo, poi sciacquarle velocemente sotto un getto. Per una famiglia di tre persone si risparmieranno almeno 4500 litri l’anno. • Non sprecare l’acqua potabile per il lavaggio dell’automobile: arriverà la pioggia! • Chiedere al Comune di dotare di rubinetti antispreco tutte le fontanelle di acqua potabile. ACCORGIMENTI TECNICI • Pochi interventi meccanici innescheranno un automatico risparmio idrico in case e luoghi di lavoro. • Applicare ai rubinetti un “aeratore a basso flusso”, un dispositivo che miscela l’aria al flusso dell’acqua. Il flusso medio di acqua che esce dal rubinetto si può ridurre fino al 50%. • Controllare l’impianto idrico. Verificare che a rubinetti chiusi il contatore non giri, far riparare gli eventuali rubinetti che gocciolano. • Ridurre la portata dello sciacquone, che consuma almeno il 30% dell’acqua domestica: inserire nello scarico un solido (ad esempio una bottiglia di plastica piena d ‘acqua) che ne ridurrà la capienza. www.aslromab.it >> “Sapete come mi trattano?”: concorso contro la discriminazione delle disabilità C ’è tempo fino al 16 novembre per partecipare al concorso, nato nel 2010 su idea di FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) per raccontare “storie di ordinaria discriminazione”. Fotografie, vignette, cortometraggi, sceneggiature: sono queste le quattro categorie in cui si può concorrere per la produzione di un contenuto contro la discriminazione di chi è in situazione di disabilità. Un’occasione per misurare la propria creatività e al contempo smascherare quelle situazioni di disagio che spesso restano nell’ombra. Il messaggio rappresentato nelle opere deve essere dunque quello della discriminazione delle persone con disabilità, tenendo presente che ci si rapporta con menomazioni di qualsiasi natura: fisica, intellettiva, sensoriale (vista e udito). E anche il tema può essere analizzato nelle sue più varie sfaccettature dal pregiudizio, ai luoghi comuni, fino alla violenza, la segregazione, l’esclusione sociale, l’assenza di pari opportunità. Per farsi un’idea, basta guardare sul sito web del concorso le opere premiate nella passata edizione, immagini e rappresentazioni di mondi assai diversi (persone con patologie mentali, nanismo, difficoltà motorie, affettive, sessuali…), eppure feriti nella stessa misura dal superficialismo diffuso di chi si sente immune e distante dalle difficoltà del vivere quotidiano di un disabile. A selezionare i cinque finalisti per ogni categoria sarà un >> Notizie Comitato dei valutatori composto da professionisti ed esperti per ciascuna delle sezioni in concorso e da leader della rete di associazioni aderenti a FISH, che attribuiranno un punteggio per ogni opera in base all’originalità, all’efficacia e alla capacità di cogliere e trasmettere i principi proposti dal bando. Il regolamento del concorso prevede che il Comitato d’onore, composto da esponenti di spicco del mondo della cultura e del movimento per i diritti delle persone con disabilità, avrà il compito di selezionare i vincitori tra i cinque finalisti di ogni categoria individuati dal Comitato dei valutatori. Al primo classificato di ogni categoria verrà riconosciuto un premio di 2.000 euro; al secondo classificato un premio di 1.250 euro. La Cerimonia di premiazione è prevista a Roma il 3 dicembre 2012. Per partecipare non è richiesta nessuna quota di iscrizione. Il concorso conta sul patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (UNAR), del Dipartimento della Gioventù e della Provincia di Roma. È stato richiesto il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Dipartimento per le Pari Opportunità. Maggiori informazioni sul sito http://www.sapetecomemitrattano.it in breve... Nuovo orario Archivio clinico dell’Ospedale Sandro Pertini Dal 1° ottobre 2012 lo Sportello dell’Archivio clinico dell’Ospedale Sandro Pertini seguirà il seguente orario: • Lunedì, Mercoledì, Venerdì ore 8,30-13,00 • Martedì ed il Giovedì ore 8,30-13,00 e ore 14,30-16,30. Apertura pomeridiana dell’Unità Dialisi di Via Antistio 15 La domanda di trattamento emodialitico mostra un trend in costante aumento, ascrivibile sia a fattori ambientali, consistenza della popolazione presente nella ASL Roma B, sia demografici, costante crescita dell’età media e delle patologie croniche e degenerative ad essa legate. La ASL Roma B ha previsto l’incremento degli orari per i trattamenti dialitici, a partire dal giorno 2 ottobre 2012, attraverso l’apertura dell’Unità dialitica decentrata presso l’Ambulatorio di Via Antistio, 15 anche in orario pomeridiano. La struttura afferente al Centro di Riferimento Regionale di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Sandro Pertini eseguirà i trattamenti, oltre ai due turni mattutini previsti, anche nel pomeriggio di martedì, giovedì e sabato. Nuova Sede Dal 1° ottobre 2012, il Centro di Assistenza Domiciliare (CAD) del 4° Distretto Sanitario - X Municipio è trasferito da Viale Bruno Rizzieri nella nuova sede di Via Cartagine, 85 www.aslromab.it 10 Numeri utili AZIENDA Tel. 06/41431 Fax 06/4143.3220 Direttore Generale: Dr. Vittorio Bonavita Tel. 06/41434925 Salute Mentale V.le B. Bardanzellu, 8 Tel. 06/41434990 Direttore Amministrativo: Dott.ssa Sabrina Cenciarelli OSPEDALI Ospedale Sandro Pertini Via Monti Tiburtini, 385 Centralino: Tel. 06/41431 Direzione Sanitaria: Tel. 06/41433517 Sito Internet: www.aslromab.it Poliambulatori: Tel. 06/41433955 Direttore Sanitario: Dr. Enrico Piroli Ufficio Relazioni con il Pubblico Via Filippo Meda, 35 Tel. 06/41433677-8 Fax 06/41433014 I DIPARTIMENTI Prevenzione V.le B. Bardanzellu, 8 Policlinico Casilino Via Casilina, 1049 Centralino: Tel. 06/231881 Direzione Sanitaria: Tel. 06/23188234 Ufficio Relazioni con il Pubblico Tel. 06/23188305 Poliambulatori: Tel. 06/23188295 I DISTRETTI SANITARI Distretto I (V Municipio) Largo De Dominicis, 7 Tel. 06/41435759 Distretto II (VII Municipio) P.zza dei Mirti, 45 Tel. 06/41435855 Distretto III (VIII Municipio) Via Tenuta di Terranova, 138 Tel. 06/41434744 Distretto IV (X Municipio) V.le B. Rizzieri, 226 Tel. 06/41434065 Editore: Azienda Usl Roma B V. F. Meda, 35 00157 Roma Tel. 06/41431 Coordinamento editoriale: Antonia Liguori Redazione: Dott. Egidio Sesti Dott.ssa Cristina Sopranzi Progettazione, realizzazione e composizione: Medilife S.p.A. Via F. Denza, 27 00197 - Roma Tel. 06.47884809 Fax 06.47884772 www.progettoarchimede.com Progetto grafico e impaginazione: Stefano Ribeca Medilife S.p.A. Finito di stampare Ottobre 2012 c/o Azienda Asl Roma B, Via F. Meda, 35 - Roma Foglio ad esclusivo uso interno