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Domenica 8 Luglio 2012 Corriere del Mezzogiorno
BA
S P E C I A L E
SALUTE
Colpisce soprattutto i soggetti diabetici e non sempre si palesa con un abbassamento della vista
Le novità per la cura della
retinopatia diabetica
Terapie combinate e nuovi farmaci sono in grado di contrastare
gli effetti di questa malattia della retina
U
tilizzo combinato della già collaudata terapia
fotocoaugulativa argon
laser e terapie invitreali
e farmaci di ultima generazione. Sono queste
alcune delle novità terapeutiche più rilevanti
nella cura della retinopatia diabetica, la malattia conseguente al
diabete che colpisce la
retina. I risultati fino ad
oggi si sono rivelati promettenti. Si apre così
uno spiraglio per i soggetti affetti da questa
malattia invalidante. “Le
terapie intravitreali spiega il dottor Angelo
L’Abbate specialista in
oculistica - possono es-
sere eseguite con farmaci anti VEGF o con cortisone; attualmente la
preferenza è per gli anti
VEGF. In genere si programma una serie di tre
intravitreali da effettuare a distanza di circa un
mese l’una dall’altra e
poi ci si ferma per controllare
clinicamente
l’andamento della patologia. I miglioramenti
sono solitamente molto
evidenti sia soggettivamente che oggettivamente e ancor più nelle
valutazioni strumentali”. La retinopatia diabetica è una delle complicanze più gravi del diabete poiché si stima che
nei Paesi sviluppati rappresenti la principale
causa di cecità in persone tra i 25 e i 60 anni. “Il
rischio di cecità – sottolinea lo specialista - è 25
volte maggiore nei dia-
cento dei pazienti che
soffrono di diabete da 20
anni”. Di retinopatia esistono due tipologie, la
prima molto più diffusa
betici rispetto ai non
diabetici. Lo sviluppo
della retinopatia è strettamente correlata alla
durata del diabete e al
grado di compenso metabolico; infatti è presente nel 50 per cento
circa dei pazienti affetti
da tale malattia da 10
anni e nell’80-90 per
rispetto alla seconda.
“La forma non proliferante – descrive il dottor
L’Abbate - costituisce il
90 per cento dei casi e
può dare danni visivi severi solo se associata a
maculopatia diabetica
o a estese aree retiniche
ischemiche. E’ caratterizzata dalla presenza di
microaneurismi, ossia
vasi sanguigni che presentano zone di indebolimento, alterazioni della permeabilità con produzione di microemorragie, edema e ischemia
del tessuto retinico. La
forma proliferante colpisce, invece, circa il 510 per cento della popolazione diabetica e si verifica quando i capillari
retinici occlusi sono numerosi e compaiono
ampie zone di sofferenza. Queste zone di retina
sofferente, nel tentativo
di supplire alla ridotta
ossigenazione, reagiscono stimolando la crescita di nuovi vasi sanguigni. La struttura di questi neovasi però è debole
e disordinata pertanto
possono rompersi facilmente e dare origine a
ripetuti episodi emorragici causando, nei casi
lievi, la comparsa di corpi mobili nel campo visivo e, nei casi più gravi,
una marcata compromissione visiva e anche
cecità”. Il rischio per un
soggetto diabetico di
contrarre la retinopatia
è piuttosto alto non solo
perché gli studi a riguardo testimoniano alte
percentuali di incidenza
ma anche perché la patologia solitamente è
asintomatica. Non sempre, infatti, si palesa con
Dizionario
Maculopatia diabetica:
danneggiamento della struttura dell'occhio denominata
macula.
Ischemia: mancanza assoluta o parziale di sangue in
un organo.
Macula: zona centrale della
retina, la più sensibile agli
stimoli luminosi.
un abbassamento della
vista. “Generalmente la
retinopatia – commenta
lo specialista - colpisce
per prime le aree periferiche della retina ma se
viene interessata la macula si possono verificare un annebbiamento e
una riduzione della capacità visiva. Improvvise
perdite della vista possono essere dovute a
un’emorragia intraoculare o all’occlusione di
un grosso vaso che blocca più o meno completamente il flusso di sangue
nella retina”. Da qui la rilevanza della prevenzione che assume un ruolo
fondamentale nell’impedire l’insorgenza dell’ipovisione. “Importanti
esami diagnostici di approfondimento – prosegue il dottor L’Abbate sono l’esame fluoroangiografico retinico che
permette di studiare dettagliatamente la circolazione sanguigna della retina, l'OCT, di recente introduzione nella pratica
clinica, una specie di
scanner della retina usato per quantificare il
danno all'interno della
retina stessa, e l’esame
ecografico per studiare
la forma e la posizione
delle strutture interne
dell’occhio”. La rilevanza
del danno causato dalla
malattia e il suo stadio
determinano la scelta
del trattamento. “Il comportamento terapeutico
migliore prevede – evidenzia lo specialista –
nelle retinopatie diabetiche iniziali il solo con-
trollo della glicemia e dei
fattori di rischio e nelle
forme di entità media o
avanzata, se c’è ischemia, documentata con la
fluorangiografia, il trattamento laser periferico
e se c’è edema maculare,
il trattamento laser a griglia al polo posteriore e
terapie intravitreali. Solo
nelle forme di più grave
entità o nelle forme
emorragiche vitreali si
prende in considerazione l’opzione chirurgica.
La validità della terapia
medica per via locale e
generale della retinopatia è ancora dibattuta
sebbene - conclude il
dottor L’Abbate - vi sia
assoluta certezza sulla
validità della terapia laser e delle terapie con
punture intravitreali”.
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Le novità per la cura della retinopatia diabetica