20 Domenica 8 Luglio 2012 Corriere del Mezzogiorno BA S P E C I A L E SALUTE Colpisce soprattutto i soggetti diabetici e non sempre si palesa con un abbassamento della vista Le novità per la cura della retinopatia diabetica Terapie combinate e nuovi farmaci sono in grado di contrastare gli effetti di questa malattia della retina U tilizzo combinato della già collaudata terapia fotocoaugulativa argon laser e terapie invitreali e farmaci di ultima generazione. Sono queste alcune delle novità terapeutiche più rilevanti nella cura della retinopatia diabetica, la malattia conseguente al diabete che colpisce la retina. I risultati fino ad oggi si sono rivelati promettenti. Si apre così uno spiraglio per i soggetti affetti da questa malattia invalidante. “Le terapie intravitreali spiega il dottor Angelo L’Abbate specialista in oculistica - possono es- sere eseguite con farmaci anti VEGF o con cortisone; attualmente la preferenza è per gli anti VEGF. In genere si programma una serie di tre intravitreali da effettuare a distanza di circa un mese l’una dall’altra e poi ci si ferma per controllare clinicamente l’andamento della patologia. I miglioramenti sono solitamente molto evidenti sia soggettivamente che oggettivamente e ancor più nelle valutazioni strumentali”. La retinopatia diabetica è una delle complicanze più gravi del diabete poiché si stima che nei Paesi sviluppati rappresenti la principale causa di cecità in persone tra i 25 e i 60 anni. “Il rischio di cecità – sottolinea lo specialista - è 25 volte maggiore nei dia- cento dei pazienti che soffrono di diabete da 20 anni”. Di retinopatia esistono due tipologie, la prima molto più diffusa betici rispetto ai non diabetici. Lo sviluppo della retinopatia è strettamente correlata alla durata del diabete e al grado di compenso metabolico; infatti è presente nel 50 per cento circa dei pazienti affetti da tale malattia da 10 anni e nell’80-90 per rispetto alla seconda. “La forma non proliferante – descrive il dottor L’Abbate - costituisce il 90 per cento dei casi e può dare danni visivi severi solo se associata a maculopatia diabetica o a estese aree retiniche ischemiche. E’ caratterizzata dalla presenza di microaneurismi, ossia vasi sanguigni che presentano zone di indebolimento, alterazioni della permeabilità con produzione di microemorragie, edema e ischemia del tessuto retinico. La forma proliferante colpisce, invece, circa il 510 per cento della popolazione diabetica e si verifica quando i capillari retinici occlusi sono numerosi e compaiono ampie zone di sofferenza. Queste zone di retina sofferente, nel tentativo di supplire alla ridotta ossigenazione, reagiscono stimolando la crescita di nuovi vasi sanguigni. La struttura di questi neovasi però è debole e disordinata pertanto possono rompersi facilmente e dare origine a ripetuti episodi emorragici causando, nei casi lievi, la comparsa di corpi mobili nel campo visivo e, nei casi più gravi, una marcata compromissione visiva e anche cecità”. Il rischio per un soggetto diabetico di contrarre la retinopatia è piuttosto alto non solo perché gli studi a riguardo testimoniano alte percentuali di incidenza ma anche perché la patologia solitamente è asintomatica. Non sempre, infatti, si palesa con Dizionario Maculopatia diabetica: danneggiamento della struttura dell'occhio denominata macula. Ischemia: mancanza assoluta o parziale di sangue in un organo. Macula: zona centrale della retina, la più sensibile agli stimoli luminosi. un abbassamento della vista. “Generalmente la retinopatia – commenta lo specialista - colpisce per prime le aree periferiche della retina ma se viene interessata la macula si possono verificare un annebbiamento e una riduzione della capacità visiva. Improvvise perdite della vista possono essere dovute a un’emorragia intraoculare o all’occlusione di un grosso vaso che blocca più o meno completamente il flusso di sangue nella retina”. Da qui la rilevanza della prevenzione che assume un ruolo fondamentale nell’impedire l’insorgenza dell’ipovisione. “Importanti esami diagnostici di approfondimento – prosegue il dottor L’Abbate sono l’esame fluoroangiografico retinico che permette di studiare dettagliatamente la circolazione sanguigna della retina, l'OCT, di recente introduzione nella pratica clinica, una specie di scanner della retina usato per quantificare il danno all'interno della retina stessa, e l’esame ecografico per studiare la forma e la posizione delle strutture interne dell’occhio”. La rilevanza del danno causato dalla malattia e il suo stadio determinano la scelta del trattamento. “Il comportamento terapeutico migliore prevede – evidenzia lo specialista – nelle retinopatie diabetiche iniziali il solo con- trollo della glicemia e dei fattori di rischio e nelle forme di entità media o avanzata, se c’è ischemia, documentata con la fluorangiografia, il trattamento laser periferico e se c’è edema maculare, il trattamento laser a griglia al polo posteriore e terapie intravitreali. Solo nelle forme di più grave entità o nelle forme emorragiche vitreali si prende in considerazione l’opzione chirurgica. La validità della terapia medica per via locale e generale della retinopatia è ancora dibattuta sebbene - conclude il dottor L’Abbate - vi sia assoluta certezza sulla validità della terapia laser e delle terapie con punture intravitreali”.