el gere nche me a nto umo. o no ca e li che be ale nza i e o nti egli ie le e e e atico ivare ti e iale atto ibrati serci uò ri a re o bero si ra za n ur ttare ronti l tere o ero este di Pag.16 MF (diffusione:104189, tiratura:173386) Venerdì 13 Febbraio 2015 COMMENTI & ANALISI Il mercato farebbe meglio a non ignorare le parole della Fed in materia di tassi d’interesse Q uali sono i maggiori rischi per i mercati finanziari nel 2015? Dal punto di vista europeo è sicuramente degno di nota il calendario elettorale che, dopo le recenti consultazioni in Grecia, offre altri appuntamenti importanti. Le elezioni politiche nel Regno Unito a maggio e quelle parlamentari in Spagna in autunno sono altrettante cariche di dinamite politica, tuttavia l’impatto potenziale sui mercati finanziari risulta piuttosto limitato. Invece, un rischio maggiore potrebbe venire dagli Stati Uniti e in particolare dalla Federal Reserve, che non ha lasciato alcun dubbio circa la graduale inversione del corso di politica monetaria accomodante. Come primo passo, ha interrotto l’acquisto di titoli a reddito fisso e per il 2015 ha indirettamente e con attenzione annunciato possibili rialzi dei tassi. Eppure, i mercati finanziari non stanno credendo in pieno agli annunci della Fed. Perché? La Fed è estremamente trasparente circa le sue intenzioni: ogni trimestre tutti i 17 membri del Federal Open Market Committee (Fomc) sono invitati a indicare le proprie aspettative sui tassi di interesse per gli anni futuri, e i risultati sono pubblicati. Sulla base delle aspettative espresse nell’ultima riunione di dicembre, emerge che per il 2015 i banchieri centrali americani si attendono un aumento dei tassi sui Fed Fund dal valore attuale vicino allo 0% a poco sopra l’1%, per la fine del 2016 un adeguato tasso intorno al 2,5% e per la fine del 2017 a circa il 3,5%. Al contrario, i mercati finanziari si aspettano uno sviluppo molto più di Ingo Mainert* lento. I tassi future dei Fed Fund mostrano aspettative di mercato con un rialzo inferiore al 2% nel 2017. In altre parole, i mercati finanziari in larga parte ignorano la volontà della banca centrale americana. Questo è un gioco rischioso. In primo luogo, una delle regole base del mercato azionario suggerisce agli investitori di non posizionarsi contro la banca centrale. In secondo luogo, la discrepanza nelle aspettative sui tassi d’interesse è enorme, come mostra un semplice calcolo: guardando ai titoli di Stato tedeschi sulla scadenza decennale, nel contesto attuale un aumento nel rendimento di un solo punto percentuale implicherebbe una perdita vicina al 10%. Questo ricorda inevitabilmente le perdite subite nel crollo del mercato obbligazionario del 1994. Chi avrà ragione, la Federal Reserve o i mercati finanziari? È una domanda da 1 milione di euro. Certo, non è affatto sicuro che i tassi di interesse Usa saliranno tanto nell’arco dei prossimi tre anni, come attualmente indicato dal Comitato monetario della Fed. Tuttavia, dati i rischi che gli operatori finanziari stanno correndo con il loro posizionamento, è giustificato interrogarsi anche sulla miopia dei mercati. Il giudizio che si può dare è senz’altro quello di un pericoloso divario di percezione. Dopo tutto, i dati economici chiaramente sostengono l’ipotesi di una graduale normalizzazione dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Argomenti a favore di tale aumento già a metà 2015 sono l’accelerazione della crescita economica negli Usa e lo sviluppo positivo del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è ormai vicino ai livelli che in passato hanno portato a pressioni salariali, e infatti registriamo i primi segnali di aumento dei salari. Dall’altro lato, un argomento importante contro imminenti aumenti dei tassi è il rischio di una grave recessione economica globale. Un certo numero di osservatori - a torto o a ragione - vede il recente crollo dei prezzi di molte materie prime come il presagio di un rallentamento economico. Tuttavia, il passato ci insegna che la Fed di solito opera come se gli Stati Uniti fossero una grande economia chiusa, basando le sue decisioni principalmente sui dati nazionali e non sulle tendenze economiche mondiali. Pertanto, dal lato dell’economia americana, non ci sono ragioni convincenti per dubitare degli annunci della Fed come si registra sui mercati finanziari. Per gli investitori obbligazionari questo vuol dire una cosa sola: bisogna fare attenzione alla Fed! Il divario di percezione rafforza una distribuzione del rischio già distorta per i titoli di Stato con rating più elevato. I bond governativi a 10 anni che rendono meno di mezzo punto percentuale difficilmente offrono un potenziale di rialzo. In senso figurato: il limone è spremuto, non è rimasto molto di più per gli investitori. (riproduzione riservata) *direttore investimenti fondo Balanced Europe, Allianz Global Investors Le semplificazioni dell’ad di Costa Crociere D unque il nuovo amministratore delegato di Costa Crociere, il tedesco Michael Thamm, motivando agli attoniti dipendenti del quartier generale di Genova, la decisione di trasferirli per due terzi ad Amburgo, ha detto che il caso del comandante Schettino (il responsabile del naufragio Concordia, appena condannato a 16 anni di carcere) è per lui il simbolo di una «cultura da estirpare». Troppo onore per Schettino. Quale cultura, di grazia, mister Thamm? Da quando in qua la stupidità torpida e irresponsabile si chiama cultura? E perché mai il lavoro pluridecennale di un’azienda modello, dalla quale la concorrente americana (e di Sergio Luciano bolla d’infamia? Il caso è in sé grave per i deportandi che, secondo le pretese di Thamm, dovrebbero trasferirsi da Genova ad Amburgo, ma è non realmente emblematico di una tendenza. Negli ultimi anni si è registrata una palese riluttanza a investire exnovo in Italia da parte delle multinazionali, ma quelle che ci sono ci restano, dalla General Motors alla Siemens, all’Ibm. Il caso Costa, però, che proprio in queste ore è all’attenzione del governo, obbliga a riflettere su come sia pericoloso, oggi per l’Italia, restare esposti senza difese attive contrattaccare con gli strumenti della buona informazione. E bisogna emendarsi dei vizi endemici del sistema. Schettino non rappresenta la cultura marinara di questo Paese, e gli italiani sanno inventare e gestire le crociere molto meglio che in molti altri Paesi del mondo, sicuramente meglio che in Germania, dove, non a caso, non esistono aziende leader nel settore. Ma se Thamm cavalca lo scandalo per perseguire un disegno che probabilmente compiace la sua pregiudiziale e discutibilissima visione, è anche grazie a quel che attorno a Schettino è accaduto, dopo la tragedia, cioè soprattutto alla fatale lungaggine giudiziaria. La sentenza che lo condanna (pe- La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato O À ARI 13/02/2015