Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine terza lezione Francesco De Bartolomeis, L’arte per tutti. Conoscere e produrre, Bergamo, Edizioni Junior, 2003 • La prima domanda di fronte ad un’area culturale complessa: è accessibile con ordinari mezzi intellettuali, quindi da tutti? • L’arte, come conoscenza e come produzione, può avere un posto centrale perché non è chiusa in attività specifiche ma spazia su molti settori culturali spinta dalla necessità di stabilire collegamenti • È obiettivo realistico fornire a tutti, in situazioni scolastiche e in iniziative non scolastiche di educazione artistica (anche con adulti), opportunità di liberarsi da stereotipie interpretative e dalla convinzione di “non essere capaci” per entrare nell’avventura del lavoro produttivo senza preoccuparsi del grado di abilità che si raggiunge. • Mi interessa il rinnovamento dell’educazione artistica per tutti con modalità che leghino il produrre e la competenza conoscitiva nel campo dell’arte Perché l’arte contemporanea? • L’arte contemporanea è l’arte del nostro tempo; muta con noi e non possiamo disinteressarcene senza restare esclusi da importanti fatti culturali; • siamo spinti ad occuparci non solo di modi espressivi nuovi ma anche della utilizzazione artistica di tecnologie più avanzate, specie se digitali; • nelle scuole sono presenti tecniche e modi espressivi propri dell’arte contemporanea (collage, assemblage, frottage, forti deformazioni, uso di materiali occasionali); • nell’arte contemporanea è più evidente la necessità di concentrarsi su elementi quali colore, linea, spazio, forme, effetti di profondità; l’artista è libero dalla verosimiglianza. Lavorare con l’arte • Contro l’impostazione di giocare con l’arte, procedere a caso o affidarsi alla presunta spontaneità non conduce a niente di positivo. Occorre avere cose da esprimere che s’impongano come obiettivi e rispettare le condizioni, non determinabili a priori, per raggiungerli. • Si devono sentire le difficoltà e la serietà dell’arte che meritano applicazione sforzi. È lavorare con l’arte. • Bambine e bambini hanno bisogno di impegnarsi in attività di conoscenza e di produzione per cominciare a comprendere aspetti essenziali del mondo e questo alimenta le attività artistiche. Prima noi: nel laboratorio È mia ferma convinzione: volete veramente giovare ai bambini? Metteteli provvisoriamente da parte e cercate di diventare competenti. Solo dopo potete sperare di essere interlocutori validi. Va preso il giro largo nell’occuparsi di arte indipendentemente dall’uso educativo. Anzitutto siamo in questione noi come adulti. Gli insegnanti come persone devono impegnarsi a entrare in nuovi campi culturali, acquisire conoscenze e abilità anche con attività produttive. • Lo studio accurato delle opere di artisti può venire prima o dopo ma in ogni caso è necessario. • Visitare musei e mostre, disegnare, dipingere, assemblare, costruire, plasmare sono cose che non hanno niente di nuovo. È quanto già si fa. Ma come e quanto diffusamente? Man mano che ci allontaniamo dalle scuole dell’infanzia ed elementari scade il carattere produttivo fino a perdersi del tutto. Rallentare l’attività per ricercare • Il rallentamento serve e a portare il produrre sul piano della ricerca. I rallentamenti di ogni tipo non sono espedienti didattici ma caratterizzano il lavoro anche degli artisti. • Van Gogh, ad esempio, fino agli ultimi anni “rifà” Delacroix. • Il collage mobile è soltanto una delle modalità per rallentare il processo produttivo con lo scopo di dargli consistenza di ricerca. Gli elementi della composizione pittorica • Il soggetto. Che cosa rappresenta? • Il significato. Quasi mai esplicito, è simbolo, contiene contrasti. • La linea. Spesso è il più forte elemento di costruzione. • Il colore. scale tonali, contrasti, stesura. • La forma. Figura umana o un suo particolare. • Lo spazio. Piani di profondità. Gli elementi della composizione pittorica • La trasparenza e la vibrazione. Il movimento di vibrazione che realizza una forma colorata sovrapposta, se non annulla quella sottostante. • La luce. Contrasti luce-ombre, Francesco Caggio, Rosanna Abbatinali, Quasi arte, Bergamo, Edizioni Junior, 2004 • I documenti raccolti nel testo sono stati redatti poco prima e poco dopo due esposizioni che si sono tenute presso la Scuola dell’infanzia comunale di via Giacosa n. 44/46. • Le esposizioni dal titolo “Quasi arte…” – manufatti di bambini impegnati sono state realizzate tra il 1998 e il 1999. • Per non perdere la memoria di un lavoro dei bambini e delle educatrici. Importanza della documentazione • Prima una tradizione di attenzione all’espressività infantile più centrata a dare ai bambini la possibilità di conoscere strumenti e tecniche • Poi una nuova impostazione del laboratorio, una via per “dire di sé”, per mettersi alla prova in termini inventivi con materiali e tecniche, per cominciare ad intuire cosa vuol dire “arte”. • …”ho bisogno di un punto di partenza, fosse anche un granello di polvere o uno sprazzo di luce. Questa forma genera una serie di cose, in cui ogni cosa ne produce un’altra. Così un pezzetto di filo può far nascere un mondo. Arrivo a un mondo partendo da una cosa che generalmente si reputa morta. E poiché gli do un titolo tutto ciò diventa ancora più vivo …” • Joan Mirò • L’emersione, la conquista e la pratica di una tensione costruttiva che ha assunto la possibilità di piegare e trasformare i materiali in nuove configurazioni e strutture. • Ricerca condivisa perché esito dinamico di una continua contrattazione e mediazione fra bambini e adulti e infine ricerca impegnativa. • Quindi una ricerca, meglio un lavoro condotto dai bambini o da soli o con i compagni o con le educatrici attraverso un continuo colloquio e scambio di opinioni e suggerimenti; opinioni e suggerimenti riportati e ricollocati, costantemente e parallelamente. • Il visibile e il concreto, nel caso dei laboratori d’arte e non solo, si riferiscono alla possibilità dei bambini di produrre dei manufatti che siano carichi dei loro stessi mondi interni. • I laboratori sono stati un grande e lungo itinerario di scoperta, di incastri, di correlazioni, di collegamenti, di abbinamenti, di ricollocazioni e viceversa di rotture, di lacerazioni, di separazioni e di distruzioni di materiali fra loro diversi e/o affini trattati con strumenti vari per vedere come rispondevano e che cosa potevano divenire. Le domande dei bambini: • • • • Ma che cos’è questo? Cosa posso fare? Ci provo? Da dove comincio? • Gli insegnanti non cercavano di ottenere qualcosa di carino, conformando il bambino a produrre il lavoretto, o lasciandolo a una fantomatica libertà di espressione. • L’ascolto dell’adulto è lì pronto anche a far transitare il piacere del bambino verso … il portar fuori. • Si tratta di uno stare accanto che permette un andar oltre. • Il provare e il riprovare. • Non si è cercata la perfezione e la levigatezza del prodotto, ma si è chiesta ai bambini la compiutezza e la determinazione a portar fuori. • All’interno di questa cornice assume rilevanza educativa non solo e non tanto quello che si è prodotto e costruito quanto il percorso, il processo per il quale si avviene all’opera, attraverso cui si costruisce una struttura di senso e di significato, per il gusto di entrare in contatto con qualcosa, per il puro gusto di darsi e dare piacere per aver portato qualcosa fuori. Argilla e anche altro • Conoscenza dell’argille, osservazione delle sue qualità, giochi di trasformazione dell’argilla, invenzione di storie. • Sperimentazioni di impronte: con le dita, le mani, con strumenti e oggetti vari. • Esplorazione, confronto e mescolanza fra le diverse polveri (argille, farina, gesso…). Argilla e anche altro • Produzione di calchi di gesso. • Creazioni di superfici lisce e ruvide di diversa tessitura. • Osservazione e “studio” del Parco Trotter per ricostruire un angolo.