Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità
sociale d’impresa
2. Relazioni e istituzioni
nella teoria sociale
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Stefano Scarcella Prandstraller
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L’interazionismo simbolico
• George Herbert Mead (1863-1931) parte dall’esigenza di
spiegare il comportamento umano al di fuori dello schema
di matrice positivista stimolo-risposta della psicologia
comportamentista di John Broadus Watson
• Per farlo indaga la dinamica dell’interazione e costruisce
un modello intersoggettivo dell’Io, con cui si inquadra la
formazione del Sé come processo essenzialmente sociale,
che coinvolge ego e alter;
• il comportamento di un individuo può essere compreso
solo nei termini del comportamento dell’intero gruppo
sociale di cui fa parte; la stessa società è una struttura che
emerge attraverso un processo continuo di atti sociali di
comunicazione, di transazioni tra persone orientate
reciprocamente le une verso le altre.
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Segno, simbolo e gesto significativo
• Il segno è una semplice traccia ambientale, che diviene
simbolo quando situato in un universo condiviso di significato
• Il pensiero umano inizia quando vengono ad esistenza simboli,
non verbali o verbali;
• il gesto è primo meccanismo di compimento di atti sociali;
• Il gesto non significativo è analogo a quanto avviene al livello
animale, ove comporta un’immediata reazione ad uno stimolo
• i gesti significativi sono invece basati sull’uso di simboli, i quali
sono portatori di un contenuto che è lo stesso per individui
differenti ed hanno per loro lo stesso significato;
• essi consistono nel suscitare la manifestazione in alter della
medesima risposta che susciterebbero in ego;
• implicano l’assunzione del ruolo altrui e la tendenza ad agire
come agirebbe l’altra persona al posto di ego.
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Il Sé (Self)
• Il Sé è una caratteristica esclusiva degli esseri umani, che
implica la capacità di “essere oggetto a se stesso da una
prospettiva esterna”.
• il Sé non può essere che un Sé sociale, vincolato in quanto
tale all’interazione sociale ed al linguaggio;
• la genesi della coscienza e del Sé si spiega attraverso lo
sviluppo graduale, durante l’infanzia, della capacità di
assumere il ruolo dell’altro e di visualizzare il proprio modo
di agire come se fosse visto dagli altri;
• il bambino crescendo impara ad assumere il ruolo degli altri
attraverso il gioco, sviluppando in sé la capacità di mettersi
al posto di altri che sono per lui significativi;
• la partecipazione a giochi organizzati complessi diviene
possibile solo tenendo conto dei ruoli degli altri giocatori.
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Il Sé, il Me e l’Io
• Lo stadio finale di maturazione si ha quando il singolo
diviene capace di assumere il ruolo dell’altro generalizzato;
• il “Sé maturo” si produce quando “l’altro generalizzato” è
interiorizzato a tal punto che per suo tramite la comunità
esercita il suo controllo sulla condotta dei singoli membri;
• L’essenza del “Sé” è nella sua riflessività e si distingue tra:
• il “Me”, che è il risultato degli atteggiamenti che gli altri
hanno nei confronti di ego, la considerazione degli altri
significativi e della comunità nel suo complesso ;
• l’”Io”, che è la risposta che ego dà all’atteggiamento che gli
altri assumono nei suoi confronti ed è libertà e iniziativa;
• I limiti dell’ ordine istituzionale e sociale, dei costumi e del
linguaggio entrano nel “Me” come elementi costitutivi, ma
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l’”Io” reagisce alle situazioni preesistenti in modo unico.
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Il funzionalismo
• Talcott Parsons (1902-1979) intende per sistema d’azione
“l’organizzazione duratura dell’interazione tra un attore
ed una situazione”
• ogni sistema d’azione può esistere solo se e in quanto
quattro bisogni di base siano almeno in parte soddisfatti
da quattro tipi di funzione, compresi nello schema A.G.I.L.:
• l’adattamento (Adaptation): adattarsi all’ambiente e
rendere l’ambiente adatto ai suoi bisogni;
• il raggiungimento del fine (Goal): definire i suoi scopi e
mobilitare le risorse necessarie per raggiungerli;
• l’integrazione (Integration): regolare e coordinare le parti
del sistema per conservare stabilità e coerenza;
• la latenza (Latency) o mantenimento della struttura:
garantire l’energia motivazionale dei suoi membri.
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Il funzionalismo
• Per ogni sistema d’azione possono individuarsi quattro
sottosistemi, uno specializzato in ogni funzione:
• A) l’organismo è diretto all’adattamento;
• B) il sistema della personalità al raggiungimento del fine;
• C) il sistema sociale è diretto all’integrazione;
• D) il sistema culturale a mantenere la struttura latente.
• La teoria dell’azione di Parsons è generale e permette di
identificare partizioni simili in ogni sotto-sistema;
• il sistema sociale comprende quattro sotto-sistemi:
• a) l’economia, che ha a che fare con l’adattamento;
• b) la politica, che mira al raggiungimento del fine;
• c) la comunità sociale, all’integrazione e alla solidarietà;
• d) il sottosistema culturale, che provvede ai valori e alle
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regole normative per la socializzazione.
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Il funzionalismo: sistema sociale e relazioni
• Il sistema sociale è una rete di relazioni strutturate in base a
uno schema di interazione, cui gli attori sociali partecipano.
• Questa partecipazione ha due aspetti:
• l’aspetto istituzionale, lo status, che concerne “la posizione
del soggetto nel sistema sociale rispetto agli altri soggetti;
• l’aspetto processuale, il ruolo, “relativo a ciò che il soggetto
compie nelle sue relazioni con gli altri”, nell’adempiere la
sua funzione per il sistema sociale.
• La distinzione tra status e ruolo dipende dalla differenza che
esiste tra le due prospettive reciproche dell’interazione
• Chi interagisce con ego lo considera sulla base del suo
status, mentre ego agisce interpretando il suo ruolo.
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Il funzionalismo: status e ruolo
• I complessi status-ruolo sono unità del sistema sociale e
come tali preesistono ad ego e ad alter e sono indipendenti
dalla loro volontà e dalla negoziazione di significato tra loro;
• nelle società ascrittive, o società di status, che non
conoscono il concetto di ruolo, lo status è ascritto;
• nelle società acquisitive, status e ruolo tendono costituire
una unità inscindibile, dato che lo status viene acquisito
mediante prestazioni del soggetto nell’agire un ruolo;
• Il soggetto è una unità del sistema sociale superiore a quella
status-ruolo, costituita da un fascio di status e di ruoli.
• Le relazioni di interazione analizzate in termini di status e di
ruoli si verificano in sistemi.
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Aspettative di ruolo, relazioni e istituzioni
• Il nucleo centrale delle aspettative di qualsiasi ruolo “è
costituito da definizioni concernenti il modo in cui chi lo
occupa deve comportarsi nei riguardi degli altri”;
• un criterio di valore nell’adempimento delle aspettative di
ruolo si dice istituzionalizzato quando insieme soddisfa i
bisogni-disposizioni del soggetto agente e ottimizza dal
punto di vista funzionale le relazioni con gli altri soggetti;
• L’anomia è l’opposto di istituzionalizzazione: assenza di una
complementarietà strutturata del processo di interazione;
• una istituzione è un complesso di ruoli istituzionalizzati con
un significato strutturale strategico nel sistema sociale;
• l’istituzione è un’unità di struttura sociale di ordine più
elevato rispetto al ruolo, composta da una pluralità di
modelli di ruolo interdipendenti e di loro componenti.
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L’approccio drammaturgico
• Secondo Erving Goffman l’ordine sociale è “una accorta
realizzazione degli individui interessati“, che “controllano
costantemente se stessi, mascherando parte dei loro Sé e
accentuandone altri aspetti”.
• La vita sociale è recita a beneficio dell’altro generalizzato,
cui tutto concorre, dal modo di vestire e di parlare ai gesti.
• “rappresentazioni”= tutte quelle attività individuali che
servono a influenzare il pubblico durante l’incontro;
• Le rappresentazioni sono governate da regole, cioè da
codici impliciti e pratici, che indicano il comportamento più
appropriato in quella particolare situazione;
• La “facciata” è quell’aspetto della rappresentazione che,
“funzionando in maniera fissa e generalizzata”, aiuta il
pubblico a definire la situazione.
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La facciata
• La facciata ha due importanti aspetti:
• l’ambientazione, che consiste nelle parti sceniche di un
equipaggiamento espressivo e comprende i dettagli dello
scenario che rende possibile l’azione; è generalmente
vincolata a un luogo particolare e tende ad essere ferma;
• la facciata personale, vale a dire quegli altri elementi
dell’equipaggiamento espressivo che identifichiamo con
l’attore, come i modi di parlare e i gesti della persona.
• La facciata personale si distingue in:
• apparenza, relativa allo status sociale dell’attore ed alla
sua “temporanea condizione rituale”;
• maniera, che indica quale ruolo l’attore intende
rappresentare nell’interazione che sta per verificarsi;
• ci si attende una certa coerenza tra ambientazione,
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apparenza e maniera.
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Facciata sociale, equipe e retroscena
• Le facciate sociali sono facilmente riconoscibili dagli
attori e tipicamente generali ed astratte;
• ad esse si accompagnano appropriati “abiti di scena”;
• equipe = un gruppo di persone che cooperano per
mantenere la definizione della situazione proiettata
durante la rappresentazione;
• implicano lealtà e competenza, perché l’errore di uno
può comportare una minaccia per la coesione del tutto;
• barriera tra ciò che è visibile al pubblico e ciò che non lo è
• il retroscena è il luogo ove si svolgono le attività di
sostegno o preparatorie per la ribalta e contribuisce a
caricare emotivamente gli attori per la ribalta;
• vi possono aver luogo sfoghi emotivi e comportamenti
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che sulla ribalta non sarebbero immaginabili.
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Il controllo delle impressioni
• Gli individui tendono a controllare il modo in cui sono percepiti
dagli altri attraverso una serie di espedienti:
• 1) le “pratiche e gli attributi difensivi”, comprendenti la lealtà
drammaturgica tra i membri di una equipe;
• 2) le “pratiche di protezione”, in cui è il pubblico che, grazie al
tatto, aiuta gli attori a preservare la rappresentazione;
• 3) la capacità degli attori di cogliere mutamenti di
atteggiamento o minacce dal pubblico, in modo da poter
rettificare il proprio comportamento in sintonia;
• proprietà situazionale = modo in cui il significato di azioni o
concetti dipende dal contesto in cui essi emergono
• in molti casi un’azione può essere interpretata correttamente
solo conoscendo il contesto in cui ha luogo;
Un comportamento può essere “situazionalmente inappropriato”
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• Contegno = modo in cui le persone si presentano come
affidabili, e tali da poter suscitare aspettative;
• deferenza = modo in cui le persone assumono sicurezza e
fiducia, esprimendo apprezzamento nei confronti del
destinatario, tramite:
• “rituali di discrezione “, che hanno il fine di mantenere intatte
le sfere ideali che circondano gli individui;
• “rituali di presentazione”, che consistono in strumenti positivi
per onorare gli individui (saluti, complimenti,…)
• coinvolgimento = modo in cui la gente presta o nega attenzione
agli altri in una situazione data
• civile noncuranza = capacità di accettare la presenza di estranei
pur senza attardarsi in segni di deferenza, con cui gli estranei
rafforzano la reciproca fiducia e relativa disponibilità.
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Il neoistituzionalismo
• processi di istituzionalizzazione= sorgere e operare nel lungo
periodo di attività socialmente legittimate e persistenti che
caratterizzano specifici aspetti della vita sociale.
• Istituzione (Mac Iver, 1931) =procedura organizzata e stabile.
• Istituzione (Jepperson, 2000)= ordine o modello sociale che
ha conseguito un certo stato o una certa proprietà.
• Istituzionalizzazione= processo di tale conseguimento.
• Non tutte le istituzioni sono organizzazioni formali, ma ve ne
sono numerose che operano come istituzioni;
• la società contemporanea è popolata di istituzioni, che, per
la particolare legittimazione sociale loro riconosciuta, hanno
un ruolo privilegiato di formazione e di trasmissione di
norme e valori, nonché di allocazione di risorse materiali e
simboliche.
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Istituzioni e campi organizzativi
• Le istituzioni sono percepite nel proprio contesto di
riferimento come “strutture oggettive e resistenti che operano
come fonti di significato per le azioni individuali e collettive;
• Presentano una dualità vincolo/libertà, per cui sono veicoli di
attività all’interno di alcuni vincoli, sono modelli di programmi
che stabiliscono identità e indicano le azioni appropriate;
• Più istituzioni insieme costituiscono dei campi organizzativi,
vale a dire delle aree riconosciute di vita istituzionale che
svolgono un’ininterrotta azione di normazione e di controllo
sull’attività di altre organizzazioni;
• I neoistituzionalisti si dedicano alla ricostruzione del contesto
e delle sue prescrizioni, e passano a verificare i modi e i limiti
in cui ciascuna organizzazione recepisce gli standard prescritti.
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L’isomorfismo delle organizzazioni
• è un concetto coniato dall’approccio noto come ecologia delle
popolazioni organizzative, sorto negli anni ’70
• isomorfismo naturale, generato dalla competizione per la
conquista di spazi, mercati e risorse che elimina le org. meno
adatte e porta quelle che restano ad avere forme simili;
• isomorfismo istituzionale, che nasce dall’esigenza di conformarsi
a pressioni esterne per ottenere legittimazione sociale; tende a
rendere le org. più simili tra loro, senza necessariamente
renderle più efficienti; può essere di tre tipi:
• isomorfismo coercitivo, derivante da obblighi di legge vincolanti;
• isomorfismo mimetico, derivante da processi imitativi spontanei;
• isomorfismo normativo, che nasce da processi di
professionalizzazione e apprendimento di nuove tecnologie.
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L’etnometodologia
• Harold Garfinkel studia gli etnometodi, vale a dire “i metodi o
le procedure in base a cui i membri comuni della società
attribuiscono significato alle azioni della loro vita quotidiana”;
• assunto “la realtà come costruzione sociale”, ovvero gli
oggetti della nostra esperienza non sono indipendenti dai
metodi con i quali li osserviamo e li comprendiamo;
• l'oggetto di studio è la conoscenza di come l'ordine sociale
viene percepito e trasmesso nella vita quotidiana;
• le istituzioni sono esperite come strutture oggettive e
resistenti, fonte esteriore di significato per le azioni individuali
• nella loro vita quotidiana, le persone attingono a un non
problematico “stock cognitivo” o “intelligenza di senso
comune”, con cui tipizzano se stessi e le proprie azioni;
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Etnometodi e contesto
• questa tipizzazione lega fornisce ad ogni singolo la capacità
di anticipare le risposte di un altro alle proprie azioni;
• lo stock cognitivo personale è considerato evidente fino ad
altro avviso, cioè finché non capitano alterazioni o rotture;
• Un etnometodo si realizza attraverso una “capacità
cognitiva tacita e pratica, non in base a un sapere teorico o
discorsivo”, per cui la gente non conosce le regole in teoria,
ma è solo in grado di agire in accordo con esse;
• Indicalità = il significato degli oggetti, delle pratiche sociali
e dei concetti dipende dal contesto in cui essi nascono;
• la gente attinge al contesto per attribuire significato alle
pratiche, e queste, una volta istituzionalizzate, concorrono
alla capacità della gente di creare il senso del contesto.
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Gli esperimenti di rottura
• esperimenti di rottura = scopo di indagare le conseguenze
di un improvviso scompiglio nella routine quotidiana;
• Lo sperimentatore rompe le pratiche istituzionalizzate;
• gli altri soggetti percepiscono la situazione come
improvvisamente destrutturata rispetto a certezze di
natura istituzionale;
• le persone hanno una forte dipendenza emotiva verso le
regole e le procedure implicite alle quali attingono in
continuazione;
• le persone, di fronte ad una infrazione alle regole, tendono
di solito a “condannare moralmente il deviante”, piuttosto
che ad aggiustare “le proprie procedure interpretative”.
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Istituzioni ed etnometodi
• L'ordine sociale non è solo effetto dell'azione svolta dalle
istituzioni sui processi di socializzazione dei singoli individui,
ma ci si deve mettere dal punto di vista dei soggetti;
• la certezza di un soggetto non proviene tanto dalle sue
percezioni sensoriali, quanto piuttosto dal sistema di
credenze con cui interpreta quelle percezioni;
• quanto più è forte un contesto istituzionale, tanto più il suo
contenuto culturale è trasmesso senza scostamenti;
• quanto più un soggetto percepisce solido il quadro
istituzionale di certezze, tanto più si attende che anche gli
altri soggetti si comportino come lui;
• se però il compito o la situazione è insolita, sfugge alla
routine, il grado di certezza dei significati trasmessi è
inferiore e viene percepito come più opinabile.
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La sociologia relazionale (Donati, 1993)
• La realtà umana è relazionale per essenza, e ci si deve fondare
sul concetto di persona come individuo in relazione;
• la costruzione teorica di Parsons è un tentativo di
“sistematizzare le relazioni sociali”, e lo schema AGIL è una
bussola in grado di orientare l’indagine sociologica;
• la società è un sistema di relazioni sociali e sono queste
relazioni che strutturano i quattro sotto-sistemi di Parsons;
• nel cercare di comprendere un fenomeno sociale , si deve
partire dal definirlo come relazione sociale;
• le relazioni sociali, a seconda del livello in cui vengono
osservate, sono definite interazioni, organizzazioni e società;
• La relazione presuppone almeno due soggetti ed è “azione
reciproca” e il sistema “è un insieme organizzato di relazioni”.
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La sociologia relazionale
• Principio guida della sociologia relazionale è quello
interazionale, con cui un attore sociale produce qualcosa.
• La teoria relazionale si presenta con:
• A) una epistemologia, la relazione come “presupposizione
prima”;
• B) un paradigma, quello della rete, ove di primaria
importanza appare la “riscoperta delle reti informali”;
• C) una pragmatica, vale a dire l’intervento di rete.
• la sociologia è caratterizzata da un dualismo di fondo e si
traduce in due paradigmi conoscitivi alternativi : da un lato
il paradigma micro dell'azione sociale, basato sulla
soggettività, e dall’altro quello macro del sistema sociale,
localizzato sulle strutture sociali oggettivate.
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Il distanziamento tra umano e sociale
• Il paradigma relazionale permette di ri-comprendere
attraverso un superamento della contrapposizione tra
micro e macro, gli approcci e le teorie sociologiche in un
quadro non dualistico ed aperto a tutte le altre discipline
• la società contemporanea è caratterizzata da una
progressiva presa di distanze fra l’umano e il sociale
• umano = ciò che è distintivo dell’essere umano nel suo
modo di esistere, vivere e agire;
• sociale = ciò che sta tra gli individui in quanto individui;
• il sociale dove è il ruolo a prevalere sulla persona, non è
più percepito come il luogo dove l’umano vive e si
manifesta, ma si trova altrove rispetto a ciò che costituisce
il tessuto sociale degli incontri fra i soggetti agenti.
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Interazione tra umano e sociale
• “Il distanziamento fra umano e sociale si manifesta
attraverso un diffuso senso di spersonalizzazione, fino alla
dis-umanizzazione delle relazioni, degli stili di vita e in
generale del tessuto sociale;
• la società produce, più che in passato, forme sociali che,
benché siano agite da uomini, sono percepite, vissute e
rappresentate come non umane;
• la sociologia relazionale rivendica la presenza dell’umano
nelle relazioni sociali contestualizzate.
• La sociologia deve essere in grado di cogliere il senso
dell’umano nel sociale e per farlo deve adottare una
prospettiva relazionale.
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Interazione fra umano e sociale
• una forma sociale è umana “in quanto le relazioni sociali di
cui consiste sono prodotte da soggetti che si orientano
reciprocamente in base ad un senso sovra-funzionale”;
• una forma è non umana quando “il senso delle azioni è solo
funzionale”, ovvero “di pura autopoiesi sistemica”;
• il sociale è umano nella misura in cui è relazionale;
• la qualità umana nelle forme sociali richiede il mantenimento
di ciò che nell’umano vi è di irriducibile al sociale;
• anche nelle forme del sociale non umane, l’umano non è
propriamente assente, quanto piuttosto latente;
• il farsi della società, ossia “l’emergere delle forme sociali”, è
interpretato come dinamica della continua differenziazione e
reciproca integrazione fra l’umano e il sociale.
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