Relazioni istituzionali e Gestione della responsabilità
sociale d’impresa
6. Le relazioni istituzionali come
professione
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Stefano Scarcella Prandstraller
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I professionisti di relazioni istituzionali
• In Italia sono circa 70.000, dei quali:
• 40.000 attivi nel settore pubblico, tra uffici stampa, uffici del
portavoce e Uffici Relazioni con il Pubblico;
• 10.000 nelle imprese, tra Direzioni Comunicazione, Uffici
Relazioni Pubbliche e Uffici Relazioni Istituzionali ;
• 5.000 nelle agenzie specializzate e società di consulenza;
• 5.000 nel settore associativo o terzo settore;
• circa 10.000, liberi professionisti nei vari settori delle
relazioni pubbliche e della comunicazione, (organizzazione
di eventi e congressi, servizi su internet e i nuovi media,
media relations, public affairs e lobbying, press agentry e
celebrity pr). (Muzi Falconi, 2005).
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•
•
•
•
Le competenze professionali del
relatore istituzionale (Invernizzi, 2005)
A) Competenze tecnico-professionali:
comunicazione interpersonale;
comunicazione scritta;
ascolto organizzato, sotto forma di audit dei bisogni e di
monitoraggio delle attività di comunicazione;
• B) Competenze manageriali:
• progettazione, pianificazione e controllo delle iniziative di
comunicazione;
• valutazione dei risultati attraverso il monitoraggio.
• Le competenze, sia tecnico-professionali, che manageriali
possono essere:
a) di tipo generalista, utili a tutte le categorie di professionisti;
• b) di tipo specialistico, relative cioè ai diversi ambiti specifici.
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•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
I servizi delle relazioni istituzionali
Servizi che rientrano nella funzione delle relazioni istituzionali:
A) servizi professionali di base:
relazioni con i media;
organizzazione di eventi;
B) servizi professionali specialistici:
relazioni pubbliche in internet;
sponsorizzazioni;
comunicazione di crisi;
public affairs e lobbying;
marketing e financial public relations;
comunicazione della responsabilità sociale d’impresa (CSR).
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I livelli professionali delle
relazioni istituzionali (Invernizzi, 2005)
• Esistono due livelli professionali delle relazioni pubbliche: il
professionista di base e professionista specializzato.
• Le relazioni con i media e l’organizzazione di eventi, sono molto
diffusi, ma richiedono un’elevata professionalità al fine di
raggiungere un elevato livello di efficacia;
• sono ricompresi in tutti i servizi più complessi;
• rappresentano attività che tutti i professionisti di relazioni
istituzionali devono saper gestire con perizia.
• Oltre alle competenze tecnico-professionali e manageriali, il
relatore istituzionale deve conoscere le norme etiche e
deontologiche approvate dalle associazioni professionali di
riferimento (FERPI o A.I. Comunicazione Pubblica e Istituzionale)
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I requisiti di una professione (Parsons, 1968)
• Per professione si intende una attività intellettuale esercitata
in modo continuativo a scopo di guadagno.
• Per poter essere definite tali, le professioni debbono
possedere i seguenti requisiti di specificità:
• un corpus sistematico, generalizzato e specifico di conoscenze;
• essere relative a funzioni centrali per la società;
• identificarsi in uno specifico profilo professionale, con un albo
o collegio professionale, riconosciuti dall'ordinamento
giuridico;
• un codice deontologico, volto ad abilitare il controllo e la
trasparenza sociale.
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Le professioni intellettuali
• Consistono nell’espletamento di attività di natura
prevalentemente intellettuale il cui esercizio richiede una
peculiare formazione culturale, sia scientifica, che tecnica;
• si caratterizzano per:
• l'autonomia decisionale nella scelta delle modalità di intervento;
• la responsabilità diretta e personale sul proprio operato.
• L’accesso alle professioni può essere libero, oppure subordinato
al possesso di una specifica qualifica professionale;
• gli Stati stabiliscono, di solito per legge, i requisiti specifici
necessari all’esercizio di alcune professioni;
• per consentirne la libera circolazione, l’U.E. ha disciplinato il
reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali tra gli
Stati membri attraverso la direttiva 2005/36/CE del 7/9/2005.
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Le professioni regolamentate
• Sono quelle il cui esercizio è regolamentato dalla legge, che
stabilisce titolo di studio e requisiti (tirocinio, esami di stato)
necessari per esercitarle, nonché le regole di deontologia;
• possono essere esercitate soltanto dai soggetti abilitati
secondo la normativa relativa alla professione specifica;
• La regolamentazione dell'accesso consiste di:
• definizione di un titolo di studio;
• espletamento di un tirocinio o praticantato;
• superamento di un esame valutativo delle competenze
acquisite (esame di stato) ;
• iscrizione ad un Albo o Collegio professionale.
• Chi esercita in assenza di questi requisiti, commette il reato
di esercizio abusivo di attività professionale (art. 348 C.P.)
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Le professioni non regolamentate
• possono essere esercitate senza alcun titolo di studio specifico,
e l’esercizio non è vincolato né ad un esame di abilitazione, né
ad uno specifico percorso di formazione;
• il prestatore è vincolato al rispetto delle norme del Codice Civile
• Sono aperte a tutti e in Italia possono essere esercitate senza
alcun riconoscimento legale del titolo di studio estero.
• Il Decreto legislativo n. 206/2007 ha recepito nell’ordinamento
giuridico italiano la direttiva 2005/36/CE.
• Il procedimento di cui all’art. 26 del D.lgs. 206/2007 prevede
l’inserimento in un elenco tenuto dal Ministero della giustizia
delle associazioni che, in base al possesso di determinati
requisiti, sono considerate rappresentative a livello nazionale
delle professioni non regolamentate.
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Le associazioni professionali nel campo
delle relazioni istituzionali
• nazionali di persone, come la FERPI e l’A.I. della Comunicazione
Pubblica e Istituzionale in Italia o la PRSA negli USA;
• nazionali di settore, come l’INRI per le relazioni con gli
investitori o la IACP per la comunicazione politica;
• nazionali di imprese, come l’AssoRel in Italia o la PRCA in UK;
• internazionali di persone, come la International Association of
Business Communicators – IABC e la International Public
Relations Association - IPRA ;
• regionali di associazioni, come la Confédération Européenne des
Relations Publiques - CERP e la ConfiAarp in America del Sud;
• globali di associazioni, come la International Communications
Consultancy Organisation – ICCO e la Global Alliance for Public
Relations and Communication Management.
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Comunicatore e relatore istituzionale
• I professionisti delle relazioni istituzionali sono chiamati a
svolgere un ruolo strategico nel governo dell’impresa e a
fornire servizi sempre più complessi e rilevanti per il suo
successo. Devono pertanto fare riferimento a strumenti
metodologici e professionali adeguati alle nuove esigenze.
• Compito del comunicatore è assistere le organizzazioni nel
definire i contenuti della comunicazione, progettare e
distribuire strumenti oppure programmi per trasferirli ad altri;
• Compito del relatore istituzionale è di interpretare,
ascoltandoli e dialogando con loro, i pubblici influenti,
attivando e governando i relativi sistemi di relazione.
• Il comunicatore ha un ruolo tattico e operativo, mentre il
relatore istituzionale uno strategico e riflettivo, pur
rimanendone l’operatività un elemento essenziale.
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Il relatore istituzionale come professional e
knowledge worker
• Il professional, secondo la definizione del 1996 del National
Labor Relation Board degli Stati Uniti, è colui che svolge
“un’attività lavorativa non routinaria e intellettuale, con
potere discrezionale, risultati non standard e conoscenze
specialistiche acquisite attraverso alti livelli di istruzione
universitaria e formazione sul lavoro;
• Le prestazioni dei knowledge workers hanno invece le
seguenti caratteristiche (Prandstraller, 2006):
• a) il requisito dell’autonomia, ovvero la capacità di darsi
norme regolatrici nel proprio specifico, senza la necessità di
dipendere da un’autorità normativa o cognitiva esterna;
• b) il legame radicale con saperi specifici, cioè con le scienze
e le tecnologie che ne formano il corpo teorico-pratico,
nonché con i linguaggi e le metodologie ad essi collegati;
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Il relatore istituzionale come professional e
knowledge worker
• c)la capacità di cogliere i mutamenti dell’ambiente e di
riconoscere ed acquisire man mano le integrazioni conoscitive
da apportare al proprio bagaglio teorico e metodologico
attraverso il ricorso spontaneo all’aggiornamento ed alla
formazione continua;
• d) la capacità di rispondere efficacemente ai nuovi bisogni
dell’organizzazione, dei suoi clienti e della popolazione ;
• e) il dovere di attenersi ad un codice etico o deontologico.
• Il knowledge worker opera in tre ambiti:
• 1) quello delle libere professioni;
• 2) quello delle organizzazioni, pubbliche e private;
• 3) quello delle nuove professioni.
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Il lavoro delle relazioni istituzionali nella
P.A. e in azienda
• Nel settore pubblico: La legge n.150 del 2000, ha previsto gli
Uffici Relazioni con il Pubblico - URP in ogni P.A. e definito i tre
ruoli di comunicatore pubblico: quello di portavoce, quello di
addetto all’URP e quello di addetto all’Ufficio Stampa.
• Nel settore privato, il lavoro è caratterizzato dai seguenti ruoli:
• 1) tecnico-specialistico della comunicazione e delle relazioni,
che comprende le relazioni con i media, l’organizzazione di
eventi e le sponsorizzazioni, più alcune attività specialistiche,
come la comunicazione di crisi, la comunicazione della CSR, la
comunicazione finanziaria e talora la comunicazione interna;
• 2) manageriale, che consiste nel governo delle attività di
comunicazione e relazioni con l’audit, la pianificazione, il
controllo di gestione e il monitoraggio; investe l’ambito del
coordinamento della funzione delle relazioni istituzionali;
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Il lavoro delle relazioni istituzionali nella
P.A. e in azienda
• 3) strategico-riflettivo, che include una parte strategica
(partecipazione alla definizione delle strategie) ed una parte
riflettiva, (ascolto, analisi delle dinamiche dei valori, delle
aspettative e delle opinioni degli stakeholder per riportarle
all’interno dei processi decisionali dell’impresa e mantenerne le
strategie e le politiche allineate con le tendenze della società);
• 4) consulenziale-formativo, che consiste da un lato nel fornire
consulenza al vertice e alle altre funzioni e direzioni aziendali,
impegnate direttamente in attività di relazioni pubbliche e di
comunicazione, e dall’altro di gestire la formazione delle diverse
categorie di dipendenti riguardo alla diffusione di competenze di
comunicazione interpersonale e gestione delle relazioni.
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La legge n. 150/2000 – Le attività di
Informazione e Comunicazione nella P.A.
•
•
•
•
Le attività di informazione e di comunicazione sono finalizzate a:
favorire la conoscenza delle norme per facilitarne l’applicazione;
illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
favorire l’accesso ai servizi pubblici promuovendone la
conoscenza;
• approfondire temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
• favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di
modernizzazione degli apparati, nonché la conoscenza dell’avvio e
del percorso dei procedimenti amministrativi;
• promuovere l’immagine delle PA, nonché quella dell’Italia, in
Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi
d’importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
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La legge n. 150/2000: attività di
informazione e comunicazione
• Le attività di informazione e di comunicazione istituzionale di
cui alla legge n.150/2000 non sono soggette ai limiti imposti in
materia di pubblicità, sponsorizzazioni e offerte al pubblico.
• Le PA individuano il personale da adibire alle attività di
informazione e di comunicazione e programmano la loro
formazione presso la Scuola Superiore della PA, i corsi di laurea
in scienze della comunicazione delle Università e il FORMEZ;
• A) le attività di informazione si realizzano attraverso il
portavoce e l’ ufficio stampa ;
• B) le attività di comunicazione attraverso gli Uffici per le
Relazioni con il Pubblico - URP e strutture dedicate quali gli
sportelli per il cittadino, gli sportelli unici della PA , gli sportelli
polifunzionali e gli sportelli per le imprese.
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La legge n. 150/2000 : il portavoce
• Ciascuna PA definisce le strutture e i servizi finalizzati alle attività
di informazione e comunicazione e al loro coordinamento.
• L’art.7 prevede che l’organo di vertice della PA può essere
coadiuvato da un portavoce, con compiti di diretta
collaborazione nei rapporti politico-istituzionali con gli organi di
informazione;
• non può, per tutta la durata del relativo incarico, esercitare
attività nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa
e delle relazioni pubbliche;
• L’articolo 9 contiene la normativa relativa agli Uffici Stampa e
stabilisce che le PA possono dotarsi, anche in forma associata, di
un ufficio stampa, la cui attività è in via prioritaria indirizzata alle
relazioni con i mezzi di informazione di massa;
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La legge n. 150/2000 : gli Uffici Stampa
• Stabilisce altresì che gli uffici stampa sono costituiti da
personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti;
• con ciò viene fatta confusione tra la professione del giornalista
e quella del relatore istituzionale che svolge attività di relazioni
con i media e quindi tra giornalismo e media relations .
• Viene in tal modo sancito un monopolio legale in favore della
categoria dei giornalisti, che sono in Italia una professione
regolamentata, sulle posizioni di relatore istituzionale delle PA
preposte alla cura delle relazioni con i media.
• L’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali
degli addetti agli Uffici Stampa sono affidate alla contrattazione
collettiva, ma nell’ambito di una speciale area di contrattazione,
con l’intervento delle organizzazioni rappresentative della
categoria dei giornalisti.
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Le funzioni degli URP
• L’articolo 8 prevede l’istituzione in tutte le PA di Uffici Relazioni
con il Pubblico, la cui attività è indirizzata ai cittadini singoli e
associati, per l’esercizio dei diritti di informazione, di accesso e
di partecipazione di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241;
• tutte le PA, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge
hanno dovuto provvedere a istituire propri URP e a definirne i
compiti con proprio regolamento, secondo i seguenti criteri:
• 1) garantire l’esercizio dei diritti di informazione, di accesso e di
partecipazione di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, e
successive modificazioni;
• 2) agevolare l’utilizzazione dei servizi offerti ai cittadini, anche
attraverso l’illustrazione delle disposizioni normative e
amministrative, e l’informazione sulle strutture e sui compiti
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delle amministrazioni medesime;
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Le funzioni degli URP
• 3) promuovere l’adozione di sistemi di interconnessione
telematica e coordinare le reti civiche;
• 4) attuare, mediante l’ascolto dei cittadini e la comunicazione
interna, i processi di verifica della qualità dei servizi e di
gradimento degli stessi da parte degli utenti;
• 5) garantire la reciproca informazione fra l’ufficio per le
relazioni con il pubblico e le altre strutture operanti
nell’amministrazione, nonché fra gli uffici per le relazioni con il
pubblico delle varie amministrazioni.
• L’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali
degli addetti agli URP è affidata alla contrattazione collettiva.
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La FE.R.P.I.
• La Federazione Relazioni Pubbliche Italiana -FERPI è
un’associazione di diritto privato costituita il 17 marzo 1970;
• si propone di aggregare quanti esercitano la propria attività
professionale nelle relazioni pubbliche e di costituire un
riferimento per la società su quanti operano nel settore;
• Gli iscritti devono comportarsi nel rispetto delle regole del
Codice di Comportamento Professionale della FERPI e di
quelle del Codice di etica professionale delle Relazioni
Pubbliche (Codice di Atene) approvato da CERP e IPRA;
• La FERPI opera per la massima qualificazione professionale e
tecnica dei suoi iscritti, promuovendo la certificazione di
qualità delle prestazioni professionali;
• promuove programmi per elevare e ad approfondire la
conoscenza delle attività sul piano culturale, etico e tecnico.
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La FE.R.P.I.
• promuove e valorizza l’identità delle attività di relazioni pubbliche
• sostiene il riconoscimento pubblico della professione delle
relazioni pubbliche e dell’Associazione;
• effettua la certificazione degli iscritti;
• disciplina le condizioni di esercizio delle loro attività;
• tutela i diritti e gli interessi professionali ed economici degli iscritti
e interviene perché osservino i rispettivi doveri;
• rappresenta gli iscritti in tutti gli aspetti che attengono l’esercizio,
la regolazione e lo sviluppo delle attività professionali, anche nel
processo decisionale pubblico;
• possono iscriversi tutti coloro che esercitino attività professionale
di relazioni pubbliche in modo unico o preminente.
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Gli iscritti alla FE.R.P.I.
• Gli iscritti alla FERPI (circa 1.000) sono di tre categorie:
• A) soci professionisti accreditati (che devono aver accumulato
nell’anno precedente un certo numero di crediti formativi con la
partecipazione a corsi e iniziative svolti o riconosciuti dalla FERPI);
• B) soci professionisti (che esercitano l’attività professionale di
relazioni pubbliche da cinque anni o da tre con laurea specialistica
attinente o siano docenti della materia da cinque anni);
• C) soci associati (con laurea specialistica attinente o due anni di
attività professionale di relazioni pubbliche);
• E’ prevista una sezione studenti riservata agli studenti dei corsi di
laurea in relazioni pubbliche o in scienze della comunicazione.
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Il programma di formazione permanente
• La FERPI assicura per i propri iscritti un programma permanente
di aggiornamento e di specializzazione professionale con
un’apposita commissione, che provvede ai seguenti compiti:
• valutazione della certificazione di quanti richiedono l’iscrizione
alla categoria dei soci professionisti accreditati;
• organizzazione dei corsi e degli incontri interni di specializzazione;
• verifica di corsi o masters esterni all’Associazione che siano di
livello almeno equivalente a quelli promossi dalla FERPI;
• istituzione di corsi appositi per i soci associati che vogliono
chiedere l’iscrizione alle categorie dei soci professionisti;
• uso del sistema dei crediti per il riconoscimento dei soci
professionisti accreditati.
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•
•
•
•
•
•
L’Asso.Rel.
E’ stata fondata nel 1981 con i propositi di
1) aggregare le agenzie di RP a servizio completo;
2) rappresentare le agenzie associate presso enti e istituzioni;
3) tutelare gli interessi professionali delle agenzie associate;
4) fornire servizi alle agenzie associate;
5) promuovere l'osservanza delle norme etiche e deontologiche
adottate dalle massime organizzazioni internazionali di settore;
• 6) diffondere in Italia la cultura della comunicazione d’impresa e
delle relazioni pubbliche;
• 7) promuovere i servizi di RP fra le imprese;
• 8) costituire un punto di riferimento e di orientamento
professionale per le aziende, gli operatori e le istituzioni .
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L’Asso.Rel.
• Nel 1986 è stata tra i fondatori della International
Communications Consultancy Organisation - ICCO, che
riunisce le principali associazioni nazionali di settore.
• I soci di AssoRel hanno redatto e approvato tre documenti
che costituiscono le linee guida per i servizi di relazioni
pubbliche e comunicazione d’impresa sul mercato italiano:
• 1) principi professionali e codici di comportamento delle
relazioni pubbliche in Italia;
• 2) criteri per scegliere una agenzia di comunicazione e
relazioni pubbliche;
• 3) le regole della qualità nelle relazioni pubbliche (2003);
• Tali documenti sono stati successivamente ratificati
dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
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Le regole della qualità nelle relazioni
pubbliche (2003)
• Ogni agenzia associata ad AssoRel deve presentare al cliente:
• A) un’analisi critica circa la necessità o l’opportunità di un
intervento in comunicazione e relazioni pubbliche.
• B) un programma che deve contenere i seguenti punti:
• 1) scenario di riferimento, attività e ambiti in cui opera il cliente;
• 2) obiettivi del cliente;
• 3) strategia di intervento, (temi da trattare e interlocutori a cui
rivolgersi; definizione degli strumenti di comunicazione più
idonei al raggiungimento degli obiettivi individuati);
• 4) declinazione delle attività che ci si propone di realizzare;
• 5) definizione della programmazione temporale delle attività;
• 6) costi del progetto suddivisi per azioni da intraprendere.
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La ricerca di Asso.Rel. del 2008 sul mercato
potenziale delle PR
• L’AssoRel nel 2008 ha condotto una ricerca quantitativa sul
mercato potenziale delle PR:
• campione di 510 casi di aziende (75%), pubbliche
amministrazioni (15%) e associazioni del terzo settore (10%).
• negli ultimi due anni tra le organizzazioni del campione:
• il 96 % ha svolto media relations, di cui il 39% in outsourcing;
• il 92% ha organizzato eventi, di cui il 38% in outsourcing;
• l’88% ha svolto marketing pr, di cui un 34% in outsourcing;
• il 93% ha svolto comunicazione interna, il 6% in outsourcing;
• il 35% ha svolto comunicazione di crisi, il 9% in outsourcing;
• Gli ultimi due tipi di comunicazione in Italia sono percepiti
come maggiormente fiduciari.
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
PR in Italia nel 2012
• L’AssoRel conduce ricerche annuali sull’andamento del
mercato delle relazioni pubbliche in Italia, attraverso la
somministrazione di un questionario alle aziende iscritte.
• Periodo 2003-2008 = sei anni di crescita consecutiva e
consistente con incremento del +14% nel triennio 2006-2008,
in controtendenza rispetto agli indicatori dell’economia reale.
• Periodo 2008-2012= anni di crisi economica, che ha segnato,
sia pure in modo meno marcato, anche il mercato delle PR,
con una lieve diminuzione in termini di addetti e fatturato.
• Rapporto di ricerca sul 2012 chiuso a Milano il 12 maggio 2013
• Nel 2012 la crisi economica è stata particolarmente intensa,
con indicatori recessivi come la caduta di PIL, occupazione e
produzione, unite alla chiusura di molteplici imprese.
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
PR in Italia nel 2012
• Ne hanno sofferto molti comparti, in particolare quello dell’editoria
e della Comunicazione Pubblicitaria, entrate dal 2011 in una fase
decrementale di cui non si intravedono segnali di ripresa.
• Le Relazioni Pubbliche nel 2012 hanno registrato un’erosione di
fatturato molto contenuta, che va confrontata con il triennio 20062008 di forte crescita, che ha compensato i risultati negativi emersi
nel primo biennio della crisi.
• Il settore PR si è confermato anti-ciclico, in quanto sostenuto da:
• A) incremento dell’importanza del segmento digitale/Social Media;
• B) nuove evoluzioni del giro d’affari.
• I livelli di occupazione nelle PR denunciano tuttavia una difficoltà di
sviluppo, correlata anche a una iper-competitività dell’offerta,
connessa alla contrazione della domanda.
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
PR in Italia nel 2012
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
PR in Italia nel 2012
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
RP in Italia nel 2012
• Crescono i lavori a progetto rispetto a quelli annuali , con un
utilizzo più “mordi e fuggi” dei progetti, a favore di una visione
più tattica delle iniziative di comunicazione.
• 139,6 milioni di Euro di fatturato di soli onorari professionali con
un decremento del -1,0% rispetto al 2011.
• a 892 unità, con un calo del -1%, gli addetti operanti presso le
agenzie di PR, con un trend in calo costante dal 2008.
• Per quanto riguarda la distribuzione delle quote del mercato
delle PR tra i diversi settori merceologici:
• L’industria Alimentare resta leader con il 13,1 % (-0,5%);
• Al secondo posto l’industria farmaceutica, costante al 9,3%;
• Al terzo posto sale l’High Tech con il 6,9% (+1,4 %);
• Il finanziario/assicurativo precipita al 6,1% (-1,2%).
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La ricerca Asso.Rel. 2013 sul mercato delle
RP in Italia nel 2012
• Area professionale
2009
• Media Relations
28,1%
• Comunicazione Corporate 17,2%
Marketing PR
18,5%
• Digital PR/Social Media 3,1%
• Organizzazione Eventi
6,4%
• Comunicazione Finanziaria6,4%
• Public Affairs e Lobbying 4,0%
• Crisis Management
6,1%
• Comunicazione Interna 2,3%
• Comunic. CSR+CRM
2,1%
• Comunic. Ambientale
2,3%
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2010
26,7%
18,6%
16,1%
7,5%
7,9%
5,3%
3,7%
5,5%
2,1%
2,0%
1,4%
2011
26,4%
17,8%
16,6%
8,8%
5,8%
4,9%
4,2%
3,8%
2,7%
2,5%
2,1%
2012
26,0%
18,0%
16,7%
10,7%
6,3%
4,4%
4,1%
3,6%
2,0%
2,0%
1,7%
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Suddivisione area Digital PR/Social Media
• AREA DIGITAL
• Creazione/aggiornamento pagine Web
/canali Social Media
• Blogger relations
• Monitoraggio web reputation
• Creazione contenuti Social Media
Creazione blog aziendali
• SEO (Search Engine Optimization)
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Stefano Scarcella Prandstraller
2011
25,9 %
21,6 %
16,4%
16,7%
10,8 %
1,1%
0,7%
6,8%
2012
31,0%
25,8%
14,2%
13,4%
8,8%
1,4%
1,3%
4,1%
Relazioni istituzionali e
Gestione della responsabilità
sociale d’impresa
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La ricerca AssoRel 2007 sulla formazione
AssoRel nel 2007 ha svolto un’indagine:
A) sulla provenienza formativa dei professionisti delle PR;
B) sull’offerta formativa in PR.
Il management delle agenzie di RP proviene da studi economici
o di scienze politiche (39%) o umanistici (34%) e solo per il 27%
da studi di scienze della comunicazione e RP.
I professionisti con 5-7 anni di esperienza provengono da studi
di scienze della comunicazione e RP(44%), da studi umanistici
(32%) ed economici o di scienze politiche (24%).
L’attesa delle agenzie in termini di skills per l’assunzione:
1) il saper fare comunicazione strategica integrata (25%),
2) l’avere più specializzazioni, per settore merceologico (23%),
per area d’intervento (18%) e per tipo di intervento (34%)
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Stefano Scarcella Prandstraller
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sociale d’impresa
La ricerca AssoRel sulla formazione
• L’offerta formativa nell’anno accademico 2007-2008 (lauree
magistrali, master e corsi di spec.ne di durata minima di 90 ore):
• il totale dei corsi di formazione censiti a livello nazionale relativi
alla comunicazione è di 264, di cui 160 propongono contenuti
specifici riguardanti le relazioni pubbliche;
• oltre il 60% del totale dei corsi si occupa in modo più o meno
esteso di RP, il che evidenzia la crescente importanza del settore.
• Le RP sono nei programmi della scuola di giornalismo;
• il 63,8% dei 160 corsi con contenuti di RP è costituito da master
organizzati sia da Università, sia da Business School private;
• l’offerta formativa non è equamente distribuita; le regioni che
prevalgono nettamente sono la Lombardia e il Lazio;
• Il 55% dei corsi, soprattutto i master ma anche le lauree
magistrali, si avvale della docenza di professionisti del settore.
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sociale d’impresa
L'Associazione Italiana della
Comunicazione Pubblica e Istituzionale
• E’ stata fondata nel 1990 per diffondere la cultura della
comunicazione nelle pubbliche amministrazioni e garantire il
ruolo e la professionalità dei comunicatori pubblici;
• sostiene che un'efficace opera di informazione istituzionale
avvenga nell'interesse pubblico e contribuisca alla
modernizzazione della PA e alla crescita di qualità dei servizi;
• opera pertanto per la crescita culturale, il riconoscimento e la
valorizzazione di tale attività e di coloro che la esercitano;
• si propone di accrescere la sensibilità sociale e la preparazione
professionale e tecnologica degli addetti e di affrontare le
problematiche deontologiche della comunicazione pubblica.
• Nel 2003 l'Associazione ha approvato il Codice deontologico e di
buona condotta per la comunicazione pubblica e ist.le e una
proposta di profili professionali per i comunicatori pubblici.
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Stefano Scarcella Prandstraller
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sociale d’impresa
L'Associazione Italiana della
Comunicazione Pubblica e Istituzionale
• Anche grazie al contributo dell’associazione:
• nel 1992 esce la rivista Comunicazione Pubblica, interamente
dedicata alle problematiche della comunicazione della PA;
• nel 1994 si inaugura a Bologna la prima edizione di COM-PA, il
Salone della Comunicazione Pubblica e dei Servizi al Cittadino;
• nel 1996 viene istituito a Bologna con l’Università di Bologna e
la SSPA, il primo Master nazionale per comunicatori pubblici;
• nel 2000 viene approvata la legge n. 150/2000 sulla "Disciplina
delle attività di informazione e di comunicazione delle PA”;
• nel 2002 viene approvata dal Ministro per la Funzione
Pubblica la Direttiva del 7 febbraio, che fornisce indirizzi di
coordinamento, organizzazione e monitoraggio delle strutture,
degli strumenti e delle attività previste dalla Legge 150/2000.
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La Confédération Européenne des Relations
Publiques – CERP
• Fondata nel 1959 da Lucien Matrat e altri professionisti
europei, è un’associazione no-profit che aggrega le associazioni
professionali nazionali di relazioni pubbliche d’Europa;
• rappresenta circa 22.000 professionisti di RP e consulenti;
• Le sue finalità sono:
• rappresentare la professione europea delle RP;
• stabilire contatti, scambi e legami di cooperazione tra le
associazioni di RP ed i loro membri in tutto il mondo;
• studiare e implementare tutte le misure dirette ad armonizzare
la dottrina, l’etica, la deontologia e la pratica delle relazioni
pubbliche e insegnare tale materia;
• raccogliere tutta la documentazione pertinente le relazioni
pubbliche e incoraggiare lavori di ricerca sulla disciplina;
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La Confédération Européenne des Relations
Publiques – CERP
• promuovere e sviluppare la professione e per questo organizzare
convegni, lezioni, seminari, incontri e altri eventi;
• assicurare lo statuto legale ed il riconoscimento della professione
in tutti i luoghi e le circostanze appropriate;
• rappresentare la professione delle RP nelle istituzioni,
amministrazioni ed organizzazioni e sviluppare con esse relazioni
finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dell’associazione.
• L’associazione si compone di:
• membri a pieno titolo, che vengono riconosciuti dall’Assemblea
Generale tra le associazioni professionali di RP europee
• membri corrispondenti, qualifica cui possono essere ammesse
anche organizzazioni non europee e non di RP.
• membri onorari, eletti dai membri a pieno titolo.
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Global Alliance for Public Relations and
Communication Management
• Aggrega le associazioni professionali di RP nel mondo, per
affrontare i problemi comuni in una prospettiva globale per:
• unificare la professione tenendo insieme le associazioni;
• affiancare le associazioni nazionali nell’incrementare la
professionalità nelle relazioni pubbliche;
• accrescere l’influenza dell’industria delle relazioni pubbliche;
• creare un framework per la discussione e una definizione
basata sul consenso degli standard professionali;
• Intende costituire un forum dove poter condividere risorse e
conseguire unità nella professione con sforzi collaborativi.
• La filosofia per un “approccio globale alle relazioni pubbliche”
è quella dei “principi generali con applicazioni specifiche”.
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La International Public Relations
Association - IPRA
• È stata fondata a Londra nel 1955 e oggi costituisce il network
internazionale più rappresentativo di professionisti di alto livello di
relazioni pubbliche nel mondo; tra le sue finalità, promuove:
• lo scambio di informazioni e cooperazione nei vari settori delle RP;
• opportunità di sviluppo professionale e iniziative per rafforzare il
ruolo delle RP nel management e negli affari internazionali.
• la professione nelle nuove realtà, come i PVS e l’Europa Orientale;
• Le innovazioni, come la comunicazione ambientale e la rilevazione
della qualità nella pratica delle relazioni pubbliche.
• È membro consultivo di categoria C del Consiglio Economico e
Sociale (ECO.SOC.) dell’ONU e di categoria B dell’UNESCO.
• Ha approvato nel 1965 un codice internazionale di etica delle
relazioni pubbliche, noto come “Codice di Atene”.
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sociale d’impresa
La International Association of Business
Communicators – IABC
• Fondata nel 1970 a San Francisco USA, è un’associazione leader
di professionisti della comunicazione di affari.
• Ha 16.000 membri in circa 100 capitoli in 80 paesi del mondo,
professionisti di RP, marketing, editoria, pubblicità, design ecc.
• E’ partita dalla comunicazione interna e si è estesa ad altri settori
• I membri della IABC possono richiedere di essere accreditati
come Accredited Business Communicators attraverso un
programma di sviluppo professionale e una valutazione di pari;
• i candidati dimostrano la loro abilità di pensare e pianificare in
modo strategico e di utilizzare con successo gli skills necessari a
realizzare una comunicazione organizzativa efficace
(comunicazione interna, rapporti con i media, comunicazione di
crisi e relazioni esterne).
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sociale d’impresa
La International Communications
Consultancy Organisation – ICCO
• Rappresenta a livello internazionale le aziende di consulenza in
materia di comunicazione e relazioni pubbliche;
• comprende le associazioni di imprese di settore di 28 paesi di
cinque continenti, per un totale di circa 1400 aziende.
• Le aziende iscritte lavorano insieme per accrescere gli standard
di qualità, dare indirizzi su questioni etiche, armonizzare pratiche
professionali e scambiare conoscenza.
• I soci si conformano agli standard attraverso il codice di condotta
professionale della propria associazione, la Carta di Stoccolma e
la Carta sulla trasparenza dei media dell’IPRA 2005;
• 235 aziende in 15 paesi hanno adottato il Consultancy
Management Standard, introdotto dalla PRCA nel Regno Unito.
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La ricerca ICCO del 2014
• La ICCO ha svolto una ricerca che ha classificato le 250
maggiori imprese di PR nel mondo in termini di fatturato
• La prima classificata è la Edelman, con un fatturato di 746
milioni di dollari e 5113 dipendenti
• Tra le prime 10, ben 7 hanno sede negli Stati Uniti, 2 in
Francia e 1 nel Regno Unito
• Le uniche due italiane sono la Barabino & Partners (77°
posto) e la SEC4 (130°)
• I dati mostrano una crescita globale del settore delle PR
dell’11% nel 2013, paragonato ad un 8% nel 2012 e nel
2011. Si tratta di una “crescita a due cifre” toccata per la
prima volta dalla crisi del 2008.
• Si segnala una crescita particolarmente forte in Europa, ma
anche in Stati Uniti ed Asia, compreso il Medio Oriente.
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Gestione della responsabilità
sociale d’impresa
La ricerca ICCO del 2014
• Gli incrementi riguardano soprattutto le agenzie controllate
dalle grosse holding, che ne totalizzano circa il 45%.
• Le grandi agenzie stanno tuttavia perdendo quote di mercato a
favore di quelle medie e indipendenti.
• La ragione principale della crescita viene attribuita al fatto che
le imprese hanno aumentato gli investimenti nel digitale e
nella gestione delle social communities attraverso i social
media (“nuove tecnologie” e “nuove frontiere”) e la
competizione per commesse non tradizionali.
• Tuttavia le qualità primarie che continuano ad essere ricercate
nell’era digitale dalle agenzie di PR sono l’autenticità, il
coinvolgimento, la credibilità e la capacità di dialogo, oltre ad
un concetto di qualità che si lega sempre più alla flessibilità ed
alla capacità di innovazione.
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Stefano Scarcella Prandstraller
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Le RI come professione - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca