Intervista al Questore
Felice Pinna
Gli alunni della classe quarta
della Scuola Primaria di Masullas
“Sono nato a Masullas i primi dell’Ottocento.
Mia madre morì che ero ancora piccolo
e quando papà si è risposato,
sono stato mandato a Cagliari
in un collegio a studiare.
Una volta laureato, mi sono sposato senza
nemmeno chiedere il consenso di mio padre
e mi sono trasferito ad Oristano, dove ho trovato
alloggio ed una prima occupazione in casa del
dottor Efisio Casale.”
“Nel 1862 il governo centrale, in seguito ad un
triste evento, nominò a Bologna un nuovo
Prefetto ed io sono stato individuato come nuovo
Questore.
Ho anche subìto un attentato, ma sono riuscito a
stroncare l’attività di un’Associazione di
malfattori.”
“Alla nascita del Regno d’Italia, Bologna era in preda
ad una pericolosa associazione criminale di tipo
mafioso, nota come l’Associazione dei Malfattori la
quale, a sua volta suddivisa in vere e proprie cosche
chiamate in gergo “balle” (combriccola), oltre a
commettere clamorosi furti e a terrorizzare
testimoni, si era infiltrata nelle Istituzioni,
comprandosi la complicità anche di alcuni funzionari
ed agenti di Polizia.
Nel 1861 il governo di Torino (allora capitale del
Regno d’Italia) per lottare contro l’associazione inviò
a Bologna uno dei più stimati funzionari della Polizia
italiana, l’ispettore Antonio Grasselli, il quale
cominciò ad opporsi allo strapotere mafioso e
purtroppo venne ucciso in un agguato”.
“In ogni Provincia il vertice dell'Amministrazione
della Pubblica Sicurezza è il Questore al quale è
affidata la direzione, la responsabilità e il
coordinamento dei servizi di ordine e sicurezza
pubblica.
La Questura è la proiezione sul territorio del
Dipartimento della Pubblica Sicurezza che garantisce
lo svolgimento, la direzione e l'organizzazione di
tutta l'attività della Polizia di Stato nella Provincia”.
“Caro Commendatore, ha saputo che Lucio Dalla,
un cantautore italiano nostro contemporaneo, ha
scritto una canzone in cui lei viene nominato?
Gliela facciamo ascoltare”.
“Le parole incrociate”
“Mi ricorda le sette giornate e mezzo di Palermo…
È così che fu nominata la rivolta… proprio perché durò
sette giornate e mezzo, prima di essere soffocata
dall’esercito savoiardo.
In quei giorni mi trovavo a Palermo con l’incarico di
questore….
Esplose il 16 settembre nel capoluogo siciliano. Per
cacciare i Piemontesi dalla regione, si formò allora una
giunta comunale di grande coalizione, diremmo oggi,
composta da garibaldini, reduci dell’esercito meridionale,
partigiani borbonici, repubblicani, uomini di sinistra e
destra, a cui si aggregarono cittadini ed esponenti del
clero.
Il tutto ebbe inizio a causa della situazione disperata
a cui era sottoposta la regione in quella fase
storica. L’Isola era ormai diventato uno stato di
polizia e le speranze di chi voleva vedervi una realtà
progressista erano state ampiamente disattese.
Inoltre, la popolazione era devastata da una diffusa
epidemia di colera, che causò la morte di circa 53
mila vittime, senza contare la povertà dilagante.
Fu così che circa quattro mila persone assaltarono la
Prefettura e la Questura di Palermo, uccidendo
l’ispettore generale e 32 agenti di polizia.
Seguirono sette giorni e mezzo di intensa rivolta che
si conclusero con la repressione da parte dell’esercito
piemontese. Il 22 settembre del 1866 il generale
Raffaele Cadorna senior veniva nominato regio
commissario con poteri straordinari , al fine
di ristabilire l'ordine tra i ‘rivoltosi briganti siciliani’.
“Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza, che all’epoca era francese
(in seguito passò all’Italia per essere restituita definitivamente alla
Francia nel 1860). Lasciati gli studi per noia, abbracciò la causa
rivoluzionaria. Andò anche in Sudamerica e tornato in Italia si
mise a disposizione di re Carlo Alberto, chiedendogli una ‘lettera
di marca’, cioè un incarico militare ufficiale.
Quella dei Mille è l’impresa più romantica, avventurosa e
pasticciona del Risorgimento: un esercito di volontari, giovanissimi
e male addestrati, che arrivarono in Sicilia sbarcando a Marsala e
che permisero l’Unità d’Italia”.
Lo sapete che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a
Caprera, isolotto della nostra Sardegna! Lì morì nel 1882
“Sono rientrato ad Oristano nel 1867
come VicePrefetto ed infine
a Lanusei ho completato la mia
attività lavorativa”.
Lavoro eseguito dagli alunni:
Arzedi Emanuele
Prinzis Mauro
Cocco Ilaria
Prinzis Simone
Cocco Nicola
Scanu Giorgia
Grussu Lorenzo
Serra Chiara
Martis Serena
Statzu Aurora
Muru Mattia
Vacca Matteo
Orgiu Alessio
Vacca Michele
Piras Manuel
Zara Tania
Insegnante: Luisa Guarienti
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