Mi chiamo Luca, ho 16 anni e
frequento il quarto anno del Liceo
Scientifico. Sono un ragazzo con
Adhd
Fin da piccolo il mio
comportamento era considerato
problematico. Alla scuola
dell’infanzia ero il bambino più
vivace ed irrequieto.
Non riuscivo a stare fermo un istante e
spesso avevo atteggiamenti impulsivi ed
agressivi verso gli altri bambini. Ricordo che
le mamme dei miei amici non erano molto
contente d’invitarmi a passare del tempo a
casa loro, perché spesso combinavo guai o
rompevo qualcosa.
Alla scuola primaria le mie insegnanti
dicevano che ero eccessivamente vivace,
disattento, con la testa fra le nuvole ed
impulsivo. Ero il più delle volte messo in
punizione per frequenti episodi di litigi con i
miei compagni.
I miei genitori decisero di fare degli
accertamenti e mi portarono da uno
specialista che nell’arco di un mese mi
diagnosticò questo disturbo. Avevo 7
anni quando cominciai il mio percorso
terapeutico.
Lo psicologo mi ha così fatto
sapere che il mio è un disturbo di
origine neuro-biologica e
genetica, in cui anche i fattori
ambientali sono importanti.
Per questo i miei genitori hanno iniziato
un’attività di parent-training. Infatti
attraverso degli incontri sono stati
informati sulla mia malattia e si sono
potuti confrontare con altre famiglie
imparando delle tecniche per gestire il
mio comportamento.
Avevo incontri settimanali con lo
specialista che ha iniziato ad
occuparsi di me decidendo di utilizzare
un approccio clinico multi-modale,
cioè farmacologico e psicologico
insieme.
Insieme al percorso avviato con lo
specialista e alla mia famiglia, a scuola
ho lavorato con l’intervento dei miei
insegnanti che hanno messo in atto
diverse strategie educative anche
grazie all’apporto della figura del
pedagogista e dello psicologo.
Chissà come si sentivano le
insegnanti? Forse disorientate e
sicuramente preoccupate, ma ricordo
la motivazione che le spingeva a
lavorare individuando attività pensate
per me.
I miei traguardi si chiamavano e si
chiamano ancora, autocontrollo
comportamentale e della collera, necessari
per facilitare la mia autostima ed il rapporto
con i miei coetanei.
Le insegnanti hanno lavorato osservandomi
per stabilire l’area dei comportamenti e
delle emozioni sulle quali intervenire.
Abbiamo elaborato dei cartelloni con
poche regole chiare che tutti dovevamo
seguire.
Attraverso delle faccine abbiamo imparato a
comprendere, esprimere e controllare le nostre
emozioni. Così ho imparato a riflettere su una
situazione prima di reagire. La capacità di
riflettere sui miei comportamenti e sul mio modo di
apprendere ha aumentato la mia autostima e
reso più sicuro nei rapporti con gli altri.
Tutto questo è stato possibile
scomponendo le attività complesse in
passi più semplici intervallati da pause
brevi e frequenti.
Ero bravo? All’inizio credevo quasi
mai…oggi dico non sempre. Ho capito
grazie al mio percorso che non esistono
ragazzi bravi o incapaci…ma compiti ben
fatti e non, azioni adeguate o meno, e che
l’azione del giorno seguente potrà sempre
migliorare!
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