Parola a… Margherita, una nonna che tutti vorrebbero: 68 anni, minuta, biondina e con due occhi azzurri come il cielo, dolci ed espressivi, perfettamente in tinta con la maglietta che indossa. D. Quali sono stati gli avvenimenti più importanti della sua vita? M. Decisamente quando mi sono sposata, con Franco, e quando sono nati i miei quattro figli, due maschi e due femmine. Il primo, partorito a soli diciassette anni e mezzo. Ero in Svizzera, dove, da 2-3 anni lavoravo in una bobineria che produceva filo per il pizzo sangallo. Voglio precisare che sono nata a Feltre, in provincia di Belluno, ma poi sono vissuta a Nervesa della Battaglia. D. Come hanno reagito i suoi genitori di fronte alla notizia di una maternità così precoce? M. Il primo a saperlo è stato mio padre, con cui avevo un bel rapporto e mi confidavo più facilmente. Di fronte alla notizia della gravidanza, papà ha reagito con il suo solito sorriso, rassicurandomi. Naturalmente si augurava che ci fossero buone intenzioni da parte del mio fidanzato e comunque mi assicurava che mai mi avrebbero abbandonata a me stessa e che avrebbero provveduto a me e al bambino, senza alcun dubbio. Anche mia mamma, benché fosse più chiusa e riservata, una volta informata, è stata contenta e tutto si è risolto bene perché io e Franco ci siamo sposati e abbiamo formato una bella famiglia: quattro figli e otto nipoti. Il più grande dei miei nipoti ora ha trent’anni e la più piccola, Jessica, quattro: la più birichina e la più coccolata. D. Una volta tornata in Italia, dalla Svizzera, ha continuato a lavorare? M. No, ho preferito dedicarmi alla famiglia, per crescere bene i miei figli; oltretutto sono sopraggiunti anche diversi problemi di salute che non mi hanno certo reso la vita facile. Per fortuna, mio marito riusciva a provvedere ai bisogni economici e, vivendo con mia suocera, ho sempre potuto contare sul suo valido sostegno e aiuto. D. Allora non è vero che il rapporto tra suocera e nuora è come tra cane e gatto? M. Assolutamente nooooooo. Non è affatto il mio caso (Margherita sorride con immensa dolcezza). Al contrario, mia suocera, con la quale ho vissuto ben 21 anni, era come una mamma, anzi, oserei dire forse di più: con lei mi confidavo, sapevo trovare un vero punti di riferimento per tutto. Ero profondamente affezionata a lei, come a mio padre, con cui c’era una sorta di “filo” che ci legava magicamente. Sembrerà una strana e misteriosa coincidenza ma le due persone a cui volevo più bene – mio padre e mia suocera – oltre a mio marito e ai miei figli, naturalmente, sono morti a pochi giorni di distanza (il 1° e il 18 dicembre dello stesso anno). Mi hanno lasciato un immenso vuoto. Erano rimasti tutti e due vedovi, erano caratterialmente molto simili: solari, ottimisti, portavano allegria e guardavano al futuro con fiducia. Anch’io assomiglio a loro: li ho sempre sentiti vicini al mio modo di pensare. Mia suocera ripeteva spesso che “la vita è uno scherzo!”. Per me è stato un grande insegnamento. D. Come se la cavava in casa? M. In cucina ero brava, lo ammetto. Io e mia suocera ci eravamo suddivise i compiti: io badavo alla casa e alla cucina, in particolare: ero imbattibile nella preparazione di piatti a base di selvaggina – visto che mio marito era un appassionato cacciatore – mentre mia suocera si occupava dell’orto. Me la cavavo bene anche nei sughi, marmellate, sott’oli… Invece a stirare, non ci crederà, ma mi ha insegnato mio marito, perché era più paziente e preciso di me. Ma una volta che ho imparato, Franco non ha più stirato nulla! (gli occhi di Margherita brillano di orgoglio e soddisfazione). D. C’è qualche episodio divertente, impresso nella sua memoria, che merita di essere ricordato? M. A parte i divertimenti e i passatempi in gioventù – le belle scampagnate e le feste con le amiche – ricordo con immenso piacere quando a 53 anni ho preso la patente! (ridiamo tutte a due divertite; Margherita è una nonna troppo forte! Sprizza allegria da tutti i pori). D. Come le è venuta questa idea a 53 anni? Forse per necessità?!? M. Nooo. Solo per “sfidare” una delle mie figlie, che ripetutamente provava a sostenere l’esame di guida, senza riuscirci mai. Allora io mi sono chiesta: “Ma sarà poi così difficile ‘sto esame?!?”. Ho approfittato del mio compleanno per dire a mio marito che, come regalo, avrei voluto “Farmi la patente”. Non ci crederà, ma io ci sono riuscita al primo colpo! Sia per la teoria che per la pratica… mentre mia figlia ad un certo punto si è arresa (e ride ancora bonariamente!). D. Dalla serenità che leggo nei suoi occhi deduco che lei abbia avuto un bel rapporto con la sua famiglia. M. Certo. A partire dalla mia famiglia natale: ero l’ultima di sette fratelli, molto amata e coccolata (un po’ come la mia cara nipotina Jessica). E soprattutto con la famiglia, che ho tirato su con mio marito Franco. Il segreto è sapersi sempre accontentare. Non come adesso che nelle famiglie regna l’egoismo: tutti vogliono sempre “di più”. Io no, vivevo alla giornata e godevo di quello che mi offriva la vita, giorno per giorno. Tanto dolore, nella mia vita, è stato compensato da tanto amore (Margherita ha gli occhioni lucidi, quando pronuncia queste parole). Mio marito Franco è morto due anni fa, a causa di problemi al cuore. Io ora sono qui, perché non voglio essere di peso; non voglio interferire con la vita dei mie figli. E poi qui mi trovo molto bene: sono in ottima compagnia, voglio bene a tutti e tutti mi vogliono un gran bene (non avevo dubbi!), perché so ascoltare la gente e mi piace parlare. Inoltre mi piace leggere. D. A questo proposito, che scuola ha fatto? M. Solo andata a scuola fino alla quinta elementare. Ho iniziato a lavorare quasi subito. Comunque nella mia famiglia non ci sono mai stati grandi problemi economici. In Svizzera, papà ha lavorato in miniera, poi nelle Ferrovie delle Stato; mentre mia mamma in un vivaio. Anche con mio marito non ci sono mai stati grossi problemi: lavorava in una sartoria industrializzata della zona; amava il suo lavoro. D. Tirando le somme, signora Margherita, Può ritenersi soddisfatta della sua vita? Ha realizzato i suoi sogni? M. Come le ho detto all’inizio, il mio sogno era quello di sposarmi e avere dei figli. Così è stato, per cui mi ritengo soddisfatta. Ho amato tanto e sono stata tanto amata. Che dire di più… Infatti, cosa vogliamo aggiungere di più alle parole di questa cara nonna. Sono una insegnante di Italiano e Storia, ospite per un giorno alla “Festa del Nonno” di Villa Belvedere, ma devo essere sincera, le parole di Margherita mi hanno insegnato tanto, anzi, mi hanno confermato che la vera Storia è quella di tante persone, semplici e oneste, che hanno il coraggio di vivere ogni giorno la vita, con il sorriso tra le labbra. Grazie dunque a Margherita e a tutti i nonni che ci hanno accolto con tanto affetto, perché è costruttivo che il futuro (ossia i giovani d’oggi) incontrino il passato, senza retorica, ma con il cuore aperto. E vorrei concludere con le parole citate dalla direttrice del nostro CFP di Lancenigo, Anna Lorenzon, alla fine dell’incontro: “Un Paese che sa rispettare i bambini e gli anziani è una nazione che dimostra un elevato livello di civiltà e progresso.” A cura della Prof.ssa Anny Quartiero PAROLA A… Mario e Basilia E: Si trova bene qui, ospite in questa casa di riposo? M: Sì dai, non mi lamento, ma preferisco stare vicino ai miei cari che mi vengono spesso a trovare. B: Sono qui da tre anni e mi trovo davvero bene! Pensa che l’altro giorno mio figlio mi ha portato un paio di giorni a casa sua e non vedevo l’ora di tornare qui, perché non mi sentivo a “casa mia”. E: Com’è stata la vostra vita? M: Sono soddisfatto della mia vita, sono riuscito a realizzare tutti i miei sogni. Sono contento. B: Sono molto soddisfatta. Ho girato tutta l’Italia, sono andata in Francia, Tunisia, Croazia, Svizzera, Ginevra, Norvegia e anche a Budapest! E poi ho realizzato tutti i miei desideri. E: A proposito di desideri…qual è stato il vostro sogno più grande? Che si è realizzato o che non siete ancora riusciti a realizzare. M: L’unico sogno che sono riuscito a realizzare è stata “l’arte dei maggiolini”. Mi piacciono davvero molto! B: Ne ho parecchi di sogni…tutti già realizzati, ma il più grande è vivere ancora per un po’ di anni se Dio vuole! Ho 92 anni e non li dimostro. E: I vostri passatempi, hobby, divertimenti adolescenziali e odierni? M: Da adolescente ho sempre avuto questa passione per i maggiolini quindi quello era il mio passatempo. Ora non ne ho. Ma ho questa arte, come ricordo, che tiene a casa mio figlio. B: Mi piaceva andare in giro in bicicletta e divertirmi. Invece ora mi piace lavorare all’uncinetto, infatti sto facendo un vestitino, un berrettino e poi farò anche le scarpette per un’associazione di beneficienza. E: Com’era il rapporto con la vostra famiglia e con i fratelli? M: Sempre ottimo sia con i miei genitori sia con i miei 10 fratelli. Avevano idee religiose diverse dalle mie, ma ci siamo sempre voluti bene e rispettati. B: Avevo un buon rapporto con loro, soprattutto con mia nonna con cui ho vissuto la mia vita dopo che i miei genitori sono morti. E: Il vostro primo amore, come l’avete vissuto? M: L’ho conosciuta a scuola. Era davvero bella e ogni tanto mi passava affianco e mi sfiorava: mi faceva capire che lei era lì, e attirava la mia attenzione. Purtroppo poi è morta di una brutta malattia: la peste. B: Primo e unico. L’ho conosciuto a Biella. Mi sono sposata con lui a 21 anni, dopo 2 anni è nato il primo figlio: Renato. E: Com’era la scuola ai vostri tempi? M: Gli insegnanti erano molto severi, era un periodo in cui regnava il razzismo, ma io ero bravo a scuola, mi piaceva tanto l’aritmetica e la matematica. È capitato che un anno sono stato rimandato in educazione fisica perché non mi piaceva lo sport in sé e perché l’insegnante aveva le sue idee fasciste che io non condividevo. Lo sport non mi piace perché non lo praticano per divertimento ma per soldi. Mi piacciono le cose che abbiano uno scopo istruttivo, il resto può essere escluso. B: Era molto severa la scuola, ma me la cavavo abbastanza bene. Mi piaceva molto la storia e anche la geografia. E: Qual è stato il vostro primo mezzo di trasporto? M: Primo in assoluto la bicicletta, perché non c’erano soldi per l’automobile, poi solo ed esclusivamente la moto. B: Sempre a piedi o in bicicletta. Mi sono pentita di non aver fatto la patente. Quando è morto mio marito, non sapevo più come spostarmi, avevo sempre bisogno di chiamare mio figlio. E: Cosa ne pensate della tecnologia moderna?? Telefoni, cellulari, televisioni, computer… M: Sono indubbiamente utili e necessari, bisogna adeguarsi, ma sono contrario. Si vive anche senza, ho passato una vita senza tante tecnologie. Ammiro molto i giapponesi perché se la sono cavati sempre da soli, sono sempre stati molto autonomi. Mi piace il modo di fare anche dei cinesi, ma meno rispetto ai giapponesi. B: Il cellulare e il telefono sono una bella cosa per comunicare; sono necessari, altrimenti come farei a sentire mio figlio che abita a Parigi? Per quanto riguarda la televisione invece, ci sono delle trasmissioni interessanti, altre che proprio potrebbero evitare di trasmettere, preferisco fare parole crociate, leggere un libro e delle riviste. E: Grazie per il vostro tempo e la vostra pazienza. Mi ha fatto davvero piacere parlare con voi. M: Grazie a lei. Mi è piaciuto raccontarle la mia storia. B: Sono qui da 3 anni e un evento del genere non era mai accaduto, spero che tornerete a trovarci, perché mi avete fatto sentire davvero bene. Spero di esserti stata di aiuto. Ti ringrazio. Riflessione di Eleonora Parlando con gli anziani, sono riuscita ad apprendere che hanno vissuto a fondo la loro vita, senza mai scoraggiarsi nonostante alcune brutte esperienze. I loro atteggiamenti e il loro modo di parlare ti fanno capire che hanno ancora voglia di vivere, che tengono i ricordi più belli del passato al sicuro nel profondo del cuore e nella mente, dove nessuno li potrà cancellare. È stato davvero straordinario parlare faccia a faccia con loro: mi hanno davvero emozionato. Ma la cosa più importante è che mi hanno fatto capire quanto la vita vada vissuta giorno per giorno, malgrado gli ostacoli e le difficoltà. Benché la vita non sia perfetta, ci sarà sempre un modo per migliorarla e solo ognuno di noi ci può riuscire con la forza di volontà. A cura dell’allieva Buonaiuto Eleonora - Q3T Grafico Riflessioni a cura di Federica Bedin - Q3T Grafico È stata una giornata molto bella, che mi ha insegnato molto. Un’esperienza che, quando la vivi con il cuore, ti segna per sempre. Sinceramente mi ha lasciato un segno e mi ha fatto capire che la vita è solo una e la maggior parte di noi giovani la sta sprecando. Siamo nati così, ma non ci accettiamo. Invece una volta era totalmente diverso. Stare lì seduti ad ascoltare i racconti di alcuni “nonni” che, per un giorno si sono sentiti importanti e protagonisti, tra gioie e dolori, tra una lacrima e un sorriso, è servito a farci conoscere la loro vita, toccando dei temi che sono quasi andati perduti e dimenticati. Riflessioni a cura di Fabio Ros - Q3T Grafico Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con signore e signori anziani, i quali ci hanno insegnato che, nonostante l’età e l’epoca in cui si vive, l’essere umano non cambia: i sentimenti, i valori, le simpatie e le emozioni sono sempre gli stessi. Non si può dire “i vecchi non ci stanno simpatici”, perché le differenze tra l’uno e l’altro sono sostanziali: i caratteri di ognuno non si indeboliscono col tempo, anzi, tendono a rafforzarsi, marcando i tratti distintivi di ogni personalità. L’età arricchisce incredibilmente; le persone incontrate avevano idee talmente diverse che, con un livello minore di saggezza, sarebbero sfociate in veri e propri litigi, ma grazie alla loro esperienza hanno assimilato uno dei più grandi valori che hanno ripetutamente provato a trasmettere: l’adattamento. Ci hanno insegnato che se ti adatti ad ogni situazione e ti accontenti di quello che hai, cercando di sfruttarlo al massimo, non puoi che essere Riflessione di Fabio Ros Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con signore e signori anziani, i quali ci hanno insegnato che, nonostante l’età e l’epoca in cui si vive, l’essere umano non cambia: i sentimenti, i valori, le simpatie e le emozioni sono sempre gli stessi. Abbiamo imparato che non si può dire “i vecchi non ci stanno simpatici”, perché le differenze tra l’uno e l’altro sono sostanziali: i caratteri di ognuno non si indeboliscono col tempo, anzi, tendono a rafforzarsi, marcando i tratti distintivi di ogni personalità. L’età arricchisce incredibilmente; le persone incontrate avevano idee talmente diverse che, con un livello minore di saggezza, sarebbero sfociate in veri e propri litigi, ma grazie alla loro esperienza hanno assimilato uno dei più grandi valori che hanno ripetutamente provato a trasmettere: l’adattamento. Ci hanno insegnato che se ti adatti ad ogni situazione e ti accontenti di quello che hai, cercando di sfruttarlo al massimo, non puoi che essere felice. Intervista di Simone Granzotto- Q3T Grafico PAROLA ad… Angela S: Per cominciare vuole parlarmi un po’ della sua famiglia? A: Sono nata nel 1933 ad Asolo, vengo da una famiglia povera e avevo un fratello di 15 mesi più vecchio di me che faceva l’autista di corriere. S: E dei suoi studi cosa mi dice? A: Ho studiato fino alla terza media, poi sono andata a Milano fino alla morte di mio fratello. S: Poi è ritornata ad Asolo? A: Certo, per il funerale di mio fratello. In seguito sono ritornata a Milano a lavorare, per un anno e mezzo, dove ho conosciuto mio marito. S: Vi siete sposati subito? A: No, abbiamo aspettato un po’. Ci siamo sposati nel 1958, il giorno più bello della mia vita, anche se provavo una certa malinconia e tristezza a causa della mancanza di mio fratello. S: C’è qualche altro episodio che merita di esser raccontato? A: Beh, nel 1970 è morto mio padre, mentre nel 1993 mia madre; mio marito nel 2006 per malattia. Nel 1996 ho avuto un’embolia e, a causa di questo grave inconveniente, ora ho la “macchinetta” per respirare, ma non me la passo affatto male. In primavera conto di tornare a casa mia con la mia vecchia badante, con cui mi trovo meglio. S: Perfetto, grazie infinite del tempo che mi ha dedicato! A: De niente ceo, grassie a tì! PAROLA A… Carla, Anna e Alberico FF – Qual è stata la soddisfazione più grande nella vita? AL – La mia soddisfazione più grande è stata di sicuro il lavoro. Ho iniziato a lavorare a 12 anni e ho finito a 81: ho fatto il muratore e il vetraio, ma anche altri piccoli lavori. FF – Quali erano le passioni e gli hobby? A – Mi piace recitare, fare teatro e ballare. Anche qui ogni tanto recito con entusiasmo. C – Anche a me piace il teatro, ma anche la lettura e il canto. FF – Cosa si mangiava una volta? A – Mangiavamo radicchi, uova, fagioli, patate e tanta polenta; la carne una volta la settimana, di solito la domenica. FF – Com’era la vita durante la guerra? AL – Sicuramente difficile, ma la vita e il lavoro continuavano lo stesso. Di solito quando sentivamo passare gli aerei correvamo tutti a nasconderci nei rifugi e, una volta passati, si ricominciava quello che si stava facendo. FF – Come ci si spostava una volta? AL – Io sono andato a scuola e al lavoro a piedi, ma chi aveva più possibilità economiche si spostava in bicicletta. FF – A che età ci si sposava? A – Molto prima che al giorno d’oggi!!! Io, ad esempio, mi sono sposata a 20 anni, ma una volta era normale così. FF – Com’era il rapporto con la religione? C – C’era molto più rispetto per i valori e per la religione. Le donne in chiesa erano obbligate a portare le calze, le gonne sotto il ginocchio, maglie a maniche lunghe e il velo in testa. Le donne e i bambini erano separati dagli uomini. AL – Inoltre a casa comandava il più anziano della famiglia e figli non potevano “fiatare”, non si poteva discutere o contestare. FF – Cosa ne pensa della tecnologia di oggi? A – Sicuramente è molto meglio così. È più facile spostarsi da un posto all’altro, comunicare e fare un sacco di cose. Tutto è più agevole, anche la medicina sta facendo veri passi da gigante. Riflessione di Marta Bacchin – Q3T grafico Sabato 1° Ottobre 2011 ho partecipato come “fotografa ufficiale” alla visita presso la Casa di riposo “Villa Belvedere” a Crocetta del Montello. Non è stata la mia prima partecipazione a questo genere di attività con gli anziani, però le sensazioni e le emozioni sono state diverse rispetto alle esperienze precedenti. Entrando avevo un po' di timore. perché non sapevo cosa aspettarmi di preciso: non conoscevo le reazioni che gli ospiti avrebbero potuto avere nel vedere arrivare un’estranea, come me, a chiedere loro di scattare qualche foto. Ogni ragazzo del nostro gruppo aveva il compito di interagire con gli ospiti e di svolgere un’attività ben precisa in base alle singole qualifiche. Era emozionante fotografare le “nonne” contente perché c'erano alcune ragazze (future estetiste) che facevano la manicure, oppure era bello vederle sorridere mentre altre (le future parrucchiere) le pettinavano o facevano la piega ai capelli. È stato divertente e a dir poco emozionante immortalare in quelle foto ogni singolo momento, ogni sorriso che molti di loro avevano "perso". Essendo io una persona molto emotiva, mi sono commossa anche nel rivedere a casa alcune delle loro foto. È stato molto emozionante anche parlare con loro e farsi raccontare le esperienze vissute nel passato: a questo ci hanno pensato alcuni miei compagni di classe del settore grafico. Sarei stata lì ore e ore ad ascoltarli; se avessi potuto avrei fotografato ogni secondo della loro storia passata, raccontata con grande interesse e passione. Mi piacerebbe molto rivivere una giornata del genere, magari partecipando con loro a qualche altra attività. Penso sia stata un'esperienza utile, soprattutto perché mi ha aiutato a capire meglio il mondo “al passato”.