Istituto Comprensivo “Aldo Moro” OTRANTO Lavoro realizzato dalle Classi Terze Sezioni A e B della Scuola Primaria Il fiume Idro dà il nome alla vallata alle porte di Otranto e ha dato il nome alla città (Hydrus- Hydruntum – Otranto). I romani la chiamavano Hydruntum ( il prefisso IDR significa acqua ). I Greci, invece, lo chiamavano DERENTÒ Il De Giorni scriveva che il fiume Idro con il suo corso “serpiginoso si dirige verso la città, la investe colla malaria e ne atossica l’esistenza”. Il fiume Idro scende tortuoso dalle alture di Monte S. Angelo e si riversa in mare proprio nei pressi della città. Lungo il suo corso piccoli appezzamenti di terreno sono ancora coltivati dai contadini del posto che riescono a trarre buoni profitti dalla coltura degli ortaggi, dalle verdure e dai frutti che qui crescono rigogliosi per la presenza dei pozzi che consentono di attingere acqua a poca profondità, ma soprattutto per la fertilità dei terreni riscaldati da un sole che anche d’inverno illumina questo splendido paesaggio. In questa vallata ci sono molte sorgenti e fonti di acqua purissima che scorrono tra le piante di alloro, di agrumi, di lauri, di mirti e di olivi. L’ acqua dei pozzi è a una profondità modesta, il clima è mite, il terreno è fertile e verdeggiante. L’attuale valle dell’Idro si estendeva fino alle paludi LIMINI, bonificate verso la metà del novecento. L’INSEDIAMENTO RUPESTRE, probabilmente, risale al periodo dell’abbandono delle terre determinatosi in seguito alla caduta di Otranto dopo la distruzione del 1480. Il percorso del fiume Idro o canale di Carlo Magno possiamo definirlo l’itinerario della civiltà rupestre. Tre gruppi di grotte sono particolarmente interessanti. Un primo gruppo , appena all’ingresso della valle, sulla sinistra, comprende una serie di grotticelle. Ovunque sono presenti nicchie a ripiano, tracce di iscrizioni greche e nello spazio antistante è situata una cisterna. Un secondo gruppo, più consistente, caratterizza le pendici di Montelauro Vecchio, dove le grotte sono poste a diversi livelli. Le cavità presentano sulle pareti numerosi graffiti: mani, croci latine, la sillaba FA. In una grotta, in modo particolare, è graffita la figura di un guerriero nel tipico abbigliamento turco, con pantaloni sblusati e copricapo. Tale soggetto, con una mano impugna una scimitarra, mentre con l’altra sembra indicare Otranto; accanto al guerriero vi sono graffiti raffiguranti velieri su cui è stata incisa una croce latina. ANCHE QUI LA TESTIMONUIANZA DEL TERRORE PER IL TERRIBILE TURCO! Sulle pareti del Monte “Le Piccioniere”, vi sono i resti di un colombaio semidistrutto con file di nicchiette rettangolari. Il terzo complesso grottale lo troviamo sulle pendici del Monte S. Angelo. Si tratta di un tipico villaggio rupestre completo nelle sue elementari strutture: abitazioni, stalle, depositi agricoli, luoghi di culto. Di particolare interesse è la grotta S. Angelo: prende il nome dall’effige dell’Arcangelo Michele dipinta a fresco nell’atrio rettangolare della grotta. Sulle pareti della grotta si intravedono numerosi affreschi. Nei pressi della masseria S. Barbara c’è una sorpresa. Un tratto di muro megalitico sembra a prima vista un muro di recinzione: se ci avviciniamo scorgeremo, su quelle superfici rugose e coperte da licheni, una serie di graffiti raffiguranti velieri e navi di forme diverse. SIAMO SUL MONTE LE PICCIONIERE: DA QUESTE ALTURE IL POPOLO OTRANTINO PROBABILMENTE GUARDAVA TERRORIZZATO LE NAVI TURCHE CHE ASSEDIAVANO LA CITTÀ NEL 1480!!!