Di P. Alfredo M. Tortorella M.I. Perché dare attenzione ai malati? Come CRISTO … lo stile di Gesù verso i malati: E’ uno stile nuovo, frutto di una nuova mentalità. In Israele il matto, il lebbroso, il malato in genere era un PUNITO DA DIO per i peccati commessi e tale da allontanare. Gesù invece li accosta e li fa sentire “PERSONE” e FIGLI AMATI. Gesù: il malato! Ci invia ai malati! Perché la Parrocchia cura i malati? La cura pastorale dei malati: • non può essere vista dal cristiano come azione facoltativa ma come mandato del Signore: Guarite gli infermi … (Mt 10,7- 8) • e’ un vero problema teologico, nel senso che tale cura è espressione del nostro essere cristiani la cui identità è nella CARITA’ •È un problema di EVANGELIZZAZIONE: oggi più che mai siamo richiamati ad essa evangelizzando tutta la persona compreso il suo dolore. Chi sono i nostri malati? GLI ANZIANI: sebbene non malati, per l’età e la solitudine, sono comunque protagonisti della nostra pastorale. In alcune parrocchie costituiscono il numero principale di fratelli da visitare. Il nostro andare dai malati LE ATTITUDINI NECESSARIE PERCHE’ OGNI INCONTRO SIA UN BUON INCONTRO! Ciò che è da evitare: • IL PARLARE TROPPO DI SE’, OSTENDANDO TROPPO SE STESSI, E IN GENERALE IL PARLARE TROPPO: CIO’ CHE CONTA è LO “STARE” … • MOSTRARE FRETTA E INSOFFERENZA: OGNI MALATO VISITATO HA DIRITTO AL SUO TEMPO NECESSARIO ! • EVITARE DI PARLARE SOTTO VOCE CON ALTRI ALLA PRESENZA DEL MALATO! • IMPORRE IL PROPRIO STILE SPIRITUALE. OCCORRE RISPETTARE CREDENZE E USI DEL SINGOLO SENZA VOLER IMPORRE I PROPRI: ANCHE LA PREGHIERA FATTA INSIEME RISENTA ANZITUTTO DELL’ATTENZIONE ALLA DEVOZIONE DEL MALATO E NON DELLA PROPRIA! •NON FUGGIRE DAI SILENZI, MA ACCOGLIERLI. A TEMPO DEBITO, SAPER ANDARE VIA Qualche buon consiglio per la visita: • Presentarsi e chiedere il nome dell’interlocutore •Rispettare il bisogno di privacy dell’altro •Osservare il linguaggio non verbale del suo corpo per poter capire in che stato è. •Lasciare che sia il malato a condurre il dialogo •Saper distinguere i propri bisogni da quelli del malato •Condividere la propria esperienza di sofferenza solo se è in sintonia con quella del malato e non soffermarsi troppo su di essa. •Educarsi ad accompagnare i sentimenti dell’altro senza banalizzarli né minimizzarli. •Frenare la tendenza a dare facili e immediati consigli. • imparare a comunicare attraverso la gestualità •Non assumere toni moralistici né correre a difendere Dio, se il malato un po’ stanco lo mette sul “banco degli imputati” •Non ricorrere a frasi fatte o stereotipi (E’ la volontà di Dio; vedrai che guarirai; c’è chi sta peggio …) •Essere aperti al dialogo su temi difficili •Fare leva sulla preghiera e sui sacramenti quando il malato ne fa richiesta, valorizzandoli come risorse spirituali •Essere consapevoli che il proprio ruolo non è di risolvere i problemi della gente, ma di farsi compagni nel cammino. ma sono solo i malati ad avere bisogno di noi? Giovanni Paolo II nella Christifideles laici 53 (1989): Anche i malati sono mandati come operai nella vigna del Signore.. Perché Dio li chiama a vivere la loro vocazione umana e cristiana e a partecipare alla crescita del regno di Dio in modalità nuove, anche più preziose. Anche loro sono evangelizzatori, poiché EVANGELIZZARE è suscitare interrogativi! Una PREGHIERA Signore è terra sacra il dolore: che io mi tolga i sandali quando entro e non abbia a scivolare via senza incontrare un volto e un nome. Signore è una cella oscura la malattia: le sue pareti trasudano paura. E’ un urlo muto che invoca ascolto ai tanti bisogni e nascoste emozioni: chiede di non negarli o minimizzarli ma riconoscerli e accompagnarli. Insegnami o Dio l’arte del silenzio: che io freni le domande inopportune, i consigli non richiesti, le frasi fatte e non tiri sempre in ballo il tuo volere. Sia piuttosto il mio corpo a parlare: il sorriso aperto, il calore delle mani. Che io mi accontenti, o Signore, di stare al fianco di chi soffre come umile testimone di speranza, come umile compagno di viaggio. Amen!